1980genteincasa
By Sandro Moltè
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About this ebook
Sandro Moltè è scrittologo, poesiologo, vignettaro fumettatore. Amante del bel design come delle "brutte auto", basta che siano d'epoca, perché: "il tempo cancella i giudizi e riabilita la tenerezza!".
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Book preview
1980genteincasa - Sandro Moltè
libro?
Prefazione
Fra le tante e strane convinzioni che si possono avere alla soglia dei sei anni, io ne coltivavo una molto particolare. Non sapevo ancora leggere, scrivere e tanto meno contare, però avevo sviluppato un certo senso estetico riguardo la forma dei numeri.
Il mio preferito era il sette, e conseguentemente anche tutti i numeri che lo contengono soprattutto se a capo cifra. Così il pensiero che il nuovo anno alle porte ponesse fine alla serie dei settanta mi portò alla paranoia più completa!
Nei fatti il 1980 non fu poi tanto diverso dagli ultimi anni precedenti, solo un tantino più tragico e feroce, ma questa è cronaca dei quotidiani dell’epoca ed io come già detto non sapevo ancora leggere!
Per me era solo la presenza di un numero brutto
e grasso!
Quell’otto!
Così panciuto, e lo zero poi… una vera e propria… palla!
Forse pensavo che doveva esistere da qualche parte un millenovecentosettantadieci
! O forse fu quella la mia prima e inconsapevole presa di coscienza del tempo che passa inesorabile!
Dal 1974, cioè dal momento della mia nascita, abitavo con i fautori della mia venuta e con la prima loro realizzazione genetica (mia sorella) in un palazzone edificato nei primi anni Sessanta, sito a metà di una ripida salita intitolata ad un misterioso naturalista
(così stava scritto sotto il nome).
Il quartiere era popolare, ma non nel significato che diamo oggi a tale parola che rimanda automaticamente ai casermoni del tipo Scampia, Centocelle o Zen 2.
L’ unica presenza di infrastrutture di edilizia pubblica era rappresentata da un agglomerato di case a sviluppo orizzontale e sinuoso, ma era all’apice della collina e noi sotto ne potevamo solo ammirare la coraggiosa architettura dalle nostre finestre.
La fauna umana era molto variegata, nella mia
via però erano quasi tutti lavoratori onesti, in maggioranza immigrati dalla bassa Italia.
Io da moccioso quale ero, osservavo le persone con grande curiosità e le classificavo un po’ a modo mio, soprattutto associandole alle rispettive automobili, verso le quali avevo una sorta di fissazione
; oppure mi adeguavo al sistema dei grandi, fondato più o meno sul grado di conoscenza e confidenza.
Esistevano almeno tre categorie di persone:
1. quelli che venivano chiamati con il loro cognome: erano quasi sempre i vicini di casa più vicini
o comunque quelli con i quali i genitori avevano più confidenza.
2. quelli che venivano nominati a seconda del mestiere che svolgevano: es. la droghiera, il lattaio, il postino, il fabbro ecc.…
3. i più misteriosi e meno conosciuti, ai quali si abbinava inevitabilmente il numero del portone dove alloggiavano, spesso insieme a qualche caratteristica fisica o di derivazione geografica: es. la bionda del 10, la zoppa del 3, la sarda del 5 ecc.…
C’era poi una categoria di uso più versatile che si poteva combinare a scelta con le altre tre, ed era quella che nominava innanzitutto la derivazione geografica: nascevano così la napoletana, la siciliana, la veneta, l’abruzzese ecc. ecc…
Ben presto mi accorsi che nell’arco di quel funesto e mal digerito 1980 la mia giovane vita sarebbe entrata in contatto in modo assai micidiale con molti di questi misteriosi personaggi!
Spostati maiale e altri incidenti
Che a cinque anni e mezzo si vada ancora in giro col triciclo è già di per sé abbastanza grave, ma che in mezzo al proprio percorso ci si ritrovi un ingombro di circa un quintale è veramente troppo!
Spostati maiale! fu la mia sortita!
Certo per chi non va ancora a scuola e non è mai stato neppure un minuto all’asilo rimane un po’ difficile esprimersi in modo diplomatico di fronte ad una situazione critica come quella descritta in tale circostanza: una vecchia grassona seduta a sbarrarmi la strada!
In genere i grandi
amano credere che le parolacce e le volgarità dette dai figli siano frutto di cattive frequentazioni o di sbagliati incontri
televisivi.
A tale regola non sfuggiva neanche mia madre che dovette scusarsi così suo malgrado con la veneta per il mio gratuito e puramente istintivo insulto.
Nel frattempo mi ero nascosto col mio triciclo rosso nel cesso, per la precisione nel mio punto preferito: sotto la finestra di vetro zigrinato, dove c’era un avvallamento del pavimento in corrispondenza di una calottina di metallo lucido che ancor oggi mi chiedo a che cazzo servisse... mah!
Aspettavo così, appoggiandomi al bidè, che l’ingombrante ospite uscisse per beccarmi la meritata punizione materna, quando all’improvviso la porta si aprì e apparve la genitrice col cilindrico e polveroso Vim Clorex in mano che mi invitava poco gentilmente ad andar fuori dalle palle, a causa della pulizia periodica del water.
Se mi ero scampato il rimprovero per l’insulto ai danni della veneta, quello che successe qualche tempo dopo pareggiò i conti, ma in