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Guru di me stesso: Manuale di alpinismo interiore
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Guru di me stesso: Manuale di alpinismo interiore
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Guru di me stesso: Manuale di alpinismo interiore

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About this ebook

Ho scoperto nel tempo, di essere un alpinista del Sé, così, continuando ad andare in montagna fuori e dentro di me, sono diventato una guida alpina. La vetta? L’ho conosciuta in gioventù, un mattino d’amore per Me e per tutti e tutto ciò che mi circondava. Averne fatto esperienza, mi ha guidato per tutta la vita. Quello stesso giorno, sono ruzzolato giù dalla cima, oggi so che era necessario che accadesse, per consentirmi di divenire esperto dei sentieri d’avvicinamento e delle tecniche di scalata. Così, ecco, questo lavoro altro non è se non un manuale e un corso di alpinismo interiore. Possa questo mio scritto guidare anche Te verso la grazia di ricordare Chi Sei e ispirare chi, come me, ha scelto di aiutare gli altri per essere d’aiuto a se stesso.
LanguageItaliano
Release dateFeb 21, 2019
ISBN9788863654905
Guru di me stesso: Manuale di alpinismo interiore

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    Guru di me stesso - Alberto Pomari

    futuro.

    INTRODUZIONE

    Yad-visaya buddhir na vyabhicarati tat sat, yad-visaya buddhir vyabhicarati tat asat.

    La conoscenza di ciò che non è incostante è vera, la conoscenza di ciò che è incostante non è vera.

    Shankara, Gita Bhasya

    NOSCE TE IPSUM:

    L’IMPORTANZA DI CONOSCERE SE STESSI

    Accade ogni volta, ogni volta accade di ascoltare una nuova storia, unica, irripetuta e irripetibile, fatta di personale esperienza, intessuta di ricordi spesso dolorosi, intrisa di eventi traumatici, di ferite, racconti segnati dal rifiuto, dall’abbandono, dall’ingiustizia, dall’indifferenza, dall’umiliazione, dal tradimento. Accade ogni volta:

    Cosa ti spinge qui da Me?

    Un Cuore si apre e il tappeto di ciò che è stato si fa presente raccontato, srotolato, condiviso, rivelato piano piano. Accade ogni volta, ogni volta accade, di incontrare universi infiniti, sempre nuovi, unici, sì, irripetuti e irripetibili, tavolozze squisitamente personali, tele magistralmente dipinte, incorniciate in quadri vivi immersi in un costante, ciclico, dinamico cambiamento, storie uniche! Ogni volta, con mio grande stupore, con gli occhi del Cuore aperti, ogni volta, ogni volta, ogni volta, la storia personale afferma la propria unicità, rivelando apocalitticamente che la Storia è tuttavia una e solo una: ricorda chi sei. Le storie personali sono così dense, così profondamente intrise di sofferenza, che talvolta nell’accoglierle un respiro ti gonfia di sorpresa, lasciandoti sulle labbra una fessura di stupore, di compassione; l’ascolto si dipana, si srotola tessendo se stesso e trasformando il tessuto in mani animiche unite in conca viva di accoglienza muta. Ricorda chi sei. Cade liquida ogni storia fra le mie mani riconoscenti, generando uno specchio magico che misteriosamente riflette anche me. Così Mi guardo, Mi ascolto, Mi accolgo.

    Il filosofo spagnolo Raimon Panikkar:

    Tu sei l’onda, o sei l’acqua che forma l’onda?

    L’onda altro non è se non una forma individuata del mare; l’onda, una volta manifesta, cresce, cresce e ancora cresce, sino a infrangersi scomparendo. L’onda scompare, l’acqua no. Così come l’onda, anche il corpo di chi vive appare per poi cadere, senza che lo Spirito che lo sostiene scompaia, così come rompendosi lo specchio fa sparire l’immagine in esso riflessa, senza che la persona che vi si specchiava sparisca a sua volta. Io ho un corpo quindi, lo abito, ma non sono solo il mio corpo. E dunque chi sono io? Quando la nuvola di chi mi è stato mandato dall’Universo, stanca del suo gonfiore, si è infine alleggerita piangendo il suo racconto, fra le mie mani, in fondo, al di là di ciò che appare, fra le mie mani solo acqua. Così chiedo:

    Tu, chi sei?

    Quasi sempre arriva ad affiorare sulle mie labbra questa domanda, antica, sicuramente scomoda e invisa perché fonte dell’atavica umana agonia:

    Chi sono io?

    Sì, tu, chi sei?

    Qualcuno sbotta pronunciando il proprio nome, altri tentennano perplessi, cercando di svelarne il senso. Inizia così la personale esplorazione dell’idea di sé. Io sono Marco, sono Francesca, sono Carlo, sono Antonio, Gianni, sono un assicuratore, sono una mamma che lavora, sono un ingegnere, lavoro in ferrovia, dirigo una banca, faccio la parrucchiera, ho due figli, tre figli, quattro, non sono riuscita ad avere figli, sono divorziato, sono stata lasciata da mio marito… E così via nel tentativo di dare vita alla propria persona, al volto di sé. Un tuffo nel fuori, in ciò che crediamo di essere, grazie al nostro fare. Tante storie, uniche, sempre la stessa storia. Quando la persona che mi sta di fronte arriva a dire il proprio nome, parte del mio gioco di comune crescita e cammino si compie. Il nome accoglie spesso un forte senso d’identificazione e quindi d’identità. Tuttavia io so di avere almeno cinque omonimi, cinque persone identificate con questa successione di suoni. Tutti, al vibrare di questo nome nell’aria, tutti, se convocati ignari della presenza l’uno dell’altro, ci gireremmo per rispondere: Sì?… e con stupore ciascuno di noi affermerebbe di essere Alberto Pomari.

    Io sono Alberto Pomari!

    No, io sono Alberto Pomari!…

    Ehi! Io sono Alberto Pomari!

    Il nome. La lingua è rivelatrice di verità, qualcuno deve aver intuito ciò che è vero al di là di ciò che solo appare e deve averlo iscritto nella lingua, divenuta così scrigno di verità, una verità in seguito dimenticata e ora solo in attesa che qualcuno torni a scoprirla, aprendola, togliendo il velo.

    No-Me. Il nome indica ciò che non sono: no Me!. Il nome talvolta evoca la risposta di più persone, come nel mio caso, senza che questo possa indicarne l’Essenza, che come dice la parola è Es-senza, una dimensione spirituale stabile, eterna, silenziosa, priva di quel serbatoio di energia vitale caotico e turbolento, istintivo e irrazionale, che è l’Es legato alla personalità di ciascuno di noi. Persona è termine che viene dal latino persōna, gli attori di teatro della Roma antica, usavano indossare una maschera che serviva a conferire all’attore le sembianze del personaggio che era chiamato a interpretare; questa maschera aveva un foro sulla bocca, attraverso (per, in latino) il quale passavano amplificati i suoni della voce (sona). Quando Marco dice sono una persona, dice il vero, afferma sono una maschera; ora, per Te, per Me, per Noi, diventa interessante, anzi essenziale, capire chi c’è dietro la maschera.

    Tu, chi sei?

    Amore è un termine che ha radici antichissime, che affondano nel terreno fertile della sacra lingua sanscrita, la lingua dei Veda, i più antichi testi religiosi dell’India. Amore viene da a privativo, particella che significava non, e mritios termine che significava mortale. Dall’unione dei due, a-mritios, deriva il significato composto di non mortale e, per estensione, immortale. Nel corso dei millenni le particelle a e mr, hanno dato origine al latino a (non), mors, non morte, da cui amor. Il termine italiano amore ne è figlio. Ne consegue che amore è ciò che non muore; ma che cos’è che non muore mai nella vita? Belle le persone a contatto con le risposte possibili, sospendono se stesse dall’assenza, calandosi in una presenza affamata e cercatrice; indagano, esplorano, talvolta esplodono risposte interrogative. Io, che di nome non faccio Mike Bongiorno, di fronte a un silenzio minimamente perdurante, garantisco risposta:

    Ciò che non muore mai nella vita, è la vita stessa!

    Fra i mammiferi l’essere vivente più longevo della Terra è la balena della Groenlandia, un cetaceo che può vivere circa 200 anni. Così, per andare sul sicuro, tre secoli fa il nostro pianeta era abitato da animali e da persone che non esistono più: i loro corpi sono morti, la vita che li abitava, no! Amore è ciò che non muore mai, e ciò che non muore mai è la Vita, ne consegue che la Vita è Amore.

    Ti piace?

    Gli occhi si aprono, un po’, la bocca si fessura sorpresa, un po’, sì, questa cosa piace. Il nuovo sorprende, sempre, stupisce, espande, apre. Ciò che rende potente un pensiero, è la porzione di verità che riusciamo a riconoscere in esso. Così, questo tuffo piccolo nell’origine antica del segreto del mondo, altro non è se non il nido che accoglie qualcosa di ancor più grande, nascosto fra le pieghe di ciò che per nascondersi si mostra: la Vita appunto.

    L’etimologia di Amore cela in sé un’affermazione importante, che è sotto gli occhi di tutti noi: ciò che vive, è Vita! Se questa affermazione risulta riconoscibile come vera, anche da parte tua, allora ti propongo anche la parte più succosa di questa comune passeggiata in Ciò Che È: ti propongo un sillogismo aristotelico. Un sillogismo è un ragionamento nel quale, poste alcune premesse, seguono necessariamente delle conclusioni figlie delle premesse medesime. Un sillogismo è scientifico quando le sue premesse sono vere, in questo caso l’inferenza è necessaria e siamo quindi in presenza di una dimostrazione.

    Il sillogismo è costituito da tre enunciati, qui di seguito la premessa maggiore:

    1) Colui che vive è la Vita.

    A seguire la premessa minore collegata a quella maggiore:

    2) Tu sei colui che vive.

    E infine la conclusione conseguente e necessaria:

    3) Tu sei la Vita.

    Ora, abbiamo visto che la Vita è Amore, abbiamo scoperto insieme che la Vita è viva e che non muore mai, essendo Amore.

    Ne deriva che: la Vita è Amore, Tu sei la Vita, Tu sei Amore.

    Esiste quindi un’equazione tra necessità logica e verità, e il sillogismo proposto diviene davvero forte se scegliamo di sostituire la parola Vita con il termine Dio.

    1) La Vita è Dio.

    2) Tu sei la Vita.

    3) Tu sei Dio.

    Una considerazione davvero importante, perché, se accolta come vera, ci libererebbe dalla necessità di dimostrare che Dio esiste, passando al più semplice mostrare che Dio esiste, e che quel Dio sei Tu.

    Nella Tua Essenza, Tu Sei Ciò Che Non Muore Mai, Tu Sei Amore.

    Questa cosa il cuore la sa, è la mente che si oppone alla verità.

    La mente è ciò che Ramana Maharshi, uno dei più grandi maestri spirituali dell’India moderna, indica come lo straordinario potere che risiede nel Sé e dal quale prendono origine tutti i pensieri. Senza i pensieri la mente non può esistere, giacché sono i pensieri l’elemento che la costituiscono e senza i pensieri non può nemmeno esistere l’entità autonoma chiamata mondo. Ora, tutti conosciamo tre stati: lo stato di veglia, quello di sonno profondo e quello, infine, del sogno; nello stato di sonno profondo, il pensiero cessa di esistere e con esso il mondo, mentre, nello stato di sogno e di veglia, il pensiero torna a esserci e con esso il mondo; ne viene che quando la mente esce dal Sé, appare il mondo, e quando viceversa il mondo percepito come reale dalla mente scompare, appare il Sé. Ciò che chiamiamo mondo, quindi, è pensiero. Ne consegue che ciò che pensiamo del mondo crea l’esperienza che abbiamo del mondo stesso. La sofferenza non sta nei fatti, quindi, ma nell’interpretazione che diamo dei fatti stessi, ovvero in ciò che di essi pensiamo.

    Il percorso di crescita personale è conoscenza di Sé ed è impegnativo, non c’è dubbio. È perfettamente chiaro che la persona in difficoltà con il capoufficio ha bisogno di una prassi del cambiamento che passa attraverso una competenza del proprio funzionamento inconscio. Tuttavia l’acquisizione di nuovi comportamenti e di nuove prospettive d’interpretazione del mondo è solo apparentemente slegata da quanto sopra enunciato. Il percorso di crescita personale è infatti figlio di un processo alchemico che gradualmente porta la persona a scegliere di smettere di identificarsi con la mente, la quale diviene man mano l’oggetto prima osservabile, e poi osservato, permettendo così il conseguente e spontaneo sorgere del cosiddetto Testimone Silenzioso, Colui che fa esperienza del mondo. Essere nel mondo senza appartenere al mondo è la via, una via che passa dalla comprensione che Noi non siamo corpi che fanno esperienze spirituali ma Esseri Spirituali che fanno esperienza di sé attraverso il dono del corpo: il presente. Viviamo oggi un’epoca di profonda rivisitazione delle credenze del passato, oggi, le verità intuite grazie alla meditazione da parte dei Rishi orientali (veggenti vissuti cinque millenni or sono), quelle verità – tutto è Uno, tutto è energia, tutto è connesso – vengono finalmente confermate dalla più moderna delle scienze: la Fisica quantistica. Tutto è Uno, tutto è energia, tutto è connesso e interrelato. La spiritualità (nota bene, non la religione) e la scienza oggi chiudono il cerchio facendo incontrare l’invisibile con il tangibile. Così Antoine de Saint Exupéry nel suo capolavoro, Il piccolo Principe:

    L’essenziale è invisibile agli occhi.

    Come abbiamo visto il mondo è figlio del sorgere del pensiero, che è energia sottile, quantica. Un quantum in fisica è la più piccola quantità di energia. La parola è la forma grossolana del pensiero e ne è manifestazione. Il pensiero è silenzioso, intangibile, invisibile, eppure crea ciò che diciamo essere il mondo. Maharishi Mahesh Yogi, nel suo La scienza dell’essere e l’arte di vivere afferma:

    Il vivere costituisce la nostra attività quotidiana. L’Essere, che è il costituente essenziale della creazione alla base di ogni attività, si trova nel campo dell’Assoluto.

    Sappiamo che la vita manifesta comincia col respiro (Prana) e col pensiero (mente); l’esperienza ci insegna che ogni attività è figlia del pensiero, noi dobbiamo pensare prima di agire. Ora, se il pensare sta alla base dell’agire, cosa sostiene il pensare? La risposta viene suggerita dalla nota formula cogito ergo sum, di cartesiana memoria, un’affermazione che, tuttavia, alla luce di quanto appena appreso, andrebbe capovolta e integrata: Sono, quindi penso, quindi so di esistere. Per avere la facoltà di pensare, dobbiamo prima essere, ne viene che l’Essere si svela come base del pensiero, che a sua volta è base dell’agire. L’Essere è quindi la base del vivere, senza di esso non ci sarebbe radice (pensiero), né albero (azione); l’Essere è il sostrato che tutto genera e sostiene (linfa), il nutrimento senza il quale l’albero mancherebbe la propria esistenza. Ecco perché diviene così importante tornare a prenderci cura di ciò che, pur essendo invisibile, è essenziale. Il versetto 48 del capitolo II della Bhagavad Gita, così recita:

    YOGA STHAH KURU KARMĀNI

    Questa frase è per Me la sintesi di tutto quanto siamo chiamati a comprendere come esseri umani e campeggia sulla porta del mio studio:

    Stabilizzato nello Yoga, nell’unione della mente con l’Intelligenza Divina, compi le azioni.

    Quando si diventa capaci di nuotare nell’acqua profonda, allora diventa facile nuotare in superficie, afferma Maharishi. La meditazione, il processo del tuffarsi dentro se stessi, è il mezzo per divenire stabili nello Yoga. Vivere con arte diventa sempre più azione figlia di un pensiero, e quindi di una mente connessa con la Fonte, con il sostrato silenzioso Eterno e Assoluto che tutto sostiene. L’approccio che propongo come modello d’interpretazione del mondo è quindi quello transpersonale, che ci aiuta a vedere che c’è qualcosa che va al di là della persona, termine che, come abbiamo visto, significa maschera; imparare cosa c’è dietro alla maschera diventa di essenziale importanza, poiché permette il graduale processo di acquisizione della consapevolezza (un processo che è figlio dell’imparare a togliersela), consentendo così una vulnerabilità scelta, che è sempre e necessariamente figlia della forza, un’energia essenziale che è veicolo di dichiarata appartenenza all’Altro e quindi veicolo di amore. Così, quando togliamo la maschera, dietro che cosa c’è? Questa Essenza di cui ho già parlato, e di cui mi occuperò ancora illustrando i livelli logici di Robert W. Dilts, è la nostra realtà immanifesta. Questa realtà costituisce per Me l’aspetto verticale della realtà, mentre quella terrena è manifestazione della Realtà Suprema suddetta, nella dimensione orizzontale.

    Quando i Maestri affermano che la verità ultima è Io Sono, personalmente individuo nell’Io la verticalità, lo Spirito Eterno perfetto, mentre nel Sono la dimensione orizzontale dello Spirito incarnato. Io Sono, questo Io è incompleto senza il Sono. Lo Spirito è perfetto, e proprio perché è perfetto, è immobile, poiché ciò che è perfetto non muta. Ne consegue che è senza divenire, e non è immerso nel tempo, poiché lo trascende. Questo Io è impersonale, è la vita che non ha nome, è A-Nam (dal sanscrito, Il Senza Nome). È Anam l’origine etimologica del termine anima. Quest’anima non ha nome ed è quindi, come abbiamo appena detto, impersonale, ed è a essa che corrisponde la Realtà Suprema; questa Realtà Suprema, verticale, spirituale, è Tutto; e per poter essere Tutto è anche il contrario di Sé. Così, la realtà è anche sogno, è Immobile e dinamica, è Verità e anche menzogna, è impersonale ma è anche persona e, per poter essere completa, è immanifesta e manifesta nel medesimo presente. È così che affiora la Verità completa di Io Sono, una Realtà che trascende l’idea di un dio che crea il mondo, poiché Il Tutto, Già Tutto È. Quando l’essere umano vive la vita nell’amnesia dell’Essenza, abitando il vestito della menzogna, semplicemente È, essendo tuttavia dimentico della nuda impersonalità

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