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Tennis rosse offresi
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Tennis rosse offresi

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About this ebook

L’installazione sul lago d’Iseo della passerella di Christo dà il calcio d’inizio a questa partita.

Qualcuno approfitta di tale avvenimento. C’è chi vince e chi perde.

Una statua di cemento con ai piedi un paio di tennis rosse viene tratta in salvo dal lago d’Iseo. Si tratta forse della burla di un buontempone? Ma a quale scopo?

Non ricevendo l’adeguata e doverosa pubblicità sul giornale locale, lo scultore agita le acque del lago con lettere minatorie indirizzate al cronista che ha firmato l’articolo.

Il capitano dei carabinieri Maddalena Rubini ottiene l’incarico di indagare sul fatto anomalo, e proverà a sciogliere questo mistero, che le aprirà la porta ai successivi: il recente omicidio di una donna, l’ultimo di tanti, avvenuti nel passato.

Statua e donne, tutte con ai piedi un paio tennis rosse. Non può trattarsi di una coincidenza…

Tra discriminazioni di genere, stanze segrete, aiutanti improvvisati, amori corrisposti e non, Maddalena individua il colpevole, ma non ha prove per incastrarlo.

L’orrore si è mimetizzato tra gli ignari abitanti di Dulzino, paese immaginario e tranquillo sulle sponde del Sebino.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 13, 2018
ISBN9788827859322
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    Tennis rosse offresi - Gabriella Soriani

    Indice

    1. H.Oggi

    2. H.Ieri.Domani

    3. Eva.ieri

    4. Eva.Oggi

    5. Eva.Oggi

    6. H.Oggi

    7. Eva.Oggi

    8. H.Oggi

    9. Eva.Oggi

    10. Eva.Ieri

    11. La.Signora.Caterina.Adotta.Eva

    12. Diciotto.Giugno.Sabato.Mattina

    13. Venti.cinque.Giugno.Sabato.Oreundici

    14. Eva.Oggi

    15. Trenta.Giugno.Giovedì.Notte

    16. Trenta.Giugno.Giovedì.Notte

    17. Due.Luglio.Sabato.Pomeriggio

    18. I.Coniugi.Poletti.sulla.Passerella

    19. Otto.Luglio.Venerdì

    20. Venti.due.Luglio.venerdì.oresedici

    21. Venti.Tre.Luglio.Sabato.Oredieci

    22. Venti.Quattro.Luglio.Domenica

    23. Venti.Sei.Luglio.Martedì

    24. Trentun.Luglio.Domenica

    25. Due.Agosto.martedì

    26. Due.Agosto.martedì

    27. Nove.Agosto.Lunedì

    28. Dieci.Agosto.Martedì

    29. Dieci.Agosto.Martedì

    30. Venti.Agosto.Sabato

    31. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Mattina

    32. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Mattina

    33. Venti.Cinque.Agosto.Giovedì.Pomeriggio

    34. Venti.Sei.Agosto.Venerdì.Prima.Di.Cena

    35. Maddalena.Oggi

    36. Venti.sei.Agosto.Venerdì.Sera

    37. Venti.Sette.Agosto.Sabato.Mattina

    38. Jo.Vs.Ignacio

    39. Ventotto.Agosto.Domenica.Oreotto

    40. Ventotto.Agosto.Domenica.Orenove

    41. Ventotto.Agosto.Domenica.Orequattrodici

    42. Venti.Nove.Agosto.Lunedì.Oreventi

    43. Quattro.Settembre.Domenica.Mattina

    44. Quattro.Settembre.Domenica.Pomeriggio

    45. Cinque.Settembre.Lunedì.Dopo.Pranzo

    46. Sei.Settembre.Martedì.Mattina

    47. Sonia.Oggi

    48. Sei.Settembre.Martedì.Pomeriggio

    49. Sei.Settembre.Martedì

    50. Sei.Settembre.Martedì.Il.Rientro

    51. Sei.Settembre.Martedì.Ignacio.é.In.Pericolo

    52. Sei.Settembre.Martedì.Sera

    53. Sei.Settembre.Martedì.Sera

    54. Sette.Settembre.Mercoledì.Mattina.

    55. Sette.Settembre.Mercoledì.Pomeriggio. La.Zitella.I.Sospetti

    56.Sette.Settembre.Mercoledì.Dopo.Cena. L’Omelia

    57. Otto.Settembre.Giovedì.Dopo.Cena

    58. Otto.Settembre.Giovedì.Sera

    59. Otto.Settembre.Giovedì.Sera

    60. Nove.Settembre.Venerdì.Sera

    61. Dieci.Settembre.Sabato.Da.Mattina.A.Sera

    62. Dieci.Settembre.Sabato.Oreventidue

    63. Undici.Settembre.Domenica.Oreotto

    64. Undici.Settembre.Domenica.Oreundici

    65. Undici.Settembre.Domenica. Oredodici.e.trenta

    66. Undici.Settembre.Domenica.Oreventuno

    67. Undici.Settembre.Domenica.Oreventitre

    68. Dodici.Settembre.Lunedì.Mattina

    69. Le.Ricerche.Dei.Sub

    70. Jo.la.sua.mamma

    71. B&B.Giornale.Romanzi

    72. A.Gonfie.Vele

    73. L’Idromassaggio

    74. Trenta.Ottobre.Martedì.Mattina

    75. L’ultima.notte

    76. L’Addio

    77. Venti.Dicembre

    78. Il.Regalo

    79. L’Osservatore

    Gabriella Soriani

    Tennis Rosse Offresi

    Settembre 2018

    Titolo | Tennis rosse offresi

    Autore | Gabriella Soriani

    ISBN | 9788827859322

    Prima edizione digitale: 2018

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    1. H.Oggi

    Il suono del campanello lo svegliò: erano solo le nove e già gli avevano fatto girare le palle. Scostò le lenzuola e a piedi nudi si avvicinò alla porta. Dallo spioncino digitale ultimo modello vide una sconosciuta che si era appena candidata ad essere mandata affanculo.

    – Che cazzo vuoi? – ringhiò – Non ho bisogno di niente, vai a rompere i coglioni da un’altra parte!

    – Ciao Homa, non ti ricordi di me? Guardami bene.

    L'uomo si immobilizzò: nessuno avrebbe dovuto pronunciare ancora quel nome.

    Aprì la porta, senza curarsi di farsi vedere in pigiama, abbigliamento inadeguato per ricevere visite. Lei si era appoggiata allo stipite, con un sorriso di trionfo sulle labbra.

    – Credevi di farla franca, brutto figlio di puttana! – lo aggredì, con furia inaspettata – Ma io ti ho trovato! Non la passerai liscia! Ho visto come ti comporti con i tuoi cari concittadini! – la donna era rossa in viso, e lui riconobbe l’odio nelle sue parole – Ti sputtanerò davanti a loro, devono sapere con chi hanno a che fare!

    Sbalordito da tanta veemenza, Homa si chiese chi fosse quella matta: respirava con affanno, forse per il discorsetto recitato tutto d’un fiato, e nonostante fosse ancora primo mattino portava grandi occhiali da sole e un cappello, che le nascondevano la parte superiore del volto. Lei scostò una ciocca, e fu allora che lui notò il tatuaggio all’anulare sinistro.

    Eva!

    D’istinto si avventò su di lei che purtroppo riuscì a divincolarsi e a fuggire, lasciando però una traccia dietro di sé: il cappello sullo zerbino.

    2. H.Ieri.Domani

    Prima di formulare altri pensieri respirò a fondo, con gli occhi chiusi. In pochi minuti il suo cuore riprese il battito normale e lui ritrovò la certezza di poter sistemare ogni cosa.

    Pensava di essersi lasciato il passato alle spalle. Aveva cambiato modo di vestire, tagliato e tinto i capelli, e tolta la barba da santone. Aveva mantenuto solo un tatuaggio, bellissimo. Non lo aveva voluto cancellare perché rispecchiava la sua missione di predatore.

    Con sapienti tocchi, l’occhio di Horus era diventato un gioco di arabeschi. Pur essendo stato modificato in modo superbo, evitava di mostrarlo: un attento esame e un vivido ricordo del disegno originale avrebbero potuto fornire dubbi sulla sua passata identità.

    Gli occhiali, i rialzi nelle scarpe per sembrare più alto, i baffi sottili, il lifting che gli aveva ringiovanito il viso: tutti accorgimenti vani, per Eva.

    Adesso doveva ucciderla.

    Appallottolò il prezioso pigiama di seta e centrò il cesto della biancheria sporca, poi, dopo una rapida contemplazione del suo fisico asciutto e muscoloso, aprì il rubinetto della doccia e indugiò sotto il getto vivificante dell’acqua fredda.

    Eva, bel nome per una puttana, pensò mentre si vestiva era una donna determinata, che voleva sempre andare a fondo delle cose. A quanto pare non è cambiata. Ammiravo il suo entusiasmo e la sua caparbietà nel cercare di raggiungere i nostri obiettivi, che non corrispondevano ai miei, anzi. Però lei non lo sapeva… Homa rise, ripensando a quando, per festeggiare il loro anniversario, si erano fatti tatuare i loro nomi sull’anulare: la scema si era messa a frignare dall’emozione! E adesso arriva qui convinta di riuscire a sputtanarmi e farmi arrestare. Quanto è deficiente! Pensa di sapere cosa vuole, ma io sono più intelligente di lei! sorrise al pensiero di dare la caccia a Eva Sarà facile rintracciarla, conosco ogni angolo del paese. Mi divertirò a raccogliere informazioni su di lei dai dulzinesi ignari, che saranno lieti di fornirmeli. Tanto nessuno sa a cosa mi servono! E giocherò ancora con lei, poi la catturerò e la ucciderò.

    Soddisfatto del piano che gli si andava formando nella mente, si affacciò alla finestra che dava sul cortile interno e richiamò la sua gatta, che con un balzo si affrettò a raggiungerlo.

    Vieni, bella, – la blandì, accarezzandole il pelo morbido come la seta – guarda che leccornia ti ho preparato oggi!

    Jessy lo ringraziò in anticipo, facendo la gincana tra le gambe dell’uomo, poi alzò il muso e socchiuse gli occhi, per assaporare meglio gli odori della casa, sperando di scoprirne qualcuno di nuovo e stuzzicante. Manovra inutile, la ciotola era stracolma del solito menù.

    I croccantini al pollo restavano un miraggio.

    3. Eva.ieri

    Da due anni Eva cercava informazioni su Homa. Nessuno nella comunità dove viveva ne sapeva nulla, nessuno voleva più parlarne, ma sul web aveva trovato la risposta.

    L’artista bulgaro Christo inaugurava la sua nuova opera sul lago d’Iseo: una passerella. Alla notizia era stata data ampia pubblicità, e per un caso del tutto fortuito aveva visto un uomo che le rammentava Homa fotografato assieme alle autorità di Dulzino, uno dei comuni toccati dall’evento.

    Da quel momento non aveva più avuto pace. Se davvero era lui, gliel’avrebbe fatta pagare per tutto il male che aveva fatto.

    Mise al corrente dei suoi sospetti Sonia, sua amica dai tempi di Villa Rinascita, la comunità guidata da Homa, e ora sua compagna di stanza.

    – Sì, – convenne lei, strizzando gli occhi per mettere a fuoco l’immagine – potrebbe essere lui, tu lo conoscevi meglio di tutti… però non contare su di me per andare a verificare, – si affrettò a precisare, precedendo la richiesta di Eva – l’idea di incontrarlo di nuovo mi manda nel panico! E comunque, una di noi due deve restare qui. Non ti chiedo di telefonarmi tre volte al giorno, mi basta un sms e sto tranquilla. – Sonia sapeva quanto fosse caparbia Eva e non cercò di dissuaderla dall’andare a verificare chi fosse quel personaggio che le ricordava il loro guru. Tra le due amiche, chi comandava non era lei.

    Ma Sonia, meno impulsiva di un tempo, aveva ragione. Homa era un essere spietato, che nulla aveva di umano. Con lui bisognava stare attenti, gli imprevisti erano da tenere in considerazione.

    Eva, però, doveva andare.

    Le mura che cingevano la comunità di Borgo Minore erano meno oppressive di quelle che Homa aveva costruito attorno a Villa Rinascita, nondimeno era difficile uscirne senza il benestare di Damiano, che pretendeva motivazioni ragionevoli e verificabili.

    Eva si stupì di come le riuscì facile trovare le parole per farsi approvare il suo viaggio. La tenacia era una qualità di cui si era sempre vantata, anche Homa gliel’aveva riconosciuta. Era riuscito a offuscarla, ma non a spegnerla.

    – Mia mamma ha una salute cagionevole, – spiegò al responsabile del suo centro – e ora… non so, sento il bisogno di incontrare di nuovo i miei genitori. Ho già lasciato passare troppo tempo dall’ultima volta che li ho visti.

    – Mi meraviglio di te, non hai mai parlato con affetto di loro. Ma se hai questa esigenza non sarò io a fermarti. Però dovrai sottostare alle mie condizioni, lo sai, no?

    – Lo so benissimo, ma…

    – Ma?

    – Potrebbe non bastarmi il permesso di due settimane che di solito rilasci. Vorrei un po’ più di tempo, due settimane passano talmente in fretta!

    – Vedremo. Tu sai che ti controllerò, vero?

    – Certo, e farai bene, anche quando si trovano in trasferta i tuoi pazienti sono sotto la tua responsabilità.

    – E tanto per essere chiari fino in fondo, sappi che contatterò i tuoi genitori prima di lasciarti partire.

    Infatti, chiamò a casa dei genitori di Eva.

    – Sì, le confermo che mia moglie ha problemi di salute, da tempo ormai. – rispose il padre della ragazza quando Damiano gli telefonò. Trascorsero alcuni secondi di silenzio imbarazzato, seguito dallo schiarirsi della voce dell’uomo, che riprese a parlare con un tono esitante – Se Eva vuol venire per qualche tempo da noi credo che sua mamma ne sarebbe contenta, ma è tuttora in cura dallo psichiatra, e spesso vive al di fuori della realtà. Non escludo però che il rivedere nostra figlia possa giovarle, ne parlerò anche con il suo medico.

    Damiano percepì la sua preoccupazione: il ritorno di Eva, come del resto succedeva con quasi tutti i suoi pazienti, sconvolgeva la loro quotidianità, senza dubbio alquanto precaria. Damiano lo rassicurò, Eva seguiva le cure, si stava riprendendo bene e, sebbene ancora sotto terapia, non dava nessun tipo di problema. Si sarebbe tenuto in stretto contatto con lui, e qualunque difficoltà fosse emersa avrebbe disposto l’immediato rientro della ragazza in comunità.

    Con il cuore alleggerito dalla certezza di poter fare affidamento su Damiano per gestire la personalità di Eva, l’uomo aspettò, anche se non molto sereno, l’arrivo della figlia.

    Quanti problemi aveva portato in famiglia con i suoi comportamenti sconsiderati! Lui aveva reagito con durezza, ma la madre era stata travolta dagli accadimenti, e non era più la stessa persona. Depressione era la diagnosi fatta dai medici. Ma loro sanno cosa si prova ad avere una figlia che lotta per uscire da una situazione disperata, riconoscere il baratro verso cui si sta dirigendo senza poter intervenire, e venire disprezzati e allontanati per non voler accettare le sue idee?

    La madre di Eva aveva cercato, sempre, di giustificare le scelte della figlia, fino a che le fu possibile. Poi, la sua mente si era arresa, ed era subentrata l’apatia, l’apparente disinteresse. Ma dentro, no. Dentro lei si consuma ancora, e gli stessi psicofarmaci che hanno rovinato la figlia la tengono in vita.

    Il padre non credeva a un rinsavimento di Eva. Lei voleva tornare a casa perché aveva uno scopo preciso, ma quale non riusciva a immaginarlo.

    Sì, avrebbe preferito che non ritornasse più.

    E questa era anche l’idea di Eva che, scesa dal treno a Milano, telefonò alla sua ex famiglia.

    – Ciao, papà. Sono io.

    – Ciao, Eva.

    – Ehi, che entusiasmo! Dimmi, come state? Dov’è la mamma?

    – Dove l’hai lasciata, per lei nulla è cambiato. Perché vuoi sconvolgerla ancora?

    Eva non rispose. Non poteva fare più niente di buono per loro, ormai. Lui riprese a parlare, la voce più vecchia, più stanca di come se la ricordava, ma c’era ancora traccia di un antico rancore, forse per giustificare quello che, a fatica, voleva farle sapere.

    – Mi sono vergognato di dire al tuo supervisore che non sei la benvenuta in casa tua, quindi non l’ho fatto.

    – Non essere irrequieto, papà. So di essere diventata un’estranea, un ospite imbarazzante, da nascondere a chi si è dimenticato di me.

    – Eva, non è come pensi tu. Scusa se sono stato un po’ brusco, ma… sei sicura di voler venire da noi? Tua madre non sa ancora nulla.

    – Non verrò da voi, infatti. Non voglio peggiorare la salute della mamma, né crearvi ulteriori problemi, ma ho bisogno di uscire dal clima soffocante della mia nuova casa. Sono a Milano, ma non chiedermi dove andrò. Non ti deve interessare, come tutto il resto.

    – Il tuo responsabile mi chiamerà per sentire come vanno i nostri rapporti. Cosa potrò dirgli?

    – Ecco, appunto di questo ti volevo parlare. Quando ti chiamerà, fingerai che io sia lì con voi, gli dirai che sono in compagnia della mamma e che non posso rispondere. O che sono uscita, ti inventerai qualcosa, che so, una scusa, una bugia… Mi ricordo che sei sempre stato bravo in questo, con me e con la mamma. Lo facevi spesso, ed eri così bravo! – Eva si interruppe per dar modo a suo padre di ribattere alle sue accuse, ma lui non disse una parola – Comunque non preoccuparti, ogni tanto chiamerò sia lui che te, e tutto andrà bene.

    Eva potè udire attraverso il cellulare il sospiro di sollievo di quell’uomo. Era ancora suo padre? Quando aveva smesso di esserlo?

    Lui si attaccò alle cose pratiche. – E le medicine? Chi te le prescriverà? – sapeva che la ragazza diventava ingestibile senza farmaci, ma non fino a che punto.

    – Oh, di quello non ti devi preoccupare! Ne ho una buona scorta, non sono così malata, sai? E di medici ne trovo quanti ne voglio.

    Una risata cattiva accompagnò le parole successive, rimandandolo in angoscia: – Prima di ritornare in comunità verrò a vedere come state, così ti convinci di quanto io sia cambiata.

    Il silenzio accolse la sua ipotesi, avanzata per verificare la reazione di quell’uomo, e si convinse che la deviazione dall’acqua salata di Genova verso quella dolce dell’Iseo era quella giusta.

    – Saluta la mamma e augurami buona fortuna.

    4. Eva.Oggi

    Al suo arrivo a Dulzino aveva trovato alloggio presso un b&b grazioso ed economico. La padrona, una donna dalla voce squillante e dall’aspetto giovanile, l’aveva squadrata e poi aveva iniziato a farle le domante di rito: da dove viene, è qui per lavoro, quanto conta di fermarsi…

    Eva tagliò corto, prese possesso della camera e uscì quasi subito.

    Doveva cercare Homa.

    Dopo un paio di giorni quasi si erano scontrati. Era davvero lui! Lo

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