Nel labirinto di Jano
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Nel labirinto di Jano - Mario Scordato
Merton
I
La crisi
La crisi di Jano
«L’ora della crisi, prima o poi, viene per tutti!». Così pensa Jano, mentre spinge lo sguardo da Punta milazzese fino all’orizzonte. Ha deciso di lasciare ogni cosa dietro di sé per starsene da solo. Molta acqua è passata sotto i ponti da quando ha lasciato la sua terra natia. Ha lasciato in fretta e furia l’inverno incipiente del lontano nord e come per inseguire e riacchiappare l’estate in fuga verso sud, ha lasciato Montreal e ha deciso di raggiungere la Sicilia.
Non vedeva l’ora di rivedere quel mar Tirreno che per lui rappresenta le origini. Qualche tempo prima gli era capitato di risvegliarsi conservando una vivida memoria di un sogno che aveva fatto nelle prime ore del mattino. Nel sogno si ritrovava in piedi, sulla riva sabbiosa del mare, sul tratto di spiaggia più vicino al continente, dove le acque del Tirreno si mescolano vorticosamente a quelle dello Jonio. Tra Cariddi e Scilla. Proprio in quel luogo, era intento a rivolgere lo sguardo fisso verso la riva opposta, a poco più di tre chilometri di distanza. Era una giornata di sole e una brezza tiepida e costante gli accarezzava la parte destra del viso. Questa sensazione pregnante e struggente insieme, possedeva per lui una forza imperativa tale da far pendere l’ago della sua decisione in una direzione ben precisa.
Lo scenario che gli si presenta nel sogno gli è molto caro e familiare. Lo stesso mitico luogo in cui, tremila anni prima, la vista delle terribili sirene non aveva fatto rinunciare Ulisse a sfidarle, con la sua fermezza d’animo e con il suo ingegno. Per Jano quel luogo e quella calda brezza rappresentano adesso il calore del nido dal quale aveva spiccato il volo.
Come l’itacese, avrebbe adesso bisogno di una forza d’animo e di un ingegno tali da poter affrontare le terribili sirene che lo sovrastano.
Raggiunta la sua Isola, decide di raggiungere Panarea per il fine settimana. Il luogo si presta bene al suo scopo che è quello di meditare in solitudine, indisturbato e in fin dei conti in sintonia con il suo attuale stato d’animo.
A dire il vero non è riuscito a staccarsi completamente dal suo lavoro e dal suo notebook, anche perché sa di dover portare a termine l’ultima sceneggiatura per la rete televisiva canadese History television.
Lasciata dietro di sé la baia di Cala Junco, si inerpica per un sentiero scosceso, per raggiungere il villaggio preistorico. Il suolo che calca è una terra vecchia, avvolta dalle nebbie del mito.
Si asciuga la fronte imperlata di sudore nell’ammirare i resti murari di numerose capanne rimaste lì sul promontorio da almeno tremila quattrocento anni. L’isolotto è quello che rimane di un antico vulcano con la parete meridionale collassata in mare. Gli viene da pensare che forse non è un caso l’aver scelto quell’isola come meta del ritiro
. L’asperità del luogo sottolinea come un ritornello le sue attuali condizioni mentali e i vecchi ruderi gli fanno percepire in modo così vivo l’inesorabile fluire del tempo. Ora si trova in questo luogo per riflettere sui crucci che da tempo lo assillano.
Sin dall’infanzia è sempre rimasto affascinato dalla stranezza e dal mistero dello scorrere del tempo. Per lui questo mistero risiede nella intrinseca ambiguità nascosta nel concetto stesso di tempo: da un lato l’ineludibile scorrere degli eventi in una direzione, dall’altro, l’altrettanto inconfutabile esperienza di un eterno presente!
Questa fissa, durante l’infanzia, gli aveva fatto prendere l’abitudine di lasciare delle tracce sotto forma di incisioni, di date o registrazione di avvenimenti, su pietre, su carta o su legno, con l’intenzione di rivederle in un lontano futuro, e potersi procurare il sottile piacere di annullare lo scorrere del tempo e di assaporare la misteriosa sensazione di eterno presente.
In seguito, quando gli era spuntata una strana peluria in viso, primo timido accenno ad una vera e propria barba e il tono della voce si faceva stranamente stridulo, lasciava una traccia delle sue riflessioni in una specie di diario di bordo
che di quando in quando aggiornava, apponendovi l’immancabile data, conservandolo poi in una scatola di latta che riponeva con cura in fondo al terzo cassetto della scrivania.
Questa ossessione senza dubbio lo ha spinto all’interesse per la storia e gli uomini del passato che da veri pionieri hanno tracciato vie maestre per tutta l’umanità. Da alcuni anni lavora come sceneggiatore per una rete televisiva canadese. La sua ultima fatica è appunto una sceneggiatura per il ciclo del serial televisivo: "Gli uomini e le idee che hanno cambiato il volto della storia ".
Adesso Jano è avviluppato da una sottile tristezza. Il suo stato d’animo è come quello di colui che non è in grado di provare alcuna gioia, pur ricordandosi di averla provata in passato. Un elemento di consolazione consiste nel credere di sapere il motivo della malinconia, impalpabile, ma presente in ogni piega del suo essere: la famosa crisi dei quarant’anni! Da sempre ha giurato a sé stesso che non sarebbe andato incontro a questa specie di malattia, ma questa, dice a sé stesso per farsene una ragione, è una di quelle malattie obbligatorie e puntuali come il morbillo o la varicella. In verità, pensa, momenti simili li ha