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Dopo Francesco. Quando il Messia ebraico, il Mashiach arriverà!
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Ebook310 pages3 hours

Dopo Francesco. Quando il Messia ebraico, il Mashiach arriverà!

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Nel 2026 un sedicente Messia nato a Gerusalemme, ma vissuto all'estero per studiare esoterismo e numerologia, torna in patria: qui afferma di essere il Mashiach degli ebrei. Si chiama Dani'èl, stesso nome dell'autore dei "Supplementi" biblici. Il suo proposito è smascherare i trucchi dei Messia che l'hanno preceduto: per tale motivo tenteranno di ucciderlo.

La prova dei loro inganni è la sindrome dell'estasi, malattia che colpisce i visitatori di luoghi sacri. Dani'èl però sembra un illusionista, perché gli effetti che svela sono spettacolari. Un altro suo intento è avvicinare l'ebraismo al cristianesimo, grazie al nuovo corso dei Papi Francesco II e Antonio I, per un unico Messia.

Ma gli eventi prendono una piega inattesa quando le indagini di una professoressa, di uno studente e della polizia israeliana Yamàn diventano incalzanti, trasformando la vicenda in un thriller di fantareligione. La consacrazione del Mashiach riserverà a tutti, lettori compresi, una sorpresa da brividi!
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 18, 2019
ISBN9788827866603
Dopo Francesco. Quando il Messia ebraico, il Mashiach arriverà!

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    Dopo Francesco. Quando il Messia ebraico, il Mashiach arriverà! - Giovanni Panunzio

    1997)

    Prefazione

    Nel 2026 il Messia, il Mashiach tanto atteso nel mondo ebraico, decide di manifestarsi, per fare piazza pulita dei profeti fasulli e delle loro corti dei miracoli.

    In quel tempo il sedicente Mashiach è già noto in Europa e negli USA; pochi però gli hanno dato il credito sperato: vox clamantis in deserto! Voce di colui che grida nel deserto!

    Ma qualcuno che ha intenzione di fermarlo c'è.

    Mentre scrivo, corre l'anno del Signore 2015 d.C. del calendario gregoriano. La maggior parte degli storici, però, colloca la nascita di Gesù da 4 a 8 anni prima.

    Il 2015 è anche l'anno dell'eclissi di Sole totale di marzo, che per gli ebrei corrisponde all'ottavo mese: Nisan. Eclissi che si ripeterà nel 2026, ad agosto: ottavo mese cristiano.

    La Gerusalemme Celeste della chiesa di santo Stefano a Roma, con la sua forma ottagonale, ha dato origine al primo caso di sindrome dell'era digitale: la sindrome dell'estasi. Quest'ultima fa il paio con una sindrome affine, la sindrome di Gerusalemme: consiste nella manifestazione improvvisa, da parte del visitatore della Città Santa, di appassionati sentimenti religiosi ed espressioni visionarie, suscitate da un impulso soprannaturale irrefrenabile.

    Un sacrestano colpito proprio dalla sindrome dell'estasi, dopo aver visitato Gerusalemme, rivelò davanti al leggio dell'altare della stessa chiesa di santo Stefano il suo incontro con la Trinità al Muro del Pianto, dalla quale ricevette l'incarico di trasmettere il messaggio del Cristo: "La nuova Era inizierà il giorno dopo la mia resurrezione". Sarebbe stato semplice considerarlo il primo giorno della settimana successiva, se il sacrestano non avesse insistito nel dire che invece si trattava dell'ottavo perché:

    Dal numero 8 a cristalli liquidi della nuova Era si ottengono tutti i numeri digitali. E il numero 8 rappresenta anche l'infinito.

    Sul leggio dell'altare, quel dì, c'era la Bibbia di Gerusalemme.

    Ma non sempre tre indizi costituiscono una prova.

    Prima parte

    (1)

    Nel 2026 le conversazioni interpersonali erano poliglotte.

    All'inizio questo traguardo doveva favorire il dialogo interreligioso. Dopo svariati test, il sistema affascinò il mondo. Era stato inventato da un predicatore evangelico americano. Si trattava di un auricolare rice-trasmittente dotato di software, sintonizzato su vecchie frequenze analogiche: riusciva a effettuare traduzioni verbali istantanee nel raggio di pochi metri quadrati.

    D'altra parte i telefonini, e non solo i telefonini, erano stati dichiarati fuorilegge 5 anni addietro. I medici avevano scoperto strane malattie correlate all'elettromagnetismo della tecnologia LTE3. Nel frattempo i tecnici stavano analizzando nuove tipologie di comunicazione, che non fossero vincolate ai microchip.

    Forse l'umanità cominciava a fare retromarcia, ma non come aveva preannunciato Albert Einstein quando parlò di ritorno a clave e pietre nel caso di un nuovo conflitto mondiale.

    Sempre nel 2026 c'era chi aspettava un altro ritorno: quello del Messia dei cristiani, principe della pace. Tra gli ebrei invece si auspicava ancora la prima venuta del Messia, il Mashiach. Non tutti gli ebrei lo attendevano; solo i più ortodossi continuavano a esserne convinti, perché più radicati nella tradizione e nella legge ebraica: la Torah. La loro preghiera d'attesa diceva:

    Credo con ferma e sincera fede alla venuta del Mashiach, e anche se tarda a venire, aspetterò ogni giorno il suo avvento.

    Questo atto di fede era recitato anche da molti ebrei durante il periodo nazista, mentre venivano portati nelle camere a gas per essere messi a morte. Gli altri ebrei invece, quelli più liberali, più moderni, avevano abbandonato la speranza nella venuta del Mashiach, sostituendola con un'Era messianica costruita dagli uomini. Per chi ancora lo attendeva, il Mashiach doveva essere un Re unto da Yahweh, che il Creatore inviava sulla Terra per la redenzione finale. Durante il suo regno avrebbe avuto luogo la resurrezione dei morti, seguita dal grande giorno del giudizio e dalla fine dei tempi.

    In tale contesto storico, un nuovo sedicente Mashiach fece la sua apparizione a Tel Aviv: si chiamava Dani'èl.

    (2)

    Dani'èl aveva 69 anni. Si vestiva sempre casual, con giacca e pantaloni chiari o scuri, alternati. I suoi lunghi capelli color cenere, insieme alla carnagione olivastra, rendevano gradevoli gli accostamenti. Era alto 1,78 e pesava 98 chili. Il suo viso sembrava arrotondato, il naso e il mento un po' pronunciati: difetti che sparivano quando crescevano barba e baffi. Gli occhi erano neri e profondi, la voce somigliava a quella di Robert De Niro nei film di fine '900 doppiati in italiano.

    Era nato a Gerusalemme, da madre e padre maestri elementari e da progenitori proprietari terrieri. Era stato circonciso 8 giorni dopo la nascita, secondo la tradizione ebraica. Aveva un fratello, Qáyin, che a 18 anni era emigrato in Costa d'Avorio, affascinato dalla religione Vodoun. Dopo aver studiato regolarmente fino al liceo, Dani'èl aveva frequentato l'Università di Haifa, laureandosi prima in Scienze Religiose, poi in Medicina.

    Nel 1994, grazie a una borsa di studio, ma soprattutto grazie a un'eredità, decise di compiere un lungo viaggio di ricerca exoterica negli Stati Uniti e in Europa, in particolare in Italia: viaggio che durò 32 anni e gli fece imparare correttamente due lingue, l'inglese e l'italiano, oltre la sua, l'ebraico moderno. Per Dani'èl l'exoterismo era un'antica passione che, a differenza dell'esoterismo, non ha nulla di segreto: nella filosofia greca era un insegnamento rivolto al pubblico, nella religione è una dottrina o un rito comprensibile a tutti, anche ai profani. Exoterismo, quindi, è l'opposto di esoterismo; sono due facce della stessa medaglia, come le facce della Luna: una visibile, l'altra nell'ombra.

    Nel 2026 Dani'èl decise di tornare in patria.

    Da Roma volò a Tel Aviv, che significa collina di primavera, e si sistemò nella foresteria della Famiglia del Verbo incarnato.

    Poi, con la sua borsa, si recò alla Casa Municipale.

    Dopo i controlli al metal detector, che non furono in grado di distinguere una croce da una spada, si avvicinò a un usciere per chiedere qualcosa.

    Croce a forma di spada su rame dorato del XVII secolo

    (museo Liverino, Trapani – Italia)

    Buongiorno, posso parlare con il Sindaco?

    Buongiorno, ha un appuntamento?

    No.

    Il Sindaco non è in ufficio, tornerà più tardi.

    Posso attenderlo qui?

    Sì, ma stavo per dirle che non so se la riceverà, lei chi è?

    Proverò. Appena arriva gli riferisca che c'è Dani'èl, il profeta dei Supplementi.

    Scusi, non è che per caso è un piazzista di libri? Qual è il suo cognome?

    Non ha importanza, aspetto.

    Passò un'ora, forse due, forse tre. Dani'èl era immerso nella lettura di un libro, per lui il tempo non era rilevante.

    Ad un certo punto sentì l'usciere parlare al telefono:

    È un tipo molto strano, stia attento!

    Poi l'usciere andò dov'era seduto Dani'èl e gli disse:

    Venga con me, l'accompagno dal Sindaco.

    Dani'èl mise il libro dentro la borsa e si alzò. Percorsero un lungo corridoio e salirono pochi gradini. Giunsero in un andito circondato di porte, una di queste era l'ingresso di un altro corridoio. Alla seconda stanza a destra si fermarono: davanti c'erano quattro guardie del corpo.

    Attenda qui, io torno giù all'ingresso.

    Grazie Meir.

    L'usciere si fermò un attimo. Come conosceva il suo nome? Forse l'aveva letto nel badge d'identificazione appeso alla giacca; in quel momento, però, non l'aveva con sé. Riprese a camminare lentamente. Quando arrivò all'ingresso, vide il cartellino sulla scrivania: si ricordò di averlo dimenticato lì tutto il giorno.

    Dani'èl intanto aspettava. Stava per rimettere mano al libro, quando l'ufficio del Sindaco si aprì e uscì una donna. Un uomo si affacciò.

    È lei che ha chiesto di parlare con il Sindaco?

    Sì.

    Ci scusi se non l'abbiamo ricevuta prima, eravamo impegnati con una pratica. Venga.

    Sì, grazie.

    Dani'èl, accompagnato da due guardie del corpo, entrò e si accomodò nella poltrona indicatagli; i due angeli custodi erano sempre al suo fianco. L'interlocutore, seduto di fronte a lui con altri due gorilla a destra e sinistra, cominciò a parlare:

    Mi dica, signore.

    Beh, come accoglienza non c'è male. Essere definito Signore, essere chiamato Yahweh, mi lusinga!

    Non scherziamo, non confonda il sacro col profano. Mi dica, come si chiama? Perché è qui?

    Mi chiamo Dani'èl, sono sbarcato a Tel Aviv. Ho pensato subito di rivolgermi alla persona più importante della città per essere presentato al Presidente.

    Mi scusi, quale Presidente?

    Il Presidente dello Stato di Israele.

    Il Presidente dello Stato di Israele? Ma sta scherzando?! E perché dovremmo presentarla al Presidente?

    Perché io sono Dani'èl, il profeta dei Supplementi. E siccome i Supplementi a Dani'èl sono il collegamento tra l'Antico e il Nuovo Testamento, vorrei comunicare al Presidente che sono arrivato.

    L'uomo che lo ascoltava cominciò a ragionare, o forse a sragionare. Innanzitutto non sapeva se dirgli che non era il Sindaco, bensì il suo segretario. Poi era indeciso se mandarlo via, farlo arrestare, ridergli in faccia… Nel frattempo Dani'èl aveva preso nuovamente il suo libro e lo stava sfogliando. Quando trovò ciò che cercava, si mise a leggere a voce bassa.

    I Babilonesi avevano un idolo chiamato Bel, al quale offrivano ogni giorno 12 sacchi di fior di farina, 40 pecore e 6 barili di vino. Anche il Re venerava questo idolo e andava ogni giorno ad adorarlo. Daniele però adorava Yahweh, e perciò il Re gli disse: Perché non adori Bel?. Daniele rispose: Io non adoro idoli fatti da mani d'uomo, ma soltanto Yahweh, vivo, che ha fatto il Cielo e la Terra e che è signore di ogni essere vivente. Non credi tu – aggiunse il Re – che Bel sia un Dio vivo? Non vedi quanto beve e mangia ogni giorno?. Rispose Daniele ridendo: Non t'ingannare, o Re: quell'idolo di dentro è d'argilla e di fuori è di bronzo e non ha mai mangiato né bevuto. Il Re s'indignò e convocati i sacerdoti di Bel, disse loro: Se voi non mi dite chi è che mangia tutto questo cibo, morirete; se invece mi proverete che è Bel che lo mangia, morirà Daniele, perché ha insultato Bel. Daniele disse al Re: Sia fatto come tu hai detto. I sacerdoti di Bel erano 70, senza contare le mogli e i figli. Il Re si recò insieme con Daniele al tempio di Bel e i sacerdoti di Bel gli dissero: Ecco, noi usciamo di qui e tu, Re, disponi le vivande e mesci il vino temperato; poi chiudi la porta e sigillala con il tuo anello. Se domani mattina, venendo, tu riscontrerai che tutto non è stato mangiato da Bel, moriremo noi, altrimenti morirà Daniele che ci ha calunniati. Essi però non se ne preoccuparono perché avevano praticato un passaggio segreto sotto la tavola per il quale passavano abitualmente e consumavano tutto. Dopo che essi se ne furono andati, il Re fece porre i cibi davanti a Bel: Daniele ordinò ai servi del Re di portare un po' di cenere e la sparsero su tutto il pavimento del tempio alla presenza soltanto del Re; poi uscirono, chiusero la porta, la sigillarono con l'anello del Re e se ne andarono. I sacerdoti vennero di notte, secondo il loro consueto, con le mogli, i figli, e mangiarono e bevvero tutto. Di buon mattino il Re si alzò, come anche Daniele. Il Re domandò: Sono intatti i sigilli, Daniele?. Intatti, Re, rispose. Aperta la porta, il Re guardò la tavola ed esclamò: Tu sei grande, Bel, e nessun inganno è in te! Daniele sorrise e, trattenendo il Re perché non entrasse, disse: Guarda il pavimento ed esamina di chi sono quelle orme. Il Re disse: Vedo orme d'uomini, di donne e di ragazzi! Acceso d'ira, fece arrestare i sacerdoti con le mogli e i figli; gli furono mostrate le porte segrete per le quali entravano a consumare quanto si trovava sulla tavola. Quindi il Re li fece mettere a morte, consegnò Bel in potere di Daniele che lo distrusse insieme con il tempio.

    Il segretario del Sindaco l'aveva ascoltato con impaziente pazienza. Dani'èl lo guardò e gli disse:

    Le ricorda qualcosa questo racconto?

    Sì, l'Antico Testamento della Bibbia cattolica, l'ultimo libro.

    Esatto, i Supplementi a Dani'èl. Vedo che è preparato.

    Studiamo queste cose da bambini. Però sa, noi e i protestanti quel libro non lo riconosciamo.

    Sì, stavo proprio per dirlo. Perché non lo riconoscete?

    Non so, non è una decisione mia, – e abbozzò un sorriso – credo che ci siano stati lunghi approfondimenti teologici.

    No, non è così. Essendo stato aggiunto in ritardo nel canone cattolico, ebrei e protestanti non lo hanno voluto prendere in considerazione, per una sorta di pregiudizio. Le è piaciuto il racconto?

    Sì, vabbe', lo conoscevo già. Perché me l'ha letto?

    Per farle sapere chi è Dani'èl dei Supplementi, cioè chi sono io, e informare il Presidente.

    Posso farle una domanda? È mai stato a Gerusalemme? Conosce per caso la sindrome?

    Sì, la sindrome di Gerusalemme è una pericolosa distorsione mentale che può creare sdoppiamento di personalità, pazzia; esiste da almeno duemila anni. Io la chiamo anche sindrome dell'estasi, si verifica in molti luoghi di culto.

    Ma è mai stato a Gerusalemme?

    Sì, tempo fa… sono nato lì. Non vorrà dirmi che, secondo lei, io ho la sindrome?! Non penserà che anch'io possa essere un sindromatico gerosolimitano?!

    Il segretario del Sindaco spalancò occhi e bocca:

    Eh?! Cos'è questa cosa?!

    Niente, niente – rispose Dani'èl – è un'espressione che ho inventato adesso: deriva da sindrome di Gerusalemme.

    Mi perdoni, non avevo capito. Vorrei leggerle un articolo di giornale…

    L'uomo si girò verso il computer alla sua sinistra e aprì un file, era un pezzo giornalistico pubblicato in Italia:

    Ogni anno arrivano all'ospedale psichiatrico di Kfar Shaul a Gerusalemme un centinaio di turisti colpiti da una strana sindrome. I ricoverati, per lo più americani protestanti, sostengono di essere Maria Maddalena o Giovanni Battista o Gesù Cristo in persona, e cominciano a profetizzare per le vie della città vecchia. Il professor Bar-el, che si occupa da anni del fenomeno, sostiene che queste persone sono colpite dalla "sindrome di Gerusalemme che consiste in un'esperienza mistico-religiosa specifica alla città. La causa dell'improvvisa follia è dovuta secondo Bar-el alla delusione che provano i turisti quando vedono i luoghi della Bibbia, che erano a loro conosciuti solo attraverso le sacre scritture, nella realtà di tutti i giorni. La delusione fa scattare nella persona una volontà di elevazione spirituale che è la causa di comportamenti inusuali e bizzarri. I sintomi iniziano ad apparire di solito durante il secondo giorno in città e spesso i pazienti si cominciano a vestire di bianco per assomigliare alle figure bibliche nelle quali si immedesimano. Raramente la sindrome porta a comportamenti che disturbano la quiete pubblica, ma spesso è necessario un trattamento psichiatrico, anche temporaneo. Bar-el ha trovato delle somiglianze con quella che viene chiamata sindrome di Stendhal" a Firenze, anche se questo fenomeno è legato all'impatto con le opere d'arte e alla bellezza della città.

    Dopo aver ascoltato, senza interrompere, Dani'èl disse:

    Sono stato dal professor Bar-el, l'ho conosciuto: è un luminare. Tra l'altro l'ho aiutato a risolvere alcuni casi un po' anomali. Pensi, se le persone che si presentano ogni anno all'ospedale di Kfar Shaul sono cento, chissà quanti sono quelli che ripartono, convinti di aver ricevuto un'investitura divina. Comunque, non crede che se fossi affetto dalla sindrome di Gerusalemme il professor Bar-el avrebbe capito e mi avrebbe curato?

    Lei ha aiutato il dottor Bar-el? A quale titolo?

    Glielo sto ripetendo dall'inizio: io sono Dani'èl dei Supplementi. Ho smascherato decine di ciarlatani, chieda a Bar-el se non si fida. Ma le dico di più: sono il Mashiach che gli ebrei attendono. Il fatto che alcuni di voi non credano al mio arrivo non è una controprova.

    Purtroppo il professor Bar-el non è più tra noi, è morto in un attentato terroristico alcuni anni fa, non posso consultarlo; a meno che non vogliamo provare con una seduta spiritica.

    E sghignazzò… Dopo una pausa d'imbarazzo continuò:

    Ma ammettiamo che lei sia il Mashiach e che il dottor Bar-el le abbia dato da lavorare. A noi… a me, però, non sta fornendo alcun elemento, alcuna prova.

    La notizia della morte del professor Bar-el rattristò Dani'èl, che per qualche secondo non parlò. Poi disse:

    Mi scusi, non sapevo della scomparsa del dottor Bar-el, dov'è sepolto?

    Il corpo è stato trovato dilaniato, la sua tomba è a Gerusalemme, ma c'è solo il ricordo del corpo di Bar-el.

    Dani'èl fece un'altra pausa. Poi riprese:

    Io non devo dimostrare a nessuno da dove provengo. Sono venuto a recuperare le persone smarrite nella fede e a svelare l'identità di coloro che dicono di essere mandati da Yahweh, abusando della sofferenza e della credulità del popolo: lo proverò. Ho scritto molti libri in materia, se le va di leggerli…

    Secondo me, lei è un venditore ambulante; e io non posso presentarla al Presidente dello Stato di Israele a queste condizioni, in queste condizioni. Se lei fosse un terrorista, o soltanto un po' squilibrato, metterei comunque a rischio la vita del Sind… ehm, del Presidente. Mi deve dire qualcosa di più, a cominciare dal suo cognome.

    Dani'èl capì il lapsus, o peggio la fregatura, e rispose:

    Il mio cognome non le serve, chiami il Presidente e gli dica semplicemente che Dani'èl è qui. Se non lo avvisa, alle prossime elezioni il suo Sindaco potrebbe non essere più candidato, per via della sua ignoranza.

    La risposta del segretario fu stizzita:

    Le dispiace accomodarsi fuori?!

    Mi riferivo al fatto che mi sta ignorando.

    Si accomodi fuori, per favore!

    Mi riferivo all'ignoranza del Sindaco.

    Vada fuori!

    Dani'èl capì che il segretario aveva una grande, seppur vana, autostima. Quindi si alzò con calma, uscì dalla stanza e rimase in piedi ad aspettare.

    (3)

    Il segretario del Sindaco si sentiva annichilito da quel figuro pragmatico. Allo stesso tempo era imbarazzato dalle guardie del corpo che avevano sentito tutto. Non sapeva se far accompagnare Dani'èl all'uscita, o chiedere consiglio a qualcuno, o telefonare al Sindaco o all'ufficio del Presidente. Si ricordò che al Ministero della Cultura lavorava un'ex insegnante di storia, esperta in archeologia. Le telefonò, non c'era. Si guardò intorno nervosamente…

    Dopo un minuto ricevette una chiamata:

    Buongiorno, segretario. M'hanno detto che mi ha cercato, dica.

    Buongiorno, dottoressa Rabin. Oggi in ufficio è venuto un tale che dice di chiamarsi Dani'èl e di essere il Mashiach atteso dagli ebrei. Voleva parlare con il Sindaco, gli ho fatto dire che ero io, ma poi ha capito che era un bluff. Cosa posso fare? Come posso dargli ascolto o credito? Non mi ha voluto dire neanche il cognome!

    Beh, se è obbligato a dargli ascolto…

    Obbligato no, però vuole parlare con il Presidente.

    Quale Presidente?

    Il Presidente Leira, il nostro Presidente!

    Dall'altra parte del telefono non arrivarono reazioni.

    Il segretario incalzò:

    Professoressa Rabin, è lì? Posso fare qualcosa per…

    Sì, stavo pensando. La preghiera che gli ebrei ortodossi recitano da sempre, in attesa del Mashiach, venne recitata anche durante la II guerra mondiale dagli ebrei rinchiusi nei campi di concentramento. Chieda al suo ospite a cosa è dovuto tutto questo, se è un caso, una coincidenza, una scelta. Se non è un ciarlatano, non dovrebbe rifiutarsi di rispondere. E se è il Mashiach, non può non conoscere quella preghiera.

    "Buona idea, dottoressa. Le farò sapere. Ha detto ciarlatano?

    Sì. Un attimo però, signor segretario! Se può registri tutto, poi mi farà sentire.

    Senz'altro, grazie.

    La professoressa Rabin aveva usato il termine ciarlatano perché aveva letto un testo che parlava di questa pratica, nata in Italia nel XV secolo. Andò subito a riconsultarlo:

    La parola ciarlatano deriva da ciarla (chiacchiera) e cerretano: abitante della città Cerreto di Spoleto, in Umbria, località italiana. Dopo la peste nera del XIV secolo, gli abitanti di Cerreto cominciarono a chiedere l'elemosina per riattrezzare gli ospedali e aiutare gli indigenti. Negli anni a seguire, però, la loro attività venne strumentalizzata per mettere in atto truffe e raggiri: i cerretani, infatti, intascavano gran parte dell'elemosina, fingendosi affetti da malattie gravi. Successivamente arrivarono a millantare competenze mediche, dispensare consigli sulla salute, praticare estrazioni di denti e vendere pozioni e unguenti miracolosi per ogni tipo di patologia. Divenne una vera e propria professione dell'inganno e dello sfruttamento dell'ingenuità delle persone e della loro buona fede.

    Il segretario del Sindaco non aveva capito granché della richiesta della

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