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Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 1
Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 1
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Ebook204 pages3 hours

Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 1

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About this ebook

La serie di volumi PRISMA raccoglie vecchie e nuove firme della narrativa fantascientifica italiana. All’interno di ogni uscita sono racchiusi 10 racconti realizzati da 10 autori, ognuno con una formazione e un livello di esperienza diverso – dagli esordienti a quelli più affermati.
A metà strada tra antologia e rivista letteraria, PRISMA intende dimostrare che la fantascienza in Italia è ancora in grado di attrarre voci inedite e alimentare nuove generazioni di autori.
Per valorizzarle al meglio, ogni edizione si arricchisce del contributo di illustratori italiani – uno diverso per ciascun volume – nella realizzazione di copertine originali e progettate su misura.
 
Gli autori presenti in questo numero di PRISMA:
Andrea Cassini • Diletta Crudeli • Jimmy Fontana • Simone Giraudi • Luca Guiso • Loreta Minutilli • Matteo Moscarda • L.K. Peka • Claudia Petrucci • Donato Rotelli
LanguageItaliano
Release dateFeb 21, 2019
ISBN9788832522402
Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 1

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    Book preview

    Prisma. Le diverse facce della fantascienza italiana. Vol. 1 - AA.VV.

    © Andrea Cassini, Diletta Crudeli, Jimmy Fontana,

    Simone Giraudi, Luca Guiso, Loreta Minutilli, Matteo Moscarda, L.K. Peka, Claudia Petrucci, Donato Rotelli

    Progetto grafico di copertina a cura di Caterina Ferrante

    Logo Moscabianca Edizioni realizzato da Veronica Carratello

    © 2019 Moscabianca Edizioni

    ISBN 9788831982108

    www.progettomoscabianca.it

    info@progettomoscabianca.it

    PRISMA

    Le diverse facce della fantascienza italiana

    Vol. 1

    Andrea Cassini • Diletta Crudeli • Jimmy Fontana • Simone Giraudi • Luca Guiso • Loreta Minutilli • Matteo Moscarda • L.K. Peka • Claudia Petrucci • Donato Rotelli

    Indice

    Copertina

    Frontespizio

    Introduzione

    L.K. Peka, Agente ecologico

    Claudia Petrucci, Atarax

    Simone Giraudi, Zone di caccia

    Andrea Cassini, Gilgul

    Jimmy Fontana, L’immarcescibile Motara

    Luca Guiso, Ouroboros, l’ultima luce

    Diletta Crudeli, Un posto chiamato casa

    Loreta Minutilli, L’universo accanto

    Matteo Moscarda, Veganocrazia

    Donato Rotelli, Il palazzo di Atlante

    Introduzione

    Cara lettrice, caro lettore. Benvenuti nel progetto Prisma. Le pagine che state per sfogliare sono il frutto di un percorso iniziato quando, nei primi mesi di vita della nostra casa editrice, abbiamo cominciato a ricevere numerose proposte di racconti di fantascienza. In un primo momento non sapevamo che destino riservare a tanti racconti a sé stanti. Ma andando avanti con la lettura delle proposte e considerando la quantità di autori da cui provenivano, ci siamo resi conto che ci trovavamo davanti a una tendenza, di cui, da semplici lettori, eravamo consapevoli solo in parte.

    Tante voci, la maggior parte giovani, alcune giovanissime, avevano voglia di raccontare storie di fantascienza. Storie brevi, soprattutto, che – fa sempre bene ripeterlo – non sono solo una palestra per prepararsi a una produzione più matura, ma che hanno la forza di un genere vivo e scalpitante. Tutte queste voci, così diverse per esperienza e stile, non potevano più essere ignorate. Abbiamo quindi deciso di unirci alle fila di altri editori che sostengono e portano avanti le antologie di racconti fantascientifici nostrani, e di farlo con la continuità delle riviste letterarie di genere (ancora rare a dispetto di una rinascita generale del settore).

    Così Prisma ha visto la luce: dieci scrittori, dieci racconti selezionati – e nella maggior parte dei casi revisionati insieme agli autori –, il primo di una serie di volumi che intendiamo portare avanti negli anni a venire. Per costruire oggi, nel nostro piccolo, uno spazio in cui coltivare quelle potrebbero essere le voci della fantascienza italiana di domani.

    Su questo progetto, come su tutti gli altri, non abbiamo potuto fare a meno di imprimere il nostro marchio di fabbrica: la copertina illustrata, affidata in questo caso a Caterina Ferrante, che ha inaugurato con lei una preziosa collaborazione.

    Nonostante i racconti selezionati non abbiano una tematica che li accomuna, alcune connessioni tra le storie sono comunque avvertibili. Qualcuno ha immaginato gli sviluppi del rapporto tra l’uomo e l’ecosistema in cui vive: talvolta con amare (e ragionevoli) previsioni, come ha fatto Diletta Crudeli in Un posto chiamato casa; talvolta senza escludere una possibilità di redenzione, come hanno dimostrato L.K. Peka con Agente Ecologico e Andrea Cassini con Gilgul. Altri hanno costruito mondi in cui la tecnologia ha rivoluzionato e in parte compromesso un aspetto della natura umana – che si tratti delle emozioni, come per Atarax di Claudia Petrucci, o del libero arbitrio, come in L’universo accanto di Loreta Minutilli, o ancora del rapporto tra reale e virtuale come in Il palazzo di Atlante di Donato Rotelli. Il tema della politica, quasi inevitabile nel genere, emerge con forza in L’immarcescibile Motara di Jimmy Fontana – dove un simbolo di potere cela una verità molto controversa – e in Veganocrazia di Matteo Moscarda, che getta uno sguardo scanzonato sul capovolgimento di un movimento a estremismo. Qualcuno, come Simone Giraudi in Zone di caccia, associa l’idea di multiverso a quella di narrazione. Ma anche il post-umano, e persino un più trascendentale post-universo, trovano un loro portavoce in Ouroboros, l’ultima luce di Luca Guiso.

    Ci siamo dilungati, ma per il primo volume abbiamo voluto concederci questo privilegio. Ora la parola spetta agli autori. Buona lettura, e al prossimo numero!

    La redazione

    Gli autori

    Andrea Cassini è laureato in Filologia Medievale e lavora come bibliotecario. Scrive racconti per il collettivo Spaghetti Writers e ha un romanzo fantasy in via di pubblicazione con Astro Edizioni. Ha scritto di cultura per Prismo e collabora regolarmente come redattore e editor con riviste online a tema sportivo.

    Diletta Crudeli gestisce il blog Paper Moon ed è nella redazione di Cadillac. Un suo racconto è stato pubblicato su Tre Racconti e uno sulla zine di Inferno5.

    Jimmy Fontana è un fumettista e illustratore. Ha frequentato la Scuola di Fumetto di Milano. Ha vinto il Project Contest di Lucca C&G del 2014. Collabora con edizioni BD e con il Centro Fumetto A. Pazienza ed è nell’organizzazione di Crema.Comx. Per queste ultime due realtà segue anche dei corsi di fumetto. Nel 2017, assieme ad altri autori, ha fondato il collettivo Gatacornia Comics. Tra le sue Pubblicazioni Villa Apocalisse per Edizioni BD ed Ercole contro i Dischi Volanti per il CFAPAZ.

    Simone Giraudi, classe 1991, lavora come giornalista in provincia di Cuneo. Nel 2013 avvia il blog Conati di Anima e si occupa dei testi di un libro illustrato sul paese di Peveragno. Ha autopubblicato la raccolta di racconti horror Seiocchi e il racconto fantascientifico Nulla si distrugge e partecipato alla realizzazione dei prodotti creativi del cuneese Collettivo Eclisse. È del 2017 Tatuaggi Color Pelle, la sua prima collaborazione con la casa editrice Leucotea.

    Luca Guiso è nato a Bologna 28 anni fa e vive a Monterenzio. Ha iniziato la sua esperienza di pubblicazione sulla rivista Altrisogni con il racconto La solitudine degli estranei. Nel 2015 il suo racconto Lo sguardo vuoto è stato inserito nell'antologia Tenebrae, patrocinata dalla scrittrice Barbara Baraldi. Come autore si dedica principalmente ai generi horror e fantascienza.

    Loreta Minutilli è una studentessa di Astrofisica appassionata di letteratura, arte, lingue nordiche e animali mitologici. Nel tempo che resta scrive per dar voce ai personaggi che le affollano la testa. È stata finalista al Premio Campiello Giovani 2015 e al Premio Italo Calvino 2018.

    Matteo Moscarda è nato a Padova nel 1984. Insegna, e nel tempo libero scrive. Ha pubblicato numerosi racconti, tra cui, in cartaceo: Propriocezione (Italian Zombie, 80144 Edizioni, 2013), Capobranco (L’amore ai tempi dell’apocalisse, Galaad, 2015), Pentiti (Squadernauti 1, 2019). Sul web: Regalo di compleanno (Grafemi, il blog di Paolo Zardi, 2013), Ne uccide più l'infanzia (Wanted, il blog di Edoardo Montolli, 2013), Automatismi (Cadillac 10, 2016), Un complottista (Colla, 2016), Oltrebolla (Spore, 2018).

    L.K. Peka è nato nel 1992. Laureato in Giurisprudenza e appassionato di storia e letteratura, col nome di Mr. Peka gestisce un canale di YouTube dedicato al greco antico. Nel tempo libero scrive narrativa fantastica. Ha moltissimi amici, che vivono quasi tutti sugli scaffali, ed è convinto che non si è mai troppo grandi per i videogiochi, lo zucchero filato e i sogni nel cassetto.

    Claudia Petrucci (1990) è laureata in Lettere moderne a Milano, ha lavorato in Italia come copywriter, web content editor e social media manager. Ora vive a Perth, in Western Australia, dove lavora come office manager e scrive. Suoi contributi possono essere letti su Cadillac, Lahar Magazine, inutile, minima&moralia.

    Donato Rotelli è nato a Taranto nel 1980, laureato in Lettere alla Sapienza di Roma con una tesi su antropologia e romanzo nell’opera di Milan Kundera. Insegna italiano e storia in una scuola superiore di Torino. Scrive recensioni su Un Blog Senzapretese, collabora saltuariamente con Fantascienza.com e Delos Science Fiction. Un suo racconto ambientato nell'universo di Multiversum di Leonardo Patrignani è apparso nell'ebook Multiversum Stories vol. 3.

    L.K. Peka

    Agente ecologico

    Zona 440.A.1

    Jax sguscia fuori dalla tenda termica e si alza in piedi, ancora con l’involucro della barretta energetica al cioccolato in mano; con l’altra mano si aggiusta il berretto di lana sopra l’orecchio. Il bagliore della neve lo costringe a socchiudere le palpebre. Jax e il suo superiore hanno messo il campo in un punto pianeggiante del versante, per il resto in pendenza. Alla luce del mattino la nebbia si è diradata, svelando il paesaggio. La profonda escavazione compiuta anni fa, al tempo dei lavori di sistemazione della zona, segna la valle come il solco di un vomere colossale. Lungo il pendio si stendono larghe file di ulivi, che sotto la cappa di neve sembrano enormi fiori ghiacciati. Il fondovalle è occupato da un campo che è stato spianato: alcuni bassi edifici abbandonati emergono dalla coltre bianca; la neve copre la vegetazione spontanea che ha ripreso possesso del sito, solo pochi steli e spighe spuntano qua e là, dritti o inarcati. Attorno e al di là della spianata ricomincia la campagna: macchie di erbacce e vitigni ghiacciati raccolti intorno al fiumiciattolo; a ovest, tra resti di canneti, c’è uno stagno ghiacciato, grigio come una moneta.

    Un guizzo tra la neve e Jax si volta. Un coniglio meccanico lo guarda coi suoi occhi di rosse cellule fotoelettriche. Bianco sul bianco della neve, risalta solo per il grigio lucido delle giunture cromate e per il celeste delle rifiniture. Jax addenta l’ultimo boccone della colazione; accartoccia l’involucro di plastica e lo getta davanti al coniglio.

    «Consuma!» dice Jax.

    Il piccolo robot sbatte le palpebre.

    «Ricicla!» Jax punta un indice verso l’involucro.

    Gli occhi del coniglio rimangono fissi su Jax. Il vento è calato del tutto: i processori del robot emettono un basso ronzio. Jax arretra di due passi, gira la schiena al coniglio. Getta un’occhiata da sopra la spalla: il coniglio annusa la confezione della barretta. Un crepitio di plastica accartocciata, e Jax si volta di nuovo. Le zampine del coniglio spingono l’involucro all’interno del vano riciclo alloggiato sotto il muso. Il vano si richiude, e un avviso acustico segnala l’inizio del processo di elaborazione. Il coniglio si allontana saltellando nella neve. Jax infila due dita sotto il berretto e si gratta la testa.

    «Rapporto, attendente», dice una voce profonda e metallica, dalla cadenza uniforme.

    Jax sobbalza. È comparso l’Agente Ecologico. A quattro metri da Jax, come se fosse piovuto dal cielo, con le mani intrecciate dietro la schiena e i lucidi stivali immersi nella neve fino alle caviglie. Le placche di materiale sintetico che affiorano dalla testa calva luccicano al sole. L’Agente ha lo sguardo fisso davanti a sé. Il punto di luce bianca che pulsa nell’occhio destro, privo di pupilla, è immobile al centro dell’iride nera. Il visore telescopico, che cela l’altro occhio, ruota con piccoli scatti per aggiustare il fuoco.

    «L’ecostruttura del luogo corrisponde ai dati dell’informativa». Jax porge un quadernetto foderato in similpelle impermeabile. «La fauna è equidimensionata e operativa, ma non risponde alle chiavi verbali. Ho scritto tutto nel diario».

    L’agente spazza via la neve dal cappotto a camouflage invernale con un movimento secco. Torna a incrociare le mani dietro la schiena. Il punto luminoso scandaglia il paesaggio, scorrendo da un angolo all’altro dell’occhio immobile. Il cannoncino del visore si estende fino al massimo livello di zoom.

    «Procediamo», dice l’Agente.

    Jax recupera lo zaino dalla tenda e raggiunge il superiore, che scende a grandi passi verso il campo.

    Zona 440.A.2

    L’Agente arriva sul sentiero a passo di marcia; Jax lo segue, le mani sugli spallacci dello zaino. A un centinaio di metri, una mole ricoperta di neve incombe sul margine destro del sentiero. Una sagoma coperta di pelliccia, accucciata ai suoi piedi, vede arrivare i due e si scuote. Jax rallenta il passo, ma l’Agente procede impassibile. La figura si raddrizza, va incontro all’Agente. Mordicchiandosi il labbro, Jax segue di corsa il superiore.

    «Buongiorno», dice l’Agente, «sono dell’Ufficio Ecologico, Agente numero akx-34. Lei è autoctono?»

    La figura è bipede e cammina eretta: un uomo, avvolto in un cappotto di pelo marrone. Le sue folte sopracciglia si aggrottano, sotto il bordo di pelliccia del cappello con paraorecchie; il naso si arriccia e la bocca si apre, in un’espressione ottusa e stupita. L’uomo emette un verso gutturale di perplessità.

    «Lei è autoctono?» L’Agente alza il volume della voce.

    «Non saprei, signore... Io sono un contadino...»

    L’Agente Ecologico resta inerte per cinque secondi: la sua memoria ausiliaria, interrogata sul punto, gli suggerisce che contadino è termine generico e arcaico per soggetto umano che si sostenta mediante autoconsumo o scambio di prodotti vegetali ottenuti dalla cura di un processo biologico spontaneo.

    Il contadino è un uomo giovane, probabilmente ha da poco superato il terzo dell’aspettativa di vita media dei soggetti ancora allo stato brado; ha le gote e il naso arrossati per il freddo; le sue mani sono segnate da calli dovuti al continuo lavoro manuale; i denti ingialliti sono limati dal consumo di alimenti coriacei. La mole dietro di lui è una macchina agricola semovente a carburante fossile: un po’ della neve che la copre è stata smossa con un badile, che ora giace lì vicino.

    «Ha un’autorizzazione per la conduzione dei processi biologici?» chiede l’Agente.

    Il contadino si torce le mani, curva la schiena. «Beh... Mio fratello, che abita dall’altra parte del fiume, ce l’ha, credo. Va bene lo stesso?»

    Jax avvicina un dito alla bocca e mordicchia il guanto. Il visore dell’Agente ha piccoli fremiti, il cannoncino oculare si estende e si ritrae cambiando punto focale.

    «Di cosa si alimenta?»

    «Che mangio io?» Il contadino si stringe nelle spalle. «Tuberi sim... sintetici, come quasi tutti ormai. Li compro allo spaccio, con queste nuove leggi non si riesce a coltivare più niente. Voi lo sapete meglio di me, signore. Anche se si prova, il suolo... Come si dice? Il suolo... programmato ti risputa fuori i semi. Perciò mangio anch’io la roba sintetica. E qualche pernice, quando capita».

    «Di quale tipo?»

    «Beh, non saprei, signore, non me ne intendo. Quelle che trovo...»

    L’Agente si volta verso Jax. «Attendente, scarica un catalogo di tutte le vernici commestibili».

    Jax esita. «Signore, ha detto pernice, con la p. Credo sia una specie di uccello... un animale della classe Aves».

    L’Agente fa schioccare la lingua con uno scatto metallico. «Ricorda di richiedere all’Ufficio Istruttoria un pacchetto d’implementazione sulla classe Aves per la mia memoria».

    «Sì, signore». Jax trattiene un sorriso.

    «Buona giornata», dice l’Agente al contadino; gira sui tacchi di centottanta gradi e si rimette in moto.

    Zona 440.A.3

    È salita la nebbia, dal fosso del fiume. Il campo e i suoi edifici abbandonati sono velati. La coltre è di un bianco latteo, sul bianco più duro e gelido della neve, che nasconde le piante, le pietraie, i dislivelli.

    L’Agente Ecologico cammina davanti, incurante della foschia; Jax dietro, a una decina di metri. Si sono lasciati alle spalle gli edifici in rovina e si stanno inoltrando nel campo, di cui non si vede la fine a causa della nebbia. Gli ispidi cespugli che da lontano sembrano piccoli sono alti più di due metri; anche dove il terreno è spoglio, la neve arriva al polpaccio.

    L’Agente incespica; agita le braccia come le ali di un uccello meccanico, ma perde l’equilibrio e affonda nella neve. Jax lo raggiunge di corsa; il superiore ha già estratto la gamba dalla fenditura coperta dalla neve in cui era scivolato. Zoppica verso i macigni che costeggiano il campo; Jax lo sostiene per un braccio e lo aiuta a sedersi.

    «Signore, si è ferito? Chiamo l’Unità d’Emergenza!»

    «Negativo». L’Agente distende la gamba infortunata e tira su il pantalone imbottito. Si sfila lo stivale. La protesi, sagomata a imitazione di una gamba umana, luccica per il suo rivestimento cromato, interrotto solo dagli inserti scorrevoli delle giunture. La rotula è disallineata di

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