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Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio
Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio
Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio
Ebook356 pages5 hours

Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio

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Ci sono differenti maniere di catalogare "Mavvaffanguru": una satira socio-spirituale, un trattato semiserio, un libro comico, un'autentica guida alla liberazione dello spirito... Ci stanno tutte. Si tratta di un "manuale" di ricerca interiore che, senza perdere di profondità, tratta il tema della spiritualità evitando facce serie, rituali senza senso e nuvole tossiche di incensi. Con un linguaggio tutt'altro che ortodosso, Peppino Cocozza, il Vaffanguru che l'autore "canalizza", guida il lettore verso il risveglio della coscienza. Da un bar di periferia o dalla cucina del cognato, fra un caffè, una birra e una sigaretta, questa specie di Virgilio da strada rivela i preziosi mantra italiani: "le tre formule magiche che possono salvare il mondo dall'ignoranza".
LanguageItaliano
PublisherPrem Dayal
Release dateDec 19, 2018
ISBN9788829579686
Mavaffanguru: Guida spirituale per mistici senza dio

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    Book preview

    Mavaffanguru - Prem Dayal

    http://write.streetlib.com

    PARTE PRIMA

    La malattia

    Le malattie sono tante

    La salute è una sola.

    Osho

    LA GENESI

    Come cominciò tutto questo casino? Non ne ho la minima idea. Il buon vecchio Socrate più o meno diceva: L’unica cosa che so con certezza è che non so un bel niente. Se non lo sapeva Socrate, potete immaginare cosa ne possa sapere io.

    Tuttavia c’è un sacco di gente che dice di sapere moltissimo e che pertanto è più intelligente di me e di Socrate... che alla fine, come compagno di banco, non è certo uno di cui ci si possa vergognare.

    In giro ci sono persone incredibili! C’è chi parla con gli angeli, c’è chi parla con i morti, chi con creature del bosco, con extraterrestri, con folletti, con animali… e i più fortunati sostengono addirittura di un canale preferenziale con Dio in persona.

    Sfortunatamente succede in continuazione che queste stesse persone che comunicano come se niente fosse con entità, piante, fantasmi, mutanti, ufo, gufi e ogni tipo di bestie, abbiano serie difficoltà a capirsi con i propri figli, la moglie, il marito o il vigile urbano.

    C’è chi crede in antichi miti e ti sa dare perfino l’indirizzo e il codice postale del paradiso e dell’inferno, chi conosce la strada per arrivarci e giura di esserci stato, chi addirittura sostiene di possedere il numero verde del call center dell’altro mondo; per non dire poi dei più furbacchioni, che custodiscono gelosamente il numero del telefonino di san Pietro in persona per situazioni speciali. C’è chi con calendari e calcoli astronomici ti sistema tutto il disordine cosmico, chi è in possesso di formule magiche per risolvere qualsiasi tipo di problema (se conoscete qualcuno che sa come far ricrescere i capelli, per favore, ditemelo: sono disposto a convertirmi a qualsiasi religione, anche se comporta di vestirsi da Uomo Ragno), c’è chi sostiene di provenire da altri pianeti e magari ti esibisce, come se fosse normale, il passaporto di Venere o di Chirone (che nessuno sa dove sta e cosa sia). Ci sono walk in e ci sono walk out [¹] … che non s’incontrano mai fra di loro; c’è chi ti rivela il Segreto e chi te lo nasconde, c’è chi te lo rivela a pagamento - anche se non serve a niente - e chi te lo rivela gratis ma non serve a niente lo stesso, ma almeno è più conveniente. Ci sono molti che si illuminano e molti di più che si fulminano; e questo non è un male, perché con tutti questi che si illuminano la gente normale comincia a sentirsi inferiore, però, guardando quelli che si fulminano si sente rinfrancata e se ne va a farsi una bella pizza e birra con gli amici da Franchino lo Zozzone.

    Ci sono quelli che sentono voci di altre entità o spiriti, e se alcuni di loro scrivono libri guadagnando soldi e seguaci, ce ne sono altri meno fortunati che finiscono all’ospedale psichiatrico. E infine ci sono i canalizzatori! Quelli che parlano per conto di altri, gente che è già morta, generalmente, o che deve ancora nascere o che non degnerà mai nemmeno di uno sguardo questo mondo di poveri disgraziati... o che non si sa chi diavolo sia. C’è chi ti canalizza san Francesco, Lord Shiva, la Grande Madre, il Grande Fratello, Nostradamus, Nosferatu, Mary Poppins, Braccobaldo... e altri che non sanno più cosa inventarsi e cominciano a canalizzare addirittura se stessi.

    Da sempre sento il desiderio di scrivere un libro per esprimere quelle schegge di comprensione che qua e là baluginano nella mia mente… ma che credibilità può avere uno come me che è ignorante come il povero Socrate, che non ha mai ricevuto una telefonata, non dico dall’arcangelo Gabriele, ma nemmeno dalla sua segretaria, che non ha mai avuto una visione neanche di un miserabile scarafaggio che dà un sermone, che non viene né da Venere né da Chirone ma che è originario di Bitonto, che è stato molto più vicino alla fulminazione che alla illuminazione... e che, per giunta, vivendo da più di venti anni all’estero, non sa più parlare correttamente alcun idioma?

    Però l’altro giorno, durante una peripatetica passeggiata solitaria, con mia grande sorpresa ho cominciato a sentire una voce parlare dentro di me. Come prima cosa mi sono preoccupato e ho subito pensato di consultare uno psicologo; ma a un esame più attento mi sono accorto che questa voce non parlava senza senso, anzi! Mi trasmetteva dei chiari messaggi di saggezza.

    – Ma questo è sensazionale! – mi dissi. – Allora… anch’io ricevo messaggi da altre dimensioni, anche io sono un channeler , un canalizzatore. Ma allora… ma allora io non sono un coglione qualunque! Io sono un coglione speciale!

    Ma chi stavo canalizzando? Diogene? Padre Pio? Un visionario del Mar Morto, un profeta dell’antico testamento?... No, amici: io stavo canalizzando Peppino Cocozza. E chi cazz’è? direte voi. Non lo so bene neanch’io, ma lo scopriremo leggendo. Quello che sospetto è che la saggezza la si incontri dove meno ce la si aspetta.

    È ora di cominciare a raccontare.

    IN PRINCIPIO ERA IL CAOS

    In principio era il caos... o era il verbo? Tutto cominciò con una esplosione magnetica? O con il buco nero? Era l’Alfa o era l’Omega? Chi suonò il Big Bang? O suonarono lo Yin e lo Yang?... – Mamma mia, che confusione! – O c’è un Dio che in un laboratorio di terracotta a Grottaglie fa delle statuine su cui sputa sopra prima di lanciarle sul pianeta? O fu Con Tiqui Viracocha che, sorgendo all’improvviso con i primi uomini dal lago Titicaca – e non Chiticaca, come ama dire Peppino Cocozza per fare infuriare i peruviani – si mise subito in mostra creando il sole, la luna e le stelle per illuminare il mondo? O fu il cinese Pangu che, nato dall’uovo cosmico – e non dall’uovo alla coque, come sostiene erroneamente Peppino Cocozza – creò il cielo con la parte superiore del guscio e la terra con la metà inferiore? O la responsabile di tutto è la Trimurti, l’allegro trio indù di Brahma, Vishnu e Shiva? O fu il babilonese Marduk – e non Merduk come dice Peppino Cocozza per far imbestialire i Babilonesi – che divise il cielo e la terra tagliando in due il mostro marino Tiamat? O è all’ombra delle piramidi che il dio solare Atum, nato dall’oceano primordiale Nun, creò con la saliva il vuoto Shu e l’umidità Tefnut, da cui furono generati la terra Geb e il cielo Nut – ’azz! questo sta complicato! – che a loro volta crearono Iside, Osiride, Nefti e Seth, quattro simpatici fratelli dai quali nacque incestuosamente tutta l’umanità? O furono Caino e Abele?... O Romolo e Remo? O apparteniamo al mondo virtuale della Matrix ? – Oddio che casino! – O furono Tepeu e Kukulkan a incaricare Huracan, il cuore del cielo, di creare il mondo provando prima con il fango, poi con il legno e riuscendoci finalmente con il mais? – Come cazzo gli venne in mente di provarci con il mais? – O si tratta di isotopi stabili e biomarcatori molecolari che, incontrandosi con acidi nucleici e procarioti filogenetici, si trasformano in biomolecole ramificate che se le mischi tutte insieme e ci aggiungi un po’ di pepe e parmigiano ti viene fuori una zuppa primordiale che sa di eternità?

    Io non ho la minima idea di come cominciò tutto questo casino cosmico, però so come cominciò il mio casino personale che, più o meno, accomuna tutti quelli che vincono il biglietto per salire sulla giostra chiamata Terra.

    L’umanità si è arrovellata per millenni cercando di dipanare questa intricatissima matassa che si chiama vita umana; e a volte ci è quasi riuscita, tramandandoci messaggi che per noi, menti semplici e ignoranti, sono difficili da capire. Però, come ogni generazione ha il suo profeta, anche noi siamo benedetti dalla apparizione di un vero oracolo vivente: Peppino Cocozza. Dopo averci illustrato le cause e le conseguenze del tormento umano, egli ci indicherà la medicina suprema, la strada maestra per liberare l’intera umanità dalle grinfie dell’incoscienza: i mantra italiani.

    DALL’ORO AL PIOMBO

    La madre di tutte le domande è: perché l’umanità è così fottuta? Questa è la prima questione su cui ci invita a riflettere il nostro Peppino Cocozza, facendosi scricchiolare le ossa del collo con un curioso movimento che da adolescente ha imparato dal suo maestro di tressette.

    Effettivamente c’è da chiederselo, perché, a pensarci bene, quando l’umanità arriva su questo mondo sta perfettamente bene. Tutti ci presentiamo qua in forma di bambini, e i bambini non hanno assolutamente nulla che non va. I bambini sono l’espressione splendente della gloria di dio. Basta guardarne negli occhi uno per capirlo. Tutto ciò che scorgi negli occhi di un bambino è purezza, onestà, amore, fiducia, nobiltà, coraggio, creatività, intelligenza, dignità, senso dell’humor… non c’è niente di un bambino che non sia puro oro.

    Dopo, volgiamo per un momento lo sguardo verso un gruppo di umani adulti, e vedremo una mandria scomposta di ragionieri, geometri, dottori, commendatori, commercialisti, signore per bene, ingegneri, poliziotti, madri di famiglia, idraulici, impiegati, muratori, commercianti… che si barcamenano affannosamente con le pochezze delle loro vite, appesantiti dai loro vizi, manie, ambizioni, paure, frustrazioni, bugie, invidia, timidezza, calcoli, avidità, ipocrisia, violenza… Tanto che ti viene da chiederti: Ma dove è finita tutta quella bella gente che era arrivata su questo pianeta? Che è successo? Dove si è persa? Che cosa ha determinato questo sfacelo?

    La seconda domanda a cui – mentre aspetta che apra il barbiere – la nostra guida ci invita a rispondere è: che cosa intercorre fra l’infanzia e l’età adulta?

    La risposta è scontata, ma nello stesso tempo sorprendente: fra l’infanzia e l’età adulta c’è un processo che si chiama educazione. L’educazione è il processo che traghetta ognuno di noi dall’età dell’oro della infanzia, all’età del piombo della… adulzia – ci suggerisce Cocozza con questo neologismo lanciato contro la limitatezza del vocabolario italiano. Se c’è una infanzia – riflette scartando una caramella – ci dev’essere per forza una adulzia.

    E chi si occupa di portare a compimento questo processo metamorfico che chiamiamo educazione? La famiglia, certamente, e questo lo sappiamo; la scuola, e anche questo lo sappiamo; e la religione… e questo preferiremmo non saperlo. Genitori, maestri e sacerdoti: loro sono i tre artefici di questa straordinaria mutazione. Queste tre categorie di educatori sono come una specie di alchimisti capaci di realizzare il sogno che migliaia di alchimisti tradizionali, nei loro laboratori, fra polveri magiche e alambicchi colorati, hanno perseguito nel corso dei secoli: scoprire la pietra filosofale per trasformare il piombo in oro. E loro ci sono riusciti! Solo che, al contrario: hanno trasformato l’oro in piombo. È per questo che Peppino Cocozza li chiama alchimisti al contrario.

    Praticamente, questi geni sono capaci di acchiappare degli esseri sani, innocenti e rilassati, e in solo pochi anni trasformarli in nevrotici, pervertiti, sadici e bugiardi, avvelenati da sensi di colpa, ambizione, gelosia, paura, avidità e violenza. Non è straordinario?

    Ora immaginiamo che sia vera la storia, un po’ infantile però poetica, di un Dio con la barba bianca che crea l’uomo a sua immagine e somiglianza... e non il contrario, come sostiene Feuerbach…

    A pensarci bene sembra più verosimile l’ipotesi del filosofo tedesco, che sostiene che sia l’uomo ad aver creato Dio a sua immagine e somiglianza. Infatti, se gli asini, per esempio, fossero così somari da inventare una religione, credete che potrebbero accettare l’idea di un Dio con forma umana? Ovviamente no! Creerebbero sicuramente un Dio con le sembianze di un asino! Certo, sarebbe un asino rampante come quello dei carretti della Ferrari: con la criniera tutta bianca, la coda lunga e svolazzante nel cielo blu, con un sorriso irresistibile e un raglio da tenore! Però sempre un asino. Non certo un uomo! Se gli asini dovessero proprio usare la forma umana, la sceglierebbero semmai per rappresentare il diavolo, considerando quello che in tanti millenni gli uomini gli hanno fatto patire.

    Però ritorniamo alla bella immagine di questo Dio artigiano, nel suo laboratorio rinascimentale… una specie di Michelangelo della terracotta.

    Amici, questo Dio non è semplicemente un artista, questo Dio è il più grande artista di tutti i tempi! Un artista che produce continuamente ogni tipo di cosa, e non in serie! Ma neanche per sogno! Lui continuamente produce migliaia, milioni, miliardi, arcitetrabilioni di pezzi unici e assolutamente irripetibili. Lo so che la storia che ci raccontano è quella di un Dio che ha creato tutto il mondo in sette giorni. Però Peppino Cocozza nutre forti dubbi a rispetto:

    – Ma non diciamo stronzate! Ma scusa, uno lavora solo una settimana? In tutta l’eternità?! E non solo! Di sti sette giorni uno se lo prende pure di riposo! Andiamo! Com’è possibile?! Ma manco se si faceva le canne!

    A parte il suo linguaggio colorito – al quale spero vi abituiate presto – effettivamente, vedendo tutto il casino che ha creato, il sospetto che Dio si facesse le canne ti viene.

    Probabilmente dobbiamo credere al nostro Guru, o Vaffanguru – come preferisce farsi chiamare – quando ci assicura che il laboratorio di Dio lavora ancora a pieno regime e che Lui continua a darsi da fare con lo stesso entusiasmo con il quale creò Adamo, Eva, il serpente e la mela.

    Pertanto, che cosa succede? Dio, o Diosito – come lo chiamano cariñosamente in America Latina, e come lo chiamerò io in questo libro – con il suo sempreverde entusiasmo, un bel giorno decide di regalare al mondo una sua nuova opera d’arte; e con tutto il suo amore, genio e dedizione, afferra un pezzo di argilla con le sue manine sante e, con la sua infinita creatività, dà forma a un essere umano completamente nuovo: gli sputa addosso e lo lancia su questo pianeta sotto forma di neonato.

    Quando arriva al mondo un nuovo bambino, guardandolo da dietro i vetri della nursery dell’ospedale o fra le braccia della mamma – come ci insegna Vittorio Gassman in un’opera immortale di Ettore Scola – la prima cosa che viene da chiedersi è: E chi sarà questo? Un altro coglione?. Preoccupazione, questa, assolutamente giustificata, perché basta guardarsi intorno per capire che il mondo non ne potrebbe reggere uno in più. Però, alla fine, tale timore, anche se fondato sull’agghiacciante osservazione della realtà, è solo una preoccupazione da personaggi da commedia all’italiana. Infatti, se guardiamo un po’ più in profondità, ci rendiamo conto di ciò che abbiamo già detto, ossia che non c’è bambino che non nasca come espressione piena e luminosa del mistero dell’esistenza e non abbia dentro di sé tutti gli elementi che, portati alla luce, riveleranno qual è la nota unica e ineguagliabile con la quale dio ha voluto arricchire la sinfonia dell’universo attraverso la sua presenza. Non c’è bambino che non nasca come oro puro. Se il mondo è pieno di cretini non date la colpa al povero Diosito .

    Forse non ci hai mai riflettuto, ma ti sei mai reso conto che ognuno di noi è un essere unico e irripetibile? Ti sei mai accorto che uno come te, esattamente come te, non era mai apparso dall’eternità del passato e non apparirà mai più nell’eternità del futuro? In tutto l’universo non c’è niente che si ripete. Non ci sono neanche due foglioline che sono perfettamente uguali. Che dire di due esseri umani?

    A pensarci bene non risulta nemmeno strano. Se addirittura un qualsiasi artista, anche mediocre, non fa mai due opere uguali, immaginati il Grande Artista! Andiamo! Dio non fa le cose in serie! Non lavora in catena di montaggio. Dio non è la Fiat! E non abita a Torino. Mi dispiace per i torinesi, ma Dio non ci è neanche mai passato da Torino; la conosce solo di nome, per reminiscenza scolastica, essendo rimasto molto colpito dal gesto eroico di Pietro Micca. Questo è tutto. Una volta ci è passato vicino salendo da Alessandria, ma poi prese il raccordo e andò direttamente a Cuneo per mangiare le anguille al barolo.

    Ora, che cosa farebbe una società che avesse il minimo rispetto per l’opera di Dio quando un nuovo essere umano arriva su questa terra? Che atteggiamento avrebbe una società evoluta, umana, intelligente, che vive nell’amore e nella gratitudine, di fronte a questo pezzettino di oro puro misteriosamente arrivato dall’aldilà? Probabilmente direbbe:

    – Mamma mia, che responsabilità! Che cosa possiamo fare noi, che siamo sensibili, esperti, poderosi e intelligenti, per creare le condizioni adatte a salvaguardare la sua unicità? E fargli scoprire i suoi talenti, sviluppare le sue caratteristiche peculiari, individuare gli strumenti, il territorio e l’ambiente adeguati a favorire le sue inclinazioni naturali, portare alla luce tutto il suo potenziale e proteggere il suo irripetibile modo di sentire, amare ed esprimere la gloria dell’esistenza… senza interferire minimamente, per carità! con le intenzioni del Dio che l’ha creato! lasciando intatta la purezza della sua creazione e mostrandogli in tal modo tutta la nostra gratitudine.

    Questo sarebbe fantastico! E, infatti, è fantastico... nel senso che qualcosa del genere lo trovi solo nella fantasia.

    Sfortunatamente siamo condannati tutti a un destino ben diverso.

    – Quando tu arrivi in questo mondo di merda – ci spiega Cocozza mettendo il gesso sulla stecca da biliardo con la stessa lentezza con cui una pensionata si mette lo smalto sulle unghie – alla società non gliene sbatte un cazzo di chi sei tu. L’unica cosa che gli interessa è trasformarti il più presto possibile in un coglione al suo servizio. Alla società, di ciò che ha fatto il loro Dio non gliene può fregare di meno! Il lavoro degli alchimisti al contrario è proprio quello di acchiappare tutto ciò che ha fatto il loro Dio di fantasia – che evidentemente non capisce un cazzo e non sa quello che fa – passarselo per l’arco del trionfo (e avete capito di che arco e di che trionfo sto parlando) e sostituirlo con tutte le loro stronzate di idee, morali e tradizioni.

    Ciò che il nostro Vaffanguru sta cercando di dirci con tanta moderazione è che, praticamente, il lavoro dell’alchimista al contrario consiste nel convertire opere d’arte in Fiat.

    Diosito ti manda qui sotto forma di Monna Lisa – conclude mancando clamorosamente l’otto nella buca centrale – e sti stronzi ti trasformano in una 127 di merda. Se ti va bene in una Panda con gli alzacristalli elettrici, se ci hai proprio culo in una in una 850 coupé con una striscia nera sulle fiancate, e se invece nasci con la sfiga attaccata addosso ti ritrovi a essere una 600 familiare con tutte le suore dentro.

    Ora, non vorrei che pensaste si abbia qualcosa contro la Fiat; al contrario pensiamo che a Torino si producano, anzi, si producevano, delle ottime automobili… a parte la Duna. Però andiamo! Volete paragonare un’automobile, anche se bellissima, con lo splendore di una Monna Lisa ?

    Il povero Diosito dev’essere disperato. È da sempre che gli distruggono il lavoro che fa con tutta la sua passione. Io penso che Dio si trovi in una crisi totale. C’è chi dice che vada dallo psicologo e chi sostiene che prenda addirittura farmaci. E come non capirlo! Sarebbe come se Michelangelo dipingesse la Monna Lisa – che in realtà la dipinse Leonardo, ma per Peppino Cocozza non fa alcuna differenza – e quando viene da te per mostrartela tutto emozionato come un bambino alla recita scolastica di fine anno, tu gli dicessi:

    – Bravo! Però aspetta un momento... – e impugnando un pennarello – qui le facciamo dei baffetti così somiglia a zio Vincenzo... un bel paio di occhiali, così sembra più intellettuale... qui le facciamo un occhio nero così sembra più vissuta... le togliamo un dente, così si vede più buffa... e le accorciamo pure i capelli, così si vede più ordinata.

    Come non avere compassione per il povero Diosito ? E come non avere compassione per noi, che alla fine diventiamo tutti delle Monna Lisa con i baffi, gli occhiali, un occhio nero e senza un dente?

    DALL’EDUCAZIONE ALL’ADDESTRAMENTO

    In base alle considerazioni che abbiamo fatto nel capitolo precedente, la parola educazione sembra più una maledizione che un’opportunità. Ma non dobbiamo dare la colpa alla parola. Infatti la parola educazione viene dal latino educere , che significa tirar fuori, portare alla luce. Ossia, secondo la sua origine etimologica, l’educazione dovrebbe consistere nel tirare fuori da qualcuno le sue qualità, per poterle portare alla piena realizzazione del loro potenziale. Che bello! Se fosse così, a chi non piacerebbe essere educato? A chi non piacerebbe trovare qualcuno più maturo e saggio di lui, che lo guidi alla scoperta di se stesso e lo aiuti a realizzare il proprio destino?

    Che bella parola! Educere , educare.

    Peccato che i nostri indefessi alchimisti al contrario abbiano modificato leggermente il significato di questa bella parola latina, trasformando la parola educazione nel manuale di addestramento del pastore tedesco. Lo so, come affermazione può sembrare un po’ forte, ma Peppino Cocozza ci fornisce un argomento incontrovertibile per asserire la sua teoria, secondo la quale, noi non veniamo educati ma addestrati.

    Chiunque abbia l’esperienza di vivere con un animale domestico, o con uno della fattoria, conosce molto bene il sistema per educarlo. Si tratta dell’antico metodo castigo – ricompensa: Se fai la pipì nella cassettina ti do una bella croccantina, e se mi cachi sul tappeto ti prendi una pedata che ti faccio volare dalla finestra; e all’asino gli dici: Se tiri la carretta ti do una bella carotina, e se non la tiri, la carotina sai dove ti va a finire. Castigo – ricompensa. Giusto? Adesso, la domanda è: tu con che sistema sei stato educato? Con lo stesso!!! Ovviamente: Se sei promosso a scuola vai in vacanza a Gallipoli, e se sei bocciato, la vacanza te la passi a casa di tua nonna. Se fai quello che voglio io ti amo e ti rispetto, se fai quello che vuoi tu ti prendi una schiaffone e te ne vai affanculo. Castigo – ricompensa.

    – Adesso scusate – ci dice Peppino Cocozza mentre gonfia le ruote della bicicletta – se tu usi lo stesso sistema per educare tanto gli animali come gli esseri umani, perché poi ti meravigli che ti escano degli esseri umani che si comportano come degli animali?

    Come dargli torto? E non solo! Non vorrei che questo paragone fra uomini e animali offenda questi ultimi, perché è evidente che, come genitori, gli animali se la cavano molto meglio degli umani. Per esempio non c’è nessun animale che sia così disumano da considerare i propri figli come un investimento per il proprio futuro. Quando gli animali si riproducono, i genitori adattano completamente le loro vite alle esigenze dei cuccioli fin quando questi diventano degli individui maturi e indipendenti. E questo è un processo che in natura non fallisce mai. Non esiste un solo cane randagio, giraffa o cinghiale che non diventi abbastanza maturo da affrontare la propria vita così com’è. Non si è mai sentito dire: Mmmh… questo cinghiale è rimasto infantile. Bisogna mandarlo dallo psicologo. Purtroppo queste frasi si sentono spesso riferite agli esseri umani; e ciò dipende dal fatto che noi, come genitori, ci comportiamo al contrario di come fanno gli animali: invece di adattare le nostre vite alle esigenze dei figli, adattiamo la vita dei figli alle esigenze dei genitori. È per questo che è molto difficile trovare un essere umano maturo come un cinghiale… A parte che nessun cinghiale ha il padre alcolizzato e la madre in terapia; e questo, bisogna riconoscerlo, è un vantaggio per il cinghiale.

    I bambini si trovano in una situazione difficile. Pertanto, chi vuole cimentarsi nell’arte della alchimia al contrario, e avere la soddisfazione di vantarsi per avere trasformato esseri umani liberi e orgogliosi in obbedienti fenomeni da circo, è bene che conosca i loro punti deboli.

    La prima cosa da tener presente è che i bambini sono prigionieri della loro famiglia. Quando sei adulto, se la tua famiglia non ti piace, puoi sempre divorziare e fartene un’altra; quando sei bambino, no. Se la tua famiglia ti sta antipatica non puoi cambiarla con quella del tuo amico; te la devi ciucciare così com’è fino alla fine. Da adulto, se una situazione non ti piace puoi sempre cambiarla… e infatti cambiamo di tutto: cambiamo lavoro, moglie, marito, amici, città, stato, continente, religione… ci tingiamo i capelli, facciamo il trapianto, ci togliamo le rughe, cambiamo nome, cambiamo colore… cambiamo addirittura sesso! Quando sei piccolo neanche la maglietta ti puoi cambiare se non ti piace.

    L’altro grave problema che soffrono i bambini dipende dal fatto che sono ingenui e si fidano degli adulti. Qualsiasi cosa gli si dica a un bambino, lui ci crede. Per esempio, tu gli racconti che esiste Babbo Natale con le renne – o la Befana che vola su una scopa – e che se ti comporti bene ti portano i regali e se ti comporti male ti portano il carbone… E loro ci credono, ovviamente, perché non pensano che sei così stronzo da inventarti una tale baggianata! I bambini sono così: credono in quello che tu gli dici. Se tu gli dici che il paradiso sta in cielo e l’inferno sotto terra, loro ci credono. Però prova a dirgli il contrario: digli che il paradiso sta sotto terra e l’inferno nel cielo, e vedrai che loro ci crederanno nella stessa maniera. È incredibile, ma siamo così abituati a spacciare per vere delle storie che non stanno né in cielo né in terra, che non ci rendiamo neanche più conto di ciò che facciamo. Sembra quasi che ci divertiamo a burlarci di loro. Per esempio, in India, si divertono a prendere in giro i bambini facendogli credere che esista il dio elefante, il dio scimmia, il dio topo… e loro ovviamente ci credono. Nei paesi musulmani mi hanno detto che si divertono a ridere dei bambini facendo loro credere che quando Maometto morì, volò in cielo con tutto il cavallo! E loro, ovviamente, ci credono. Nei paesi cattolici, invece, ci divertiamo a burlarci dei bambini facendogli credere che la mamma di Gesù, contrariamente alla tua, era vergine! E loro ci credono!… Lo so, lo so che ci hai creduto pure tu… come ci avevo creduto io.

    Come tutti i bambini non potevo immaginare che tutta quella gente per la quale nutrivo una incondizionata fiducia non avesse la minima idea di quello che mi diceva. Per questo ero un appassionato cattolico. Il mio sogno era fare il chierichetto e poi diventare francescano… gli hippies mi sono sempre piaciuti.

    Il problema era che mi sentivo indegno dei martiri cristiani che campeggiavano nelle vivaci stampe attaccate alle pareti della mia cattolicissima scuola siciliana. Questi santi e queste sante capaci di non rinnegare la propria fede nemmeno sotto torture atroci. Sentivo che non ero all’altezza di questi eroi del cristianesimo che non esitavano a farsi lapidare, scuoiare vivi, capaci di salmodiare con gli occhi al cielo mentre le fiamme li divoravano; o di quelli che, nel Colosseo, di fronte alle divertite famiglie romane che sgranocchiavano gallette di farro soffiato con i bambini, si lasciavano addentare dai leoni mentre, sulle loro labbra insanguinate, le dolci parole di Dio permanevano con la luce di un eterno sorriso.

    Ho sempre saputo che non avrei avuto il coraggio di difendere il nome di Dio come avevano fatto quegli eroi della fede. Ero terrorizzato dalla sola idea di trovarmi nella stessa situazione dei martiri cristiani, perché ero sicuro che al posto loro sarebbe bastato che mi venisse detto: Stai attento, perché se non rinunci al tuo Dio, c’è la possibilità che uno di questi anni, chi lo sa?, ti potremmo anche torturare, perché fossi disposto a rinnegare immediatamente il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo e tutti gli angeli del paradiso, per convertirmi a qualsiasi religione, anche se implicava venerare Batman cinque volte al giorno. Ero un vigliacco.

    Fu così che cominciai a odiare me stesso, a odiare quelli che ammazzarono Gesù, a odiare il Colosseo, i leoni, i romani, e le gallette al

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