Il gioco
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Il gioco - Donatella Gullotta
parziale.
ad Alessandro e ai miei figli Michele e Giusi
Capitolo 1
Era una splendida giornata di luglio. Il sole caldo del colore del grano riscaldava gli alberi che, piantati dall’amministrazione comunale pochi anni prima, nella piazza della piccola cittadina, si ergevano maestosi come querce, protesi verso il cielo sereno.
Gli schiamazzi dei bambini del vicinato, riversati nella piazza per una partita di pallone, erano le uniche voci udibili durante le giornate estive, impigrite dall’afa.
Erano le quattro del pomeriggio e, come ogni giorno, Maira accingeva a ritirarsi dopo la sua interminabile giornata di lavoro, fitta di impegni e di appuntamenti.
Dopo aver parcheggiato la monovolume grigia davanti alla piazza, la ragazza afferrò rapidamente cellulare e borsa, dirigendosi verso il portone.
La calura era intensa, per fortuna resa sopportabile da alcuni brevi soffi di vento che, di tanto in tanto, apportavano un minimo sollievo.
Maira lanciò un’occhiata di disapprovazione ai pargoli schiamazzanti, mentre infilava la chiave nella toppa.
Sospirò, chiudendo il portone alle proprie spalle e assaporando la piacevole frescura dell’androne ombroso, poi si diresse all’ascensore che la portò velocemente al quinto piano. Girò la chiave nella serratura dell’appartamento ed entrò.
Sono tornata.
Esordì.
Dal fondo del corridoio sopraggiunse un rumore simile ad un tonfo. Pochi istanti dopo comparve Lara, con i capelli in disordine e le mani infilate in guanti di lattice.
Ciao, stavo pulendo la cucina.
Sorrise, rimettendosi a posto una ciocca bionda che le svolazzava sopra il naso.
Com’è andata al lavoro?
Solite cose.
Rispose distrattamente Maira, facendo spallucce.
L’amica la scrutò perplessa ma non disse nulla; aveva imparato a capire quei silenzi.
Ormai si conoscevano da molti anni e comprendeva bene che quando la ragazza era troppo indaffarata non aveva alcuna voglia di parlare; avrebbero chiacchierato in seguito, come accadeva spesso, anche fino a notte fonda, in un momento di maggior tranquillità.
La fanciulla tornò in cucina a sfaccendare, mentre Maira si recava in bagno a fare una doccia.
Poco dopo Lara, mentre riordinava bollette e varie scartoffie presenti sul tavolo, sistemandole nell’apposito contenitore per i documenti, si accorse di una raccomandata ferma lì da parecchi mesi, completamente dimenticata.
Afferrò la busta e la rigirò tra le mani: era destinata all’amica da parte di un notaio.
Maira, c’è una lettera per te da parte di un certo notaio White.
La ragazza, appena uscita dal bagno, con ancora indosso l’accappatoio, si stava versando del tè alla pesca in un largo bicchiere di vetro.
Cosa dice?
Non lo so… a giudicare dalla data è qui da ben quattro mesi.
Aprila, vediamo di che si tratta…
La fanciulla bevve d’un fiato ed appoggiò il bicchiere vuoto in fondo al lavandino, mentre l’amica apriva la busta tirando fuori una lettera che portava la data del mese di marzo.
Gentile sig.na Smith, è invitata a presentarsi al seguente indirizzo per l’espletamento di alcune formalità che La riguardano. La prego di contattarmi non appena riceverà la presente. Per appuntamento chiamare al numero indicato. Cordiali saluti. Studio Associato Notai Jonathan White, David Black. Seven Street, 70. St. Louise.
E’ un invito a comparire presso uno studio notarile.
Disse Lara, appoggiando il foglio sul tavolo della cucina.
Maira le lanciò un’occhiata incuriosita, poi afferrò la missiva e la rilesse più volte, rigirandosela fra le mani.
Non ho la più pallida idea di cosa significhi… vorrà dire che chiamerò a questo numero, sperando che possano darmi sufficienti delucidazioni telefonicamente. Mi scoccerebbe parecchio dover arrivare fin laggiù, probabilmente per un errore di omonimia.
Afferrò il telefonino, compose il numero e attese.
Dall’altro capo rispose una voce automatica che la invitava a rimanere in linea fino a quando non le avrebbero risposto.
Lara continuava a fissarla, trepidante e incuriosita; quando la ragazza fu sul punto di riattaccare, udì finalmente una voce maschile risponderle.
Salve, ho ricevuto una raccomandata da parte del vostro studio. Sono la signorina Maira Smith.
Dall’altro capo si udì un sospiro.
Per fortuna si è fatta viva! Quella lettera le è stata inviata quattro mesi fa… pensavo di doverla cercare per tutto il continente!
Esclamò l’uomo.
Dovrebbe venire qui in ufficio. Ci sono delle comunicazioni che la riguardano personalmente e di cui non possiamo assolutamente discutere telefonicamente!
Seguitò.
Mi accenni almeno di cosa si tratta… il vostro studio dista parecchi chilometri dalla mia abitazione e con i miei ritmi di lavoro non so quando riuscirei a trovare il tempo… inoltre, dato il caldo torrido di questo periodo, non credo sia proprio una piacevole passeggiata.
Rispose la ragazza, mentre l’amica cercava di carpire ogni parola.
Mi dispiace signorina ma non posso dirle nulla. Occorre la sua presenza per aprire un plico sigillato, contenente le ultime volontà di una persona. Non posso rivelarle altro. Dovrebbe lasciarmi il suo recapito, in modo tale da poter fissare un appuntamento in tempi brevi.
Ribatté l’uomo.
Va bene. La sto chiamando con il mio numero di cellulare, può richiamarmi qui. Attendo sue notizie.
La richiamerò in serata. A presto.
Allora, di che si tratta?
Domandò Lara, impaziente.
Credo di un testamento… ma non saprei di chi… temo che abbiano sbagliato persona. Comunque ha detto che richiamerà…
Poco dopo il telefono di Maira trillò ancora: era il notaio che le fissava l’appuntamento improrogabilmente per l’indomani mattina alle ore 10,00.
Domattina mi toccherà macinare chilometri per arrivare fino a St. Louise.
Lara la fissava incuriosita.
Vuoi che venga con te?
No, tranquilla, vado da sola.
Sospirò.
Si recò in camera propria a completare le ultime pratiche lasciate in sospeso.
Ormai da qualche tempo il lavoro le assorbiva ogni energia e la sera si ritrovava stravolta, senza più la voglia di fare nulla, ma almeno si sentiva soddisfatta.
Ricordava con nostalgia i tempi in cui era studentessa e la grande carica di vitalità che le rimaneva dopo lo studio, per uscire con gli amici e divertirsi.
Amava andare alle feste… le piaceva andare a ballare e restare fuori fino a tarda notte… tutto ciò le era stato possibile finché aveva vissuto a casa con i genitori, da quando invece aveva deciso di andare ad abitare da sola, come una persona adulta e responsabile, insieme all’amica Lara, le cose erano un po’ cambiate: adesso doveva lavorare seriamente per mantenersi, per poter pagare l’affitto, le bollette e tutto il resto.
Aveva trovato un impiego presso un’agenzia di assicurazioni e dopo aver provato per qualche mese l’ingrata vita del procacciatore d’affari, era riuscita finalmente a salire il primo gradino della carriera che le si prospettava, diventando consulente e successivamente, compiuto anche il secondo passo nel giro di poco tempo, era diventata capo settore.
Un colpo di fortuna che colui che occupava in precedenza l’incarico si fosse trasferito all’estero improvvisamente, lasciando vuoto un posto ambito da molti impiegati. Così, dall’alto, avevano deciso di concedere a lei, brillante consulente, l’incarico tanto desiderato, mostrando la più completa fiducia nelle capacità della ragazza. Adesso lavorava molto più di prima: tante responsabilità… una miriade di impegni… troppe scartoffie… ma almeno lo stipendio era migliorato.
Lara invece, era all’ultimo anno del suo corso di studi in giornalismo e si dava da fare lavorando presso una trattoria.
Sebbene non navigassero nell’oro, le due ragazze riuscivano a mantenersi adeguatamente.
Entrambe avevano deciso di allontanarsi dalla grande città dove erano nate per poter iniziare altrove la loro nuova vita da adulte, ognuna per motivi diversi: Lara proveniva da una famiglia modesta, aveva visto i sacrifici dei propri genitori per sbarcare il lunario, così, aveva scelto di provvedere a se stessa con le proprie forze, senza più pesare su mamma e papà