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Angelica sfuggente
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Ebook106 pages1 hour

Angelica sfuggente

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In sintesi e con un tocco d'ironia, scoprirete quanto narrato da Boiardo e Ariosto sulla bellissima principessa Angelica, che rese il paladino Orlando prima innamorato e poi furioso.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateJan 18, 2019
ISBN9788827866740
Angelica sfuggente

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    Angelica sfuggente - Anna Nihil

    lettura!

    CAPITOLO I

    Da quando lei era apparsa, nient’altro aveva avuto più importanza. La dama avanzò nella sala con grazia, scortata da quattro giganti e un cavaliere dall’armatura lucente. Superò gli sguardi colmi di desiderio dei paladini presenti, giunse al cospetto di Carlo Magno e s’inginocchiò.

    «Magnanimo signore, siamo giunti dall’Estremo Oriente per onorare il tuo grande Impero. Le tue virtù, le tue grandi imprese e il valore dei tuoi paladini, note in ogni angolo della Terra, mi danno la speranza che ascolterai la voce di noi, umili pellegrini. Questo è Uberto dal Leone, mio fratello. Io sono Angelica. Nati da una stirpe nobile e gentile, siamo stati ingiustamente, e con modi crudeli, cacciati dal nostro regno. Mio fratello più di me ne soffre. Si sente ferito nell’onore. Per questo ha deciso di mostrare qui il suo valore, dove il fiore dei baroni è radunato, contrastandoli nella giostra uno dopo l’altro. Chiunque, sia pagano o cristiano, potrà duellare contro mio fratello nel verde prato dinanzi alla Fonte del Pino, al Petrone di Merlino. Questa sfida verrà fatta a una condizione. Ascoltino bene coloro che intendono partecipare, sia chiaro: chi sarà abbattuto da cavallo, non potrà continuare la lotta. Dovrà arrendersi senza opporre resistenza e diventare nostro prigioniero. Ma colui che riuscirà a vincere Uberto, mi avrà in sposa.»

    Queste ultime parole furono miele per i cavalieri presenti. Rinaldo divenne rosso dal desiderio. Ferraguto, passionale com’era, dal primo istante avrebbe voluto rapirla e farla sua. Orlando, al contrario, si accese di un amore puro e iniziò a sognare romantici e poetici momenti da trascorrere accanto alla bella Angelica.

    Carlo Magno, lisciandosi la barba, sembrava meditare saggiamente sulla richiesta, in realtà la sua mente vagava in altri pensieri, non così diversi da quelli dei suoi paladini. Ammaliato come tutti dall’avvenenza della fanciulla, diede il suo consenso.

    CAPITOLO II

    Alla Fonte del Pino, i giganti avevano montato una tenda degna della principessa. Angelica dormiva tranquilla, sorvegliata dai suoi quattro giganti, ignara della presenza di un oscuro figuro.

    Tenendosi nascosto tra i cespugli, con un incantesimo, fece crollare nel sonno più profondo i giganti e avanzò sicuro verso Angelica. Sguainò la spada e si preparò a ucciderla. Sollevò la lama, però, un attimo prima di colpirla, si fermò.

    «È così bella… e come i giganti è addormentata dal mio incantesimo… quasi, quasi… prima soddisferò con lei i miei desideri e poi vedremo!»

    L’uomo abbandonò la spada e si lanciò sull’inerme Angelica.

    «Fratello! Aiuto! Corri!» gridò lei.

    L’aggressore sbiancò dallo spavento. Sulla bella dama il suo sortilegio non aveva avuto alcun effetto. Angelica non vedeva l’ora di sbarazzarsi di un ospite così sgradito, ma era obbligata a tenerlo stretto tra le braccia in attesa dell’intervento del fratello che, fortunatamente, non era stato toccato dall’incantesimo del mago, poiché aveva preferito dormire fuori, sdraiato sotto un pino.

    «Cosa succede sorella?» disse il cavaliere stropicciandosi gli occhi. «Oh! Brutto schifoso, togliti da lei!»

    «Legalo, fratello. È un negromante! Sbrigati! Se non fosse per l’anello che porto, non basterebbe la tua forza per catturarlo!»

    Ascoltò la sorella, afferrò una corda e legò le braccia e poi le gambe del mago. Per sicurezza decise di avvolgerlo tutto da capo a piedi.

    «Chi sei tu? Che male ti ho mai fatto?» chiese Angelica.

    «Sono Malagise, fedele a Carlo Magno! Appena sei uscita dalla sala, il bel banchetto, la festa per la Pentecoste alla corte di Carlo Magno si è trasformata in una rissa! Chi urlava a destra, chi insultava a sinistra… ogni cavaliere voleva essere il primo a confrontarsi con tuo fratello per essere sicuro di averti. Nessuno di loro sembrava ricordare che, se sconfitti, diventeranno tuoi servi! Tu sei tanto bella quanto ingannevole! Qual è il tuo piano? Vuoi ridurre le schiere di Carlo Magno? Chi ti manda?»

    «Ti pare che vengo a raccontarlo a te!» disse Angelica. Frugò nella casacca di Malagise e vi trovò un libretto magico.

    «Non toccare quel libro!» gridò il prigioniero.

    Angelica aprì il libro, demoni e spiritelli apparvero ovunque. Si agitavano e ripetevano alla bella giovane: «Cosa comandate?»

    La dama non si fece intimidire e decisa ordinò: «Voglio che portiate questo prigioniero dentro la grande città del Catai, tra l’India e la Tartaria, dove regna mio padre, il re Galafrone. Consegnatelo al re da parte mia, perché io ho il merito della sua cattura.»

    Alla fine di quelle parole, Malagise sparì all’istante trascinato da due demoni. Angelica ritornò a sfogliare il libro magico e riuscì a trovare un incantesimo con cui liberare dal sonno forzato i suoi giganti.

    CAPITOLO III

    All’alba, le note di un corno svegliarono Angelica e suo fratello. Come d’uso, il cavaliere Astolfo aveva dato avviso del suo arrivo e lanciato la sfida al suo avversario.

    «Uberto! Sono giunto per conquistare tua sorella! La fortuna mi ha arriso. Per evitare ulteriori discussioni, abbiamo deciso di estrarre a sorte l’ordine con cui, noi cavalieri, ci saremmo presentati per la bella Angelica. Ho vinto! Sono il primo e sono sicuro che sarò anche l’ultimo. Abituati al mio volto, perché mi vedrai per anni accanto ad Angelica. Ti batterò in un istante, ma non preoccuparti, cercherò di non farti male, sei pur sempre il fratello della mia sposa. Vedi il lato buono, potrai riposarti, non dovrai affrontare altri dopo di me! Forza, un colpo e questa storia sarà finita.»

    Uberto si sistemò l’armatura e salì sul suo nobile destriero, Rabicano. Entrambi i cavalieri si allontanarono a sufficienza per prendere la rincorsa, poi, contemporaneamente, galopparono a tutta velocità l’uno contro l’altro, coperti sotto gli scudi e saldi sulle selle. Un attimo, un tocco della lancia, e Astolfo finì a terra sconfitto da Uberto.

    La spavalderia di Astolfo era stata messa a tacere dai fatti. Angelica sorrise, trovava carino Astolfo, ma troppo chiacchierone per i suoi gusti. I giganti lo

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