Miracolo d'amore
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Miracolo d'amore - Renato Scuterini
633/1941.
Introduzione
Nel Mediterraneo in questi anni si sta consumando uno sterminio di massa paragonabile al genocidio compiuto dal Nazisti nei confronti degli Ebrei nell’ultimo conflitto mondiale. Non si tratta, in realtà, di un genocidio, perché questo sterminio non è causato da ragioni etniche, di razza o religiose. Ciò che accomuna le vittime di questo sterminio, provenienti da diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia, è l’impossibilità di continuare a vivere nei loro luoghi d’origine, sia a causa delle guerre che li travagliano, sia perché, se vi rimanessero, la morte per fame sarebbe per loro sicura. A volte queste due ragioni si sommano. Sta di fatto che ormai da quindici anni circa il Mediterraneo è solcato da quelle che oggi sono conosciute come carrette del mare stracariche di disperati, molti dei quali finiscono per morire affogati in quel mare che diventa così la loro tomba. Se sommiamo a tutti coloro che sono morti in tal modo sin dall’inizio del fenomeno migratorio, quelli che hanno perduto la vita nel terribile percorso attraverso il deserto e poi nei campi-profughi della Libia, arriviamo a cifre di decine di migliaia. Se le cose continueranno così, fra dieci anni scopriremo che i morti in questo cammino della speranza assommeranno a svariati milioni.
Chi sono i responsabili di questo sterminio? Se vogliamo risalire alle origini, dobbiamo attribuire tale responsabilità alla rivalità esistente tra gli Stati Uniti d’America e la Russia (già Unione Sovietica). Queste due superpotenze, non potendo affrontarsi direttamente in un conflitto nucleare che segnerebbe la fine del genere umano e della vita sulla Terra, lo fanno attraverso i Paesi del Terzo Mondo, sostenendo le fazioni rivali presenti in essi. Chi ne fa le spese è la popolazione civile, che si trova a vivere, o meglio a morire, in un perenne campo di battaglia, dove vengono usati gli strumenti di morte più moderni e crudeli. Dal confronto di tali superpotenze sono nati i movimenti fondamentalisti islamici, come Al Quaida e l’ISIS, che poi sono sfuggiti di mano a chi li ha finanziati ed ora costituiscono il terrore dell’Occidente. Sono questi movimenti che contribuiscono, in larga misura, a perpetuare lo stato di guerra che infiamma gran parte dell’Africa e dell’Asia.
Ma la responsabile diretto dello sterminio è nientemeno che la civilissima Unione Europea. Sì, perché si considera responsabile non solo colui che uccide, ma anche colui che, pur avendone i mezzi, omette di prestare aiuto alle vittime, che altrimenti potrebbero salvarsi. La responsabilità dell’Europa è inoltre aggravata dal fatto che proprio quei Paesi dai quali i migranti provengono, sono stati per secoli colonie degli Stati europei. Papa Francesco ha più volte supplicato l’Europa di non costruire muri, ma di gettare ponti per la salvezza di questi disperati, ma le ragioni politiche ed economiche hanno reso sordi i Governi delle Nazioni europee.
Insieme ai Governi, sono responsabili i cittadini dell’Unione Europea . Infatti, in una società che affonda le sue radici nel denaro e nel benessere, l’arrivo di masse enormi di disperati si presenta come un pericolo che potrebbe far abbassare un tenore di vita degli Europei, per essi ormai irrinunciabile. L’Europa così si scopre razzista, volta le spalle e si tura le orecchie, rigettando in mare o rispedendo da dove sono venuti quegli sventurati. Nessuno però si rende conto che questo fenomeno di migrazione di massa è come una frana: si possono arginare le prime pietre che cadono, ma non si può arrestare l’intero movimento del suolo. Con il tempo il volto dell’Europa cambierà, anzi sta già cambiando, nonostante tutti i respingimenti.
In mezzo alle tenebre, appaiono alcune, piccole luci. Sono le Organizzazioni umanitarie, composte di volontari che non accettano questa logica e fanno ogni sforzo per salvare delle vite. Anche durante gli anni bui del Nazismo ci sono stati coloro che hanno salvato alcuni Ebrei, anche a rischio della loro vita. E’ proprio quando il male sembra prevalere, infatti, che i giusti e i buoni danno il meglio di sé.
Questo mio racconto, perché non ho la pretesa di definirlo un romanzo breve, ha lo scopo di richiamare l’attenzione dei lettori sull’aspetto più propriamente umano del fenomeno migratorio. Nel racconto non è presente la suspense che caratterizza i romanzi di successo odierni, non ci sono colpi di scena. E’ narrata una storia che potrebbe anche accadere, quella cioè di un italiano molto ricco e che non è mai venuto a contatto prima con il fenomeno migratorio, se non attraverso i mass media. Quest’uomo di successo, che conduce una vita agiata e che si è fatto strada da sé grazie alle sue capacità e alla sua tenacia, spesso usando mezzi non proprio ortodossi, si accorge improvvisamente di essere solo. Infatti tra tanta gente che conosce, non c’è nessuno che gli voglia bene. Ed è in questo momento di solitudine che avviene il suo incontro con una profuga, una clandestina, una ragazza-madre di colore, giovane e bella. Lui l’aiuta, spinto all’inizio da un senso di magnanimità e anche dall’egoistico desiderio di farne la sua amante. Ma lei, oltre a mostrare verso di lui una infinita riconoscenza, finisce per innamorarsene, facendogli scoprire così la bellezza dell’amore.
Non sarà facile per lui cambiare. Dopo una marcia indietro, saranno le vicende della vita ad aprirgli gli occhi e a fargli raggiungere la felicità.
Renato Scuterini
I°
Giuseppe Besozzi uscì dal Palazzo di Giustizia di Milano soddisfatto, anche se stanco. Una parte della sua vita si era conclusa: aveva ottenuto in via definitiva il divorzio da sua moglie Vittoria. Era stato un procedimento lungo e faticoso, senza considerare