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Anne Perry, una vita con Pitt
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Anne Perry, una vita con Pitt

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Saggi - saggio (286 pagine) - Una grande scrittrice di gialli, a sua volta complice di un omicidio: è l'incredibile vita di Anne Perry, la regina del giallo vittoriano


L'Inghilterra vittoriana è la culla del giallo classico. La si collega spesso a Sherlock Holmes, ma altri detective e investigatori hanno vissuto in quel periodo le loro avventure: in particolare Thomas Pitt e William Monk, creati dalla penna di Anne Perry. Da un tranquillo villaggio nelle Highland scozzeri la Perry è diventata negli anni Novanta la regina del crimine vittoriano, e solo allora la stampa scoprì che il suo vero nome era Juliet Hulme, e che in gioventù era stata lei stessa protagonista di una storia sconvolgente: complice di un omicidio e condannata a cinque anni di carcere. Un caso che sarà poi portato sullo schrmo dal regista Peter Jackson.

In questo libro si analizza l'autrice, la sua incredibile vita e i suoi crime novel, in particolare riguardo alle tematiche di carattere etico che ricorrono in tutte le sue numerose opere.


Dina Lentini è nata a Siracusa, vive e lavora a Cagliari. Docente di storia e filosofia nei Licei, dopo il pensionamento si è dedicata alla scrittura e alla critica letteraria specializzandosi nel campo della narrativa gialla contemporanea. Insieme al marito ha fondato nel 2011 il sito La Natura delle Cose in cui pubblica molti dei suoi lavori.

Ha pubblicato tre romanzi: Dietro l’hotel, 2013, Il signor T, 2013, Il signor T e la fonte Aretusa, 2015. Tutti disponibili negli store online. I romanzi sono reperibili anche in formato digitale.

Sul sito La Natura delle Cose l’autrice edita anche una propria pagina personale.

Con Delos Digital ha pubblicato il saggio Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateApr 30, 2019
ISBN9788825408799
Anne Perry, una vita con Pitt

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    Anne Perry, una vita con Pitt - Dina Lentini

    9788825408171

    Introduzione

    All’inizio degli anni Novanta la scrittrice inglese Anne Perry era già nota a livello internazionale come la regina del crimine vittoriano. Stabilitasi in Scozia, si era ritirata in un tranquillo villaggio di pescatori e aveva messo radici. Nella sua casa con vista sulle Highlands continuava a scrivere tutti i suoi libri, sviluppando le serie poliziesche che da almeno vent’anni avevano appassionato i lettori del genere. Alla fine di luglio del 1994 il Sunday News di Wellington pubblicava un articolo¹ che rivelava un segreto personale custodito dalla scrittrice per quarant’anni e giungeva alla scoperta di una storia sconvolgente: l’identificazione di Anne Perry con Juliet Hulme, complice di un omicidio commesso appena quindicenne in Nuova Zelanda e condannata a cinque anni di carcere. Nel settembre dello stesso anno veniva presentato alla Mostra del Cinema di Venezia il film di Peter Jackson Creature del cielo,² sul caso Parker-Hulme.

    L’individuazione di un giallo privato nella storia personale di un’autrice di romanzi polizieschi ha subito sollevato diverse questioni: sulla personalità della scrittrice, sull’influenza della sua esperienza nella scelta di dedicarsi proprio alla crime novel, sulla particolarità delle tematiche di carattere etico che costituiscono il motivo ricorrente di tutte le sue opere.

    Ho già trattato della figura di Anne Perry in un saggio sul romanzo poliziesco contemporaneo:³ gli obiettivi di quel lavoro erano sia la comparazione fra alcuni autori contemporanei selezionati in base alla forte componente d’impegno etico-sociale delle loro opere, sia la ricerca delle ragioni del loro successo commerciale. Il capitolo dedicato ad Anne Perry era stato sviluppato in rapporto a queste esigenze: era stata perciò adottata una scelta tematica e l’intervento analitico sulle opere era stato riservato ai romanzi più recenti, collocati nell’arco di tempo fra il 2012 e il 2014.

    La prospettiva del presente saggio è diversa. L’impostazione è di tipo monografico e riguarda la figura complessiva di Anne Perry e la sua evoluzione come scrittrice: di polizieschi essenzialmente, ma anche di opere mainstream. Si tratta, quindi, di un lavoro di ricerca nel quale l’interesse prevalente è la critica letteraria.

    Nella prima parte di questo saggio vengono esaminati il caso Anne Perry e il ruolo della vicenda biografica nelle scelte letterarie dell’autrice. Segue, sempre connessa a questo tema, l’analisi del primo romanzo dedicato alla serie dell’ispettore Thomas Pitt, Il boia di Cater Street:⁴ questo primo poliziesco vittoriano può essere considerato come il modello base al quale l’autrice è sempre rimasta sostanzialmente fedele nella creazione delle successive detective novel.

    Nonostante questa continuità con l’impostazione originaria, negli anni Anne Perry ha fatto anche altre scelte, orientandosi verso un’attenzione sempre più forte alla dimensione storica e alle problematiche contemporanee di maggiore attualità. Nei primi romanzi della serie Pitt la struttura è quella del giallo classico, con una forte accentuazione della questione sociale. Questo modello si è mantenuto pressoché inalterato dal 1979 anche dopo la creazione, nel 1990, di un’altra fortunata serie di polizieschi: centrata sulla figura del comandante della polizia fluviale William Monk e ambientata sempre nell’età vittoriana, ma in un periodo che precede di circa una generazione l’attività di Pitt. In entrambi i cicli le crime-story si sviluppano tutte come inchieste di avventure ad alto rischio e cariche di tensione, animate da impegno sociale e da spirito di scoperta.

    La prolificità di Anne Perry non è stata smentita negli ultimi anni. L’autrice continua a lavorare incessantemente sulle serie che hanno decretato nel tempo il suo massimo successo a livello internazionale: l’ultimo romanzo su Pitt, il 34° e l’ultima avventura di Monk, la 24ª, sono del 2018.

    La continuità non riguarda solo il livello quantitativo della produzione. La questione morale è il punto centrale anche dei romanzi più recenti. Si può dire, anzi, che le problematiche di tipo etico, individuali e collettive, vengano accentuate e fortemente attualizzate attraverso un incessante riferimento alla realtà odierna. È possibile una morale oggi? È possibile avere giustizia oggi?

    Il vivo interesse per i temi di carattere sociale ha sempre attraversato i polizieschi dell’autrice inglese e in tutti i suoi romanzi Perry ha permesso che affiorasse il suo punto di vista, di empatia per le vittime e di desiderio di giustizia. Negli ultimi lavori questo atteggiamento si è affinato ulteriormente. Le storie più recenti sono organizzate come sempre intorno a un’indagine che porta alla luce vicende e interessi personali, ma che, a partire da questa base, assumono un respiro più ampio: dal crime domestico o di villaggio, la ricerca della verità si allarga a uno scenario metropolitano e internazionale.

    Perry aveva già utilizzato questo schema che procede dal microcosmo al macrocosmo nella serie dedicata alla Prima Guerra Mondiale. Le avventure di Joseph Reavley e dei suoi fratelli avevano proiettato l’individuo e la sua storia particolare in un confronto antropologico e morale del tutto nuovo rispetto a precedenti opere rispondenti alle esigenze del giallo classico. In questo senso Perry ha trasposto nella forma del romanzo proprio uno dei più importanti effetti storici e sociali della Grande Guerra: la fine dei vecchi modelli di Stato e di società determinata dallo scontro-incontro fra le masse europee. La scrittrice descrive con particolare sensibilità il disorientamento dei singoli individui e la formazione di nuove relazioni linguistiche, politiche, umane.

    Nella saga dei Reavley, Perry si era rigorosamente limitata alle problematiche specifiche dell’epoca e si era concentrata sul contesto storico europeo fra le premesse e la fine del primo conflitto mondiale. Nei romanzi più recenti, invece, la dimensione internazionale è studiata in vista di un forte legame con l’attualità e ciò permette una riflessione su questioni che appaiono al lettore ancora brucianti e tutt’altro che risolte. L’autrice affronta situazioni e problematiche che richiamano alcuni fatti angoscianti della realtà contemporanea nei quali siamo ancora profondamente immersi e per i quali la soluzione appare oggi molto lontana.

    Negli ultimi romanzi l'attenzione va al fenomeno migratorio, alla complessità del terrorismo internazionale, all’abuso sui bambini e sulla donna, ai problemi bioetici connessi alla sperimentazione clinica, alla manipolazione dei più deboli ad opera di un settarismo multiforme e trasversale ai vari livelli sociali, alla corruzione dei funzionari e alle disfunzioni del sistema giudiziario. L’abilità di Perry sta nell’affrontare tali questioni in maniera indiretta, evitando cadute di tipo documentaristico: la contemporaneità viene evocata da una rete di relazioni personali e sociali agite da uomini e donne della fine dell’Ottocento. In questo modo il fascino del romanzo d’epoca viene ben equilibrato con la ricerca storica attraverso l’individuazione delle radici lontane delle odierne tensioni socio-politiche europee e mondiali.

    Sicuramente la scrittrice ripete una formula che è risultata vincente in quasi quarant’anni di attività, ma la necessità di mantenere le basi del successo commerciale non è sicuramente l’unica esigenza. Anne Perry ha mantenuto fede ad alcune sue convinzioni ben radicate. Una di queste riguarda l’eternità dei sentimenti umani e delle dinamiche che ad essi si accompagnano indipendentemente dal contesto specifico spaziotemporale.⁵ Le forze propulsive che guidano la storia personale e collettiva sono, con modi e strumenti diversi, sempre le stesse. Il crimine è frutto di odio, paura, interesse economico, malinteso senso dell’onore, crudeltà. La possibilità di denunciare e arginare il delitto, o almeno di risarcirne le vittime, è affidata alle spinte positive di amore, lealtà, spirito di sacrificio, integrità e coraggio.

    Nel tempo Anne Perry ha finito con l’accordare una rilevanza notevole alla dinamica processuale. Nell’economia complessiva della narrazione, tra la scoperta del delitto, l’investigazione e l’individuazione del colpevole, lo scenario del processo diventa fondamentale e riesce, a volte, a rovesciare le sorti dell’indagine. Questo elemento è costante nei romanzi che vanno dal 2013 al 2018. La spiegazione va certamente cercata nel fatto che uno dei problemi più cari all’autrice è proprio la riforma del sistema giudiziario. In questi romanzi risulta costante la denuncia dei metodi procedurali, della corruzione, della difficoltà di ottenere prove certe a causa di omertà, subornazione di testimoni, pressioni politiche e sociali, pregiudizi di classe di giudici e avvocati. Si tratta, però, di un tema che, affondando direttamente nel passato privato della scrittrice, le permette la continuazione della sua ricerca personale. Da questo punto di vista la scena del crimine e la scena processuale sono il riferimento ineludibile per la maturazione di quella ragazza che fu Juliet Hulme e che seppe diventare Anne Perry.

    Nei suoi ultimi lavori Anne Perry pare riflettere con grande attenzione sulla difficoltà di ricostruire il passato e sulla complessità e fallibilità della macchina giudiziaria. Nella serie dedicata al comandante Monk, centrata sul problema dell’amnesia, gli ultimi episodi evolvono verso una dimensione parossistica dell’inafferrabilità del passato e della propria identità. Ci si libera davvero mai della propria colpa? Siamo stati giudicati e capiti onestamente? Si è davvero pagato abbastanza? O, al contrario, avendo già pagato si continua ad essere perseguitati?

    I romanzi di Anne Perry si sviluppano tutti in una ricerca incessante di tematiche dal forte carattere sociale, ma la ricerca più profonda è probabilmente quella di natura intima. In questo senso la scrittura è diventata, per questa autrice, un modo per evolvere e maturare, una forma di autoriparazione, di cura di sé.

    In questo saggio, per quanto riguarda le inchieste di William e Hester Monk, è stata fatta una selezione a vantaggio dei romanzi più recenti, nei quali la tematica dominante è la ricerca dell’identità individuale nel rapporto con se stessi e nella dimensione interpersonale e sociale. Viceversa, il ciclo su Thomas Pitt è stato analizzato in modo sistematico, in ragione dell’importanza della figura del poliziotto dell’età vittoriana nell’economia complessiva dell’opera della scrittrice.

    Nella seconda parte vengono perciò esaminati tutti i romanzi della serie Pitt, dal secondo al trentatreesimo. Nella terza parte sono stati analizzati alcuni esempi significativi della serie Monk. Si tratta di opere comprese nell’arco degli anni 2013/2018, nelle quali Anne Perry ha ormai raggiunto una maturità che le consente di sintetizzare, giustificare e sviluppare ulteriormente in modo coerente le storie individuali, le problematiche e le potenzialità rappresentate dai suoi personaggi.

    Nel tempo, come si è detto, a questi due cicli di grande successo si sono affiancate altre serie, mystery storici o veri e propri romanzi storici. La saga dei Reavley sulla Prima Guerra Mondiale (WW1) è una particolare forma di poliziesco, un poliziesco bellico di grande complessità basato su una rigorosa ricostruzione storica, su una dimensione eroica delle problematiche etiche ed esistenziali, su un fine lavoro di scavo psicologico nella caratterizzazione dei personaggi. A questa serie, che comprende cinque romanzi di cui l’ultimo non ancora tradotto in italiano, è dedicata la quarta parte del saggio.

    Perry utilizza lo stesso approccio anche nei romanzi storici sulla Rivoluzione Francese e sulla storia di Bisanzio nel periodo medioevale. Rispetto alla produzione del primo decennio la funzione dei riferimenti storici è cambiata. Lo spazio assegnato alle varie strategie di potenza o di difesa della politica europea e mondiale nelle varie epoche storiche si è ampliato. Gli eventi storici non sono solo una cornice, benché importante, nella quale sviluppare la fiction. Anne Perry conduce una continua ricerca sulle motivazioni che hanno spinto una persona a scegliere il crimine o a contrastarlo: ma la concezione di crimine e di giustizia hanno una forte connotazione storico-sociale che crea, in un certo luogo e in una certa epoca, riferimenti diversi e fa sviluppare individui diversi. Quello storico, quindi, non è un contesto, ma un fascio di relazioni concrete o vissute che nelle diverse epoche plasmano l’individuo e i gruppi in modo differente. Al tempo stesso, Perry è convinta della capacità di reazione del singolo ai condizionamenti del proprio tempo e del tipo di società cui appartiene. La storia, permettendo la comprensione della verità nascosta nel passato o nel presente, proietta uomini e paesi verso la speranza di un miglioramento.

    La parte Non solo giallo è una trattazione analitica dei tre romanzi storici che ben evidenziano l’evoluzione della filosofia della storia dell’autrice.

    Nell’ultima parte viene fornito un esempio di Christmas Novellas, una serie poliziesca che presenta molti aspetti interessanti circa le scelte stilistiche e tematiche di Anne Perry.

    Nonostante l’autrice abbia sviluppato storie, serial e situazioni storiche diverse, tutta la sua immensa produzione ruota intorno ai temi dell’evoluzione e della rigenerazione: la scrittura è stata e continua ad essere per Anne Perry lo strumento di una trasformazione, e insieme di una conferma delle proprie scelte esistenziali. La scrittura è diventata una forma di auto-riparazione. Una delle sue più recenti metamorfosi risale ad appena qualche anno fa: la scrittrice ha abbandonato, ultrasettantenne, l’amata casa scozzese per trasferirsi a Hollywood. Dopo aver raggiunto la fama come scrittrice, Anne/Juliet pare intenzionata a realizzare compiutamente il sogno vissuto da adolescente insieme all’amica Pauline Parker: un ruolo di successo anche in campo cinematografico.


    ¹. Lin Ferguson, Murder She Wrote! Best-Selling British Author’s Grisly Kiwi Past Revealed, 31 luglio 1994, Sunday News, Wellington, New Zealand.

    ². Peter Jackson, Creature del cielo, prod. Jim Booth, Wingnut Films, New Zealand 1994.

    ³. Dina Lentini, Il romanzo poliziesco contemporaneo tra tensione morale e impegno sociale, Delos, 2019.

    ⁴. Anne Perry, Il boia di Cater Street, Mondadori, 1982. Titolo originale: The Cater Street Hangman, St. Martin’s Press, Inc, New York 1979.

    ⁵. Per l’essenziale, la condizione umana non cambia affatto. Noi portiamo abiti diversi da quelli di una volta, ma, sotto, siamo rimasti gli stessi., in : The Angel Court’s affair, Anne Perry, 2014.

    Parte prima. Dal crimine alla crime story

    1. L'omicidio nella storia personale e nella finzione letteraria

    Prima del 1994 e del successo internazionale del film di Peter Jackson, Creature del cielo, il caso Parker -Hulme aveva incuriosito e affascinato diversi scrittori e artisti. In Nuova Zelanda, e a Christchurch in particolare, l’omicidio e il processo avevano fatto scalpore rimanendo nella memoria collettiva come un evento eccezionale. Nell’estate del 1954 Pauline Parker e Juliet Hulme, appena adolescenti, avevano premeditato e commesso un atroce delitto per il quale erano state processate e condannate: avevano ucciso la madre di Pauline che considerava malsana la loro amicizia e intendeva separarle. La personalità complessa delle ragazze, la loro straordinaria intelligenza e la loro esaltazione avevano impressionato non solo l’opinione pubblica, ma gli esperti delle indagini e della magistratura e persino gli psichiatri che le avevano visitate. Le due amiche, subito arrestate e processate, erano state giudicate colpevoli. Scontata la pena, avevano lasciato la Nuova Zelanda, non si erano più riviste, avevano entrambe cambiato nome e fatto perdere le proprie tracce.

    Già alla fine degli anni Ottanta c’era stato un certo interesse per il potenziale teatrale o cinematografico della storia e vennero scritte alcune sceneggiature, che non furono mai prodotte.⁶ L’anno decisivo per la rivelazione del passato di Anne Perry è il 1991: la pubblicazione di due nuovi libri sull’omicidio di Christchurch mise in moto il meccanismo che avrebbe portato alla scoperta della coincidenza dell'identità di Anne, la scrittrice famosa, e di Juliet, la giovane criminale. Nel 1991 venne pubblicato il libro di Julie Glamuzina e Alison J. Laurie, Parker and Hulme: A Lesbian View, che affrontava la vicenda dal punto di vista del femminismo moderno nell’ambito dello studio della condizione della sessualità, e particolarmente dell’omosessualità femminile, negli anni Cinquanta.⁷ La stessa Laurie, tredicenne all’epoca dei fatti, fu fortemente influenzata dal processo nella sua ricerca umana e intellettuale. Nello stesso anno la scrittrice Michaelanne Forster, che da anni conduceva ricerche sul caso, pubblicava Daughters of Heaven,⁸ la sceneggiatura per una pièce teatrale che fu rappresentata con grande successo. La giornalista neozelandese Lin Ferguson riuscì a captare alcune informazioni proprio in occasione di un party tenutosi per festeggiare Daughters of Heaven e iniziò subito le ricerche che avrebbero fatto da base all’articolo dell’estate 1994.⁹ Il segreto di Anne Perry, celato per quarant’anni, divenne di dominio pubblico in pochi giorni costringendo la scrittrice e la madre, che viveva con lei in Scozia, a prendere posizione.

    Anche in questa situazione le due donne confermarono le capacità di autocontrollo e di autopromozione distintive della personalità di entrambe. Si trattava di prendere atto della diffusione della verità senza negarla, anzi affrontandola e trasformandola in un vantaggio. Perry seppe gestire immediatamente molto bene la sua immagine pubblica sia con i residenti del villaggio scozzese di Portmahomack, dove viveva, sia con l’ambiente letterario internazionale nel quale era inserita da anni. Da quel momento in poi, la scrittrice è sempre rimasta fedele alla sua versione della storia e ha veicolato in ogni intervento pubblico la figura di una donna che ha saputo superare la negatività adolescenziale costruendo nel tempo una persona diversa che merita il perdono. La divulgazione del passato ha, in questo modo, contribuito a rafforzare l’immagine umana della scrittrice e il suo successo aumentando la diffusione delle opere che Anne Perry, con fecondità eccezionale, continuava a sfornare sin dal 1979.¹⁰

    Anche in Italia alla fase dello scandalo ha fatto seguito lo studio del caso e si possono citare almeno due analisi di rilievo: nel 1998 Cinzia Tani ha dedicato all’omicidio Parker un capitolo del suo libro Assassine che esamina alcuni esempi di celebri delitti al femminile; nel 2008 Monica Traversari ha centrato la sua tesi di laurea proprio sulla detective novel vittoriana e sul caso Anne Perry.¹¹ La scrittrice inglese è nota al pubblico italiano appassionato di crime story. Mondadori ha iniziato a pubblicare i suoi libri all’inizio degli anni Ottanta, seguito poi dagli editori Fanucci e Hobby & Work. Appassionata dell’opera lirica italiana sin dall’adolescenza, Perry ha studiato l’italiano e ha visitato più volte il nostro paese riportando nei suoi romanzi ambienti e atmosfere sia centro-settentrionali, sia mediterranei e insulari.

    Anne Perry parla oggi con grande pacatezza del suo passato, o, per lo meno, non si sottrae a domande dirette su quella che fu a suo tempo la partecipazione attiva a un omicidio efferato e complesso, scontato con cinque anni e mezzo di carcere per l’attenuante della giovane età. All’epoca, all’uscita del film di Jackson, Anne Perry e la madre Hilda Marion avevano temuto di trovarsi contro la popolazione del villaggio scozzese e di essere costrette a trasferirsi. Ciò non accadde perché, come si è detto, Perry seppe affrontare la situazione, confermando la vicenda e ammettendo la sua colpa. L’atteggiamento piacque alla comunità locale, benché tradizionalmente diffidente e ostile rispetto agli estranei.

    Negli anni seguenti, alla luce della avvenuta ricostruzione e della spettacolarizzazione del caso, Anne Perry ha sempre risposto con garbo, persino con ingenuità alle domande su questo passato così drammatico e ingombrante. Giornalisti o altri scrittori, spesso appartenenti allo stesso genere della detective novel, hanno cercato di capire quanta parte abbia avuto questa esperienza precoce e bruciante nella vocazione letteraria di Perry.

    Nell'intervista dello scozzese Jan Rankin, uno dei più noti e amati giallisti europei contemporanei, Anne Perry è incalzata da una serie di questioni relative proprio al processo, alla condanna e alla detenzione.

    L'incontro fra i due scrittori è indicativo dei rispettivi caratteri. Rankin pone i suoi quesiti con delicata attenzione e buona conoscenza del caso, mirando al cuore del problema. La scrittrice reagisce con una calma e un distacco straordinari, frutto non solo di quell'educazione all'autocontrollo e alla dignità che tanta parte hanno tra le virtù celebrate nelle sue opere, ma forse anche di un grande allenamento nell'elaborazione del proprio passato. Il tempo dell'esaltazione, della passione, dell'omicidio e della carcerazione è rivendicato come una tappa esistenziale, un momento persino utile alla crescita e al formarsi dell'identità adulta.

    La personalità, secondo Perry, è in evoluzione, fluida e organica,¹² non ancorata al passato ma capace di comprenderlo e superarlo.

    Il riserbo della scrittrice si scioglie in parte quando Rankin tocca i temi del dolore, della punizione e della redenzione spostando l'attenzione dalla sofferenza inflitta all'assassinato a quella provocata dalla colpa e dal giudizio sociale sull'assassino. Perry ammette di considerare la redenzione una questione molto spirituale, legata non alla punizione in sé, ma alla capacità della persona di porsi nel modo giusto di fronte alla punizione. Questa non può essere un marchio indelebile perché chi ha affrontato correttamente il castigo ha diritto al cambiamento e a una nuova vita:

    Credo di aver pagato. Credo di essere stata dimenticata… E ora non esiste per me. Posso andare avanti ed essere una persona migliore.¹³

    Come si vede, l'aspetto più inquietante di queste affermazioni è l'assoluta censura rispetto alle conseguenze del proprio gesto: rispetto al dolore provocato agli altri e all'annullamento di una vita. La vicenda ha provocato delle vittime: ma assume un'importanza solo per il soggetto attivo, che ha fatto esperienza e ha saputo attraversare con profitto spirituale una fase della sua vita. In ogni caso Perry ha più volte dichiarato che, pur ricordando perfettamente i fatti e il suo ruolo nell’omicidio, preferisce non parlarne perché è doloroso e non aiuterebbe nessuno. In un’intervista del 2006, alla domanda se le capiti di pensare alla vittima, la scrittrice risponde: No. Era una persona che conoscevo appena.¹⁴

    Il diritto a una rigenerazione è legittimo in quanto nasce da una maturazione della persona, da un progresso compiuto rispetto al passato: questa convinzione finisce per diventare un motivo ricorrente nei romanzi della scrittrice. Spesso Perry, sia a livello di dichiarazioni, che direttamente nelle sue opere, assume un punto di vista giustificatorio nei confronti del criminale, ribadendo la necessità di comprensione e di pietà per quella che risulta essere, anch’essa, una vittima della vicenda. Questa posizione è sostenuta con due argomentazioni: una di tipo realistico, l'altra di carattere religioso.

    La prima motivazione potrebbe essere riassunta in questi termini: nella vita reale avviene così, le persone muoiono per una qualche violenza che si è scatenata loro contro e il dolore per la loro perdita è intollerabile; ma succede e i morti non ci sono più, mentre chi resta, benché autore di quella violenza, ha compiuto un atto non casuale ma conseguente alla sua formazione e alla sua storia individuale e intellettuale. Questa persona non solo può cambiare, ma ne ha il diritto e il dovere, merita aiuto e pietà.

    Il secondo ragionamento, di tipo religioso, emerge dalle stesse parole di Perry:

    Siamo tutti figli di Dio, con la responsabilità di imparare tutte le lezioni dello spirito per diventare simili a Lui più che possiamo. La conoscenza e l'esperienza sono qui per la nostra benedizione e la crescita. L'innocenza è bene, ma l'esperienza è necessaria per conoscere il buono e distinguerlo da ciò che è doloroso e distruttivo.¹⁵

    Alla luce degli atti processuali ¹⁶ che portarono alla condanna di Anne-Juliet Hulme e dell'amica Pauline Parker, il contesto emotivo e intellettuale nel quale crebbero le due ragazze risulta indubbiamente molto particolare. Non c'è dubbio che la storia familiare e scolastica, considerando anche le condizioni di salute fisica e psicologica, abbia avuto un' influenza forte sulla mentalità della Perry adulta e sulle sue opere.

    In Creature del cielo, film vincitore del Leone d'oro a Venezia, il regista neozelandese Jackson¹⁷ ricostruisce con una fotografia e una sceneggiatura d'eccezione i fatti e l'atmosfera che portarono la sedicenne Yvonne Pauline Parker e la quindicenne Juliet Marion Hulme a uccidere, sulle colline di Victoria Park (Christchurch), in un pomeriggio assolato di martedì 22 giugno 1954, la madre di Pauline, la signora Honora Parker. Le modalità brutali del delitto,¹⁸ il ruolo della vittima, una donna semplice e dedita alla modesta vita familiare, ma soprattutto la personalità delle due adolescenti ree confesse dell'omicidio e le loro motivazioni crearono un comprensibile clamore all'epoca e sono ancora oggi in grado di sconvolgere.

    Uno dei resoconti più dettagliati della vicenda è stato fornito in Anne Perry and the Murder of the Century dallo scrittore neozelandese Peter Graham ,¹⁹ venuto a conoscenza del caso agli inizi della sua carriera di avvocato e rimasto affascinato, come tanti altri, dai racconti di quanti all’epoca erano stati direttamente testimoni dei fatti. L’analisi di Graham ricostruisce con grande accuratezza l’ambiente umano e sociale di Juliet e Pauline, la storia delle due famiglie e la complessità delle relazioni al loro interno. Insieme al libro di Glamuzina e Laurie,²⁰ quello di Graham è tra i pochi approcci di tipo saggistico al caso Parker-Hulme, ma si tratta di due impostazioni completamente diverse. Peter Graham considera riduttiva l’analisi di Glamuzina e Laurie, centrata sulla questione della sospetta omosessualità delle due ragazze e della difficoltà di una scelta in tal senso nella Nuova Zelanda dell’epoca. Secondo Graham il nodo fondamentale della vicenda non è l’omosessualità, ma l’omicidio e l’insieme di radici profonde che lo hanno generato: la personalità delle adolescenti e dei loro genitori, un percorso difficile di malattia e di solitudine, un sodalizio intellettuale esclusivo e pericoloso.

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