Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

La vita di un'altra
La vita di un'altra
La vita di un'altra
Ebook111 pages1 hour

La vita di un'altra

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

“I risultati sono positivi” afferma la dottoressa fissandola negli occhi. “Lei ha contratto il diabete”. A Jessica Zanardo si contrae lo stomaco.
Diabete? Che strana parola... Non può essere vero. Nessun segnale, nessun preallarme... Perché nessuno l’ha messa in guardia da
tutto questo? Contrarre il diabete significa dover rinunciare a un sacco di cose: i propri gusti, i propri movimenti, la propria indipendenza.
La propria libertà. Ecco allora che, un ingranaggio per volta, la sua vita si capovolge e tutti i piani di matrimonio, lavoro e futuro si fanno incerti. Ma Jessica non la darà vinta: non quando la malattia può rendersi limitata, si fa persona e si fa chiamare Jack. Non quando può essere combattuta. Così nasce il diario tenace di una ragazza diabetica, che diventa il terreno della sua battaglia quotidiana e di tutti quelli che, spesso inascoltati, affrontano con enorme dignità e un pizzico di sano ottimismo la vita.
LanguageItaliano
Release dateJan 1, 2019
ISBN9788832040630
La vita di un'altra

Related to La vita di un'altra

Related ebooks

Wellness For You

View More

Related articles

Reviews for La vita di un'altra

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    La vita di un'altra - Jessica Zanardo

    http://write.streetlib.com

    Jessica Zanardo

    La vita di un’altra

    La vita di un’altra

    di Jessica Zanardo

    prima edizione: Dicembre 2018

    © 2018, Santelli editore

    Santelli editore

    Viale Giacomo Mancini 236,

    87100 Cosenza

    0984.406939

    info@santellieditore.it

    www.santellieditore.it

    Progetto editoriale a cura di

    Alessio Callegari

    Tutti i diritti sono riservati, compresi la traduzione, l’adattamento totale o parziale, la riproduzione, la comunicazione al pubblico e la messa a disposizione con qualsiasi mezzo e/o su qualunque supporto (ivi compresi i microfilm, i film, le fotocopie, i supporti elettronici o digitali), nonché la memorizzazione elettronica e qualsiasi sistema di immagazzinamento e recupero di informazioni. Ogni violazione di legge sarà perseguita a termini di legge.

    Parte Prima

    I N V E R N O

    1

    Perché #maledetteipo non era l’ideale

    G iugno 2017

    Ipo, nel nostro gergo significa ipoglicemia, così il sottotitolo è più chiaro. Mentre scrivo sono in piena crisi ipoglicemia e le braccia tremano.

    Il tremolio arriva alle mani, che faticano a scrivere… la testa si fa pesante e il cuore batte all’impazzata. Mi presento: sono Jessica, sono diabetica e questa è la mia storia. Ho sentito il desiderio di scrivere, senza pensare che forse qualcuno un giorno avrebbe potuto leggere, ma solo per il gusto di farlo. Alle mie spalle la musica mi porta in un altro paese, con il Fado in Portogallo. Mi sta facendo danzare a Porto, una danza struggente e sensuale come la voce che sento ora.

    Sto pensando alla modalità con cui raccontarmi e da dove partire...

    Credo che partirò dal momento in cui tutto questo è cominciato. Cercherò di essere molto precisa, per fare in modo che questo viaggio possa essere vissuto a pieno. Lo zucchero introdotto sta cominciando a ristabilire un certo equilibrio, anche se ora ci sarà il problema contrario. Non c’è pace !

    Tutto è cominciato nel Settembre 2016. Faceva caldo e quella mattina non mi sentivo bene. Ero strana, avevo la netta sensazione di dover andare in ospedale e, mano a mano che il tempo passava, quella sensazione diventava dolore. Partiva dalla pancia, mi attraversava l’ombelico, passava ai reni e scendeva fino alla gamba sinistra. Non ero sola, c’era Patrick, il mio ragazzo , con me. Ti porto in ospedale diceva, io mi rifiutavo perché avevo paura. Aspettiamo ancora ripetevo, ma i dolori mi facevano piegare fino al punto di farmi accasciare sul divano. Non riuscivo più a stare in piedi, il dolore era troppo forte. Con pazienza e coraggio mi appoggiai a lui , che mi portò immediatamente in ospedale.

    Colica renal e, mi dicevo, sicuramente sarà questo.

    Dimenticavo di sottolineare che la sera prima avevamo comunicato alla mia famiglia che ci saremmo sposati l’anno dopo. La storia si infittisce ...

    Arrivati in accettazione, comunicai il mio stato di salute e mi rilasciarono il numero con l’accostamento del colore. Verde. Quindi non ero grave, ma neanche una passeggiata. Da quel momento in poi, la sofferenza diventò attesa, con dolori lancinanti che non mi permettevano di respirare. In piedi non riuscivo a stare, seduta nemmeno, volevo solo sdraiarmi. Alla fine aspettai il mio turno distesa… A volte so essere molto convincente! Nonostante i dolori, ero serena… e mi dicevo : Colica renale, flebo e torniamo a casa.

    Durante gli esami facevo difficoltà a farmi toccare dalla dottoressa a causa delle fitte: ad ogni Ti fa male qui? c’era sempre una mia risposta positiva.

    " Mi fa male ovunque ".

    L’antidolorifico non tardò ad arrivare e si sa, quell’antidolorifico è micidiale!

    In meno di mezz’ora mi ritrovai nuovamente in sala d’attesa, ma dopo qualche ora il medicinale cominciò ad esaurire la sua forza e i dolori tornarono, più cattivi di prima. Ad un certo punto, tutto prese una piega diversa. Senza dire una parola mi ritrovai in un reparto misto, nella stanza 65.

    Ero confusa e spaventata, nessuno mi dava una risposta certa, solo informazioni vaghe. Stiamo facendo alcuni accertamenti , oppure : Intanto rimanga qui perché dobbiamo approfondire. Secondo voi, nella mente di una persona, trovarsi in un reparto ospedaliero all’interno di una stanza con un letto ed un armadietto, sola … Senza risposte in merito allo stato di salute... Cosa poteva succedere? Panico.

    Finalmente entrarono due medici, che mi tranquillizzarono con una mano e mi uccisero con l’altra. Dagli esami risultava un valore molto elevato: "Abbiamo dovuto controllare a fondo con altri accertamenti e siamo arrivati alla conclusione che lei ha il diabete ".

    Panico.

    Di-ab-e-te … WTF? (Imprecazione British) .

    Mi devo sedere pensai, ma ero già seduta. Mi mancò il terreno sotto i piedi, le gambe cominciarono a tremare, le mani a sudare e il cuore non vi dico. Le lacrime scesero, fuori controllo. Tutto era ormai fuori da ogni mio controllo. La mia mente , già proiettata a come risolvere il problema in poco tempo e uscire da lì.

    Ma lui in tutto questo? Avevo bisogno di vederlo, di stringerlo, di farmi portare via.

    La lasciamo tranquilla per ora, dovrà stare qui fino a domani così le spiegheremo tutto.

    Tutto cosa ? Cosa dovevano dirmi?

    Si erano sbagliati sicuramente, saranno stati esami di un’altra.

    Il diabete, cos’è questa malattia? Per fortuna internet in questi casi viene in soccorso, anche se sconsiglio vivamente di focalizzarsi troppo su sintomi e cure, perché secondo Google ero spacciata.

    Ma dove sono tutti? mi chiedevo. E in quel momento , eccolo entrare.

    Il mio ragazzo.

    Io ero paralizzata, esattamente nella stessa posizione in cui mi avevano lasciato. Lo sguardo fisso, prolungato verso il muro. Le lacrime non volevano finire.

    Aggiungo un tassello alla storia: un mese prima era morto l’unico uomo che io abbia mai realmente amato: mio nonno calabrese. La Calabria è stata, è, e sempre sarà dentro di me, nel mio sangue, nel colore della mia pelle, tra i miei capelli... Soprattutto nel mio cuore.

    Andrà tutto bene mi diceva Patrick . Vedrai che troveremo una soluzione.

    Ma non era reale: tutti i miei piani rovinati ... Lui doveva tornare in ufficio . E io sarei rimasta lì.

    Sola.

    Cominciai ad avvisare tutti della mia situazione. Incredulità, sorpresa e sgomento, queste furono le reazioni dei miei amici e dei miei familiari. Alla

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1