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Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale
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Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale

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Saggi - saggio (227 pagine) - Saggi su Maj Sjöwall e Per Wahlöö, Anne Perry, Claude Izzo, Alicia Gimenéz Bartlett, Qiu Xiaolong, Moussa Konaté


La storia del romanzo giallo ha seguito la storia dello sviluppo della società borghese, e con essa si è evoluta a partire dai classici fra `800 e `900, fino alla dilagante serie di opere contemporanee che hanno invaso il mercato librario internazionale coinvolgendo un’area immensa di pubblico. Se inizialmente la produzione e la fruizione del giallo finivano per collocarsi tra Europa continentale e America, oggi gli spazi della detective novel si sono praticamente moltiplicati in ogni direzione, dal grande Nord all’area mediorientale, all’Africa, all’Asia. La dilatazione geografica e culturale connessa alla distruzione degli stati e delle economie nazionali iniziata nell’ultimo trentennio del secolo scorso ha inciso anche in questo campo.

Dalla Svezia di Maj Sjöwall e Per Wahlöö alla Londra vittoriana di Anne Perry, dal Noir mediterraneo di Jean-Claude Izzo alla Spagna di Alicia Giménez -Bartlett, fino alla Cina di Qiu Xiaolong e all'Africa di Moussa Konaté, un percorso nel giallo contemporaneo e nel suo rapporto con l'evoluzione della società.


Dina Lentini è nata a Siracusa, vive e lavora a Cagliari. Docente di storia e filosofia nei Licei, dopo il pensionamento si è dedicata alla scrittura e alla critica letteraria specializzandosi nel campo della narrativa gialla contemporanea. Insieme al marito ha fondato nel 2011 il sito La Natura delle Cose in cui pubblica molti dei suoi lavori.

Ha pubblicato tre romanzi: Dietro l’hotel, 2013, Il signor T, 2013, Il signor T e la fonte Aretusa, 2015. Tutti disponibili negli store online. I romanzi sono reperibili anche in formato digitale.

Sul sito La Natura delle Cose l’autrice edita anche una propria pagina personale.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateFeb 19, 2019
ISBN9788825408171
Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale

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    Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale - Dina Lentini

    personale.

    Introduzione

    L’idea originaria di questi saggi risale a una serie di recensioni e articoli scritti per la rivista on line La natura delle cose, fondata e diretta da Nino Martino nel 2007.¹ La creazione di una sezione dedicata alla narrativa gialla era stata concepita come coerente con l’impostazione generale del sito, aperto ad ogni ricerca laica e scientifica sulla realtà. Si trattava di evidenziare la portata conoscitiva di questo genere letterario, la sua specificità e la sua storia, ma soprattutto le ragioni del suo successo. Era emerso subito, infatti, come l’aspetto più interessante della ricerca riguardasse proprio la crescente popolarità della detective novel,² la sua affermazione in termini culturali e sociali.

    Qui, a distanza di anni, quell’impostazione è stata mantenuta. Gli autori recensiti a suo tempo sono stati analizzati e seguiti nell’evoluzione delle loro opere fino ad oggi. Rispetto al nucleo originario altri autori sono stati selezionati, man mano che maturava il mio interesse alla dimensione sociale del romanzo poliziesco e alle motivazioni che oggi spingono sia gli autori, sia il pubblico, a scegliere un contesto narrativo centrato sul delitto, sulla sua fenomenologia, sulla ricostruzione della sua genesi.


    ¹. http://www.lanaturadellecose.it

    ². Per quanto riguarda il termine novel, la Crusca afferma che il genere maschile è il più esatto, per novel; ma dice anche che l’uso comune decreta una schiacciante vittoria del femminile, anche nei vocabolari. Qui si è privilegiato, rispetto all’esigenza della correttezza etimologica, l’uso comune.

    Dal giallo al poliziesco sociale: l’evoluzione di un genere

    La storia del romanzo giallo³ ha seguito la storia dello sviluppo della società borghese, e con essa si è evoluta a partire dai classici fra `800 e `900, fino alla dilagante serie di opere contemporanee che hanno invaso il mercato librario internazionale coinvolgendo un’area immensa di pubblico. Se inizialmente la produzione e la fruizione del giallo finivano per collocarsi tra Europa continentale e America, oggi gli spazi della detective novel si sono praticamente moltiplicati in ogni direzione, dal grande Nord all’area mediorientale, all’Africa, all’Asia. La dilatazione geografica e culturale connessa alla distruzione degli stati e delle economie nazionali iniziata nell’ultimo trentennio del secolo scorso ha inciso anche in questo campo. Il giallo ha vissuto un successo non solo quantitativo, che potrebbe essere spiegato facilmente inscrivendolo nel quadro di più fortunate e accorte strategie commerciali. Queste ultime hanno sicuramente fatto la loro parte, insieme a precise scelte di politica culturale e scolastica adottate negli ultimi vent’anni dai governi del mondo globalizzato.

    Resta il fatto che il successo di pubblico non sempre è legato in modo meccanicistico a quegli input, o per lo meno, non solo. In ogni caso, gli effetti sortiti dalla promozione di un gusto o di una moda non necessariamente corrispondono agli obiettivi che ci si era prefissati. Resta quindi da approfondire il revival e l’attualità di una passione, quella appunto per il racconto o romanzo d’inchiesta nella sua nuova dimensione contemporanea di nuovi autori, di pubblico e di società diverse.

    La questione ha finito per coinvolgere in parte anche il mondo accademico e per affascinare un’area intellettuale consapevole della rigidità di vecchie etichette (la distinzione fra letteratura tout court e letteratura di genere) e pronta ad apprezzare come unico criterio di valutazione l’analisi del livello artistico dell’opera.

    Nelle sue lezioni su Il giallo e il noir,⁴ Massimo Bonfantini esamina le linee fondamentali della storia del poliziesco, seguendone l'iter a partire dagli antecedenti e dal modello classico fino all’abbandono recente del vecchio pregiudizio circa la presunta leggerezza del genere.

    Sin da Poe, che ne è considerato l’inventore indiscusso, il giallo, nasce come prodotto del razionalismo illuministico, della modernità e dei suoi miti: l’entusiasmo per la scienza, per la ricerca delle cause, la fiducia nella capacità di sciogliere enigmi e di inquadrare il problema, qualunque sia la fattispecie, in un sistema complesso e logico di fattori molteplici.

    Il metodo della detection è metodo scientifico nel senso più completo della parola e sembra in grado di rispondere agli interrogativi che inquietano gli uomini che vivono nelle città e nelle campagne tra l’Ottocento e il Novecento.

    Anche in altra situazione storica, e per motivi diversi, il fascino di quel metodo resta immutato perché oppone la tensione intellettuale alla rinuncia, all’ottusità, alla banalizzazione dell’esistente. Da qui deriva anche la predisposizione del giallo alla critica sociale, all’indagine storica, all’analisi delle problematiche esistenziali: la tendenza del giallo ad essere, in altre parole, letteratura d’impegno.

    Alla fine degli anni Cinquanta del Novecento questi aspetti si fanno prevalenti, insieme all’autocritica, al dubbio, alla deriva di valori che apparivano saldi e che cedono ora il passo alla delusione, al senso di inganno e di fallimento.

    Esemplare, a questo proposito, la scelta di impegno dei coniugi svedesi Sjöwall e Wahlöö, di cui parlerò nella prima sezione del presente saggio. I due scrittori sono stati protagonisti, già negli anni Sessanta, di quella svolta o ristrutturazione del giallo contemporaneo che ha proposto modelli di detective e di criminale realisticamente più coerenti con la società odierna, con le sue dimensioni globalizzate e con i suoi problemi.

    L’inglese Ruth Rendell, impegnata in politica in qualità di membro della Camera dei Lord, ha seguito i risultati della ricerca sociologica affrontando diverse problematiche sociali, tra le quali lo sfruttamento del lavoro femminile extracomunitario nell’economia globalizzata.

    Sempre in area britannica, un’altra grande scrittrice di gialli come Anne Perry ha raggiunto una conoscenza così precisa della vita quotidiana dell’età vittoriana e del periodo della Grande Guerra da fornire ai suoi romanzi il carattere di una vera e propria ricerca storica.

    Il bisogno di sciogliere problemi, che aveva segnato il modello del giallo classico resta quindi fondamentale anche oggi.

    Restano anche lo stupore di fronte al male e, praticata nei modi più diversi, la capacità di reazione umana ed etica. Persino la hacker Lisbeth di Stieg Larsson, uno dei più affascinanti personaggi del giallo contemporaneo scandinavo, conserva quella ingenuità senza la quale è impossibile provare un desiderio disinteressato di conoscenza e il bisogno di una qualche forma di giustizia riparatrice.

    Sempre in ambito scandinavo, Rebecka, il personaggio inventato da Asa Larsson, è una giovane donna trascinata all’interno di fatti criminali dai suoi slanci di curiosità e di umanità. Avvocato fiscalista, come la stessa Larsson, si trova coinvolta per caso in situazioni che non ha scelto, ma che la precipitano nella vertigine del suo passato personale. In una Norvegia abbagliante per la sua bellezza, la donna deve fare i conti con il mondo cupo dell’isolamento, della follia, della violenza. Rebecka assume il ruolo di una sorta di anti-detective che rischia di andare alla deriva. Sarà proprio l’ambiente delle origini, per il quale prova sentimenti ambivalenti, a curare le sue ferite dandole la forza di continuare la sua battaglia contro il male.


    ³. Questo termine è specifico della lingua italiana: riguarda la particolare storia editoriale della detective novel che in Italia venne inizialmente pubblicata da Mondadori con copertine di uno sgargiante colore giallo.

    ⁴. Massimo Bonfantini, Il giallo e il noir. L’evoluzione di un genere in sei lezioni, Milano, Moretti & Vitali, 2007. Bonfantini è stato Docente di Filosofia e Teoria dei Linguaggi. Il suo interesse per la letteratura gialla e noir rientra nella ricerca più ampia sulla semiotica della realtà. Le lezioni sopraindicate contengono una ricca bibliografia di orientamento nell’universo della letteratura gialla.

    Giallo, Noir, Poliziesco…

    La nascita del poliziesco moderno

    La differenza tra il giallo classico e la sua variante, il poliziesco, è emersa presto, in tutta la sua evidenza, già alla fine dell’Ottocento.

    Quando Wilkie Collins pubblica Chi ha ucciso John Zebedee? è il 1881.⁵ Il racconto breve è un piccolo capolavoro, ormai lontano dalle opere degli anni Cinquanta e Sessanta. Collins si era rivelato abilissimo costruttore di atmosfere magiche e fantastiche, ma già alla fine degli anni Sessanta, La pietra di luna⁶ aveva marcato un deciso cambiamento di prospettiva che avrebbe fatto dell’intellettuale inglese amico e collaboratore di Dickens un precursore del poliziesco moderno.

    In Chi ha ucciso John Zebedee? il protagonista è un poliziotto che, proprio all’inizio della carriera, si trova impegnato in un difficile caso di omicidio, destinato a rimanere insoluto. Per ragioni di coinvolgimento personale, il giovane detective non abbandona l’indagine e finisce per dedicarvi tutto il tempo libero dagli impegni di servizio. La determinazione e la coincidenza di alcuni eventi fortuiti lo aiuteranno a individuare il colpevole, ma anche a compiere una scelta di coscienza che comporterà le sue dimissioni dalla polizia.

    In questo racconto l’alone di mistero, tanto forte nella precedente produzione di Collins, è del tutto scomparso. Il segreto da svelare è ricostruibile con gli strumenti della logica e l’inseguimento tenace delle tracce. L’autore utilizza uno stile asciutto e realistico e fornisce al lettore tutti i fatti e le informazioni utili, che, ben incastrati, scioglieranno il problema. Anche nella produzione degli anni precedenti c’erano comunque stati segni del passaggio di Collins ad un nuovo genere di letteratura da intrattenimento. Una lettera rubata, pubblicato nella raccolta After Dark del ‘56, risale in realtà ai primi anni Cinquanta, al 1854, quando venne pubblicata con altro titolo. Giustamente la casa editrice Sellerio⁷ ha raccolto questo racconto, per il pubblico italiano, insieme ad altre due storie di diversa cronologia. Chi ha ucciso John Zebedee?, di cui si è parlato sopra, è dell’81, Fauntleroy del ‘58. A quasi trent’anni di distanza, i tre racconti hanno lo stesso sapore. Si tratta della svolta di un canone che introduce un tipo di detective novel quasi novecentesco.

    In Una lettera rubata l’investigatore è un giovane avvocato che per caso assume i panni del detective. I suoi modi, spicci e brutali, l’assunzione del rischio e la disinvoltura di fronte al mondo del crimine ne fanno quasi un antesignano del tipo di detective duro e senza scrupoli che sarà l’eroe della scuola hard-boiled degli anni Venti e Trenta del Novecento.

    Fauntleroy è la storia di un criminale che, prima di essere scoperto e condannato, ha utilizzato per tutta la vita come copertura il suo ruolo di banchiere noto e rispettato nella comunità degli affari. Collins avrebbe potuto cedere alla tentazione di costruire intorno a questo personaggio il tema del doppio e l’atmosfera inquietante connessa alla scissione della personalità. Al contrario, l’uomo è realisticamente individuato per quello che è: un truffatore capace di portare alla rovina economica gruppi di operatori e famiglie; ma anche un uomo che, come molti criminali, ha il suo codice di lealtà e rispetta i vincoli di amicizia. Anche per questo aspetto il racconto risulta molto moderno, perché coglie la componente di intelligenza e di umanità che può essere presente nel criminale e che rende tanto complesse le sue relazioni personali e sociali.

    Il poliziesco novecentesco e contemporaneo ha abbondantemente sviluppato il tema del male come fascio inestricabile di sentimenti, specie per il rapporto vittima-carnefice. Collins non arriva a tanto, ma ha sicuramente abbandonato il cliché del malfattore a tutto tondo, anticipando un’analisi più fine.

    Si è detto che i tre racconti, cronologicamente distanti, sono legati da un comune denominatore: l’esclusione di qualunque elemento magico e soprannaturale. Lo stesso ruolo giocato dal caso si inscrive in una visione moderna in quanto l’investigatore sa interpretare e oggettivare l’avventura nella quale viene trascinato. Al tempo stesso i personaggi presentano una caratterizzazione precisa, con una certa attenzione alla loro storia, alle debolezze intime, ai loro pregiudizi sociali e personali. Purtuttavia, ciò che interessa allo scrittore non è tanto lo scavo psicologico quanto la costruzione di una vicenda ricca di imprevedibili articolazioni.

    La trama si snoda tra colpi di scena ed elementi accidentali che costringono l’investigatore ad osservare i fatti da un altro punto di vista, meno superficiale. La vita reale emerge in tutta la sua complessità. L’interpretazione dei dati esige una sensibilità diversa, di tipo scientifico. Il lettore è coinvolto dalla messa in scena del delitto e dai modi di risoluzione del crimine e può godere, accompagnato da un crescendo di suspense, di una soluzione positiva e rassicurante, o, almeno, riparatrice.

    Il passaggio dalla gothic novel al giallo e, in particolare, alla detective story è ormai avviato.

    Dalla letteratura di viaggio e di avventure dipendono il giallo e i suoi diversi generi.

    Il poliziesco si presta in modo particolare a sviluppare l’elemento originario dell’esplorazione della realtà e dell’inevitabile percorso di formazione che essa comporta. Da qui derivano, quindi, almeno due elementi tipici della detective story.

    Lo spazio nel quale si svolge l’avventura può restringersi o dilatarsi, ma è sempre un luogo da svelare nei suoi vari pericolosi meandri. Può essere molto realistico e concreto, ma è soprattutto uno spazio mentale, una palestra nella quale gli esercizi si fanno acrobatici, fisicamente e psicologicamente.

    L’altro elemento, strettamente connesso al primo, riguarda la dimensione morale del detective. Proprio perché il suo è un viaggio nel profondo, egli finisce suo malgrado per assumere il rischio della verità, del disvelamento o dell’omissione. In altre parole, interferisce, fa delle scelte, prende una posizione che lo coinvolge sul piano etico. Ciò vale non solo per il Maigret di Simenon, ma anche per il detective più cinico e disincantato, come per gli eroi di Chandler e di Hammett.

    Il giallo Hard boiled

    Negli anni Venti e Trenta del Novecento con il giallo hard boiled il nuovo canone del giallo e del poliziesco moderno è ormai stabilito secondo i parametri ancor oggi comunemente accettati dalla critica.

    Sam Spade e Philip Marlowe, i detective inventati rispettivamente da Hammett e Chandler, hanno conservato per sempre, per gli appassionati, il volto e i modi di Humphrey Bogart, l’icona holliwoodiana più affascinante e adatta al ruolo.

    Lo spazio ristretto, quasi concluso, del giallo classico, come ci è stato consegnato da E.A. Poe o da Agatha Christie, ha subito un cambiamento drastico.

    Con Chandler ed Hammett la scena dell’indagine si allarga alla dimensione sconfinata della metropoli: è la città sommersa, che scorre parallela a quella normale, il mondo dei gangster dediti a traffici provinciali o internazionali. L’ambientazione è quella delle ville di lusso o dei vicoli fatiscenti, dei locali di basso, medio o alto livello dove la vita notturna nasconde la violenza sfrenata dei criminali e dei nuovi ricchi.

    Philip Marlowe è uomo dai mille volti, nel senso che Chandler lo ha a lungo calibrato e anticipato con altri nomi prima di definirlo completamente ne Il grande sonno.¹⁰ Ma alla fine emerge, molto simile a Sam Spade, come tipo di investigatore perfettamente calato nel suo tempo. L’esperienza della Grande Depressione e, per Hammett, delle due guerre mondiali di cui fu veterano, sviluppa uno sguardo malinconico sulla realtà e sulla giungla che essa è diventata.

    Philip e Sam sono disincantati, privi di scrupoli e impegnati con tutte le loro forze nella lotta per la sopravvivenza personale. Incarnano il modello del detective privato capace di relazionarsi sia con la polizia, sia col sottobosco criminale. Presentano un tipo d’uomo impavido e brutale, abile con la pistola e in grado di risorgere dai pestaggi che comunque gli vengono inflitti, tra fiumi di alcool e fumi di sigarette. L’indagine e l’avventura personale finiscono per coincidere, in un mondo veloce di doppi e tripli giochi al quale l’investigatore riserva un sarcasmo altrettanto sferzante di quello che dedica a se stesso.

    Nell’incipit de Il falco maltese¹¹ Hammett delinea la figura di Spade: un uomo alto e muscoloso, dalla mascella pronunciata e ossuta, il mento a V e il naso aquilino, le sopracciglia folte sotto i capelli chiari:

    Sam Spade sembrava un satana biondo. Quasi attraente.¹²

    Sempre nell’incipit, questa volta de Il grande sonno di Chandler, emerge il tipo ormai definito di Marlowe: anche lui alto e vigoroso.

    Ero corretto, lindo, ben sbarbato e sobrio, e me ne sbattevo che lo si vedesse. Dalla testa ai piedi ero il figurino del privato elegante. Avevo appuntamento con quattro milioni di dollari.¹³

    I due investigatori privati hanno più o meno la stessa tipologia fisica, ma soprattutto la stessa capacità di intuizione, di decisione fulminea nel passaggio all’atto, la stessa autoironia. Impegnati a sbarcare il lunario, mantengono intatto l’abito di uomo onesto e incorruttibile appena mascherato da un beffardo autocompiacimento. Sono eroi che affiancano alla durezza un lato sentimentale e romantico. Inseguono un sogno.

    Il romanzo hard boiled ha segnato una volontà di reazione al giallo classico all’inglese, alla sua preziosità un po’ rigida e avulsa dalla realtà. Hammett e Chandler, entrambi legati alla rivista Black Mask¹⁴ cui fa capo il genere, inaugurano un modo di inscenare la lotta al crimine che vuol essere realistico e godibile per l’intreccio della trama e il carico di suspense.

    Chandler era molto attento al ruolo storico di rottura del nuovo tipo di romanzo di cui considerò sempre Hammett come il riferimento fondamentale e il maestro. Entrambi furono grandissimi nella creazione di ambienti e trame dall’intreccio coinvolgente e appassionante dal sapore esotico.

    In altre parole, riuscirono nell’intento di catturare il lettore contemporaneo avvolgendolo in un crescendo di aspettativa e di suspense, che è l’ingrediente di ogni tipo di giallo.

    Diverso il discorso per quanto riguarda il realismo. Spade e Marlowe sono i protagonisti dell’azione, ma anche dell’ironia e dell’autoironia. La realtà diventa grottesca e può essere esorcizzata con il ritmo travolgente dell’avventura e con la presa in giro. Al realismo dell’ambientazione si contrappone, in Hammett e Chandler, una dimensione mentale dell’eroe che lo rende molto poco probabile come uomo calato nella società. Quello che resta, di vero, è la solitudine, sottolineata da uno stile di vita che traduce disperazione.

    Lo stesso Chandler era ben consapevole dell’aspetto fantastico delle sue storie per quanto riguarda sia l’ambientazione, sia i personaggi, sia il protagonista.

    Spade e Marlowe sfidano il loro stesso cinismo percorrendo, con la loro carica ideale, una realtà fantasticata. In quella vera, non potrebbero sopravvivere.

    Come si è detto sopra, inseguono un sogno.

    Il noir

    Non c’è speranza, invece, nelle storie costruite da Cornell Woolrich. Più giovane di Hammett e Chandler, anch’egli all’inizio collaboratore di riviste pulp, Woolrich cambia completamente il punto di vista sul crimine e sull’indagine investigativa. Quello che viene realisticamente messo a nudo è il lato oscuro e malato della natura umana e della società.

    L’eroe è caduto. L’uomo è chiuso nella sua solitudine e nelle sue ossessioni. Può aggirarsi nel mondo alla ricerca di una soluzione, può anche provare a comunicare la sua disperazione, ma sarà risospinto al ruolo di perdente. Non è detto che l’indagine porti alla luce la realtà dei fatti e che l’innocente o la vittima vengano risarciti. Più spesso accade il contrario e un’ombra cupa di sconfitta o di autodistruzione si stende su un’umanità violata e senza prospettive.

    È nato il noir.¹⁵

    Gli anni Quaranta e il periodo del Dopoguerra esigevano la descrizione di un realismo diverso, che evitasse la facile soluzione consolatoria della lotta trionfante sul crimine.

    La descrizione degli aspetti più contorti dell’animo umano e della violenza in tutte le sue varianti aveva anche un forte effetto sul piano dell’impegno sociale: smascherare la dimensione spaventosa del male significava contestarne l’irriducibilità e accentuare la denuncia del malessere esistenziale e istituzionale.

    Per avviare una ricostruzione umana e sociale nell’Europa post-bellica occorreva una letteratura che abbandonasse la fiducia ingenua nel trionfo del bene e fosse capace di stimolare il lettore con immagini di crudo realismo. Sarà questa la linea prevalente scelta da Jean-Patrick Manchette. Lo scrittore, impegnato politicamente nell’area dell’estrema sinistra, darà vita, negli anni Settanta e Ottanta, al neo-polar.¹⁶

    Più radicale e

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