Il grande attacco
By Kenji Albani
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Storico - racconto lungo (54 pagine) - Cosa ci fa un coreano nell'Armata Rossa? A momenti neppure lui, Ri Song Gun, lo sa. Ma è così. Ed eccolo nella capitale del Terzo Reich agonizzante. Mentre "Il crepuscolo degli dei" è in atto, il suo comandante lo incarica di trovare il responsabile del traffico di armi fra sovietici e tedeschi. Potrebbe essere una missione di tutto comodo se, nel frattempo, non si sparasse più.
Ri Song Gun non ne vuole sapere di combattere. Men che meno per i russi che l'hanno catturato a Khalkin Gol. Ma la vita è grama, soprattutto se Hitler ha invaso la Russia, e Stalin ha bisogno di quanti più uomini possibile.
Forse Ri è un pessimo soldato. Ma, avendo collaborato con la polizia coloniale giapponese in Corea, ha delle doti investigative. Il maggiore lo incarica di trovare chi rifornisce di armi i tedeschi. È un graduato sovietico! Poco tempo e lo scandalo può scoppiare. Ri è affiancato da Arkadij, da Ufa, un imbecille; ma un vero gorilla.
Fra battaglie all'ultimo sangue, molti morti, tanti sacrifici, con il Papasha fra le strade di Berlino, Ri cerca di indagare. Ma qualcuno fa di tutto per intralciare l'inquisizione.
Kenji Albani è nato a Varese il 13 novembre 1990 (il nome è giapponese, ma lui è italiano). Segnalato al concorso Giulio Perrone Editore nel 2008, ha poi pubblicato una ventina di racconti fra riviste letterarie locali e piattaforme online. Inoltre, ha pubblicato una quindicina di articoli di vario genere (dallo sportivo al culturale, passando per la paleontologia) su siti e riviste specializzati. Al momento studia all'Università degli Studi dell'Insubria di Varese, facoltà scienze della comunicazione, e a settembre si è diplomato come sceneggiatore di fumetti alla Scuola del Fumetto di Milano. Sempre in settembre ha pubblicato Il serpente che si morde la coda, collana Imperium di Delos Digital.
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Il grande attacco - Kenji Albani
Kenji Albani
Il grande attacco
RACCONTO LUNGO
ISBN 9788825407945
© 2019 Kenji Albani
Edizione ebook © 2019 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/4 20139 Milano
Versione: 1.0
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Grazie, da parte di Delos Digital, dell'autore del libro e di tutti coloro che vi hanno lavorato.
Indice
Copertina
Il libro
L'autore
Il grande attacco
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Epilogo
Ringraziamenti
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Il libro
Cosa ci fa un coreano nell'Armata Rossa? A momenti neppure lui, Ri Song Gun, lo sa. Ma è così. Ed eccolo nella capitale del Terzo Reich agonizzante. Mentre Il crepuscolo degli dei
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Ri Song Gun non ne vuole sapere di combattere. Men che meno per i russi che l'hanno catturato a Khalkin Gol. Ma la vita è grama, soprattutto se Hitler ha invaso la Russia, e Stalin ha bisogno di quanti più uomini possibile.
Forse Ri è un pessimo soldato. Ma, avendo collaborato con la polizia coloniale giapponese in Corea, ha delle doti investigative. Il maggiore lo incarica di trovare chi rifornisce di armi i tedeschi. È un graduato sovietico! Poco tempo e lo scandalo può scoppiare. Ri è affiancato da Arkadij, da Ufa, un imbecille; ma un vero gorilla.
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L'autore
Kenji Albani è nato a Varese il 13 novembre 1990 (il nome è giapponese, ma lui è italiano). Segnalato al concorso Giulio Perrone Editore nel 2008, ha poi pubblicato una ventina di racconti fra riviste letterarie locali e piattaforme online. Inoltre, ha pubblicato una quindicina di articoli di vario genere (dallo sportivo al culturale, passando per la paleontologia) su siti e riviste specializzati. Al momento studia all'Università degli Studi dell'Insubria di Varese, facoltà scienze della comunicazione, e a settembre si è diplomato come sceneggiatore di fumetti alla Scuola del Fumetto di Milano. Sempre in settembre ha pubblicato Il serpente che si morde la coda, collana Imperium di Delos Digital.
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Kenji Albani, Il serpente che si morde la coda Imperium ISBN: 9788825406757
1
– Ci siamo!
– È vero – ribatté piatto Ri Song Gun.
– Abbiamo perso tanti valorosi soldati sulle alture di Seelow, ma adesso siamo qua, alle porte di Berlino!
– Ne abbiamo perduti molti altri da Mosca a qui.
Arkadij si ingrugnì. – Certo, anche questo è vero. Ma poco importa: ora siamo in Germania. Pensa: tutte quelle città… cadute nelle nostre mani. Kiev, Minsk, Varsavia, Königsberg. Anche Vienna e Budapest. Manca solo Praga. Le nostre truppe sono dilagate ovunque. Finlandesi, rumeni e bulgari sono stati costretti a unirsi a noi, contro i nazisti. L'Armata è dilagata pure nei Balcani. I nostri compagni si sono riuniti ai partigiani di Tito, l'Albania è comunista e, si vocifera, che pure in Grecia stiano per esserci dei moti a noi favorevoli.
– Arkadij, tu vedi i risultati, che sono strabilianti, lo devo ammettere. Ma io penso ai morti. La tua nazione… quanti soldati e civili innocenti ha perso?
– Nell'ordine del milione.
– Decine di milioni.
– Sì, ma adesso il nemico è sconfitto.
– Sta per essere sconfitto – precisò Ri.
– Sei pessimista? Sei disfattista?
– Più realista. Guarda che io stavo annegando in quella palude.
– Uhm – e tacque.
Ri rammentò la battaglia di Seelow. Da quel poco di tedesco che aveva imparato fra uno stupro e l'altro, See significava lago
. E quello… era stato un lago. I genieri tedeschi di Heinrici avevano distrutto una diga e l'intera piana era stata ricoperta di acqua.
Žukov l'aveva detto: superare le alture di Seelow e arrivare a Berlino.
Più facile a dirsi che a farsi.
I soldati sovietici avevano sguazzato nel fango e nell'acqua all'assalto delle linee fortificate tedesche.
Tre linee fortificate.
Centoquarantatré riflettori erano stati posti da Žukov per abbagliare i tedeschi. Involontario effetto, i tedeschi vedevano meglio dei russi, e questi ultimi erano diventati ombre ben più grandi dei loro corpi.
Pioggia primaverile, rane che gracidavano, e i proiettili che sibilavano. Chi cadeva ferito, annegava. E l'acqua putrescente si arrossava.
Erano passate le voci: quei tedeschi stavano facendo un trucchetto identico a quello in Finlandia… I finnici e i germanici si erano messi d'accordo: i finlandesi attaccavano postazioni che sapevano vuote, i nazisti che erano evacuati da poco. E poi dicevano ai russi che i tedeschi se n'erano andati senza che sapessero qualcosa. Adesso, i russi non erano scesi a nessun compromesso, ma i tedeschi si ritiravano lasciando le posizioni vuote. E i sovietici le conquistavano. Quando poi queste ultime truppe servivano dove c'era una recrudescenza dei combattimenti, se