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I bambini di San José
I bambini di San José
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I bambini di San José

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About this ebook

Nella campagna assolata di un Messico essenziale e sconfinato, un gruppo di amici abita la Grande Casa. Non importa quale provenienza abbiano e quale sia la storia che ha condotto lì ciascuno di loro: assieme formano una piccola comunità legata da stretti rapporti di fiducia e solidarietà reciproca, combattendo con caparbietà la solitudine, il senso di disorientamento dovuto alla coscienza di una irrimediabile alterità dal resto del mondo e la mancanza di stimoli di un futuro incerto.
Il progetto di rinnovare la struttura, per aprirla al mondo e farne un punto di incontro non solo di individui ma soprattutto di valori, scuote la quotidianità di tutti. Nella comunità di amici si presentano nuovi personaggi, si creano novità inaspettate e si rompono equilibri apparentemente consolidati: dinamiche psicologiche e relazionali complesse investono i protagonisti, che indagano se stessi con coraggio e meticolosità, perdendosi e ritrovandosi attraverso l’amore, il viaggio e la meraviglia per la spontaneità infantile. Ognuno degli abitanti della Grande Casa si confronta con il cambiamento e, scalfendo le patine dell’abitudine, tempra e affina nuove verità personali, orientandosi al raggiungimento della reale felicità. Un gruppo di bambini diviene il fulcro per i pensieri rivolti a un migliore domani.
In un libro che danza con leggerezza su fili sospesi tra realismo, poesia e immaginario onirico, la scrittura di Claudio Minoia asseconda con raffinatezza le infinite peculiarità dei sentimenti umani e la complessità dei loro incroci, non negandosi mai alla necessità di penetrare con intelligenza e grande sensibilità al di sotto delle apparenze.
LanguageItaliano
Release dateApr 1, 2019
ISBN9788832924305
I bambini di San José

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    I bambini di San José - Claudio Minoia

    vita.

    1

    Per quasi trent’anni i camini della fabbrica del paese vicino avevano sputato veleni sulle campagne arroventate dal sole. Per sopravvivere in quella terra rovinata la disperazione non bastava: il tentativo di esistere su essa pareva inutile, bloccato da un confuso ventaglio di valori fasulli.

    Ma la vita lì non era impossibile. Serviva coraggio, e serviva restare vicini, esseri umani in intimo e diretto contatto, aperti al mondo e saldi nella disponibilità a eventi sempre nuovi, e non perdere mai la speranza.

    Era così che gli amici della Grande Casa, ognuno con il suo carattere e abitudini a dire poco curiose, riuscivano ad addormentarsi quasi tutte le notti. Che sopra di loro ci fosse la luna oppure solo le stelle era insignificante.

    La grande semplicità di un bacio. La complessità di un amore. Per molte persone è ridicolo ridere. Si piange e si canta, ma che non si sappia in giro, l’importante è non soffrire. Il nostro mondo non si regge su supporti solidi, anzi si appiattisce. Apparteniamo agli uomini ma ci crediamo dei. Ne siamo convinti, quando andiamo alla Grande Casa e ci tuffiamo in bicchieri di vino rosso, uno dopo l’altro.

    Maurice giocava a scopa con carte tutte uguali, quaranta assi, divisi nei quattro semi, cuori, quadri, fiori e picche.

    I pensieri sono diventati disegni che possono essere letti solo da una condivisione del presente, rifletteva Roby. È accaduto per ogni possibile azione, si tratti di arare la terra o di recitare i passi più significativi della Divina Commedia . Ma chi sa quanti abbracci sono stati scambiati tra i protagonisti, e quando? Si rivolse a Matius: Mi hanno detto che alla fattoria di Geremia è nato un asino con due teste.

    Un po’ inquietante. Ma credo che qualche vantaggio ci sia...

    Cioè?

    Se fossi io quell’asino, potrei bere due bottiglie di vino per volta! Si fecero una risata tutti insieme. Sapete che penso? Dobbiamo riuscire a scoprire nel mondo intorno a noi qualcosa di buono. Abbiamo bisogno di risollevarci il morale.

    Beh, non è così difficile. Basta giocare con le illusioni.

    Per me è un problema, non sono capace di fingere. Maurice era sempre sincero, con gli amici e con se stesso.

    Un aiuto gli arrivò da Le Roi, che da paesano sapeva trasformarsi in sovrano, di nome e di fatto: Amico mio, se ami la verità non negarti mai. Se ti innamori di una donna, anche se lei dice che non ti sopporta, tu non perdere la fiducia: una donna può anche arrivare a sostenere che il tuo aspetto, fisico e morale, provoca in lei ribrezzo. Ma non è detto che non lo faccia solo per provocarti, e quando meno te lo aspetti, la luce dei suoi occhi può accendersi all’improvviso.

    Ha ragione Le Roi, tutto è possibile. A Matius piaceva assecondare una conversazione intrigante come quella che stavano facendo in quel momento.

    Prese la parola Peter, il cui padre aveva combattuto in Normandia nell’ultima guerra: Tra una donna e un uomo trovo curiose differenze. Noi siamo solo dei fottuti maschi che credono di sapere ciò che vogliono. Ma, per esempio, prendiamo la nostra amica Cristina: stiamo parlando di una persona che studia nei minimi dettagli persino la sua biancheria intima, e saprebbe descriverti nei particolari un ciondolo che le piacerebbe indossare, persino la pelle destinata a essere abbruttita da un insulto di tatuaggio. Noi invece siamo animali superficiali: al massimo veniamo sedotti, ma non sappiamo trasmettere grandi emozioni alla nostra compagna di vita.

    Qualcuno, come Maurice e Matius, annuì con un cenno del capo. Le Roi restò immobile come una statua del giardino e non fece alcun commento. Roby sembrava invece distratto, quasi inseguisse una scia di pensieri poco limpidi.

    Toglietemi una curiosità: cosa è accaduto alla prevalenza delle donne? Peter era sempre quello che poneva le domande più complesse.

    Si sono fottute da sole! gli rispose Roby, con il suo tipico linguaggio semplice ma efficace, che tuttavia certe volte lambiva il confine dell’aggressività e della facile offesa.

    Se ha ragione, la conseguenza è che siamo incapaci di discernere il falso dal vero. Maurice era rimasto fino a quel momento in silenzio. Era di origine spagnola, aveva quasi cinquant’anni e caratteri somatici che ricordavano la popolazione bengalese. Forse siamo noi a essere stati fottuti!

    Quelle parole lasciarono in tutti i presenti una traccia indelebile, e quasi costrinsero ognuno degli amici a confrontarsi con i numerosi fraintendimenti che avevano contraddistinto le rispettive esistenze.

    Quella mattina andarono a pesca tutti insieme al lago Tanaka.

    Ci sono più persone su queste rive che pesci in quella pozza d’acqua! Devono essere mesi che qualcuno non pesca una trota, anche piccola. Sembrano diventate più rare delle aquile! Ma contrariamente alle attese, alla lenza di Maurice abboccò subito una trota che a occhio e croce raggiungeva il mezzo chilo. Se si crede nei miracoli può succedere che ogni tanto si avverino, commentò l’uomo.

    È un colpo di fortuna. Guarda che bella livrea ha! Le Roi mostrò il pesce agli amici. Adesso che facciamo? La ributtiamo nel lago o…

    Noi siamo in sei, troppe bocche da sfamare. Possiamo sempre conservare la trota nel congelatore e continuare a sperare nella fortuna. Per congelatore intendevano una scatola con dentro un grande pezzo di ghiaccio.

    Certo che ha un colore magnifico, sembra d’argento.

    Deve essere anche molto buona, se cucinata bene. La voce di Michita era suadente: Mi ricordo ancora quando ci si tuffava nel grano maturo, sollevando una polvere molto fine che aveva il profumo della terra…

    Sì! E a volte correvamo come matti con il carretto trainato da un puledro di tre anni! Roby sembrava impazzito dalla gioia del ricordare; ma rapidamente il sogno si sgonfiò come un palloncino trafitto da un chiodo arrugginito. I miei ricordi sono ancora limpidi… Roby aveva davvero una memoria di ferro: era un bambino cresciuto che non si rassegnava a dimenticare ciò che di più intenso aveva vissuto.

    Le scene richiamate dall’immaginazione di Michita fecero sentire Le Roi vivo: egli pareva sopravvivere in un sogno contagioso e gli piaceva raccogliere le ispirazioni degli amici tutte le volte che gli scivolavano dalla bocca.

    Sul tetto della casa di Matius c’era una banderuola di legno colorato che raffigurava la sagoma di un cavallo. Le colline erano a nord e data la distanza apparivano appena sfumate. Pioveva di rado e non nevicava mai. Era in genere il vento, forte e teso da est, che la faceva da padrone: di notte, come un lupo affamato, ululava quasi che lo stessero scannando. Forse è un lupo giovane che cerca compagnia per costituire una nuova famiglia, si commentava alla Grande Casa. Il tempo passato a bere era parecchio, fosse anche per una birra come aperitivo. A sera tardi non si raccontavano cose non vere, solo quelle di cui qualcuno era stato testimone diretto.

    Quando un forestiero, magari nel corso del suo viaggio, vedeva nella Grande Casa un piccolo esercito di uomini, non poteva fare a mano di fermarsi. In genere erano Maurice o Le Roi ad accogliere i rari visitatori. Spesso sorseggiavano insieme qualche sorso di rhum che, come Roby sosteneva, era con ogni probabilità prodotto in Martinica.

    Ma secondo me sono storie e fandonie, si raccontano solo un sacco di balle. Michita amava la verità spietata, la finzione gli faceva paura. Sempre meglio la verità a ogni costo che la non verità.

    Non vi erano luoghi caratteristici nel paese vicino che attirassero i turisti. Solo un piccolo lago, ma proprio piccolo, e un paio di volte all’anno si celebrava una sagra, che in fondo era solo una scusa per fare festa, per vendere mobili usati, qualche frutto della terra e delle chincaglierie. Matius e Roby scolpivano piccoli soprammobili in legno di cedro. Qui non c’è nessuno che voglia dedicarsi anima e corpo al lavoro, dicevano gli abitanti.

    Quando si sparse la voce che Le Roi fosse sul punto di sposare una donna mulatta di bell’aspetto, quasi una vera signora, Matius non diede credito a questa voce: Le Roi ama troppo la libertà per legarsi a una donna, per quanto bella. Se vuole davvero una donna, sa certamente come fare a sedurla senza doverla sposare. Meglio rotolarsi in un fienile usando un pagliericcio come giaciglio! Potrei azzardare che Le Roi potrebbe anche arrivare ad avere un figlio dalla donna che almeno una volta alla settimana gli si offre col sorriso e la voglia tra le labbra. Ma sia chiaro che per lui non è un legame: forse un giorno si manifesterà in modo diverso, ma non nell’immediato. È vero che tutto può cambiare da un momento all’altro, ma qualunque vortice di sentimento possa scatenarsi in lui adesso sarà di durata breve, senza alcuna stabilità.

    Chi beve con me una birra? La bottiglia di Roby festeggiò brindando con quella di Matius. La birra, chiara o scura, a loro parere aveva qualcosa di meraviglioso.

    Il loro discorso cadde sul piccolo lago, la sua possibile rinascita: Come dicevo, tutto può cambiare da un momento all’altro. L’importante è continuare a cercare, e prima o poi riusciremo a rimettere in libertà noi stessi. Allora potrà rinascere la hacienda al paese di San José, e le case di legno, di terracotta e paglia, diventeranno la nostra piccola Versailles. Quando accadrà, forse potremo ritrovare le nostre origini.

    Le parole di Matius crearono un coro di proteste: Non siamo gamberi! Se così fosse sarebbe come arretrare, ripercorrere tratti speculari dell’esistenza, senza tangibili proiezioni nel futuro. Saremmo sempre uguali a noi stessi, quando il bisogno è proprio di andare in direzione opposta.

    Le Roi non fece alcun commento: gli piaceva stare ad ascoltare gli amici; in loro intravvedeva sempre la necessità comune di tornare un giorno o l’altro a sognare. Ne aveva tratto diverse considerazioni su quella che chiamava la giusta attesa. Si accomodò sul basamento di granito. Aveva i capelli lunghi e il viso perfettamente rasato, gli mancava giusto un cappello dalla lunga piuma bianca. Nonostante tra i suoi avi vi fossero contadini, qualche brigante se non addirittura qualche furfante, Le Roi aveva un’aria molto signorile, quasi elegante. A volte non aggiungeva nulla di nuovo alla conversazione, ma in genere la sua velocità di ragionamento superava di gran lunga quella degli altri amici.

    Matius era attratto da quello strano personaggio; provò a stimolare i suoi pensieri: Non sembra che abbiamo chiuso le porte e le finestre sul mondo. Siamo immobili o stiamo correndo? È una domanda che mi faccio spesso.

    Le Roi tirò un sospiro che conteneva certezza e decisione: Credo che stiamo imparando a correre, però ho sempre il dubbio che siamo rimasti troppo a lungo nello stesso posto. Siamo persone che mostrano con fierezza i loro limiti, e continueremo a scavalcare gli steccati e a superare le barriere che si frapporranno tra noi e le orme invisibili del futuro. Concluse affermando che non avevano mai spezzato un filo d’erba nelle mutazioni che le loro vite avevano attraversato, quasi che camminassero almeno a un metro dal suolo.

    "Gran bella espressione la tua, davvero originale! Tuttavia a volte ho la sensazione di infilare la testa sotto la lama di una ghigliottina. Se è vero che noi siamo buoni, è altrettanto vero che la

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