Il Signore del Disordine - racconti weird fantasy
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Il Signore del Disordine - racconti weird fantasy - Evandro Straccini
mondi.
LO SPECCHIO MECCANICO
- Come sarebbe stato il futuro se avesse fatto seguito a questo Ottocento? - chiese lo Specchio Meccanico.
Furono le prime parole pronunciate dal dio-macchina. La sua voce aveva un suono che friggeva nell'aria. Una mescolanza di riverberi metallici e scariche elettriche. Non avrebbero potuto definirla in altro modo.
L'uomo davanti allo Specchio Meccanico alzò lo sguardo in cerca di un soffitto invisibile, che si perdeva nell'oscurità. L'aula era grande come la navata di una cattedrale. Così alta da occultarne la sommità. Lo Specchio Meccanico era sul lato lungo, o almeno, sembrava che ci fosse un lato lungo in quel brumoso ambiente.
Il dio-macchina era una specie di video ovale contenente un tremolante volto elettrico; azzurrognolo o grigiastro secondo il momento. Il volto era un insieme d'innumerevoli linee orizzontali, che scorrevano lentamente dal basso verso l'alto; qualcosa di poco più definito di un cronovisore. Tutto intorno all’ovale, la cui cornice era un insieme di ridondanti, stucchevoli motivi in arte Liberty, trovavano alloggio cigolanti macchinari in perpetuo movimento; occupavano l’intera parete: erano i propulsori che lo facevano vivere. Nell’aula echeggiavano ronzii, brontolii, schiocchi. Tutto accompagnato da sibilanti sfiati di vapore.
- Non ci sarebbe stato per nulla - rispose Adama. - Questo Ottocento è già un futuro impossibile. Terminale. Un paradosso temporale.
E lo dico con cognizione di causa. Un solo giorno in questa realtà è stato sufficiente per capire. Noah e io siamo Viaggiatori del Tempo, mica turisti sprovveduti...
Guardò la sua compagna di ventura. Rimembrò il motivo per cui erano finiti lì, ma...
- Da che anno provenite? - lo distolse dai pensieri il dio-macchina, nel tentativo di farlo cadere in trappola.
Adama fissò lo schermo. Non ci casco, bello mio
.
- Per te - rispose - non può esistere un arco temporale oltre il paradosso in cui sei intrappolato. L'anno da cui proveniamo non ha alcuna importanza; per te, è un numero privo di significato. Questo Ottocento è una prigione temporale.
- Davvero? - crepitò la voce. Poi modulò scariche, come una radio in cerca di frequenza. Sembrava una risata...
Nel 2232 la Macchina del Tempo captò una disarmonia nel flusso temporale, una biforcazione che sembrava provenisse dal secolo XIX. L'anno 1880, per la precisione. L'anno dopo che fu creato lo Specchio Meccanico. Ebbero il sospetto che stessero accadendo eventi che avrebbero potuto deturpare il corso della Storia, perciò decisero di inviare i due Viaggiatori del Tempo per compiere indagini nell'epoca presa in considerazione. Destinazione anno 1880.
... Incaricati di risolvere un paradosso temporale. E ora che siamo davanti alla matrice degli eventi, che cosa dobbiamo fare?
Avevano viaggiato nel tempo per ritrovarsi in un mondo estraneo: un'epoca inconcepibile, stando a quanto rinvenuto; un Ottocento che non era quello conosciuto. C’erano guerre in corso di cui mai avevano sentito parlare. E non erano come quelle studiate sui libri. Invece della cavalleria c'erano mezzi meccanizzati: autoblindi a vapore, giganteschi semoventi che sembravano corazzate su ruote, automi meccanizzati che i due visitatori non immaginavano nemmeno come potessero funzionare. C’erano macchine volanti che non erano mai esistite nell’Ottocento di cui avevano conoscenza. Le battaglie erano un unico stridore d’acciaio. Il mondo era dominato da società tecnologicamente assai avanzate, ma ferme allo sfruttamento del carbone e del vapore, prerogativa tecnologica di quel periodo storico. Ma lo sfruttamento dell'elettricità era in stadio avanzato, lo dimostrava l'esistenza del dio-macchina.
Siamo capitati in una rivoluzione industriale iperespansa: un’ucronia impossibile
.
Supposero che quel mondo, così come lo stavano valutando, fosse irreale, ma tangibile come il Secolo XXIII da cui provenivano. In quella realtà, sembrava che la Storia avesse già raggiunto la fine di ogni evoluzione. Da qualunque lato la si guardasse, non si intuiva il prosieguo delle epoche così come le conoscevano.
Finirono al cospetto dello Specchio Meccanico; così avevano detto che si chiamava la cosa che tutto controllava. I governatori che incontrarono strada facendo, raccontarono loro che il dio-macchina fu creato per mettere fine all'eterna guerra. Un elaboratore elettro-meccanico che facesse le veci di tutti i governi e risolvesse le diatribe rielaborando i quesiti ed emettendo la migliore risposta possibile.
Ma così
aveva pensato Adama non hanno fatto altro che creare un despota, un tiranno che controlla tutti i governi, tirandone le fila. La Storia insegna; una Storia che in questa realtà ancora non possono conoscere. Quel che sappiamo è che la guerra non è affatto finita, anzi, sembrerebbe continuamente alimentata dal dio-macchina, in modo da tenere impegnati i governi e il popolo. E dominare entrambi
.
- Ci ha attirato lui qui - aveva sussurrato Noah, non appena furono entrati nell’androne di un palazzo che sembrava infinito da qualunque angolazione lo si guardasse. - O comunque ci ha concesso di raggiungerlo. Altrimenti come potrebbe accadere che due perfetti sconosciuti come noi possano comparire davanti al dio-macchina?
- Non credo che siamo sconosciuti - aveva risposto Adama. - Credo che lo Specchio Meccanico voglia sfruttarci in qualche modo, che sappia esattamente chi siamo; qualcuno glielo avrà pur spifferato, prima di portarci qui.
Dopo aver taciuto per un po', meditabondo, aveva aggiunto: - Anche una macchina quasi perfetta può cadere in errore. Noi siamo Viaggiatori del Tempo e non ci può sfuggire una verità ormai chiara: suppongo che lo Specchio Meccanico voglia cancellare quest’epoca deviata dalla dimensione reale. Una diramazione temporale che egli stesso ha erroneamente creato. Una trappola che decreterebbe la fine della Storia; una fine a cui non può sfuggire nemmeno il dio-macchina.
Noah aveva faticato a concepire una simile incongruenza.
- A modo suo, ma sta chiedendo aiuto - aveva spiegato Adama. - E sa che cosa vogliamo; non è sprovveduto come sembra. Sa che siamo qui per cancellare il suo errore. Questo fantomatico Ottocento deve essere annullato. Per concedere alla Storia di progredire, andare avanti. E ne vuole approfittare per sopravvivere lui stesso. Per uscire dalla trappola in cui lui stesso si è cacciato.
- Dunque c’è stato uno sdoppiamento della realtà - aveva intuito Noah. - Il mondo del Secolo XXIII è quello sviluppatosi dall’Ottocento che abbiamo conosciuto, di certo non da questo Ottocento in cui ci hanno spediti. Lo Specchio Meccanico ha sviluppato in se stesso le peculiarità di una Macchina del Tempo. Ma non è in grado di risolvere il paradosso temporale.
- Per questo ci siamo qui noi. Le due realtà non devono mai venire a contatto, o comunque non devono interferire l'una con l'altra, altrimenti il cammino del tempo si fermerebbe qui, se non implodesse addirittura, mettendo fine all'esistenza.
- Ma perché avrebbe creato questo paradosso temporale?
- Secondo me per ottenere una realtà che potesse dominare. In questo livello dimensionale tiene in guerra costante le nazioni, distraendole dal dominio che esercita su di esse. Qui non hanno capito che creando un dio-macchina si sono messi nei guai da soli. Ma lo Specchio Meccanico è rimasto intrappolato a sua volta, capisci? È un labirinto senza uscita.
Dopo che Adama ebbe risposto alla domanda riguardante l'anno da cui provenivano, lo Specchio Meccanico si produsse in quella minacciosa risata. Poi se ne stette zitto per qualche istante, sfrigolando appena; il suo volto ondeggiava lentamente, come una foglia su uno specchio d'acqua.
Infine introdusse il problema. - Confermo di essere stato io a richiamarvi dal futuro per cancellare la realtà sdoppiata e consentire il prosieguo della Storia, così come la conoscete. Non è difficile per me interferire con la vostra Macchina del Tempo. Quella che vi ha portato qui.
Adama sollevò un sopracciglio. Ma guarda...
- Dovete annullare questo mondo distaccato dalle coordinate del tempo, eliminare questo livello dimensionale perturbatore, questa epoca che non può esistere. Altrimenti voi nemmeno esistereste.
- Hai creato un paradosso temporale - confermò Noah. - E chissà perché non sei più in grado di risolverlo...
- Non un paradosso temporale - gracchiò lo Specchio Meccanico. - Una bipolarità del tempo. Esistono due realtà dell’Ottocento: questa, e quella della vostra Storia, dalla quale si è sviluppata l’epoca da cui provenite.
- Ma è stata una tua precisa volontà - ribatté Adama. - Tutto è asservito alla tua tirannia. Volevi creare un mondo da dominare. Ora ti sei accorto del tuo errore, poiché questo Ottocento ipertecnologico va a tarpare le ali a qualunque avvenire: hai creato la fine della Storia. La tua. E hai bisogno di noi perché apparteniamo alla realtà tangibile. Hai bisogno di noi per rientrare in essa. Ma noi siamo il punto di contatto fra la realtà fittizia e quella... reale. Ciò è molto pericoloso. Le due realtà non devono mescolarsi.
Lo Specchio Meccanico continuò a ronzare. Non rispose.
- Vuoi ristabilire il percorso storico tramite noi Viaggiatori del Tempo - riprese Adama. - Vuoi abbandonare la dimensione da te creata ristabilendo la realtà dell’Ottocento reale, quello veramente accaduto. Hai bisogno di un’altra realtà, la vera Storia, per poter dominare anche quella, poiché l’Ottocento da te creato ti escluderebbe ogni via. Ecco perché ci hai chiesto da che anno proveniamo: per poter dominare anche la nostra epoca.
Il ronzio meditativo dello Specchio Meccanico non variò di un'ottava.
- L’escursione in questa realtà ci ha fatto capire che sei tu, lo Specchio Meccanico, il tiranno supremo di questo mondo - precisò Noah. - Non ti basta questa realtà distorta, in cui ti sei intrappolato, vuoi conquistare anche quella in cui si è sviluppata l’epoca da cui proveniamo.
- La diramazione dimensionale non può esistere - affermò Adama, dopo il prolungato silenzio del dio-macchina. - Abbiamo capito che c’è un’unica soluzione...
Non aveva ancora terminato di parlare che Noah estrasse la rivoltella e fece