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Incontri di penna
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Incontri di penna

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"Incontri di penna" è una raccolta di racconti realizzata dal collettivo di scrittori "Viaggiatori nelle parole". Le storie contenute in questo volume sono state concepite durante le lezioni di scrittura creativa tenute da Arsenio Siani, docente dell'Università popolare senese e scrittore emergente, a cui gli autori dei racconti hanno partecipato. Tra realtà e fantasia, storie autobiografiche e inventate, i viaggiatori nelle parole intendono trasportare i lettori in un'esperienza che ha il sapore del sogno, del divertimento e dell'emozione.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateApr 19, 2019
ISBN9788831616119
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    Incontri di penna - Arsenio Siani (a cura di)

    Senese.

    Prefazione

    Quando ho accettato la sfida di tenere dei corsi di scrittura creativa ero scettico, anche se emozionato. Si trattava di una nuova avventura, da affrontare con passione e trasporto. Amo le novità, mi butto a capofitto nelle nuove esperienze, convinto di dover assaporare la vita in ogni momento, afferrare quell'attimo sfuggente che di volta in volta passa davanti ai nostri occhi portando con sé la calda e lucente sensazione di aver vissuto realmente. E la docenza per un corso di scrittura creativa era un'occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire. Ma allo stesso tempo questo viaggio portava con sé anche pensieri scomodi, dettati da un senso di inadeguatezza e una scarsa autostima che mi accompagnano da tutta una vita. Ne ero all'altezza? Sarei stato capace di affrontare le lezioni in maniera efficace e positiva? In fondo, cosa avevo io da offrire? Ero un sognatore, sì, e lo sono tutt'ora, uno di quei folli seguaci della fantasia e dell'immaginazione, pronto a partorire in ogni istante storie attraverso cui conoscere meglio sé stesso e capire meglio il funzionamento del proprio animo. Non sono altro che uno dei tanti, umili esploratori di quel mondo che sta oltre il velo della realtà, dove la vita sembra più bella, più interessante. Più...viva! E cosa avevo io da offrire ai miei studenti se non la mia esperienza? Condividere è stata la parola d'ordine delle mie lezioni. Ho sempre chiesto ai ragazzi di leggere ai loro compagni di classe ciò che scrivevano, sia a casa che durante la lezione. E' questo che abbiamo fatto, io e loro. Ho condiviso con loro un'idea, gli ho fornito un espediente, uno stimolo per cominciare a scrivere, che è poi ciò che io avevo fatto per me stesso in passato, quando ho iniziato a scrivere i miei romanzi e racconti. Abbiamo condiviso due ore a settimana del nostro tempo in un'aula, talvolta senza banchi né fogli o penne, semplicemente ridendo, scherzando, per seguire quell'intuizione creativa che eravamo sicuri sarebbe giunta da un momento all'altro. Abbiamo parlato, abbiamo immaginato. Abbiamo respirato insieme, anche in silenzio, come se fossimo immersi in una lunga e profonda meditazione. Ed infine quelle gemme sono emerse, le storie sono nate, l'essenza degli allievi ha partorito personaggi, luoghi, eventi, intrecci, azioni. Sentimenti. Emozioni.

    Racconti, frammenti di pensieri talmente densi, suggestivi ed intensi da lasciare a bocca aperta. Dalla consapevolezza che sarebbe stato un peccato non consentire una seconda vita a queste creature è nata la decisione di raccogliere il frutto del lavoro degli allievi e pubblicarli in volume, così che quella condivisione iniziata nelle aule continuasse a propagarsi e arrivasse al maggior numero possibile di persone, nella convinzione che le nostre storie hanno molto da dire e da dare a chi legge ed ascolta. Un pezzetto di noi che riecheggia nelle orecchie e nell'animo di chi è capace di sentire una sinfonia le cui note sono le parole che fanno vibrare l'anima, quel frammento di eterno unico, irripetibile, eppure comune e simile a Tutto. E a tutti.

    I racconti sono stati raccolti per ordine d'argomento in base al tema della lezione, e vengono preceduti da una breve introduzione esplicativa dell'argomento che si va a trattare con essi.

    Buona lettura!

    Arsenio Siani

    La Scrittura personale:

    Quando le emozioni raccontano...

    Cos’è la creatività? Nello specifico, cosa si intende per scrittura creativa? Non basta semplicemente creare uno scritto perché esso possa essere definito creativo. Esistono varie tipologie di scritti, che vanno dall’articolo giornalistico alla poesia, dal saggio al romanzo, fino ad arrivare al manuale didattico e ai racconti. Forme e contenuti molto diversi, testi che sono accomunati unicamente dal supporto materiale da cui sono costituiti. Per capire la differenza tra le due tipologie di scrittura e quindi che cosa si intenda per scrittura creativa si può ricorrere ad un semplice esercizio. Provate a scrivere il racconto della vostra giornata, ricavandone due racconti: nel primo, soffermatevi sugli accadimenti esterni, ovvero su ciò che è accaduto al di fuori di voi. (es. : mi sono alzato, ho fatto colazione, mi sono recato a lavoro, ho pranzato con un amico, ecc.)

    Nel secondo racconto portate invece la vostra attenzione su ciò che si è succeduto all'interno del vostro animo durante la giornata, ovvero sugli accadimenti interiori, sensazioni, sentimenti ed emozioni che avete sperimentato in ragione degli eventi che si sono susseguiti (es. : mentre passeggiavo per strada la tristezza mi ha pervaso quando ho incrociato lo sguardo di un passante e ha abbassato gli occhi con aria sprezzante...ho provato un'immensa gioia quando un mio amico che non sentivo da tanto tempo mi ha telefonato, ecc.)

    Come è andata? Siete riusciti a cogliere la differenza tra il primo racconto e il secondo? E’ incredibile che si tratti della stessa e identica giornata, vero? Nel primo caso siamo in presenza di una storia raccontata con taglio impersonale, l’attenzione è focalizzata sui fatti, come negli articoli giornalistici di cronaca, mentre nel secondo ci troviamo a raccontare quegli stessi eventi con un carattere personale, siamo concentrati sulla persona nel suo insieme, con i suoi aspetti caratteriali, la sua personalità e la sua irripetibilità. Se avete percepito la differenza tra primo e secondo racconto dovrebbe essere chiara anche la distinzione tra scrittura in senso stretto e scrittura creativa. Quanto più stiamo attenti agli eventi interiori, agli effetti che gli accadimenti dell’ambiente hanno sui nostri sentimenti ed emozioni, tanto più emerge la nostra creatività. Essa è il linguaggio della nostra anima, ogni artista, che sia pittore, scultore, musicista, fotografo, ballerino o scrittore non fa altro che dare voce al proprio mondo interiore tramite l’arte, la sua opera serve ad esprimere e comunicare un verbo inconscio, profondo, irrazionale, non comprensibile con la dialettica ordinaria. Lo scrittore di scrittura creativa trasmette un messaggio, lascia un segno, racconta storie che continuano a parlare all’anima del lettore anche dopo che il libro è stato chiuso perché dietro le parole scritte c’è qualcosa di più, un significato allegorico non tangibile per la mente razionale ma colto dalla nostra anima.

    Mamma! Mamma ma che aspetti? Sembri una statua tanto sei ferma!

    Margherita è ferma sul bagnasciuga, i piedi nell'acqua fino alle caviglie, sotto le suole delle scarpe di gomma, l'irregolarità dei sassi e della spiaggia fatta di ciottoli  colorati. Sono i sassi a dare quell'aspetto singolare al mare dai riflessi che sfumano dal trasparente al cobalto.

    Mamma ma allora che intenzioni hai?

    Ah! la voce allegra di quella bambinetta tutta ossa e già abbronzata, stava tramutandosi nell'impazienza tipica dei nove anni. Caterina semplicemente si mette sulla riva e poi così senza pensare si tuffa. Si perché in quel punto il mare è subito alto e sotto il pelo dell'acqua si apre un mondo fantastico di pesci, scogli, alghe, anfratti e grotte. Forse una sirena potrebbe nascondersi in quei fondali? Caterina ci pensa e ci spera.

    Margherita invece aspetta col pizzicore sulla pelle che la fa impazzire. Respira a pieni polmoni l'odore del mare mattutino mentre ascolta quel breve sciabordio. Un brivido le scorre sul corpo. Entra piano per assaporare quell'abbraccio lento. Che sensazione di libertà, di leggerezza le concede l'acqua. Le voci dei bagnanti sono lontane ed ovattate, non disturbano. Margherita getta lo sguardo verso la distesa blu, verso quelle rocce tagliate dall'acqua e dal vento . Un gabbiano attraversa il cielo, così azzurro da fare male agli occhi. Vuole  imprimersi nella mente l'immagine di quel momento, per ricordare la serenità di  quella vacanza tanto attesa e meritata. L'inverno era stato duro da affrontare prima dell’arrivo della stagione calda.

    Non ci sperava, in quella vacanza, a dicembre di due anni prima, quando i medici le dissero che il sistema immunitario di Simone, stava attaccando e distruggendo la mielina dei suoi nervi, che come fili elettrici rimanevano senza un conduttore valido affinché i comandi passassero dal cervello agli arti.

    Signora proveremo a permettere a suo marito di poter avere una vita accettabile.

    Una vita accettabile? Che voleva dire il dott. Onofrio con quel tono neutro col quale  emetteva una sentenza tanto dura per un uomo di 40 anni. Margherita si vedeva ancora seduta davanti ad una scrivania bianca in uno studio senza personalità. Lo sguardo le si era fermato sulla bic blu che spuntava dal taschino del camice tutto sgualcito del dottore. Aveva un’aria trasandata il dott. Onofrio, capelli grigi e troppo lunghi che spostava nervosamente dalla fronte larga solcata da rughe profonde e non la guardava negli occhi. Mentre lui le spiegava cosa stava succedendo e le conseguenze di una malattia rara che avrebbe potuto paralizzare Simone, la mente di Margherita non riusciva a smettere di pensare a quella bic nel suo taschino. Sapeva benissimo che si stava difendendo dalla paura, dal senso di solitudine e dall’angoscia del futuro. In quel frangente pensò a sua figlia Caterina, ai suoi occhi verdi e vivaci e alla sua risata corposa e un sorriso le increspò le labbra, tanto che si beccò uno sguardo truce da parte del dottore.

    Signora ma ha capito? le disse lui con tono di rimprovero. Margherita si sentì piccola e colpevole in quel momento suo marito potrebbe finire su una sedia a rotelle, diventare infermo. Onofrio urlava leggermente ma la parola che a lei si impresse nella mente, di tutto quel dannato  discorso intriso di termini pomposi e incomprensibili, fu il condizionale potrebbe. Perché questo introduceva la non certezza matematica e la possibilità di un finale diverso. L’aria che fino ad allora aveva trattenuto nei polmoni, le uscì leggera dalla bocca. E si concentrò meglio su quello che il neurologo stava dicendo. Simone avrebbe dovuto seguire dei protocolli ben precisi e sarebbe stato inserito in un programma sperimentale. Non c’erano cure specifiche per quella patologia, troppo rara da meritare studi mirati e le statistiche non fornivano dati attendibili sulla sua evoluzione. Insomma anche la medicina brancolava nel buio.

    Non sono sorda dottore, la sto ascoltando sentiva che era ironica lei mi sta dicendo che mio marito ha una malattia rara del sistema immunitario. Una di quelle bestioline immonde che consumano la mielina di copertura dei nervi e che potrebbe avere conseguenze terribili. Mi sta dicendo che non c’è una vera cura e che sarà inserito in un protocollo sperimentale fece un lungo respiro e le sembrò di inalare aria e negatività. Cercò il suo sguardo e ne fisso gli occhi, vi lesse rassegnazione, frustrazione e rabbia praticamente siete impotenti, o credete di esserlo.

    Onofrio si sentì nudo davanti a quella donna minuta. Era una bella donna pensò e sentì un languore allo stomaco. L’aveva già notata questa sua reazione davanti alla sig.ra Martinelli. Margherita Martinelli gli sembrava un nome musicale e anche la sua voce era melodiosa e gli occhi dal colore indefinito gli ricordavano un cerbiatto e una pantera. Avvertiva istintivamente la polarità nella sua anima, un misto di innocenza e ferinità che rendevano quella donna speciale. L’aveva vista muoversi silenziosa in reparto durante tutta la settimana. Ferma, diritta, riservata,  vestita sempre sportiva che regalava sorrisi come se fosse la cosa più naturale del mondo. Solo quella mattina la sua riservatezza aveva lasciato spazio alla disperazione. Era durata un attimo, lo sguardo vuoto e lontano. Poi era tornata e l’aveva spiazzato con quell’affermazione sull’impotenza e lui si era sentito scoperto e vulnerabile. Era preparato alla disperazione e al vittimismo dei congiunti dei suoi pazienti ma non ad essere visto intimamente nella sua frustrazione.

    Margherita si alzò lentamente dalla sedia piegandosi un po‘ in avanti. Si sentiva stanca e sapeva che la battaglia era appena iniziata. Si domandò come avrebbe fatto a sostenere i mesi che l’attendevano a dove avrebbe trovato la forza per non cedere lungo il cammino. Simone era un uomo energico e sportivo, sentirsi menomato fisicamente lo rendeva insicuro e rabbioso. Non voleva mai aiuto da nessuno soprattutto da lei. Fargli capire che non doveva estrometterla sarebbe stato l’ostacolo maggiore e Margherita ne era dolorosamente consapevole. Tutto era iniziato tre mesi prima, il formicolio alle mani poi ai piedi si era allargato per l’intera lunghezza delle gambe. Simone era diventato ogni giorno più triste e silenzioso. Cercava di mascherare la preoccupazione e non parlava di tutta la stranezza che si sentiva crescere nel fisico. Teneva a distanza lei e Caterina come se fossero delle nemiche. Poi aveva iniziato ad avere difficoltà nel camminare, nel mangiare, nel lavarsi. Solo allora si era deciso a farsi visitare da un neurologo e nel giro di due settimane si era quasi fermato del tutto.

    Entrando nella stanza di ospedale, lo vide disteso con gli occhi chiusi, lontano miglia da lai e dal loro mondo.

    Amore ho parlato con Onofrio Margherita modulò il tono di voce insomma non è che siamo messi di lusso. Non voleva trasmettere troppa preoccupazione ma neanche essere troppo ottimista, Simone non aveva bisogno di un ottimismo forzato ma di verità e sicurezza. Purtroppo Margherita tutto si sentiva tranne che sicura anzi aveva una paura fottuta. Scelse la via della sincerità. Lo guardò negli occhi e vi cercò l’uomo che conosceva. Anche Simone la guardò, le pupille velate dal dolore dopo l'esame al midollo spinale. Sentì il profumo di sua moglie e pensò che non avrebbe più avuto la possibilità di toccarla. Imprecò forte e poi bestemmiò. Una di quelle colorite e stranissime locuzioni che solo i toscani sanno pronunciare. Margherita non riuscì a trattenere una leggera risata, lo faceva sempre quando

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