Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo I. Da sant’Agostino ai Trovatori
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Nel mondo della musica. Vol. 3 - Tomo I. Da sant’Agostino ai Trovatori - Emiliano Buggio
Sommario
Premessa
Il testo
Appendici, spartiti e materiale online
Come fare storia della musica
Il primo Tomo
Appendice al Capitolo I
La musica dal II secolo d.C.
Da dove partire?
Nella Bibbia
Il canto cristiano delle origini
L’inno
In Oriente
In Occidente
Due inni
Capitolo I
Il pensiero cristiano e la musica cristiana
Sant’Agostino
Boezio
Auctoritas
Gregorio Magno
Il IX secolo
La trasmissione del repertorio
Il ruolo dei Franchi
Carlo Magno
Tropi e Sequenze
Le vicissitudini successive del canto gregoriano
Seconda appendice al Capitolo I
Sequenze e tropi
Le origini della sequenza
Il rapporto tra testo e musica nella sequenza
Il rapporto con la melodia originaria
Le sequenze sopravissute: Victimae paschali
Dies irae
La melodia Dies irae
Stabat Mater
I Tropi
Il Kyrie tropato
Tropi con aggiunta di musica
Appendice al Capitolo II
I primi passi della polifonia
Alla ricerca delle prime testimonianze
Le fonti: codici e trattati. Le forme della prima polifonia
La composizione
musicale
Il secolo XII: la scrittura musicale
Ancora sulla notazione
Gli intervalli utilizzati
I rapporti fra le voci
Organum e conductus
I modi ritmici: la poesia latina
I modi ritmici
Figurae e colores
I generi musicali
Interpretazione delle fonti
Capitolo II
Novità musicali: la polifonia di Notre-Dame; la produzione dei Trovatori
L’organum a Notre-Dame di Parigi; l’Anonimo 4
Il conductus politico
Il motetus in francese
Trovatori e Trovieri
Il brano originale
e l’autore
Gli autori. L’amor cortese.
Le forme
La diffusione in Europa
La poesia italiana. Le Laude
Capitolo III
La teoria musicale
Musica enchiriadis
La notazione degli esempi musicali
I primi passi ufficiali della polifonia
La musica di Musica enchiriadis
Il testo del Musica enchiriadis
Un termine sorprendente: delectat
L’uso dei semitoni
Gli imbrogli
delle parole
Le prime forme polifoniche
Il termine dulcis e la storia della musica
La symphonia
Trasporre le melodie
L’organum
La conclusione: musica e creazione (o natura)
Guido d’Arezzo
Appendice al Capitolo III
Nuove esperienze: il dramma liturgico; la monodia profana
Teatro e Chiesa
La Cœna Cypriani
La Visitatio sepulchri
Uffici metrici e drammi liturgici
In Italia
L’attore. E simili.
Canti profani in latino
Premessa
Il testo
Questo è il III volume, e dal momento che è un terzo volume, ci sono due volumi che lo precedono.
Ma potrebbe aver senso leggerlo senza aver mai visto quei primi due volumi.
I primi due volumi hanno l’obiettivo di porre le basi cognitive e metodologiche, quasi fossero una sorta di grammatica del linguaggio musicale storico: con il terzo volume inizia il vero racconto della storia della musica.
La materia è costitutivamente multidisciplinare. Ma chi scrive intende la multidisciplinarietà non come una serie di finestre da aprire, temporaneamente, sul campo di una disciplina più o meno affine. Né come la pretesa, di volta in volta, di fare brevi sunti di quanto gli studenti affrontano in altre materie.
Si è preferito parlare di storia della musica, e quando necessario, non interrompere il discorso per una digressione, un collegamento
ad altra materia, aprendo una finestra all’interno di quanto si stava trattando. Studiando la musica del Trecento in Italia, si darà per scontato che in Italiano sia stato affrontato Dante; che gli studenti conoscano la Divina Commedia; che abbiano letto almeno qualche novella di Boccaccio. Non sarà certo necessario riempire una pagina con un più o meno approssimativo riassunto di quanto han fatto, e meglio, con il docente di italiano: si faranno richiami, più estesi quando necessario ai fini degli argomenti musicali.
Allo stesso modo, nel trattare Sant’Agostino, non si pretende certo di chiarire il pensiero del grande filosofo cristiano: ci si concentra sulle questioni musicali (in genere tralasciate dai manuali di filosofia), mentre per tutto il resto si farà riferimento alle lezioni di Filosofia.
In sintesi, per multidisciplinarietà si intende, qui, l’apporto delle diverse discipline ad uno specifico argomento, e non il richiamo, attraverso schede ed approfondimenti, ad argomenti studiati, o che si studieranno, in altre discipline.
Lo stesso cinema non è mai un pretesto per riempire una pagina con regista, interpreti e trama di un qualche film che in svariati modi può avere a che fare con un autore trattato; la produzione cinematografica (cui è dedicato un capitolo intero nel I volume) è intesa come il distillato dello spettacolo del XX secolo, e sfrutta convenzioni che, dal momento che sono ampiamente condivise, rappresentano il nostro modo normale
di intendere un racconto. Quindi, eventuali digressioni al riguardo saranno inserite non come escrescenze rispetto a quanto si sta dicendo, e senza far riferimento ad un particolare film come se rappresentasse una fonte musicale
da cui attingere informazioni, bensì ritenendo i meccanismi cinematografici delle strutture narrative e di pensiero, utili per comprendere i meccanismi del fare musicale.
In questo modo il discorso può procedere sempre continuo, senza interruzioni. Ed anche questo è un obiettivo del presente testo: un’esposizione organica ed omogenea, non frastagliata in elenchi, schemi e glossari.
Per quel che riguarda le analisi dei brani musicali, sono semplicemente fondamentali. A volte si limitano ad un generico richiamo alla forma del brano; altre volte si concentrano su dettagli minuti; altre ancora abbracciano parti cospicue. La loro funzione è sempre quella di chiarire quanto si va dicendo della storia della musica.
Appendici, spartiti e materiale online
Le Appendici sono e veri e propri capitoli, che ampliano quanto contenuto nei capitoli di cui sono, appunto, appendici.
Spartiti, partiture ed immagini indicate si possono trovare QUI.
Come già per i volumi I e II, non sono stati allegati spartiti o partiture, né antologie di brani. Questo è un libro di Storia della musica, non una silloge di spartiti. Si preferisce far riferimento o al negozio di musica sotto casa (nella speranza che ci sia), oppure a siti internet che forniscono una quantità di materiale impossibile da eguagliare per qualunque antologia. Ricordiamo almeno il sito http://imslp.org/
Quasi la totalità dei brani citati è lì reperibile.
I brani citati sono in buona parte vocali: internet, in questo campo, non ha eguali, e ci limitiamo a suggerire il solito Youtube... Il grande pregio del web è poter avere numerose versioni dello steso brano, con interpreti differenti, strumenti vari, luoghi diversi…
Come fare storia della musica
Come in ogni libro che in qualche modo si occupa di storia, chi scrive ha dovuto fare delle scelte.
Nel nostro caso, si doveva scegliere che tipo di storia raccontare: una coinvolgente narrazione un po’ romanzata, con carrellata delle maggiori personalità della storia della musica (pratica desueta ma non priva di fascino e sicuramente efficace; pensiamo a quanti libri servirebbero per compensare, quanto ad efficacia su giovani discenti, un solo film come Amadeus …) oppure considerare come protagonista principale l’opera (messa in relazione alle opere precedenti, o ai fattori politici, sociali, economici, o alle modalità di composizione e ricezione, ai gusti e valori dominanti), o ancora occuparci più in generale di generi, forme e stili (inquadrandoli in comode periodizzazioni già confezionate in altre discipline); fare riferimento allo spirito di una data epoca, oppure considerare l’opera come oggetto astorico in grado di sopravvivere alle contingenze del periodo che l’ha vista nascere; dar fiducia alla nozione di causa-effetto (e come negarne la validità?); ispirarsi al modello organicista (ogni cosa nasce, ha un’infanzia in cui è imperfetta, primitiva, raggiunge poi la maturità e la perfezione, quindi decade e muore); fare uso di parole come capolavoro
, compositore canonico
, o rappresentativo
, o significativo
etc., con il rischio di presumere valori gerarchici, espliciti od impliciti, oppure evitare ogni giudizio di valore…
Purtroppo, fare delle scelte sembra spesso significare schierarsi
.
La musica la fanno i musicisti, e i musicisti sono uomini, con i vantaggi e (a volte) gli svantaggi che questo può comportare. Quindi nel narrare la storia della musica si narra una storia di uomini, e di questo bisogna tener conto.
La storia inoltre, ogni storia, la scrivono gli uomini, con i pro e (purtroppo) i contro che questo comporta.
Trattandosi di un manuale, l’obiettivo sarà quello di avere un discorso scientifico, in senso ampio, sulla storia della musica. Ma chissà per quale ragione, nel dire scientifico vengono in mente anche parole come imparziale
ed oggettivo
. È però difficile pretendere che chi si sta occupando di una serie di opere musicali possa rimanere imparziale, ed evitare di essere contaminato
da tentazioni di giudizio personale: è addirittura incongruo essere asettici trattando di musica, o di arte in generale! Osservare ed analizzare un brano musicale non è come sezionare una rana…
Anche chi si dedica all’astronomia lo fa per passione, e perché da bambino rimaneva incantato a rimirar le stelle: cresciuto, applica formule e calcoli, algoritmi ed equazioni, ma non viene mai a mancare lo stupore di fronte alla meraviglia del Cosmo. È bello immaginare Pitagora che si emoziona di fronte a due cateti che, al quadrato, si sommano per dare il quadrato dell’ipotenusa! Ma ancor più significativo è che la stessa emozione egli la trasmettesse ai suoi allievi…
Questo libro è destinato, in particolare, agli studenti del terzo anno del Liceo Musicale Italiano. Sono quindi musicisti che hanno scelto un percorso in cui storia della musica ha un peso significativo. Per questo motivo il percorso scelto è ricco, vario, e sempre accompagnato da riflessioni e commenti, ed anche giudizi, che quando vengono espressi vengono esplicitamente indicati come tali. Intitolare un capitolo Händel e Bach e citare in una sola riga Johannes Ghiselin, è già dare un giudizio, di valore.
Il primo Tomo
Per la versione digitale il terzo volume è stato diviso in tomi. Questo ha permesso di mantenere una dimensione accettabile dei singoli libri.
Il primo tomo si occupa dei primi anni del cristianesimo, periodo fondamentale nella storia della musica: si forma il canto gregoriano, vedono la luce i primi esperimenti di polifonia, emergono forme profane destinate ad un radioso futuro… e alla fine si arriva alle soglie dell’anno Mille, e anche un po’oltre.
Emiliano Buggio
Nel mondo
della musica
Volume 3 – Tomo I
Da sant’Agostino ai Trovatori
Appendice al Capitolo I
La musica dal II secolo d.C.
Iniziamo delineando il contesto storico e culturale del canto cristiano delle origini, a partire dai riferimenti contenuti nella Bibbia, per soffermarci poi su una forma in cui poesia e musica sembrano convivere: l’Inno. Non mancano due esempi con relativa analisi: Veni creator spiritus e Pange lingua. È una trattazione storica, filosofica, ma anche musicale; sarà bene fare attenzione ai caratteri delle melodie e dei testi.
Come ogni storia che si rispetti, anche la storia della musica è un racconto che va narrato. Chi ascolta si aspetta di sentire vicende che sono avvenute nel passato, più o meno prossimo, legate da un filo logico che viene a costituire una trama. L’unica pretesa che una storia del genere ha è quella di essere ritenuta vera, o almeno attendibile.
Dobbiamo però essere coscienti del fatto che una storia non potrà mai essere assolutamente vera. È scontato che nessuno può raccontare tutto, ma proprio tutto quello che è accaduto. Bisogna per forza compiere delle scelte, e quelle scelte dipendono dalla volontà di chi le fa. Evidentemente, facendo delle scelte, si includono alcuni fatti, e altri se ne escludono, in virtù di decisioni spinte da motivi i più vari (cultura, predisposizione naturale, simpatia, etc.). In tal modo la personalità dello storico, o di colui che scrive il libro, si intromette pesantemente nella trama della storia che sta raccontando, facendole assumere caratteristiche assolutamente particolari. Ogni storia sarà in tal modo diversa dalle altre. Starà a chi studia affidarsi a una piuttosto che all’altra, sempre per motivi i più vari.
Da dove partire?
Già l’inizio del racconto è conseguenza di una scelta.
Nella Premessa abbiamo affrontato altre questioni, forse scientificamente più profonde e tecniche, ma abbiam potuto lasciare irrisolti parecchi quesiti. La scelta del punto di partenza è invece una questione decisamente pratica, quindi è da risolvere, senza la possibilità di rimandare ad un altro momento la soluzione.
Le Indicazioni Nazionali per il secondo biennio dicono: lo studente conosce il profilo storico della musica europea di tradizione scritta dal canto gregoriano e dalle origini della polifonia fino al secolo XIX…
. Niente musica degli Egizi, niente musica della Mesopotamia, niente musica greca e romana.
Si tratta di grandi civiltà, la cui cultura a scuola si studia da sempre, e con grande ammirazione. Studiando Storia non si può non soffermarsi sulle varie dinastie dei Faraoni egizi, o sulle vicende della terra fra Tigri ed Eufrate. Della cultura greca si parla a lungo, con dovizia di particolari; studiando Filosofia si cerca di penetrare il pensiero greco sin nel più recondito anfratto. L’Impero Romano è stato per secoli il luogo privilegiato della cultura dell’ubi sunt, un punto di riferimento per sovrani, stati, partiti, anche se non sempre con risvolti positivi.
Ma in musica no, tutto questo sembra non aver valore. La musica di egizi, greci e romani appare come fosse la preistoria della nostra musica, o meglio, della nostra Storia della musica.
Una preistoria di cui sappiamo molto, senza dubbio. I reperti archeologici ci raccontano di civiltà in cui la musica esisteva ed era praticata assiduamente. Spesso assumeva un carattere ufficiale, entrando a far parte delle celebrazioni politiche del potere, utilissima cassa di risonanza
per magnificare i regnanti come fossero esseri sovrumani, quando non divini. E d’altro canto lo stesso potere politico era talmente intrecciato a quello religioso che i due ambiti rituali si sovrappongono spesso. I templi sono luoghi in cui si prega, si consumano sacrifici, si fanno divinazioni, quasi sempre al cospetto del re, che in fondo risulta non di rado essere un funzionario
della divinità, un suo inviato, o più di frequente un prescelto.
Anche il popolo di Israele fa largo uso della musica nelle celebrazioni che cadenzano la vita sociale e religiosa. La Bibbia riferisce più volte di canti e di strumenti musicali, e non solo per descrivere a sommi capi i rituali che si svolgevano nel Tempio di Gerusalemme. Isaia, ad esempio, cita un canticum meretricis
:
Prendi la cetra, vai attorno alla città, meretrice lasciata cadere nell’oblio; canta bene, e moltiplica i canti, affinché qualcuno si ricordi di te.
Sume citharam, circui civitatem, meretrix oblivioni tradita; bene cane, frequenta canticum, ut memoria tui sit. (Isaia, 23, 16)
Anche nella letteratura romana la musica appare accostata alla prostituzione: all’inizio della seconda satira del primo libro dei Sermones il poeta Orazio cita le ambubaiae. Pomponio Porfirione, nel commento alla satira oraziana, dice che
… nonnulli tamen ambubaias tibicines Syra lingua putant dici.
ovvero, "alcuni ritengono che il termine ambubaia sia utilizzato nella lingua della Siria per indicare le suonatrici di flauto", donne che godevano di pessima reputazione. Se non bastasse, Giovenale, nella sua terza Satira, si lamenta del fatto che dall’Oriente (anzi, proprio dalla Siria) sia giunta a Roma ogni corruzione, comprese le ragazze costrette a prostituirsi nel circo.
… iam pridem Syrus in Tiberim defluxit Orontes
et linguam et mores et cum tibicine e chordas
obliquas nec non gentilia tympana secum
uexit et ad circum iussas prostare puellas.
È senza dubbio triste notare che, da sempre, il fenomeno dell’immigrazione abbia creato la situazione ideale per lo sfruttamento femminile (il termine puella è usato per indicare la ragazza giovane).
Nel nostro limitato campo musicale, dobbiamo inoltre rilevare lo stretto legame tra la prostituzione e la pratica musicale, entrambe intese come passatempo ed intrattenimento, poco onorevoli.
Ecco come un semplice spunto può portarci in giro per il mondo antico, da una civiltà all’altra. Potremmo anche arrivare ad E. Hemingway, che in Addio alle armi riporta un uso diffuso in Abruzzo, secondo il quale, durante le romantiche serenate notturne, i giovanotti dovevano assolutamente evitare di suonare il flauto, perché alle ragazze non fa bene udire il flauto di notte
.
Com’è evidente, decidere da dove partire è fondamentale, e determina la trama della nostra storia…
Nella Bibbia
Dal momento che il profilo storico suggerito dalle Indicazioni parte dal canto gregoriano, è fin troppo facile decidere di partire dalla Bibbia. Si tratta del libro che più ha condizionato la cultura europea dopo la crisi dell’impero romano, libro a cui tutti gli intellettuali del tempo facevano reverentissimo riferimento, contro il quale non si poteva assolutamente proferire verbo, né immaginare idea. In quel libro era contenuta la verità, nient’altro che tutta la verità. All’uomo non restava che comprenderla, ed applicarla a quel che vedeva attorno a sé, ovvero alla Natura.
Oltre alla citazione del paragrafo precedente, la Bibbia fa numerosi altri riferimenti alla musica, e alla pratica musicale delle cerimonie del popolo di Israele.
Il profeta Zaccaria dice
E il Signore apparirà contro di loro,
e le sue frecce scenderanno come fulmini,
e il Signore Dio suonerà lo shofar
è avanzerà fra i turbini.
(Zaccaria, 9, 14)
Lo shofar è un corno di montone, usato soprattutto come strumento rituale. Più che musica, produce suoni che hanno un valore simbolico. I verbi che nella Bibbia gli vengono accostati sono perlopiù tradotti con che soffia
o addirittura che grida
, ed indicano dei segnali che scandiscono la vita religiosa, o servono a risvegliare l’attenzione del Signore verso il popolo eletto. Tanto è vero che Zaccaria ci raffigura Jahvè nel pieno del tumulto della battaglia, mentre suona lo strumento con l’accompagnamento del frastuono dei turbini…
Il rito religioso condizionava l’uso degli strumenti musicali, prescrivendone modi, tempi