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Baci al Cioccolato: Eureka Innamorato, #1
Baci al Cioccolato: Eureka Innamorato, #1
Baci al Cioccolato: Eureka Innamorato, #1
Ebook183 pages2 hours

Baci al Cioccolato: Eureka Innamorato, #1

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About this ebook

Kerri Manning ritorna a casa prima dell’ultimo semestre del college. È dolorante e sta cercando di capire cosa fare con una diagnosi che cambierà il suo futuro. È difficile pensare alla felicità, ma il nuovo ragazzo giunto in città riesce a farla ridere. Correrà il rischio se lui resterà in zona?

Eric Hunt è uno scultore emergente che si è stancato dei suoi falsi amici di New York. Ritrova sé stesso nella cittadina di Eureka Springs in cerca della passione che un tempo aveva per la sua arte. Sarà Kerri a dargli l’ispirazione di cui ha bisogno?

LanguageItaliano
PublisherBadPress
Release dateApr 6, 2019
ISBN9781547577538
Baci al Cioccolato: Eureka Innamorato, #1

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    Baci al Cioccolato - River Ford

    1

    Eureka Springs, Arkansas

    Kerri Manning tirò un sospiro di sollievo quando svoltarono in Spring Street. Da un’ora ginocchia ed anche le facevano male per l’ essere stata seduta, e non vedeva l’ora di incontrare sua madre.

    Siamo quasi lì, tesorino. Suo padre, Ken Manning, le accarezzò la mano. Non aveva più usato il suo nomignolo per anni, e lo trovava confortante sentirlo adesso. Mamma non vedeva l’ora di portarti a casa.

    Apprezzava il suo tentativo di mantenere le cose positive, ma la realtà restava. Stava tornando a casa sconfitta.

    Suo padre aveva guidato verso Fayetteville per portarla a casa dall’Università dell’Arkansas con un solo semestre rimasto alla laurea. Per l’ultimo anno e mezzo si era sentita esausta e dolorante senza sapere perché. I dottori avevano fatto esami su esami cercando di capirne la causa mentre lei soffriva giorno dopo giorno.

    Finalmente, poco prima che iniziasse il semestre autunnale, ricevette una diagnosi. Non si era ancora ripresa dallo shock. Anche se si era fatta strada verso un altro semestre, non era più riuscita a gestire il dolore costante, la stanchezza e la pressione scolastica. Era stato quasi impossibile seguire i corsi e prestare attenzione.

    Entrarono nel vialetto. Kerri si preparò mentalmente allo scaricare le sue cose e portarle su per le scale nella sua camera. Puoi farcela.

    Suo padre aprì il bagagliaio. Kerri aprì la portiera posteriore e tirò fuori la sua valigia. Era quasi a metà del portico quando sua madre uscì fuori e l’abbracciò. Anche se il clima di gennaio era mite, il calore di sua madre era esattamente ciò di cui aveva bisogno.

    Finalmente! Mi stavo preoccupando. Cheryl Manning la strinse forte.

    Scusa. Ho chiesto a papà di fermarsi da Rogers per sgranchirmi e bere una cioccolata calda. Lasciò cadere la borsa e strinse sua madre.

    Bene. Non c’è niente di meglio del cioccolato con... fece una pausa d’attesa.

    Panna extra Kerri finì il motto di sua madre. E’ bello essere a casa.

    Perché il tuo uomo non ti ha accompagnato a casa?

    Kerri si staccò finalmente dall’abbraccio della madre. Aveva cose più importanti da fare.

    Non ha senso! Dovrò fare una bella chiacchierata con lui la prossima volta.

    Abbiamo rotto. Si aspettò di sentirsi devastata dal pensiero del suo ex ragazzo Steven, ma adesso provava solo una leggera tristezza. Si chiese se fosse in stato di shock. Forse per l’uomo con cui aveva passato due anni avrebbe dovuto provare un’ emozione più forte?

    Perché? Cheryl aggrottò la fronte.

    Lui... non voleva rimanere bloccato dai miei problemi.

    Kerri si morse il labbro inferiore ma si fermò prima di arrotolarsi i capelli intorno al dito.

    Sua madre sospirò. Non l’ha detto lui, vero?

    Si. Kerri raccolse la valigia, non intenzionata a rivivere la sua ultima conversazione con Steven. Non voglio parlarne.

    Okay, ma sono qui se vuoi. Andiamo, la tua stanza è pronta. Cheryl le prese la valigia e camminò attraverso la porta d’ingresso. Spero che non ti dispiaccia ma ti abbiamo preparato la stanza degli ospiti al piano di sotto. Ha il suo bagno privato e non dovrai salire le scale.

    Kerri ingoiò il groppo in gola. La sua famiglia aveva fatto dei cambiamenti per lei. La sua malattia avrebbe influenzato chiunque avrebbe incontrato? All’improvviso si sentì stanca. Il suo corpo era diventato il blocco di cemento che la spingeva in fondo al lago, senza poter tornare in superficie.

    Kerri? Sua madre le toccò la spalla. Va bene?

    Si. Grazie. Annuì.

    Bene, vai a metterti comoda. Oh, ho visto Jaya l’altro giorno. E’ tornata in città con il suo fidanzato.

    Davvero? Non sapevo che sarebbe tornata così presto. Scommetto che si sta occupando del matrimonio. Dovrò chiamarla. Kerri non voleva pensare alle imminenti nozze della sua compagna di classe delle superiori. Era gelosia, o solo rimpianto? Se non si fosse ammalata, sarebbe rimasta con Steven, magari a pianificare il matrimonio dopo la laurea? Non importa, fattene una ragione.

    Kerri dovette ammettere di esser innamorata più dell’idea del matrimonio e della stabilità di quanto non lo fosse stata di Steven. In effetti, ora era sicura di non essere mai uscita con un ragazzo che le fosse mancato dopo essersi lasciati. Si guardò intorno nel tentativo di non indugiare più sullo stato patetico della sua vita amorosa. Sua madre aveva ridecorato la camera degli ospiti. La stanza aveva uno strato fresco di pittura blu pallido che si intonava ai delicati fiori del copriletto. L’arredamento era il set di cedro di sua nonna. Il ricco legno rosso striato di righe più chiare aveva riempito questa stanza per quasi tutti i suoi ventitré anni. L’odore si era affievolito nel corso dei decenni, ma se ci premeva il naso contro poteva ancora sentirlo.

    Uno specchio largo e rotondo era appeso sopra il cassettone. I due comodini ospitavano lampade in ottone con scolorite frange ad anelli sopra a centrini di pizzo. Non era perché i suoi genitori fossero vecchio stile, credevano solo nell’usare le cose finché non avessero smesso di funzionare. Raramente gettavano via le cose. In un certo senso era confortante.

    Suo padre tornò con un'altra scatola dal portabagagli. La appoggiò in fondo al letto e si sedette accanto a lei. Dai, tesorino. Su la testa. Ricorda cosa ha detto il dottore. Un buon stato d’animo servirà molto per tenere sotto controllo questa bestia.

    Kerri sospirò e si allungò per appoggiare la testa sulla sua spalla, felice di essere la sua piccola bambina per un momento. Lo so, papà, ma sento come se la mia vita si fosse fermata. Cosa devo fare?

    Lui si spostò per abbracciarla. Forse è la maniera di Dio per dirti di cercare nuovi sogni.

    Lei gemette.

    No, ascoltami. Sei andata all’università e sono cambiate molte cose. Cosa volevi fare, dove volevi vivere. Ogni volta che tornavi a casa mi chiedevo cosa fosse successo alla mia bambina. Forse questo ti aiuterà a ritrovare di nuovo quella bambina, spensierata e felice.

    Kerri si asciugò le lacrime. Non so da dove cominciare. Credo di essere troppo spaventata per sperare in qualsiasi cosa.

    Ah, tesorino. La strinse forte. Tua madre ed io avremo speranza per te finché non ci riuscirai da sola.

    Mi mancava farmi chiamare tesorino da te.

    Lui ridacchiò. Mi scorderò che il tuo nome è Kerri se ti farà sentire meglio.

    Potrebbe. Ritornare a casa la faceva sempre sentire meglio e forse suo padre aveva ragione. Aveva bisogno di scoprire chi era di nuovo.

    Il suo telefono squillò non appena suo padre si alzò. E’ lo spunto per prendere altre cose.

    Ti aiuterò se mi dai un minuto. I nervi di Kerri brontolarono.

    Fa’ che non sia Jaya. Cercò il cellulare nella borsa, sollevata nel vedere il viso della sua compagna di stanza Jen che le sorrideva. E’ Jen.

    Non ci ha messo molto. Sei andata via solo poche ore fa. Salutala da parte mia. Suo padre chiuse la porta dietro di sé.

    Ehi, sono arrivata a casa. Kerri si sdraiò sul letto, godendo nell’allungarsi.

    Jen era stata la sua migliore amica da quando aveva ricordi. Loro due, insieme a Jaya, Mic e Brynn erano sopravvissuti alla scuola superiore. Comunque, Jen era l’unica con cui aveva condiviso la stanza all’Università dell’Arkansas.

    Mi sento già sola qui. Jen cercò di sembrare triste, ma era una di quelle persone perennemente felici. Era una delle cose che Kerri amava di lei. Indovina?

    Cosa?

    Tornerò a casa fra tre settimane! Urlò Jen al telefono.

    Cosa? Hai finito di lavorare? Kerri non poteva crederci. Jen lavorava sempre. In realtà erano diventate migliori amiche per quello. Quando erano alle scuole medie, Jen non aveva i soldi per le caramelle o le bibite, così avevano iniziato a vendere i propri biscotti. Non erano mai diventate ricche ma avevano entrambe imparato a lavorare sodo. Aspetta, perché torni a metà semestre?

    Un attimo. Ho un favore da chiederti. Jen fece una pausa e Kerri poté udire le sue dita picchiettare su qualcosa.

    Perché ho la sensazione che non mi piacerà?

    Le dita dall’altro capo si fermarono.

    Perché probabilmente non sarà così, ma voglio che tu ci pensi.

    Oh-oh. Okay, sputa il rospo. Kerri sentì addosso un’ondata di stanchezza ma sapeva che, se avesse potuto, avrebbe aiutato la sua amica. Jen comunque non aveva mai chiesto niente di difficile.

    Tornerò a casa per il weekend di San Valentino. Un’altra pausa più lunga del normale. Per il festival del cioccolato.

    Oh. Una scossa di eccitazione la pervase prima di spegnersi. Non aveva pensato al concorso da quando Steven ci aveva riso su.

    Quel ricordo la perseguitava quanto il dolore che mai realmente se ne andava. Non lo so, Jen. Lavorare il cioccolato forse è troppo duro per me. Ricordati quanto mi stancò a Natale.

    Dai. Ricordati, ogni lasciata è persa. Anche se fa male potrebbe aiutare. Non arrenderti. Pensaci. In più, senza la spesa per l’università, puoi permetterti tutti i farmaci, giusto?

    Sto ancora pagando l’università. Le mie lezioni saranno online invece che al campus.

    Certo. Jen fece una pausa prima di riprendere più vivace di prima. Alla fine potremo ancora laurearci insieme. Tornerai per quello, vero?

    Certo, non me lo perderò.

    Bene. Beh, avrai molte cose da mettere a posto, ti lascio andare, ma promettimi che ci penserai per più di cinque minuti?

    Lo prometto, ma non sperarci troppo.

    ***

    New York City

    Eric Hunt si nascoste dietro la porta del catering, osservando la folla mescolarsi. Ridevano, brindando al suo successo. In pochi guardavano le sculture esposte. Erano più interessati ad essere visti che a vedere. Avrebbe dovuto esserci abituato, ma nemmeno due anni a New York avevano cancellato i suoi ricordi delle riunioni a casa. Là, la vita era stata diversa. Più rilassante, e sapeva chi erano i suoi veri amici. Non fare il ragazzo di campagna stasera.

    Rivolse i suoi pensieri al suo ultimo lavoro e fece una smorfia. L’unica cosa che poteva dire sulle sculture era che fossero esagerate. Questo era quello che la sua agente, Candace, aveva voluto. Un’affermazione grande quanto New York. I dodici pezzi esposti rappresentavano vari aspetti della Grande Mela. Il più largo occupava metà della stanza. Grattacieli che crescevano verso l’alto e verso l’esterno in una versione distorta di una skyline. I palazzi erano più larghi in alto che in basso. I dettagli erano buoni. Aveva anche l’illusione delle persone dietro le finestre, ma non gli faceva provare nulla. Nessuno di quei pezzi di città lo facevano.

    Un’occhiata all’orologio lo informò che erano le undici e mezzo. Forse avrebbe potuto sgattaiolare via senza causare un putiferio.

    Eric, sei qui. Una mano perfettamente curata gli sfiorò il braccio. Lunghi capelli biondi avvolgevano delle spalle nude. Il vestito era praticamente cucito addosso al corpo della donna. Ti ho cercato dappertutto.

    Di cosa hai bisogno, Candace? Non si mosse da quel punto anche se lei stava cercando di spingerlo nella stanza.

    Ho bisogno di te... Sbatté le ciglia.

    Eric si trattenne dal roteare gli occhi. Candace non era tra le persone più false nella sua vita, ma ci andava vicino. Era un’ottima agente, ma flirtava costantemente. Eric non sapeva mai se prenderla sul serio o no.

    Provava la stessa cosa riguardo alla maggior parte delle donne che aveva incontrato da quando aveva guadagnato un po’ di fama. Dicevano di volere lui, ma volevano solo la loro foto sui giornali. Volevano conoscere chi lui conosceva, chi avrebbe potuto aiutarle con le loro ambizioni. Aveva imparato la lezione a caro prezzo, ed anche se Candace non fosse stata il suo agente, non le avrebbe dato la possibilità di spezzargli il cuore come Vanessa.

    Eravamo d’accordo sul mantenere le cose sul piano lavorativo. Accennò lui alla stanza.

    Non sei divertente. Lei salutò la folla un po’ imbronciata. Vieni fuori e fatti almeno vedere.

    Gli tirò di nuovo il braccio. Stavolta camminò con lei in mezzo alla galleria e alla sua interpretazione artistica della skyline di New York. I fotografi si riversarono su di loro. L’intermittenza dei flash quasi lo accecò.

    Cerca di sembrare felice, gli sussurrò.

    Il suo sorriso da reginetta di bellezza era tutto per le fotocamere. I giochetti che le donne facevamo per ricevere attenzioni lo spinsero oltre il limite. Non gli importava che lei fosse la sua agente, lui era andato.

    Eric alzò una mano. Grazie a tutti per essere venuti stasera. Spero abbiate apprezzato la mostra. Per favore, scusatemi. Ho un altro appuntamento a cui partecipare stasera.

    Indietreggiò dietro la porta, con Candace ancora agganciata al suo braccio.

    Questo non ti aiuterà a vendere niente. Dove stiamo andando? la sua voce stucchevole gli dette ai nervi.

    Eric fece una lunga pausa per staccare le sue dita. Ho bisogno di stare da solo. Cercare di nuovo la mia vena creativa. Dare il via ai prossimi pezzi da esporre.

    "Allora non

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