Un passo nel buio, un passo nella luce
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Book preview
Un passo nel buio, un passo nella luce - Alessandro Cimarelli
1.
EPILOGO
Mi trovo davanti una porta e sono solo.
Ci troviamo davanti una porta tutti i giorni, quando ci svegliamo e usciamo dalla camera da letto, prima di uscire di casa o per entrare in ufficio. Le porte sono parte costante nelle nostre vite. E allora? Dove sta la stranezza? Mi trovo davanti a una porta che si trova in una foresta. C’è solo la porta, nessuna casa, nessun muro, solo la porta. Ma siamo solo all’inizio delle stranezze. Oltre alla porta, non so come sono finito qui. Non ricordo di aver camminato o di essermi svegliato, so solo che mi ci sono trovato pochi minuti fa, in piedi a guardare la porta.
La famosa porta si trova al centro di una radura circolare, l’erba è bassa, ovunque guardi ci sono alberi fitti, sembra quasi una foresta amazzonica. Non sento rumori, anche se in una foresta ci si aspetterebbe di sentire un gran casino di suoni, versi di animali, il fruscio delle foglie, anche il fluire di un fiume, se ce ne fosse uno vicino. Invece nulla, il silenzio più assoluto. Faccio il primo passo e sento le gambe pesanti, ma ne basta un altro per tornare a un’apparente normalità. Mi dirigo verso la porta. La guardo con scrupolo, per capire cosa ho davanti. È alta circa due metri e venti, lo riesco a capire partendo dalla mia altezza, sono un metro e ottanta e so che se alzo il braccio arrivo a due metri e trenta, quindi visto che il mio braccio esce di circa dieci centimetri, ecco la mia conclusione. È l’altezza standard di una porta, due metri e venti, però questa si trova in una radura in mezzo a una foresta e di standard non c’è nulla.
È di colore rosso, potrei definirlo rosso Ferrari, un bel rosso acceso, il mio colore preferito, strano no? È pulita, nel senso che non ha particolari, intagli, disegni o altro, liscia, completamente liscia. C’è una maniglia di colore bianco, in legno, non c’è il buco della serratura. Chissà! Forse avevano paura che qualcuno guardasse all’interno. Vi giro intorno per vedere l’altro lato. Non ci sono muri o sostegni, è solo appoggiata a terra. L’altro lato è identico a quello precedentemente ispezionato. Faccio un paio di giri come se sperassi che qualcosa cambiasse, ma ovviamente nulla. Mi guardo intorno nuovamente e cerco segni a terra per capire come sono arrivato qui, le uniche impronte sono quelle da me tracciate.
Mi sposto per vedere il confine della radura e arrivo davanti ai folti alberi che nascondono altra folta vegetazione, sembra che sia molto difficile passare da quella parte. E allora come sono arrivato qui?
Le stranezze si fanno più strane. Alzo la testa. Perché non l’ho fatto prima? Non so, ma ora che guardo vedo il cielo, o meglio sembra il cielo, ma è completamente nero, niente stelle. Io sono un esperto di stelle, già da bambino riconoscevo tutte le costellazioni, cosa che in adolescenza mi è stata molto utile per fare colpo sulle ragazze e funzionava molto bene. Comunque niente di utile, anche dall’alto di questa situazione.
Non mi spiego cosa stia succedendo. Decido di sedermi davanti alla porta, incrocio le gambe e inizio a meditare, oramai sono molto bravo a farlo. Guardo la porta per un’ultima volta e chiudo gli occhi, forse se torno indietro alle ultime cose che ho fatto riesco a trovare la soluzione a questo enigma.
2.
PUNTO DI ROTTURA
Mi trovo nel letto di casa mia, a Milano, sono rannicchiato in posizione fetale, il piumone mi copre completamente, mi sento debole e piango singhiozzando. Perché questi pensieri? Volevo vedere cosa fosse successo poco prima di ritrovarmi nella radura, e qui ci troviamo a un anno fa. Da poco era morto il mio migliore amico in un assurdo incidente e io ero caduto in depressione, se non sbaglio questo era il terzo giorno dopo il mio crollo. Come faccio a saperlo? Basta guardare le condizioni del letto, un vero schifo.
Comunque andiamo avanti e vediamo per quale motivo sono tornato così indietro con i miei ricordi. Da tempo sono convinto che il caso non esista e quindi c’è un motivo per cui mi trovo a rivivere questa brutta situazione.
Il telefono squilla, erano giorni che lo faceva senza che io prestassi attenzione a quel suono continuo, non avevo neanche avuto la forza di staccarlo dalla presa del muro. Tre giorni prima, dopo l’ennesima cena di presentazione del film, ero rientrato a casa, mi ero sdraiato sul letto e avevo iniziato a piangere. Ero crollato, avevo provato a essere forte, ma alla fine tutto il dolore che avevo nascosto dentro di me per la morte di Gianluca era uscito fuori con la forza di un fiume in piena. Era come se fossi fuori dal mondo, non sentivo nulla di quello che era fuori dal letto, dove per tutto quel tempo mi ero