INSEGNARE A COMUNICARE FRASI ED EMOZIONI AL BAMBINO CON AUTISMO. Aspetti Educativi nei Bisogni Speciali
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INSEGNARE A COMUNICARE FRASI ED EMOZIONI AL BAMBINO CON AUTISMO. Aspetti Educativi nei Bisogni Speciali - Susanna Battipede
tesi.
1
Gli ASPETTI COMPORTAMENTALI
Essere autistici non significa non essere umani, ma essere diversi. Quello che è normale per altre persone non è normale per me e quello che io ritengo normale non lo è per gli altri. In un certo senso sono mal equipaggiato per sopravvivere in questo mondo, come un extraterrestre che si sia perso senza un manuale per sapere come orientarsi. Ma la mia personalità è rimasta intatta. La mia individualità non è danneggiata. Ritrovo un grande valore e significato nella vita e non desidero essere guarito da me stesso. Concedetemi la dignità di ritrovare me stesso nei modi che desidero; riconoscete che siamo diversi l’un dall’altro, che il mio modo di essere non è soltanto una versione guasta del vostro. Interrogatevi sulle vostre convinzioni definite le vostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti tra noi".
Jim Sinclair - un ragazzo autistico
1.1 Programma TEACCH
Il TEACCH (Treatment and Educational of Autistic and Handicapped Comunication Children), è un programma psicoeducativo elaborato da Erik Schopler nei primi anni ’70, presso il dipartimento di psichiatria dell’Università di Chapel Hill, nella Carolina del Nord (USA), e a cui si ispirano la maggior parte dei programmi educativi, perché ha registrato risultati positivi, finalizzato a potenziare le capacità di apprendimento e le autonomie funzionali di base del soggetto autistico, prevedendo una presa in carico globale e cioè sia dal punto di vista orizzontale che verticale, in ogni momento della giornata, in ogni periodo dell'anno e per tutto l'arco dell'esistenza. L’approccio al Programma TEACCH, nasce come programma di stato e prevede l'organizzazione dei servizi per persone autistiche.
Insomma, un intervento pervasivo per un disturbo pervasivo,(Cottini, 2002b).
I principi fondamentali riguardano:
1) Conoscenza dell'autismo ed in particolare delle aree di debolezza e dei punti di forza riscontrabili nei soggetti affetti dalla sindrome.
2) Miglioramento delle capacità di adattamento dell'individuo con autismo, mediante l'incremento del livello di abilità e la modifica o la strutturazione dell'ambiente in funzione del deficit.
3) Valutazione del soggetto, delle abilità acquisite, non acquisite ed emergenti al fine di individualizzare i programmi.
4) Proponimento di un insegnamento strutturato che faccia leva sui punti deboli del soggetto e valorizzi gli aspetti forti.
5) Utilizzo della comunicazione visiva o concreta piuttosto che di quella
verbale o astratta.
6) Instaurazione di un dialogo con i genitori e con tutte le strutture che si occupano dell'educazione del soggetto (scuola, palestra ecc…).
La strutturazione, quando si parla di contesto educativo è fondamentale allo scopo di individualizzare l'intervento e fare in modo che sia gratificante; così facendo si cerca di rendere comprensibile e prevedibile il contesto al soggetto, affinché possa sviluppare forme di adattamento e autonomia.
Il punto essenziale è sostituire l'astratto con il concreto, nella prospettiva di tornare gradualmente all'astratto.
La didattica comprende:
a) programma di sviluppo della comunicazione spontanea messa a punto da Watson et al. (1989).
Predisporre azioni specifiche didattiche allo scopo di sviluppare sostanziali capacità comunicative che si basano più specificatamente dalla valutazione iniziale, che viene presa in considerazione anche in ambito scolastico da parte del personale educativo.
Valutare il grado di acquisizione della capacità meta-rappresentativa di attribuire a se stessi ed agli altri, stati mentali, (teoria della mente) che è assai rilevante nei bambini che manifestano un buon livello di sviluppo mentale. Sarà utile tenere presente il programma preso in esame da Howling et al. (1999), perchè fornisce suggerimenti importanti per la valutazione della comprensione delle emozioni, il sistema delle credenze e delle false credenze, il gioco simbolico, prestando particolare attenzione al gioco di finzione.
b) L'osservazione e l'interpretazione del comportamento problematico.
Come sappiamo, tra le caratteristiche sistematiche che i bambini autistici presentano, ci sono i comportamenti strani e problematici, che si manifestano attraverso stereotipie e manierismi vari, che vanno da grida e ad altre forme di rifiuto, da aggressività verso gli altri ad atteggiamenti di autolesionismo che risultano essere difficilmente comprensibili.
Occorrono metodologie di osservazione ben strutturata insieme a chiavi interpretative che si riferiscono alla conoscenza delle manifestazioni connesse all'autismo infantile.
Per la valutazione quantitativa dei comportamenti problematici, l'approccio di cui parla Cottini (2002) si rifà ad esigenze utilizzabili in ambito scolastico proposte da Lovaas (1990), sull'orientamento neo-comportamentale. Si tratta di un’osservazione sistematica legata a problemi comportamentali e descrizioni obiettive, inerenti a parametri quantitativi quali: la frequenza, la durata e l'intensità.
Ma non è solo importante individuare il peso del comportamento problematico, occorre anche cercare di individuare e comprenderne le motivazioni chiedendosi: Perché il bambino assume questo tipo di comportamento?
e Cosa intende comunicare?
.
L'analisi funzionale può venire in nostro aiuto per rispondere a domande di questa complessità e che riguardano la valutazione del comportamento problematico del bambino autistico, (Cottini, 2002b).
La storia e l’evoluzione degli atteggiamenti negativi va tenuta in seria considerazione.
Il dato importante è che se il comportamento ha avuto inizio da poco tempo, sarebbe giusto anche comprendere la causa per ciò che riguarda un cambiamento di routine o basandosi su altri fattori ambientali.
Al contrario, se perdura da anni, l'individuazione delle motivazioni sarà difficile, così l’intervento educativo.
Occorre privilegiare strategie d’intervento educativo così come i contenuti che riservano elementi significativi per favorire l'apprendimento dell'allievo autistico, ed un approccio personalizzato, tutti elementi necessari affinché le indicazioni che provengono dalle più affinate metodologie, si coniughino insieme agli accorgimenti organizzativi e metodologico-didattici, che vanno a promuovere una reale integrazione