Il tennista di Bogotà
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Book preview
Il tennista di Bogotà - Michele Mazzini
Vittoria
1)
Il volo per Bogotà da Bologna via Francoforte era atterrato puntuale.
Sulla rovente pista d'atterraggio dell'aeroporto El Dorado i facchini e gli inservienti si avvicinavano senza troppa fretta al punto dove il Boeing 737 della Lufthansa si sarebbe fermato per scaricarne i bagagli.
Il sole di metà pomeriggio incendiava di arancio brillante tutto quello che i suoi raggi toccavano,conferendo quell'aspetto esotico che ci si aspettava scendendo dall'aereo.
All'apertura delle porte,l'aria calda e suadente dell'estate colombiana si mescolò prepotentemente a quella temperata e pressurizzata della fusoliera, creando un piacevole scompiglio tra i passeggeri.
Costruito nel 1955,l'aeroporto era stato da poco ristrutturato, distante circa quindici chilometri dal centro ,fino al 2014 era composto da due piste e tre terminal uno per i voli nazionali,uno per quelli internazionali e uno riservato ai voli Avianca,la compagnia di bandiera colombiana.
Il grande interesse turistico degli ultimi anni,ne aveva fatto il terzo aeroporto del sud America,superato solo da Città del Messico e San Paolo in Brasile,caotico e brulicante di persone.
Sbrigate le pratiche doganali,e dopo aver recuperato il suo bagaglio,S si era recato come sempre al bar a bere una Club Colombia,la birra bionda più diffusa del paese sudamericano.
Era diventato una sorta di rituale di benvenuto che solitamente si concedeva e immediatamente dopo al bagno,a espellere la birra appena bevuta e infine alla stazione dei taxi,dove poteva prenderne uno che attraverso la calle 26 avrebbe raggiunto il centro di Bogotà.
Di solito cercava di prendere la macchina più lussuosa e comoda che poteva,non perché il viaggio fosse lungo,ma semplicemente amava il lusso appunto e le comodità.
L'autista del taxi era un tipo loquace,a dire il vero sembrava un po' alticcio ma questo non impensieriva S che era abituato ai sistemi di vita colombiani.
Io continuo a preferire l'auto al Transmilenio...
lei che dice mister?
Se avessi preferito il Transmilenio non sarei qui non crede?"
Il Transmilenio era il nuovo sistema di trasporto pubblico,che dal 2000 collega Bogotà all'aeroporto.
Costituito da una serie di autobus rossi e gialli che percorrono delle corsie preferenziali riservate e attraversano l'intera città.
Le stazioni d'attesa del mezzo, sono rialzate rispetto alla sede stradale.
Al suo arrivo le porte si aprono automaticamente e i passeggeri che fino a quel momento attendevano protetti da una vetrata possono accedere al mezzo,come avviene nella metropolitana.
La avenida El Dorado,anche chiamata calle 26 era stata costruita all' inizio degli anni 50 e insieme all'autopista norte
costituiva uno degli snodi più importanti,se non il più importante,di Bogotà.
Divisa da un'aiuola centrale era diventata sede di palazzi governativi come la camera di commercio,sede del giornale El tiempo
piuttosto che l'ambasciata degli Stati Uniti o il Centro Nacional Administrativo.
Nondimeno all'imbrunire diventava territorio di spacciatori e prostitute.
Ad ovest dell'incrocio con l'avenida 68 si trovava l'hotel Marriott Bogotà,un cinque stelle nel quartiere di Cundinamarca ed è li che S era diretto per trascorrere la prima notte,in attesa di trovare pronto l'appartamento che normalmente affittava per il suo periodo di vacanze.
A causa dell'altitudine Bogotà ha un clima temperato tutto l'anno,ma come tutti i paesi attraversati dall'equatore,ha solamente due stagioni una secca e una umida con una forte escursione termica tra il giorno e la notte.
Una presenza costante è la nebbia che avvolge la città per più di duecento giorni l'anno.
Ma la cosa che piaceva di più a S era la possibilità di darsi alla sua passione più grande:il tennis che a Bogotà,proprio per il suo clima,si poteva praticare tutto l'anno all'aperto.
Il Marriott Bogotà,era un edificio moderno,di otto piani per metà in pietra grigia e per l'altra metà in vetro.
Al calar delle luci,la parte bassa che conteneva il ristorante giapponese e sushi bar,si illuminava in modo elegante e piano piano si riempiva di gente.
Di fronte alla reception,una colorata ma elegante lobby ospitava le persone in attesa di qualcuno o di un drink,o semplicemente con niente da fare,
mentre altre si rilassavano alla terrazza,dove era possibile mangiare specialità italiane.
La stanza che di solito prendeva S era una de luxe,con vista sulla città,che di notte s'illuminava di luci gialle,affascinante e allo stesso tempo inquietante come gli occhi di un serpente velenoso.
La mattina seguente,dopo aver consumato una buona colazione,prese un'auto a noleggio che aveva il compito di portarlo a Paipa,dove aveva affittato un appartamento vicino alle piscine termali,che lui era solito frequentare almeno una volta a settimana.
In seguito sarebbe andato a vedere se c'era qualcuno con cui programmare un'ora di tennis nei giorni a seguire al vicino Estelar,un hotel convention center che ospitava un ottimo tennis club.
Aveva sempre giocato fin da ragazzino,passione trasmessagli da suo padre,che morto prematuramente di cancro non ebbe mai occasione di vedere i progressi del figlio sulla terra battuta.
Era stato un giocatore di buon livello ma la scarsa propensione al sacrificio gli aveva concesso pochi allori,in confronto a ciò che avrebbe potuto raccogliere se avesse avuto maggior disciplina.
In compenso aveva una forte propensione per le belle donne che lo aveva portato a inanellare una serie di fidanzate o presunte tali che gli diedero in fretta la nomea del casanova con la racchetta,cosa che lui non gradiva.
Del resto era un bell'uomo,ormai di mezza età ma sempre piacente:capelli corti quasi completamente grigi,fisico asciutto anche se non molto alto,curato dal punto di vista alimentare in modo maniacale.
Vestiva in modo elegante senza sembrare vetusto,a volte sportivo ma sempre appropriato al luogo e alla situazione.
Dal fare gentile e ben educato,parlava un ottimo spagnolo,con un bell'accento castigliano come gli facevano bonariamente notare i colombiani.
La piccola radura ai piedi di una collina,dove sorgeva l'abitazione stile chalet di montagna che S aveva preso in affitto,lo aveva ammaliato fin dalla prima volta che l'agente immobiliare di Bogotà gliela aveva proposta,abbastanza isolata e tranquilla pur non essendo distante dal centro di Paipa,ma allo stesso tempo abbastanza vicina alle principali necessità:le terme,il centro cittadino e naturalmente il club.
Paipa si trova a tre ore di macchina da Bogotà,nel distretto di Boiacà ed è un piccolo centro di circa trentamila abitanti a quasi 2500 metri di altitudine,famosa per il lago Sochagota, per il monumento ai lancieri di Pantano vargas e per le piscine termali che oltre ad un beneficio fisico danno modo alle persone di incontrarsi, conoscersi e di parlare d'affari.
Davanti alla porta,superati i quattro gradini che bisognava salire per entrare,ad attenderlo c'era come tutti gli anni E che gli consegnava le chiavi,la biancheria e gli comunicava eventuali variazioni sul servizio concordato per telefono dall'Italia.
La casa era quasi per intero in legno,calda e accogliente.
Era disposta su due livelli:al piano terra la cucina,una sala da pranzo e un salotto molto ospitale con caminetto e al piano di sopra il bagno e la camera da letto,caratterizzata da un ampia vetrata che inondava letteralmente di luce tutta la stanza.
Di fronte al letto,un armadio in legno tutto intagliato a mano con un grande specchio riempiva tutta la parete,S con cura vi ripose tutti gli abiti mentre le scarpe in un apposito mobile all'esterno della stanza nel corridoio.
Sopra all'armadio una grossa borsa con le racchette da tennis.
Sul lato sud della proprietà,di fronte ad una piccola veranda erano stati sistemati alcuni sdrai e un ombrellone,dove poter bere un caffè e ristorarsi al sole che scaldava in modo gentile senza infastidire,anche se S ripeteva a tutti che a quell'altitudine era sempre meglio non dargli troppa confidenza e proteggersi sempre gli occhi;
non a caso portava un paio di occhiali da sole in plastica nera con lenti specchiate azzurre praticamente tutto il giorno fino al tramonto.
Dopo aver sbrigato la sistemazione dei bagagli,sceso al piano terra,con un lungo sospiro si sedette sulla poltrona alla destra del camino allungando le gambe e lasciando cadere le braccia all'esterno dei braccioli,penzolanti,le tre ore di macchina lo avevano stancato non poco,e aveva voglia di rilassarsi per qualche minuto.
Pensava a cosa avrebbe fatto appena si fosse ripreso almeno un po' dal fuso orario.
Si sentiva a casa e chiuse gli occhi addormentandosi.
Sobbalzando sulla poltrona,si rese conto di aver dormito,ma siccome fuori c'era ancora luce, sicuramente non molto.
Aveva fame ma non aveva ancora potuto acquistare un po' di provviste decise quindi di andare all'Estelar,dove avrebbe potuto mangiare qualcosa allo snack bar e vedere se c'era qualcuno dei suoi amici.
L'Estelar era situato sul lato ovest del lago Sochagota,era alto quattro piani tutto in