Tennis rosse offresi
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Tennis rosse offresi - Gabriella Soriani
Indice
1. H.Oggi
2. H.Ieri.Domani
3. Eva.ieri
4. Eva.Oggi
5. Eva.Oggi
6. H.Oggi
7. Eva.Oggi
8. H.Oggi
9. Eva.Oggi
10. Eva.Ieri
11. La.Signora.Caterina.Adotta.Eva
12. Diciotto.Giugno.Sabato.Mattina
13. Venti.cinque.Giugno.Sabato.Oreundici
14. Eva.Oggi
15. Trenta.Giugno.Giovedì.Notte
16. Trenta.Giugno.Giovedì.Notte
17. Due.Luglio.Sabato.Pomeriggio
18. I.Coniugi.Poletti.sulla.Passerella
19. Otto.Luglio.Venerdì
20. Venti.due.Luglio.venerdì.oresedici
21. Venti.Tre.Luglio.Sabato.Oredieci
22. Venti.Quattro.Luglio.Domenica
23. Venti.Sei.Luglio.Martedì
24. Trentun.Luglio.Domenica
25. Due.Agosto.martedì
26. Due.Agosto.martedì
27. Nove.Agosto.Lunedì
28. Dieci.Agosto.Martedì
29. Dieci.Agosto.Martedì
30. Venti.Agosto.Sabato
31. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Mattina
32. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Mattina
33. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Pomeriggio
34. Venti.Sei.Agosto.Venerdì.Prima.Di.Cena
35. Maddalena.Oggi
36. Venti.sei.Agosto.Venerdì.Sera
37. Venti.Sette.Agosto.Sabato.Mattina
38. Jo.Vs.Ignacio
39. Ventotto.Agosto.Domenica.Oreotto
40. Ventotto.Agosto.Domenica.Orenove
41. Ventotto.Agosto.Domenica.Orequattrodici
42. Venti.Nove.Agosto.Lunedì.Oreventi
43. Quattro.Settembre.Domenica.Mattina
44. Quattro.Settembre.Domenica.Pomeriggio
45. Cinque.Settembre.Lunedì.Dopo.Pranzo
46. Sei.Settembre.Martedì.Mattina
47. Sonia.Oggi
48. Sei.Settembre.Martedì.Pomeriggio
49. Sei.Settembre.Martedì
50. Sei.Settembre.Martedì.Il.Rientro
51. Sei.Settembre.Martedì.Ignacio.é.In.Pericolo
52. Sei.Settembre.Martedì.Sera
53. Sei.Settembre.Martedì.Sera
54. Sette.Settembre.Mercoledì.Mattina.
55. Sette.Settembre.Mercoledì.Pomeriggio. La.Zitella.I.Sospetti
56.Sette.Settembre.Mercoledì.Dopo.Cena. L’Omelia
57. Otto.Settembre.Giovedì.Dopo.Cena
58. Otto.Settembre.Giovedì.Sera
59. Otto.Settembre.Giovedì.Sera
60. Nove.Settembre.Venerdì.Sera
61. Dieci.Settembre.Sabato.Da.Mattina.A.Sera
62. Dieci.Settembre.Sabato.Oreventidue
63. Undici.Settembre.Domenica.Oreotto
64. Undici.Settembre.Domenica.Oreundici
65. Undici.Settembre.Domenica. Oredodici.e.trenta
66. Undici.Settembre.Domenica.Oreventuno
67. Undici.Settembre.Domenica.Oreventitre
68. Dodici.Settembre.Lunedì.Mattina
69. Le.Ricerche.Dei.Sub
70. Jo.la.sua.mamma
71. B&B.Giornale.Romanzi
72. A.Gonfie.Vele
73. L’Idromassaggio
74. Trenta.Ottobre.Martedì.Mattina
75. L’ultima.notte
76. L’Addio
77. Venti.Dicembre
78. Il.Regalo
79. L’Osservatore
Gabriella Soriani
Tennis Rosse Offresi
Settembre 2018
Titolo | Tennis rosse offresi
Autore | Gabriella Soriani
ISBN | 9788827859322
Prima edizione digitale: 2018
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce
www.youcanprint.it
info@youcanprint.it
Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.
Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.
1. H.Oggi
Il suono del campanello lo svegliò: erano solo le nove e già gli avevano fatto girare le palle. Scostò le lenzuola e a piedi nudi si avvicinò alla porta. Dallo spioncino digitale ultimo modello vide una sconosciuta che si era appena candidata ad essere mandata affanculo.
– Che cazzo vuoi? – ringhiò – Non ho bisogno di niente, vai a rompere i coglioni da un’altra parte!
– Ciao Homa, non ti ricordi di me? Guardami bene.
L'uomo si immobilizzò: nessuno avrebbe dovuto pronunciare ancora quel nome.
Aprì la porta, senza curarsi di farsi vedere in pigiama, abbigliamento inadeguato per ricevere visite. Lei si era appoggiata allo stipite, con un sorriso di trionfo sulle labbra.
– Credevi di farla franca, brutto figlio di puttana! – lo aggredì, con furia inaspettata – Ma io ti ho trovato! Non la passerai liscia! Ho visto come ti comporti con i tuoi cari concittadini! – la donna era rossa in viso, e lui riconobbe l’odio nelle sue parole – Ti sputtanerò davanti a loro, devono sapere con chi hanno a che fare!
Sbalordito da tanta veemenza, Homa si chiese chi fosse quella matta: respirava con affanno, forse per il discorsetto recitato tutto d’un fiato, e nonostante fosse ancora primo mattino portava grandi occhiali da sole e un cappello, che le nascondevano la parte superiore del volto. Lei scostò una ciocca, e fu allora che lui notò il tatuaggio all’anulare sinistro.
Eva!
D’istinto si avventò su di lei che purtroppo riuscì a divincolarsi e a fuggire, lasciando però una traccia dietro di sé: il cappello sullo zerbino.
2. H.Ieri.Domani
Prima di formulare altri pensieri respirò a fondo, con gli occhi chiusi. In pochi minuti il suo cuore riprese il battito normale e lui ritrovò la certezza di poter sistemare ogni cosa.
Pensava di essersi lasciato il passato alle spalle. Aveva cambiato modo di vestire, tagliato e tinto i capelli, e tolta la barba da santone. Aveva mantenuto solo un tatuaggio, bellissimo. Non lo aveva voluto cancellare perché rispecchiava la sua missione di predatore.
Con sapienti tocchi, l’occhio di Horus era diventato un gioco di arabeschi. Pur essendo stato modificato in modo superbo, evitava di mostrarlo: un attento esame e un vivido ricordo del disegno originale avrebbero potuto fornire dubbi sulla sua passata identità.
Gli occhiali, i rialzi nelle scarpe per sembrare più alto, i baffi sottili, il lifting che gli aveva ringiovanito il viso: tutti accorgimenti vani, per Eva.
Adesso doveva ucciderla.
Appallottolò il prezioso pigiama di seta e centrò il cesto della biancheria sporca, poi, dopo una rapida contemplazione del suo fisico asciutto e muscoloso, aprì il rubinetto della doccia e indugiò sotto il getto vivificante dell’acqua fredda.
Eva, bel nome per una puttana,
pensò mentre si vestiva era una donna determinata, che voleva sempre andare a fondo delle cose. A quanto pare non è cambiata. Ammiravo il suo entusiasmo e la sua caparbietà nel cercare di raggiungere i nostri obiettivi, che non corrispondevano ai miei, anzi. Però lei non lo sapeva…
Homa rise, ripensando a quando, per festeggiare il loro anniversario, si erano fatti tatuare i loro nomi sull’anulare: la scema si era messa a frignare dall’emozione! E adesso arriva qui convinta di riuscire a sputtanarmi e farmi arrestare. Quanto è deficiente! Pensa di sapere cosa vuole, ma io sono più intelligente di lei!
sorrise al pensiero di dare la caccia a Eva Sarà facile rintracciarla, conosco ogni angolo del paese. Mi divertirò a raccogliere informazioni su di lei dai dulzinesi ignari, che saranno lieti di fornirmeli. Tanto nessuno sa a cosa mi servono! E giocherò ancora con lei, poi la catturerò e la ucciderò.
Soddisfatto del piano che gli si andava formando nella mente, si affacciò alla finestra che dava sul cortile interno e richiamò la sua gatta, che con un balzo si affrettò a raggiungerlo.
Vieni, bella, – la blandì, accarezzandole il pelo morbido come la seta – guarda che leccornia ti ho preparato oggi!
Jessy lo ringraziò in anticipo, facendo la gincana tra le gambe dell’uomo, poi alzò il muso e socchiuse gli occhi, per assaporare meglio gli odori della casa, sperando di scoprirne qualcuno di nuovo e stuzzicante. Manovra inutile, la ciotola era stracolma del solito menù.
I croccantini al pollo restavano un miraggio.
3. Eva.ieri
Da due anni Eva cercava informazioni su Homa. Nessuno nella comunità dove viveva ne sapeva nulla, nessuno voleva più parlarne, ma sul web aveva trovato la risposta.
L’artista bulgaro Christo inaugurava la sua nuova opera sul lago d’Iseo: una passerella. Alla notizia era stata data ampia pubblicità, e per un caso del tutto fortuito aveva visto un uomo che le rammentava Homa fotografato assieme alle autorità di Dulzino, uno dei comuni toccati dall’evento.
Da quel momento non aveva più avuto pace. Se davvero era lui, gliel’avrebbe fatta pagare per tutto il male che aveva fatto.
Mise al corrente dei suoi sospetti Sonia, sua amica dai tempi di Villa Rinascita, la comunità guidata da Homa, e ora sua compagna di stanza.
– Sì, – convenne lei, strizzando gli occhi per mettere a fuoco l’immagine – potrebbe essere lui, tu lo conoscevi meglio di tutti… però non contare su di me per andare a verificare, – si affrettò a precisare, precedendo la richiesta di Eva – l’idea di incontrarlo di nuovo mi manda nel panico! E comunque, una di noi due deve restare qui. Non ti chiedo di telefonarmi tre volte al giorno, mi basta un sms e sto tranquilla. – Sonia sapeva quanto fosse caparbia Eva e non cercò di dissuaderla dall’andare a verificare chi fosse quel personaggio che le ricordava il loro guru. Tra le due amiche, chi comandava non era lei.
Ma Sonia, meno impulsiva di un tempo, aveva ragione. Homa era un essere spietato, che nulla aveva di umano. Con lui bisognava stare attenti, gli imprevisti erano da tenere in considerazione.
Eva, però, doveva andare.
Le mura che cingevano la comunità di Borgo Minore erano meno oppressive di quelle che Homa aveva costruito attorno a Villa Rinascita, nondimeno era difficile uscirne senza il benestare di Damiano, che pretendeva motivazioni ragionevoli e verificabili.
Eva si stupì di come le riuscì facile trovare le parole per farsi approvare il suo viaggio. La tenacia era una qualità di cui si era sempre vantata, anche Homa gliel’aveva riconosciuta. Era riuscito a offuscarla, ma non a spegnerla.
– Mia mamma ha una salute cagionevole, – spiegò al responsabile del suo centro – e ora… non so, sento il bisogno di incontrare di nuovo i miei genitori. Ho già lasciato passare troppo tempo dall’ultima volta che li ho visti.
– Mi meraviglio di te, non hai mai parlato con affetto di loro. Ma se hai questa esigenza non sarò io a fermarti. Però dovrai sottostare alle mie condizioni, lo sai, no?
– Lo so benissimo, ma…
– Ma?
– Potrebbe non bastarmi il permesso di due settimane che di solito rilasci. Vorrei un po’ più di tempo, due settimane passano talmente in fretta!
– Vedremo. Tu sai che ti controllerò, vero?
– Certo, e farai bene, anche quando si trovano in trasferta i tuoi pazienti sono sotto la tua responsabilità.
– E tanto per essere chiari fino in fondo, sappi che contatterò i tuoi genitori prima di lasciarti partire.
Infatti, chiamò a casa dei genitori di Eva.
– Sì, le confermo che mia moglie ha problemi di salute, da tempo ormai. – rispose il padre della ragazza quando Damiano gli telefonò. Trascorsero alcuni secondi di silenzio imbarazzato, seguito dallo schiarirsi della voce dell’uomo, che riprese a parlare con un tono esitante – Se Eva vuol venire per qualche tempo da noi credo che sua mamma ne sarebbe contenta, ma è tuttora in cura dallo psichiatra, e spesso vive al di fuori della realtà. Non escludo però che il rivedere nostra figlia possa giovarle, ne parlerò anche con il suo medico.
Damiano percepì la sua preoccupazione: il ritorno di Eva, come del resto succedeva con quasi tutti i suoi pazienti, sconvolgeva la loro quotidianità, senza dubbio alquanto precaria. Damiano lo rassicurò, Eva seguiva le cure, si stava riprendendo bene e, sebbene ancora sotto terapia, non dava nessun tipo di problema. Si sarebbe tenuto in stretto contatto con lui, e qualunque difficoltà fosse emersa avrebbe disposto l’immediato rientro della ragazza in comunità.
Con il cuore alleggerito dalla certezza di poter fare affidamento su Damiano per gestire la personalità di Eva, l’uomo aspettò, anche se non molto sereno, l’arrivo della figlia.
Quanti problemi aveva portato in famiglia con i suoi comportamenti sconsiderati! Lui aveva reagito con durezza, ma la madre era stata travolta dagli accadimenti, e non era più la stessa persona. Depressione era la diagnosi fatta dai medici. Ma loro sanno cosa si prova ad avere una figlia che lotta per uscire da una situazione disperata, riconoscere il baratro verso cui si sta dirigendo senza poter intervenire, e venire disprezzati e allontanati per non voler accettare le sue idee?
La madre di Eva aveva cercato, sempre, di giustificare le scelte della figlia, fino a che le fu possibile. Poi, la sua mente si era arresa, ed era subentrata l’apatia, l’apparente disinteresse. Ma dentro, no. Dentro lei si consuma ancora, e gli stessi psicofarmaci che hanno rovinato la figlia la tengono in vita.
Il padre non credeva a un rinsavimento di Eva. Lei voleva tornare a casa perché aveva uno scopo preciso, ma quale non riusciva a immaginarlo.
Sì, avrebbe preferito che non ritornasse più.
E questa era anche l’idea di Eva che, scesa dal treno a Milano, telefonò alla sua ex famiglia.
– Ciao, papà. Sono io.
– Ciao, Eva.
– Ehi, che entusiasmo! Dimmi, come state? Dov’è la mamma?
– Dove l’hai lasciata, per lei nulla è cambiato. Perché vuoi sconvolgerla ancora?
Eva non rispose. Non poteva fare più niente di buono per loro, ormai. Lui riprese a parlare, la voce più vecchia, più stanca di come se la ricordava, ma c’era ancora traccia di un antico rancore, forse per giustificare quello che, a fatica, voleva farle sapere.
– Mi sono vergognato di dire al tuo supervisore che non sei la benvenuta in casa tua, quindi non l’ho fatto.
– Non essere irrequieto, papà. So di essere diventata un’estranea, un ospite imbarazzante, da nascondere a chi si è dimenticato di me.
– Eva, non è come pensi tu. Scusa se sono stato un po’ brusco, ma… sei sicura di voler venire da noi? Tua madre non sa ancora nulla.
– Non verrò da voi, infatti. Non voglio peggiorare la salute della mamma, né crearvi ulteriori problemi, ma ho bisogno di uscire dal clima soffocante della mia nuova casa. Sono a Milano, ma non chiedermi dove andrò. Non ti deve interessare, come tutto il resto.
– Il tuo responsabile mi chiamerà per sentire come vanno i nostri rapporti. Cosa potrò dirgli?
– Ecco, appunto di questo ti volevo parlare. Quando ti chiamerà, fingerai che io sia lì con voi, gli dirai che sono in compagnia della mamma e che non posso rispondere. O che sono uscita, ti inventerai qualcosa, che so, una scusa, una bugia… Mi ricordo che sei sempre stato bravo in questo, con me e con la mamma. Lo facevi spesso, ed eri così bravo! – Eva si interruppe per dar modo a suo padre di ribattere alle sue accuse, ma lui non disse una parola – Comunque non preoccuparti, ogni tanto chiamerò sia lui che te, e tutto andrà bene.
Eva potè udire attraverso il cellulare il sospiro di sollievo di quell’uomo. Era ancora suo padre? Quando aveva smesso di esserlo?
Lui si attaccò alle cose pratiche. – E le medicine? Chi te le prescriverà? – sapeva che la ragazza diventava ingestibile senza farmaci, ma non fino a che punto.
– Oh, di quello non ti devi preoccupare! Ne ho una buona scorta, non sono così malata, sai? E di medici ne trovo quanti ne voglio.
Una risata cattiva accompagnò le parole successive, rimandandolo in angoscia: – Prima di ritornare in comunità verrò a vedere come state, così ti convinci di quanto io sia cambiata.
Il silenzio accolse la sua ipotesi, avanzata per verificare la reazione di quell’uomo, e si convinse che la deviazione dall’acqua salata di Genova verso quella dolce dell’Iseo era quella giusta.
– Saluta la mamma e augurami buona fortuna.
4. Eva.Oggi
Al suo arrivo a Dulzino aveva trovato alloggio presso un b&b grazioso ed economico. La padrona, una donna dalla voce squillante e dall’aspetto giovanile, l’aveva squadrata e poi aveva iniziato a farle le domante di rito: da dove viene, è qui per lavoro, quanto conta di fermarsi…
Eva tagliò corto, prese possesso della camera e uscì quasi subito.
Doveva cercare Homa.
Dopo un paio di giorni quasi si erano scontrati. Era davvero lui! Lo