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Io sono Pietro
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Io sono Pietro

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Chi sono stati i Templari? Coloro che non hanno mai creduto che Pietro avesse avuto il “mandato” o la parola di Cristo nell’edificare la Chiesa. Da qui nasce il grande inganno del cattolicesimo. Io vorrei essere Pietro in un Tribunale della teologia per smantellare la bugia della teologia stessa. Pietro sapeva e sa tutto ciò. Un cattolico senza la parola di Cristo.
Io sono Pietro e dico la Verità oltre il buio della teologia!


Pierfranco Bruni è nato in Calabria. Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all'Estero, è presidente del Centro Studi “Grisi”.
Ha pubblicato libri di poesia (tra i quali "Via Carmelitani", "Viaggioisola", “Per non amarti più", "Fuoco di lune", "Canto di Requiem"), racconti e romanzi (tra i quali vanno ricordati "L'ultima notte di un magistrato", "Paese del vento", "L’ultima primavera", “E dopo vennero i sogni", "Quando fioriscono i rovi"). Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D'Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro. Numerosi sono i suoi testi sulla letteratura italiana ed europea del Novecento.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e si considera profondamente mediterraneo. Ha scritto, tra l'altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo", giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.
LanguageItaliano
PublisherPasserino
Release dateMay 31, 2019
ISBN9788834128312
Io sono Pietro

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    Io sono Pietro - Pierfranco Bruni

    Pierfranco Bruni

    Io sono Pietro

    The sky is the limit

    UUID: bbf81270-83d2-11e9-b1b0-bb9721ed696d

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice

    L'urlo dei Templari

    Premessa per un viaggio

    L’avventura e il destino dei Templari

    I luoghi sacri della memoria

    La percezione del Centro

    Chi condannò Cristo?

    Sono io a pregare per voi

    Il decaduto Occidente

    La modernità è sul sentiero

    La vendetta non salva

    Chi condannò Cristo?

    Perché difendo Pietro?

    Rinnegare!

    L'urlo dei Templari

    Chi sono stati i Templari? Coloro che non hanno mai creduto che Pietro avesse avuto il mandato o la parola di Cristo nell’edificare la Chiesa.

    Da qui nasce il grande inganno del cattolicesimo. Io vorrei essere Pietro in un Tribunale della teologia per smantellare la bugia della teologia stessa.

    Pietro sapeva e sa tutto ciò. Un cattolico senza la parola di Cristo.

    Io sono Pietro e dico la Verità oltre il buio della teologia!

    Premessa per un viaggio

    Nella metafora della ricerca del Santo Graal c’è la nostalgia di un incontro tra due mondi. Quello arturiano e quello evangelico. O meglio l’oriente e l’occidente. E da questo incontro la leggenda e il mito hanno una spiegazione letteraria certamente, ma, soprattutto, simbolica. Parcifal e Lancillotto sono i segni del viaggio. Metafore ancora non del ritorno ma costantemente del viaggio. Eppure è profondo il senso di nostalgia che permea l’avventura di quel mondo.

    Parcifal usa una fraseologia simbolica che è quella dell’attesa ma che resta sempre chiusa all’interno della favola del viaggio. Dirà a Lancillotto: Penso che dovremo ritornare sui nostri passi, perché se ci perdiamo, non riusciremo a ritrovare la strada. Mentre Lancillotto è quello che prosegue e s’incammina nell’avventura.

    C’è un mito costante che attraversa il medioevo. La favola che s’intreccia nelle storie medievali ha una sua spiegazione in termini poetici. In fondo il medioevo è un mondo di costruzione metafisica e di passione spirituale scrive Erberto Petoia nell’introduzione a Miti e leggende del medioevo. Ma se il mito del Graal, la straordinaria leggenda del castello perduto, del calice che nutre e della lancia che sanguina, non rivelerà forse mai il suo significato profondo, alterato o velato nei nostri romanzi medievali (come scrive Yves Bonnefoy) è proprio perché, come dice Petoia, il Medioevo di per se stesso rappresenta un’epoca storica ambigua: da un lato un mondo fantastico, onirico, in cui tutto sembra scorrere e svolgersi in maniera armonica, dall’altro un mondo in cui tutti i casi della vita hanno forme esteriori molto violente".

    L’immaginazione e il fantastico sono nella quotidiana ricerca di un’identità che è fatta prevalentemente di offerte oniriche, le quali hanno una chiave di lettura che si presta a più interpretazioni. Sul piano di una rivelazione mitica gli elementi onirici s’intrecciano con quelli religiosi e nel c’era una volta la favola è appunto il chiavistello di una dimensione in cui non manca il contraddittorio e l’ambiguo.

    Nel mito c’è l’immaginazione. E l’immaginazione vive perché coesistono, come dice Cassirer, il linguaggio e il mito. Il medioevo è, appunto, la rivelazione di quest’immaginario che si afferma nel c’era una volta. Un universo fatto di simboli. In quest’universo i popoli si cercano e s’incontrano. Ma questa loro ricerca è soprattutto un andare alle origini, un ritrovarsi ritrovando la loro infanzia attraverso un percorso che si racconta grazie ad una costante forza nostalgica.

    Se non ci fosse la nostalgia non avrebbero senso né i miti né le leggende. Perché, come afferma Salvatore Tufano in Miti e leggende nordiche: "I racconti fantastici, sfavillanti vetrine di un mondo ormai sommerso- ‘il mondo mitico’, per l’appunto-

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