Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

10 a
10 a
10 a
Ebook233 pages2 hours

10 a

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Matthew e Anouk si sono finalmente messi insieme davanti alla folla sul Tower Bridge.
Ma cosa aveva fatto Matt durante i tre anni in cui non si erano visti?
E cosa succederà dopo il “Vissero felici e contenti”?

Un libro, due parti.
Prima, dopo.
Un amore, un’amicizia.
Tante risate, tante lacrime.
Diversi colpi di scena… perché in fondo la vita è imprevedibile.

Capitolo conclusivo di "Ti Amo, ma…" e "Happy 4 U".

«Da quando hai così paura di affrontare un ostacolo?»
«Da quando la posta in palio è troppo preziosa.»
LanguageItaliano
Release dateJan 22, 2019
ISBN9788892599956
10 a

Read more from Nicoletta Puricelli

Related to 10 a

Titles in the series (3)

View More

Related ebooks

General Fiction For You

View More

Related articles

Reviews for 10 a

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    10 a - Nicoletta Puricelli

    PRIMA PARTE

    Matthew

    SEDUTA 1

    Ordinary world

    2010-JAN-Wk5-ORD

    «Buongiorno Matthew, accomodati. Ricapitoliamo: l’ultima volta che ci siamo visti eri appena tornato dall'Inghilterra dove avevi trascorso il Natale con la famiglia di tuo padre, mentre sul lavoro Alan era finito nei guai per aver bevuto a una festa. Come è stato questo mese?»

    «Buongiorno Mrs Parker. Gennaio è stato usuale

    Mrs Parker si lascia sfuggire un sogghigno. Conosce Matthew Grennet ormai da cinque anni, da quando è stata ingaggiata dal padre come Supporto Psicologico all'inizio delle riprese di At home with Alan. Sa benissimo che Matthew non è mai stato a favore degli strizzacervelli, ma questa era una condizione non sindacabile stabilita dal padre per poter intraprendere la carriera di attore e, tutto sommato, lui aveva valutato che non era poi così tremenda da accettare: richiedeva lo sforzo di un paio di sedute al mese, ridotte a una dopo essere diventato maggiorenne, in cui doveva esprimere principalmente i dubbi sui personaggi da lui interpretati, eventuali angosce, paure, qualsiasi sentimento che destasse in lui preoccupazione o comportamenti strani.

    Nonostante in alcuni cast fosse già previsto un supporto di ruolo, il padre di Matthew aveva preferito avere una figura che lo avrebbe seguito negli anni e, dopo un’attenta ricerca, aveva trovato Mrs Parker, la migliore sul mercato di Los Angeles nonostante la ancora giovane età.

    Mrs Paula Aubree Parker ha col tempo imparato a conoscere questo ragazzino che non parlava con lei se non per rispondere a delle precise domande, che raccontava i fatti col timore di dire qualcosa di troppo, con un’educazione in contro tendenza rispetto alle altre piccole star così pretenziose, ambiziose, arroganti.

    Ancora oggi, dopo tutte queste sedute, lei sa che per estorcergli le emozioni che tiene dentro deve puntare sulla sua buona dose di empatia e una grande conoscenza della lettura della comunicazione non verbale.

    « Usuale» ripete lei.

    «Alan è finalmente uscito con Grace, ma lei alla fine non l’ha voluto baciare.»

    «E come ti senti a riguardo?»

    «Grace sognava di uscire con lui da due stagioni, sinceramente non credo che questo sarebbe successo nella vita reale.»

    «Perché?»

    «Lei è chiaramente innamorata di lui e, finalmente, ce l’ha lì davanti, tutto pronto, tutto per lei, e lei dice no. Non capisco.»

    «Cosa è successo dopo?»

    «Niente, è finita la puntata e non ho ancora il copione della prossima.»

    «Cosa vorresti che accadesse nella prossima puntata?»

    Lui sembra colto alla sprovvista da questa domanda e ci pensa.

    «Vorrei che Grace gli spiegasse il perché.»

    «Come sta Alan adesso?»

    «Alan è… disorientato.»

    «E come sta Matthew, invece?»

    «Io sto bene.»

    «Previsioni per il prossimo mese?»

    «Ho un provino tra qualche giorno.»

    Il luccichio dei suoi occhi tradisce il tono abbastanza neutro e gli angoli della bocca che rimangono in su ne danno conferma.

    «Qualcosa che ti ispira?»

    «Molto» ammette con uno dei suoi lievi sorrisi, ma la mano tra i capelli le dice che non ne vuole parlare.

    «A parte il lavoro come va?»

    Il sorriso sparisce immediatamente dalla sua faccia, ma questo lei lo immaginava già, vista la reticenza a parlare della sua famiglia, specialmente negli ultimi mesi.

    «Tutto nella norma» risponde grattandosi il naso.

    Mrs Parker sa che non ne vuole parlare e decide che anche per questa volta non c’è bisogno di indagare: tutto sommato non è nulla che porti Matthew ad avere un atteggiamento diverso dal solito, niente di rischioso per lui o per altri.

    «A quante ore sei arrivato questo mese?»

    Lui estrae il telefonino e cerca il blocco note.

    «115 su 29. Media 3.96.»

    Lei sa che quel numero è ancora molto alto, ma nei limiti che hanno stabilito insieme lo scorso mese.

    «Limite per il prossimo mese?»

    «Sempre 4.»

    «Potresti provare a raggiungere 3.90. Come la vedi?»

    «Posso provarci» risponde lui più per cortesia che per convinzione. Sta già calcolando le ore a disposizione in base ai suoi programmi.

    «Bene Matthew, se non hai altro che vuoi raccontarmi ci vediamo il prossimo mese.»

    «Non ho altro. A febbraio Mrs Parker.»

    Sedute a volte brevi quelle con lui, lei non impone a nessuno dei suoi clienti di rimanere per un’intera ora, tanto meno a chi viene per obbligo e non per necessità. Ha imparato a riconoscere i segnali che lui manda quando ha davvero bisogno di aiuto.

    SEDUTA 2

    Airport

    2010-FEB-Wk4-ORD

    «Buongiorno Matthew, accomodati. Vediamo, lo scorso mese eri in attesa di fare un provino importante, mentre Alan era disorientato dal comportamento di Grace in merito ad un bacio che non è arrivato. Come è stato questo mese?»

    «Buongiorno Mrs Parker, febbraio direi che… non saprei definire esattamente. Sono accaduti fatti contrastanti negli ultimi giorni e la mia testa è indecisa su che aggettivo scegliere.»

    Il sopracciglio di Mrs Parker si alza permettendole di scrutare a fondo questo Matthew che si preannuncia loquace. Un aggettivo è quanto lei ha sempre chiesto all'inizio di ogni seduta; sa benissimo che scegliere un aggettivo che definisca un intero mese equivale ad iniziare l’analisi in maniera autonoma, stimolando il paziente a ricordare i fatti salienti avvenuti.

    D’altro canto Matthew, che si è sempre attenuto a degli aggettivi dal tono neutro, questa volta sembra essere stato messo in difficoltà.

    «Vuoi raccontarmi di qualcuno di questi avvenimenti?»

    «Sì» risponde con una luce intensa negli occhi, avendo probabilmente aspettato quel momento dall'istante in cui è atterrato a Los Angeles. Per quanto non vada matto per le sedute, questa volta percepisce che una visione neutrale gli potrà essere d’aiuto e, soprattutto, sa per certo che quanto dirà a lei non uscirà da quelle mura, la sua paura più grande visto quanto ha già affrontato in passato.

    Lei è colta dal suo entusiasmo e lo invita con un gesto a liberare le parole.

    «Sono andato a Milano, ma non voglio parlare del motivo che mi ha spinto a farlo» precisa frettolosamente. «Partirei dalla fine del viaggio, o almeno, da quella che pensavo fosse la fine del viaggio. Ero in aeroporto in attesa di conoscere il gate e avevo terribilmente bisogno di sentirmi una persona comune per un po’». Le orecchie attente di lei prendendo nota di quella frase che ricorre spesso nelle loro conversazioni, ma non chiede la motivazione, tanto sa che a breve arriverà da sola. «Così non sono andato nella saletta business, ma mi sono diretto al bar. Purtroppo anche lì c’erano delle fanker» dice alzando gli occhi.

    Mrs Parker ormai si è abituata a quel nome con cui lui definisce le ragazzine che lo aspettano urlanti fuori dal set e dagli eventi, una contrattura di fan e stalker.

    «Una serie di eventi per sfuggir loro mi hanno portato a conoscere Amanda, la commessa di un negozio e sono finito a casa sua per la notte.»

    Gli occhi di Mrs Parker si sgranano di colpo perché ciò che ha appena sentito suona veramente inconsueto rispetto a quanto è solito raccontarle Matthew; ma lui, accortosi subito della faccia sorpresa, prosegue impetuosamente con le precisazioni.

    «No, non è come pensa, mi sono espresso male. Lei è più grande di me, è sposata». Non che questo possa andare a migliorare la situazione.

    «Voglio dire, c’era anche suo marito, Marco.»

    Ah, beh, allora è quanto si sarebbe potuto leggere nella testa di Mrs Parker se non avesse indossato nuovamente la sua faccia da psicanalista, persa solo per qualche istante.

    «Lei mi ha offerto ospitalità perché il volo era stato annullato per la tormenta di neve su New York, ne ha sentito parlare, vero?»

    Lei annuisce senza parlare, come suo solito quando lui prende l’iniziativa di raccontare.

    «Non so come ho fatto a dire di sì, non sono solito affidarmi ad estranei per situazioni di emergenza, se lo venisse a sapere la mia agente le verrebbero i capelli dritti e mi metterebbe un braccialetto elettronico, probabilmente. Comunque, l’istinto mi ha detto che potevo fidarmi di lei e non avrei potuto fare scelta migliore.»

    Pausa. Lo sguardo di lui è perso, come se stesse visualizzando un’immagine ben precisa nella sua testa e gli angoli della bocca si curvarono verso l’alto, quasi non riuscisse a trattenere il sorriso che gli si forma dentro.

    «Quindi sei andato a casa di Amanda. Parlami di lei: cosa ti ha convinto a fidarti di lei?»

    Mrs Parker, dietro ai suoi occhiali, aspetta con curiosità la risposta, vista la corazza costruita da Matthew verso gli estranei nel corso degli anni che non lo porta mai oltre i convenevoli di educazione e cortesia.

    «Lei non mi conosceva, o almeno non mi ha riconosciuto, ma mi ha aiutato a prescindere nel momento in cui ne ho avuto bisogno. Lei mi ha trattato come un ragazzo anonimo, mi sorrideva ed è stata complice contro le fanker, mi ha persino fatto stare per un’ora nel ripostiglio! Forse è stato proprio mentre ero lì» dice riflettendo «la ascoltavo parlare coi clienti e mi ricordava…» Lui si interrompe evidentemente imbarazzato.

    «Chi ti ricordava?»

    Abbassando un po’ la testa conclude: «Mi ricordava lei, Mrs Parker.»

    Lei sorride profondamente contenta di questo paragone, ma decide di toglierlo dall'imbarazzo.

    «E cosa è successo poi?»

    Lui sorride.

    «È lì che ho visto Anouk.»

    Pausa. Sorriso. Per alcuni secondi è in una dimensione parallela.

    «E Anouk è…?»

    Ritorno.

    «Anouk è… uno spettacolo, è un sorriso che non avevo mai visto, vero, intrigante, coinvolgente; è un paio di occhi che trasmettono energia, è… bellissima. Lei era sulle scale e poi anche in camera sua, dove ho dormito, e l’ho fissata a lungo prima di addormentarmi perché non riuscivo a smettere di guardala.»

    «Quindi hai dormito con Anouk?» chiede tentando di fare luce su questa storia che è sempre più interessante.

    «No! Lei era a Barcellona.»

    Mrs Parker inizia a pensare che lui è in vena di scherzi e si chiede se per caso sia già il primo d’aprile, ma manca ben più di un mese. Matthew Grennet può forse anche essere scambiato per un playboy dall'esterno, visto che è un attore attraente e famoso sempre circondato da belle ragazze, ma ormai lei lo conosce bene e sa benissimo che non è decisamente quella la sua indole.

    «Matthew non capisco». Quando non si capisce si chiede, regola numero uno.

    «Ha ragione, ho saltato un dettaglio importante: ho visto le foto di Anouk, non lei in persona.»

    Così la vicenda suona meglio.

    «Anouk è la figlia di Amanda?»

    «Non esattamente, lei è la figlia della vicina di casa, ma Amanda le fa da baby-sitter

    Di nuovo le sopracciglia si alzano. Decisamente questa seduta è una delle più complesse per Mrs Parker, in cui deve ricostruire la vicenda dagli spezzoni con cui lui la racconta.

    «Quanti anni ha Anuok?»

    Dal canto suo, sempre con faccia e voce professionale, teme un po’ la risposta.

    «Ne farà 18 a fine mese.»

    Un sospiro di sollievo risuona solo nell'interno della mente di Mrs Parker e poiché lui è di nuovo perso, probabilmente in una stanza nei pressi di Milano, lei cerca di arrivare al dunque.

    «Ricapitolando: eri in aeroporto, sei andato a casa di Amanda dove hai visto le foto di questa Anouk di quasi diciott'anni, che però era a Barcellona, e hai dormito in camera sua».

    «Sì.»

    Mrs Parker nota che l’exploit iniziale del racconto si è interrotto e adesso sa che bisogna ricominciare tirargli fuori le parole di bocca. Anche perché questa storia pare meriti di essere ascoltata poiché ha decisamente influito sull'umore di Matthew.

    «E?» chiede semplicemente.

    Lui guarda lei per qualche secondo negli occhi, poi abbassa lo sguardo come se si vergognasse, ma con un sorriso sulle labbra che gli è impossibile da mandar via.

    «E non riesco a smettere di pensare a lei.»

    «Tu non l’hai conosciuta, giusto?»

    «No.»

    «Le hai mai parlato o l’hai mai sentita?»

    «No.»

    «Ricordi nitidamente la sua faccia?»

    «Sì.»

    «Potrebbe essere che tra qualche giorno la dimenticherai.»

    «Non credo sia un problema» rispose sicuro. «Ho fatto una foto alla sua foto» spiega a testa bassa. «La vuole vedere?» chiede speranzoso.

    «Se tu vuoi farmela vedere, certo» risponde professionalmente, nonostante non ne veda l’ora.

    La soddisfazione è lampante nei suoi occhi e quasi avesse voluto fare ciò da subito, estrae il telefonino dalla tasca della felpa e scorre con rapidità il menù, poi porge l’apparecchio nelle mani della sua terapeuta. Una giovane dai capelli castani racchiusi in un cappello da cuoco le sorride dallo schermo. Un sorriso intrigante e coinvolgente rende molto bene l’immagine che ha davanti.

    «Quindi lei ti occupa la mente?»

    «Sì.»

    «Cosa pensi di fare?»

    Lui la guarda, come se finalmente fossero arrivati al punto cruciale dell’incontro.

    «Voglio sentire la sua voce» risponde sicuro. «Sarà il suo compleanno tra qualche giorno e sto pensando di chiamarla per farle gli auguri.»

    «Lei sa chi sei?»

    «Sì» risponde ridendo. «Decisamente sì. Lei aveva un mio poster in camera sua.»

    «Una fanker

    «Non lo so, spero solo una fan» ammette preoccupato.

    «Lei parla inglese?»

    «Sì, ha vissuto sei mesi a Chicago per la scuola.»

    «Quindi la chiamerai?»

    «Credo di sì.»

    «Come ti senti in merito?»

    Di nuovo un sorriso gli illumina il volto.

    «Eccitato. All'idea di sentirla. Non vedo l’ora.»

    «E se dovesse andare male?»

    «Ci avrò provato.» Lei questa frase se l’aspettava, d'altronde è il suo primo insegnamento in tutti gli anni di terapia consolatoria di vip che non hanno ottenuto una parte, o peggio ancora un Oscar.

    «E se dovesse andare bene?»

    Lui guarda lei come se non avesse considerato l’idea che possa andare bene.

    «Non lo so. Scatterà il piano B.» Insegnamento numero due. È proprio fiera di come il ragazzo conosca bene la teoria. Se poi saprà metterla in pratica non è certa, ma almeno sa da che base partire.

    «Abbiamo ancora qualche minuto, Matthew, vuoi parlarmi anche degli altri fatti che hai definito contrastanti?»

    Lui la guarda per qualche secondo, poi scuote la testa.

    «A quante ore sei arrivato questo mese?»

    «109 su 29. Media 3.76. Ho fatto un intero volo senza.»

    «Quale volo?»

    «Il rientro da Milano.»

    Mrs Parker annota questo gran particolare sul suo blocco note.

    «Pensi di riuscire a mantenere questa media anche il prossimo mese?»

    «Ci posso provare.»

    Risposta diplomatica, lei la conosceva già mentre formulava la domanda.

    SEDUTA 3

    Chat

    2010-MAR-Wk4-ORD

    «Buongiorno Matthew, accomodati. Com'è stato questo mese?»

    «Buongiorno Mrs Parker. Direi

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1