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Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana
Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana
Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana
Ebook164 pages2 hours

Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana

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About this ebook

Misteriose creature della notte chiamate le Figlie di Satana seminano il terrore in un villaggio di provincia e rapiscono i bambini. Già undici sono scomparsi lasciando terrore e disperazione nei cuori della gente. Un misterioso rituale chiamato “Le dodici lune e il grande sole bianco” sta per giungere al suo culmine e perpetrare un inganno che va avanti da 400 anni. Riuscirà Soala a impedire che si compia e salvare i bambini prima che le loro anime siano immolate al Maligno?
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 6, 2016
ISBN9788892640658
Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana

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    Soala Cross vol. 6 - L'inganno di Satana - Manuel Mura

    633/1941.

    Prologo

    Il piccolo fuoco propagava un piacevole tepore nella piccola grotta in cui Alvor e Soala avevano trovato rifugio per la notte.

    Al contrario del solito, viaggiare con il vento e la pioggia forte di quella nottata infernale era impensabile, inoltre avevano entrambi disperato bisogno di riposo.

    Ancora reduci dall'ultima difficile avventura, avevano necessità di una pausa.

    Solo la notte prima Soala aveva pianto come non mai, ma ora appariva serena agli occhi di Alvor, che ammirava come sempre il suo incredibile fascino rimanendone incantato.

    Anche se piccola e minuta, Soala aveva un viso fresco e solare che metteva gioia e serenità a chiunque lo guardava.

    I lunghi capelli castani lisci color miele, gli occhi verdi chiaro pieno di una saggezza e determinazione superiore a una ragazza così giovane erano solo il preludio.

    Il seno non enorme ma ben fatto, le gambe sensuali e soprattutto il fondoschiena che sembrava scolpito nella roccia, non potevano che essere ammirati in tutta la loro magnificenza.

    Alvor in quel momento non riusciva a toglierle gli occhi di dosso anche perché la giovane non stava indossando il suo solito abito monacale che le copriva le grazie ma aveva unicamente un piccolo reggiseno e mutande scure.

    Così bagnati e umidi, i vestiti di entrambi erano stati posti vicino al fuoco e anche Alvor in quel momento era a petto nudo e con solo pantaloni marroni di ricambio.

    Non si poteva definire bello ma nemmeno dire il contrario.

    Alto e ben piazzato con spalle larghe e fisico possente aveva capelli scuri corti, occhi marroni, viso sbarbato marcato ma non brutto. Ancora relativamente giovane aveva già un'aria adulta e un'espressione sempre seria e irrequieta.

    Distolse gli occhi solo un attimo dalla sua padrona quando sentì i cavalli nitrire in risposta al forte boato provocato da un tuono.

    Guardò un attimo fuori dove c'era una rientranza nella grotta, o meglio una parete che sporgeva dove avevano trovato rifugio i cavalli e la carrozza.

    Copriva totalmente la visuale sul paesaggio roccioso circostante ma non era una gran perdita, anche perché ora l'uomo aveva ben altro da guardare.

    Soala non ci fece neanche caso alle sue occhiate, persa in mille pensieri e dubbi di non aver fatto quanto doveva durante la sua ultima avventura.

    Li scacciò subito per concentrarsi sul presente.

    Sembravano passati giorni da quando aveva saputo della morte di Angela, ma era successo solo la sera prima.

    Si erano allontanati dal villaggio dove era morta la sua amica, cercando d'uscire il più presto possibile dal Granducato per tornare nel loro convento di Santa Croce.

    Ci sarebbe voluto ancora parecchio tempo ma durante la giornata precedente non si erano fermati un attimo coprendo parecchia strada, tuttavia durante la notte era cominciato a piovere come non ne fosse mai venuta.

    Soala, nella sua lunga vita, ricordava di rado d'aver visto un'estate così piovosa come quella.

    Si girò verso Alvor che prontamente cambiò la direzione del suo sguardo da un'altra parte, anche se oltre il fuoco, i vestiti e la roccia non c'era altro.

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    Alvor pensava andasse verso la carrozza, invece a sorpresa si mise accanto a lui, che dal canto suo si stava giusto sdraiando sulla dura roccia.

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    Si sdraiò accanto a lui, che vedeva come un'ancora di salvezza per la solitudine che le attanagliava il cuore.

    Alvor comprese che soffriva ancora molto per la morte della sua amica e gli sbagli passati che sempre l'avrebbero perseguitata.

    Del resto era così per tutti, i fantasmi del passato sempre presenti, tuttavia non bisognava fermarsi ad essi ma andare avanti.

    La strinse forte e in quel momento non gli sembrava nemmeno la sua solita padrona forte e determinata ma solo una persona desiderosa d'affetto.

    Lo spazio in cui stavano era proprio ristretto, così che il contatto tra loro ancora maggiore.

    Soala si rese conto della cosa come realizzasse solo in quel momento dove si trovava.

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    I loro visi erano uno accanto all'altra, si sfioravano, e lo stesso i loro corpi.

    Soala si fece forza e si alzò.

    Non andò molto lontano, infatti si limitò a spegnere il fuoco, spostare gli stecchi di legno in modo che avessero più spazio e prendere i vestiti.

    Li andò a posare nella carrozza dalla quale prese una coperta un po' rovinata ma sempre meglio che appoggiarsi alla nuda roccia come stava facendo in quel momento Alvor.

    Malgrado il buio ora completo lei vedeva perfettamente e portò la coperta al suo amico che ringraziò e si appoggiò ad essa.

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    Alvor voleva dirle tante cose ma lasciò perdere e si limitò ad annuire.

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    Si sdraiò nella roccia poco distante da lui.

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    Soala si alzò con un'agilità che Alvor, con tutto il suo fisico atletico, non si sognava nemmeno.

    Però qualcosa scattò in lui, si alzò e la raggiunse malgrado il buio, aiutato soprattutto dal poco spazio di quell'ambiente.

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    Soala si girò guardandolo negli occhi e anche Alvor riuscì a incrociare i suoi malgrado il buio del luogo.

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    Quando la strinse forte Soala non si ritrasse ma al contrario lo strinse a propria volta e non desiderava altro che continuasse a toccarla.

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    <> Lui esitò. <>

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    I loro visi come una calamita si attiravano l'uno all'altra.

    Soala si allungava in alto mentre Alvor si chinava.

    Si baciarono intensamente per poi ritrovarsi a terra l'attimo dopo togliendosi i pochi vestiti che avevano addosso e lasciarsi andare alla passione più sfrenata, forte di un desiderio a lungo rimandato da parte di entrambi e finalmente liberato in tutta la sua forza.

    Il villaggio del peccato

    Mentre la carrozza procedeva lenta nella lunga strada in discesa che costeggiava la collina rocciosa, Alvor Blinch alla guida si sentiva parecchio spaesato.

    Alzò lo sguardo al cielo, dove la mezza luna trovava ogni tanto spazio tra le nuvole fitte per poi essere inghiottita nuovamente da loro, forse a cercare risposta lì ai suoi dubbi.

    Aveva ricordi confusi riguardo la notte prima, anzi a dire il vero non ricordava quanto tempo fosse passato da quando, insieme alla sua padrona, era entrato nella picola grotta né cosa fosse successo.

    A dire il vero si sentiva si un po' stanco ma allo stesso tempo in forma come se si fosse tolto un grosso peso da dosso.

    Al momento doveva solo preoccuparsi di non finire nel dirupo a pochi metri sulla sinistra che con il buio della sera, interrotto solo dalle due luci poste sulla carrozza, non era sempre facile.

    Se non altro aveva smesso di piovere, anche se il cielo scuro non prometteva nulla di buono, tuttavia al momento quelle cose non lo toccavano, continuava ad avere la testa altrove.

    Ricordava che era abbracciato con la sua padrona e avevano fatto l'amore per tutta la notte e forse anche oltre: possibile che si fosse sognato tutto?

    Un rumore accanto a lui gli fece capire che la sua padrona era arrivata come suo solito all'improvviso.

    A dire il vero era già sera da un pezzo e si stupiva non fosse giunta prima.

    Le buttò un'occhiata compiacente, notando che i capelli color miele avevano delle striature bianche e il viso appariva più grinzoso, senza però perdere il fasciano straordinario che aveva.

    Era sorridente e raggiante come poche volte da quando anni prima l'aveva conosciuta e messo al suo servizio, del tutto diversa da come l'aveva vista triste e depressa solo pochi giorni prima.

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    La sua voce dolce, quasi angelica, come il suo sorriso radioso, lo misero ancora di più di buon umore, anche se i dubbi continuavano ad attanagliarlo e cercava le parole giuste per poterli esprimere a voce.

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