Le radici dell'identità
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Le radici dell'identità - Susanna Battipede
madre
INTRODUZIONE
Se io non mi amassi non sarei nemmeno nato.
Jean-Paul Malfatti
In questo volume si vuole richiamare l’attenzione all’importanza dello sviluppo del bambino ma soprattutto al ruolo delle figure genitoriali e alla qualità dei rapporti. La madre rappresenta per il figlio la base sicura, l’oggetto d’amore insostituibile.
Punto di riferimento del bambino in crescita, alla ricerca di continue conferme, desideroso di quel rapporto d’amore che in quella fase della sua vita non dovrebbe mai esserne privato.
Lo scambio tra madre e bambino è basato sul piacere in cui si stabilisce sintonizzazione emotiva e affettiva.
L’obiettivo che mi sono posta sin dal primo momento che ho iniziato a lavorare su questa tesi era quello di capire e approfondire in che modo il legame di attaccamento potesse avere un’influenza così profonda, da poter compromettere lo sviluppo del bambino in maniera significativa e con conseguenze e ripercussioni importanti valutabili e riscontrabili per tutto l’arco della vita dal punto di vista della salute mentale.
Mi sono chiesta quali fossero le teorie e le ricerche presenti in letteratura che potessero confermare tale ipotesi portate avanti inizialmente da Bowlby, che ne studiò tutti gli aspetti riportati nella teoria dell’attaccamento, e poi riportando le ricerche effettuate da altri autori che hanno supportato e confermato le ricerche di Bowlby. Nomi quali Winnicott, lo stesso Freud, ma anche Margaret Mahler, Melanie Klein Kohut; Cancrini e altri che hanno destato il mio interesse a queste ricerche. Nell’infanzia una carenza affettiva colpisce allo stesso tempo tanti processi psicologici da far apparire il bambino irrimediabilmente ritardato. Tuttavia è ormai assodato che a seconda dell’età in cui si instaura, la privazione determina sia le funzioni che saranno colpite sia la gravità del fenomeno. Tra le funzioni dell’intelletto sembra che le più colpite siano il linguaggio (ed in special modo la facoltà di espressione verbale, più che quella di comprensione) e la capacità di astrazione.
L’uomo ha il compito esistenziale preassegnato ed è quello di differenziarsi dalle eredità, personali e sovrapersonali, con un unico obiettivo: realizzare la propria originalità.
Un’identità ben integrata, dunque, è propria di coloro che riescono a tollerare e a mettere insieme aspetti buoni
e cattivi
dell’esperienza e a mantenere chiaro il confine affettivo ed emotivo tra sé e altro da sè. Per la salute mentale del bambino è necessario che egli venga allevato e cresciuto in un’atmosfera calda e armoniosa, e sia unito alla propria madre (o alla persona che ne fa le veci) da un legame intimo e costante, fonte per entrambi di soddisfazione e di gioia.
. E’ questo l’elemento preventivo per eccellenza, l’aspetto basilare che consente all’individuo un normale sviluppo fisico, intellettivo e di personalità. Bowlby definisce dunque con il termine ‘carenza di cure materne’, tutte le svariate situazioni in cui il bambino non gode di un legame affettivo di questo tipo.
1
IL PROCESSO AFFETTIVO E LO SVILUPPO DELLE EMOZIONI
Non Amo il termine <
Jean–Paul Sartre
LO SVILUPPO DEL BAMBINO ATTRAVERSO LE RELAZIONI PRECOCI
Esistono diversi modi per concepire e descrivere lo sviluppo del bambino.
Lo dimostrano gli studi elaborati da Greenspan e Wieder che nel 1998 evidenziano come lo sviluppo mentale nasce in una cornice relazionale la cui componente principale sono le emozioni.
Il modello di riferimento è quello rappresentato da una delle teorie più avanzate.
Nell’ambito della psicologia dello sviluppo, si esplora e si elaborano modelli di sviluppo di tipo cognitivo, affettivo e relazionale in una prospettiva legata all’ambito delle neuroscienze.
Lo sviluppo dell’individuo è il frutto delle prime interazioni che si stabiliscono tra il bambino e il suo caregiver.
L‘aspetto più rappresentativo si riferisce al bambino appena nato che pur mostrando una profonda capacità di adattamento all’ambiente in cui vive, dimostra di essere molto sensibile a particolari tipi di stimoli ed esperienze, legate allo stadio evolutivo specifico del bambino che oltre ad avere particolari bisogni, ha necessità di fare esperienze che tengano conto delle differenze individuali dal momento che ogni essere umano ha un suo percorso evolutivo ed un proprio ritmo.
Seppure con modalità e ritmi diversi tutti devono giungere alla stessa meta, cioè: la capacità di pensare in modo creativo ed agire con flessibilità.
Greenspan sostiene che lo sviluppo procede attraverso sei livelli ¹evolutivi che mettono in condizione il bambino di prepararsi a tradurre e interpretare i dati raccolti dai sensi e dalle sensazioni interiori provate, in immagini capaci di rappresentarli non solo a se stesso ma anche agli altri.
Sono sei i livelli della mente o stadi evolutivi e sono associati al raggiungimento di una nuova organizzazione evolutiva connessa all’emergere di una funzione psicologica specifica.
Ciò che conta per l’autore nell’analisi dello sviluppo non è tanto la definizione dei periodi precisi in cui emergono tali funzioni psicologiche, ciò che è importante è la loro sequenza.
In effetti Greenspan afferma che anche i bambini con gravi deficit fisiologici, ad esempio le persone con sindrome autistica, se supportati in maniera adeguata, possono riuscire a non bloccarsi in uno stadio evolutivo, ma progredire. Questo perché la progressività dello stadio è uguale in tutti i bambini e anche in quelli con patologie gravi, tenendo conto che ciò che cambia è il ritmo e la velocità con cui i bambini transitano attraverso i vari stadi e i percorsi dei vari livelli che sono molteplici.
Primo livello evolutivo: la capacità di regolare le sensazioni rappresenta il primo livello evolutivo che consiste nell’autoregolazione cioè nella capacità di regolare il proprio stato mentale interpretando in maniera corretta le diverse informazioni sensoriali, che provengono sia dal mondo esterno sia da quello interno (informazioni visive, uditive, tattili, viscerali, ecc.), a cui il bambino è esposto. La manifestazione è rappresentata dalla capacità di mantenere uno stato di veglia calma, di allerta, di attenzione e interesse per il mondo e nella capacità di organizzare il proprio comportamento.
L’autoregolazione è un processo che può essere ostacolato da diversi tipi di deficit: ipo - iper reattività sensoriali (mono o multisensoriali), difficoltà di elaborazione sensoriale (uditivo-verbale, spaziale), difficoltà di elaborazione affettivo-sensoriale e da ipo- ipertonia muscolare.
Secondo livello evolutivo.
Il bambino in questa fase è capace di regolarsi riuscendo a costruire relazioni intime con il care-giver, basate sulla condivisione di affetti.
Si tratta di interazioni sincroniche che poggiano sulla reciprocità affettiva, in cui la madre agisce intenzionalmente sul bambino che risponde con interesse e piacere. In questi primi due livelli lo scambio tra madre e bambino è caratterizzato da quella che viene definita intersoggettività primaria, costituita da uno scambio tra madre e bambino, basato sul piacere e capace di provocare piacere, sintonizzazione, eccitazione che avviene essenzialmente attraverso la modulazione della voce i movimenti del volto e delle mani e senza la mediazione di oggetti.
Terzo livello evolutivo. In questa fase vi è la possibilità di sviluppare la capacità di collegare l’emozione ad un’azione insieme alla maturazione delle capacità di controllo motorio, forniscono al bambino la possibilità di esprimere intenzionalmente i propri desideri con azioni finalizzate: gesti, posture, movimenti del capo, delle braccia ed espressioni facciali. Il bambino dimostra non solo di essere capace di comprendere e rispondere ai segnali emotivi dell’altro, ma anche di iniziare la comunicazione, un esempio ci è dato dal fatto che può guardare ed indicare l’oggetto desiderato, che si trova al di fuori dalla sua portata, in modo tale che la madre glielo possa prendere. Si assiste all’apertura della diade, al mondo esterno: comincia quella fase definita di intersoggettività secondaria.
Ora, lo scambio è mediato dall’oggetto, la