Commissario Saila Giusti vol.2 - Presunto colpevole
By Manuel Mura
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Commissario Saila Giusti vol.2 - Presunto colpevole - Manuel Mura
633/1941.
Prologo
La musica della discoteca era davvero assordante e il continuo bombardamento di luci dette fastidio alla ragazza bionda d'origine straniera che si allontanò dal giovane Sergio con cui ballava da tutta la sera.
Raggiunse una sua amica simile nell'aspetto ma più matura d'espressione malgrado non dovesse essere molto più grande di lei. Si unì a loro un uomo distinto il cui vestito elegante stonava in quell'ambiente dove gli abiti tendevano ad essere di scarso valore.
Il ragazzo vide i tre litigare. Non poteva capire cosa si dicessero ma la ragazza che ballava con lui stava inveendo contro l'uomo e si liberò dalla sua stretta correndo via.
Il signore cercò di correrle appresso ma venne fermato dall'altra ragazza.
Sergio non prestò attenzione a quei due inseguendo la ragazza fuori dal locale: la vide allontanarsi in fretta.
Si guardava attorno circospetta e voltava in continuazione la testa dietro di sé: sobbalzò quando i fari di una moto le investirono il viso.
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Alla luce dei fari la vide meglio. Forse non era nemmeno maggiorenne come lui ma gli occhi chiari esprimevano una tristezza che pareva impossibile per la sua età. Il viso liscio e perennemente preoccupato era ben fatto e contornato da capelli biondi lisci ma sembrava aver lasciato da tempo l'età adolescenziale per sprofondare in una fin troppo adulta. D'altezza media aveva un corpo ben fatto ma fin troppo magro: il ragazzo pensò soffrisse d'anoressia.
Lui al contrario era più proporzionato sia nel corpo che in altezza, più atletico e contornato da capelli castani ricci e occhi verdi chiari; nell'insieme attraente.
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La discoteca era piuttosto distante da Lucca, per la precisione in provincia di Marina di Pietrasanta, e per giungervi bisognava percorrere lunghe strade buie. Anche fosse andata in direzione opposta non era meglio: altrettante strade erano sparse a casaccio in mezzo a un territorio ricco di fitta vegetazione. Entrambe le direzioni era impensabile percorrerle a piedi.
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La ragazza gli rivolse uno sguardo duro così il giovane aggiunse. <
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Sfrecciarono via percorrendo lunghe strade buie sempre uguali intervallate solo da qualche donna poco vestita ai bordi. L'unica compagnia fu quella di una macchina che faceva il loro stesso percorso, forse partita anch'essa dalla discoteca. Fatto sta che fece agitare non poco la ragazza che volle assolutamente scendere. Anche quando Sergio riuscì a seminare la vettura dietro uno svincolo la giovane non volle sentire ragioni: fermò la moto e si guardò attorno poco convinto.
Erano in una strada di campagna totalmente circondati dalla vegetazione, avvolti dal buio della notte.
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La ragazza non rispose: scese rapida inoltrandosi nel fitto del bosco senza neanche salutare.
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Le corse dietro inciampando in un punto e quando la raggiunse e le afferrò un polso la ragazza gridò come un ossesso.
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Come i fari di una macchina illuminarono per un attimo la zona attorno a loro la ragazza si divincolò con forza facendogli male e strappandogli la catenina dal polso. Sergio nemmeno ci fece caso.
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Tra sé imprecò per la piega che aveva preso la serata. Guardò ancora in direzione della ragazza ma di lei nessuna traccia. A pensarci non sapeva nemmeno il suo nome e se davvero abitava da quelle parti era impossibile capire dove.
Buttò un'occhiata all'orologio: erano le tre passate.
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Tornò alla moto e sfrecciò via pensando che la ragazza facesse parte di quella cerchia di donne ferme ai bordi delle strade in cerca di clienti.
Comunque fosse non gliene importava nulla preoccupandosi solo della reazione che avrebbe avuto sua madre vedendolo rincasare così tardi.
Non poté sapere la sorte toccata a quella ragazza appena conosciuta ma ne avrebbero presto parlato i mezzi d'informazione in un nuovo caso di cronaca nera che lo vedeva come involontario protagonista.
Un nuovo caso
Lo squillare continuo del cellulare unito alla voce di Angelo che la richiamava alla realtà svegliò Saila dal torpore del letto in cui sarebbe restata volentieri.
Mosse la mano freneticamente sul comodino accanto al letto ricordandosi con un attimo di ritardo che il cellulare l'aveva lasciato in cucina a caricare.
Arrivò Angelo in suo soccorso: le porse il cellulare e dette un bacio in fronte.
Saila buttò una rapida occhiata al ragazzo illuminato dalla luce proveniente dal corridoio.
Era alto e magro, dai capelli castano scuro folti con la tendenza a crescere solo in altezza e un viso liscio e sbarbato nell'insieme ben fatto. Era un tipo serio e gentile, forse timido per il mestiere da edicolante e anche impulsivo ma molto sensibile e intelligente: sentiva una grande affinità con lui. Forse era data dall'avere gli occhi dello stesso colore verde chiaro o forse dalla serietà che mostrava sempre: era stato amore a prima vista.
In fondo si conoscevano da meno di un mese e solo da due giorni vivevano insieme ma sembrava di conoscersi da sempre.
Lo squillare continuo del cellulare la distolse dal guardare il suo amato. Si decise a rispondere e dall'altro capo c'era il suo fido sovrintendente Tagliafico. Quell'anziano ometto piccolo e minuto con capelli grigi ancora folti, due baffetti dello stesso colore che si ripeteva negli occhi acuti, lo considerava il più efficiente tra i suoi uomini. Tuttavia aveva il brutto vizio di chiamarla sempre nei momenti meno opportuni. Sapeva non lo faceva apposta e se la svegliava a quell'ora del mattino(che doveva essere prima delle sei visto che Angelo a quell'ora apriva l'edicola) doveva esserci qualche grave motivo.
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Quella notizia le dette la sveglia.
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Saila riattaccò pensando che non aveva tutti i torti sul vice procuratore Arsenico.
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Si scambiarono un bacio che avrebbero voluto trasformare in qualcosa di più ma i doveri li richiamavano all'ordine.
Saila si sistemò, mangiò qualcosa al volo e si vestì a tempo di record. E fu il turno di Angelo di ammirarla. Per quanto la preferisse senza nulla indosso dovette ammettere che con l'uniforme stava davvero bene.
Era alta il giusto, ben fatta nel viso pieno abbellito dalla freschezza della gioventù e dagli occhi verdi chiari che esprimevano sicurezza e serietà ma anche grande acume e semplicità. Da sotto il berretto marrone partivano capelli castani lisci legati a coda che superavano di poco le spalle larghe in cui spiccavano le mostrine con le tre stelle dorate da commissario. Vestiva in maniera impeccabile con la divisa della polizia che le copriva il seno consistente nel cui mezzo passava la cravatta scura con una spilla color oro poco sotto il nodo. Continuava con la gonna scura a protezione del fondoschiena ben fatto e delle lunghe gambe che si intravedevano solo nella parte finale subito seguite dalle scarpe sportive.
In generale dava l'impressione di ragazza sportiva, acuta e determinata.
Anche per Angelo era stato amore a prima vista.
Uscirono insieme poco dopo recandosi entrambi nei luoghi di lavoro.
A Saila ci volle più tempo del previsto per raggiungere il luogo del delitto non essendo pratica di quelle zone boschive fuori Lucca e trovando dispersive tutte quelle strade immerse nella vegetazione.
Non avesse visto i lampeggianti di tante auto della polizia più avanti difficilmente avrebbe trovato il punto giusto. Quando vi giunse il sole si era ormai insinuato tra le ombre prendendone il sopravvento. Se non altro sarebbe stata una bella giornata pensò guardando il cielo limpido. Meno bello fu lo spettacolo che si trovò di fronte quando vide le condizioni della vittima.
La ragazza sdraiata sull'erba, circondata dagli specialisti che facevano i rilevamenti di rito, era in condizioni pietose. Il sangue le copriva buona parte del viso tumefatto dai tanti colpi presi e imbrattava anche i capelli tanto che era impossibile capirne il colore esatto.
Anche il corpo era stato martoriato da numerosi colpi ma rimanevano meno visibili sotto la maglietta chiara leggera che indossava, stesso colore che si ripeteva nei pantaloni.
A prima vista non sembrava essere stata violentata.
Saila chiese ragguagli in merito al medico legale che la stava giusto esaminando.
Il dottor Enrico Brusoni era un tipo alto e robusto dall'aria paciosa e due grossi occhiali a coprirgli gli occhi castani e abbellire il viso pieno che non spiccava per bellezza.
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Indicò la strada sovrastante dove si vedevano residui di sangue rappreso che gli specialisti stavano esaminando.
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Saila annuì convinta anche lei che era andata così.
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Nella mano destra della vittima c'era una catenina dorata con inciso un nome sopra.
Saila la guardò con attenzione: era certa d'averla già vista. Si concentrò sul nome: c'era scritto Sergio. Rimase di sasso.
Non ascoltò né gli altri agenti né il medico legale che aggiungeva d'aver trovato tracce di pelle sotto le unghie della ragazza: fissava la catenina come persa in un altro mondo.
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Il volto della ragazza era sbiancato a tal punto che l'anziano sovrintendente si