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Linee guida per l'attuazione dei diritti umani
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Linee guida per l'attuazione dei diritti umani
Ebook114 pages1 hour

Linee guida per l'attuazione dei diritti umani

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I veri nodi del sistema ci appaiono fatalmente complessi e "irrisolvibili", mentre siamo distratti da problemi "secondari" atti ad offuscarne altri ben più importanti. La società civile ha tutte le potenzialità e le competenze necessarie per pensare creativamente un domani migliore. I Diritti Umani offrono una via praticabile ed una leva per scoperchiare la cappa degli slogan e delle menzogne "politicamente corrette". Sono nostri, usiamoli e reclamiamoli, ne va del futuro di tutti. Sono convinto del bisogno e dell'urgenza di politiche ispirate ai Diritti dell'Uomo, nella speranza che ognuno di noi possa e debba comprendere la necessità, quando opportuna, di "ammettere" piccoli compromessi con il proprio sentire che permettano, in maniera pacifica e creativa, il sentire e l'agire del suo prossimo. Solo questa comprensione, se praticata quotidianamente nelle nostre vite, potrà darci un futuro decente da vivere.

Quanto espresso in questo documento è anche un'esortazione per far tornare la politica ad essere un'attività dignitosa e comprensibile, per interessare di nuovo cittadini sfiduciati e disillusi da troppi anni di generalizzate menzogne e ingiustizie. Le riflessioni e le proposte seguenti non hanno certo la pretesa di essere esaustive o "perfette", non integrabili o non migliorabili – questo è anche un work in progress – soprattutto dal punto di vista tecnico-giuridico.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 10, 2019
ISBN9788831609166
Linee guida per l'attuazione dei diritti umani

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    Linee guida per l'attuazione dei diritti umani - Massimo Franceschini

    BIOGRAFICA

    PER I DIRITTI UMANI

    SINTESI ANALITICA

    Dopo il crollo del Muro di Berlino il mondo continua ad attraversare varie crisi che potrebbero sfociare in un nuovo conflitto globale, dal futuro imprevedibile. Senza addentrarci in analisi geopolitiche, non necessarie allo scopo di questo scritto, potremmo dire che le attuali emergenze sono una diretta conseguenza di violazioni e inadempienze ormai sistemiche dei più alti principi di convivenza espressi dalla comunità umana.

    Questi ideali hanno un’evoluzione lunga quanto la storia: ad esempio, già nel 539 a.C. Ciro il Grande liberò gli schiavi, istituì una prima uguaglianza razziale e dichiarò che tutti avevano diritto a scegliere la propria religione.

    Possiamo considerare tale evoluzione perfettamente compiuta nel secolo scorso: nel dicembre del 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvò la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, formata da un preambolo e da trenta articoli. Tale Dichiarazione è stata ratificata dalla maggior parte degli Stati e trova affinità con le migliori Costituzioni, fra le quali spicca doverosamente quella italiana varata qualche mese prima, che già all’art. 2 fra le altre cose recita: "La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità…".

    I diritti umani sottolineano e coniugano tre fattori etici vitali per la sopravvivenza stessa: dignità, libertà e responsabilità. Questi tre fattori sono strettamente connessi dato che: la salvaguardia della dignità di ogni uomo determina quella di tutti, la libertà è alla base di ogni dignità, libertà che però non dovrebbe arrivare ad essere distruttiva e incurante della dignità, della libertà e della responsabilità del prossimo, in tutti gli ambiti.

    La storia recente mostra l’evidente fallimento della politica occidentale e dei movimenti di riforma nel creare le condizioni per un mondo più libero, dignitoso, giusto e pacifico. La situazione attuale mostra con drammatica chiarezza la necessità improrogabile di una rinnovata visione politica, sganciata dalle ideologie classiste del Novecento ed ispirata ai principi universali. Credo inoltre che tale visione debba comportare la consapevolezza della necessità di riformare le Costituzioni nazionali, se necessario, per farle aderire maggiormente alla Dichiarazione Universale.

    Ispirarsi a questi diritti implica inoltre, a ben vedere, non solo la necessità di abbandonare le vecchie ideologie ma anche gli estremismi che caratterizzano la filosofia reale della modernità e delle cosiddette democrazie liberali. La cultura ed i metodi di governo imposti da tale filosofia ci stanno portando verso un mondo sempre più ingiusto, caotico e controllato tecnocraticamente.

    Il pensiero unico dominante e le prassi della modernità si caratterizzano infatti per una generalizzata perdita dei valori che fino ad un certo punto avevano grandemente contribuito al progresso; a questo dobbiamo aggiungere il diffuso imbarbarimento dei costumi e della qualità delle relazioni umane. Questi problemi ci appaiono evidenti aprendo un qualsiasi media, per non parlare del WEB, o se veniamo a contatto con la realtà delle relazioni e dello stato delle cose in molti ambiti sociali, come ad esempio scuola e lavoro, persino nella famiglia.

    La filosofia pratica della modernità si caratterizza, fra le altre cose, per due principali estremismi: liberismo e laicismo. Il liberismo ha estremizzato le pur sacrosante libertà liberali in modo da avvantaggiare, di fatto, soltanto una ristretta minoranza di soggetti privilegiati e privi di remore etiche, abbastanza scaltri nel procurarsi influenze particolari senza tener conto di libertà e diritti altrui.

    Allo stesso tempo, il laicismo deforma la sana ed auspicabile laicità in un dogma materialista e scientista, sordo a qualsiasi istanza lontana da una visione e da un’applicazione totalizzante di tutto ciò ha parvenza di essere, scientifico. In questo modo la scienza è trasformata da eccezionale metodo d’indagine a nuovo dogma assolutista da cui pretendere risposte e verità superiori ad ogni altra cultura. Oltre a ciò, sul laicismo si costruirà quello che chiamo regime tecnocratico di controllo globale, di cui possiamo già vedere la prima fase in alcune parti della Cina.

    Da un punto di vista più politico, penso che la maggior parte dei movimenti cosiddetti post ideologici non abbia veramente compreso che il naturale punto di riferimento ideale fosse già scritto nei diritti umani e nelle Costituzioni nazionali. Inquinata troppo spesso da vecchie parole d’ordine e da richiami a prassi o posizioni estremiste appartenenti alle ideologie del secolo scorso, l’azione dei nuovi movimenti risulta spesso marginale, velleitaria, incompresa o non condivisa. Oltre a ciò si osserva la tendenza dei movimenti potenzialmente alternativi, una volta approdati all’alveo istituzionale, ad ammorbidirsi in posizioni più caute ed accondiscendenti diventando così una componente soltanto più presentabile di quel sistema che si pretendeva riformare.

    Le contraddizioni dei movimenti li rendono quindi permeabili a quelle degli schieramenti classici, lasciandoci così ancora in mano ad una destra solo apparentemente meno schiava della finanza ma con un rinnovato populismo xenofobo e attento alla sicurezza. Alla destra si contrappone una sinistra che si dimostra, quando al governo, oggettivamente al servizio della finanza e delle corporazioni globali. L’altra faccia della medaglia.

    Alla xenofobia delle destre la sinistra risponde con un ipocrita multiculturalismo ideale, apparentemente allineato con i diritti umani: principi di cui, ad ogni modo, non si pretende lo studio e la comprensione, l’accettazione e la pratica da parte di tutti, immigrati e non. Oltre a ciò, la sinistra sembra non voler vedere o capire il disegno che si cela dietro quella che è, con tutta evidenza, un’immigrazione forzata di massa: abbassare il costo del lavoro in un’Europa confusa e sempre più terra di conquista da parte delle stesse multinazionali che hanno sempre più mano libera nel proseguire la corsa in atto da molti decenni ad accaparrarsi le immense ricchezze africane.

    A causa dei problemi sin qui elencati, di cecità e deficienze culturali che vanno a sommarsi all’ipocrisia della politica e della maggior parte dei media, i diritti umani non hanno trovato un coerente paladino politico abbastanza responsabile da promuoverli fattivamente nella loro completezza.

    Solo con un’attuazione creativa dei diritti universali si possono bilanciare in modo razionale e praticabile le migliori aspirazioni su cui si sono avventate le ideologie passate. Credo sia possibile raggiungere un equilibrio fra le molteplici istanze, ecumenico ed armonioso, una sintesi ottimale ma probabilmente scomoda per chi è interessato a distruggere, piuttosto che a costruire.

    Una delle finzioni più comuni sui diritti umani, si evidenzia osservando come quando evocati lo si faccia riferendosi, di norma, a quelli cosiddetti basilari o elementari relativi alla persona, dimenticando stranamente l'esistenza di altri che investono direttamente la vita, l'economia, il lavoro, la società, la politica e l’ambiente fino ad arrivare al quadro internazionale. Un altro problema riguardante l’uso e la percezione dei diritti umani l’abbiamo da parte di vari esponenti e movimenti cosiddetti progressisti, nel giustificare con essi teorie e pratiche di varia natura che stanno mettendo in discussione ambiti come la famiglia e l’integrità della vita e della persona. Il massimo dell’ipocrisia

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