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C'è una donna nuda nel canale
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C'è una donna nuda nel canale

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Morto annegato nel suo letto!

Questo l’enigma su cui si trova ad indagare il commissario Santoro in una Bologna coperta di neve nel lontano inverno del 1977; Santoro di origini siciliane, ma che vive Bologna come se fosse la sua città, dovrà affrontare altri misteri: chi è la bella sconosciuta trovata morta, senza documenti e completamente nuda di cui nessuno denuncia la scomparsa? Perché vengono sistematicamente rubati i fiori da una tomba quasi abbandonata del cimitero?

Il commissario saprà indagare ed entrare nel ventre sconosciuto di una Bologna ormai lontana nel tempo.

Dai recessi del tempo riemergono anche le storie di guerra; paure ed atti di eroismo perduti nelle pieghe della grande storia, ma che hanno segnato indelebilmente l’animo di chi le ha vissute e sofferte.

Ci sarà modo anche di seguire le peregrinazioni, attraverso mezzo mondo, all'inseguimento di un lascito testamentario fino ad una sconvolgente scoperta finale.

Queste ed altre storie in questa piccola antologia scritta per divertimento.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMar 30, 2017
ISBN9788892654129
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    C'è una donna nuda nel canale - Massimo Bortolotti

    2016

    Il Killer

    L’uomo camminava veloce in mezzo alla folla, non urtava nessuno e sembrava avere una meta precisa; lo sguardo fisso davanti a sé, senza guardare nessuno in particolare come assorto nei suoi pensieri; in realtà era vigile e tutti i suoi sensi erano all’erta, vedeva tutta la folla, ma in particolare la donna che, avanti a lui una ventina di metri, era persa dietro alle vetrine del grande centro commerciale.

    In mezzo alla folla sembrava impossibile non perderla di vista, ma l’uomo ci riusciva agevolmente; quando lei camminava spedita lui accelerava il passo, quando lei si soffermava con gli occhi sognanti ad ammirare una vetrina lui rallentava e pareva interessarsi a qualche oggetto in altre vetrine; in realtà non la perdeva di vista neanche per un solo istante come, contemporaneamente, percepiva ogni più piccolo dettaglio della realtà circostante: il bambino che giocava sui gradini di una vetrina, l’anziana signora con il bastone e la badante che la sorreggeva, la ragazzina che toccava vertiginosamente i tasti virtuali del suo smartphone e tutto il resto dell’immensa calca umana che si agitava attorno a lui e mentalmente catalogava tutto: ragazzina non pericolosa, attenzione a non fare del male al bambino, donna con la spesa non pericolosa, uomo col giornale non pericoloso, ragazzi vocianti a destra non pericolosi, anche la guardia armata della banca, non pericolosa e la donna davanti a lui sotto controllo.

    La donna, sui trent’anni, era bruna con i capelli lunghi sciolti sulle spalle, indossava un tailleur color panna, gonna sopra il ginocchio, grandi occhiali scuri, trucco leggero, decisamente raffinata e bella. L’uomo portava anch’egli un paio di occhiali scuri, era alto e di corporatura robusta, indossava uno spolverino grigio con la lampo chiusa e teneva le mani in tasca; a volte la mano sinistra usciva dalla tasca e sfiorava il mento, poteva apparire un gesto di nervosismo ma era studiato per non attirare l’attenzione su di sé; la mano destra invece rimaneva affondata nella tasca e stringeva il revolver; era sicuro, determinato, freddo, era un professionista.

    Era stato contattato nel solito modo: un messaggio in whatsapp con uno smile senza firma, aveva preso il treno, si era recato a Roma e in una cassetta di sicurezza della stazione, di cui aveva una copia della chiave, aveva trovato la solita busta con le foto e le indicazioni del bersaglio. Era rientrato a casa sua e per due giorni aveva studiato gli incartamenti e fatto ricerche su internet: un incarico di routine.

    Aveva preso un aereo per Parigi e da lì aveva spedito una cartolina ad una casella postale di Milano, con la scritta Tanti cari saluti: nel codice prestabilito equivaleva a dire: accetto l’incarico per 350.000 dollari USA. Era il suo prezzo standard per bersagli normali, non pericolosi, un incarico facile, non come l’ultimo del mese precedente ad Avignone: eliminare il capo dell’opposizione francese facendo ricadere la colpa sugli estremisti islamici. Era stata una vera impresa, un capolavoro, anche se pericolosa: i mussulmani non scherzano e stavano sicuramente cercando chi aveva fatto lo scherzetto, ma lui era stato abile e nessuno poteva risalire a lui. Il milione di dollari che gli avevano pagato i francesi erano ben guadagnati.

    Tornato in Italia aveva atteso un paio di giorni, poi aveva verificato il suo conto di Zurigo; c’era il bonifico, poteva iniziare.

    Aveva intercettato la donna la settimana prima e l’aveva seguita giorno e notte per capire i suoi spostamenti, le sue abitudini; oggi era il giorno, lo avrebbe fatto lì, in mezzo alla folla, l’importante era passare inosservati prima, poi, di fronte agli spari la gente fugge, al limite guarda la pistola, sicuramente non la faccia di chi la impugna. Dopo, nessuno avrebbe saputo dire neanche come era vestito; lo sapeva per esperienza, ormai era un suo stile. Poi si sarebbe allontanato, mescolandosi alla folla in fuga. Era tranquillo, sicuro, non commetteva mai errori; lui era il migliore, ecco perché lo pagavano così tanto.

    La donna era ferma davanti ad una gioielleria, guardava un paio di orecchini, sembrava tentata ad entrare; poi riprese il cammino ed entrò in un negozio di abbigliamento, tipo magazzino con tanti scaffali, ripiani e anche lì tanta gente. Perfetto. Lui la seguì la donna guardò una gonna esposta su un manichino, poi girò dietro ad una colonna.

    Era l’ora!

    Rapido, girò dietro la colonna, la donna lo guardò e il suo sguardo parve sorpreso, il killer estrasse il revolver e fece fuoco; sul momento non capì: la figura della donna si scompose, esplose, poi comprese e gli venne quasi da ridere: aveva sparato ad uno specchio, la donna era a fianco a lui, leggermente arretrata. Si girò, pronto a sparare di nuovo, ma per la prima volta nella sua carriera di professionista restò interdetto; la donna, per niente spaventata, gli stava puntando un’arma addosso. Fu l’esitazione di un attimo ma fu fatale, sentì il fragore dell’esplosione del colpo; capì che non era stato lui a sparare, ma la donna ed in quell’istante capì e la riconobbe: lei era Jeanne Lille detta l’israeliana, una dei professionisti più micidiali in circolazione, praticamente una sua concorrente!

    In quell’istante aveva capito: i francesi non potevano lasciare in giro un così pericoloso testimone dei fatti di Avignone, ma come avrebbero fatto a trovarlo? Lui era bravo, imprendibile e così avevano affidato proprio a lui l’incarico di trovare il suo killer; gli parve comico, mentre cadeva, poi fu il buio.

    Gennaio 2016

    Il Lupo

    La giornata era splendida con il sole che compariva e spariva fra le nuvole ed una leggera brezza manteneva fresca l’aria del sottobosco: i colori caldi dell’autunno erano resi nitidi dalla recente pioggia.

    I colori dell’alba erano stati incredibili e Giovanni ci pensava ancora sorridendo, poi Leda, il suo pointer , quel giorno era stato fantastico, aveva scovato due splendidi fagiani ed una starna con delle ferme da manuale e lui non aveva sbagliato un colpo. Che giornata! Era felice!

    Fra poco sarebbe arrivato al cascinale di Beppe, gli avrebbe lasciato il cane e poi avrebbe proseguito per cacciare qualche allodola, qualche merlo, insomma quella piccola caccia da fare senza il cane, libero per il bosco che a lui piaceva tanto.

    .

    Questo scambio di battute era come un saluto rituale che i due amici ripetevano ogni volta che si incontravano, il che capitava quasi ogni giorno. Giovanni faceva il contadino nel suo podere su alla Castellina e Beppe aveva un gregge di pecore che portava al pascolo nei prati sopra il bosco e ogni giorno, prima di iniziare i lavori nei campi, Giovanni faceva due ore di caccia e spesso raggiungeva l’alpeggio di Beppe, ma quel giorno era domenica e Giovanni voleva far festa e sarebbe stato a caccia l’intera giornata.

    Erano amici da sempre; nati a due passi l’uno dall’altro, cresciuti insieme, avevano iniziato a lavorare coi loro padri appena, si può dire, erano stati in grado di camminare da soli.

    Da ragazzi ne avevano fatte di birbonate, crescendo erano andati a donne insieme e poi su in montagna con i partigiani.

    Beppe aveva tirato fuori un fiasco di rosso e ci aveva appoggiato a fianco uno dei suoi formaggi, Giovanni aveva

    tirato fuori dalla giberna un pane toscano e con il coltello da caccia ne aveva tagliate diverse fette. Mangiarono in silenzio poi Giovanni disse: alzando un pezzo di formaggio e Beppe annuì convinto e chiese: riferendosi alla caccia rispose Giovanni disse alzandosi e avviandosi per il sentiero rispose Beppe.

    Camminava con passo deciso su per il sentiero che lo avrebbe portato in un’oretta oltre il bosco, sull’alpeggio; lì avrebbe costeggiato il bordo della vegetazione, pronto a sparare sui piccoli volatili che dal limitare della vegetazione volavano verso il prato.

    Il sentiero era in salita ma si stava bene, nel bosco gli alberi riparavano dal sole che era ancora alto e la frescura che trasmettevano era una beatitudine.

    Sentiva i rumori del bosco: lo sciacquio del ruscello che scorreva giù a valle, i ronzii degli insetti, il canto degli uccelli e, come sottofondo, lo scricchiolio dei suoi scarponi; era già un’oretta che camminava quando si rese conto che improvvisamente qualcosa era cambiato; si fermò per cercare di capire cosa e così, in ascolto, si rese conto che improvvisamente gli uccelli si erano zittiti! Qualcosa li aveva spaventati!

    Rimase immobile ad ascoltare tutti i più piccoli rumori e allora lo sentì: un respiro, come un brontolio sommesso, poi capì: era un ringhio.

    Si girò lentamente a scrutare il sottobosco con le sue ombre e il filtrare della luce fra i rami e i cespugli e gli erboni alti, poi lo vide: prima gli occhi, gialli, vuoti e attenti allo stesso tempo,

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