Nebula: Pensieri, novelle e poesie
By Carlo Grilli
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Però se seguir le mie rime vorrete e avrete con me cortesia, lieto sarò di regalarvi un piccolo sogno, di omaggiarvi poesia.
Madre Natura è la mia Dea, essa vive nell’aria e il mondo da sempre governa e accudisce; è lei la Signora Suprema che donando a me ispirazione, nella mente la fiaba gestisce.
Ella vaga nel bosco che io spesso frequento e bene conosco… lì in quel luogo ricco di selva, dal profumo montano, con gentilezza lei lenisce il mio mesto dolore e mi prende per mano…
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Book preview
Nebula - Carlo Grilli
pace.
Presentazione
Breve e timida nota di colui che è l’autore
Io non mi ritengo un poeta né a voi mi presento come maestro di vita: non sono nessuno, né tantomeno ho presunzione di mostrarvi la via, però, in questa cavalcata di rime, ho cercato di dire la mia.
Prima che la lettura iniziate e nel mio mare di versi vi cimentiate, onde confusione non fare e per la noia poi naufragare, alcune semplici cose a voi devo enunciare.
È mio dovere farvi presente che buona parte degli scritti, specialmente quelli riguardanti la montagna e i governanti, non sono nel tempo lontani, ma abbastanza recenti; mentre altri pensieri e poesie se così chiamarle vogliamo, o le poche novelle che qui nell’opera troverete, sono frutto di una raccolta che io nel cassetto da molti anni tenevo… ora era tempo, adesso dovevo.
Ho preso coraggio e mi sono deciso: maturo era il pensiero e anche l’antico lavoro… di farvi felici io spero.
Sulla cattedra io non voglio salire, né tantomeno come affrontare il quotidiano mi sento di dire: non ho nessuna pretesa, non è mia intenzione dare lezione.
Le tante storie che qui incontrerete sono soltanto innocue riflessioni, dove forse alcuni di voi si potranno specchiare e in questo girotondo di frasi, senza catene, felici vagare.
Da una pagina all’altra cambierò spesso umore, a volte io sarò illuminato da gioia infinita, altre volte oscurato da tristezza assoluta, così come non vi è cronologia nel raccontare: di palo in frasca mi piace saltare.
Per chi di voi ancora non sa, perché mai ha letto nulla di mio, Nebula
è il nome che nel novellare amo usar io per definire l’Angelo della Morte: Nera Signora
nei dì del medioevo ella era detta, dei castelli attraversava le mura... ma di lei non abbiate paura.
Qui finisco, di più non oso in questo enunciare, pesante e noioso non voglio sembrare.
Perciò, sperando che il libricino possa essere un dono gradito, io vi ringrazio di cuore e or vi saluto… prendo congedo da voi in punta di piedi, senza fare rumore, come un fantasma ai primi bagliori del balenare.
Grazie per la vostra cortese attenzione… chiudete gli occhi e cercate emozione.
Nebula
Da sempre io esisto e son nefasta, nulla mi fa paura, non avverto dolore né sofferenza e niente mi sovrasta.
Navigatrice solitaria nell’oceano del tempo, son fredda e distaccata… però non sono strega e neanche fata.
Quindi magie non faccio, né sortilegi creo… ma temermi assai tu devi se fai del male oppur sei reo.
Indifferente e cinica non provo emozione né sento brama… non c’è nessun di voi che m’ama.
Della tua vita son io padrona… di tutte le creature la sola e unica mesta sovrana.
A pochi eletti la mia figura nera è dato di vedere e con questi a volte io a scacchi gioco… gli occhi miei sono di fuoco.
Nessun con me trionfa o patta, né alcun conosce la mia età, o come io son fatta…
perché da sempre esisto e son mistero assai celato… il volto mio con veli scuri tengo velato.
Mai niente mi sconforta o mi diverte, sono Regina ma non posseggo corte… aprite ben le orecchie, or ve lo dico: io son la Morte.
Voglio volare
Senza poesia niente magia, senza magia solo tristezza nell’anima mia.
In novembre l’umida brezza con la nebbia incede dal mare e a me, vagabondo nocchiero, lenisce il dolore e fa dolcemente sognare.
Vento d’autunno, soffio spavaldo, toccami il cuore! Fammi salire sulle tue ali: io voglio volare.
Stella mattutina
A te astro celeste che agli occhi miei sovente appari e come stella brilli là nel basso cielo, io devo decantare ode, perciò ci metto zelo.
Per te sfera lucente che solitaria lì all’orizzonte sopra il mare alba annunci scintillando senza compagnia, desidero io far dono, con tutto il cuore ti voglio regalar poesia.
Tu porti il nome della Dea signora dell’amore e io ti lodo con fierezza… da tempi antichi Venere sei detta e forse questo per la tua bellezza.
Tale al mondo intorno al sole danzi beata… tu mi lumeggi dandomi ispirazione come se fossi fata.
Tu sei un pianeta e non sei stella… ma là nella buia volta quando il mattino giunge, fra tutte sei certo la più bella.
L’amata Fantasia
Ahimè, a volte io non mi conosco, né bene so chi sono e spesso a chi mi ama chiedo perdono... bugie a me stesso sovente dico e poi mi maledico.
Un poco sono pazzo, a volte avventuriero… mi sento anche un guerriero, però, e qui ne son sicuro, del mio retto pensare vado assai fiero.
Mi piace passeggiar da solo su quei sentieri che non sono per gli umani, là dove il bosco diventa scuro e ardito, sono del rischio un gran patito.
Amo me stesso ma non mi curo del periglio, se c’è timore non batto ciglio, così mi spingo oltre il maledetto fosso, ma infine il mondo poi mi cade addosso.
Madre natura assai rispetto, i suoi colori, come gli odori, mi fan tambureggiare il cuor nel petto.
Di lei, anche se tutto apprezzo, non amo il soffio turbinoso né il caldo afoso e ancor di più la pioggia aborro... sono noioso.
Pace mai trovo e spesso non colgo ispirazione, così poi mi lamento… sono scontento: per la mia triste anima un vero strazio... mi manca l’aria, non trovo spazio.
Mai pago e quieto son come il vento, e sempre, che ho vita mortale, io mi rammento.
Se l’aria è tersa l’ascendere alla vetta cerco e a volte tra le sue rocce ardite quando cado volo… mi piace star da solo.
Però se c’è una cosa che più di ogni altra immensamente io amo fare, è camminare nella nebbia, specialmente quando è fitta e densa, perché fra le sue braccia io mi perdo… così, in quel sostare mistico e ovattato, mi sovvengono ricordi antichi e la sparuta nostalgica memoria delle mie umili origini.
Allora, nel mio pensare, chi sono io ancora mi domando, o chi potevo essere: nessuno
è la risposta che mi do, nessuno e tutto.
Seppur non ti comprendo, adorata mia, sei stata tu il vero fine della strada mia; a tratti appari come nebbia, umida e fredda, tale a foschia: tu sei per me la gioia, tu sei l’amata Fantasia.
Il tesoro
Si ride e si piange, si gode e si soffre un pochino sul globo terraqueo turchino.
La tenzone è d’uso comune… battaglia è sovente, c’è confusione, l’arrivismo è or religione.
Però, per fortuna,