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Fra' Diavolo nella cinematografia
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Ebook96 pages37 minutes

Fra' Diavolo nella cinematografia

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Il personaggio di Fra' Diavolo, ai secoli Michele Pezza, affascina da sempre artisti, letterati e cineasti. In particolare la "settima arte" ha dedicato al leggendario brigante una vasta produzione cinematografica che ha visto attori e registi di fama internazionale cimentarsi in numerose produzioni di vario genere. Attraverso immagini d'epoca e resoconti scritti, Fra' Diavolo nella cinematografia rivisita le pellicole che, in forma diversa, hanno contribuito ad alimentare la leggenda di Fra' Diavolo.
LanguageItaliano
Release dateJun 26, 2019
ISBN9788833464138
Fra' Diavolo nella cinematografia

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    Fra' Diavolo nella cinematografia - Alfredo Saccoccio

    Fra’ Diavolo nella cinematografia

    di Alfredo Saccoccio

    Direttore di Redazione: Jason R. Forbus

    In copertina: Dennis King, nel film Fra’ Diavolo, di Hal Roach e Charles Rogers. Dal libro Fra’ Diavolo di Gian Dauli, ovvero Giuseppe Ugo Nalato

    Fotoriproduzioni di Giuseppe Manzo (bartsudio.it)

    ISBN 978-88-33464-13-8

    Pubblicato da Ali Ribelli Edizioni, 2019©

    Saggistica – Storia e Cultura

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    È severamente vietata la riproduzione, anche parziale del testo, effettuata con qualsiasi mezzo, senza l’espressa autorizzazione dell’Editore.

    Alfredo Saccoccio

    FRA’ DIAVOLO NELLA CINEMATOGRAFIA

    Edizioni

    Sommario

    Fra' Diavolo nella cinematografia

    Duecentoquarantotto anni fa nasceva, ad Itri, uno straordinario personaggio che avrebbe fatto parlare di sé e fa parlare ancora, sotto tutti i profili. Si tratta di Michele Arcangelo Domenico Pasquale Pezza, meglio conosciuto come Fra’ Diavolo. I francesi delle armate di Napoleone Bonaparte che invasero il Regno di Napoli lo definirono brigante perché si oppose a loro con tutte le forze. In realtà, lui non era altro che un insorgente, un guerrigliero che lottava per la propria terra, il Sud d’Italia.

    Spesso il nome di Michele Pezza è associato a quello di celebre brigante. Non ci sorprendiamo. È più difficile sradicare una leggenda che promuovere la verità e, quanto a quella che concerne Fra’ Diavolo, romanzieri e musicisti l’hanno ormai troppo diffusa da lunga pezza, senza parlare delle vecchie passioni antiborboniche, che hanno trovato gusto a deformare la realtà storica. I francesi – è noto – dettero quell’appellativo a tutti i realisti che lottarono, nel 1799 e nel 1806, contro la loro violenta conquista, come l’avevano regalato ai generosi figli della Vandea. E ciò allo scopo di screditarne l’azione di valore e di fedeltà, oltre che di coraggio immenso. Però, già dal 1829, un ufficiale del regno italico, sereno ed onesto storico, Cesare De Laugier, metteva in guardia contro l’infamia di quel titolo, così come, nel 1911, un autorevole storico francese, Jacques Rambaud, nella splendida monografia Naples sous Joseph Bonaparte, faceva notare che si era troppo abusato di quell’epiteto di brigante.

    È significativo, per la verità e la giustizia, che altri storici transalpini abbiano oggi analizzato e valutato l’importanza di quel vasto movimento insurrezionale del reame di Napoli, che ebbe un carattere politico-religioso degno di attenzione.

    È ora che Fra’ Diavolo, una delle più originali individualità del nostro passato politico-militare, dalla tumultuosa, vorticosa vicenda umana, segnata da un umiliante stigma nigro lapillo, sia riaccreditata pienamente e mondata di colpa. È ora che la storia trionfi sulla leggenda oscura, tragicamente tenebrosa, che adombra e avvolge ancora la fama di un soldato sfortunato, colpevole soltanto di aver mancato il successo finale. In quell’ora di follìa collettiva, cagionata dal grande rivolgimento sociale, la cronaca fu scritta, come sempre, dai vincitori e, quindi, servì poi a fabbricare la pseudostoria che ancora si insegna nelle nostre scuole per screditare l’antica sovranità borbonica.

    Fenomeno, questo, costante, che si ripete ad ogni avvenimento storico che turbi gli abituali rapporti sociali, specie per quanto riguardano gli interessi e la religione. Senza la rivoluzione francese, scrisse Balzac nello studio su Caterina dÈ Medici, la critica applicata alla storia avrebbe certamente preparato gli elementi per una buona e vera storia di Francia. Così dicasi per l’Italia.

    Il temuto e famoso legittimista, al quale furono troppo spesso attribuiti orrori ed iniquità commessi da altri capimassa, è pienamente rivalutato, tra gli altri, da

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