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Bombe e tacchi a spillo
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Ebook88 pages1 hour

Bombe e tacchi a spillo

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Un giovane direttore editoriale è coinvolto in prima persona in una serie di attentati dinamitardi. La prima vittima è un ministro del governo italiano che lascia proprio a lui le indicazioni per fargli trovare il documento segreto per il quale è stato ucciso. Lo fa attraverso una serie di messaggi all'apparenza privi di informazioni, che rimandano, però, a un enigma letterario che solo lui può risolvere. Sulla sua strada fatta di parole, intuizioni, erudizione e colpi di scena "esplosivi", incontra una misteriosa quanto bella scrittrice di racconti erotici.
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateMay 9, 2019
ISBN9788831618458
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    Bombe e tacchi a spillo - Manu Libera

    Un ronzio, continuo ma irregolare,  alzava la soglia del silenzio nella stanza; un sibilo sottile, trascurabile e letale. Non era questo, però, che aveva svegliato Leo da un sonno profondo, bensì la suoneria del suo iPhone. Lo cercò a tastoni nel buio pesto che lo avvolgeva; lo sollevò e subito il buio si ritrasse smettendo di essere pesto.

    Chi lo chiamava a quell'ora della notte? Numero sconosciuto - Rispondo o non rispondo? - Si chiese per qualche istante prima di far scorrere la schermata con un colpo di falange dell'indice destro

    - Pronto! Chi parla?

    - Signor Mayer?

    - Chi parla!?

    - Signor Mayer, lei è in pericolo, esca dalla stanza subito, la prego!

    - Cosa???

    - Esca subito dalla stanza!!!

    Il tono allarmato al limite della disperazione di quella voce sconosciuta convinse Leo ad agire: scese dal letto e si catapultò verso la porta d'uscita. In quei decimi di secondo realizzò che c'era un ronzio strano in quella stanza. La porta non  oppose resistenza e Leo si ritrovò, in pigiama e scalzo, nel corridoio illuminato a giorno. Il direttore dell'albergo e il capo della sicurezza lo avvolsero in una coperta e lo trascinarono via.

    Dopo pochi istanti una fragorosa esplosione fece tremare tutti i vetri del palazzo.

    - Sembra piuttosto calmo visto quello che le è successo - esordì il commissario Granelli rivolgendosi a Leo

    - Non lo sono, ma cerco di mantenere i nervi saldi - rispose lui ancora avvolto nella coperta di salvataggio

    - Che lavoro fa signor Mayer?

    -  Sono direttore editoriale

    - Quindi è qui per la fiera del libro?

    - Esattamente

    - Bene, ha dei nemici signor Mayer? Qualche aspirante scrittore offeso dal suo rifiuto?

    - Ci stavo proprio pensando prima che lei arrivasse

    - E?

    - E.. può anche darsi che abbia offeso qualcuno, non volendo, s'intende, ma arrivare a mettermi una bomba sotto il letto mi sembra fuori dalla portata delle persone con cui ho avuto a che fare

    - Le sembra?

    - Si, mi sembra, non ne ho la certezza assoluta: ogni essere umano può nascondere un'indole omicida

    - Concordo in pieno professore, e mi dica, negli ultimi sei mesi con quanti aspiranti scrittori ha avuto rapporti personali?

    - Avrò conosciuto una decina di loro, più o meno, di cui tre sono stati messi sotto contratto e hanno pubblicato la loro prima opera

    - Bene, pensa di poter mettere insieme un elenco con i dati anagrafici di questi signori?

    - Adesso?

    - Non pretendo tanto, domani andrà benissimo

    - Devo metterci anche quelli che hanno pubblicato?

    - Si, non si sa mai, tra l'altro, immagino che i tre fortunati siano anche loro in città per la fiera -  Detto questo, il commissario fece un cenno che somigliava a un saluto militare e si dileguò lasciando Leo solo con i suoi pensieri funesti infarciti di dubbi e domande senza risposte. Possibile che qualcuno mi odi così tanto da desiderare la mia morte? È vero, i direttori editoriali vengono pagati soprattutto per dire no e assorbire la rabbia dei delusi, ma a tutto c'è un limite, cazzo!

    Il giorno dopo, stilando l'elenco sulla base dei documenti che gli avevano prontamente inviato dal suo ufficio di Bari, cercò di ricordare le facce, i gesti, il tono di voce di ognuno di quei candidati. Ma dopo tre tentativi decise che era meglio che sé ne occupasse Granelli. Salvò il file, lo mise in una chiavetta e andò di persona a consegnarla al funzionario.

    Granelli lo ricevette nel suo ufficio. Un posto talmente sottosopra da dare le vertigini.

    - Si sieda signor Mayer, come si sente oggi? Va meglio?

    - Si, grazie, ecco l'elenco - rispose Leo allungandogli la chiavetta.

    - Bene, molto bene, Signor Mayer - disse mentre inforcava gli occhiali da lettura e apriva il file:

    Baldo Giuliani - 60 anni  Milano - pubblicato e in fiera

    Serena Moriconi - 42 anni Roma -  pubblicato e in fiera

    Sandro Briganti - 66 anni Ravenna - p. e in fiera

    Elisabetta Nanni - 54 anni Salerno - n. p.

    Francesco Lomonaco - 38 anni Varese - n.p.

    Sara Altieri - 28 anni Firenze – n.p.

    Martino Sallusti - 58 anni Perugia - n.p.

    Alessandro Patrizi - 36 anni Milano - n. p.

    Vanessa Mori - 39 anni Lodi  n. p.

    - Ma Patrizi è il ministro?

    - No, è un omonimo..infatti voleva pubblicare con uno pseudonimo per evitare equivoci

    - Ma anche la città e l'età sono uguali

    - Davvero? Non ci avevo fatto caso

    - Ricorda quale era lo pseudonimo che voleva usare?

    - No, mi spiace, dovrei controllare..

    - Lo ha mai incontrato di persona?

    - No, ci ho parlato al telefono due o tre volte

    - Conserva il suo numero telefonico?

    - Certo, era un cellulare, dovrei averlo in rubrica...eccolo – disse Leo mostrando lo schermo dell'iPhone al funzionario

    - Benissimo, lo chiamiamo subito - disse il commissario afferrando l'iPhone di Leo.

    Il telefono squillò ma non rispose nessuno. In quei pochi istanti di attesa Leo ebbe il tempo di osservare meglio il commissario: era un uomo sulla cinquantina con una faccia aperta e gli occhi furbi sovrastati da folte sopracciglia sale e pepe. I capelli, invece, erano completamente bianchi e leggermente lunghi. Nell'insieme somigliava più a un direttore d'orchestra che a un poliziotto. Anche il disordine del suo ufficio era più da artista che da funzionario di polizia. Leo aveva la sensazione che da un momento all'altro, da quel caos, potesse sbucare fuori una tela o un pianoforte a coda. Dal canto suo, Granelli aveva inquadrato Leo dal primo istante che lo aveva visto: un giovane intellettuale dalla immaginazione fervida e nessun senso pratico.

    Mentre lo teneva ancora in mano, l'iPhone si mise a squillare; il commissario lesse il numero chiamante e lo riconobbe: era il numero che aveva appena chiamato invano

    - Pronto

    - È lei che ha appena chiamato questo numero?

    - Sì, sono il commissario Granelli della sezione omicidi di Milano

    - Ah, buongiorno commissario, sono De Paoli , il Questore di Varese, come mai chiamava questo numero?

    Granelli riassunse brevemente i fatti che lo avevano spinto a fare quella telefonata e poi chiese a sua volta come mai il Questore di Varese avesse il cellulare di Patrizi.

    - Il ministro dell'Interno Alessandro Patrizi è stato ucciso qui a Varese stamattina intorno alle sei

    - Cosa? Hanno assassinato il Ministro?

    - Si, commissario, una bomba a orologeria.. sarà il caso che lei venga a trovarmi oggi stesso, e porti con sé il Mayer, è importante

    - D'accordo, saremo lì tra un'oretta, signor Questore, i miei ossequi

    Granelli, durante la conversazione telefonica, aveva attraversato almeno tre diversi stati d'animo: dallo stupore all'agitazione, passando per la paura. Leo, invece, si era fermato al primo: il terrore. Interpretando le risposte del commissario aveva subito compreso la gravità della situazione, sia per il Paese che per sé stesso. Era sopravvissuto al primo tentativo, ma era sicuro che avrebbero provato di nuovo. Seguì

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