Solomon Sawyer - Neve rossa: Ciclo: Solomon Sawyer
By Luca Mazza
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About this ebook
Fantasy - racconto lungo (34 pagine) - “Il mio Dio è un martello.
Il tuo è morto inchiodato.”
Il tallone di una tirannia di ferro calpesta libertà e religioni, segregando i sudditi in città da incubo.
Sul margine dell’apocalisse, i crociati di una fede in estinzione si oppongono all’oppressore con il ferro e il fuoco del dogma.
Ma non esiste redenzione, nella cenere.
Non c’è speranza, nel ghiaccio.
Solo la certezza che nessuna carne verrà risparmiata.
Luca Mazza è nato a Bologna nel 1980. Maturità classica, laurea in Scienze Motorie, come autore è stato selezionato in diverse antologie: Zappa&Spada, Acheron Books 2017, con il racconto Il monco il lurco la laida; Thanatolia, Watson 2018, con il racconto L’Inferno non ha mappe; L’orrore di Lovecraft, Esecranda 2018, con il racconto Eggregora. Ha curato l'antologia N di meNare, Lethal Books 2018; ha fondato il sito Ignoranza Eroica e ne cura la pagina su Facebook. Collabora con Heroic Fantasy Italia e Italian Sword&Sorcery con racconti e approfondimenti.
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Solomon Sawyer - Neve rossa - Luca Mazza
9788825408829
I.
– Buona notte drugo! – Le Cimici mi scaricano nella cella come un sacco di carbone. – E goditela, che è l’ultima.
Clangori, risa grasse, tacchi che sprofondano nella struttura. Ora posso gemere. I boia di Regime sanno bene il mestiere: bronchi abrasi, unghie scalzate, genitali spremuti. Sono un unico nodo di dolore.
Striscio.
La cella è angusta. Niente assi o bugliolo, solo una finestra sbarrata. Sputo un fiocco di sangue. Il bagliore scheletrico della luna dà manforte al lume nel corridoio. Mi accascio al muro, polsi tibie gola in catene, e rifletto che una mano di calce non sarebbe un danno. Più mani.
Guardo fuori, senza vederli, le ciminiere e i tetti gobbi di Celtenham. La lingua idrata le labbra rotte. Cerca, tra i molari, l’alloggio vuoto della capsula di cianuro.
Chi ci ha venduti ha fatto si che ci prendessero vivi. Per farci sputare i nomi, le basi. Io non ho aperto bocca, se non per ingoiare l’acqua marcia dei boia.
Ma altri lo hanno fatto, o adesso non sarei qui, ad ascoltare i rantoli del loculo attiguo. Un vecchio, tutto costole e parassiti, stagionato dal carcere. Puzza di dissenteria e croste. Cachessia terminale.
Oltre le sbarre nuvole rosse pugnalano gli astri, che ammiccano indifferenti. Le nevi sulle colline sembrano soffiate di sangue.
– Non sono più le stesse. – Il vecchio non stava dormendo. Mi fissa, tramite la gabbia. – Le stelle – precisa. – Ero un cosmista, nell’Armata. Dopo l’Eclissi il loro moto è diverso. Privo di senso, di relazione. Come tutto il resto.
Sedermi mi estorce un carosello di smorfie.
– Perché ti hanno internato? – domando, ma mica mi frega. Domani sarò morto. – Hai sbagliato un oroscopo?
– Niet. – Il teschio ridacchia e tossisce. – Ho fatto due guerre, e nove campagne. Reni e petto fottuti. Poi mi hanno sbattuto sottoterra a estrarre bauxite. C’erano delle Prolet. Gentili, con me. Lo facevano senza essere costrette, panjmajo? Le ho aiutate a nascondere i loro figli. Io non ne ho mai avuti. Tradimento. Ergastolo.
Inspiro, espiro. – E le Prolet?
– Assegnate alle Caserme. Saranno andate, adesso. Me lo auguro.
Non chiedo che fine hanno fatto i bambini, tanto si sa.
Parametri Minori: ghetto dei Robota. Parametri Maggiori: deportazione.
Un tempo sabotavamo i Nautili che salpavano dall’isola. Stivati come agnelli, i bambini più gracili schiattavano. Selezione. Pianta forte per le truppe di Regime, o per i Laboratori.
– Tu, invece? – Il vecchio insiste. Sarà una vita che non dà fiato alle corde. L’alito ammazza. – Sei uno di quelli che predicano o che sparano?
Sotto il sangue rappreso ha scorto la mia croce sulla mimetica grigio-ruggine. È sveglio, l’ergastolo non gli ha cariato il cervello.
– Cosa predichi a fare, se nessuno ti ascolta? – sospiro.
– Vi ho combattuti, una volta. – Altra tosse, orrida. – Siete ossi duri. Ma non ho mai capito cosa vi spinge a morire. – Silenzio. Pesante come mola. – Lui vi ha abbandonato, non è chiaro? Ci sono prove dovunque: i raccolti uccisi, le piante bruciate. Le Cortine. – Il vecchio ansima catarro. – Gli Aborti. Li ho visti, sulle Sadlands. Nessuna Fede, nessun Dio permetterebbe a orrori simili di camminare sulla Terra. Il suo tempo è scaduto. E anche il vostro.
– Dall’enfasi che ci metti si direbbe