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L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali
L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali
L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali
Ebook90 pages1 hour

L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali

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About this ebook

Possiamo vivere quello che facciamo in molti modi. Possono esserci mille motivi dietro la nostra scelta di praticare. Siamo tutti in cammino: principianti o esperti, maestri o allievi. È possibile riscoprire ogni giorno l'entusiasmo della prima volta? È possibile restare curiosi, continuare la ricerca? Nell'aikido, come in ogni disciplina, ci sono degli elementi comuni. Comuni a tutti i percorsi, che siano fuori o dentro il dojo. Gesti, abitudini, situazioni e sfide che affrontiamo ogni giorno. È questo che scrive la nostra storia. Così simile a quella altrui. Così unica
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateDec 3, 2018
ISBN9788827860588
L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali

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    Book preview

    L'Aikido (im)possibile - Come vivere le Arti Marziali - Andrea Merli

    Sara

    Prefazione

    di Marco Rubatto

    Presidente Commissione Tecnica Nazionale Aikido FIJLKAM

    Nell’insegnamento dell’Aikido si incontrano tante persone, molti allievi: con alcuni il rapporto è più o meno breve o intenso ma con altri si ha la sensazione che comunque quell’incontro farà la differenza... Nelle vite di entrambi.

    È il caso di Andrea Merli, che seppur non può ancora vantare un’esperienza decennale nella disciplina, ha fin da subito mostrato un interesse ed un ingaggio non comuni nelle attività che settimanalmente svolgiamo insieme.

    Andrea è sicuramente una persona particolarmente acuta, colta e sensibile ma più volte ha dato prova di una vera e propria genialità nel suo rapportarsi con l’Aikido... Facendolo in modo serio ma giocoso al contempo, attento alla tradizione ma anche moderno ed efficace.

    Con piacere ricordo la sua simpatica creazione virale sui social network L’Aikidoka Medio, mentre in questo testo -la sua seconda opera che segue idealmente a Come sopravvivere alle Arti Marziali"- Andrea parla nuovamente di sé in rapporto a tutte quelle sensazioni ed emozioni che la pratica dell’Aikido provoca, dentro e fuori dal tatami.

    Trovo questo libro particolarmente utile ed ispirante per tutti coloro che praticano questa affascinante disciplina, poiché spesso ci si ferma all’oggettività e meccanicità degli esercizi proposti svolti ma più raramente si ha così profondamente occasione di riflettere insieme su cosa essi ci spronino a percepire a livello più profondo e personale. Ma ciò fa sicuramente la differenza!

    L’indecisione di un praticante, il preparare la propria attrezzatura per la pratica, recarsi agli allenamenti, entrare nel Dojo, salutare i compagni ed il Sensei, accettare i frutti del proprio agire, così come gli altri...

    Muoversi con essi e con sé al contempo, incontrare la diversità e la similitudine, toccarla letteralmente con mano e con tutto il resto del corpo, cadere e rialzarsi mille volte, condividere lo spogliatoio e infiniti altri attimi... Sono qualcosa che tutti noi abbiamo fatto più volte alla settimana per anni.

    Rifletterci sopra ed avere il coraggio di condividere il frutto di queste analisi con il prossimo è quantomeno qualcosa di coraggioso e molto utile per la comunità di persone che ruota intorno alla pratica dell’Aikido, così come per tutti coloro che sono interessati ad intraprendere questa pratica.

    Se quindi è vostro desiderio smettere di vivere tutto l’entourage delle arti marziali in modo esclusivamente meccanico, queste pagine sono ciò che fa per voi.

    Immergetevi in esse e fate contatto con la vostra esperienza più intima e personale: ne riuscirete di sicuro arricchiti ed ispirati!

    L’Aikido parte da noi: un grazie enorme ad Andrea per aver nuovamente condiviso in modo così significativo una parte importante del suo cammino personale.

    Introduzione

    Lo spettacolo è sempre lo stesso. Così come le sensazioni.

    Ogni volta che entro in una libreria mi trovo di fronte ad una quantità incredibile di carta, di titoli e di possibili scelte.

    Se la libreria si chiama book store ed appartiene ad una catena e ad un marchio dai nomi importanti, gli scaffali si moltiplicano, e così le offerte di prodotti.

    In libreria si trova -ormai- di tutto. Film, musica, articoli regalo, strumenti musicali, cancelleria.

    A volte si trovano anche lettori. Navigatori che solcano il mare di inchiostro guidati da bussole attratte spesso più dal polo magnetico del marketing che da una rotta precisa in un percorso di formazione e di svago.

    Come del resto la maggior parte delle persone che calpestano questa Terra, provengo da una storia familiare che ha le sue radici in un periodo non lontano in cui aver frequentato qualche classe elementare era un lusso riservato a pochi, prima di essere destinati al lavoro, in campagna e in città.

    Una storia che è testimoniata da alcuni libri, antichi, che hanno attraversato le generazioni, custoditi come legame tra persone che non si sono mai conosciute e che sono però legate per discendenza genetica e, appunto, spirituale e culturale.

    Una traiettoria umana di emancipazione, fatta di sacrifici per poter comprare libri usati che hanno accompagnato persone diverse con lo stesso cognome, nel tempo, al raggiungimento del primo percorso di studi completo, del primo diploma, della prima laurea. Storie comuni a tante famiglie. Responsabilità a volte pesanti per chi, oggi, ha un passato che lo osserva e lo giudica, silenziosamente, attraverso quelle copertine sgualcite e quell'odore di carta antica.

    Per questo, le sensazioni che provo in una grande libreria sono contrastanti. Non basterebbero dieci vite per poter leggere e comprendere tutti i volumi che si affacciano da quegli scaffali.

    Guardo il mio passato, la storia da cui provengo e mi confronto con chi non riusciva a permettersi di accedere alla lettura di qualche volume. E io mi trovo di fronte a banchetti smisuratamente imbanditi, con menù più o meno accessibili a chiunque.

    Forse è proprio come per la cucina: non c'è canale televisivo o social network che non proponga con successo un'infinita serie di programmi in cui si mostra la realizzazione di piatti appetitosi e ben presentati. Poi però nelle stesse case in cui ci si incolla alla tv per seguire le gesta di questo o quello chef, trionfa spesso la monotonia dello spaghetto e del surgelato nel microonde.

    Siamo ontologicamente fatti per comunicare. Da qui nasce l'enorme produzione di contenuti multimediali e di opere in tutti i campi: libri, musica, arte...

    Da qui nasce anche quello che possiamo definire come un oceano di indifferenza.

    Alla nostra indole creatrice non corrisponde, spesso, un'adeguata e ben sviluppata capacità di ascolto e di metabolizzazione di quello che noi stessi produciamo.

    Così troviamo lettori di tutti i tipi: c'è chi compra un libro perché arreda, chi lo acquista per ostentarlo nell'illusione di darsi un certo tono, chi per curiosità, chi per passaparola, chi per realizzare un desiderio, chi per regalarlo, chi per crescere...

    Questo libro vuole porsi come testa di ponte tra queste due prospettive: quella di chi sente il bisogno di comunicare e quella di chi si trova di fronte alla possibilità di aprire questo piccolo volume e usarlo per percorrere un tratto di strada in più.

    Certo, è un libro che descrive la piccola grande orbita che compie il pianeta di chi ha scelto di

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