Uno Splendido Futuro
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Book preview
Uno Splendido Futuro - Daniele Lippi
12
Capitolo 1
Fredo, in questo tardo e buio pomeriggio di fine autunno, camminava lungo l'affollata via Maestra di Neo Apuania.
Era quasi inverno ma non faceva freddo. A dire il vero era un bel pezzo ormai che non faceva più freddo da nessuna parte. L'ultimo vero inverno si perdeva nelle memorie d'infanzia dei nonni di quelli della sua generazione.
Ogni tanto suo padre se ne lamentava ma a Fredo non piaceva il freddo. Forse per questo non riusciva ad essere così triste e arrabbiato della scomparsa di quella stagione come invece lo erano altri.
Lui era una persona normale non un privilegiato scolaro. Non aveva tempo per queste cose, doveva pensare a come guadagnarsi la pagnotta quotidiana lui. Altroché perdere tempo a parlar di clima e altre cose che ormai, per come la vedeva lui, erano così com'erano e non sarebbero stati certo sterili parole ed inutili infuocati dibattiti a fare la differenza anche perché, per quanto si ricordava delle poche lezioni di storia in cui era stato attento a scuola, erano ormai più di quattro secoli che se ne parlava.
Fredo si era sempre considerato un tipo pratico, coi piedi per terra, per questo la sua risposta era sempre la stessa: Se davvero vi sta tanto a cuore l'inverno smettetela di parlarne e fate qualcosa.
Intanto, mentre i suoi pensieri continuavano ad indugiare sul vero inverno che non aveva mai conosciuto, costantemente spinto e spingendo a sua volta le persone intorno a lui che affollavano la strada, arrivò a destinazione.
Alzò lo sguardo sull'insegna tridimensionale sopra la sua testa: Laboratori IG.
Rimase lì a fissarla per un istante mentre gli altri passanti gli si sbattevano addosso come stupidi zombie contro un ostacolo. Zombie. Fredo, dopo aver visto da bambino un vecchissimo film sui morti viventi, vedeva così la massa di gente dallo sguardo spento che in ogni momento del giorno e della notte si accalcava nelle strade. Zombie.
Continuò a fissare l'insegna e, per la prima volta in molti mesi, venne assalito dal dubbio. Voglio farlo veramente? Si chiese. La tua vita sarà migliore si disse ripetendosi come un mantra queste poche parole piene di speranza. Una speranza che ormai stava perdendo e alla quale non voleva rinunciare.
Non diventerò uno zombie anch'io si disse mentre continuava ad essere sballottato da quella miriade di anonimi che gli passavano accanto. Quegli esseri gli sembravano un fiume senza fine di rassegnazione alla sopravvivenza fine a sé stessa. No, non mi rassegnerò, si disse, non mi voglio rassegnare si ripeté e ancora una volta chiudendo gli occhi si disse che la sua vita sarebbe stata migliore di così.
Dietro di lui, l'assordante ronzio del motore di una navetta passeggeri che prendeva quota portandosi nel canale direzionale a pochi metri sopra la sua testa lo riporto col pensiero al presente. Guardò l'ologramma fluttuante dell'insegna un’ultima volta poi fece un passo avanti, la porta si aprì e lui entrò.
La porta si chiuse dietro di lui scacciando i rumori della strada. Si ritrovò in un ambiente pulito in cui regnava il bianco. Poltrone, sedie, tavolini, pavimento, muri, soffitti, tutto era in plastica lucida bianca. Un ambiente più sterile di una sala operatoria e più accecante della lampada di un dentista.
Un robot su una ruota gli apparve silenziosamente accanto. Dal busto in su aveva le fattezze di una donna ma con i lineamenti volutamente spigolosi Benvenuto ai Laboratori di Investigazione Genetica.
disse con voce calma e rilassante Identificazione personale primo livello!
aggiunse mentre un sottile schermo traslucido apparve da una fessura all'altezza dello stomaco del robot.
Fredo vi posò la mano destra.
Alfredo Baghezzi!
esclamò il robot Benvenuto!
Solo Fredo grazie.
Alfredo.
ripeté il robot.
Preferisco essere chiamato solo Fredo, grazie.
Alfredo.
ripeté il robot.
Fredo sospirò, i robot potevano essere così stupidi si lamentò Andiamo avanti.
Identificazione personale di secondo livello.
sentenziò il robot sporgendosi in avanti Mi guardi bene dritto negli occhi Alfredo.
Così fece rimanendo immobile per quel secondo necessario alla macchina per scansionargli le iridi e confrontarle con la banca dati continentale Alfredo Baghezzi.
Confermò il robot tornando alla sua rigida postura originale.
Fredo stava per avviarsi al bancone quando il robot si frappose velocemente tra lui ed esso Acquisizione Cronostoria!
.
Fredo si fermò stupito Hey! Non vi sembra di esagerare?
disse guardandosi intorno. Era sicuro che, come quasi ovunque ormai, la stanza fosse disseminata di microcamere e microfoni da cui, da qualche parte chissà dove, qualcuno ascoltava e registrava.
Il robot riprese a parlare con quella sua voce calma e rilassante Stando agli accordi multi bilaterali intra e intergovernativi con gli Stati Continentali di Oceania, Asia, Eurafrica, Americhe, Lunare e Orbitale stando all'articolo sei comma tre, cinque, nove, tredici e diciassette i Laboratori di Investigazione Genetica facenti parte della società OltreMondo che risponde al fondo d'investimento Vita Nuova della corporazione Pan continentale Acquavitale sono autorizzati ad accedere alla cronostoria di clienti, potenziali tali o non che si trovano fisicamente su qualsiasi proprietà delle suddette società.
Fredo fissò il robot incredulo. Per quanto ne sapeva lui solo l'esercito, la polizia e alcuni cacciatori di taglie autorizzati avevano il diritto di accedere alla cronostoria delle persone. Riluttante si triò su la manica del braccio destro osservando la minuscola cicatrice quasi invisibile che aveva sul polso e sotto la quale, quando era nato, gli avevano impiantato il chip biomeccanico nel quale era registrata, fin da quel primo istante, la sua intera esistenza Se rifiuto?
Dovrò chiederti di andare via Alfredo prima di chiamare la sicurezza che poi nel caso chiamerà le forze dell'ordine. Puoi per favore confermare che ti opponi e rifiuti di darmi accesso alla cronostoria?
Piccolo maledetto biochip. Se solo non avesse visto con i suoi occhi la morte atroce verso la quale era andato incontro chi aveva tentato di toglierselo ci avrebbe provato anche lui tempo fa. Sospiro’ poi, chiudendo i pugni e strizzando gli occhi sussurrò La mia vita sarà migliore!
Ripetere prego, la tua risposta era confusa e non esaustiva dato il quesito posto.
affermò il robot.
Fredo annuì e gli porse il braccio Fai pure.
Grazie Alfredo!
Fredo, solo Fredo.
Alfredo.
Confermò il robot accennando un sorriso meccanico.
Fredo nervoso avrebbe voluto colpirlo e strappargli i circuiti Facciamo in fretta ok?
Il robot gli afferrò il polso con decisione stringendolo fino a fargli male Non muoverti prego.
puntò il dito indice dell'altra mano verso la cicatrice, lo mosse a destra e sinistra fino a trovare la posizione giusta, dalla punta del dito indice uscì un sottile ago dorato e infine questo penetrò la sua carne fino a connettersi col chip che era cresciuto insieme a lui, attorcigliandosi alle sue vene come un inestirpabile parassita.
Pochi secondi ed era tutto finito.
Tutta la sua vita scaricata in un istante.
tutto ciò che era stato e aveva mai fatto.
Tutto in pochi interminabili, superflui, anonimi secondi.
Da questa parte Alfredo.
lo invitò il robot avviandosi lungo uno stretto corridoio Il consulente e consigliere a te assegnato ti aspetta nella sala cinque.
aggiunse aprendogli una porta Mettiti comodo, la possibilità di una nuova fantastica vita sta per avverarsi, spero che tu sia tra i pochi fortunati che potranno farne parte.
Lo slogan della Oltremondo risuonò nel silenzio asettico di quella stanza come una ineluttabile sentenza.
Capitolo 2
Fredo entro’ nella piccola stanza quadrata, due per due, dove c'erano due sedie con una piccola scrivania a dividerle. Chiudendo la porta dietro di sé vide che c'era uno specchio appeso. Istintivamente si guardò. capello lungo e spettinato. Barba incolta. Rigido spolverino di bioplastica compressa blu scuro sotto il quale portava una maglia nera e pantaloni marroni. Si fissò negli occhi scuri assediati da profonde occhiaie Sembro uno di quegli zombie dannazione!
Benvenuto Alfredo!
esclamò all'improvviso una voce squillante e gioiosa alle sue spalle.
Fredo si girò trovandosi di fronte un ologramma semitrasparente verde monocromatico di scarsa qualità di un uomo paffuto vestito con la tipica tuta larga dei funzionari Fredo, solo Fredo grazie.
Benissimo signor Fredo Solo!
esclamò l'ologramma ridendo della propria battuta.
Fredo ci impiegò un attimo a capirla ma non rise.
L'ologramma prese posto sulla sedia contro il muro e lo invitò con un gesto a fare lo stesso sulla sedia dall'altra parte della scrivania.
Fredo si guardò intorno prima di sedersi. Era normale trattare con gli ologrammi di funzionari o addetti che erano fisicamente chissà dove. Ragioni di sicurezza dicevano. Fredo non era mai stato entusiasta della cosa ma era sempre meglio che trattare con un robot.
Allora Fredo, ci diamo del tu?
ripresé l'ologramma entusiasta come non mai facendogli l'occhiolino.
Fredo annuì.
Ma si!
esclamò il funzionario Sei giovane, potresti essere mio figlio!
Fredo non rispose ma si chiese se il figlio avrebbe mai avuto bisogno di presentarsi in un posto come questo sperando in un miracolo.
E’ un piacere conoscerti Fredo io sono Martin Arese, allora giovane, dimmi perché sei qui?
riprese l'ologramma del funzionario o il funzionario ologramma che fosse "Stanco della solita vita vero? Ma si, ti capisco, è difficile trascinarsi ogni giorno verso qualcosa che non ci piace, tornare a casa