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Le sorelle della vendetta
Le sorelle della vendetta
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Le sorelle della vendetta

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Fantasy - racconto lungo (34 pagine) - Amore e vendetta nella Grecia degli dèi e degli eroi 


Un uomo bello come Apollo si presenta alle Erinni, le dee della vendetta, con una richiesta insolita: la donna che amava, Glauce, la regina delle Amazzoni, è morta, e vuole che loro scoprano chi l’ha uccisa. Affascinate dal mortale, le tre divinità si mettono alla caccia del colpevole, tra battibecchi e gelosie reciproche. Una caccia che le condurrà nel cuore della Grecia antica, fra centauri, satiri e guerriere fino alle mura di Troia, assediata dagli Achei. Ma il mortale ha nascosto loro molte informazioni, e le sue motivazioni non sono quelle che pensano.


Liudmila Gospodinoff è medico e vive tra Roma e la Sabina. Ha pubblicato cinque racconti sui Gialli Mondadori, altri racconti su riviste e antologie. È stata vincitrice del concorso Giallo sulla Gialla nel 2017. Ha vinto la 34a edizione del Premio WMI e la quarta selezione di FantasyMagazine. Per Delos Digital ha pubblicato una saga fantasy dal titolo La Città delle Ombre, un racconto per History Crime dal titolo Dietro la maschera e, come coautrice, due romanzi brevi della serie horror The Tube. Sempre per Delos Digital è curatrice della collana Passione criminale.

LanguageItaliano
PublisherDelos Digital
Release dateJun 25, 2019
ISBN9788825409468
Le sorelle della vendetta

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    Le sorelle della vendetta - Liudmila Gospodinoff

    9788825406955

    Prologo

    – Quell’uomo lo conosco – disse Aletto.

    Era seduta su un muretto, e sudava sotto il sole ardente. Le sorelle smisero di sventagliarsi e seguirono il dito puntato verso le banchine del porto, brulicanti di folla.

    – Qual è? – chiese Tisifone.

    – Quello che sta caricando una cesta di pesci.

    Megera arricciò il naso. – Non è un uomo – precisò. – È uno schiavo.

    – Era venuto a chiedere il nostro aiuto, tempo fa – insistette Aletto.

    Tisifone scosse la testa. – Ti sbagli. Me lo ricorderei.

    Arrossì un poco. Aveva un debole per gli umani, sua sorella, ridacchiò tra sé Aletto, divertita. Nel caso specifico, però, non poteva darle torto.

    – Non era uno schiavo, quando l’abbiamo conosciuto – replicò. Si appoggiò a un mucchio di reti da pesca. – Guardate gli occhi – aggiunse.

    Proprio in quel momento l’uomo si voltò verso di loro. Una scintilla gli illuminò lo sguardo, più azzurro di quello di Atena, mentre le riconosceva.

    – Addio anonimato – sbuffò Megera. – Adesso comincerà a strillare: ecco le Erinni! Le dee sono tra noi, attenti! E tutti si ammasseranno intorno a noi a caccia…

    – Ma certo! – Tisifone le assestò una gomitata nel costato. – Adesso ricordo! La storia delle amazzoni!

    Per un attimo sembrò che Megera stesse per far pagare caro alla sorella il colpo che le aveva inferto; poi il volto le si illuminò, mentre la memoria di quanto era successo le invadeva la mente.

    – Ma certo! – esclamò. – Avevamo appena scatenato una carestia in Arcadia, una faticaccia. Ci eravamo appena sedute a riprendere fiato…

    1. Aletto

    – Permettete?

    L’uomo era bello come Apollo, ma c’era qualcosa di fragile e di fiero, nei lineamenti, che solo gli umani possono avere. Era in piedi accanto al tavolo, a rispettosa distanza. Indossava un chitone di lana grezza e portava un coltello alla cintura. Con la mano destra teneva stretta al petto un’anfora dozzinale. Un pastore, probabilmente.

    Fu Megera a rispondere, come al solito: – Cosa ci porti? – chiese.

    L’uomo inclinò l’orcio. Resina e frutta solleticarono le narici, evocando l’allegria leggera dell’ebbrezza. – Vino.

    Megera fece schioccare la lingua, un verso che poteva essere preso per compiacimento o disprezzo. L’uomo, che aveva gli occhi fissi sul suo volto, parve optare per la seconda ipotesi. – Ho altri doni – disse.

    Posò l’anfora per frugare nella borsa. Estrasse il pugno chiuso e lo aprì luccicante d’oro. Con un gesto veloce sparse tre vezzi di perle sulla tavola. Aletto lo fissava diffidente, ma nel suo volto leggeva solo una soddisfazione tremolante d’ansia. Portò lo sguardo sui gioielli. Le perle non erano perfette, ma abbastanza belle da meritare la loro attenzione: il tempo di vuotare un paio di coppe.

    – Non ho dimenticato che apprezzate una pecora nera in sacrificio – aggiunse l’uomo. – È là fuori che aspetta.

    Megera gli piazzò gli occhi in faccia. – Ci stavi cercando – disse.

    – Da molte lune – assentì.

    – Che cosa vuoi?

    – Quello che vogliono tutti: vendetta.

    – Siediti – ordinò Tisifone. Aletto scosse leggermente la testa, la sorella aveva un debole per gli umani. Però non trovò niente da eccepire quando il pastore riempì loro le coppe, solerte e rispettoso come Ganimede alla mensa di Zeus, prima di mettersi a sedere sull’orlo di uno sgabello. Le iridi azzurre, intense

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