Una vita altra
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Una vita altra - Gabriella Greco
Niccolò
Primo luglio 1980, ore 5,45
Le porte della sala parto del reparto di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale d’Imperia sono chiuse. Medici e infermieri sono al lavoro per aiutare le future mamme a mettere al mondo i loro attesi pargoli.
Dalle finestre aperte entra l’aria tiepida del mattino e il sole inizia a salire su nel cielo, che è già di un celeste limpido, sgombro di nuvole. Si annuncia una nuova giornata molto calda.
Improvvisamente urla di dolore e al tempo stesso di felicità rompono per qualche minuto il silenzio che regna tra le corsie.
Poi nuovamente il reparto ripiomba nella tranquillità più assoluta. Questo stato di calma apparente dura soltanto pochi attimi, perché tutto a un tratto il silenzio viene nuovamente interrotto dal pianto disperato di un neonato o forse due.
Dietro le porte scorrevoli che conducono alle sale parto, in trepidante attesa, ci sono due famiglie.
Da una parte c’è la famiglia Stradivari composta dal nonno paterno Sebastiano Stradivari, un vecchio professore di musica che ha insegnato tanti anni al conservatorio, molto conosciuto e apprezzato in città, rimasto vedovo da poco; i nonni materni Sara e Salvo, arrivati in aereo il giorno prima da Agrigento per assistere la loro adorata primogenita.
Con loro sono saliti dalla Sicilia anche la sorella più piccola di nonna Sara, zia Santina con il suo grosso pancione, che sventola nervosamente il suo ventaglietto per far fronte al caldo soffocante di questi giorni insieme a suo marito, lo zio Serafino.
Dall’altra parte, invece, c’è la famiglia Guicciardini: i nonni paterni Genoveffa e Gino, due tipi molto particolari, stile figli dei fiori
; la zia Ginevra di ritorno, solo per l’occasione, dal suo ritiro spirituale in un monastero buddista in Tibet e infine i nonni materni Giorgia e Gianni, sempre molto pacati e tranquilli, due persone davvero a modo.
Sono tutti molto emozionati, parlottano agitatamente fra di loro e bevono nervosamente tazzine di caffè dal distributore automatico.
Improvvisamente si apre la porta scorrevole, per fortuna l’attesa è finita. Tutti si voltano contemporaneamente verso il corridoio da cui s’intravedono le sale parto, curiosi e fiduciosi di veder uscire qualcuno, un infermiere o un medico per avere buone notizie sui propri cari.
I loro sguardi s’illuminano di gioia quando a varcare la soglia sono proprio Stefano Stradivari e Giacomo Guicciardini con le loro espressioni ancora sconvolte e uno sguardo inebetito ma felice, commosso, stampato sul volto.
Ad accompagnarli ci sono due giovani infermiere sorridenti che trasportano le cullette nelle quali s’intravedono due bellissime bambine con il faccino rosa, gli occhi chiusi, pochi capelli biondi, avvolte in lenzuolini bianchi. Una delle due dorme serena e pacifica, l’altra invece è in preda a una crisi isterica di pianto.
Entrambe le famiglie prese dall’entusiasmo si avvicinano rapidamente alle bimbe e tutti rimangono a bocca aperta nel notare la grande somiglianza fisica che le lega. Stupore e silenzio totale rotto solo dalle urla disperate di una delle piccoline che non ne vuole proprio sapere di calmarsi. Forse è arrabbiata perché dalla pancia di mamma Sofia non avrebbe voluto ancora uscire, perché stava così bene lì dentro, al calduccio e in solitudine.
È nonno Salvo il primo a parlare. Si rivolge con il suo grosso vocione al genero chiedendogli:
«Chi è la nostra piccola Stella?»
Gli risponde Stefano con un sorriso, spingendo davanti a sé una delle cullette e prendendo tra le braccia il fagottino urlante:
«È lei la nostra principessa!»
Ebbene sì, la neonata più rumorosa è Stella. Il suo pianto continua, senza tregua, a riecheggiare per tutto il reparto.
Nonno Salvo è contento e rivolgendosi alla moglie afferma con soddisfazione:
«Cara, la picciotta è tale e quale ai suoi nonni, una che sa farsi sentire, sarà una combattente.»
Una dottoressa, che si trova a passare di là, ridendo si rivolge a Stefano, dandogli un’affettuosa pacca sulla spalla:
«In bocca al lupo al papà, bel caratterino dimostra già sua figlia, una bella avventura si prospetta per lei e sua moglie.»
Anche Giacomo, circondato da tutta la famiglia Guicciardini, prende dalla culletta, tra le sue forti braccia, la piccola Gioia per mostrarla con orgoglio a nonni e zii. Lei, al contrario di Stella, è una bimba molto tranquilla, silenziosa, dolce e sembra quasi accennare un timido sorriso su quel bel visino roseo. Chissà, magari non si è ancora accorta che non è più nel pancione di mamma Giada.
Il papà, con il cuore gonfio d’amore per quel piccolo esserino, la presenta alla sua famiglia stretta intorno a lui per ammirarla:
«Ecco a voi la principessa di casa Guicciardini, la Gioia della mia vita.»
A udir queste parole qualche lacrima spunta dagli occhi di nonno Gino, sempre facile a commuoversi, mentre nonna Genoveffa, con la sua solita irruenza, strappa la piccola dalle braccia del papà e la stringe a sé talmente forte che Gioia inizia a dimenarsi.
In sala parto intanto Sofia e Giada, neomamme stanche ma felici, attendono con ansia di ritornare nelle loro stanze e prendere finalmente tra le braccia e adagiare al petto le loro piccoline che hanno dovuto lasciare alle cure delle infermiere, affinché potessero pesarle, lavarle e vestirle.
2 luglio 1980
Ospedale d’Imperia, reparto d’ostetricia,
stanza numero 17
Stefano e Sofia, seduti sul letto uno accanto all’altra, sono in trepidante attesa che la ginecologa, la dottoressa Parini, consegni loro tutti i documenti per la dimissione.
Guardano fuori dalla finestra, il cielo è blu e una splendida giornata li aspetta fuori da quella stanza d’ospedale.
Stella in braccio alla mamma, bellissima nella sua tutina bianca a pois celeste, per fortuna adesso dorme serenamente dopo una notte trascorsa a piangere disperatamente nonostante le coccole e i bacetti di Sofia. I due giovani sono impazienti e al tempo stesso felici di poter tornare nel loro accogliente nido d’amore vicino al mare, progettato e costruito
da Stefano, affermato ingegnere, e dal suo eccellente staff.
È una casa non molto grande, fatta su misura per loro. Si estende su un solo piano ma è ricca di qualsiasi comfort, con un giardino tutto intorno piccolo ma curato nei minimi particolari e una veranda che si affaccia direttamente su una delle più belle spiagge della zona, una piccola insenatura a cui solo loro hanno la fortuna di accedere. Un gioiellino di casa pronto ad accogliere anche la nuova e a lungo desiderata primogenita.
Stefano e Sofia insieme, nei mesi precedenti al parto, hanno preparato la stanzetta per Stella, pareti rosa e lilla, con disegni sparsi qua e là raffiguranti svariati animaletti su prati colorati, decorati dalla stessa Sofia, pittrice di professione.
Anche la culletta al centro della stanza è stata dipinta da lei, ci sono raffigurati tanti angioletti biondi, con le grandi ali bianche, pronti a proteggere durante la notte il sonno della sua piccolina.
Sono ormai le undici quando, finalmente, si presenta sulla porta della stanza la dottoressa Parini con il suo solito sorriso smagliante e i documenti tanto attesi.
«Buongiorno neo genitori, vediamo un po’ – dice – come sta la nostra bellissima ma alquanto rumorosa Stella. Vediamo se è pronta per uscire dall’ospedale e andare incontro alla sua nuova vita con voi!»
Prende in braccio la bimba, che nel frattempo si è svegliata e inizia a muoversi nella sua tutina bianca e celeste, la poggia con delicatezza sul fasciatoio nella stanzetta adiacente per una breve visita e le dice: «Sai che questa notte hai tenuto sveglio l’intero reparto con le tue urla?»
Poi con molta serenità si rivolge ai coniugi Stradivari:
«La bimba gode di ottima salute, potete portarla con voi a casa. Stella è pronta ad affrontare il mondo esterno, vi auguro buona fortuna e un grosso in bocca al lupo, visto il caratterino della vostra primogenita.»
Così ridendo riveste la piccola peste e la consegna alla sua mamma.
Un ultimo sguardo alla stanza numero 17 e la famiglia Stradivari si avvia emozionata, un po’ intimorita ma felice verso l’uscita dell’ospedale per affrontare questa nuova avventura in tre, Stefano, Sofia e Stella.
Via di corsa verso la macchina, perché ad attenderli a casa, piena di addobbi e festoni, c’è tutta la famiglia riunita, pronta a dare inizio a una grande festa di benvenuto, rigorosamente a sorpresa, preparata come sempre nei minimi dettagli da nonna Sara, la perfezionista.
2 luglio 1980
Ospedale d’Imperia, reparto d’ostetricia,
stanza numero 18
La famiglia Guicciardini è al completo, tutti uniti a festeggiare l’uscita dall’ospedale della piccola Gioia. Giacomo e Giada sono circondati, come sempre, dall’affetto ma anche dall’allegra confusione dei loro genitori, di zii e nipoti e, infine, dei loro tre figli, i gemelli Giorgio e Giulio di otto anni e il piccolo di casa, il viziato Gianfilippo di cinque.
Ogni momento della loro vita, bello o brutto che sia, viene condiviso da tutta quanta la famiglia.
Nulla si muove, nessuna decisione viene presa senza il consenso di nonna Genoveffa.
È sempre stato così, nel bene e nel male, e sia Giacomo sia Giada ormai sono abituati a condividere ogni momento, ogni emozione, ogni decisione importante con gli altri, anche se a volte l’eccessiva invadenza, la loro costante e numerosa presenza li infastidisce e non