La facile via dell'illusione
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La facile via dell'illusione - Claudio Todesco
633/1941.
1
"La persona cercata ha il telefono spento o è irraggiungibile", questo era il messaggio che Francesco sentiva ripetere da tre giorni in modo ossessivo e angosciante quando telefonava al cellulare di Fabio, il suo gemello. In effetti quel piccolo strumento che teneva nelle mani e che gli permetteva di comunicare con tutti frantumando ogni barriera in quell’occasione, per contro, gli faceva percepire il fratello come volatilizzato nel nulla, perduto e magari per sempre.
La strana sensazione che provava diventava sempre più sgradevole e preoccupante ogni qual volta udiva quella voce metallica, fredda e impersonale ripetere quelle parole. Inoltre, l’invisibile, ma forte legame che unisce due gemelli, gli trasmetteva una negatività che lo inquietava fortemente.
Perché non rispondi?
si chiedeva, tormentato.
Il fratello era partito per la Romania tre giorni prima per fare un servizio fotografico come modello, almeno così aveva detto e, da allora, non si era più fatto vivo. Non aveva chiamato neppure per lo scambio degli auguri di buon compleanno e questo, nei venticinque anni precedenti, non era mai successo.
Tranquillizzati
, gli diceva Carola, la sua fidanzata, per rassicurarlo, sai come è fatto Fabio, è superficiale, non è preciso e attento come te.
Queste parole, però, non sortivano alcun effetto su Francesco che ricomponeva con insistenza quel numero ottenendo sempre lo stesso deludente risultato.
Si fermava solo ogni tanto per ascoltare il telegiornale che forniva sempre nuovi dettagli sul tragico attacco terroristico alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo a Parigi. Era la sera del sette gennaio 2015.
Solo tre mesi prima la vita di Francesco, almeno nelle sue aspettative, gli si presentava promettente e mai avrebbe immaginato le traversie che lo attendevano.
Era una mattina di metà ottobre e le prime luci del giorno iniziavano a disegnare sullo sfondo di un cielo sereno, ma ancora scuro, i profili dei palazzi di un quartiere popolare alla periferia della città.
La strada era ancora deserta, solo alcune auto sfrecciavano sull’asfalto bagnato dalla rugiada della notte. Alcune finestre incominciavano ad illuminarsi e, tra queste, quella della stanza di Francesco e Fabio.
É presto. Spegni quella luce e dormi
, sbottò quest’ultimo innervosito.
Dormire? Ma non sai che giorno è oggi?
Certo. Oggi il mio caro gemello, il genio della famiglia, si laurea
, rispose con tono canzonatorio.
Tu non prendi mai nulla seriamente. La laurea è un traguardo importante
, replicò Francesco irritato.
Hai detto bene un traguardo e lì ti fermi
, ribatté ironico il fratello.
Francesco scosse la testa in segno di disapprovazione, ma non si diede per vinto e si sedette sul letto di Fabio. Ma come fai a non capire l’importanza di un titolo di studio
, insistette, è il trampolino di lancio per il futuro.
Sì, per buttarsi meglio di sotto
, replicò Fabio con un’espressione da calamitare schiaffi.
Ho capito
, ribatté l’altro con tono rinunciatario, andandosene, vado a svegliare la mamma.
Come ti senti?
le chiese entrando nella stanza e accendendo la lampada sul comodino, pensi di farcela a venire all’università?
Figlio mio, neppure la morte oggi riuscirebbe a tenermi qui
, replicò la donna con voce flebile sedendosi a fatica sul letto, obbligherò questo cane rabbioso che mi tormenta dentro a stare buono a cuccia.
Francesco l’abbracciò e i due rimasero stretti e in silenzio per alcuni secondi.
Sai bene quanto desideravo arrivasse questo giorno
, riprese la madre, rammaricandosi, poi, che il marito non avesse avuto la fortuna di vivere quel momento.
Lo avrei tanto voluto anch’io, ma non rattristiamoci. Oggi deve essere una giornata felice
, ribatté il ragazzo.
Erano circa le dieci quando un taxi arrivò di fronte alla facoltà di Economia, un grande edificio a mattoni rossi con grandi finestroni bianchi, in Corso Unione Sovietica. Scesero Francesco, Fabio, la madre e Carola e si avviarono verso l’entrata. Il primo reggeva con un braccio la mamma, che procedeva a fatica, mentre con l’altro stringeva al petto la sua tesi dalla copertina blu con le scritte color oro.
Giunti nella sala antistante l’Aula Magna, gremita di laureandi con i loro parenti, Francesco fece sedere la madre. Come stai?
le chiese.
Bene. Non ti preoccupare per me, piuttosto concentrati perché devi fare bella figura
, rispose la donna manifestando una certa apprensione.
In quel momento la porta dell’Aula Magna si aprì attirando l’attenzione di tutti i presenti che osservarono il neolaureato uscire.
Quello è Federico Vallettini
, disse Francesco facendogli un cenno di saluto, abbiamo frequentato alcuni corsi insieme.
Il ragazzo sorridente si avvicinò e Francesco si complimentò con lui.
Grazie. Le congratulazioni me le merito proprio
, replicò con tono scherzoso e un atteggiamento da spaccone, non certo per il voto, ma per gli anni di permanenza all’università. Un record credo.
Alzò, poi, le braccia e con le dita fece il segno della vittoria. Voto settantacinque su centodieci, permanenza dieci anni
, concluse ridendo.
Queste parole lasciarono la madre di Francesco alquanto sconcertata, non riusciva a concepire come si potesse scherzare su un argomento così importante. Forse un po’ più di impegno avrebbe potuto metterlo
, si lasciò scappare cercando, tuttavia, di mantenere un tono bonario.
Ha ragione, signora mia, avrei potuto
, replicò sempre scherzando, ma sa, per me, come dice quella canzone di Mina, l’importante è finire.
La donna non ritenne necessario aggiungere altro e si limitò ad un sorriso di circostanza pensando che in fondo non erano affari suoi; a lei interessava un buon voto per suo figlio e il suo desiderio fu esaudito. Francesco ottenne la laurea magistrale in Amministrazione e Controllo Aziendale con la votazione di centodieci su centodieci con lode. L’incontro con quel ragazzo, tuttavia, non la lasciò indifferente, infatti, mentre ritornavano a casa in taxi, ripensò a lui, perché il suo atteggiamento le ricordava quello di suo figlio Fabio. Temo che quello combinerà poco nella vita
, disse, poi, come se stesse pensando ad alta voce.
A chi ti riferisci?
chiese Francesco incuriosito.
Al tuo amico Federico, almeno così mi pare che si chiami
, ribatté la donna.
Fu allora che intervenne Fabio che per tutta la mattinata si era limitato a poche parole. Non ti amareggiare per lui, mamma
, esordì con tono marcatamente ironico, il suo paparino avrà già tracciato tutta la sua carriera. Il buon Federico è il figlio dell’assessore Benedetto Vallettini.
Mah! Io non so di chi sia figlio
, tagliò corto la mamma, so solo che il mio Francesco è più bravo e con la sua laurea con lode sicuramente farà una grande carriera.
Fabio osservò gli occhi della madre che brillavano di felicità e non replicò. Sapeva che quelle aspettative, con buone probabilità, non si sarebbero mai concretizzate, ma non volle rovinarle quel magico momento. Era ben cosciente che non ne avrebbe vissuti molti altri e lo scorrere degli eventi gli diede presto ragione.
La sera della ricorrenza dei defunti le condizioni della mamma si aggravarono notevolmente.
Sentiamo un po’ come batte il cuore della signora Rita
, disse il medico cercando di essere rassicurante, poi prese dalla sua borsa lo stetoscopio e iniziò l’auscultazione.
Gira molto male, lo sento
, replicò lei con il respiro che le usciva a fatica, ma lasciando che le sue labbra disegnassero un dolce sorriso che esprimeva gratitudine.
Beh! Diciamo che un motore Ferrari gira meglio
, ribatté il dottore tentando di sdrammatizzare.
La donna annuì lentamente con il capo e socchiuse gli occhi, il medico guardando Francesco gli fece capire, con lo sguardo, che la madre era giunta al capolinea.
Il giovane cercò di trattenere il pianto, ma due lacrime riuscirono comunque a sfuggire e gli scesero lungo le gote. Istintivamente le strinse le mani e lei, riaprendo gli occhi, gli fece segno di avvicinarsi. Mi devi promettere che proteggerai tuo fratello, lui ha ancora bisogno di una guida
, lo pregò sussurrandogli in un orecchio. Poi alzò faticosamente un braccio e con il dito indice gli tracciò una piccola croce sulla fronte. Questo è il segno di protezione che facevo sempre a te e a tuo fratello quando eravate piccoli
, proseguì con un filo di voce, ora voglio farlo anche a Fabio che ne ha tanto bisogno. Presto chiamalo, sento che mi rimane poco tempo.
Te lo prometto mamma
, riuscì solo a dire e, con la scusa di prendere il cellulare, uscì velocemente dalla stanza appena in tempo prima di scoppiare a piangere.
Fabio era giunto quasi nei pressi di casa quando udì il cellulare squillare. Presto torna a casa
, gli disse Francesco con tono concitato. Lui non chiese nulla e, senza neppure terminare la telefonata, si mise a correre.
In pochi secondi giunse al portone del palazzo e come un fulmine salì le scale. Era certo che sua madre stesse per morire e non poteva permettersi di lasciarla partire senza salutarla. Sapeva che l’aveva fatta preoccupare, era conscio che non era come il suo gemello, ma voleva assolutamente dirle che l’amava tanto sebbene non glielo avesse mai chiaramente dimostrato.
Giunto di fronte alla porta d’entrata, fu costretto a fermarsi perché un forte senso di angoscia l’assalì e gli bloccò le gambe impedendogli di proseguire. In quel momento udì il pianto del fratello che portava in sé il triste messaggio, ma gli diede anche la forza di percorrere quei pochi passi che ancora lo separavano dalla stanza della madre. Vide Francesco seduto sul letto con la testa tra le mani e il medico in piedi che ancora stava tastando il polso della defunta alla vana ricerca di un pur flebile battito. Rimase immobile appoggiato allo stipite della porta con gli occhi sbarrati, ma senza riuscire a versare una lacrima. Il fatto di non aver potuto vedere la madre ancora viva gli provocò un tremendo dolore, come se una bomba fosse deflagrata in lui.
2
Era passata una settimana dai funerali della mamma. Francesco, nel minuscolo salotto di casa, era di fronte al computer con la fidanzata Carola, mentre Fabio era mollemente stravaccato sul divano e dormicchiava.
Guarda
, disse il primo rivolgendosi alla ragazza, queste sono tutte le e-mail di risposta alle mie domande di lavoro. Tutte con esito negativo.
E ti stupisci?
domandò ironico il fratello aprendo un occhio, puoi considerarti fortunato che si siano degnati di risponderti. Generalmente non ti cagano proprio, o sei raccomandato o non entri.
Francesco fece finta di non aver sentito e non raccolse la provocazione, sapeva bene che Fabio sosteneva l’inutilità della laurea, ma lui aveva promesso alla madre che l’avrebbe protetto e indotto a terminare gli studi.
Senti questa
, disse rivolgendosi sempre a Carola, "Siamo lieti di aver ricevuto la sua candidatura, ma pur ritenendo interessante il suo profilo, abbiamo indirizzato la scelta verso risorse maggiormente in linea con le nostre attuali esigenze. E quest’altra. Ci dispiace, ma in questa fase di crisi, non possiamo permetterci nuove assunzioni, tuttavia terremo a mente il suo profilo. Grazie. Le faremo sapere. E così tutte le altre."
Amore mio, sei un po’ troppo impaziente
, ribatté la giovane passandogli affettuosamente una mano tra i capelli, io sono laureata da oltre un anno e per avere uno straccio di occupazione mi sono dovuta candidare per il servizio civile.
Il ragazzo riconobbe che aveva ragione, ma le confessò di essere deluso perché, dopo un colloquio, gli avevano dato buone speranze. Senti cosa mi hanno risposto
, proseguì leggendo la lettera, "Gentile Dott. Francesco Salati siamo spiacenti di non poterci avvalere della sua collaborazione, nonostante il suo ottimo curricolo di studi e la buona impressione avuta nel colloquio, ma un altro candidato è risultato maggiormente qualificato, ecc., ecc."
Carola dispiaciuta gli chiese quale fosse questa ditta.
É la GROSUFFICIO che si occupa della vendita all’ingrosso di forniture per ufficio
, rispose il ragazzo, avrei dovuto essere inserito nel dipartimento vendite.
Che combinazione!
esclamò Carola e gli raccontò che proprio il giorno precedente la sua amica Serena, addetta alla ricarica dei distributori automatici di bevande, le disse di aver incontrato proprio lì Federico Vallettini.
Questa notizia trasformò la delusione di Francesco in profonda amarezza perché aveva scoperto chi fosse la persona maggiormente qualificata. A stento riuscì a trattenere la rabbia e rimase in silenzio.
Questa volta Fabio non si limitò ad aprire un occhio, ma con uno scatto si mise seduto e altrettanto velocemente si alzò in piedi. Vedi, caro fratellino, come vanno le cose? Avrai anche preso la lode, ma del mondo non capisci un cazzo
, disse con tono ironico e nello stesso tempo stizzito, non è il merito che conta, ma le conoscenze che hai. E se non le hai l’unico modo per riuscire è puntare in alto e fregarsene delle regole.
Francesco era cosciente che la realtà dei fatti dava ragione a suo fratello, ma lui non voleva arrendersi e, con orgoglio, oltre ad una punta di presunzione, dichiarò che voleva combattere questo malcostume.
Questa sua affermazione fu subito seguita da un applauso e da una fragorosa e indisponente risata di Fabio. E bravo il mio fratellino che vuol fare il salvatore del mondo
, replicò poi, io, invece, ho deciso di lasciare l’università e fare il modello. Si guadagna bene.
Queste parole lasciarono Francesco interdetto. Se questi sono i tuoi progetti sei proprio tu che non capisci nulla della vita
, reagì con fermezza.
Ti sbagli
, insistette l’altro, ho trovato su internet un’agenzia che cerca nuovi modelli.
Francesco lo pregò di essere serio almeno per una volta. È evidente che è una fregatura. Se fosse così semplice lo farebbero tutti. Sono agenzie fasulle che ti fanno un servizio fotografico a pagamento, ti promettono buoni contratti, ma poi tutto finisce lì.
Fabio scosse più volte il capo e, per dare maggior forza alla sua tesi, alzò un