L'ultimo lampione del colle
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About this ebook
Questo nuovo romanzo del principe navigatore é innanzitutto un omaggio a Roma in cui l'Autore rievoca, ambientandole ai giorni nostri, le atmosfere lugubri e affascinanti dei racconti misteriosi sulle occulte leggende romane tanto in voga nell'800.
Paolo Arreghini è nato a Genova nel 1962. Laureato in Lettere e specializzato in lingue straniere, lavora sulle navi da crociera girando ripetutamente il mondo. In occasione del suo quarantesimo compleanno nel 2002 è stato insignito del titolo di Principe Onorario del Mare.
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Book preview
L'ultimo lampione del colle - Paolo Arreghini
PAOLO ARREGHINI
L’ULTIMO LAMPIONE DEL COLLE
Romanzo
Questo libro è un omaggio a Roma. Prima ancora dei personaggi, Roma ne è la protagonista.
Quella che era la mia
Roma non esiste più. Ha smesso di esistere da quando se n’è andata Zia Adelaide.
Dedico quindi questo romanzo alla sua memoria, a mio cugino Giovanni, alla 500 targata K8 e a tutti quegli elementi che rappresentarono una Roma che oggi vive solo nei mei ricordi.
Paolo Arreghini
CAPITOLO I°
Può Roma essere squallida?
No, non può. Roma riesce ad essere affascinante anche sotto una pioggia incessante e senza speranza. Fernando guardava il cielo che rimaneva inesorabilmente grigio senza che un barlume di schiarita comparisse all’orizzonte. Non era il caso di deprimersi per una giornata di poggia. Aveva tanto lavorato per essere trasferito a Roma, vivere a Roma per un prete significa tutto. Tutte le possibilità di carriera a portata di mano, il prestigio, il meglio del meglio. Intanto però era finito in una parrocchia qualunque e pure tristanzuola. Una chiesa moderna senza epoca né stile, addossata a un vecchio edificio dall’aria anonima. I parrocchiani avevano subito accolto con simpatia quel prete giovane, neppure tanto brutto, anzi, interessante con quegli occhi azzurri e i capelli brizzolati. Fernando era arrivato carico d’energia e di speranze; purtroppo si era subito reso conto che lavorare a Roma non significava sfondare nell’alto clero al primo colpo. Avrebbe dovuto pazientemente aspettare e nel frattempo umilmente piegarsi ad ascoltare i racconti delle vecchiette sulla salute e i problemi del quartiere.
Continuava a piovere. Fernando sospirò e riprese l’agenda nella speranza di trovarvi qualche appuntamento pur sapendo che non aveva nulla da fare. Passò quindi al giornale e cominciò a rileggerlo per controllare che non gli fosse sfuggita qualche notizia utile. Voleva darci dentro e farsi conoscere in fretta. Il telefono interno lo strappò dai sogni di gloria. Era il parroco.
Fernando, potresti venire nel mio ufficio?
Arrivo subito
.
Il parroco, Don Giulio, ricevette Fernando nel suo stanzone moderno malamente adibito a ufficio. Al giovane prete rampante dava fastidio che il suo superiore avesse appesa al muro una foto di Papa Francesco in cui l’autografo era stampato. Una foto comune, di quelle che si possono trovare a pochi euro in tutta Roma. Tutto l’insieme era di una tristezza unica. Non lo sarà stato per il parroco, ma lo era per lui.
Accomodati, Fernando. Volevo farti una domanda e gradirei che tu mi rispondessi sinceramente: come ti trovi in questa parrocchia e in questo ruolo?
Perché mi fa questa domanda, Don Giulio? Non mi sembra di essermi mai lamentato
Con le parole no ma con gli occhi sì. Cosa vorresti fare esattamente? Ho l’impressione che tu ti senta un po’limitato qui
In effetti è vero. Mi ero immaginato una vita molto più attiva per un sacerdote qui a Roma, qualcosa di più appagante. Mi accorgo invece di fare le stesse cose che facevo a La Spezia
Beh…se pensavi di telefonare al Papa o di fare un Summit al giorno eri fuori strada. Capisco cosa intendi, non sei l’unico. Tanti giovani sacerdoti, soprattutto gli stranieri, hanno questa visione dell’essere prete a Roma. Non è così, ma attento: le occasioni, le grandi occasioni, verranno molto prima di quanto te l’aspetti. Devi solo essere paziente
La ringrazio Don Giulio, il suo augurio mi risolleva molto
rispose Fernando facendo cenno di alzarsi. Don Giulio lo trattenne con un gesto.
Non ho finito, Fernando. C’è dell’altro. Capisco che tu sia giovane, l’abbiamo già detto, ma tu esci la sera e a volte torni tardi, molto tardi. So che non lo fai tutte le sere ma non è bello per un sacerdote e può dare adito a sgradevoli pensieri
.
Fernando subì come un colpo allo stomaco quelle parole. Sapeva che prima o poi sarebbero arrivate e si era preparato la risposta ma ebbe paura lo stesso. Riuscì tuttavia a reagire fingendo indifferenza.
Ha ragione, Don Giulio. Vede, io sono innamorato follemente di Roma. E’ più forte di me. Prendo un mezzo e vado dove mi porta il cuore. Roma di notte è bellissima, poetica e….
Pericolosa
No, Don Giulio, no. Cosa rischia un povero prete? A Roma, poi? No…credo che persino la malavita qui rispetti un religioso. A Milano o a Genova potrei avere paura ma non qui. Non faccio nulla di male. Mi rigenero, ritrovo me stesso
.
Bene, Fernando. Cerca solo di non tornare tardi, però. Non sta bene per un prete
.
Fernando promise e si congedò dal buon parroco. Tornò nella sua stanza e si asciugò il sudore freddo dalla fronte. Il cuore gli batteva a raffica. Si