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Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle
Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle
Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle
Ebook174 pages2 hours

Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle

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About this ebook

La morte corre rapida nella città di Vladez e la lista delle vittime è destinata a non finire mai come il terrore che attanaglia gli abitanti al solo nominare Jack Madness. Dopo vent’anni quest’enigmatica figura torna a mietere vittime ricominciando a numerarle sulla fronte dal punto in cui era stato interrotto. Ma sarà veramente lui a compiere gli atroci delitti o qualcuno ancora peggiore che ne ha preso le veci?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 13, 2018
ISBN9788827850923
Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle

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    Mystery West vol.3 - Il caso del numeratore folle - Manuel Mura

    633/1941.

    Prologo

    Il sole cocente si faceva sentire in tutto il suo fulgore sulle teste dei due rangers e sui loro destrieri malgrado non fosse ancora mezzogiorno.

    Estresa si mise il grosso cappello bianco sulla testa mentre Big Joe al suo fianco sbuffò e si lamentò per l'ennesima volta.

    <> lo punzecchiò la giovane sorridendo.

    Il grosso uomo le buttò un'occhiata di disapprovazione e bofonchiò qualcosa ma insolitamente rimase zitto guardando il paesaggio tutt'intorno che non offriva nulla di interessante.

    Grossi costoni rocciosi spezzettati in più punti si susseguivano senza sosta insieme a paesaggi spogli, rocce e qualche carcassa di animali e avvoltoi che volteggiavano in alto a far compagnia ai viaggiatori.

    Così preferì buttare un'occhiata sulla sua protetta non comprendendo come potesse prediligere un vestito elegante a uno pratico come faceva lui.

    Il completo bianco le ricopriva il corpo minuto facendola sembrare più un damerino che un ranger.

    Non tanto alta, magra, dall'aria solare e innocua era poco più che una ragazzina; aveva capelli rossi molto folti che le arrivavano a metà schiena.

    Il viso era sereno e aveva lineamenti delicati fatta eccezione per il naso più grosso simile a quello dell'uomo; ma la cosa che maggiormente risaltava erano gli occhi grigi penetranti. Unici e particolari denotavano uno spirito audace e temerario che contraddiceva con la finezza del suo essere: a prima vista appariva come un delicato passerotto ma nascondeva l'impeto di una tigre.

    Del resto, i fatti parlavano per lei. Era non solo l'unica donna ranger che si affacciava al nuovo secolo ma anche l'unica criminologa d'America, una professione ancora agli albori nel nuovo mondo e poco diffusa in quello vecchio.

    Anche la ragazza buttò una rapida occhiata all'uomo che si sarebbe notato anche in mezzo a una folla di migliaia di persone visto il suo aspetto.

    Alto e possente aveva spalle larghe e ampio torace ma ancora più massicci erano i suoi muscoli che spiccavano sotto la corta maglia scura che indossava. Dall'aria ancora giovanile anche se non distante dalla mezza età aveva capelli scuri corti sparpagliati malamente sulla testa, un naso grosso e occhi scuri penetranti e intimidatori che rispecchiavano la sua persona.

    Di certo era uno che metteva in soggezione sia con il suo fisico che lo sguardo; ma lo stesso fucile nel fodero era un elemento in più che si aggiungeva a quelli già evidenti. Da buon marinaio che era stato aveva imparato a sopportare tutti i tempi senza battere ciglio. Però al suo posto batteva la bocca e dopo un po' rispose per le rime alla giovane che sorrise di rimando.

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    Indicò un punto più avanti alla fine del percorso roccioso che solo la sua vista aguzza riusciva a scorgere.

    Solo dopo un po' l'uomo scorse qualcosa che sembrava un tizio molto alto con in mano un fucile puntato verso di loro. D'istinto mise mano sul suo ma subito si calmò accorgendosi che era solo una statua.

    Si avvicinò con curiosità chiedendosi chi mai mettesse una statua in mezzo al nulla ma come fu vicino comprese essere appropriata a quel luogo: rappresentava la morte.

    Si trattava di un grosso blocco scuro a cui era stato ricavato ad arte uno scheletro avvolto da un nero mantello e una falce posta sulla mano sinistra mentre le ossa scheletriche della destra indicavano di lato. A distanza gli era sembrato puntasse verso di loro invece indicava un costone roccioso coperto da cespugli mentre lì attorno erano sparse ossa e pezzi di legno e metallo alla rinfusa.

    Big Joe non ci fece nemmeno troppo caso puntando la sua attenzione sull'inquietante statua le cui ossa sembravano vere e lucide alla luce del sole.

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    Di scheletri se ne vedevano pochi: solo qualche ossa sparsa e risalente di sicuro a molto tempo addietro.

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    Estresa annuì e mentre proseguivano il viaggio che li portò presto in un ampio territorio desertico, a cui si intravedeva sul fondo una parvenza di vegetazione, raccontò quel che sapeva della storia.

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    Joe bofonchiò qualcosa ma la vista di una zona erbosa che sfociava in propria e vera vegetazione in totale contrasto con l'ambiente sterile attuale lo mise di buon umore.

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    Memorie di un folle

    Nel primo pomeriggio giunsero a Vladez constatando che rispetto ad altre cittadine del west con pochi edifici messi su due file precise in mezzo alla strada centrale era più vasta e diversificata.

    Non che fosse enorme né paragonabile a veri centri abitati come New Orleans ma era più vasta e disposta stranamente.

    Già prima di giungervi avevano visto diverse case isolate poste in punti rialzati in collina circondate da alberi e campi coltivati ma l'intero insediamento era posto in un punto rialzato e le case sparse ovunque senza un criterio preciso. Non c'era un'unica grande strada ma diverse più piccole in un intrico che sarebbe stato caotico in un centro abitativo più grande ma anche così appariva dispersivo. Non c'erano vere indicazioni che facessero capire dove si trovassero i centri più importanti quali saloon, banca, municipio e ufficio dello sceriffo se non le scritte sugli stessi che al momento non videro. In compenso c'erano alcune persone che svolgevano le loro mansioni alle quali chiesero informazioni. Un ometto basso e sciancato quasi stempiato e dagli occhi scuri stralunati ma vispi gli indicò dove potevano andare per rinfrescarsi, ovviamente il saloon.

    <> spiegò l'uomo con voce roca ma forte indicando un punto poco avanti.

    A ben guardarlo non doveva essere nemmeno tanto vecchio come appariva a prima vista dato che il volto scarno e sbarbato non era pieno di rughe né la pelle grinzosa tuttavia, la postura gobba, le spalle cadenti, la mancanza di capelli e la stampella su cui si reggeva lo facevano apparire molto più vecchio.

    <> chiese Estresa educatamente mentre Joe guardava storto l'ometto come gli vide buttare un'occhiata compiaciuta alla sua protetta.

    Non era ragazza che passava inosservata sia per l'abbigliamento che l'aspetto ma di norma bastava un'occhiataccia di Joe per scacciare gli scocciatori invece quell'ometto non fece una piega quando incrociò il suo sguardo. Questo lo irritò maggiormente.

    <> indicò il punto, <

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