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Anima Mundi. Ritorno dall'esilio?
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Ebook48 pages27 minutes

Anima Mundi. Ritorno dall'esilio?

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Riflettere e meditare sull'Anima Mundi (sarebbe forse più efficace l'espressione "Anima del Cosmo", se non altro per evitare il rischio di essere travisati e omologati a un approccio neo-panteistico oltremodo fuorviante) è impresa ardua. In primis per un semplice fatto "operativo", di scelta del modo in cui comunicare uno "stato dell'Essere" che si ritiene inesprimibile. Il primo ostacolo è trovare una risposta al quesito: una dissertazione teorica, pur con le migliori intenzioni, può essere effettivamente proficua e di ausilio, nell'attuazione della Grande Opera di trasmutazione esistenziale? Quello cui rimanda l'espressione Anima Mundi, in effetti, non è forse uno stato dell'Essere, intermedio tra i "Piccoli Misteri" (primo "solve et coagula" finalizzato al "Nosce te ipsum") ed i "Grandi Misteri" (ultimo "solve et coagula" di compimento dell'Opera di reintegrazione nell'Uno – Sommo Bene)? E' possibile esprimersi su Anima Mundi senza aver completato, non solo formalmente, la purificazione dai vizi e l'interiorizzazione delle Virtù? Come evitare di esporre un astratto concetto teorico, avulso dal risultato di una necessaria trasformazione interiore? Sotto questo profilo, "Anima mundi" non è comunicabile né spiegabile, solo condivisibile tra coloro che sono prevenuti a "gustarne il sapore", da coloro – se ve ne sono – che sono già passati oltre e che, in uno stato di contemplazione, con silenziosa benevolenza, ricolmi di misericordia, alimentano la nostra speranza.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 19, 2018
ISBN9788827862711
Anima Mundi. Ritorno dall'esilio?

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    Anima Mundi. Ritorno dall'esilio? - Fabio milioni

    633/1941.

    Anima Mundi

    Ritorno dall’esilio?


    Riflettere e meditare sull’Anima Mundi (sarebbe forse più efficace l’espressione Anima del Cosmo, se non altro per evitare il rischio di essere travisati e omologati a un approccio neo-panteistico oltremodo fuorviante) è impresa ardua. In primis per un semplice fatto operativo, di scelta del modo in cui comunicare uno stato dell’Essere che si ritiene inesprimibile.

    Il primo ostacolo è trovare una risposta al quesito: una dissertazione teorica, pur con le migliori intenzioni, può essere effettivamente proficua e di ausilio, nell’attuazione della Grande Opera di trasmutazione esistenziale?

    Quello cui rimanda l’espressione Anima Mundi, in effetti, non è forse uno stato dell’Essere, intermedio tra i Piccoli Misteri (primo solve et coagula finalizzato al Nosce te ipsum) ed i Grandi Misteri (ultimo solve et coagula di compimento dell’Opera di reintegrazione nell’Uno – Sommo Bene)?

    E’ possibile esprimersi su Anima Mundi senza aver completato, non solo formalmente, la purificazione dai vizi e l’interiorizzazione delle Virtù? Come evitare di esporre un astratto concetto teorico, avulso dal risultato di una necessaria trasformazione interiore?

    Sotto questo profilo, Anima mundi non è comunicabile né spiegabile, solo condivisibile tra coloro che sono prevenuti a gustarne il sapore, da coloro – se ve ne sono – che sono già passati oltre e che, in uno stato di contemplazione, con silenziosa benevolenza, ricolmi di misericordia, alimentano la nostra speranza.

    Per evitare ogni equivoco, chi scrive non è tra essi, ne consegue che non avrebbe il diritto di dissertare sull’essenza ciò che non è vissuto. Resta il desiderio, se non la presunzione, di essere tra coloro che forse vi ci stanno avvicinando, attratti dall’Ispirazione che ne fa percepire, sia pure in modo oscuro e sfuggente un vago sapore.

    Se tali dubbi e premesse hanno un fondamento, prima di andare oltre ed avventurarci in terre sconosciute, indispensabile un lavoro a specchio chiedendoci con sincerità:

    Non siamo sempre pronti a stigmatizzare le imperfezioni altrui, mai le nostre, prigionieri nella Torre dell'io, spesso convinti di essere cambiati, mentre siamo solo imbalsamati, nel Dogma della nostra Esistenza? Dogma dell’Io", che desidera prendere, mai donare?

    Lo scopo dell’Opera non è forse quello di riuscire finalmente a vedere intorno a noi solo e sempre Fratelli e Sorelle da Amare come e più di noi stessi, ricambiati dello stesso Amore?

    Forse è questa la via? Trasmutare l'io in Sé, per poi fondersi

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