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Storia dell'integrazione europea in 2500 anni: Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas
Storia dell'integrazione europea in 2500 anni: Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas
Storia dell'integrazione europea in 2500 anni: Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas
Ebook915 pages11 hours

Storia dell'integrazione europea in 2500 anni: Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas

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Questo saggio è frutto della ricerca su origini e storia ‘evolutiva’ dell’Europa condotta in 20anni dall’autore attraversando gli avvenimenti politici, militari, religiosi e socio-economici degli ultimi 2500anni, lungo un percorso che inizia nelle antiche civiltà orientali e mediterranee e prosegue nei secoli dell’Impero cristiano, fino a giungere ai giorni nostri.
Emergono identità e cultura comuni e quegli elementi basilari che mostrano l’esistere di una continuità fra le diverse epoche storiche, che la ricerca pone in connessione in modo nitido e oggettivo. L’autore delinea un profilo di unitarietà storica, politica, religiosa e culturale, di ciò che è stato il percorso evolutivo del ‘vecchio continente’ sulle Aeternitas attorno a cui si è retta la struttura portante del continente per millenni, ancor oggi vive e visibili, pressoché immutate.
La tesi del saggio è dimostrare che la complessa e millenaria storia del lento e inesorabile processo di evoluzione dell’Europa sia volta alla sua meta finale (predestinata?): l’integrazione dei popoli e delle nazioni che la costituiscono sin dalle origini.

Il testo è concepito con una struttura tematica poliedrica, che rispecchi le varie ‘anime’ europee offrendo in ciascuna parte una specifica interpretazione. L’Introduzione espone princìpi, concetti, domande, ma anche filoni filosofici e culturali sui quali si è formata la cultura europea, evidenziando le milestones di svolta del pensiero comune continentale, con un discorso di impronta filosofica orientale e classica. La Prima Parte racconta fatti, personaggi e linee evolutive europei, in stile storiologico greco, evidenziando il ruolo dell’Impero (in particolar modo quello cristiano) che nei secoli ha ‘attratto’ i vari popoli stanziatisi in Europa e riunendoli in un modello di civiltà tuttora vivo: così Stati e Nazioni europee oggi inclusi nell’Ue sono il prodotto della ‘gemmazione’ dell’Impero in 2000anni. Nella Parte Seconda si approfondisce l’evoluzione del pensiero giuridico-politico europeo, con trattatistica giurista romana, seguendo lo sviluppo della funzione dell’Auctoritas sin dalla prima configurazione nell’antica Res Publica di Roma via, via lungo le epoche, a ricostruire la continuità della sua rielaborazione in ogni forma di potere affermatasi in Europa, fino alle moderne repubbliche democratiche e costituzionali. La Terza Parte è la sintesi (intrisa di pathos cristiano) della storia del Cristianesimo, dalle prime ‘comunità’ d'età imperiale alla diffusione nell’intera Europa grazie all’opera evangelica dei padri-monaci missionari, in linea con la politica di cristianizzazione di Impero e Chiesa, nella visione escatologica biblica della ‘salvezza per tutti i credenti nel Cristo’. La Parte Quarta è una narrazione criptica che ‘svela’ la storia europea in relazione alle sue radici culturali, ai suoi miti fondativi e al cammino del ‘popolo europeo’, ispirandosi alla matrice metafisica celtica: solo addentrandosi nei ‘misteri’ raccolti nella cosmogonia greca-orientale, nell’antica mitologia greco-romana, nella lettera biblica e nelle più famose leggende medievali narrate dalle Chanson de geste, si può decifrare e ricostruire l’intera vicenda storica europea e comprenderne la sua unitarietà di origini e destino. Nell’ultima parte l’analisi, in stile razionale nordico, delle Aeternitas stabilisce quali siano i fondamenti della futura ‘Europa Unita’. Al fondo trovate una serie di cartine storiche De Agostini, insieme agli Indici di Nomi e Luoghi, al Glossario dei Concetti e alla Bibliografia.
LanguageItaliano
PublisherLeo
Release dateMay 27, 2019
ISBN9791220048859
Storia dell'integrazione europea in 2500 anni: Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas

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    Storia dell'integrazione europea in 2500 anni - Roberto Amati

    Roberto Amati

    Storia dell’integrazione dell’Europa in 2500 anni

    Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas

    STORIA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA IN 2500 ANNI

    Le antiche origini si rinnovano nelle attuali aeternitas

    di ROBERTO AMATI

    1° edizione 2019

    L’opera è depositata presso SIAE © Roberto Amati 2019

    e la versione digitale (EPUB) nel Registro DRS di ISBN

    codice ISBN (-A) 10.979.12200/48859

    Tutti i diritti sull'opera sono riservati all'autore.

    Il copyright sulle cartine storiche De Agostini spetta a:

    © Libreria Geografica –Novara 2019

    pubblicato con STREETLIB in data 20 maggio 2019

    contatti:

    autore: Roberto Amati – tel. +39 351 8369611 – robama71@gmail.com

    web publisher: STREETLIB srl –Via Ariberto 21, 20123 Milano (Italy) – support@streetlib.com

    cartine storiche: Geo4Map s.r.l. – Via Da Vinci 18, Novara (Italy)– tel. +39 331 431 4611

    ISBN: 10.979.12200/48859

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Sommario

    Dedica

    Premessa

    Introduzione

    PARTE I )Storia dell’integrazione europea in 2500 anni

    INIZIO DELLA STORIA: L’ETA’ CLASSICA GRECA

    L’IMPERO ROMANO

    REGNA ROMANO-BARBARICI E IMPERO DI BISANZIO

    Giustiniano rimette ordine nell’Imperium

    La situazione fuori dall’Imperium

    L’Impero Bizantino: continuità della tradizione romana

    LA CHIESA DI ROMA E L’IMPERO CAROLINGIO

    Il nuovo Imperium in Pars Occidens:i Carolingi

    L’Europa oltre i confini dell’Imperium Christianorum

    L’IMPERO TEDESCO: RENOVATIO IMPERII

    L’Europa cristiana si allarga a est e a ovest

    Il Nuovo Regno: «mille e non più mille!»

    CAOS IN EUROPA: TEOCRAZIA ROMANA, EGEMONIA FRANCESE, I NUOVI REGNI MEDIEVALI, TRA FINE DI BISANZIO E AVVIO DELLA ‘TERZA ROMA’

    La sfida fra Impero e Papato

    I nuovi Regni medievali

    La teocrazia della Chiesa Romana

    L’egemonia francese sull’Europa

    Regni dinastici cristiani e rinascita dell’Impero Tedesco

    De profundis Bizantium

    La ‘Terza Roma’ in Russia

    L’Italia dopo l’Impero Tedesco

    Città, cultura e religiosità del Basso Medioevo

    Il Rinascimento

    L’IMPERO ASBURGICO: LA PROTESTA, I NUOVI STATI SOVRANI, L’ETA’ DELLE GUERRE, IL COLONIALISMO

    Le Monarchie dinastiche rinascimentali

    Conflitti religiosi [XVI-XVII secoli d.C.]

    Guerre di Potere [XVII-XVIII secoli d.C.]

    Trasformazioni in Europa e colonizzazione della Terra

    L’EUROPA MODERNA: IL ‘NUOVO ORDINE’ FRA RIVOLUZIONI, NAZIONALISMI, IMPERIALISMI ED EGEMONIA TEDESCA

    Le Rivoluzioni civili [1774-1789 d.C.]

    L’epoca napoleonica [1797-1815 d.C.]

    La Restaurazione e il ‘secolo lungo’ [1815-1914 d.C.]

    EUROPA DISINTEGRATA: GUERRE MONDIALI, REGIMI DITTATORIALI, RICOSTRUZIONE E ‘GUERRA FREDDA’

    Prima Guerra Mondiale [1914-1918 d.C.]

    I Regimi nazional-socialisti [1922-1933 d.C.]

    Seconda Guerra Mondiale [1939-1945 d.C.]

    ‘Guerra Fredda’ [1947-1989 d.C.]

    LA (NUOVA) INTEGRAZIONE EUROPEA: COMUNITÀ CRISTIANA, ECONOMICA E POLITICA DA VENIRE…

    PARTE II)La funzione unificante dell’Impero

    L’AUCTORITAS ANTICA

    Antica Grecia: la rivoluzione di Alessandro Magno

    Roma: l’autoritarismo di Cesare e di Augusto

    Impero Romano: le svolte assolutiste di Diocleziano e Costantino

    Impero Bizantino: emerge il Vicarius Dei nella teologia cristiana e nel diritto romano del tardo Impero

    L’AUCTORITAS MEDIEVALE

    I Regna romano-barbarici e la sovranità limitata del Rex Christianorum

    Il Reich rinnova la tradizione romana in Pars Occidens

    La Riforma teocratica della Chiesa Romana e il declino dell’Auctoritas Imperatoris

    L’AUCTORITAS RINASCIMENTALE

    I regni dinastici: l’Auctoritas diventa molteplice

    Monarchia universale: l’Auctoritas secolare secondo l’Umanesimo cristiano

    L’AUCTORITAS MODERNA

    PARTE III)Il ruolo chiave del Cristianesimo e della Chiesa

    ERA PROTO-CRISTIANA: PRIMA EVANGELIZZAZIONE DELL’IMPERO

    LA CHIESA DI STATO NELL’IMPERO CRISTIANO

    IL CRISTIANESIMO ‘FORGIA’ I REGNA ROMANO-BARBARICI

    LA CULTURA CRISTIANA PERVADE L’IMPERO DEI FRANCHI: LA ‘RINASCITA CAROLINGIA’

    LE ‘CHIESE DEL NORD’ E LA CRISTIANIZZAZIONE DELL’EUROPA ORIENTALE SOTTO IL REICH344

    LA CHIESA ROMANA SI RISCATTA: CLUNY, RIFORMA GREGORIANA, SCISMA D’ORIENTE E CROCIATE

    LA CHIESA ROMANA SFIDA L’IMPERO: TEOCRAZIA, DIRITTO COMUNE E CONFLITTO PER LA SUPREMA AUCTORITAS IN REGNUM CHRISTI

    CRISI TOTALE IN ECCLESIAE CHRISTIANA : ‘CATTIVITÀ AVIGNONESE’, SCISMA D’OCCIDENTE, PROTESTA E RIFORMA, GUERRE DI RELIGIONE, CHIESE DI STATO E CHIESE PASTORALI IN EUROPA

    FRA RIFORMA DEL CATTOLICESIMO E ORTODOSSIA DELLA PROTESTA, UN DURO SCONTRO RELIGIOSO E IDEOLOGICO DIVIDE L’EUROPA MODERNA (nota 395)

    SECOLARIZZAZIONE E FINE DELLO 'STATO DELLA CHIESA’. IL CATTOLICESIMO ILLUMINATO EMERGE IN PARS OCCIDENS, L’ORTODOSSIA SI RIORGANIZZA IN PARS ORIENSIS

    PARTE IV)La cultura e il pensiero alla base dell’Europa Unita

    FONDAMENTI RELIGIOSI E MITOLOGI

    India e Grecia antiche: la creazione del Cosmo

    La Bibbia: genesi, esodo e protostoria del Popolo di Dio

    Miti orientali, egizi, persiani e Mitraismo sul Dio unico

    Epica europea greco-macedone e romano-occidentale: le ‘stirpi divine’

    L’ORIGINE DEI POPOLI EUROPEI

    UNA PERIODIZZAZIONE POSSIBILE

    Fine delle Guerre Persiane (439 a.C.) e indipendenza dell’Europa

    Con l’Impero Romano (27 a.C.) nasce l’Europa degli Olimpiadi

    Impero Cristiano (390 d.C.): il Regno di Dio in Terra

    L’Impero Carolingio (800 d.C.) incarna il Christus Rex in Pars Occidens

    Le ‘nationes’ e la rivolta ebraica (1215 d.C.) portano il Caos in Europa

    Stati sovrani e secolarizzazione (1648 d.C.): Leviathan dominus est

    L’Europa unita (XXI secolo d.C.): inizia il Regno degli Uomini?

    RISPOSTE E RIFLESSIONI SULL’EUROPA UNITA

    PARTE V)Gli elementi di aeternitas

    Bibliografia

    Glossario dei Concetti

    Indice dei Nomi

    Indice dei Luoghi

    Indice delle cartine

    Note

    Ringraziamenti

    Dedica

    " Tutto ciò che è presente è un passato avanzato,

    e il futuro non è che il presente di ogni passato. "

    LIVIO PINNELLI

    Premessa

    La ricerca sulle origini e la storia ‘evolutiva’ dell’Europa, condotta in modo sintetico attraverso gli avvenimenti politici, militari, religiosi e socio-economici che ne hanno definito il profilo negli ultimi 2500 anni, ha seguito un percorso originatosi dal crogiolo delle antiche civiltà orientali e mediterranee, segnato dalla forgia dell’Impero Cristiano, per giungere fino ai giorni nostri. In questo ampio arco di tempo, il continente europeo ha vissuto svariate vicende, uniche quanto complesse, che hanno visto numerosi personaggi intervenire direttamente e in modo consistente sul corso degli eventi, che nell'insieme hanno tracciato la storia e la cultura comuni dell’Europa in modo profondo, attraverso processi che ai più potranno apparire casuali, senza un filo conduttore, e quindi difficilmente comprensibili alla ragione umana. Ma che invece, probabilmente, portano con sé qualche elemento di continuità.

    La storia dell’Europa, infatti, viene spesso raccontata come pura cronologia di fatti, con scarse connessioni tra di loro se non entro stretti margini di tempo e di spazio: eventi che, a prima vista, sembrano dipendere più dalle situazioni contingenti e dai personaggi protagonisti, che da altro.

    Io penso, invece, che esistano vari, profondi, essenziali elementi di continuità nei processi storici che hanno ‘fatto’ l’Europa nei secoli scorsi e che sia possibile collegare in modo nitido e razionale l’età classica-antica con l'età ‘di mezzo’ e, ancora, queste con il mondo moderno in cui viviamo. Che sia possibile delineare un’unitarietà storica, politica, religiosa e culturale, oggettivamente definibile, di quello che fu ed è tuttora, il percorso evolutivo del ‘vecchio continente’. Quelle Aeternitas intorno a cui si è retta la struttura del continente per millenni, ancora oggi viventi e riconoscibili, e sono pressoché immutate rispetto ai tempi più antichi.

    Grazie ai princìpi elaborati dalla logica filosofica e teologica dei pensatori classici, dalla speculazione della Patristica e dall’analisi dei filosofi moderni, è possibile narrare il corso della storia europea e comprenderla nel suo evolversi, lento e inesorabile, verso la meta finale: l’integrazione dei popoli e delle nazioni che costituiscono l’Europa. Considerate, per esempio, il concetto di ‘organicismo’, oppure quello di origine (o se preferite, di ‘radice’), o ancora l’idea di continuum in ambito storico: sono solo alcuni dei costrutti elaborati dall’uomo europeo che possono essere applicati come chiave di lettura a questo studio. Utilizzando i più antichi princìpi del pensiero umano, la trattazione rilegge quindi l’intera storia continentale strutturandola intorno a tre argomenti che, intrecciandosi, narrano la storia ultra-millenaria dell’Europa come un lungo cammino comune, continuo ed evolutivo, del suo popolo: una inarrestabile trasformazione realizzatasi intorno a quegli elementi fondativi/costitutivi (Impero, Cristianesimo, Cultura tradizionale) che condensano l’essenza stessa dell’Europa.

    Il libro è concepito con una struttura tematica plurale che rispecchia le varie anime europee:

    Introduzione: principi, concetti, domande esposti con un discorso di filosofia orientale e classica;

    Storiografia (Parte I): fatti, personaggi, linee evolutive della storia europea, raccontati con un approccio storiologico greco e secondo l’interpretazione dell’autore che giustifica la sua tesi;

    Funzione dell’Auctoritas (Parte II): evoluzione del pensiero giuridico e politico, seguendo un’impronta trattatistica di forma giurista romana, per ragioni che scoprirete leggendo questa parte;

    Storia del Cristianesimo (Parte III): espone il lungo processo di cristianizzazione dell’Europa, nel segno della visione escatologica biblica neotestamentaria, tenendo conto degli eventi storico-politici collegati;

    Racconto criptico (Parte IV): radici, miti e cammino del ‘popolo europeo’ narrati secondo un’impostazione metafisica di matrice celtica, un racconto storico che affonda nella tradizionale letteratura poetica europea;

    Aeternitas (Parte V): analisi degli elementi essenziali del sistema Europa, attenendosi ad un approccio scientifico-logico tipicamente nord-europeo, moderno, funzionalistico.

    A sostegno della ricerca e per stimolare il vostro interesse per l’opera, trovate al fondo la Bibliografia del testo e di supporto, un Glossario di Concetti utilizzati nel corso della trattazione, gli Indici dei Nomi e dei Luoghi citati in tutte le sue parti e, infine, una sequenza di cartine storiche prodotte dalla De Agostini che aiutano a comprendere il percorso geopolitico storico dell’Europa e alcuni aspetti ‘non visibili’ ma raccontati nel saggio.

    I percorsi di lettura possono essere differenti. Si può consultare il testo anche solo nelle sue parti specifiche. Le cartine storiche sono l’esempio dell’evoluzione europea e esprimono perfettamente la tesi sostenuta dall’autore. Gli altri indici aggiungono informazioni che consentono, incrociandole, di ritrovarsi nella mappa del testo.

    Buona lettura!

    Introduzione

    Dalla mitologia, alla filosofia classica, al Cristianesimo: quali principi e fondamenti concettuali radicati nel pensiero europeo sono utili all’integrazione culturale dell’Europa

    Aristotele

    Dove nasce l’Europa? Quali sono le sue radici culturali? Quale origine ha il suo popolo? Quali sono i confini naturali, fisici e geografici? Domande assai ricorrenti nel dibattito moderno sul ‘vecchio continente’, le cui risposte si trovano rileggendone la storia e il suo bagaglio culturale.

    Europa era il personaggio di un antico mito greco: figlia del Re Agenore di Tiro, fu rapita da Zeus incarnatosi nelle sembianze di un toro che la ingravidò di Minosse, il noto Re-sacerdote di Creta , protagonista del culto del Minotauro e fondatore della civiltà minoica e mediterranea. Abbiamo qui già molti elementi su cui riflettere.

    Per esempio, l’origine del nome sta nella Mitologia [¹] , compagna di viaggio delle prime civiltà mediterranee/mediorientali, parte del modo di vivere, delle credenze e del pensiero degli antichi europei, le cui radici si collocano in epoche a noi lontanissime, popolate da dèi, semidei, eroi e personaggi sovrumani che, alla fine, ci lasciano molti dubbi sulla reale e ultima verità delle vicende umane europee. Di queste, invero, abbiamo certezza accettabile solo con l’introduzione della Storia, uno strumento scientifico di organizzazione temporale e spaziale degli eventi, che racconta i fatti attraverso le testimonianze dirette di coloro che li hanno vissuti di persona o attraverso le documentazioni originali che si sono conservate [²] . Ma, osservando meglio vari elementi del racconto mitologico e delle vicende storiche, vien da sollevare dubbi su quale differenza possa infine esistere fra il Mito e la Storia. Probabilmente, essa consta nel metodo di trasmissione dell’informazione, che nel racconto mitologico era tramandata prevalentemente in modo orale (e in tempi successivi fu codificata in forma grafica), mentre la Storia ha sempre avuto una prassi scritta e, quindi, necessariamente documentale. In effetti, ripensando al racconto della battaglia di Troia o all’ Odissea o alle vicende di Osiride e Abramo, che conosciamo attraverso testimonianze indirette in forma di racconto mitico-religioso, sorge il dubbio se essi vadano inclusi nel Mito o nella Storia, poiché ancora oggi la ricerca archeologica recupera e cataloga numerosi riferimenti fisici e documentali su quei fatti.

    Comunque lo si voglia considerare, il Mito rimane un grande patrimonio culturale ereditato delle più antiche civiltà orientali e mediterranee: infatti, dai Babilonesi agli Assiri, dagli Egizi ai Micenei, dagli Ebrei ai Celti, fino a Greci e Romani, è possibile ‘scoprire’ facilmente radici simili e tratti comuni nei rispettivi racconti mitologici, soprattutto nell’ambito della sfera religiosa e cosmogonica. Non mi pare un elemento insignificante, dato che proprio la sfera religiosa e la concezione del sacro hanno condizionato per millenni il sistema politico e sociale umano, fornendo legittimità al potere, alla legge e al diritto, alle usanze e alle culture dei diversi popoli europei [³] . Il fatto che esistano tali e tante omogeneità, fra culture di ‘genti’ così differenti e distanti nel tempo e nello spazio, fa riflettere: sono forse queste alcune delle ‘radici comuni’ dell’Europa? Se così fosse, sarebbe il presupposto e la conferma che lo spazio vitale del continente europeo è connesso inscindibilmente alla regione mediterranea e mediorientale, nonché all’Africa settentrionale e all’Asia centrale. Regioni del mondo che, indiscutibilmente, sono interrelate da sempre, ancora oggi [⁴] .

    Come altrettanto evidente è che le influenze storico-politiche, economiche e culturali esistenti fra l’Europa e il Medio Oriente e l’intero bacino mediterraneo sono sempre state bidirezionali, molteplici e perduranti. Considerazione questa che introduce altri elementi di analisi, che si riveleranno assai utili alla nostra indagine sulla storia dell’evoluzione dell’Europa: infatti, se molteplicità significa anche pluralità, differenziazione, non omologazione, variabilità rispetto agli elementi essenziali di comunanza, con bi-direzionalità si indica invece l’esistenza di rapporti di reciprocità e di sistemicità (o olistici) fra le parti del mondo, ma anche di comunicabilità mediata da codici culturali e linguistici condivisi attraverso processi continui e immutati nella loro essenza, consapevolmente accettati e preservati nel corso del tempo. Questi sono alcuni concetti fondativi europei, appartenenti all’immenso bagaglio del pensiero occidentale, che di per sé si frammenta in discipline e correnti intellettuali plurime, ma tutte convergenti su un Τόπος comune: l’essere umano, la sua esistenza terrena, il suo rapporto col divino, le sue problematiche antropologiche, le strutture politiche e giuridiche di convivenza comune. Stiamo parlando, qui, delle discipline cd. ‘umanistiche’ [⁵] .

    La storia del pensiero occidentale è ricchissima di τόποι e argomenti riguardanti l’uomo, già a cominciare dai filosofi greci dell’epoca classica [⁶] , i quali interrogandosi sulla natura della realtà e sul senso della vita andavano alla ricerca della verità ultima e della conoscenza assoluta. Ebbene, essi individuarono le radici della vita umana e le riconobbero nell’ άρχή , la fonte dell’esistenza cosmica, il punto di origine della verità, delle leggi, dell’ordine e della giustizia, l’ente eterno e immutabile, inizio e fine di ogni cosa, l’assoluto continuo e indivisibile, la suprema sintesi di άρμόζα e πόλεμος , la voce del λόγος . Esso era inteso come l’origine del ‘Tutto’ ( χάος ), che tutto contiene, l’identità ultima, l’infinito, la salvezza eterna. [⁷]

    Queste erano le varie definizioni di άρχή comunemente accolte dalla meditazione filosofica antica, che illuminava e guidava la vita umana, stretta nella disperata lotta fra i casi opposti della pace e della discordia, intrisa del dolore che conduce l’uomo a cercare la verità e la felicità, per raggiungere infine la propria salvezza. La visione gnostica [⁸] della vita umana disperata e già segnata da un destino avverso ineluttabile era controbilanciata dalla cultura ‘dualista’, per cui il solo tramite esistente fra gli uomini e άρχή era il δημιουργός , essere necessario a forgiare e guidare l’esistenza terrena secondo la volontà divina, l’ente intermedio che plasma la materia al fine di produrre la realtà fenomenica (il molteplice fisico): dotato del σοφός e del potere di controllare il pensiero originario, denso di concetti ideali e τόποι , il δημιουργός [⁹] riesce a trasformare la realtà secondo le aspettative supreme. Quindi gli uomini devono sperare in lui.

    A dirla tutta, questa era la visione filosofica cd. ‘idealista’ [¹⁰] . A essa si opponeva quella cd. ‘materialista’ [¹¹] , secondo cui solo il Sapere umano e il χάος sono in grado di manipolare la Φύσις secondo le forme più arbitrarie [¹²] . Appare qui, plasticamente, un’antica versione dell’odierna sfida ricorrente fra l’Uomo e Dio: per la prima scuola di pensiero, infatti, la conoscenza viene all’uomo dall’intuizione mediata dalla fede; per l’altra, invece, l’Uomo può ben conoscere la realtà solo per mezzo delle teorie e dell’analisi scientifica ( έμπειρία ) [¹³] .

    In entrambe le tesi, comunque, era forte il riferimento all’idea di continuità/mutamento, ad un’etica superiore e a quelle virtù necessarie a condurre una ‘buona vita’ e a raggiungere infine la Verità [¹⁴] . Si condivideva l’esistenza di un ente ‘diveniente’ che si trasforma e si orienta, quale universo ordinato e strutturato, organizzato e complesso, auto-regolato: la diatriba stava nella considerazione se vi sia una guida esterna alle vicende della vita umana o se, invece, tutto avviene secondo il caso, frutto esclusivamente delle azioni dell’uomo. Quel che sia la visione più ‘giusta’ (o vera), può certamente coesistere col principio di evoluzione, già noto alle più antiche religioni orientali, per cui ogni essere vivente sulla Terra è animato da una scintilla di luce divina [¹⁵] , che s’incarna allo scopo di scoprire le leggi della vita eterna e la verità ultima di sé, anelando il ricongiungimento col divino. In questa filosofia, il mondo terreno/materiale è solo il mezzo attraverso cui l’essere spirituale ritrova se stesso e Dio.

    Questa concezione fu fatta propria dalla cultura cd. ‘ellenistica’ quando il mondo greco-occidentale si integrò con l’universo persiano, egizio e mediorientale: si diffuse anche in Grecia e si iniziò a ritenere che la vita umana fosse inclusa in un ‘circolo’ che riconduceva al divino, passando per un ‘giudizio finale’ su come si era affrontata la sofferenza prodotta dal contatto dell’anima pura e divina con la materia [¹⁶] . Si andò rafforzando, così, il concetto di Άνεμος e del rapporto con l’Essere supremo, l’ άρχή, preparando inconsapevolmente il terreno all’avvento del ‘nuovo insegnamento’ del Cristianesimo. Che giunse quale rivelazione innovativa dell’antica religione monoteista radicata nell’Ebraismo, portando il messaggio di relegare il senso della vita umana nella totale fede in Dio, l’unica ‘via’ che può condurre l’essere umano al ricongiungimento col divino. Così fu introdotta per la prima volta nel pensiero umano l’idea della salvezza per tutti coloro che credono in Dio, indifferentemente che siano seguaci di Mosè o di Gesù [¹⁷] .

    Fu la successiva esegesi delle Sacre Scritture, compiuta dai cd. ‘Padri della Chiesa cristiana’, a costruire il nesso razionale [¹⁸] utile a collegare l’Antico e il Nuovo Testamento della Bibbia e ad edificare le basi teologiche, filosofiche e culturali del Cristianesimo universale ( catholicos ) e del corpus dogmatico, definendo le tre ‘virtù teologali’ (S pes, Fides, Charitas ) [¹⁹] che andavano ad affiancarsi alle cd. ‘virtù cardinali’ già note agli antichi, sulle quali Roma aveva fondato il patrimonio storico, giuridico, culturale e religioso della propria civiltà ( Mos maiorum ) [²⁰] . Le Virtutes romane erano numerose e furono il sostrato culturale-mentale necessario a definire le concezioni su cui poggiava l’intera architettura del sistema romano, di cui a noi interessano in particolare: Auctoritas, Ius, Communitas, Res Publica, Statum, Pax, Universitas e Traditio . Credo sia chiaro a tutti quanto queste risultino ancora oggi attuali e fondamentali per la civiltà europea… [²¹] Gli antichi Romani idealizzarono anche le cd. Aeternitas [²²] , quegli elementi di vita comunitaria che facevano riferimento alla religione, alla tradizione e alla consuetudine dei Patres. E che a ben vedere si sono conservati e continuano a sussistere nell’Europa attuale [²³] .

    Il pacchetto culturale cristiano-romano-classico, elaborato nel corso dell’età antica, fu tramandato lungo l’intero Medioevo alle differenti popolazioni e tribù continentali che entravano in contatto con l’ Imperium Romanum , che giungevano da diverse latitudini: nel XIII secolo d.C., quel bagaglio si arricchì del contributo prodotto dalla speculazione della Scolastica [²⁴] , che aggiunse il concetto del Corpus Mysticum a completamento del millenario pacchetto di pensiero filosofico-teologico classico-cristiano, nel tentativo di conciliare Ratio et Fides . Era l’inizio di una nuova epoca storica europea e della concezione olistica dell’Universo, al cui centro ora veniva posto l’Uomo, fatto ‘a immagine di Dio’, capace di conoscere la realtà mediante l’intuizione, i concetti e i princìpi, semplicemente seguendo la propria coscienza innata [²⁵] .

    L’esasperazione di tale visione epistemica, fondata sul metodo scientifico e sul puro razionalismo analitico, aprì la strada all’avvento della Scienza moderna e della ricerca della verità insita nella Φύσις [²⁶] trascurando totalmente l’opinione umana. Lì iniziò la crescente contesa intellettuale sul senso e sulla ‘direzione’ della vita umana, che per i classicisti non è altro che un continuo ritorno alle origini, mentre per i modernisti è l‘inesorabile progresso verso la felicità e la realizzazione del ‘Paradiso in Terra’ [²⁷] . Uno scisma che ha segnato il corso della storia europea (quindi occidentale e mondiale), con divergenze divenute sempre più nette e violente, a tutt’oggi evidenti.

    Ma nel corso del XX secolo d.C. si è tornati a considerare l’ipotesi organicistica e olistica della realtà, a dispetto del ‘paradigma meccanicistico’ che ha dominato l’età moderna: costruita sui concetti di ordine, armonia ed entropia del sistema, d’interdipendenza delle parti di un tutto sistemico, unico auto-conservativo ed evolutivo, seguendo stadi successivi di crisi interne e di trasformazioni, si propone un modo di intendere la realtà umana che è sorretto da un sistema di concezioni del pensiero, filosofico e religioso, già profondamente influente nel pensiero politico europeo dei secoli passati [²⁸] . È una visione che si è formata nel solco del percorso originatosi dall’idealismo classico, passando attraverso le prassi costituzionaliste delle πόλις greche e del caso giuridico dello Statum romano, per infondersi quindi nella ‘teologia regale cristiana’ medievale [²⁹] e nella definizione di ‘sovranità assoluta’ [³⁰] rinascimentale, per concludersi infine nei moderni modelli di ‘contrattualismo’ [³¹] e di ‘democrazia universale’ [³²] . Insomma, una visione sistemica, totalitaria, sempiterna. A dimostrazione che in ogni epoca passata, le idee di Stato totalizzante, rappresentatività, leggi comuni, legittimazione del potere, governo elitario (‘elettivo’) sono state fondamentali, pienamente applicate e tramandate, nonché coerentemente collegate alla visione comunitaria e integrata della vita umana [³³] .

    Si possono individuare a questo punto quei princìpi da ritenersi centrali nella storia europea, profondamente radicati già dal crogiolo primordiale della cultura orientale-mediterranea e continuamente trasmessi e attuati nel corso dei secoli. Essi sono: l’idea della continuità e del mutamento di ogni elemento cosmico; la concezione di Dio, del Tutto e delle sue parti intrecciate; la visione di eternità e ciclicità degli eventi; le forze dell’ordine e del caos cosmici; l’umana consapevolezza delle virtù e dell’etica; la necessità delle leggi, della giustizia e della codificazione delle norme sociali; l’importanza dello Stato, dell’autorità, del potere politico e dell’assemblea comunitaria. Sono questi gli elementi comuni e noti a tutte le culture, le tradizioni, le religioni e le filosofie contemplate nella storia continentale europea, già presenti nei più antichi miti o ‘rivelati’ dalla Storia, grazie ai quali i diversi popoli europei hanno vissuto e convissuto per secoli, si sono incontrati e poi scontrati, divisi e poi riappacificati, e infine si sono ritrovati e riconosciuti nella ‘casa comune’ dell’Unione Europea, consci della propria storia ma soprattutto della comune origine.

    Nel prossimo capitolo racconterò la Storia politica-militare e diplomatica dell’Europa, riguardo al perdurante processo d’integrazione progressiva di popoli, culture e religioni, avvenuto negli ultimi 2500 anni, che ha prodotto la complessa differenziazione degli Stati nazionali odierni. Seguirà, nella parte successiva, uno studio sulla funzione unificante avuta dall’ Imperium nell’integrazione europea, in particolar modo insistendo sull’importanza della figura dell’Imperatore e della sua Auctoritas . Essa fu strumento e si servì del fondamentale contributo apportato dalla religione cristiana, nell’integrare i diversi popoli europei che si radunavano sul continente, sia attraverso l’opera evangelica sia grazie al ruolo svolto dalla Chiesa cristiana nel ‘gioco politico’ europeo: è l’argomento della terza parte della trattazione. Segue una rivisitazione della millenaria storia europea, a partire dalle sue radici orientali, attraverso i racconti del Mito, dei Libri Sacri e delle leggende più note della cultura europea, nel tentativo di provare quelle intime connessioni e continuità che hanno sostenuto l’intero corso della storia continentale, in modo da metterne in evidenza anche l’identità culturale specifica europea. Nell’ultima parte, cercherò di esplicare in cosa consiste la continuità storica di alcune delle antiche Aeternitas, individuabili e riconoscibili quali elementi di stabilità e continuità del millenario processo d’integrazione europea.

    Scopo di questa ricerca è dimostrare che l’Europa è, in essenza, una comunità di popoli differenti, che hanno vissuto una storia comune che pone le radici nella cultura delle più antiche civiltà orientali e mediterranee, segnata dagli avvenimenti politici, religiosi, economici e sociali susseguitisi nei secoli, più o meno consapevolmente in direzione di una più ampia e totale integrazione continentale, grazie al contributo decisivo della religione cristiana e sotto l’egida della forza unificante dell’ Imperium. O se preferite, nel solco della millenaria concezione ecumenica e universale della vita umana.

    PARTE I )Storia dell’integrazione europea in 2500 anni

    Dalle civiltà classiche all’Impero Romano, dai βάρβαρος al Sacrum Imperium , dagli Stati moderni all’Unione Europea: una lotta millenaria fra spinte all'unificazione e spiriti di libertà, che ha prodotto la differenziazione e la storicità degli attuali Stati nazionali

    Alessandro Magno

    La ricerca sulle radici dell’Europa è un Τόπος che affascina da sempre storici, filosofi e intellettuali, oltre a rappresentare uno dei punti centrali nel dibattito politico europeo, soprattutto in relazione al processo d’integrazione del continente iniziato con l’istituzione della Comunità Economica Europea.

    Le opinioni in materia sono diverse e contrastanti, in linea con la contrapposizione ideologica che contraddistingue il sistema attuale della conoscenza [³⁴] . Ma aldilà di queste posizioni, che per loro natura sono difficilmente conciliabili, può tornare utile il tentativo di estendere il concetto di ‘integrazione europea’ oltre il limite temporale convenzionale del secondo dopoguerra del XX secolo d.C., consci del fatto che la storia continentale è molto più antica e che gli eventi dei nostri giorni sono connessi con il nostro passato più remoto. Questa è un’argomentazione che probabilmente trova pochi sostenitori, ma intendo provare a dimostrarla: sarà utile andare a ritroso nel tempo, a cercare gli elementi di collegamento o di continuità, relativi a quelle entità politiche, sociali, economiche, etniche o culturali che sono e sono state il ‘fondamento’ necessario e vivente alla costruzione dell’attuale sistema integrato continentale. Per esempio, l’idea di ‘Europa unita’ sul piano politico non è certamente nata a Maastricht nel 1992 d.C.: quello è stato il momento storico in cui si è sancita una volontà che gli europei serbavano da secoli e che hanno cercato di concretizzare continuamente nel corso del tempo, con diverse modalità formali e operative.

    La lotta millenaria per l’unificazione, sia politica che religiosa, dell’Europa ha infatti configurato il complesso quadro politico di oggi, determinando la differenziazione degli Stati nazionali moderni, spesso sorti da un moto di libertà e di indipendenza di alcuni popoli europei contro le entità ecumeniche ‘totalitarie’ che, per secoli, hanno dominato la scena politica e culturale europea. Così, i propositi di costruire grandi sistemi unitari, da una parte, e le spinte verso l’indipendenza e la libertà dall’altra, hanno agito quali forze contrapposte che hanno segnato il corso degli eventi dell’Europa, avviando un confronto secolare che ha prodotto l’attuale quadro geopolitico. In particolare, fu la figura dominante dell’Impero, ideata nell’antica Persia e quindi propagatasi dalla costa orientale del mar Mediterraneo al cuore dell’Europa continentale, a fungere da polo di attrazione e repulsione per tutti quei popoli che sono transitati nella sua sfera d’influenza. L’Impero, quindi, quale grande elemento di continuità politico-culturale e, soprattutto, una forza unificante e generativa dell’intera Europa, nel corso di tutte le epoche storiche in cui è esistito nelle varie forme.

    Trattandosi di un argomento indissolubilmente connesso alla Storia, in quanto fonte di dati e di fatti e in quanto strumento di indagine, è da essa che inizia la ricerca degli elementi utili a fornire una risposta plausibile al τόπος sulle radici dell’Europa.

    INIZIO DELLA STORIA: L’ETA’ CLASSICA GRECA

    Per convenzione, la Storia iniziò con le cronache che Tucidide scrisse sulle Guerre del Peloponneso [431-404 a.C.], che videro contrapposte le città-stato greche ( πόλις ), oggi comunemente considerate il punto d’origine della civiltà classica occidentale, impegnate in una competizione politica ed economica continua e egemonica: le libere città greche, che colonizzarono le coste settentrionali del Mar Mediterraneo (‘Magna Grecia ’), si combattevano regolarmente allo scopo di imporre la propria egemonia sulle rivali. Era un quadro politico di tipo anarchico nel quale, spesso, le πόλις indipendenti si organizzavano in alleanze politico-militari (Lega di Delo , Lega del Peloponneso) per sconfiggere le rivali, a dimostrazione di come già allora la sopravvivenza di ogni città-stato, piccola o grande che fosse, era necessariamente collegata a quella delle altre e dipendeva dal regime del sistema politico internazionale del tempo, molto instabile. Eppure, non erano lontani i tempi delle guerre per la libertà sostenute contro la minaccia persiana [Guerre Persiane, 499-479 a.C.]: nell’occasione, tutte le πόλις si erano alleate contro il nemico comune (indicato col termine greco βάρβαρος per via della lingua incomprensibile) riuscendo nell’impresa di sconfiggere più volte (battaglie delle Termopili , di Salamina e di Platea ) un avversario molto più potente e numeroso. In quel caso, la minaccia esterna aveva spinto le città-stato greche a rinunciare a parte della propria indipendenza per sopravvivere. Salvo poi, una volta respinto il nemico, ricominciare a sfidarsi tra loro per il potere egemonico sull’Egeo e il Mediterraneo.

    Ma l’epoca delle libere πόλις terminò all’improvviso, quando i Macedoni guidati da Re Filippo II riuscirono a sconfiggere definitivamente la lega che raccoglieva tutte le altre città [battaglia di Cheronea , 338 a.C.] e a sottometterle al proprio regno. Di lì a breve, Alessandro ‘detto il Magno’ proseguì l’opera del padre e conquistò anche l’Impero Persiano, che includeva tutte le terre comprese fra i fiumi Indo e Nilo, per fondare l’Impero Ellenico: fu un breve quanto fondamentale passaggio per il futuro dell’Europa. In pochi anni, Αλεχανδρος aveva unificato in un unico sistema politico-culturale una estesissima area geografica, che nei millenni precedenti aveva visto prosperare imperi, regni e civiltà contrapposti quanto diversissimi fra loro (Egizi, Ittiti, Sumeri, Babilonesi, Assiri, Mitanni, Fenici, Ebrei, Micenei, Achei, Lidi, Medi, Persiani). L’esperimento ‘ellenistico’ di fusione fra le culture della civiltà greca-occidentale e quella persiana-orientale ( οίκουμένη ) ebbe però termine con la morte del βασιλεύς macedone [323 a.C.]. Seppur breve, fu un tentativo che segnò la coscienza politica e culturale degli europei nei secoli a seguire: infatti, i primi a imitare l’esempio alessandrino furono i διάδοχοι , i generali del condottiero macedone che ereditarono le parti del suo impero e se lo spartirono istituendo vari regni indipendenti (Tolomeo in Egitto , Antigono in Asia, Seleuco in Siria , Antipatro in Grecia e Lisimaco in Tracia ). Per decenni, essi furono in lotta fra loro per il predominio assoluto, senza che peraltro nessuno riuscisse a prevalere su tutti gli altri. Così, l’Impero Ellenico non si ricompose mai più e la grande impresa di ricostituire l’immensa entità politica comune multietnica e multiculturale, che tenesse insieme civiltà, religioni e sistemi politici di ogni tipo sognata da Αλεχανδρος riuscirà solo verso la fine dell’era pre-cristiana ai Romani.

    L’IMPERO ROMANO

    Fondata nel 753 a.C. da Romolo , sulla riva sinistra del Tevere, Roma era la città-stato dei Latini e dei Romani ( Civitas ) che si contrapponeva al predominio degli Etruschi e alle ambizioni espansionistiche degli altri popoli che abitavano l’Italia in quel tempo (Tauri, Liguri, Celti, Veneti, Osco-Piceni, Illiri, Sabini, Sanniti, Bruzi, Lucani, Sicani, Sardi, etc.), ivi incluse le città meridionali che erano colonie delle πόλις greche. Liberatisi dal giogo etrusco e istituita la Res Publica [509 a.C.], in breve tempo i Romani riuscirono a sottomettere e unificare tutti i popoli italici, anche per mezzo di alleanze e trattati federativi di pace ( Foedus ). Dopodiché, debellarono i rivali mediterranei di Cartagine [Guerre Puniche, 264-146 a.C.], inglobandone i possedimenti iberici e delle isole Baleari , di Sardegna e Sicilia . Successivamente, le legioni romane conquistarono l’Illiria e quel che restava dei regni greci e di Macedonia [146 a.C.]. Roma era una città militarista organizzata in caste sociali e ora aveva annesso con la forza del gladio e del proprio orgoglio civico tutte le coste del Mar Mediterraneo, da Gibilterra allo Stretto dei Dardanelli, mantenendo un ordinamento politico-giuridico repubblicano.

    A quel punto, apparve evidente come il Senatus , l’organo politico-legislativo posto al vertice di Roma , non fosse più in grado di gestire da solo il potere su domini che continuavano ad espandersi in tutte le direzioni: a nord e a ovest, verso le Gallie e l’Iberia , a est in Dalmazia e in Asia Minore, fino alla conquista della Siria e della Palestina [64 a.C.]. Inoltre, erano continui i conflitti sociali fra i Plebei e i Patrizi, questi ultimi appartenenti alle antiche e gloriose Gens aristocratiche che da sempre detenevano il potere a Roma ( Optimates ) e dominavano sul Populus , l’insieme dei cittadini (C ives ) che la legge romana aveva stabilito essere fonte di ogni potere politico e religioso. Questo confronto di classe si trasformò in guerra civile [dall’88 a.C.] e proseguì per decenni nei confronti fra generali e consoli (prima Mario contro Silla , poi Cesare contro Pompeo , infine Antonio contro Ottaviano ), riuscendo a estendere ulteriormente i domini di Roma all’Egitto e all’Anatolia . Epilogo della lunga crisi repubblicana fu la nascita del Principatus [27 a.C.], una innovativa formula politico-giuridica di regime autoritario di governo inventato da Augusto , che poneva il Princeps al centro del sistema e in posizione suprema rispetto a ogni altro potere ( Summa Potestas ). Nelle sue mani, infatti, si concentrava il comando militare supremo ( Imperium ), esclusivo e personale, con la preminenza politica nel Senato ( Primus inter Pares in Auctoritas ), mentre rappresentava il garante dell’unità statale ( Curator et Tutelar Res Publica Universae ) e il capo religioso che media con gli Dei ( Pontifex Maximus ) [³⁵] .

    Questo modello politico alto-imperiale si conservò per secoli, con la trasmissione del titolo di Imperator Caesar Augustus fra membri delle Gens senatorie (I e II secoli d.C. si succedettero le dinastie Giulio-Claudi , Flavi , Antonini e Severi ), mediante l’atto pubblico di adoptio , cui faceva seguito la concessio Senatus e l'irrinunciabile antica proclamazione popolare. Il potere dell’ Imperator divenne, nei secoli seguenti, sempre più assoluto, indipendente dalla casta del Patriziato romano e delle nobili famiglie delle Provinciae , riunite nel Senatus insieme ai rappresentanti dei cittadini più ricchi ( Ordo equestre ) scelti ed elevati per censo dall’Imperatore stesso ( Dignitas ). Il quale, inoltre, impose anche il vincolo di fedeltà alla burocrazia imperiale (scelta con nominae personale) e alla classe militare ( Ordo milites ), da sempre costituita dal ceto popolare. Così, l’ Imperator concentrava nella sua persona pieni poteri militari, diplomatici, legislativi e giudiziari supremi ( Summa potestas ) ed era ritenuto superiore alla legge ( legibus solutus ), emetteva moneta e riscuoteva un tributo proprio ( Fiscus Caesaris ), governando in regime di monarchia assoluta di tipo ereditario, divinizzato, totalizzante...persiano!

    Il progressivo allargamento dei confini dell’ Imperium ( Limes ), che correvano lungo i corsi dei fiumi Reno e Danubio, a nord, e lungo le coste del mar Mediterraneo a sud e a est (ormai detto Mare nostrum ), creò molte difficoltà ai Romani: all’interno era necessario integrare i diversi popoli che vi abitavano, mentre dall’esterno si faceva sempre più forte la pressione delle tribù germaniche, che popolavano le terre a nord del confine, e dei popoli slavi, daci, sciti, goti, parti, stanziali nelle terre orientali. Per di più, nel III secolo d.C. l’Impero imboccò una grave crisi generale: di potere, segnata da continui colpi di mano e guerre civili fra vari comandanti militari che tentavano di accaparrarsi il titolo imperiale [epoca di ‘anarchia militare’, 235-284 d.C.]; agricola ed economica, che determinò infine il formarsi del latifondismo aristocratico e la quasi totale perdita di possesso di terre e di diritti da parte del popolo; religiosa-culturale, scatenata da correnti di pensiero pagano inneggianti alla figura divinizzata dell’Imperatore e al misticismo orientaleggiante. La religione cristiana, sempre più diffusa nell’Impero, in particolar modo nelle comunità popolari, fra le truppe e nel Patriziato (da cui emersero molte anime di Vescovi e Padri della Chiesa), fu percepita sempre più quale serio pericolo destabilizzante per il potere politico imperiale e venne messa sotto pressione (con le persecuzioni).

    Per risolvere tutte queste criticità, si ricorse essenzialmente a due soluzioni politiche. La prima fu la riforma dell’Impero in senso autarchico, con l’istituzione del Dominato per opera di Diocleziano [284 d.C.]: un modello che rafforzava il potere imperiale trasformandolo in una monarchia di tipo ellenistico (figura del Dominus et Deus ) e organizzandolo in una regnanza dinastica ( Tetrarchia ), riservata ai soli membri della famiglia imperiale con l’appoggio decisivo del potere militare ( Duces ) e sostenuta da un vasto sistema burocratico ( Dioecesis) . L’altra operazione, sul piano religioso, si rese necessaria per integrare l’immensa e crescente popolazione dell'Impero [³⁶] : riconoscendo lo status licita religio al culto cristiano [Editto di Tolleranza, 313 d.C.], completata col conferimento a Costantino del ruolo di capo della Ecclesiae Christiana in quanto Pontifex Maximus [Concilio di Nicea , 325 d.C.], si conciliava il potere assoluto e sacro dell’Imperatore (che adesso si rifaceva direttamente alla figura divina mitraica di Sol Invictus ) con il potere economico-religioso detenuto dai Vescovi nelle Dioecesis [³⁷] , di cui erano divenuti reggitori e depositari dei benefici e dei poteri civili-giurisdizionali, attribuiti loro in concorrenza alle altre figure amministrative e militari imperiali ( Duces, Comites , Magister ).

    Con Teodosio I giunse la decisione di sancire il Cristianesimo a unica religione ammessa nell’Impero [Editto di Tessalonica 380 d.C.], col conseguente bando per ogni culto pagano e per l’arianesimo. Trasformato l’ Imperium in teocrazia, alla morte del primo ‘Imperatore cristiano’ si consumò la scissione fra l’oriente greco e l’occidente latino: la Pars Occidens venne progressivamente abbandonata al potere di militari, latifondisti e della Chiesa occidentale, che faceva capo al Vescovo di Roma , popolata dalle tribù barbariche già federate e insediatesi da tempo all’interno del Limes per contrastare le continue invasioni di Goti e Unni, che infine determinarono la definitiva dissoluzione del potere romano [476 d.C.]; a Oriente, l’Impero sopravvisse nella forma evolutasi fino allora, orientaleggiante, verticistica, teocratica e universalistica, in seguito nota come Impero Bizantino, o ‘Seconda Roma ’.

    REGNA ROMANO-BARBARICI E IMPERO DI BISANZIO

    I Germani erano un popolo indoeuropeo ( ÜrVolk ) di probabile ascendenza Arya , guerrieri/agricoltori semi-nomadi, legati fra loro dalla comunanza di sangue (stirpe), lingua, religione e leggi, tribù provenienti dal nord-Europa già note ai Greci e ai Romani che li classificavano in: Goti (distribuiti lungo il corso del Danubio e sulle coste del Mar Nero, fra la Pannonia e la Dacia ), Franchi (penetrati nelle Gallie settentrionale, sulla riva sinistra del Reno, erano presenti anche sull’altra sponda e nelle Germanie ), Longobardi (stabilitisi dapprima a est dell’Elba, si trasferirono poi in Boemia e in Pannonia ), Suebi (occupavano le Alpi svizzere, la riva destra del Reno e la Germania sud-occidentale), Bavari e Turingi (insediatisi lungo l’alto corso dell’Elba, in Boemia e sulle Alpi austriache). Lungo i secoli pre-cristiani, i Goti si incontrarono e si contaminarono con altri popoli iranici (Alani, Sarmati), mongolici (Unni, Avari) e altre tribù guerriere nomadi asiatiche ( R eitervolker ) nella vasta area esterna all’ Imperium posta a oriente del Danubio. Tra il III e il V secolo d.C. vi fu una lenta immigrazione di questi gruppi ‘barbarici’ [³⁸] all’interno del Limes , favorita dalla concessione di trattati di adesione/inclusione ( Foedus ) e dalle antiche norme romane sull’ospitalità agli stranieri ( hospitalitas ) che permisero l’arruolamento di coloro fra i soldati e gli ufficiali delle legioni stanziali lungo il confine.

    Questo fu possibile grazie alla politica di ‘civilizzazione’ di Roma (cd. ‘ romanizzazione’) , che si ispirava alla filantropia cristiana e alla concezione romana della felicitas , considerato il mezzo per l’evangelizzazione e conversione dei popoli pagani che il Cristianesimo di tipo cattolico-conciliare aveva elaborato in quel periodo [³⁹] . Inoltre, alle tribù barbariche furono concessi autonomia economica e fiscale, poteri politico-amministrativi, ruoli chiave nello smistamento dei commerci e il comando di unità militari autoctone ( limitares ), poste a difesa dei confini lungo il Danubio, il Reno, il Mare del Nord e in Britannia , e assoggettate al controllo dei Vescovi posti a capo delle Diocesi e dell’aristocrazia romana, che gestiva gli incarichi civili. Fra III e IV secolo d.C. nelle nuove province di Germania Superior e Inferior si insediarono tribù di Alamanni, Suebi, Burgundi, Franchi, Batavi e Frisoni, mentre i Longobardi entravano nella Pannonia e i Goti in alcune aree della Mesia e della Tracia .

    L’Impero Romano riuscì, in quel modo, a trasmettere il proprio sistema politico-economico ed il modus vivendi romano a tutti i popoli dominati, garantendo protezione ai fondamentali scambi commerciali (schiavi, soldati, merci, oro) oltre limes, sulle rotte indirizzate verso la Scandinavia, l’Europa orientale e l’Oriente. La società d’etnia germanica ereditò così, per assimilazione, le organizzazioni politiche clientelari di Roma ( clan ) ed elaborò un proprio mix simbolico-giuridico del potere di tipo romano-germanico-celtico, innovando gli ancestrali legami di parentela a trasformare il capo politico nel ruolo di Rex gentium della propria tribù. Tutto questo fu propizio alla formazione dei cd. ‘Regni romano-barbarici’, costituitisi a partire dal V secolo d.C., e ne garantì l’integrazione nell’ Imperium Romanum , il modello di riferimento di civiltà integrativa/attrattiva che aveva favorito il consolidamento della religione cristiana, della Civitas e del Diritto romani, nonché della lingua e della cultura latine, anche fra le genti celtiche e germaniche, che ormai si identificavano coi popoli dell’area mediterranea e sud-europea.

    L’imprevedibile, però, accadde nel corso del IV secolo d.C.: gli Unni presero ad assaltare tutti gli imperi circostanti (Han in Cina , Gupta in India , Sasanide in Partia), invadendo poi le steppe russe e costringendo i popoli ivi stanziali (Goti orientali, Vandali, Avari, Alani) a migrare a ovest. Era l’epoca di Attila e delle cd. ‘invasioni barbariche’: gentes che abbandonarono le pianure orientali e invasero l’Italia , le Gallie del sud, l’Iberia e l’Africa settentrionale, ove stabilirono vari Regna autonomi, in seguito formalmente legittimati con un atto di sottomissione all’Imperatore di Bisanzio (in Pars Oriensis ), che riconosceva il titolo di Rex gentium , Dux o Magister Militum ai capi delle varie tribù e che consentì, di fatto, il loro avvicendamento al potere ai danni delle élite locali. Avvenne così che, nelle province dell’ Imperium in Pars Occidens , l’aristocrazia senatoria-burocratica e clericale d’origine romana o locale si trasferì nelle campagne (dando luogo a grandi possedimenti terrieri), per lasciare alla classe dei guerrieri germanici il potere politico nelle città, nel rispetto del Diritto romano e della burocrazia imperiale.

    Ma l’operazione di integrazione sociale dei ‘nuovi venuti’ non fu semplice e la costituzione dei Regna romano-barbarici si dimostrò un processo lungo e complesso: ai βάρβαρος non venne riconosciuta la cittadinanza romana e non fu concesso di unirsi giuridicamente ai Ρωμαΐος, essendo ancora vigente il divieto al mescolamento etnico ( connubium ). Pertanto, retti dalle magistrature militari romane e dai funzionari imperiali, i Regna barbarici mantennero il diritto pubblico e il sistema economico-sociale romani mentre lo Ius loci si arricchì di vari codici barbarici che agevolarono la pacifica convivenza fra società civile romana ed élite militare barbara, nonché fra il Cristianesimo ortodosso e l’arianesimo [⁴⁰] .

    Segue una sintesi storica sui principali Regna configuratisi fra IV e V secolo d.C. [⁴¹] :

    Regna Francorum [398 d.C.]: i Franchi (‘liberi’), una tribù isvetone stanziale nella Gallia Belgica e in Germania Inferior (Fiandre, Brabante, Lorena), erano guidati dalla dinastia dei Merovingi (stirpe della tribù Salii) che accolse la conversione al Cristianesimo ortodosso con Clodoveo I e conseguentemente s’impegnò nella lotta contro arianesimo e paganesimo. In virtù di quella promessa, provvidero a fondersi pacificamente con la popolazione gallo-romana pre-esistente e ad allearsi ai Vescovi e all’aristocrazia terriera, col cui aiuto poterono combattere i pagani Goti e conquistare l’intera Gallia (ex-Diocesi), dopo aver scacciato i Visigoti dall’Aquitania [507 d.C.] e annesso le terre dei Burgundi [534 d.C.]. Ottennero, poi, il riconoscimento della regalità sacralizzata dalla Chiesa Romana (con l’unzione e l’incoronazione vescovile) e dall’Imperatore d’Oriente (con la concessione del titolo di Rex Francorum), necessari a costruire alla fondazione di una società cristiana romano-galla-franca in cui vigeva un diritto misto romano-gallico (Epitome Sancti Galli) e convivevano l’élite guerriera franca con l’aristocrazia e il popolo gallo-romani. Il permanere del Diritto salico (Lex Salica, 511 d.C.) porterà a continue frazionamenti del Regna in feudi ereditari (Neustria, Austrasia, Burgundia e Aquitania), retti dai discendenti della dinastia Merovingia, che manterrà per secoli la leadership politica sulla Gallia, l’Allemania e la Renania (popolata da un mix di Franchi Ripuari, Alemanni e Suebi), costituendo un’area economica molto integrata e utile allo sviluppo dei commerci lungo i corsi del Reno e del Rodano, e fra i mari Mediterraneo e del Nord;

    Regna Burgundorum [407 d.C.]: i Burgundi, tribù gotica proveniente dalle terre a est dell’Oder, occuparono la Gallia Viennese e le Province delle Alpi (Provenza, Borgogna, Savoia e Svizzera occidentale), dove costituirono un Regna attorno all’intero corso del Rodano, annesso al Regno dei franchi nel 534 d.C.. Con il riconoscimento della regalità dall’Imperatore (titolo di Rex Burgundorum), andò a formarsi una comunità cristiana retta da un codice di diritto misto romano-barbarico (Lex romana-burgundiorum, 501 d.C.) e dall’élite militare burgunda, affiancata dall’aristocrazia latifondista e dalla classe clericale gallo-romana locale;

    Regna Visigotorum [418 d.C.]: i Visigoti, una tribù gotica proveniente dalla Mesia (ma la cui origine doveva essere nel Göthaland), dopo una rapida incursione in Italia (giunta fino a Roma!) occuparono l’Iberia centro-orientale, l’Aquitania, la Gallia Narbonense e la regione dei Pirenei. Mantennero scambi marittimi e relazioni politiche con Bisanzio e con gli altri Regna in Pars Occidens, conservando l’arianesimo e imitando il culto regale bizantino. Spinti oltre i Pirenei dai Franchi [507 d.C.], unificarono la penisola iberica (ex-Dioecesis Hispania) con l’annessione del Regna dei Suebi [585 d.C.], da tempo stabilitisi nel nord-ovest (411 d.C., Cantabria, Galizia, Asturie, Paesi Baschi, dove si erano fusi con le popolazioni di Baschi e Celtiberi preesistenti, in un mix populi che costituirà il fondamento del futuro Regno di Asturie-Leòn): l’élite visigota allora si convertì al Cristianesimo con Re Recaredo e avviò la riconciliazione con gli indigeni celtibero-romani, ottenendo il riconoscimento della regalità sacra dalla Chiesa Romana (con l’unzione vescovile) e dall’Imperatore bizantino (col titolo di Rex Visigotorum). Questo passaggio favorì la formazione di una comunità cristiana romano-celtibera-visigota, in cui vigeva un codice giuridico misto romano-gotico di leggi (Lex romana-visigothorum, 506 d.C. e Lex Visigothorum, 654 d.C.), guidata dall’élite militare gota in convivenza pacifica con l’aristocrazia ed il ceto clericale celtibero-romani;

    Regna Vandaloricum [435 d.C.]: altra tribù di stirpe gotica, i Vandali invasero le coste del nord-Africa, dopo esser stati espulsi dalla Spagna dai Visigoti, e vi costituirono un regno indipendente da dove partirono spedizioni coloniali nelle isole di Corsica, di Sardegna e di Malta, per lungo tempo. Dopo un breve periodo di federazione all’Imperium, questo effimero regno mai adeguatosi alla civiltà romano-bizantina venne annientato dall’Imperatore Giustiniano [535 d.C.];

    Regna Ostrogotorum [493 d.C.]: gli Ostrogoti, tribù gotica stanziatisi in Dacia alla fine del IV secolo d.C. (ma di origine orientale), occuparono l’ex-Diocesi Italia [⁴²] su commissione dell’Imperatore Zenone con lo scopo di scacciare gli Eruli (che con Odoacre avevano posto fine all’Imperium) e ricostituire il cuore della Pars in Occidens. Pur fedele all’arianesimo, Re Teodorico ‘detto il grande’ fu comunque insignito del titolo di Rex Romanorum dal sovrano bizantino, che intimò al Senatus Romanum di riconoscerne la legittimità. Ma nonostante il comune credo cristiano, fra Ostrogoti e Romani non si giunse mai alla formazione di una società mista, cosicché il potere rimase totalmente nelle mani dall’élite militare gota, la quale assoggettò l’aristocrazia senatoria e il Vescovato romani, strappandogli ogni possedimento e potere civile, nonostante l’emissione d’imperio di un codice di diritto misto romano-gotico (Edictum Theodorici, 520 d.C.). Anche questo regno fu distrutto dall’Imperatore Giustiniano [535 d.C.];

    Regna britannici [V secolo d.C.]: al momento del crollo dell’Impero d’Occidente, i Britanni si riappropriarono delle terre poste all’interno del Vallo Adriano (Dioecesis Britannia), guidati dal mitico capo-tribù celtico Riothanus, il quale costituì un Regnum Britannoricum in Cornovaglia [409 d.C.]. Nel resto delle isole britanniche risorsero i regni celtici di Cambria (o cd. ‘Pendragon’, 450 d.C.) nel Galles e di Caledonia in Scozia [400 d.C. Ca] [⁴³] e sul continente (nella penisola di Bretagna), dove venne fondato il Regnum Armorica da tribù celtiche di culto cristiano-celtico che avevano legami con la Dumnonia, che perdurerà fino alla conquista dei Franchi avvenuta nel IX secolo d.C..

    Giustiniano rimette ordine nell’Imperium

    Tale situazione estremamente frammentaria e variegata spinse Giustiniano I ad avviare una straordinaria quanto estemporanea impresa: riconquistare le terre occidentali dell’ Imperium per ricostituirne l’integrità politico-giuridica, sotto l’egida della Chiesa ortodossa riunificata, scossa dalle divisioni teologiche interne prodotte dai seguaci di diversi movimenti condannati come ‘eretici’ (arianesimo, monofisismo, gnosticismo), che da secoli erano motivo di lotte politiche e rivolte militari nella cristianità di epoca imperiale. Bisanzio promosse un’alleanza coi Franchi al fine di annientare e scacciare i Goti, gli ariani e i pagani dalle ex- Diocesi imperiali occidentali: così, in Italia fu combattuta la Guerra Gotica [535-553 d.C.], che determinò l’annientamento degli Ostrogoti e il ripristino del potere diretto bizantino a Ravenna (ultima capitale in Pars Occidens ) e a Roma (sede della Chiesa), con la Prammatica Sanctio (554 d.C.); i Franchi, invece, riuscirono a scacciare i Visigoti oltre i Pirenei e a debellare e sottomettere i Burgundi, mentre gli eserciti imperiali guidati dai generali Belisario e Narsete riconquistavano le coste spagnole e nordafricane, sterminando in modo definitivo la tribù dei Vandali.

    Lo scenario politico occidentale sembrava così stabilizzato, ma pochi anni dopo l’Italia venne nuovamente invasa da una tribù germanica: i Longobardi. D’origine scandinava, dopo un lungo pellegrinaggio oltre il limes, s’insediarono nella penisola italica (ad esclusione delle aree del Lido di Venezia e della Romagna , Umbria , Lazio , Puglia , Calabria , Sicilia e Sardegna , rimaste sotto il giogo dell’Impero Bizantino) per fondarvi il Regnum Longobardorum [568 d.C.], sopprimendo definitivamente il resto dell’aristocrazia senatoria romana! Tale regno, governato totalmente dall’élite dei guerrieri longobardi, che gestivano l’elezione del Rex nel consiglio dei Duces ( Arimanni ), sancì la netta spaccatura sociale e politica fra i nuovi venuti (ariani) e i Romani (ortodossi) che nemmeno Bisanzio riuscì a ricomporre: questo non impedì, però, che i Longobardi accogliessero l’influsso della cultura classica greco-romana e in seguito una lenta conversione all’ortodossia, grazie soprattutto all’opera dei monaci di Bobbio e di Papa Gregorio I ‘detto il magno’ . Con l’ Edictum Rotari [643 d.C.] si giunse così a una nuova κοινή romano-longobarda, la comunità cristiana assoggetta al diritto romano-longobardo e all’élite longobarda in cooperazione coi Vescovi romani, che fu garanzia della definitiva legittimazione politica da parte di Bisanzio col riconoscimento del titolo di Rex Longobardorum [680 d.C.], cui seguì incoronazione papale con la celebre ‘corona ferrea’ di Teodolinda .

    In generale, i Regna romano-barbarici esistiti fra il V e l’VIII secolo d.C. erano costituiti da un mix di popoli, di lingue e di diritto di matrice germanica e latino-romana, tutti assoggettati al potere sacralizzato del Rex, coadiuvato dall’élite guerriera, che governava per diritto di conquista e col dovere di difendere il proprio popolo, sfruttando una sfera pubblica ormai ridotta alle sole funzioni civili-amministrative. Fu questo il principale motivo per cui la tradizionale Res Publica romana si trasformò lentamente in proprietà diretta del capo politico-militare del Regnum [⁴⁴] , il quale per assicurarsi la protezione militare della propria Gens cominciò ad assegnare, in modalità temporanea, Feudes publicus ai vari Duces , garantendo loro i relativi diritti di rendita (era l’embrione del modello feudale e militare che si affermerà più avanti). Inoltre, normalmente nei Regna romano-barbarici vigeva il principio della ‘personalità del diritto’, che poneva una netta distinzione giuridica fra invasori-dominatori e Romani, nell’applicazione del diritto (romano oppure l’antico Ius gentium ). Importante fu il principio giuridico-politico di matrice germanica che legittimava il potere sacrale del Rex , scelto con l’elezione del nobile ritenuto ‘il più morale’ da parte dell’assemblea degli Arimanni, a cui seguiva l’incoronazione con unzione da parte del Vescovo (a recuperare la tradizione ebraica dell’unzione di Davide ) e infine l’attribuzione del ruolo Pater Patriae sulla popolazione appartenente al territorio posto sotto il suo dominio (principio di Ius soli ) [⁴⁵] . Si trattava di una rielaborazione del diritto imperiale romano adattata alla cultura germanica e alle esigenze di sovrintendenza sull’Occidente in onere alla Chiesa romana [⁴⁶] .

    La situazione fuori dall’Imperium

    Le terre oltre il corso del Reno e del Danubio rimasero quasi sempre esterne all’ Imperium , abitate da varie tribù germaniche (Angli, Sassoni, Turingi, Bavari) non organizzate politicamente e di fede pagana. Poi, anch’esse, pressate dalle migrazioni di altri popoli provenienti da est (Slavi, Avari e Bulgari), diedero vita a regni autonomi che, in seguito, vennero ‘romanizzati’:

    Regna anglosassoni [VI secolo d.C.]: tribù di Angli, Juti e Sassoni, originariamente stanziali nel nord della Germania e in Danimarca, invasero a più riprese le isole britanniche, finché riuscirono a costituire i nuovi Regna della ‘Eptarchia’ (Kent, Wessex, Essex, Sussex, Mercia, Northumbria e East Anglia), soggetti all’influsso culturale di Bisanzio e alla prassi religiosa dell’Arcivescovado cristiano di Canterbury: da lì, infatti, fu possibile trasmettere a quelle tribù l’eredità del classicismo e della civiltà romana, fino a costituire una Chiesa autonoma anglosassone organizzata in Diocesi sul modello di quella imperiale, che diventerà fondamentale per la successiva cristianizzazione del nord-Europa. Resistettero all’invasione anglosassone i regni britanno-romani di Cambria e dei Celti in Irlanda e in Scozia, che manterranno uno stato di guerra permanente contro gli invasori sino al successivo avvento di Dani e Normanni [IX secolo d.C];

    Regnum Bavarum [VI secolo d.C]: nelle ex-province imperiali di Norico, Rezia, e Pannonia andò a costituirsi un Ducatum autonomo [553 d.C.] retto da dinastie bavare in pieno accordo con l’episcopato retico-romano, che costruì nel tempo rapporti politico-diplomatici solidi con il Regna dei longobardi (molti Duces erano di origine bavara) e col Papato romano, poi rivelatisi propedeutici alla piena conversione al Cristianesimo dei Bavari. Anche in quelle regioni, si riuscì a garantire la continuità politico-culturale romana e della religione cristiana, oltre che l’uso del diritto romano (Lex Bawariorum, 744 d.C);

    Ducati germanici[V-VI secolo d.C.]: nelle regioni situate fra i corsi dei fiumi Reno, Danubio ed Elba, popolate dalle tribù germaniche degli Alamanni, dei Sassoni, dei Turingi e dei Franchi Ripuari, furono costituiti Ducati autonomi, governati direttamente dai Merovingi o da altri esponenti loro legati da vincoli dinastici, dell’aristocrazia franca. Essi non erano mai stati annessi all’Imperium, nonostante i numerosi tentativi di conquista dei Romani (venne infine costruito un muro di oltre 500 km fra Coblenza e Augusta per stabilire un confine con quelle popolazioni germaniche, che non resse alle invasioni del IV secolo d.C.): non esisteva, perciò, un forte influsso della cultura classica latina, né della religione cristiana, soprattutto nell’area più settentrionale della Sassonia, che rimarrà di fatto indipendente dal dominio franco fino al IX secolo d.C., e nella regione di Turingia, costituitasi a Regnum indipendente [450 d.C.] fino alla definitiva annessione dei Franchi [540 d.C.]. Nel momento in cui la dinastia dei Merovingi vacillò, la tribù alamanna raggiunse una breve indipendenza, testimoniata da una propria codificazione di diritto romano-germanico (Lex Alamannorum, 725 d.C.);

    Impero degli Avari [VII secolo d.C.]: l’intera regione dei Carpazi, situata a est del fiume Danubio, era stata abitata per secoli da vari popoli nomadi prima di cadere sotto il dominio politico del Khagan degli Avari, un popolo asiatico che invase l’area sottomettendo i popoli preesistenti e costringendo le tribù già romanizzate (Albanesi, Vlachi, Daci) a fuggire per ritirarsi nelle vallate montane dei Carpazi e dei Balcani;

    Impero dei Bulgari [VIII secolo d.C.]: le ex-Diocesi di Tracia e Moesia, collocate aldilà del basso corso del Danubio, furono invase dal popolo turcomanno dei Bulgari, che vi costituì un proprio Regna riconosciuto da Bisanzio con Foedus nel681 d.C., garantendo pacifica convivenza ai popoli grecofili residenti in Illiria e Albania. Ciononostante, per lungo tempo esso rappresentò una costante minaccia per l’Impero Bizantino e fu all’origine di conflitti continui e di un tentativo di imitatio Imperii represso dalla conversione cristiana [810 d.C.].

    L’Impero Bizantino: continuità della tradizione romana

    Con la dissoluzione della Pars in Occidens , l’Impero Romano ebbe continuità storica nella metà orientale che manteneva il controllo sulle Diocesi di Illiria , Grecia , Macedonia e Anatolia e sugli Esarcati di Puglia , Calabria , Sicilia , Ravenna , Roma e Cartagine (dopo la riconquista di Giustiniano I), garantendosi la leadership sul mondo cristiano e l’eredità della tradizione greco-romana (detta ‘classica ellenistica’). Questo significava dar continuità alla civiltà, al diritto, al sistema amministrativo e alla forma dell’Impero romani, dal quale quello bizantino si differenziava per il prevalere della lingua greca, della cultura ellenistica e dell’ortodossia cristiana. Infatti, il βασιλεύς di Bisanzio controllava tutta la Ecclesiae attraverso la nomina di Vescovi e Patriarchi e la guida dei vari Concili ecumenici e dogmatici, proteggendo le Communitas christianorum insite nelle Diocesi imperiali ( Defensor Ecclesiae ).

    La storia di Costantinopoli (il nuovo nome delle città greca di Byzantion ) è antichissima: infatti, da millenni la città dominava la via di comunicazione fra il mar Mediterraneo e il mar Nero (Bosforo, mar di Marmara, Stretto dei Dardanelli, Ellesponto), fungendo da trait d’union fra l’Europa e l’Asia sin dai tempi della colonizzazione spartana (VII secolo a.C.), vero crocevia dei commerci verso le steppe asiatiche, la pianura russa e l’Asia Minore. Una posizione strategica che rese necessario il sapersi destreggiarsi fra i diversi popoli che commerciavano in quell’area (Greci, Frigi, Lidi, Sciti, Ittiti), quindi, favorevole a sviluppare l’arte della diplomazia e della politica di alleanze. In effetti, durante le Guerre Persiane Bisanzio divenne una città-stato ostaggio del continuo ‘gioco di alleanze’, cedimenti e accordi fra le potenze greche e persiane. Poi, alleatasi a Roma [201 a.C.] che la affiliò all’ Imperium quale ‘libera città’, venne collegata via mare a Brindisi con la strada Equatia (attraverso la Calcedonia , Durazzo e Salonicco ), divenendo ben presto il centro nevralgico della Pars Oriensis , sfruttando l’espansione a est verso la Dacia e in Asia Minore. I diritti statuali speciali le consentivano di possedere mura, torri, e ville, oltre al privilegio di essere governata direttamente dall’ Imperator (a partire dal III secolo d.C.).

    La particolare posizione geopolitica di Bisanzio favorì, inoltre, l’accoglimento della civiltà ellenistica (poi detta ‘bizantina’), prodotto della fusione fra le culture greca e orientale e del culto del Sol Invictus , introdotto dall’Imperatore Aureliano nel 270 d.C. quale sincretismo di divinità di ogni provenienza (Giove, Mitra, Ermete, Mazda,…) e associato all’Impero. Diocleziano , in seguito, con la riforma tetrarchica impose definitivamente la cultura ellenistica nell’ Imperium , trasformandolo in teocrazia pagana ( Dominus et Deus ). Quando poi Costantino I, alleatosi alla Chiesa per riunificare nuovamente l’ Imperium [313 d.C.], operò la fusione del Cristianesimo col culto imperiale, decise di spostarne la capitale a Bisanzio e di darle il suo nome [330 d.C.]: fu l’inizio del cd.

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