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Jeremy Rifkin. IL SECOLO BIOTECH. Il commercio genetico e l'inizio di una nuova era. Baldini&Castoldi, Milano 1998.

Traduzione dall'americano di Loredana Lupica. Titolo originale: The Biotech Century . Copyright 1998 by Jeremy Rifkin. All rights reserved. This edition published by arrangement with Jeremy P. Tarcher/Putnam a member of Penguin Putnam Inc.

INDICE.

Nota sull'autore. Nota introduttiva (di E. Chargaff). Ringraziamenti. Introduzione. 1. Il secolo biotech. - La fine dell'era industriale. - Una nuova matrice operativa. - Isolare e ricombinare i geni. - Rifare il mondo. - Trasformare noi stessi. - Dall'alchimia all'algenia. 2. Brevettare la vita. - Recintare l'ultima frontiera. - La vita come invenzione. - Pirateria biologica. - Gli esseri umani come propriet intellettuale. - Verso una svolta. 3. Una seconda genesi. - Una nuova minaccia ambientale. - Un'ecologia profetica. - La roulette ecologica. - Le armi genetiche. - La sofferenza animale. - I diritti degli animali. - La salute dell'uomo. - Geni in via di estinzione. 4. Una civilt eugenetica. - Il passato eugenetico americano. - Alla ricerca del sangue migliore . - Un'eugenetica dal volto umano . - La terapia estrema.

- Un pendio scivoloso. - La responsabilit genetica. - Bambini su misura? - Un codice a prova d'errore. 5. La sociologia del gene. - Natura contro educazione. - Una politica geneticamente corretta. - Discriminazione genetica - Scelte difficili. 6. Il D.N.A. nel computer. - La carta stampata e l'era industriale. - Il nuovo linguaggio della biologia. - Il matrimonio tra geni e computer. 7. Reinventare la natura. - Darwin e il pensiero industriale. - L'evoluzione dell'informazione. - Una cosmologia postmoderna. 8. Un commento personale. Bibliografia.

NOTA SULL'AUTORE. Jeremy Rifkin, presidente della Foundation on Economic Trends a Washington, si occupa di studiare come l'innovazione scientifica e tecnologica potr influire sull'economia, sul lavoro, sulla societ e sull'ambiente. In qualit di economista esperto in scenari ha collaborato con capi di Stato e ministri di vari Paesi del mondo. E' autore di quattordici libri tradotti in quindici lingue. "La fine del lavoro", edito da Baldini&Castoldi nel 1995, diventato un autentico caso editoriale nel campo delle pubblicazioni di economia.

NOTA INTRODUTTIVA. Nel corso della storia le rivoluzioni pi importanti si sono spesso rivelate tutt'altro che positive per coloro che le avevano volute o in nome dei quali erano state provocate. Gli ultimi trent'anni sono stati teatro di una rivoluzione biologica di proporzioni impensabili, di cui peraltro molte persone non sanno assolutamente nulla. Laddove per molti secoli lo scopo della scienza stato quello di aiutarci a comprendere i meccanismi di funzionamento della natura, negli anni pi recenti le scienze, in modo particolare le scienze naturali, hanno assunto un carattere che potremmo definire manipolatorio: in buona sostanza, cercano di ingannare o raggirare la natura tutte le volte che ne hanno l'opportunit. Processi che, in condizioni appunto naturali , avrebbero richiesto migliaia di anni per verificarsi, oggi possono venire realizzati nell'arco di una notte. Gli aspetti genetici e di sviluppo della vita vengono ora manipolati ed possibile produrre nuovi organismi viventi

con caratteristiche alterate. Il destino della nostra specie, viste queste premesse, potrebbe quindi riservarci enormi cambiamenti. Quello che Jeremy Rifkin ha scritto uno splendido libro sull'avvicinarsi di quello che potremmo definire il secolo delle biotecnologie , un libro ricco di informazioni che, per quanto ne so io, vengono raccolte e presentate per la prima volta in forma cos esaustiva. E' un libro che merita di essere letto da tutti, tanto dagli ottimisti quanto dai pessimisti. Erwin Chargaff (Professore emerito di Biotecnologia presso la Columbia University di New York. Le Leggi di Chargaff , da lui formulate, posero le premesse scientifiche per la scoperta della struttura a doppia elica del D.N.A.).

RINGRAZIAMENTI. Vorrei ringraziare Jon Akland, che mi ha assistito in qualit di ricercatore. La sua diligente ricerca e la sua implacabile attenzione per i dettagli sono state preziose per la preparazione di questo testo. Voglio anche ringraziare Stuart Newman, Martin Teitel e Ted Howard per avere letto le prime bozze del libro e per aver fornito suggerimenti e commenti assai utili a migliorare il lavoro; Anna Awimbo per i suoi costruttivi interventi redazionali, che hanno aiutato il libro ad attraversare le sue varie fasi; Clara Mack e Joyce Wooten, il cui contributo stato prezioso nella preparazione del manoscritto. Vorrei ringraziare in maniera speciale il mio vecchio amico Jeremy Tarcher e il mio "editor" Mitch Horowitz, la cui assidua assistenza nella fase editoriale ha aiutato a organizzare le idee presenti in questo libro. Vorrei inoltre estendere i miei personali ringraziamenti al mio editore Joe Fotinos per la sua valida assistenza e per il sostegno assicuratomi fin dall'inizio. Per finire vorrei ringraziare Carol Grunewald, moglie e compagna di viaggio, i cui consigli sono stati incorporati virtualmente in ogni pagina, aiutandomi a fare di un'opera in fieri un libro compiuto. E inoltre la ringrazio per avermi suggerito di scrivere questo testo alle soglie del secolo delle biotecnologie. La sua ostinazione largamente responsabile di tale impresa.

Per i miei nipoti David, Susan, Gregory, Michael, Jonathan, Dayna, Rachel, Traci, Mark e per tutti i membri delle future generazioni che affronteranno le molte opportunit e le sfide del secolo biotech.

INTRODUZIONE.

Pi di vent'anni fa scrissi, con Ted Howard, un libro intitolato "Who Should Play God?". In quel libro parlavamo delle promesse e dei rischi di una nuova tecnologia che stava emergendo, e della quale poche persone avevano sentito parlare, chiamata ingegneria genetica. Mentre discutevamo i molteplici vantaggi che si sarebbero ottenuti da questa rivoluzione scientifica, avvertivamo i pericoli che ne sarebbero potuti nascere. Fra le altre cose, avevamo predetto che specie transgeniche, chimere animali, cloni, bambini in provetta, l'affitto di uteri, la fabbricazione di organi umani e la chirurgia del gene umano si sarebbero tutti realizzati prima della fine di questo secolo. Avevamo inoltre affermato che lo "screening" per le malattie genetiche sarebbe diventato una pratica diffusa, sollevando

problemi molto seri di discriminazione genetica da parte di datori di lavoro, compagnie di assicurazione e scuole. Avevamo espresso la nostra preoccupazione per la crescente commercializzazione del pool genetico della Terra (l'insieme formato dai geni di tutte le specie viventi) da parte di aziende farmaceutiche, chimiche e biotecnologiche, e sollevato questioni a proposito dell'impatto potenzialmente devastante e a lungo termine che il rilascio nell'ambiente di organismi prodotti dall'ingegneria genetica avrebbe potuto avere. A quell'epoca, biologi molecolari, leader politici, giornalisti scientifici e mass media in genere, autori di opere scientifiche e divulgative liquidarono le nostre previsioni definendole allarmistiche e inverosimili, affermando che la scienza della quale avevamo scritto era distante almeno cento anni, forse alcune centinaia di anni. L'opinione comune fra la maggior parte degli scienziati che lavoravano nel nuovo campo, era che non fosse necessario esaminare le implicazioni sociali, economiche, etiche e ambientali di quello che veniva definito un futuro del tutto ipotetico . Nei vent'anni trascorsi dalla pubblicazione di quel libro, ogni conquista scientifica e tecnologica che avevamo predetto si puntualmente verificata. Nonostante ci, i leader della comunit scientifica, i media, il governo e la comunit economica, fatte alcune eccezioni di rilievo, rimangono riluttanti, oggi come ieri, a impegnarsi in un ampio dibattito pubblico su quello che ha tutta l'aria di essere l'esperimento pi radicale che il genere umano abbia mai realizzato nei confronti del mondo naturale. Sottolineo questo fatto non con rancore ma, piuttosto, per mettere in chiaro il modo in cui questa scienza stata presentata all'opinione pubblica. E' difficile negare, ad esempio, che, in occasione di ogni nuova scoperta nel campo dell'ingegneria genetica, la stampa abbia sempre dedicato poco spazio all'altra faccia della medaglia . Di solito, questo lato stato presentato sotto forma di digressione o di ripensamento critico, spesso ben nascosto all'interno dell'articolo nel tentativo di dare alla notizia una veste di vaga obiettivit. Va riconosciuto che la stampa ha scavato pi profondamente in alcuni dei pi preoccupanti problemi sollevati dalle nuove tecnologie, specialmente per ci che concerne lo "screening" genetico e la discriminazione genetica. Nonostante ci, l'opinione pubblica stata nel complesso esposta a un flusso ininterrotto di rivelazioni mirabolanti e in larga misura acritiche sulle recenti scoperte della genetica, con pochi tentativi di esaminare i rischi pi complessi, le trappole e i pericoli che vanno di pari passo con la rivoluzione biotecnologica: tutti temi che, una volta iniziato il secolo delle biolotecnologie, dovranno essere comunque posti all'attenzione pubblica. Chi volesse passare in rassegna i due decenni di notizie sulla rivoluzione biotecnologica, nei giornali a grande tiratura, nella stampa economica e nei media in generale, si renderebbe conto di quanto spazio sia stato dedicato alle tesi dei genetisti e delle industrie biotecnologiche e di quanto poco spazio invece sia stato dato alle legittime preoccupazioni sollevate da un crescente numero di critici. Raramente sono state sollevate perplessit sui rischi della nuova scienza e delle sue applicazioni commerciali da parte di chi si occupa di ricerca o dei suoi finanziamenti. L'unica eccezione che viene in mente una moratoria autoimposta e di breve durata effettuata dai biologi molecolari a met degli anni Settanta, a proposito delle ricerche sullo "splicing" genico, in attesa dell'approvazione di linee guida federali atte per lo sviluppo di protocolli di sicurezza nei laboratori di biotecnologia americani. Anche in questo caso gli scienziati erano motivati pi da questioni di responsabilit personale e istituzionale che dalla preoccupazione per le conseguenze che una possibile fuga di organismi genetici alterati avrebbe potuto avere sull'ambiente. Il 26 luglio 1974, undici fra i maggiori esponenti del nuovo campo della biologia molecolare pubblicarono una lettera aperta nella quale chiedevano ai loro colleghi di autoimporsi una moratoria sulla conduzione di esperimenti ad alto rischio con il D.N.A. ricombinante: questo per avere il tempo necessario a preparare una discussione sulle questioni di

sicurezza insite nella nuova ricerca. Durante una conferenza di aggiornamento tenutasi ad Asilomar, in California, nel febbraio del 1975, centoquaranta biologi provenienti da diciassette Paesi si riunirono per considerare i rischi ambientali e sulla salute che sarebbero potuti derivare dagli esperimenti di D.N.A. ricombinante. La stampa scientifica riport che molti, se non tutti, i partecipanti all'incontro erano intenzionati a continuare le loro ricerche opponendosi a qualsiasi regolamentazione. Un articolo apparso su Science News descriveva l'atteggiamento tenuto dagli scienziati ad Asilomar come inflessibile, autoindulgente e conflittuale (1). Verso la fine della conferenza, si aveva la sensazione che la moratoria non sarebbe stata mai applicata. Ma lo stato d'animo mut bruscamente il terzo giorno, quando alcuni avvocati illustrarono le responsabilit giuridiche di quei ricercatori che avrebbero creato un rischio biologico . L'ultimo relatore, il professor Harold Green della facolt di Giurisprudenza dell'Universit George Washington, attir l'attenzione dei partecipanti con un intervento intitolato Come la legge, e i suoi aspetti pi convenzionali, possono incastrarti in una causa legale multimiliardaria (2). Le preoccupazioni finanziarie ebbero la meglio. La mattina successiva, nella seduta finale della conferenza, gli scienziati sottoscrissero un programma di sicurezza in due punti. Stabilirono delle categorie di esperimenti vaste e generali rappresentanti i diversi gradi di rischio e designarono la tipologia delle precauzioni che secondo la loro opinione avrebbero potuto arginare ogni potenziale rischio all'interno dei laboratori. Svilupparono inoltre il nuovo concetto di contenimento biologico accordandosi sull'uso del batterio "Escherichia coli" indebolito quale organismo ospite da utilizzare per le chimere di D.N.A. ricombinante. Gli scienziati speravano che l'uso di questo ospite biologicamente debole avrebbe impedito la sopravvivenza di qualsiasi chimera nell'ambiente naturale. Lo schema di classificazione dei rischi fu successivamente ridefinito dagli Nih (National Institutes of Health, il corrispondente americano del nostro Istituto Superiore di Sanit, n.d.t.), che redasse dettagliate linee guida che stabilivano quattro livelli di rischio e i relativi requisiti di sicurezza necessari. Un ristretto, coraggioso gruppo di biologi molecolari, e un numero consistente di ecologi, hanno da tempo discusso dell'argomento, esprimendo preoccupazione su alcuni degli aspetti pi inquietanti dell'emergente rivoluzione biotecnologica, spesso mettendo a rischio la loro stessa carriera. Secondo il mio giudizio, essi sono veri eroi, anche se del tutto sconosciuti. La risposta dell'establishment scientifico e dell'industria a ogni tipo di dubbio, critica o preoccupazione sempre stata tutt'altro che generosa. Il dibattito vero e proprio sempre stato tenuto ai margini e, di quando in quando, soffocato da un establishment che vede in ogni dubbio, preoccupazione o riserva un attacco diretto e immediato alla libert di ricerca e alla scienza stessa. I critici, me compreso, sono stati ripetutamente definiti luddisti, vitalisti, allarmisti, e fondamentalisti, per aver espresso preoccupazioni sulla strada imboccata dalla nuova scienza. Fin dagli esordi di questa nuova scienza, coltivo la speranza che, prima o poi, impareremo la lezione delle due pi recenti rivoluzioni scientifiche del diciannovesimo e del ventesimo secolo nella fisica e nella chimica. Entrambe hanno portato al genere umano grandi benefici, ma anche enormi problemi. Forse, se le generazioni precedenti fossero state maggiormente disposte ad aprire per tempo un dibattito approfondito, franco e pubblico sui potenziali rischi e sulle promesse di queste due rivoluzioni, prima ancora che esse incominciassero la propria corsa, noi e, cosa ancora pi importante, i nostri figli, non ci saremmo trovati a dover pagare il crescente conto ambientale, sociale ed economico lasciatoci in eredit dell'et moderna. Sebbene la porta si stia chiudendo assai rapidamente, noi tutti abbiamo ancora l'opportunit di affrontare in anticipo alcune delle domande pi spinose a proposito della nuova rivoluzione biotecnologica. Vorrei per precisare che le questioni che, a mio parere, circondano questa nuova rivoluzione tecnologica sono complesse e non facilmente

riducibili a un secco aut aut. Se si trattasse solo di condannare un'enorme e sconfinata intrusione nelle nostre vite, sarebbe sufficiente una breve polemica per mettere a nudo la terribile natura della nuova scienza che sta incombendo su di noi. Ma questa nuova scienza molto pi complicata. L'ingegneria genetica rappresenta, allo stesso tempo, sia le nostre pi entusiasmanti speranze e aspirazioni, sia le nostre paure e apprensioni pi profonde. Ecco perch la maggior parte dei dibattiti sulle nuove biotecnologie sono, e sempre saranno, cos accesi. Esse vanno al cuore della nostra identit. I nuovi strumenti sono l'espressione suprema del controllo da parte dell'uomo, ci aiutano a concepire e definire come vorremmo essere e come vorremmo che fosse il resto della natura. Le biotecnologie sono strumenti per sognare , giacch ci danno il potere di creare una nuova visione di noi stessi, dei nostri figli, della nostra vita e, fatto importante, del potere di agire su di essa. Ho dedicato molto tempo a descrivere la schiera di prodotti e di metodi delle nuove biotecnologie che stanno per arrivare sul mercato, come a fornire liste dettagliate delle numerose aziende di avanguardia impegnate in questa rivoluzione tecnologica. Mi sono occupato anche di ci che i suoi sostenitori nelle comunit della ricerca e degli affari andavano dicendo di essa, spesso non senza esagerazioni e a proprio beneficio. Quando un collega lesse una prima bozza di questo libro comment che la lista dei particolari citati era cos invitante da chiedersi se non stessi difendendo la causa delle biotecnologie. La mia risposta fu s e no. Chi non riconoscerebbe per buoni alcuni degli straordinari progressi usciti dai laboratori di biotecnologia? Sono troppe le aspirazioni e i desideri sollecitati dalle nuove tecnologie dell'ingegneria genetica. Esse promettono una qualit di vita migliore. Alcuni, ma non tutti, di questi prodotti e di questi nuovi servizi esaudiranno tali promesse. Solamente il pi acceso oppositore direbbe: Non riscontro alcuna utilit nella nuova scienza e nella nuova tecnologia . Di fatto alcuni prodotti dell'ingegneria genetica un'utilit ce l'hanno, e grande, ed questo che rende il dibattito cos interessante, complesso e provocatorio. D'altro canto, la nuova scienza genetica solleva domande molto pi preoccupanti di qualsiasi altra rivoluzione tecnologica della storia. Nel riprogrammare i codici genetici della vita, ad esempio, non rischiamo una fatale interruzione di milioni di anni di sviluppo evolutivo? E la creazione artificiale della vita, non potrebbe implicare la fine del mondo naturale? Non sussiste il rischio di diventare alieni in un mondo popolato da creature clonate, chimeriche e transgeniche? La creazione, la produzione di massa e il rilascio su vasta scala nell'ambiente naturale di migliaia di forme di vita manipolate geneticamente non causeranno un danno irreversibile alla biosfera, facendo dell'inquinamento genetico una minaccia per il pianeta ancora pi grave dell'inquinamento nucleare e chimico? Che conseguenze potrebbe avere, per l'economia globale e per la societ, ridurre il pool genetico del mondo allo stato di propriet intellettuale brevettata sotto il controllo esclusivo di un ristretto gruppo di multinazionali? Che influsso avr sulle nostre pi profonde convinzioni, la prassi di brevettare la vita? Quale sar l'impatto emotivo e intellettuale dell'esperienza di crescere in un mondo dove tutte le forme viventi sono trattate come invenzioni e come propriet commerciali ? Che cosa significher essere uomini in un mondo dove i bambini vengono progettati geneticamente e alterati in utero, e dove le persone vengono identificate, stereotipate e discriminate in base al loro genotipo? Che rischi corriamo quando cerchiamo di progettare esseri umani perfetti ? Ho scritto questo libro per esplorare tali problemi e alcune delle numerose altre domande che devono essere sollevate prima di chiuderci in un futuro dominato dall'ingegneria genetica. Le nuove tecnologie elaborate per il mercato commerciale dovranno essere analizzate molto pi ampiamente negli anni a venire, se vogliamo minimizzare i rischi per le generazioni future e per le altre creature impegnate con noi nel viaggio della vita.

Il secolo delle biotecnologie ci si presenta sotto forma di un grande patto faustiano. Davanti a noi brilla il miraggio di grandi progressi, di scoperte e di un grande futuro pieno di speranza. Ma, per ogni passo avanti che compiamo nel mondo nuovo , la domanda a quale prezzo? ci assilla. Questo libro affronta soprattutto il valore e il costo, i guadagni e le perdite di una tale svolta - sia su scala personale sia mondiale. I rischi che accompagnano il secolo delle biotecnologie sono sinistri almeno nella stessa misura in cui le gratificazioni sono seducenti. Confrontarci con le luci e con le ombre della biotecnologia aiuter ciascuno di noi a prevedere il cammino che ci attende. Ho il sospetto che alcuni lettori termineranno la lettura convinti che, nel complesso, i benefici superano i rischi, finendo per guardare con fiducia all'ingegneria genetica. Altri lettori, invece, si opporranno alla maggior parte di queste rivoluzioni tecnologiche, forse a tutte. Ci saranno, inoltre, quelli che si porranno nel mezzo, speranzosi ma anche preoccupati, combattuti e insicuri su come considerare le meraviglie e le disgrazie che promettono di accompagnare il nostro viaggio nel secolo della biotecnologia. Le posizioni delle persone, peraltro, non sono scolpite nella roccia. Gli sviluppi della tecnologia, della scienza e dell'economia, negli anni a venire potrebbero rafforzare, ridimensionare o indebolire le certezze del passato. Per ora, l'obiettivo pi importante quello di porre questa nuova scienza e queste tecnologie al centro dell'interesse pubblico. E' necessario approfondire pubblicamente il dibattito sui pro e i contro delle nuove tecnologie. Dobbiamo inoltre capire, nello svolgere questa discussione, che la tecnologia dell'ingegneria genetica non un fatto compiuto, ma molto pi semplicemente una soluzione fra tante. Gli esseri umani fanno la storia scegliendo tra diverse possibilit e priorit. Il concetto di libero arbitrio fondamentale per un serio dibattito sull'argomento in questione. Il problema, in ultima analisi, non come imparare a convivere con le nuove tecnologie genetiche, ma se, e a quali condizioni, vogliamo che esse facciano parte della nostra vita. Se non siamo in grado di elaborare il concetto di accettare con riserva le nuove tecnologie, allora quello che noi consideriamo un dibattito sar molto meno di un esercizio di calligrafia e avr poco peso. D'altra parte, se si ritiene che la tecnologia sia inevitabile, allora una reale discussione del tutto inutile. Ho lottato su come avrei potuto introdurre in queste pagine i miei personali punti di vista, e di quanto avrei dovuto lasciar parlare l'informazione. Alcuni lettori potrebbero pensare che non ho dato abbastanza pareri personali, altri, al contrario, potrebbero sostenere che spendo troppo tempo nel presentare le mie opinioni. Certamente non ho fatto alcun tentativo di nascondere le mie inclinazioni e i miei pensieri, che anzi formano una sorta di commento che va dall'inizio alla fine del libro; tuttavia, ho voluto lasciare qualche momento di respiro, qualche spazio aperto per consentire al lettore di meditare personalmente all'interno di un confronto fra posizioni opposte. Spero che le pagine che seguono risultino equilibrate. Su di un punto, tuttavia, penso che si potr essere tutti d'accordo: le nuove tecnologie dell'ingegneria genetica influenzeranno profondamente la nostra vita, richiedendo a ognuno di noi di impegnarsi, a vari livelli, nella discussione sui valori in gioco. Ho scritto questo libro, alla vigilia di quello che molti nella comunit scientifica ed economica chiamano il secolo delle biotecnologie , pensando a due sensazionali progressi. In primo luogo, la rivoluzione genetica e la rivoluzione dei computer si sono unite a formare una falange scientifica, tecnologica e commerciale, una realt nuova e potente che promette di influire profondamente tanto sull'individuo singolo quanto sulla collettivit. In secondo luogo, molte delle scoperte scientifiche che avevamo predetto pi di vent'anni fa stanno adesso uscendo dai laboratori per invadere il mondo del commercio, portandoci ad affrontare, per la prima volta, le promesse e i pericoli di questa nuova era . Un dibattito aggiornato e pacato sui molti argomenti sollevati dalla rivoluzione biotecnologica un dovere a cui non possiamo pi sottrarci.

Ho scelto di non esaminare benefici e inconvenienti derivanti dall'introduzione di biotecnologie alternative: vale a dire le pratiche ecologiche sostenibili, come colture biologiche, energia solare e medicina preventiva. Tuttavia, ho fatto un breve cenno a quest'altra visione del secolo delle biotecnologie nel capitolo Un commento personale . Un esame meditato e completo di queste ulteriori prospettive richiederebbe un'analisi separata e un libro di almeno uguale consistenza. In alcuni casi ho riveduto e aggiornato materiale preso da editoriali, articoli, saggi e libri che ho scritto in passato e che sono rilevanti per il dibattito attuale. Il capitolo Reinventare la natura , originariamente in parte apparso all'interno di un saggio che scrissi pi di quindici anni fa, dove prevedevo la confluenza dell'informatica e della biologia in un'unica rivoluzione scientifica, tecnologica e commerciale. A quell'epoca, per, la bioinformatica non si era ancora sviluppata e i computer e la tecnologia del software giocavano solamente un ruolo marginale nella nascente rivoluzione biotecnologica. Adesso tutto questo cambiato. Il matrimonio fra computer e genetica, negli ultimi dieci anni, uno degli eventi dominanti della nostra era e promette di apportare trasformazioni radicali pi di qualsiasi altra rivoluzione tecnologica della nostra storia. Ho cos revisionato e apportato sostanziali cambiamenti al mio saggio Reinventare la natura e l'ho incluso nel libro nella convinzione che oggi sia molto pi rilevante per il dibattito pubblico di quando lo scrissi. Stiamo entrando in un nuovo secolo e in un nuovo millennio carichi, nello stesso tempo, di promesse e aspettative, ma anche di interessi e dubbi crescenti. Spero che questo libro possa contribuire a un'accurata discussione sulle possibilit e sulle scelte che ci attendono. Jeremy Rifkin Washington D.C. 10 gennaio 1998.

NOTE ALL'INTRODUZIONE. N. 1. Weinberg, Janet H., "Decision at Asilomar", Science News , 22 marzo 1975, p. 196. N. 2. Rogers, Michael, "The Pandora's Box Congress", Rolling Stone , 19 giugno 1975, p. 77.

1. IL SECOLO BIOTECH.

Nella sua storia l'umanit non si mai trovata impreparata come oggi di fronte a nuove opportunit, a sfide e a rischi tecnologici ed economici. Nei prossimi decenni il nostro stile di vita sar trasformato molto pi radicalmente di quanto non sia avvenuto nei precedenti cento anni. A partire dall'anno 2025 noi e i nostri figli potremmo vivere in un mondo totalmente differente da quelli conosciuti nel passato. In poco pi di una generazione il nostro concetto di vita e il significato dell'esistenza saranno radicalmente modificati. Le vecchie e collaudate ipotesi sulla natura, compresa la natura umana, saranno completamente ripensate. Molte delle pi arcaiche abitudini riguardanti la sessualit, la riproduzione, la nascita, la paternit e la maternit potrebbero essere parzialmente abbandonate. Saranno ridefinite anche le idee di

uguaglianza e democrazia al pari di nozioni come libero arbitrio e progresso . Probabilmente cambieranno anche il nostro senso di societ e la coscienza di noi stessi, come gi successe agli albori del Rinascimento nell'Europa medievale di pi di settecento anni fa. Alla creazione di questa nuova corrente sociale contribuiscono molte forze convergenti. Al centro si trova una rivoluzione tecnologica che non ha pari nella storia quanto a potere di ricostruire noi stessi, le nostre istituzioni e il nostro mondo. Gli scienziati stanno cominciando a riorganizzare la vita a livello genetico. I nuovi strumenti della biologia stanno offrendo una serie di opportunit per rimodellare la vita sulla Terra, accantonando definitivamente opzioni che hanno resistito per millenni nella storia dell'evoluzione. Di fronte ai nostri occhi si stende un paesaggio ancora sconosciuto alla nostra geografia, i cui contorni stanno per prendere forma nelle centinaia di laboratori di biotecnologia delle universit, delle agenzie governative e delle aziende di tutto il mondo. Se le promesse delle nuove scienze si realizzeranno anche solo parzialmente, le conseguenze per la societ e per le generazioni future saranno enormi. Qui espongo solamente pochi esempi di quello che potrebbe accadere nei prossimi venticinque anni. Un ristretto numero di aziende multinazionali, di istituzioni di ricerca e di governi potrebbe riuscire a ottenere il brevetto di tutti i 100 mila geni che compongono il corredo genetico della razza umana, e dl tutte le cellule, gli organi e i tessuti che formano il corpo umano. Le stesse organizzazioni potrebbero inoltre ottenere brevetti analoghi per decine di migliaia di microrganismi, piante e animali, fatto che consentirebbe loro di conquistare un potere senza precedenti nella storia: dettare i termini secondo i quali noi e le nostre generazioni future condurremo le nostre vite. L'intera agricoltura potrebbe ritrovarsi nel bel mezzo di una grande transizione, con una quantit sempre maggiore di cibo e di fibre fatte crescere con l'aiuto di batteri all'interno di giganteschi bagni di coltura, il tutto a un prezzo molto inferiore a quello delle variet che crescono sul terreno. Il cambiamento verso questa agricoltura "indoor" potrebbe far presagire l'eliminazione dell'era agricola, durata dalla rivoluzione neolitica di alcune decine di migliaia di anni fa fino alla rivoluzione verde dell'ultima met del ventesimo secolo. Se da un lato l'agricoltura "indoor" potrebbe significare maggiori disponibilit di cibo a costi contenuti, dall'altro milioni di contadini, sia nei Paesi in via di sviluppo sia in quelli gi sviluppati, potrebbero essere sradicati dalla loro terra incentivando uno dei pi grandi sconvolgimenti sociali nella storia del mondo. Decine di migliaia di nuovi batteri, virus, piante e animali transgenici potrebbero essere immessi negli ecosistemi della Terra per scopi commerciali che vanno dal rimedio biologico alla produzione di combustibili alternativi. Alcune di queste innovazioni, tuttavia, potrebbero distruggere la biosfera del pianeta, diffondendo nel mondo un inquinamento genetico assai pericoloso e con effetti, a volte, addirittura mortali. Gli usi militari delle nuove tecnologie potrebbero avere gli stessi effetti devastanti sulla Terra e sui suoi abitanti. La possibilit di una guerra biologica basata sull'ingegneria genetica potrebbe rappresentare, nel prossimo secolo, una minaccia per la sicurezza globale non meno seria di quella rappresentata dalle armi nucleari di oggi. La clonazione di animali e di esseri umani potrebbe diventare una prassi corrente, e la replicazione , per la prima volta nella storia, potrebbe rimpiazzare parzialmente la riproduzione . Cloni di animali prodotti geneticamente e in massa potrebbero fungere da industrie chimiche nel cui sangue e nel cui latte sintetizzare grandi quantit di prodotti chimici e di farmaci a basso prezzo. Potremmo inoltre assistere alla creazione di una serie di nuovi animali chimerici, compresi ibridi uomo/animale. Per esempio l'uomo-scimmia, met uomo e met scimmia, potrebbe diventare una realt. Gli ibridi uomo/animale potrebbero essere largamente usati come soggetti sperimentali nella ricerca medica e

come donatori di organi per i trapianti esogeni (xenotrapianti). La creazione artificiale e la diffusione degli animali clonati, chimerici e transgenici potrebbero significare la fine del mondo naturale e la sua sostituzione con un mondo bioindustriale . Alcuni genitori potrebbero scegliere di concepire i figli in provetta e di crescerli in uteri artificiali esterni al corpo umano, per evitare i fastidi della gravidanza e per garantire un ambiente sicuro e trasparente attraverso il quale monitorare lo sviluppo del bambino prima della nascita. Si potrebbero produrre trasformazioni genetiche nei feti umani in utero con lo scopo di correggere malattie e disturbi letali e per migliorare l'umore, il comportamento, l'intelligenza e l'aspetto fisico. I genitori potrebbero scegliere le caratteristiche dei figli, alterando in misura radicale il concetto stesso di paternit e di maternit. I bambini progettati potrebbero aprire la strada all'avvento di una civilt eugenetica nel ventunesimo secolo. Milioni di persone potrebbero conoscere nei dettagli il loro corredo genetico, e avere cos la possibilit di guardare nel proprio futuro biologico. Questo tipo di informazione potrebbe dare il potere di predire e di pianificare la vita di ognuno in maniera fino a oggi impossibile. La stessa informazione genetica , d'altra parte, potrebbe essere usata dalle scuole, dai datori di lavoro, dalle compagnie assicurative e dai governi per determinare i percorsi educativi, le assunzioni e i premi assicurativi, dando origine a una nuova e virulenta forma di discriminazione basata appunto sul profilo genetico . Le stesse nozioni di societ e di giustizia potrebbero esserne trasformate. La meritocrazia potrebbe lasciare spazio alla genetocrazia , con individui, gruppi etnici e razze sempre pi catalogati in base al genotipo, dando il via all'emergere di un informale sistema di caste biologiche nei Paesi di tutto il mondo. Il secolo della biotecnologia potrebbe portare nella nostra vita quotidiana alcuni o molti di questi cambiamenti, e forse molti altri ancora, modificando profondamente la nostra coscienza individuale e collettiva, il futuro della nostra civilt e la biosfera stessa. I vantaggi e i rischi di quella che alcuni chiamano l'ultima frontiera tecnologica sono nello stesso tempo eccitanti e agghiaccianti. Tuttavia, a dispetto delle formidabili potenzialit e delle terribili minacce di questa straordinaria rivoluzione tecnologica, l'attenzione del pubblico stata fino a ora focalizzata sull'altra grande rivoluzione tecnologica del ventesimo secolo: i computer e le telecomunicazioni. La situazione sta tuttavia per cambiare. Dopo aver percorso per oltre quarant'anni a gran velocit itinerari paralleli, l'informatica e le scienze della vita vanno lentamente fondendosi in una singola forza tecnologica ed economica. Il computer viene usato sempre pi per decifrare, organizzare e gestire le molteplici informazioni genetiche che sono la risorsa grezza dell'emergente economia delle biotecnologie. Gli scienziati che lavorano nel nuovo campo della bioinformatica stanno iniziando a immagazzinare le informazioni genetiche di milioni di anni di evoluzione e a creare un nuovo e potente genere di banche dati biologiche . L'enorme quantit di informazioni genetiche in esse contenute vengono usate dai ricercatori per ricreare il mondo naturale. Il sodalizio fra geni e computer alterer per sempre la realt ai livelli pi profondi dell'esperienza umana. Per cominciare a comprendere l'importanza dell'enorme mutamento che sta avvenendo nella nostra civilt, importante fare un passo indietro e vedere da vicino il percorso storico che ne ha preparato il terreno. Questo cambiamento rappresenta un punto di svolta per la civilt: siamo alla vigilia di una grande trasformazione della storia del mondo; stiamo assistendo al trapasso di una grande era economica e nel contempo siamo in preda ai dolori del parto che preludono alla nascita di un'altra. Siccome il passato sempre preludio al futuro, il nostro viaggio nel secolo della biotecnologia deve iniziare con una considerazione sul mondo che ci stiamo lasciando alle spalle. - La fine dell'era industriale.

Il ciclo dell'era industriale sta per finire. E' stato un momento particolare della storia del mondo, caratterizzato da forza e da velocit. Abbiamo cercato dentro la Terra e abbiamo trovato luce solare immagazzinata da milioni di anni sotto forma di carbone, petrolio e gas naturali: una risorsa di energia apparentemente illimitata che sarebbe stata sfruttata con l'aiuto delle macchine a vapore, e pi tardi della dinamo, per accelerare lo sviluppo di quello che abbiamo chiamato progresso materiale. Il nostro senso del luogo e dello spazio ne stato radicalmente modificato. Milioni di esseri umani nel mondo furono sradicati dalle loro case contadine e dalle loro terre avite e costretti a farsi strada nei nuovi insediamenti urbani, dove cercarono un nuovo tipo di lavoro in industrie debolmente illuminate e in angusti uffici, lontano dal mutare delle stagioni e dagli antichi costumi e riti della civilt contadina. I continenti furono attraversati dai binari e, subito dopo, dai pali del telegrafo, dai fili del telefono e da chilometri di strade pavimentate: tutto ci cambi la nostra percezione del tempo e delle distanze. I fratelli Wright presero il volo , e pochi anni dopo Henry Ford cominci a fornire a ogni famiglia americana un'automobile a benzina. I fusi orari e la velocit della posta annunciarono un'accelerazione nel ritmo della vita; nelle scuole, nel lavoro, nelle case, si parlava di efficienza, il nuovo mantra di un secolo aerodinamico, produttivo e orientato verso il futuro . Dovunque furono posate fondamenta in cemento armato e costruite impalcature, aprendo la strada a un mondo verticale fatto di scintillanti cattedrali laiche di ferro, acciaio, alluminio e vetro. Dopo aver lavorato, vissuto e socializzato fianco a fianco per secoli, abbiamo avviato un esperimento nuovo e radicale: vivere in un isolamento relativo, uno sopra l'altro, sempre in cerca di quell'obiettivo sfuggente che abbiamo chiamato realizzazione personale. E' stata un'epoca di grande abbondanza per alcuni e di crescente povert per altri: i grandi magazzini e, pi tardi, i giganteschi "shopping centre" sono stati riempiti di articoli esotici e insignificanti, di cibi indispensabili, ma anche di oggetti artisticamente pregevoli. Per milioni di persone la moda ha preso il posto della necessit. Gli scienziati e gli ingegneri sono diventati le nostre nuove autorit in tutto ci che era importante: i loro punti di vista e le loro idee furono richiesti, riveriti, lodati e registrati. E' stato il secolo della fisica e della chimica. Abbiamo fatto capolino nel microscopico mondo degli atomi e degli elettroni e riscritto il libro della natura con le scoperte della meccanica quantistica e con la teoria della relativit. Gli scienziati hanno diviso l'atomo, imbrigliato una nuova forma di energia molto pi potente di qualsiasi altra conosciuta dall'uomo e creato la bomba atomica. Fisici e ingegneri hanno portato l'uomo sulla Luna e lo hanno riportato sulla Terra mentre i chimici si cimentavano con la creazione di nuovi tipi di materiali sintetici. La plastica, una curiosit all'inizio del secolo, si diffuse dappertutto, diventando essenziale per la nostra vita come l'aria che respiriamo. I fertilizzanti e i pesticidi sintetici hanno ridisegnato il paesaggio agricolo, contribuendo a sfamare una popolazione umana che raddoppiava ogni due generazioni (1). Abbiamo costruito vasti sistemi fognari sotterranei, purificato e aggiunto anidride carbonica alle acque; abbiamo migliorato l'alimentazione e incrementato le aspettative di vita di oltre un ventennio. Gli ingegneri hanno creato gli apparecchi a raggi X e pi tardi la risonanza magnetica nucleare (R.m.n.). Nel campo della medicina i ricercatori ci hanno dato vaccini, anestetici, antibiotici e altri farmaci miracolosi. Ora siamo molto vicini al termine di questo periodo, unico nella storia del mondo: l'era industriale durata cinque secoli e si diffusa su sei continenti, cambiando radicalmente lo stile di vita e di lavoro degli esseri umani e il loro stesso mondo. Ma stata soprattutto un'epoca il cui propellente era un'energia estratta dalla terra, economica e abbondante. Considerate un tempo pressoch inesauribili, le risorse di carburante dell'era carbonifera

stanno attualmente calando progressivamente, a causa del notevole aumento della loro estrazione e del loro relativo consumo. Seguendo la guerra del golfo Persico in televisione, notte dopo notte, e vedendo centinaia di torri di pozzi petroliferi incendiate nel deserto del Kuwait e milioni di barili di petrolio che bruciavano, per settimane e anche mesi a volte, ci siamo resi conto di quanto il mondo moderno dipenda da questo prezioso carburante. Man mano che le nostre riserve energetiche si depauperano, si avvicina il momento in cui ci toccher pagare il conto della grande variazione di entropia causata dall'era industriale, il che ci obbliga a considerare la passivit del bilancio dell'et moderna. La nostra ricchezza stata comprata a caro prezzo. L'energia consumata bruciando combustibili fossili per centinaia di anni ha cominciato a dare i suoi risultati, causando un aumento dell'effetto serra nella biosfera. La temperatura globale pi elevata sta modificando la biochimica del nostro pianeta, minacciando di produrre nel prossimo secolo variazioni climatiche e di temperatura di proporzioni incalcolabili. Anche il solo aumento di poco meno di 3 gradi centigradi nella temperatura media del pianeta, prodotto dai gas serra, rappresenta il cambiamento pi significativo nel clima della Terra da migliaia di anni. Un surriscaldamento di questa entit potrebbe portare allo scioglimento delle calotte polari, a un aumento generale del livello dell'acqua del mare e all'erosione delle coste; alcune isole e nazioni potrebbero essere sommerse, e le radicali fluttuazioni della temperatura atmosferica potrebbero portare uragani, tornadi e siccit. Vittime del radicale cambiamento climatico sarebbero probabilmente interi ecosistemi. Le zone agricole potrebbero spostarsi verso il Nord, creando nuove opportunit per alcuni e causando contemporaneamente la perdita dei mezzi di sussistenza per altri. La costante diminuzione delle riserve di carburante fossile e l'incremento complessivo dell'inquinamento, causati almeno in parte dall'uso di questi stessi carburanti, ci ha spinto a cercare nuovi approcci alternativi per imbrigliare l'energia della natura nel prossimo secolo. La dura realt che ci stiamo avvicinando alla fine dell'epoca dei carburanti fossili e, di conseguenza, alla fine dell'era industriale che stata modellata su di essa. E' vero, l'era industriale non collasser nel giro di quindici giorni n scomparir in una generazione, ma certo non pu pi aspirare al futuro. Questo non vuol dire che l'era industriale non rimarr con noi. Rester con noi, cos come lo sono tuttora altre grandi epoche economiche del passato. Chi viaggia in zone del pianeta rimaste estranee alle svolte degli ultimi secoli pu benissimo incappare in sacche del Neolitico o addirittura del Paleolitico. L'era industriale costituisce lo stadio finale dell'et del fuoco. Dopo millenni di sfruttamento dei giacimenti fossili per produrre fuoco, l'epoca della pirotecnologia si sta lentamente spegnendo. Il fuoco ha condizionato l'intera esistenza del genere umano. Nel "Protagora", Platone racconta come gli esseri umani si siano impossessati del fuoco e delle arti pirotecniche. Secondo il mito, quando gli dei incominciarono a foggiare le creature viventi dalla terra e dal fuoco, Epimeteo e Prometeo furono incaricati di fornirli delle doti adatte a ognuna. Quando giunsero ad occuparsi degli esseri umani, Prometeo si accorse che Epimeteo aveva distribuito tutte le doti a loro disposizione alle piante e agli animali. Non volendo lasciarne gli esseri umani totalmente privi, Prometeo rub le arti meccaniche e il fuoco agli dei per darli agli uomini e alle donne. L'umanit acquis in questo modo una conoscenza che originariamente apparteneva solamente agli dei. Il fuoco, diceva Lewis Mumford, fornisce agli esseri umani la luce, il potere e il calore, tre necessit basilari per sopravvivere. Commentando il ruolo del fuoco nello sviluppo dell'umanit, Mumford conclude che il suo uso la pi grande impresa tecnologica compiuta dall'uomo: un'impresa che non ha eguale in nessun'altra specie (2). Con il fuoco, gli esseri umani hanno potuto fondere il mondo inanimato della natura e

rimodellarlo in un mondo di pura utilit. Come stato recentemente osservato dallo storico Theodore Wertime della Smithsonian Institution: "E' davvero poco quello che non pu essere portato allo stato finale con il fuoco. Il fuoco trasforma questa o quella sabbia, a seconda di dove si trovi, in vetro, argento, cinabro, piombo di una specie o dell'altra, pigmenti o farmaci. E' il fuoco che fonde il minerale in rame, il fuoco che produce il ferro e lo tempera, il fuoco che rende l'oro puro, il fuoco che brucia la pietra che permette ai blocchi di cui sono fatti i palazzi di restare cementati l'uno all'altro" (3). L'et della pirotecnologia ha inizio intorno al 3000 a.C. nel bacino del Mediterraneo e nei Paesi del vicino Oriente, quando l'uomo, per dare forma alla natura inanimata, pass dalla semplice forza dei muscoli all'uso del fuoco. Martellare, spremere, rompere, schiacciare, e tritare incominciarono a lasciare il posto a fondere, saldare, foggiare, bruciare. Bruciando nuovamente i freddi resti di ci che una volta era una palla di fuoco, gli esseri umani avviarono il processo di riciclaggio della crosta del pianeta, facendone una nuova casa per se stessi. Adesso che l'umanit ha costruito questa seconda casa, essa si ritrova in una situazione di scarsa disponibilit di carburanti fossili necessari a mantenere le fornaci economiche accese, mentre sempre pi vulnerabile agli effetti dell'accumulo globale dei gas serra che minacciano modifiche radicali nel clima della Terra. Lo stile di vita industriale diventato sempre pi inospitale per il resto delle creature del pianeta, che sono largamente incapaci di adattarsi alle condizioni ambientali create dall'uomo. Sovrappopolamento, disboscamento, pascolo e sviluppo stanno provocando una massiccia deforestazione e una dilagante desertificazione. Il processo sta portando all'estinzione di molte specie viventi, minacciando cos una generale diminuzione della variet biologica della Terra, sulla quale facciamo conto per le risorse di cibo, fibre e farmaci. Per mettere in risalto l'entit del problema in prospettiva, stato stimato che, durante l'era dei dinosauri, le specie si estinguevano con la media di una specie ogni mille anni. Agli inizi dell'era industriale le specie scomparivano con una media di una ogni dieci anni. Oggi stiamo perdendo tre specie ogni ora (4). Di conseguenza l'umanit sta affrontando simultaneamente ben tre crisi: una diminuzione delle riserve non rinnovabili di energia, una preoccupante presenza di gas serra e un deciso declino nella variet biologica. Ebbene, in questa congiuntura critica stato proposto un approccio rivoluzionario all'organizzazione del pianeta: un approccio di vasta portata destinato a cambiare radicalmente il rapporto dell'umanit con la Terra. - Una nuova matrice operativa. I grandi cambiamenti economici nella storia avvengono quando forze sociali e tecnologiche si uniscono per creare una nuova matrice operativa . Ci sono sette regole che compongono la matrice operativa del secolo della biotecnologia. Insieme esse creano la nuova struttura di una moderna era economica. Innanzitutto, l'abilit di isolare, identificare e ricombinare i geni fa del pool genetico una nuova materia prima per l'attivit economica futura. Le tecniche del D.N.A. ricombinante e altre biotecnologie consentono agli scienziati di individuare, manipolare e sfruttare le risorse genetiche per fini economici specifici. In secondo luogo, la concessione di brevetti sui geni, sulle linee cellulari, sui tessuti, sugli organi e sugli organismi manipolati geneticamente, nonch sui processi usati per alterarli, d al mercato l'incentivo commerciale per sfruttare le nuove risorse.

In terzo luogo, la globalizzazione dei commerci rende possibile una ricostruzione complessiva della biosfera mediante una seconda genesi concepita in laboratorio, la creazione di una natura bioindustriale prodotta artificialmente e costruita per rimpiazzare gli schemi propri dell'evoluzione. Un'industria mondiale delle scienze della vita sta per acquisire un potere senza precedenti sulle vaste risorse biologiche del pianeta. I vari campi delle scienze della vita , che vanno dall'agricoltura alla medicina, si stanno allargando sotto la protezione delle potentissime aziende della vita nell'emergente mercato della biotecnologia. In quarto luogo, la mappatura dei circa 100 mila geni che fanno parte del genoma umano, le nuove scoperte nel campo dello "screening" genetico, i bio-chip, la terapia genica a livello delle cellule somatiche e l'imminente prospettiva della manipolazione genetica degli ovuli, degli spermatozoi e delle cellule embrionali umane, stanno aprendo la strada alla totale alterazione della specie umana e alla nascita di una civilt eugenetica pilotata dal commercio. In quinto luogo, una serie di nuovi studi scientifici sulle basi genetiche del comportamento umano e la nuova sociobiologia, che privilegia la natura rispetto all'educazione, forniscono un contesto culturale per l'estesa accettazione delle nuove biotecnologie. In sesto luogo, il computer fornisce il mezzo di comunicazione e di organizzazione per gestire le informazioni genetiche che costituiscono l'economia della biotecnologia. In tutto il mondo, i ricercatori usano comunemente i computer per decifrare, scaricare, catalogare e organizzare le informazioni genetiche, e ci permette loro di creare un nuovo magazzino di capitale genetico da usare nell'era bioindustriale. Le tecnologie del calcolo e le tecnologie genetiche si stanno fondendo in una potente realt tecnologica. In settimo luogo, un nuovo atteggiamento culturale nei confronti dell'evoluzione sta cominciando a rimpiazzare l'impostazione neo-darwiniana, con una visione della natura che compatibile con gli assunti delle nuove tecnologie e della nuova economia globale. Le nuove idee sulla natura sono il quadro di riferimento che legittima il secolo della biotecnologia, suggerendo che il nuovo modo in cui stiamo riorganizzando la nostra economia e la nostra societ non che l'amplificazione dei principi e delle pratiche della natura. Il secolo della biotecnologia porta con s una nuova risorsa di base, un nuovo insieme di tecnologie di trasformazione, nuove forme di protezione commerciale per spronare il commercio, un mercato globale capace di dare alla Terra una seconda genesi - artificiale questa volta -, una nuova eugenetica, una nuova sociologia, un nuovo strumento di comunicazione per organizzare e gestire le attivit economiche a livello genetico e una nuova narrativa cosmologica pronta ad accompagnarci in questo viaggio. Insieme, geni, biotecnologia, brevetti sulla vita, industrie globali delle scienze della vita, "screening" e chirurgia genetica, nuove correnti culturali, computer e teorie dell'evoluzione rivisitate, stanno incominciando a cambiare il nostro mondo. Le sette regole della nuova matrice operativa del secolo della biotecnologia verranno esplorate nei capitoli seguenti. - Isolare e ricombinare i geni. La nuova matrice operativa inizi a prendere forma negli anni Cinquanta, quando i biologi scoprirono metodi per individuare e isolare cromosomi e geni. A met di quegli anni, i citologi, vale a dire i biologi che studiano le funzioni cellulari, iniziarono a ricercare dei metodi per separare i cromosomi dal resto delle strutture cellulari e per trattarli in modo tale da renderli disponibili all'analisi al microscopio. Questo procedimento definito di costruzione del cariotipo. Nel loro libro intitolato "Genome", Jerry Bishop e Michael Waldholz mettono in evidenza il significato di questi nuovi strumenti citogenetici: Per la prima volta, i genetisti possono correlare le anomalie dei cromosomi umani alle malattie

genetiche . Il risultato fu la nascita della nuova scienza della genetica medica, che abbraccia lo studio delle malattie genetiche sia a livello cromosomico sia a livello del paziente (5). Nel 1968, Torbjon O. Caspersson e Lore Zech, entrambi citochimici del Karolinska Institute, in Svezia, inventarono una metodica per identificare i cromosomi, aprendo la porta alla mappatura genica. I due ricercatori scoprirono che ogni gene ha una diversa quantit di ciascuna delle quattro basi azotate che formano i nucleotidi, (e cio guanina, adenina, timina e citosina, rispettivamente abbreviate in G, A, T, e C, n.d.t.) Inoltre scoprirono un composto chimico, la mostarda di acridina e di chinacrina, che ha affinit con la base G, e colorarono i cromosomi con questo composto. Quando il cromosoma venne esposto alla luce ultravioletta, manifest una successione di zone luminose e di zone pi pallide che rappresentavano rispettivamente le alte e le basse concentrazioni di base G (6). Con l'uso della nuova tecnica di bandeggio cromosomico, Caspersson fu in grado di identificare singoli cromosomi umani. Successivamente furono sviluppate altre metodiche di colorazione e, dalla met degli anni Settanta, i ricercatori studiarono le alterazioni nei modelli dei bandeggi cromosomici, riuscendo a collegarli a tratti genetici specifici e a malattie genetiche. Il primo convegno internazionale sulla mappatura genica fu organizzato nel gennaio del 1973 dalla Yale University a New Heaven, nel Connecticut. I ricercatori riferirono di cinquanta geni appena mappati. Fino ad allora, solamente 150 geni erano stati mappati su cromosomi specifici. Nel 1986, invece, erano gi stati mappati pi di 1500 geni su cromosomi specifici (7). Un anno dopo, nel 1987, la Collaborative Research Inc., una piccola industria biotecnologica di Bedford, nel Massachusetts, e i ricercatori del MIT's Whitehead Institute annunciarono la compilazione della prima mappa genetica umana (8). Lo stesso anno, il Dipartimento per l'Energia degli Stati Uniti (Doe) propose un ambizioso progetto sponsorizzato dal governo per determinare la sequenza di tutti e tre i miliardi di paia di basi G, A, T, e C che costituiscono il genoma umano. Poco dopo, gli Nih manifestarono il proprio interesse per la mappatura del genoma umano e costituirono un Ufficio per la ricerca sul genoma umano per controllare il progetto. Nell'autunno del 1988, le agenzie governative decisero di unire le proprie forze nel plurimiliardario Progetto genoma umano, nell'ambito del quale gli Nih si sarebbero occupati della mappatura genica e il Doe della sequenza genica (9). Altri governi costituirono i loro progetti sul genoma umano, seguiti a ruota da rischiosi tentativi commerciali aventi gli stessi scopi, e vennero istituiti i Progetti genoma anche per le piante, per i microrganismi e per le specie animali (10). Attualmente, in tutto il mondo si stanno spendendo centinaia di milioni di dollari per individuare, etichettare e identificare i geni e le loro funzioni nelle creature del regno biologico. Grandi quantit di dati genetici su piante, animali, ed esseri umani vengono raccolte e immagazzinate in banche dati per poter utilizzare quei geni come le nuove materie prime del secolo della biotecnologia. I nuovi metodi per isolare, identificare e immagazzinare i geni sono accompagnati da una moltitudine di nuove tecniche di manipolazione e di trasformazione dei geni stessi. Il pi formidabile di questi metodi quello del D.N.A. ricombinante. Nel 1973 i biologi Stanley Cohen dell'Universit di Stanford e Herbert Boyer dell'Universit della California realizzarono un'impresa che, nel mondo della materia vivente, secondo alcuni esperti di biotecnologia paragonabile per importanza alla scoperta del fuoco. I due ricercatori spiegarono di aver preso due organismi non correlati fra loro, cio che non si accoppiano in natura, di aver isolato un frammento di D.N.A. da ciascuno e, quindi, di aver ricombinato i due frammenti di materiale genetico. Dopo trent'anni di ricerche culminate in una serie di importanti scoperte nei tardi anni Sessanta e Settanta, il D.N.A. ricombinante una sorta

di macchina per cucire biologica che pu essere usata per unire insieme i materiali genetici di organismi non correlati. Cohen divide la chirurgia del D.N.A. ricombinante in alcune fasi. Nella prima un bisturi chimico , chiamato enzima di restrizione, viene usato per togliere le molecole di D.N.A. da un organismo vivente, per esempio da un uomo. Dopo che il D.N.A. stato diviso in frammenti, si separa un piccolo segmento di materiale genetico, magari un gene, o una sequenza di geni. Successivamente, si usa l'enzima di restrizione per tagliare un segmento dal corpo di un plasmide, che un corto frammento di D.N.A. batterico. Sia il frammento di D.N.A. umano sia il corpo del plasmide, per effetto del processo di taglio, sviluppano delle estremit con caratteristiche che potremmo definire adesive , che, una volta unite insieme, formano un tutt'uno genetico composto da materiale proveniente dalle due sorgenti originarie. Infine, il plasmide modificato viene usato come vettore, o veicolo, per trasportare il D.N.A. in una cellula ospite, normalmente un batterio. Introducendo il plasmide nel batterio, quest'ultimo inizia a duplicarlo infinitamente, producendo copie identiche della nuova chimera. Il risultato quello che viene definito D.N.A. clonato. Il processo del D.N.A. ricombinante sicuramente lo strumento tecnologico pi impressionante nel crescente arsenale delle biotecnologie. Le nuove tecniche per identificare e manipolare i geni sono le prime componenti della nuova matrice operativa del secolo della biotecnologia. Per migliaia di anni gli esseri umani hanno fuso, sciolto, saldato, forgiato e bruciato materiali inerti per crearne di utili; adesso stiamo dividendo, ricombinando, inserendo e cucendo materiali viventi in previsione di enormi vantaggi economici. Lord Ritchie-Calder, uno scrittore scientifico inglese, mette la rivoluzione biologica nella giusta prospettiva storica quando sottolinea che, come in passato abbiamo manipolato la plastica e i metalli, adesso stiamo costruendo materiali viventi (11). Ci stiamo spostando dall'era della pirotecnologia all'era della biotecnologia. La velocit delle scoperte veramente fenomenale. E' stato stimato che attualmente le conoscenze biologiche si duplicano ogni cinque anni, e nel campo della genetica, la quantit delle informazioni raddoppia ogni ventiquattro mesi. Le possibilit commerciali, affermano gli scienziati, sono limitate solo dalle capacit dell'immaginazione umana, dalla fantasia e dai capricci del mercato. L'efficienza e la velocit sono il cuore della rivoluzione dell'ingegneria genetica. La produzione della natura e i tempi di riciclo sono giudicati inadeguati ad assicurare uno standard di vita migliore a un'umanit in crescita. Per ovviare alla lentezza della natura occorre trovare nuove vie che ci consentano di manipolare la struttura genetica di microbi, piante e animali al fine di accelerare la loro trasformazione in prodotti economici utili. Si tratta, per esempio, di manipolare il corredo genetico di un albero per farlo crescere e maturare pi velocemente; di manipolare le istruzioni genetiche di razze domestiche per far crescere pi in fretta superanimali ; di ridisegnare l'informazione genetica dei cereali per aumentare la loro resa. Secondo uno studio fatto dall'Ufficio accertamenti tecnologici del governo, la bioingegneria pu giocare un ruolo importante nell'aumentare la velocit, l'efficienza e la produttivit dei... sistemi biologici (12). Il nostro scopo ultimo quello di rivaleggiare con la curva di crescita dell'era industriale, producendo materiali viventi con una rapidit superiore a quella della natura e poi di convertire la materia vivente risultante in una cornucopia economica. Qualche studioso di storia potrebbe argomentare che gli esseri umani hanno cercato di aumentare la qualit e la velocit di produzione delle risorse biologiche fin da quando si sono avventurati nell'agricoltura ai primordi dell'era neolitica. Pertanto vale la pena chiedersi: l'ingegneria genetica rappresenta un cambiamento radicale del nostro modo di concettualizzare e organizzare le nostre relazioni con il mondo biologico, o solo un porsi a un livello diverso? Mentre la motivazione che sta dietro l'ingegneria genetica in un certo senso vecchia, la tecnologia di per s rappresenta qualcosa di qualitativamente

nuovo. Per renderci conto di questo, dobbiamo valutare la distinzione fra il tradizionale modo di intervenire sugli organismi biologici e la vera e propria ingegneria genetica. Per pi di dieci millenni abbiamo addomesticato, generato, incrociato animali e piante. Ma, nella lunga storia di queste pratiche, siamo stati frenati in quello che realmente avremmo potuto realizzare dai vincoli naturali posti dai confini di specie. Sebbene la natura ci abbia a volte permesso di attraversare questi confini, le incursioni sono sempre state molto limitate. Gli animali ibridi (ad esempio i muli) sono di solito sterili, e gli ibridi delle piante non tramandano tutti i propri tratti. Come hanno compreso il celebre orticoltore Luther Burbank e una lunga serie di suoi predecessori, ci sono dei limiti precostituiti alle varie manipolazioni quando si lavora a livello di organismi o di specie. L'ingegneria genetica supera le costrizioni imposte dai confini di specie. Grazie a questa nuova tecnologia, la manipolazione viene fatta non a livello di specie, bens a livello genetico. L'unit sulla quale si opera non pi l'organismo, ma piuttosto il gene. Le implicazioni sono enormi e imprevedibili. Per cominciare, il concetto di specie come entit riconoscibile e unica per sua natura un anacronismo quando cominciamo a ricombinare i tratti genetici superando i confini dell'accoppiamento naturale. Tre esempi illustrano il drammatico cambiamento che l'ingegneria genetica apporta alle nostre relazioni con la natura. Nel 1983, Ralph Brinster, della facolt di Veterinaria dell'Universit della Pennsylvania, inser in embrioni di topo i geni umani che regolano la sintesi degli ormoni della crescita. I topi espressero i geni umani, si svilupparono con una rapidit pi che doppia del normale e divennero pi grossi di circa il doppio di qualsiasi altro topo. Questi supertopi , come furono chiamati dalla stampa, crebbero e trasmisero alla progenie i geni umani per gli ormoni della crescita. A tutt'oggi esiste una linea di topi che continua a esprimere i geni umani per gli ormoni della crescita, generazione dopo generazione. I geni umani sono stati quindi permanentemente incorporati nel corredo cromosomico di questi animali. Agli inizi del 1984 un'impresa simile fu realizzata in Inghilterra. Alcuni scienziati fusero tra loro cellule embrionali di capra e di pecora, trasferendo l'embrione che ne risult in un animale che diede origine a una chimera capra/pecora: questo il primo esempio, nella storia dell'uomo, di fusione di due animali assolutamente non correlati. Nel 1986 alcuni scienziati presero il gene che codifica l'emissione della luce nella lucciola e lo inserirono nel codice genetico di una pianta di tabacco. Risultato: le foglie del tabacco brillavano. Questi risultati non si sarebbero mai potuti ottenere con l'ausilio delle pi convenzionali tecniche di riproduzione. Nei moderni laboratori di biotecnologia, invece, le possibilit di ricombinazione sono pressoch illimitate. Le nuove tecnologie ci permettono di combinare materiale genetico superando le limitazioni della natura, riducendo ogni forma di vita a materiali chimici manipolabili. Questa nuova e radicale forma di manipolazione biologica modifica sia i nostri concetti della natura sia le nostre relazioni con essa. Adesso incominciamo a vedere la vita nella prospettiva del chimico. Gli organismi e le specie non esigono pi la nostra attenzione e il nostro rispetto. Il nostro interesse si focalizza sempre pi sulle migliaia di filamenti chimici sede delle informazioni genetiche che costituiscono il programma delle cose viventi. Con la nostra inedita capacit di identificare, immagazzinare e manipolare il programma chimico degli organismi viventi, stiamo assumendo un nuovo ruolo nello schema naturale delle cose. Per la prima volta nella storia stiamo diventando gli ingegneri della vita stessa. Stiamo iniziando a riprogrammare i codici genetici degli organismi viventi per soddisfare i nostri desideri e i nostri bisogni culturali ed economici. Ci stiamo facendo carico di creare una seconda genesi, sintetica, rispondente ai requisiti dell'efficienza e della produttivit.

- Rifare il mondo. Oggi centinaia di nuove aziende di bioingegneria sono impegnate a programmare la rivoluzione biotecnologica. Amgen, Organogenesis, Genzyme, Calgene, Mycogen e Myriad sono tutte imprese impegnate a trovare e indicare la strada di quella che alcuni esperti finanziari considerano la seconda grande rivoluzione tecnologica nella storia del mondo. Dozzine fra le principali aziende multinazionali del settore stanno stanziando fondi per la ricerca biotecnologica. Fra queste Du Pont, Novartis, Upjohn, Monsanto, Eli Lilly, Rohm e Haas e Dow Chemical. In quasi tutte le scienze della vita si tracciano le linee guida dello sviluppo, si accelera un potenziamento a lungo raggio degli strumenti, si assume nuovo personale. Il tutto in una corsa frenetica per immettere il nuovo commercio genetico nell'economia, preparando la civilt ad assaggiare i primi frutti dell'era biotecnologica. Solo negli Stati Uniti ci sono gi 1300 societ biotecnologiche con circa 13 miliardi di dollari di reddito complessivo e con pi di 100 mila addetti (13). Tutti questi sviluppi si sono avuti nel primo decennio di una rivoluzione tecnologica ed economica che, molto probabilmente, si protrarr per alcuni secoli. Il premio Nobel Robert F. Curl, chimico dell'Universit di Rice, parl a nome di molti dei suoi colleghi scienziati quando afferm che, se il ventesimo secolo era il secolo della fisica e della chimica, il secolo successivo sarebbe stato quello della biologia (14). Le nuove biotecnologie stanno gi virtualmente ridisegnando ogni campo. Nell'industria mineraria, i ricercatori stanno sviluppando nuovi microrganismi capaci di rimpiazzare i minatori e le loro macchine nell'estrazione dei metalli. Gi dall'inizio degli anni Ottanta sono stati testati organismi che consumano metalli come il cobalto, il ferro, il nickel e il manganese. Una societ ha riferito di avere introdotto con successo un batterio nei composti a bassa concentrazione di rame nei quali [questo] ha prodotto un enzima che ne elimina i sali, lasciando una forma di rame quasi pura (15). Per i metalli a bassa concentrazione, difficili da estrarre con le tecniche convenzionali, i microrganismi forniranno un mezzo pi economico per l'estrazione e per la lavorazione. Ad esempio, gli scienziati al momento stanno usando agenti microbici per degradare i minerali nei quali intrappolato l'oro prima dell'estrazione chimica, cos da incrementare la quantit di recupero dell'oro stesso (16). Si pensa che in futuro l'industria mineraria aumenter notevolmente l'uso di microrganismi, come la via pi economica per utilizzare rocce metallifere a bassa concentrazione e quei minerali che normalmente sarebbero scartati. La ricerca sta inoltre progettando microrganismi che consumino il gas metano presente nelle miniere, per eliminare una delle maggiori cause di esplosioni (17). Nel settore energetico si sta cominciando a sperimentare risorse rinnovabili in alternativa al carbone, all'olio e al gas naturale. Gli scienziati sperano di migliorare le fonti gi esistenti, come la canna da zucchero, per produrre carburante per le automobili. Si ipotizza che l'etanolo, derivato dallo zucchero e dai cereali, fornir pi del 25% del carburante per i motori dei veicoli americani fin dai primi anni del prossimo secolo. I ricercatori stanno facendo ricerche anche pi sofisticate in vista della produzione di carburanti biologici, nella speranza di rimpiazzare quelli fossili. Gli scienziati hanno recentemente creato un ceppo del batterio "Escherichia coli" che pu consumare i residui agricoli, gli scarti dei cantieri, i rifiuti solidi urbani, convertendoli in etanolo (18). I chimici stanno discutendo della possibilit di sostituire il petrolio, che per anni stato la materia prima per la produzione della plastica, con risorse rinnovabili prodotte dai microrganismi e dalle piante. Una ditta britannica, la ICI, ha sviluppato ceppi batterici in grado di produrre plastica con molteplici caratteristiche e propriet, fra le quali vari gradi di elasticit. Questa plastica biodegradabile al 100% e pu essere usata esattamente nello stesso modo delle resine plastiche derivate dal petrolio. Nel 1993, Chris

Sommerville, direttore del centro di biologia delle piante del Carnegie Institute di Washington, ha inserito un gene che sintetizza la plastica in una pianta di senape. Il gene ha trasformato la pianta in un'industria della plastica. La Monsanto spera di immettere sul mercato queste piante entro il 2003 (19). I ricercatori stanno sperimentando, con metodi ancora pi sofisticati, la creazione di nuove fibre e materiali di imballaggio. L'esercito americano sta inserendo nei batteri geni artificiali simili a quelli usati dai ragni tessitori per produrre il filo. Il filo dei ragni una tra le pi robuste fibre naturali esistenti. Gli scienziati sperano di far crescere quei batteri all'interno di grosse vasche e si augurano di poterne utilizzare il filo per vari prodotti, dall'ingegneria aerospaziale ai giubbotti antiproiettile (20). La biotecnologia inoltre considerata strumento ideale per la bonifica dell'ambiente. I biorimedi consistono nell'uso di organismi viventi - innanzitutto microrganismi - per rimuovere o rendere innocui gli agenti inquinanti e le scorie pericolose. Una nuova generazione di organismi prodotti con l'ingegneria genetica sta per essere sviluppata per convertire i materiali tossici in sostanze utili e atossiche. I ricercatori stanno usando funghi, batteri e alghe prodotte artificialmente come bioassorbenti , per catturare metalli inquinanti e radionuclidi come il mercurio, il rame, il cadmio, l'uranio, e il cobalto (21). Un'azienda biotecnologica, l'Institute for Genomic Research, ha sequenziato con successo il corredo cromosomico di un microbo che pu assorbire grandi quantit di radiazioni. Si spera di impiegare i geni di quegli organismi per creare nuovi metodi atti a ripulire i depositi delle scorie radioattive (22). Con pi di 200 milioni di tonnellate di materiali pericolosi prodotti annualmente solo negli Usa, e i costi della depurazione dai rifiuti tossici stimati oggi in oltre 1,7 trilioni di dollari, gli esperti vedono nel rimedio biologico una delle industrie in crescita nel secolo della biotecnologia (23). Le compagnie di silvicoltura si sono anch'esse rivolte alla nuova scienza, tentando di isolare geni che possano essere inseriti negli alberi per farli crescere pi velocemente, per renderli refrattari alle malattie e maggiormente resistenti al caldo, al freddo e alla siccit. Gli scienziati della Calgene hanno recentemente isolato il gene dell'enzima che controlla la sintesi della cellulosa nelle piante. Sperano di poter utilizzarlo al fine di stimolare una maggior produzione di cellulosa e, pertanto, di ottenere piante pi efficienti per le industrie della pasta di cellulosa e per le cartiere (24). Nel campo dell'agricoltura, la bioingegneria viene considerata una parziale alternativa all'industria chimica e ai suoi prodotti. Gli scienziati sono impegnati a creare nuove coltivazioni di sostanze commestibili che possano prendere l'azoto direttamente dall'aria, piuttosto che essere obbligati a far affidamento sui costosi fertilizzanti petrolchimici attualmente in uso. Inoltre si fanno esperimenti per trasferire le caratteristiche genetiche da una specie all'altra al fine di migliorare il valore nutrizionale delle piante e aumentarne il raccolto e il rendimento. Gli scienziati stanno conducendo esperimenti sui geni che conferiscono resistenza agli erbicidi, che aiutano a debellare virus e parassiti e che possono adattare una pianta a terreni salati e secchi: tutto questo per aumentare e accelerare l'afflusso dei prodotti agricoli sul mercato. Le prime sostanze alimentari geneticamente trattate furono piantate nel 1996. Pi dei tre quarti dei campi di cotone dell'Alabama furono modificati geneticamente con lo scopo di combattere gli insetti. Nel 1997 alcuni contadini piantarono soia geneticamente modificata in pi di otto milioni di acri e il grano dal genoma modificato in pi di 3,5 milioni di acri negli Stati Uniti (25). Nei prossimi cinque anni, le compagnie chimiche e agricole sperano di vedere un maggior numero di campi convertiti a colture geneticamente modificate. In Florida, nel 1996, stato nel frattempo realizzato il primo insetto geneticamente trasformato, un acaro predatore. I ricercatori dell'Universit della Florida sperano che esso possa mangiare gli altri acari che danneggiano le fragole e gli altri raccolti. Gli scienziati dell'Universit della California a Riverside stanno portando a termine

esperimenti per inserire un gene letale nel corredo cromosomico dell'antonomo rosa del cotone, un parassita che causa ogni anno nei campi danni per milioni di dollari. Il gene killer si attiva in primavera, uccidendo i giovani parassiti prima che essi possano danneggiare il cotone, accoppiarsi e riprodursi. I ricercatori Thomas Miller e John Peloquin sperano di allevare fino a maturit milioni di questi antonomi geneticamente modificati, in modo da rilasciarli pronti ad accoppiarsi con quelli del ceppo selvatico. La progenie conterr il gene letale, e di conseguenza morir in massa per effetto di questa nuova forma di peste volutamente creata (26). Molte aziende biotecnologiche lavorano nel nuovo campo della coltura dei tessuti nell'intento di spostare "indoor" la maggior parte della produzione agricola nel secolo che sta per arrivare. Alla fine degli anni Ottanta, i ricercatori di una ditta americana di biotecnologia, la Escagenetics di San Carlos in California, ora chiusa, annunciavano di essere riusciti a produrre vaniglia in laboratorio da colture di cellule vegetali. La vaniglia l'essenza pi diffusa in America: un terzo dei gelati venduti ne possiede l'aroma. La vaniglia, tuttavia, ha un costo di produzione molto alto. La pianta deve essere impollinata a mano e richiede una speciale attenzione nei processi di crescita e di raccolta. Adesso, le nuove tecnologie dello "splicing" genico permettono di produrre quantit commerciali di vaniglia in contenitori da laboratorio - grazie all'isolamento del gene che codifica la via metabolica che porta alla vaniglia e permette la sua crescita in bagni per batteri eliminando cos il seme, la pianta, il terreno di coltura, la coltivazione, il raccolto e il contadino. I ricercatori sono inoltre riusciti a far crescere con successo vescicole di arance e limoni da colture di tessuti e alcuni esperti industriali credono che non sia cos lontano il giorno in cui la spremuta verr fatta crescere in grosse vasche, eliminando la necessit di piantare aranceti (27). Gli scienziati del Dipartimento dell'Agricoltura degli Stati Uniti hanno truccato delle cellule di cotone, facendole crescere all'interno di contenitori pieni di sostanze nutritizie. Visto che questo tipo di cotone cresce in condizioni di sterilit, senza contaminazioni di microbi, i ricercatori sostengono che potrebbe essere usato per la produzione delle garze sterili (28). Martin H. Rogoff e Stephen L. Rawlins, entrambi biologi e da lungo tempo amministratori della ricerca presso il Dipartimento dell'Agricoltura, prevedono una produzione agricola ibrida che avverr, contemporaneamente, nei campi e negli stabilimenti industriali. I campi verranno sfruttati solo con coltivazioni di biomasse perenni. I prodotti potranno essere raccolti e convertiti in soluzione zuccherina mediante l'uso di enzimi. Questa soluzione potrebbe essere convogliata in tubi, trasportata alle industrie urbane e sfruttata come fonte nutrizionale per la produzione di grandi quantit di pasta di cellulosa ricavata dalle colture di tessuti. La pasta di cellulosa potrebbe quindi venire ricostituita ed elaborata in forme e consistenze diverse per imitare quelle associate per tradizione alle coltivazioni cresciute nel terreno . Rawlins sostiene che le nuove industrie saranno altamente automatizzate e richiederanno una minore quantit di operai (29). I molti cambiamenti che avverranno nell'agricoltura saranno accompagnati da novit rivoluzionarie nell'allevamento. I ricercatori stanno creando superanimali modificati geneticamente, con maggiori potenzialit di produzione alimentare. Stanno inoltre sviluppando nuovi animali transgenici allo scopo di sfruttarli come industrie chimiche per produrre farmaci e medicinali; animali che potranno anche essere sfruttati come donatori di organi nei trapianti umani. All'Universit di Adelaide, in Australia, gli scienziati hanno sviluppato un nuova generazione di maiali, trattati con l'ingegneria genetica, che sono pi efficienti del 30% e che sono disponibili sul mercato sette settimane prima di quelli normali. L'Australian Commonwealth Scientific and Industrial Organization ha prodotto pecore trattate geneticamente che crescono pi velocemente

(circa del 30%) di quelle normali e sta attualmente trapiantando geni nelle pecore al fine di fare crescere la loro lana pi velocemente (30). Nell'Universit del Wisconsin, gli scienziati hanno alterato geneticamente i tacchini da cova per aumentarne la produttivit. I tacchini da cova producono da un quarto a un terzo di uova in meno rispetto a quelli che non covano. Visto che cova quasi il 20%, i ricercatori speravano di eliminare l'istinto della cova , perch interferisce con la produzione e costa molto denaro . Bloccando il gene che codifica l'ormone chiamato prolattina, i biologi sono riusciti nell'intento di limitare il naturale istinto della cova. I tacchini modificati geneticamente non mostrano pi l'istinto materno, ma producono molte pi uova (31). I progressi pi importanti della ricerca sull'allevamento degli animali interessano il nuovo settore della farmacologia. I ricercatori stanno trasformando greggi e allevamenti in bioindustrie atte a produrre farmaci, medicinali e alimenti. Nell'aprile del 1996 la Genzyme Transgenics annunciava la nascita di Grace, una capra transgenica con un gene che codifica il B.R.-96, un anticorpo monoclonale che stato sviluppato e testato dalla BristolMyers Squibb come farmaco antitumorale. Oggi Grace ha un anno, e da lei ci si aspetta la produzione di oltre un chilogrammo del farmaco sperimentale per la terapia del cancro. La Genzyme sta preparandosi anche a testare una capra transgenica capace di produrre antitrombina, un farmaco anticoagulante. Aziende come la Genzyme sperano di produrre nei prossimi anni farmaci a costi dimezzati usando gli animali transgenici come industrie farmaceutiche. Il Ceo, (Chief esecutive officer, n.d.t.) dell'azienda sottolinea che il nuovo impianto da 10 milioni di dollari, che produce il farmaco per la sindrome di Gaucher, potrebbe essere rimpiazzato nel prossimo futuro da un gregge composto soltanto da dodici capre. Grace, comunque, ha un valore di un milione di dollari, e questo ne fa la capra pi preziosa della storia (32). Per non essere da meno, i ricercatori della P.P.L. Therapeutics, a Blacksburg, in Virginia, annunciarono nel febbraio del 1997 la nascita di una vitella transgenica chiamata Rosie. Il latte di questa mucca contiene alfa-lactalbumina, una proteina umana che fornisce gli aminoacidi essenziali: questo latte risulta cos il nutrimento pi adatto per i neonati prematuri, che non possono essere allattati naturalmente (33). A Boulder, in Colorado, la Somatogen ha creato una maiale transgenico che produce l'emoglobina umana (34). La tecnologia farmaceutica si molto avvicinata alla realt commerciale il 22 febbraio del 1997, quando Ian Wilmut, un embriologo scozzese di cinquantadue anni, annunci il primo clonaggio di mammifero nella storia, una pecora chiamata Dolly. Wilmut ha sostituito il D.N.A. di un uovo di pecora normale con il D.N.A. prelevato da una ghiandola mammaria di una pecora adulta. Ha poi fatto sviluppare l'uovo inserendolo nell'utero di un'altra pecora (35). La nascita di Dolly una pietra miliare dell'emergente era della biotecnologia. Oggi possibile produrre una gran quantit di copie identiche di mammiferi, ognuna indistinguibile dall'originale. Subito dopo l'annuncio della nascita di Dolly, Wilmut e una squadra di ricercatori capeggiata dal dottor Keith Campbell, della P.P.L. Therapeutics, riferirono la nascita di una seconda pecora clonata, Polly, che contiene nel proprio codice genetico un gene umano adattato. I ricercatori hanno aggiunto un gene umano alle cellule fetali della pecora che stavano crescendo in un piattino da laboratorio e quindi hanno clonato una pecora dalle cellule in crescita. L'esperimento ha colto di sorpresa anche gli scienziati pi attenti. Dopo Dolly, sapevamo tutti che questo sarebbe potuto accadere, ma non ce lo aspettavamo prima di cinque o dieci anni , ha detto Lee Silver, un genetista molecolare dell'Universit di Princeton (36). Insieme, la clonazione e la manipolazione genetica permetteranno agli scienziati di modificare e di produrre animali in massa, usando i criteri di misurazione quantitativa, nonch la prevedibilit e l'efficienza, che finora venivano usati per trasformare l'energia e la materia inanimata in beni essenziali. L'industria agricola, le compagnie farmaceutiche e

quelle chimiche stanno pianificando la produzione di massa di animali mutati e clonati, da usare come industrie chimiche allo scopo di produrre in quantit farmaci e medicinali. Anche l'industria della carne interessata alla clonazione. La capacit di riprodurre animali che rispettano standard precisi relativamente al rapporto tra grasso e magro e ad altre caratteristiche garantisce un rigido controllo della qualit che in passato era impensabile. I cloni animali verranno usati anche come produttori di organi per i trapianti umani. La possibilit di produrre in massa repliche esatte di animali consentir un tipo di controllo bio-industriale della qualit che sar necessaria per potere fare degli xenotrapianti il maggiore affare commerciale del secolo della biotecnologia. Le societ biotecnologiche come la Nextran e la Alexion stanno inserendo geni umani nelle linee germinali di embrioni animali al fine di rendere i loro organi pi compatibili con il genoma umano e quindi meno esposti al rischio di rigetto. La Nextran gi nella Fase 1 degli esperimenti clinici per testare l'efficacia dell'uso extracorporeo del fegato di maiali transgenici nei pazienti affetti da gravi epatopatie in attesa di un trapianto da un donatore adatto. In questa procedura, i medici pompano sangue da una vena della gamba del malato al fegato del maiale, contenuto in un recipiente accanto al letto del paziente. Il sangue viene quindi pompato nuovamente nel corpo del paziente attraverso la vena giugulare. Il Ceo della Nextran, Marvin Miller, ritiene che il valore commerciale del fegato di questi maiali transgenici sia di 18000 dollari a pezzo (37). Considerato che pi di centomila americani ogni anno muoiono a causa della mancanza di organi umani disponibili in tempo, lecito pensare che prossimamente il mercato degli xenotrapianti conoscer un vero boom. La Salomon Brothers, una finanziaria di Wall Street, stima che pi di 450 mila persone, in tutto il mondo, otterranno vantaggi dagli xenotrapianti a cominciare dall'anno 2010. A quel punto il valore di mercato della nuova industria degli organi superer, molto probabilmente, i sei miliardi di dollari (38). Nel prossimo decennio prevedibile che anche la biotecnologia marina raccoglier larghi profitti. Gli scienziati della Johns Hopkins University hanno gi trapiantato con successo un gene anticongelamento dal pesce pianuzza nel corredo genetico della trota e della spigola, per permettere a questi pesci di sopravvivere in acque pi fredde e per fornire nuove opportunit commerciali ai pescatori che lavorano al Nord. Il gruppo di ricerca della stessa Universit ha inoltre inserito il gene dell'ormone della crescita di un mammifero in uova di pesce fecondate: questo esperimento ha avuto come risultato la nascita di pesci molto pi grossi e dalla crescita pi rapida (39). Altri ricercatori stanno facendo esperimenti sulla creazione di salmoni sterili, privi dell'impulso suicida di deporre le uova, ma dotati piuttosto di quello di rimanere in mare aperto, cos da venire sfruttati commercialmente. Durante il viaggio a ritroso verso i loro luoghi di origine, infatti, i salmoni smettono di mangiare e perdono peso. Gli scienziati sperano di interrompere il ciclo riproduttivo dei salmoni stimolando le loro uova a raddoppiare i cromosomi, ottenendo come risultato la nascita di pesci biologicamente sterili. Gli scienziati dell'Universit del Michigan affermano che, grazie all'interruzione del ciclo di deposizione delle uova dei salmoni chinook (razza indiana del Nord-Ovest degli Stati Uniti, n.d.t.), si possono produrre salmoni del peso di 31 chilogrammi contro gli attuali otto di un salmone durante il periodo di deposizione delle uova (40). La maggior parte delle ricerche biotecnologiche in ambito marino mira a creare pesci modificati con l'ingegneria genetica, suscettibili di essere prodotti in massa grazie alle tecniche di clonazione e di allevamento nei vivai. Gli scienziati sperano che la cosiddetta rivoluzione blu nella biotecnologia marina possa in futuro competere con la rivoluzione verde nell'agricoltura grazie alla proporzione di un pesce modificato ogni cinque mandati oggi sul mercato e provenienti da un vivaio. Malcolm Beveridge, un

ecologista dell'istituto di Acquacoltura dell'Universit di Stirling, in Scozia, sostiene che per l'anno 2020 [l'acquacoltura] sar pi praticata della pesca (41). Milioni di persone stanno gi usando farmaci e medicinali manipolati geneticamente per la terapia di patologie cardiache, del cancro, dell'Aids e dell'infarto. Nel 1995 i ricercatori hanno testato pi di 284 nuovi medicinali ottenuti con la tecnica dello "splicing", pi del 20% rispetto all'anno precedente. Molti farmaci convenzionali sono stati interamente rimpiazzati da quelli trattati geneticamente. L'insulina umana prodotta con l'ingegneria genetica ha virtualmente eliminato l'uso dell'insulina naturale ottenuta dalle mucche e dai maiali per pi di 3,4 milioni di americani affetti da diabete. L'eritropoietina, prodotta dalla Amgen, viene usata ogni anno da circa 200 mila persone che sono in dialisi. Il prodotto, messo a punto con la tecnica dello "splicing" genetico, usato per stimolare la crescita dei globuli rossi, riduce la necessit di rischiose trasfusioni di sangue. L'attivatore tissutale del plasminogeno (t.P.A.), prodotto dalla Genentech, dissolve i coaguli di sangue. Avonex e Betaseron, i Beta-interferoni, vengono usati nella terapia della sclerosi multipla, e la Pulmozyme viene usata per il trattamento delle congestioni polmonari nei pazienti con fibrosi cistica (42). Secondo i ricercatori, questi farmaci, ottenuti con le tecniche dell'ingegneria genetica, non sono che l'inizio di tutta una serie di possibilit che il futuro ci riserva. Gli scienziati dei laboratori di ingegneria genetica stanno lavorando a nuovi modi di alterare le caratteristiche genetiche degli insetti che provocano malattie mortali all'uomo, nell'intento di renderli innocui come agenti infettivi. Al National Institute of Allergy and Infections Diseases sono state modificate geneticamente delle zanzare al fine di renderle incapaci di veicolare e trasmettere gravi malattie. In una serie di esperimenti, gli scienziati hanno creato zanzare con ghiandole salivari alterate, di modo che l'insetto sia incapace di iniettare il parassita della malaria quando punge la vittima. All'Universit di Yale, un gruppo di ricerca medica sta introducendo geni di prevenzione delle malattie nei batteri che vivono nell'intestino di un insetto chiamato scarafaggio del bacio . L'insetto, nativo dell'America del Sud, trasmette un parassita che causa la letale sindrome di Chagas. Il batterio alterato geneticamente sintetizza un antibiotico che uccide il parassita nell'apparato digerente dell'insetto (43). Gli scienziati sono convinti che alcune delle loro attuali ricerche su modelli animali potrebbero offrire nuove speranze per la cura di malattie incurabili. Nel maggio del 1997, Se-Jin Lee, Ann M. Lawler e Alexandra McPherron della Johns Hopkins University, hanno annunciato la scoperta di un gene che regola la crescita nelle cellule muscolari di topo. I ricercatori, affiliati a un'industria biotecnologica di Baltimora chiamata MetaMorphix, hanno scoperto che il gene isolato produce una proteina, la miostatina, che regola e controlla la crescita muscolare. Quando il gene regolatore viene asportato, la massa muscolare del topo aumenta notevolmente. I ricercatori hanno quindi eliminato, nelle cellule embrionali di topo, il gene regolatore della crescita muscolare. I topi della prima generazione, chiamati topi potenti , hanno sviluppato muscoli gonfi, spalle e fianchi larghi. La MetaMorphix spera che la ricerca porter a nuove e promettenti terapie per le malattie correlate allo sviluppo muscolare, quali la distrofia muscolare, e per le malattie che hanno effetti devastanti sui muscoli come l'Aids e il cancro (44). Ancora pi sbalorditiva la dichiarazione di un'quipe giapponese che, nel maggio 1997, ha affermato di essere riuscita a trapiantare con successo un intero cromosoma umano nel corredo genetico di un topo, un'impresa che molti pensavano fosse irrealizzabile. Il gruppo giapponese, capeggiato da Kazuma Tomizuka del laboratorio tecnologico Kirin Brewery di Yokohama, ha fuso cellule epiteliali umane con cellule embrionali di topo. Alcune delle cellule embrionali di topo hanno ricevuto i cromosomi umani 14 e 22, contenenti i geni che codificano gli anticorpi umani. I ricercatori hanno quindi preso queste cellule embrionali e le hanno impiantate in topi di sesso femminile. La progenie di questi

topi portava i cromosomi umani e, quando una proteina esogena veniva introdotta nel loro organismo, iniziava a sintetizzare anticorpi con caratteristiche simili a quelle dell'uomo. Sebbene gli scienziati abbiano per lungo tempo inserito il D.N.A. in cellule animali, essi sono stati in grado di trapiantarlo solamente in piccole quantit. Il cromosoma umano inserito nel topo in Giappone conteneva circa un migliaio di geni, ossia cinquanta volte i quantitativi che venivano trasferiti in precedenza. Howard Petrie, direttore del centro per lo studio degli anticorpi monoclonali del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center, dichiar questi esperimenti sbalorditivi . Secondo Petrie, la scoperta fatta in Giappone dice che in futuro sar possibile modificare geneticamente gli animali, riprodurli mediante la propagazione clonale e usarli per ottenere quantit virtualmente illimitate di prodotti terapeutici come gli anticorpi umani. In dosi elevate, gli anticorpi potranno a loro volta far diminuire i tumori e uccidere virus e batteri (45). - Trasformare noi stessi. Alcune societ biotecnologiche hanno concentrato i propri sforzi nel settore del trattamento dei tessuti biologici e della fabbricazione di organi umani. Gli ospedali stanno usando, al momento, pelle artificiale coltivata e fatta crescere in laboratorio con lo scopo di curare le vittime di gravi ustioni. Recentemente, un ragazzo di sedici anni con gravi ustioni su pi del 60% del corpo stato ricoverato all'ospedale dell'Universit della California a San Diego. I medici specialisti dell'unit ustionati hanno ricoperto le ferite con pelle umana fatta crescere e coltivata nei laboratori della Advanced Tissue Sciences. Il ragazzo stato curato e poi dimesso nel giro di quarantasette giorni (46). Le aziende biotecnologiche come la Advanced Tissue Sciences a La Jolla, in California, e la Genzyme Tissue Repair a Boston, nel Massachusetts, sono i veri pionieri in questo campo. I ricercatori si augurano di superare la nozione di trapianti e di passare all'era della produzione, e sono gi molto avanti nella ricerca per la costruzione di valvole cardiache umane, seni, orecchie, cartilagini, nasi e altre parti del corpo. L'idea quella di costruire organi piuttosto che trapiantarli , affermano Robert Langer e Joseph P. Vacanti, i due maggiori responsabili dei progressi compiuti finora (47). Langer e Vacanti formarono il loro gruppo di ricerca nel 1984, quando Vacanti era professore alla facolt di Medicina ad Harvard e Langer un ingegnere chimico della MIT. L'aspetto teorico che sta dietro questa tecnologia relativamente semplice. Ecco come Langer e Vacanti spiegano il metodo: "Grazie all'uso della progettazione assistita dal computer (Cad) e a particolari metodi produttivi, i ricercatori potranno modellare la plastica in modo da ottenere una base di intricate impalcature che imitano le strutture di specifici tessuti e perfino di organi. Le impalcature verranno trattate con composti che stimolano l'adesione cellulare, la loro crescita e la duplicazione; queste impalcature verranno quindi seminate con le cellule. Appena le cellule si dividono e si assemblano, la plastica si degrada. Alla fine rimarr solamente il tessuto aderente che verr permanentemente impiantato nel malato" (48). Una societ di Boston, la Organogenesis, afferma di poter produrre quattro acri di pelle (49). Aziende come la Organogenesis stanno dimostrando che, partendo da poche cellule, possibile far crescere un organo funzionante sopra un'impalcatura fatta di polimeri. Le cellule, se ne deduce, sono molto esperte nell'organizzare la rigenerazione dei propri tessuti e, secondo Langer e Vacanti, sono in grado di comunicare tra loro in colture tridimensionali usando gli stessi segnali extracellulari che guidano lo sviluppo degli organi nell'utero (50). David Mooney, un ingegnere chimico dell'Universit del Michigan, e James Martin, del Carolina Medical Center, stanno lavorando su mammelle umane che crescono in

laboratorio. Essi sperano, presto, di seminare delle cellule mammarie sopra un'impalcatura tridimensionale, modellata sulla forma di un seno umano, e quindi di impiantarla in un torace di donna. Le cellule fabbricate dovrebbero quindi crescere sull'impalcatura fino alla formazione di un nuovo seno naturale. I ricercatori stanno inoltre conducendo esperimenti per la creazione di polmoni, cuori, fegati e pancreas di laboratorio formati da cellule umane. Al Children's Hospital di Boston, Anthony Atala, direttore del laboratorio di ingegneria genetica dei tessuti della facolt di Medicina di Harvard, sta facendo crescere una vescica umana in un contenitore di vetro. Il gruppo di ricerca di Atala ha creato un'impalcatura di plastica che rappresenta una vescica umana tridimensionale, l'ha disseminata con cellule provenienti dalla vescica di un paziente di dieci anni e le ha lasciate crescere. Atala stato autorizzato a fare esperimenti sull'uomo e ci si aspetta che entro la fine del 1998 possa trapiantare nel giovane paziente il nuovo organo: questo sarebbe di fatto il primo caso di trapianto in un essere umano di un organo creato in laboratorio con l'ingegneria genetica. Alla fine l'impalcatura sulla quale sono state fatte crescere le cellule sar distrutta dagli stessi enzimi del paziente, lasciando una vescica funzionante nel corpo del bambino. Il gruppo di Atala sta anche lavorando alla produzione, sempre in laboratorio, di reni umani. I ricercatori del settore prevedono che per l'anno 2020 il 95% delle parti del corpo umano potr essere sostituito con organi prodotti in laboratorio (51). Langer e Vacanti sostengono che i tessuti creati con l'ingegneria genetica sostituiranno, nel prossimo secolo, le protesi in metallo e in plastica per le ossa e per le articolazioni. Questi inserti viventi , affermano, si fonderanno senza suture con i tessuti circostanti, eliminando quei problemi di infezione e di allentamento dell'articolazione che sono le pecche delle protesi disponibili oggi (52). I ricercatori hanno inoltre modificato nasi e orecchie a partire da costrutti di polimeri e li hanno impiantati in animali da laboratorio. Verr il giorno in cui parti del corpo umano ben pi complesse, come mani e braccia, saranno fatte crescere su impalcature di polimeri, modificate secondo le richieste individuali dei pazienti. L'ultimo ostacolo che rimane, avvertono gli scienziati, l'incapacit di rigenerarsi del tessuto nervoso . Nessuno finora riuscito a far crescere cellule del tessuto nervoso umano, ma la maggior parte degli scienziati operanti in questo campo confida che anche quest'ultimo ostacolo potr essere superato nel prossimo futuro (53). Lo "screening" genetico e la terapia genetica sono i campi in cui i cambiamenti in atto nella biologia molecolare promettono di avere l'impatto pi forte. Il Progetto genoma umano, il programma sponsorizzato dal governo americano con una somma pari a 3 miliardi di dollari, stato ideato al fine di mappare e sequenziare l'intero genoma umano, composto approssimativamente da 100 mila geni, entro l'anno 2002: esso destinato a ridefinire le nostre nozioni di malattia e il nostro approccio alla cura della salute (54). Gli scienziati sperano di isolare e di identificare il gene o i geni responsabili di pi di 4000 malattie genetiche che affliggono gli esseri umani. Essi si augurano, inoltre, di venire in possesso di conoscenze pi approfondite riguardo il funzionamento dei geni, la loro attivazione e disattivazione e la loro interazione con l'ambiente nel causare la malattia. I test di "screening" per la maggior parte delle pi comuni malattie a base genetica sono gi disponibili, e i ricercatori sono convinti che entro un decennio un individuo avr la possibilit di sottoporsi a un test per migliaia di malattie genetiche. Gli scienziati stanno inoltre studiando le malattie poligenetiche pi complesse che coinvolgono gruppi di geni e influiscono sullo stato d'animo, sul comportamento e sulla personalit. Una nuova tecnologia rivoluzionaria, i chip a base di D.N.A., permetter ai medici di analizzare il corredo genomico di ogni singolo individuo, consentendo di tracciare un quadro dettagliato delle sue predisposizioni genetiche, una sorta di sfera di cristallo da cui trarre indicazioni sul futuro dello stato emotivo, mentale e della salute fisica. I chip a base

di D.N.A. sono costituiti da migliaia di pezzi differenti di D.N.A. introdotti in un chip di silicone. I chip segnalano le differenze genetiche, dando ai medici una sorta di mappa stradale per rilevare le malattie dichiarate e potenziali di un individuo (55). I test di "screening" disponibili al momento sono quelli per il cancro alla mammella, per la sindrome di Huntington, per la sindrome di Down, per la fibrosi cistica, per la sindrome di Tay-Sachs, per quella di Gaucher e per l'anemia falciforme, giusto per nominarne alcune. Si stima che il mercato potenziale dello "screening" genetico all'inizio del prossimo secolo sar di circa 10 miliardi di dollari. La mappatura e il sequenziamento del genoma umano saranno accompagnati dai primi esperimenti di terapia genica su pazienti umani. Negli ultimi sei anni gli scienziati hanno inserito geni esogeni in centinaia di pazienti nel tentativo di correggere un certo numero di malattie genetiche. Sebbene un recente rapporto degli Nih muova delle critiche alla procedura, affermando che nessuno ha ancora dimostrato l'efficacia di tale trattamento, gli scienziati sperano che l'aumento delle conoscenze sul genoma umano e sul suo funzionamento consentir di fare della terapia genica un processo comunemente usato nel secolo della biotecnologia ormai alle porte. La terapia genica gi stata usata nel tentativo di trattare la mancanza di adenosina deaminasi (Ada), il cancro e il morbo di Parkinson. Tutte le terapie, fino a ora, sono state effettuate su cellule somatiche, sebbene molti scienziati si stiano orientando a correggere le malattie genetiche a livello della linea germinale. Nella terapia somatica, i cambiamenti genetici influiscono solamente sul paziente, mentre nell'intervento sulla linea germinale i geni vengono trapiantati negli spermatozoi, negli ovuli e nelle cellule embrionali, e i cambiamenti genetici vengono trasmessi alle generazioni successive influendo sull'evoluzione dell'intera specie umana. Nell'aprile del 1997, i ricercatori della facolt di Medicina della Case Western Reserve University, a Cleveland, nell'Ohio, hanno annunciato la creazione del primo cromosoma umano artificiale, una scoperta che potrebbe portare alla progettazione dei tratti genetici all'interno delle cellule sessuali o delle cellule embrionali appena dopo il concepimento. Questa nuovissima scoperta potrebbe un giorno permettere ai medici di alterare l'eredit genetica delle persone o di curare le malattie grazie alla semplice introduzione di 'cassette' genetiche direttamente nelle cellule (56). I ricercatori hanno fuso in laboratorio il D.N.A. naturale con quello sintetico costruito da una macchina in laboratorio. Il D.N.A. sintetico stato sintetizzato in modo tale da essere simile a una parte specifica di un cromosoma umano, chiamata centromero, che la struttura responsabile della replicazione cromosomica. Il gruppo capeggiato da John J. Harrington e da Huntington F. Willard ha successivamente iniettato il D.N.A. all'interno di cellule in fase di crescita poste dentro normali piattini da laboratorio. Il nuovo D.N.A. si assemblato autonomamente nei cromosomi. I geni del cromosoma artificiale hanno continuato a funzionare nelle cellule figlie per pi di sei mesi, quando la cellula madre si era gi divisa pi di 240 volte. Proprietaria dei diritti di questa tecnologia una societ biotecnologica con sede a Cleveland, la Athersys Inc. Willard sostiene che la sua compagnia ha intenzione di creare nel giro di un anno un sistema modulare di parti prefabbricate di cromosomi, ognuna delle quali porta diversi geni chiave che possono essere tenuti a portata di mano, combinati e inseriti nelle cellule di una persona (57). Ci che rende il cromosoma artificiale umano potenzialmente cos importante, sia come tecnologia medica sia come prodotto commerciale, che esso contiene quella prevedibilit che nel passato era sfuggita agli scienziati che lavoravano nel campo della terapia genica. Fino a oggi, gli scienziati hanno dovuto inserire singoli geni all'interno di un virus e poi usare il virus come vettore per inserire a loro volta i geni nei cromosomi della cellula. Con questo metodo, tuttavia, gli scienziati non possono sapere quale cromosoma acquisir il gene aggiunto n dove il gene si andr a integrare nella cellula una volta al suo interno. Non esiste infatti alcuna possibilit di indirizzare il gene in un punto preciso.

Con l'uso dei cromosomi artificiali, il procedimento risulta essere pi adatto per inserire un intero pacchetto di geni nell'organismo. Ogni gene si trova gi al posto giusto nel suo cromosoma e questo elimina la natura casuale delle attuali tecniche di terapia genica. I cromosomi artificiali aprono la strada a infinite possibilit di modificazione delle strutture genetiche sia nelle cellule della linea somatica sia in quelle della linea germinale. La prassi di introdurre dei cambiamenti genetici specifici in un bambino, sia prima del concepimento nelle cellule sessuali sia subito dopo il concepimento nelle cellule embrionali, o durante lo sviluppo fetale, molto probabilmente diventer una realt nei prossimi dieci anni. Le nuove scoperte sulle tecnologie della riproduzione - inclusi il congelamento e lo stoccaggio a lungo termine degli spermatozoi, delle uova e degli embrioni -, le tecniche di fecondazione in vitro, il trapianto di embrioni e la maternit surrogata, stanno rivoluzionando la riproduzione umana e il concepimento, rendendo possibile, a un livello superiore, la manipolazione artificiale dei feti. La prima inseminazione artificiale riuscita avvenne nel 1884 alla Jefferson Medical School di Philadelphia. Una donna sposata venne fecondata con gli spermatozoi di uno studente di medicina. La pratica non divenne di largo uso se non dopo il 1970, quando la conservazione a freddo degli spermatozoi rese possibile l'inseminazione artificiale con spermatozoi conservati, eliminando l'inconveniente di dover far coincidere l'ovulazione con la donazione. L'accumulo di grandi quantit di campioni di spermatozoi permise inoltre alle coppie sterili di selezionare le caratteristiche del donatore, al fine di assicurare una maggiore somiglianza con le caratteristiche fisiologiche di un marito sterile. Oggi le cliniche per inseminazione da donatore offrono una grande variet di campioni di spermatozoi tra cui scegliere. I possibili clienti possono decidere la razza, l'altezza, la corporatura, il colore degli occhi, il grado d'intelligenza, il background etnico e religioso e addirittura la nazionalit (58). La fecondazione in vitro una scoperta pi recente. Nel 1978, Lesley e John Brown di Oldham, in Inghilterra, diedero vita al primo bambino, anzi bambina, concepita in provetta. La nascita di Louise Brown fece molto scalpore e segn l'inizio di una nuova era nella riproduzione umana. R. G. Edwards e Patrick Steptoe, i due medici inglesi che realizzarono con successo il primo esperimento di questo tipo, prelevarono un solo ovuli dall'ovaio di Lesley Brown e lo misero su un piattino di Petri. Gli spermatozoi di John Brown vennero aggiunti direttamente sul piattino, facendo cos avvenire la fecondazione. Dopo avere atteso tre divisioni cellulari dell'ovuli fecondato, i medici lo reintrodussero nell'utero della donna. Oggi la fecondazione in vitro (I.V.F.) una pratica molto diffusa in tutto il mondo. I bambini nati grazie a questa tecnica sono ormai decine di migliaia e coloro i quali la praticano prevedono che entro dieci anni i bambini I.V.F. potrebbero diventare centinaia di migliaia nel mondo (59). Molte cliniche I.V.F. hanno iniziato a usare embrioni congelati ritenendola una procedura pi conveniente per assicurare la riproduzione. Il primo bambino nato in questo modo fu Zoe Leyland, il 28 marzo 1984 a Melbourne, in Australia. Nella procedura, gli ovuli vengono raccolti, fecondati, surgelati e conservati per la futura inseminazione. Le pratiche usate eliminano lo stress della continua stimolazione ormonale dell'ovaio per il prelievo degli ovuli (60). L'uso sempre maggiore delle tecniche di fecondazione in vitro ha fatto crescere in molti Paesi una fiorente attivit commerciale attorno alle maternit surrogate. Le madri surrogate si mettono in contatto con i loro clienti e di solito concordano un prezzo di 10 mila dollari o pi per il periodo della gestazione. Ci sono vari tipi di maternit surrogata. Il pi delle volte viene fecondato l'uovo con lo sperma del cliente. Ma sempre pi spesso le madri surrogate sono solo madri gestanti. Nel loro utero viene impiantato un embrione congelato proveniente dai clienti. Il bambino che nasce contiene solamente l'informazione

genetica dei clienti. L'utero in un certo senso viene affittato per nove mesi per produrre un bambino di un'altra coppia. Pi di 4000 bambini sono gi nati in questo modo, la maggior parte dei quali negli Stati Uniti (61). Intervenire sugli spermatozoi, sugli ovuli e sugli embrioni fuori dall'utero apre una serie di nuove opportunit riproduttive. Una ricerca che pu potenziare la nostra capacit di plasmare il destino genetico di un essere umano prima della nascita quella molto recente mirante alla creazione di uteri artificiali. L'utero , avverte Joseph Fletcher, gi professore di etica medica alla facolt di Medicina dell'Universit della Virginia, un posto buio e pericoloso, un ambiente difficile. Dovrebbe essere desiderio di tutti mettere i futuri figli in un luogo dove possano essere osservati e protetti il pi possibile (62). Gli scienziati sono gi riusciti ad abbreviare - da nove mesi a meno di sei - il tempo necessario durante il quale un bambino non ancora nato deve essere nutrito nell'utero. Allo stesso tempo, un numero sempre maggiore di bambini incomincia la propria vita fuori dall'utero umano, in piattini da laboratorio dove, allo stato di cellule embrionali, si dividono e crescono prima di venire impiantati nell'utero della madre o in un utero in affitto. Molti scienziati che lavorano in questo nuovo campo della biologia molecolare fetale affermano che riuscire a far crescere un feto in un utero totalmente artificiale, dal concepimento alla nascita, potrebbe voler dire assicurare un ambiente pi prevedibile e renderebbe pi facile apportare eventuali correzioni e modifiche genetiche. Il biologo francese e premio Nobel Jean Rostand era convinto che la creazione di un utero artificiale fosse inevitabile (63). Oggi ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando per fare della predizione di Rostand una realt. Alcuni credono che in meno di un decennio saremo in grado di far crescere un bambino completamente al di fuori dell'utero materno, dal concepimento alla nascita. Scrivendo sulla rivista Scientific American nel 1995, Langer e Vacanti affermavano che, per tenere in vita un bambino fuori dall'utero umano, bisogna superare una difficolt principale, legata al fatto che i suoi polmoni immaturi sono incapaci di respirare l'aria. Essi suggerivano un utero sterile e pieno di liquido: "I bambini potrebbero respirare dei liquidi chiamati perfluorocarburi, che trasportano ossigeno e biossido di carbonio in concentrazioni elevate. [...] Una pompa potrebbe mantenere la circolazione del fluido costante e continua, agevolando lo scambio gassoso. [...] L'utero potrebbe [anche] essere equipaggiato con un apparecchio filtrante al fine di rimuovere le tossine dal liquido. Il nutrimento potrebbe essere fornito per vena, esattamente come succede ora. Quell'utero diventerebbe un sistema autonomo nel quale lo sviluppo e la crescita potrebbero procedere normalmente fino alla seconda nascita del bambino" (64). Pi di uno scienziato sostiene che, all'inizio del prossimo secolo, potrebbe essere possibile far crescere all'interno di uteri artificiali alcuni cloni umani privi di encefalo: questi potrebbero essere poi usati come pezzi di ricambio durante la vita dei donatori le cui cellule sono state clonate. Nell'ottobre del 1997, Jonathan Slack, professore di Biologia dello Sviluppo all'Universit di Bath, in Inghilterra, rifer che insieme ai suoi colleghi era stato in grado di manipolare alcuni geni in un embrione di rana, sopprimendo lo sviluppo della testa, del tronco e della coda. L'esperimento ebbe come risultato la nascita di una rana vivente ma acefala. Slack disse che gli stessi geni adempiono alle stesse funzioni sia nella rana sia nell'uomo, e questo fatto sollev la prospettiva di far sviluppare parti del corpo umano in uteri di vetro artificiali. In un'intervista apparsa sul Sunday Times di Londra, Slack afferma che, invece di far crescere un embrione intatto, si pu riprogrammare geneticamente l'embrione sopprimendo la crescita di tutte le parti del corpo ad eccezione di quelle che si desidera far crescere, affiancandole naturalmente alla circolazione del sangue e a un cuore (65). Slack aggiunse che, mentre sarebbe

immorale far sviluppare degli organi nell'utero umano, potrebbe essere pi accettabile prendere una singola cellula e far crescere un organo completo in provetta . Clonando i suoi stessi organi, il donatore sarebbe certo che, in caso di trapianto, la compatibilit sarebbe perfetta e non correrebbe il rischio di rigetto. Visto che gli organi clonati non avrebbero n un sistema nervoso n una testa, sarebbe possibile superare le restrizioni legali e i problemi etici che si presentano sempre nella sperimentazione fatta sugli embrioni e sui feti umani. Sebbene alcuni filosofi morali abbiano avuto da ridire a proposito dell'esperimento di Slack e delle sue implicazioni, un certo numero di biologi ha offerto il proprio incoraggiamento. Lewis Wolpert, professore di Biologia all'University College di Londra, disse che la ricerca di Slack era sensata e aggiunse che non esistono problemi etici perch non si arreca danno a nessuno (67). Mentre la capacit di modificare con l'ingegneria genetica un bambino non ancora nato si realizzer nei prossimi dieci anni, quella di far crescere i feti umani in uteri artificiali una prospettiva molto pi distante, che, per, potr maturare verso la met del secolo della biotecnologia. Alan Bernstein, direttore dell'istituto di ricerca Samuel Lunenfeld del Mount Sinai Hospital a Toronto, parla dei profondi cambiamenti che stanno prendendo piede nel nostro concetto di natura umana per effetto delle molte scoperte verificatesi nella genetica. Presto avremo a disposizione le istruzioni su come costruire un essere umano. Sapremo che cosa significa pensare e che cosa significa ricordare. Questo trasformer totalmente la nostra visione delle malattie e di noi stessi. Non siamo in grado di anticipare quale impatto avr su di noi tutto ci. In sintesi, siamo molto vicini alla possibilit di rifare noi stessi e il resto della natura, ma con poca preparazione e non avendo discusso abbastanza sui possibili sbocchi di questo cammino. Ci che chiaro, comunque, che nel secolo della biotecnologia i nostri concetti riguardanti la vita molto probabilmente cambieranno. - Dall'alchimia all'algenia. L'idea di ricombinare i materiali viventi in un numero infinito di nuove possibilit cos straordinaria che la mente umana a malapena si rende conto dell'enormit di tale svolta. Questi primi processi e prodotti sono l'equivalente biotecnologico dei primi oggetti forgiati dai nostri antenati migliaia di anni fa, quando cominciarono per la prima volta a fare esperimenti con la tecnologia del fuoco. Dal momento in cui il nostro avo neolitico bruci materia tratta dalla terra, trasformandola in nuove forme, l'umanit si incamminata in un lungo viaggio culminato nell'era industriale. Adesso l'umanit ha concentrato lo sguardo sul mondo vivente, decisa a riplasmarlo in forme nuove, e le lontane conseguenze di questo nuovo viaggio sono insondabili agli odierni biotecnologi cos come lo spettro della societ industriale deve esserlo stato per i primi pirotecnologi. La grande trasformazione biotecnologica va di pari passo con una trasformazione filosofica ugualmente significativa. L'umanit sta cominciando a rivedere il concetto di esistenza, in modo da farlo coincidere con i suoi nuovi rapporti con la Terra. Il modo migliore per comprendere questa rivoluzione concettuale quello di utilizzare due metafore cariche di significato. Per la maggior parte dell'era della pirotecnologia, l'alchimia servita sia come cornice filosofica sia come guida concettuale alle manipolazioni tecnologiche del mondo della natura da parte degli esseri umani. Ancora nel diciottesimo secolo, Isaac Newton, uno dei fondatori della scienza moderna, sperimentava l'arte dell'alchimia. Oggi si stanno ponendo le premesse per far emergere un nuovo tipo di coscienza, che rifletta le aspirazioni e gli obiettivi delle nuove arti biotecnologiche. L'algenia molto probabilmente costituir una nuova prospettiva filosofica e la metafora dominante del secolo della biotecnologia. Il termine fu coniato per la prima volta da Joshua Lederberg, biologo vincitore del premio Nobel, gi presidente della Rockefeller University.

E io negli anni Ottanta ne ho personalmente ridefinito il significato. Algenia significa cambiare l'essenza di una cosa vivente. Le arti algeniche sono rivolte al miglioramento degli organismi viventi gi esistenti e alla progettazione di organismi interamente nuovi con l'intento di perfezionarne le prestazioni. Ma l'algenia molto di pi. E' il tentativo dell'umanit di dare un significato metafisico ai suoi emergenti rapporti tecnologici con la natura. L'algenia un modo di pensare la natura, ed questo nuovo modo di pensare che stabilisce il percorso per la prossima grande epoca della storia. Quando oggi pensiamo al termine alchimia , quello che ci viene immediatamente in mente la futile ricerca di un metodo per trasformare il piombo in oro. Come sottolinea Morris Berman nel suo libro "The Reenchantment of the World", essa era molto di pi. L'alchimia era, allo stesso tempo, la scienza della materia, il tentativo di svelare i segreti della natura, una serie di procedure impiegate nell'estrazione dei metalli, nella tintura, nella manifattura del vetro e nella preparazione dei medicinali, e insieme una specie di yoga, una scienza della trasformazione della psiche (69). Si dice che l'alchimia abbia avuto origine in Egitto, nel quarto secolo avanti Cristo, come filosofia e pratica, sebbene molti storici sostengano che le sue radici affondino molto pi lontano, spostandola indietro nel tempo fino alla prima citt-stato dei Sumeri. Secondo gli alchimisti, tutti i metalli prima o poi diventano oro (70). I metalli sono, in altre parole, oro "in potentia". Gli alchimisti credevano che ogni metallo stesse continuamente cercando di trasformarsi per trascendere il proprio stato originario e per scoprire la propria vera natura che, ne erano convinti, era appunto l'oro. Meister Eckhart, il mistico del tredicesimo secolo, una volta comment che il rame non si acquieta finch non diventa oro (71). Gli alchimisti erano fermamente certi della possibilit di accelerare quello che ritenevano essere il processo naturale di trasformazione mediante una serie di procedure di laboratorio minuziosamente orchestrate. I processi alchemici ebbero inizio con la fusione di diversi metalli per formare una singola massa o lega, che veniva quindi considerata una specie di materiale universale di base dal quale potevano avere origine le varie metamorfosi. Il fuoco, naturalmente, era un elemento indispensabile all'intero processo di transizione. Esso consentiva all'alchimista di sciogliere, fondere, purificare e distillare il suo materiale di base, creando nuove combinazioni e nuove forme, ognuna delle quali era pi vicina all'ideale stato aureo. L'alchimia, quindi, era allo stesso tempo una filosofia e un'attivit tecnica. La natura, per gli alchimisti, era un processo che tentava di completarsi. L'alchimista, come viene sottolineato da Morris Berman, vedeva se stesso come una levatrice, intenta ad accelerare il processo naturale e a spingere il mondo fisico verso il suo stato perfetto. La parola alchimia sembra sia derivata dal termine arabo che significa perfezione . Scopo dell'umanit, secondo gli alchimisti, era quello di aiutare la natura nel suo sforzo a diventare perfetta . L'oro, per il suo stato di apparente immutabilit, rappresentava l'immagine dell'immortalit e della perfezione. Gli antropologi credono che la tradizione alchemica sia nata dalle arti della tintura dei tessuti, della bronzatura o della colorazione dei metalli, raggiungendo l'apice ai tempi dell'antica Alessandria. I precursori degli alchimisti erano degli artigiani che cercavano di trovare dei metalli economici sostitutivi dell'oro. Quella iniziata come un'arte di imitazione della natura, si trasform, nel tardo Medioevo, in una spiegazione onnicomprensiva del funzionamento, degli scopi e dei fini ultimi dell'ordine naturale. Gli alchimisti erano assolutamente convinti che quello che stavano facendo nei laboratori fosse parte integrante del processo naturale: arrivarono al punto di credere che l'oro da loro creato non fosse affatto un'imitazione, ma piuttosto una forma superiore di oro, che rappresentava lo stato perfetto delle cose verso il quale tutto l'oro naturale aspirava. Ora, spostandoci da un rapporto pirotecnologico con la natura a un rapporto biotecnologico con la stessa, emerge una nuova metafora concettuale. L'algenia sta per

dare una definizione e uno scopo all'era della biotecnologia. Un algenista considera il mondo vivente una realt "in potentia". A questo riguardo, l'algenista non pensa a un organismo come a un'entit distinta e separata, ma piuttosto come a una serie di rapporti temporanei posti in un contesto in movimento, in procinto di diventare qualcosa d'altro. Per l'algenista, i confini di specie sono soltanto delle comode etichette atte a identificare una condizione biologica o una relazione che ci familiare, non sono muri impenetrabili che separano le varie piante e i vari animali. Thomas Eisner, professore di Biologia e direttore dell'Istituto di ricerca sull'ecologia chimica della Cornell University a Ithaca, New York, propone di ripensare la nostra idea di specie : "Dopo i recenti progressi registrati sul terreno dell'ingegneria genetica, [una specie biologica] deve essere vista [...] come un contenitore di geni potenzialmente trasferibili. Una specie non semplicemente un volume rilegato della biblioteca della natura. E' anche un libro ad anelli, le cui singole pagine, i geni, possono essere trasferiti da una specie all'altra" (72). Gli algenisti sostengono che tutte le cose viventi sono riducibili a un materiale biologico di base, il D.N.A., che pu essere estratto, manipolato, ricombinato e programmato mediante una serie di elaborate procedure da laboratorio, in un infinito numero di combinazioni. Rielaborando i materiali biologici con l'ingegneria genetica, l'algenista pu creare imitazioni di organismi biologici gi esistenti che reputa dotati di natura superiore rispetto a quelli copiati. Lo scopo finale dell'algenista quello di costruire l'organismo perfetto. Lo stato aureo lo stato dell'efficienza ottimale. La natura per lui un ordine gerarchico di sistemi viventi sempre pi efficienti. L'algenista l'estremo ingegnere. Il suo scopo quello di accelerare il processo naturale, programmando nuove creazioni che ritiene pi efficienti di quelle gi esistenti allo stato naturale. L'algenia filosofia e processo. E' allo stesso tempo un modo di percepire la natura e un modo di agire su di essa. E' una rivoluzione intellettuale paragonabile all'emergente rivoluzione tecnologica. Ci stiamo spostando dalla metafora dell'alchimia a quella dell'algenia. I vantaggi a breve termine di questo straordinario nuovo potere sono allettanti. Siamo inondati quasi quotidianamente da fiumi di articoli e notizie provenienti dalla comunit scientifica, dall'industria e dal governo: essi ci annunciano i grandi progressi che vanno accumulandosi sulla scia della rivoluzione biotecnologica. Con il potere, recentemente scoperto, di manipolare il codice genetico della vita, si apre una nuova prospettiva su possibilit virtualmente illimitate. Non c' da meravigliarsi se l'era della biotecnologia viene presentata come un gigantesco passo avanti per la razza umana. Scienziati, leader politici e portavoce delle aziende lodano le virt di questa nuova tecnologia, con tanto entusiasmo che anche gli scettici sono portati a lasciarsi trascinare dall'eccitazione del momento. Tuttavia la storia ci ha insegnato che ogni nuova rivoluzione tecnologica porta con s non solo benefici, ma anche costi. Pi la tecnologia in grado di espropriare e di controllare le forze della natura, pi alto il prezzo che dovremo pagare in termini di sconvolgimento e di distruzione degli ecosistemi e dei sistemi sociali che sostengono la vita. Certamente la nostra recente esperienza della rivoluzione nucleare e petrolchimica conferma questa antichissima verit. Perci preoccupante sentire scienziati, leader industriali e politici parlare con tanta superficialit delle grandi meraviglie che ci aspettano nel prossimo secolo della biotecnologia. Si pu solo concludere che nel loro zelo essi trascurino gli insegnamenti della storia o, francamente, siano poco sinceri nei loro discorsi pubblici.

L'ingegneria genetica rappresenta lo strumento finale . Estende i poteri dell'umanit sopra le forze della natura come nessun'altra tecnologia ha mai fatto precedentemente nella storia, forse con la sola eccezione della bomba atomica, che pu essere considerata l'estrema espressione dell'era della pirotecnologia. Con la tecnologia genetica noi assumiamo il controllo del nostro patrimonio ereditario individuale, ossia del nostro programma genetico. Pu una persona ragionevole pensare, anche solo per un momento, che un simile potere non comporti alcun rischio?

NOTE AL CAPITOLO 1. N. 1. "World Almanac and Book of Facts", 1997 (Mahwah, NJ, World Almanac Books, 1996), p. 553; "Statistical Yearbook", 1957 (New York, Statistical Office of the United Nations, Department of Economic and Social Affairs, 1957), p. 35. N. 2. Mumford, Lewis, "The Mith of the Machine: Technics and Human Development", (New York, Harcourt, Brace & World, 1967), p. 124. N. 3. Wertime, Theodore, and Muhly, James D., eds, "The Coming of the Age of Iron" (New Haven, Yale University Press, 1980), p. 9. N. 4. Citato in Eckholm, Eric, "Disappearing Species: The Social Challenge", Worldwatch Paper 22 (Washington D.C., Worldwatch Institute, June 1978), p. 6; Wilson, Edward O., "The Diversity of Life" (Cambridge, MA, Harvard University Press, 1992), p. 280. N. 5. Bishop, Jerry E., and Waldholz, Michael, "Genome: The Story of the Most Astonishing Scientific Adventure of Our Time - The Attempt to Map All the Genes in the Human Body" (New York, Simon & Schuster, 1990), p. 203. N. 6. Ibid., p. 210. N. 7. Ibid., pp. 213-214. N. 8. Stipp, David, "Genetic Map that Could Speed Diagnosis of Inherited Disease Touches Off Dispute", Wall Street Journal , 8 novembre 1987; Collaborative Research Inc., Bedford, Massachusetts, "Annual Report for 1987", p. 3. N. 9. McKusick, Victor A., "Mapping and Sequencing the Human Genome", New England Journal of Medicine , vol. 320, 1989, p.p. 912-13. N. 10. Schuler, D., et al., "A Gene Map of the Human Genome", Science , vol. 274, 25 ottobre 1996, p. 540. N. 11. Lord Ritchie-Calder, Retailoring the Tailor , 1976 "Encyclopedia Britannica, Book of the Year", (London, William Benton, 1975), Special Supplement, p. IV. N. 12. United States Office of Technology Assessment, "Impacts of Applied Genetics" (Washington D.C., U.S. Government Printing Office, 1981), p. 8. N. 13. Hotz, Robert Lee, and Maugh, Thomas H., II, "Biotech: The Revolution is Already Underway", Los Angeles Times , 27 aprile 1997, p. A28. N. 14. Carey, John, Freudlich, Naomi, Flynn, Julia, and Gross, Neil, "The Biotech Century", Business Week , 10 marzo 1997, p. 79. N. 15. O'Toole, Thomas, "In the lab: Bugs to Grow Wheat, Eat Metal", Washington Post , 18 giugno 1980, p. A1. N. 16. Frederick, Robert J., and Egan, Margaret, "Environmentally Compatible Applications of Biotechnology: Using Living Organisms to Minimize Harmful Human Impact on the Environment", BioScience , Spring 1994, p. 531. N. 17. Ibid. N. 18. Ibid., p. 532. N. 19. Ibid.; Carey et al., "The Biotech Century", p. 88. N. 20. Ball, Philip, "Living Factories", New Scientist , 3 febbraio 1996, p.p. 28-31.

N. 21. Frederick and Egan, "Environmentally Compatible Applications of Biotecnology", p. 530. N. 22. Carey et al., op. cit., p. 88. N. 23. Parkin, Gene F., Bioremeiation: A Promising Technology , in Rudolph, Frederick B., and McIntire, Larry V., eds. "Biotechnology: Science, Engineering, and Ethical Challenges for the Twenty-First Century" (Washington, D.C., Joseph Henry Press, 1996), p. 117. N. 24. Carey et al., op. cit., p. 88. N. 25. Hotz and Maugh, "Biotech. The Revolution is Already Underway", p. A28. N. 26. Weiss, Rick, "Mutant Bugs: Genetically Altered Heroes or Spineless Menaces?", Washington Post , 18 dicembre 1995, p. A3. N. 27. Busch, Lawrence, Lacy, William B., Burckhardt, Jeffrey, and Lacy, Laura, Laura R., "Plants, Power, and Profit: Social, Economic, and Ethical Consequences of the New Biotechnologies" (Cambridge, MA, Basil Blackwell, 1991), p. 173. Vedi Rogof, Martin H., and Rawlins, Stephen L., "Food Security: A Technological Alternative", BioScience , dicembre 1987, p.p. 800-807. N. 28. "Tricking Cotton to Think Lab Is Home Sweet Home", Washington Post , 29 maggio 1988, p. A3. N. 29. Rogoff and Rawlins, "Food Security", p.p. 800-807; intervista, 11 maggio 1994. Stephen Rawlins afferma che, nella prossima era di laboratori di coltivazioni altamente automatizzati, l'unica parte del processo che necessariamente deve essere lasciato all'esterno quello della cattura dell'energia solare nelle piante della biomassa. Bisogna catturare l'energia esternamente perch l che si trova il sole. Ma il resto del processo, una volta ottenuta l'energia, non deve essere pi mandato avanti all'esterno . Rawlins aggiunge che spostando [la coltivazione] "indoor"... non si risolvono neanche i problemi ambientali . N. 30. Ford, Jane, "This Little Pig Rushed to Market", New Scientist , 28 aprile 1988, p 27. N. 31. Cooney, Bob, "Antisense Gene Could Knock out Broodiness in Turkeys", Science Report , Agricultural and Consumer Press Service, College of Agricultural and Life Sciences, Research Division, University of Wisconsin-Madison, 4 maggio 1993; Hoffman, Michelle, "Building a Badder Mother", American Scientist , luglio-agosto 1993, p. 329. Vedi Wentworth, B., Tsai, H., Wentworth, A., Wong, E., Proudman, J., and El Halawani, M., Primordial Germs Cells for Genetic Modification of Poultry , in Miller, R. H., Pursel, V. G., and Norman, H. D., eds. "Biotechnology's Role in the Genetic Improvement of Farm Animals" (Savoy, IL, American Society of Animal Science, 1996) p.p. 202-227. N. 32. Thayer, Ann, "Firms Boost Prospects for Transgenic Drugs", Chemical and Engineering News , 26 agosto 1996. p.p. 23-24; Johannes, Laura, "Biotech Gat is Created to Produce Drug", Wall Street Journal , 9 aprile 1997, p.p. B1, B6. N. 33. Graves, Martha, "Transgenic Livestock May Become Biotech's Cash Cow", Los Angeles Times , 1 maggio 1997, p. A12. N. 34. Ibid., p. 23. N. 35. Carey et al., op. cit., p.p. 79-80. N. 36. Kolata, Gina, "Lab Yields Lamb with Human Gene", New York Times , 25 luglio 1997, p. A18. N. 37. Graves, Martha, op. cit., p. A12. N. 38. Ibid. N. 39. Smith, Emily T., Durham, Andrea, Terry, Edith, Gilbride, Neil, Adamsak, Phil, and Davis, Jo Ellen, "How Genetics May Multiply the Bounty of the Sea", Business Week , 16 dicembre 1985, p.p. 94-95. N. 40. Ibid., p. 95.

N. 41. Holmes, Bob, "Blue Revolutionaries", New Scientist , dicembre 1996, p. 32. N. 42. Holtz and Maugh, op. cit., p. A28. N. 43. Weiss, Rick, op. cit., p. A3. N. 44. Grady, Denise, "A Lab Breeds a Mighty Mouse, with a Variety of Implications", New York Times , 1 maggio 1997, p. B14; Weiss, Rick, "Mighty Mice Are On the Way: Genetic Altering Increases Muscles, Not Fat", Washington Post , 1 maggio 1997, p.p. A1, A15. N. 45. Weiss, Rick, "Human Chromosome Transplanted Into Mice: Potential Is Seen for Disease. Fighting Antibodies", Washington Post , 30 maggio 1997, p.p. A1, A6. N. 46. Edelson, Edward, "Body Builders", Popular Science , maggio 1996, p. 61. N. 47. Langer, Robert, and Vacanti, Joseph P., "Artificial organs", Scientific American , settembre 1995, p. 130. N. 48. Ibid., p.p. 131-132 N. 49. Ibid., p.p. 62-63. N. 50. Ibid., p. 132. N. 51. Ibid., p.p. 131-132; Edelson, op. cit., p.p. 62-64. N. 52. Langer and Vacanti, op. cit., p. 132. N. 53. Ibid. N. 54. Wade, Nicholas, "Rapid Gains Are Reported on Genome. Sequencing May Be 99%, Done By 2002", New York Times 28 settembre 1995, p. A24. N. 55. Eng, Charis, and Vijg, Jan, "Genetic Testing: The Problems and the Promise", Nature Biotechnology , maggio 1997, p. 426; Carey, et al., op. cit., p. 85. N. 56. Weiss, Rick, "Artificial Human Chromosomes That Replicate Developed in Lab: Scientists Aim to Ferry Curative Genes to Cells", Washington Post , 1 aprile 1997, p.p. A1, A6. N. 57. Ibid. N. 58. Halacy Jr., D. S., "Genetic Revolution: Shaping Life for Tomorrow" (New York, Harper & Row, 1974), p. 148; Rosenfeld, Albert, "The Second Genesis: The Coming Control of Life" (New York, Vintage, 1969), p. 175; U.S. Congress Office of Technology Assessment, "Artificial Insemination Practice in the United States: Summary of a 1987 Survey-Background Paper", OTA-BP-BA-48 (Washington, D.C., Government Printing Office, agosto 1988), p. 40; Kolata, Gina, "Clinics Selling Embryos Made for Adoption", New York Times , 23 novembre 1997, p. A1. N. 59. Kotulak, Ronald, and Gorner, Peter, "Babies By Design", Chicago Tribune , 3 marzo 1991, p. C14. N. 60. Wallis, Claudia, "The New Origins of Life: How the Science of Conception Brings Hope to Childless Couples", Time , 10 settembre 1984, p. 46. N. 61. "The Business of Surrogate Parenting" (Albany, NY, New York State Department of Health), aprile 1992, p. 3. N. 62. Fletcher, Joseph, "The Ethics of Genetic Control Ending Reproduction Roulette" (Garden City, NY, Anchor Books, 1974), p. 103. N. 63. Citato in Rosenfeld, Albert, "The Second Genesis: The Coming Control of Life" (New York, Vintage, 1969), p. 139. N. 64. Langer and Vacanti, op. cit., p. 133. N. 65. Connor, Steve, and Cadbury Deborah, "Haedless Frog Opens Way for Human Organ Factory", The Sunday Times (London), 19 ottobre 1997. N. 66. Ibid. N. 67. Ibid. N. 68. Citato in "Bioworld Today", 12 giugno 1996. N. 69. Berman, Morris, "The Reenchantment of the World" (Ithaca, NY, Cornell University Press, 1981), p. 92.

N. 70. Ibid., p. 88. N. 71. Citato in Burckhardt, Titus, "Alchemy Science of the Cosmos, Science of the Soul", traduzione di William Stoddart (London, Stuart & Watkins, 1967), p. 25. N. 72. Eisner, Thomas, Chemical Ecology and Genetic Engineering: The Prospects for Plant Protection and the Need for Plant Habitat Conservation , "Symposium on Tropical Biology and Agriculture" (Saint Louis, MO, Monsanto Company, 15 luglio 1985).

2. BREVETTARE LA VITA.

I geni sono l'oro verde del secolo della biotecnologia. Le forze politiche ed economiche, che oggi controllano, o stanno per controllare, le risorse genetiche del pianeta, domani potranno esercitare poteri praticamente assoluti sul futuro del mondo economico, proprio come nell'era industriale l'accesso ai giacimenti e il controllo dei carburanti fossili, dei metalli e dei minerali preziosi contribu a determinare il controllo di tutti i mercati del mondo. Negli anni a venire, il pool genetico del mondo, che in progressiva fase di diminuzione, diverr una fonte economica di valore crescente. Multinazionali e governi stanno gi esplorando i continenti alla ricerca del nuovo oro verde , nella speranza di individuare i microbi, le piante, gli animali e gli esseri umani con tratti genetici rari che in futuro potrebbero avere un mercato. Una volta individuati i tratti desiderati, le imprese biotecnologiche potranno modificarli e chiedere un brevetto che protegga le loro nuove invenzioni . Brevettare la vita la seconda regola della matrice operativa del secolo della biotecnologia. Una battaglia di proporzioni storiche emersa tra le nazioni altamente tecnologiche del Nord e quelle poco sviluppate del Sud. La lotta per il controllo delle risorse genetiche ha dominato per pi di un decennio i programmi della Fao (United Nations Food and Agriculture Organization). Alcuni rappresentanti del Terzo Mondo accusano le imprese multinazionali e le nazioni dell'emisfero settentrionale di voler impadronirsi del patrimonio biologico comune, che per lo pi si trova nelle regioni tropicali dell'emisfero meridionale. Le nazioni del Sud sostengono che le le risorse genetiche fanno parte del loro patrimonio nazionale, proprio come il petrolio appartiene al Medio Oriente, e che, pertanto, dovrebbero essere risarcite da chi le utilizza. Le multinazionali e le nazioni dell'emisfero settentrionale affermano a loro volta che i geni acquistano valore sul mercato solo quando vengono manipolati e ricombinati tramite l'uso delle sofisticate tecniche dello "splicing" genico, e quindi negano di essere tenute a indennizzare le nazioni in cui prelevano i geni. Due esempi, uno tratto dall'agricoltura, l'altro dal campo della farmacologia, illustrano le grandi potenzialit delle tecniche genetiche e le vere e proprie lotte che esse possono innescare. Alcuni anni fa, gli scienziati scoprirono un ceppo raro di granoturco che cresceva nelle foreste montane nel Centro-Sud del Messico. Esso esisteva solo in poche migliaia di steli, posti in tre piccolissimi appezzamenti di terreno che stavano per essere rasi al suolo da contadini e taglialegna. Si scopr che il nuovo ceppo era resistente ai funghi delle foglie, che nel 1970 avevano devastato i campi di granoturco dell'America, costando due miliardi di dollari ai contadini. Il valore commerciale di questa nuova variet, secondo i genetisti e le industrie di sementi, potrebbe essere calcolato in svariati miliardi di dollari all'anno (1). La pervinca rosa, trovata nelle foreste pluviali tropicali del Madagascar, offre un altro esempio dei potenziali profitti che possono provenire dalle appropriazioni di risorse genetiche altrui. Alcuni anni fa, alcuni ricercatori scoprirono che la pianta di pervinca aveva una caratteristica genetica unica, che poteva essere utile nella terapia per la cura del

cancro. La Eli Lilly, l'industria farmaceutica che ne produsse un farmaco, sta ottenendo guadagni inaspettati - 160 milioni di dollari dalle sole vendite del 1993 -, mentre il Madagascar non ha ricevuto neanche un centesimo per la fornitura e per l'esportazione di una delle sue risorse naturali. Molti governi hanno gi messo a punto una serie di impianti per lo stoccaggio dei geni allo scopo di preservare i ceppi rari delle piante con caratteristiche genetiche suscettibili di acquisire in futuro un valore commerciale. Il National Seed Storage Laboratory di Fort Collins, nel Colorado, conserva pi di 400 mila semi provenienti da tutto il mondo. Molte nazioni stanno cominciando a creare ulteriori banche genetiche per conservare rari microrganismi ed embrioni surgelati di animali. Nei prossimi anni, il valore commerciale della maggior parte di questi rare variet di piante e di razze animali aumenter enormemente, visto che il mercato mondiale si baser sempre di pi sull'impiego delle nuove tecnologie genetiche (2). - Recintare l'ultima frontiera. La corsa mondiale a brevettare il pool genetico del mondo il risultato culminante di un'odissea di 500 anni finalizzata a racchiudere, privatizzare e sfruttare commercialmente tutti i grandi ecosistemi di cui formata la biosfera terrestre. La conoscenza della storia delle "enclosure" decisiva per la comprensione delle potenziali conseguenze a lungo termine degli attuali tentativi di recintare il pool genetico del mondo. La mercificazione delle risorse globali ebbe inizio nell'Inghilterra dei Tudor nel sedicesimo secolo con l'emanazione dei grandi "enclosure acts" . Le leggi vennero pensate per privatizzare le propriet comuni feudali, trasformando la terra in patrimonio suscettibile di essere venduto e comprato sul mercato come bene individuale. Il catastrofico cambiamento nel rapporto delle persone con la terra scaten una serie di riforme economiche e sociali destinate a ricostruire la societ e a dare una nuova forma al rapporto con il mondo della natura per tutta la durata dell'era moderna. La maggior parte della vita economica dell'Europa medievale si concentrava sulle propriet comuni dei villaggi. Sebbene i feudatari fossero gli unici proprietari delle terre, essi le davano in affitto ai contadini con vari contratti di locazione. In cambio del loro diritto di coltivare la terra, gli affittuari dovevano cedere una percentuale dei loro raccolti ai proprietari o dedicare una quantit del loro tempo lavorativo di equivalente valore sulle terre del padrone. Con l'introduzione di un'economia monetaria, nel periodo tardomedievale, ai contadini venne richiesto sempre pi spesso di pagare il diritto di coltivare la terra sotto forma di canone di affitto o di tasse. L'agricoltura dell'Europa medievale era organizzata in modo comunitario. I contadini univano i terreni pubblici in campi aperti che venivano coltivati collettivamente. I pascoli comuni venivano usati per nutrire gli animali di tutti. La vita era frugale, dura e imprevedibile. Le propriet comuni dei villaggi stettero per pi di 600 anni alla base della struttura della piramide feudale, sotto la vigile attenzione dei proprietari terrieri, del monarca e del papa. All'inizio del sedicesimo secolo, si affermarono nuove e potenti forze politiche, prima nell'Inghilterra dei Tudor e poi sul continente; tali forze minarono e alla fine distrussero il comunitarismo della vita dei villaggi che aveva legato per secoli uomini alla terra e fra di loro. Recintare significa circondare un pezzo di terra con siepi, fossati o altre barriere che impediscono il libero passaggio agli uomini e agli animali (3). Il movimento delle "enclosure" pose le terre sotto il controllo privato, facendo cessare ogni precedente diritto della comunit di usarle. Esso si attu in molti modi, compresi i decreti del Parlamento, le intese di tutti i membri della comunit del villaggio e l'approvazione del re.

Alcuni storici hanno definito il movimento delle "enclosure" la rivoluzione dei ricchi contro i poveri (4). Fra il sedicesimo e il diciannovesimo secolo, nei Paesi europei fu varata una serie di provvedimenti politici e legali che permise di recintare le terre che precedentemente erano di propriet pubblica. Durante questo periodo, milioni di contadini furono sradicati dalle loro vecchie case e costretti a migrare in nuove citt dove, se erano fortunati, trovavano lavoro. L'Inghilterra ha vissuto due grandi ondate di "enclosure": la prima nel sedicesimo secolo sotto la monarchia dei Tudor, la seconda nel tardo Settecento e nei primi anni dell'Ottocento durante il regno di Giorgio Terzo (5). Nel primo periodo, la crescente richiesta urbana di cibo scaten una spirale inflazionistica che, a sua volta fece innalzare i costi anche per i proprietari, i quali avevano fissato i canoni di affitto delle terre ai valori del periodo precedente l'inflazione. Allo stesso tempo, l'industria tessile, che era in espansione, richiedeva maggiori quantit di lana, rendendo l'allevamento delle pecore una prospettiva sempre pi interessante e lucrativa. Queste due forze costituirono una motivazione estremamente forte alla recinzione delle terre. Con l'aiuto finanziario di una nuova e ricca classe borghese composta da mercanti e banchieri, i proprietari terrieri incominciarono ad acquistare le terre comuni, trasformandole in pascoli per le pecore. L'"enclosure" sovvert radicalmente il modo in cui la gente viveva le relazioni con gli altri e con la terra. Lo storico inglese Gilbert Slater ci chiede di immaginare il cataclisma che avvenne nei villaggi quando fu approvata con atto del Parlamento la recinzione delle terre comuni (6). I commissari arrivavano nel villaggio portando con s le mappe delle propriet. Andavano di porta in porta, di appezzamento in appezzamento, assegnando un valore monetario a ogni propriet. Poi riordinavano l'intera zona, ridisegnando le terre arabili e i pascoli in modo accurato, dividendoli in rettangoli, ognuno con il suo proprietario. Tutti i precedenti rapporti e i reciproci obblighi cessarono. Improvvisamente e arbitrariamente, gli usi, i costumi e le tradizioni di generazioni furono dichiarati nulli e decaddero. Da allora l'aiuto reciproco nell'aratura dei campi e nella pastura degli animali sulle propriet comuni cess di essere la prassi corrente. L'"enclosure" introdusse nella civilt europea un nuovo concetto dei rapporti umani, che cambi le basi della sicurezza economica e la percezione della vita sociale. La terra non era pi una cosa alla quale la gente apparteneva, ma piuttosto un bene che si possedeva. Essa venne ridotta a uno stato quantitativo e misurata sulla base del suo valore di scambio. Lo stesso avvenne con le persone: i rapporti umani furono riorganizzati; i vicini diventarono impiegati o imprenditori; la reciprocit venne rimpiazzata da salari pagati a ore. Le persone iniziarono a vendere il loro tempo e il loro lavoro, mentre una volta dividevano la loro fatica. Gli individui incominciarono a considerare se stessi, gli altri e tutto ci che li circondava, in termini finanziari. Virtualmente, ogni uomo e ogni cosa divennero negoziabili e poterono esser comprati al giusto prezzo. Max Weber, economista e sociologo tedesco, chiam questa grande ristrutturazione dei rapporti il disincanto del mondo : la vita, la terra, l'esistenza vennero ridotte a cose misurabili sulla base di criteri astratti. Il movimento europeo delle "enclosure" pose le premesse dell'era moderna. Con il processo europeo delle "enclosure" e la conversione delle terre comuni in propriet private si innesc un fenomeno analogo di privatizzazione in tutto il mondo. Oggi, fatta eccezione per l'Antartide, che secondo un accordo internazionale stata parzialmente preservata come propriet comune non suscettibile di sfruttamento, virtualmente ogni decimetro quadrato di terra sul pianeta sotto il controllo o del governo o di una propriet commerciale privata. Alle "enclosure" dei terreni sono seguite, in rapida successione, le "enclosure" commerciali di parti delle risorse oceaniche, di quelle atmosferiche e, pi recentemente, di quelle

elettromagnetiche. Oggi, grandi aree oceaniche in prossimit delle acque costiere vengono affittate commercialmente, come avviene per l'aria, convertita in corridoi aerei commerciali, e per le frequenze elettromagnetiche, che i governi cedono a societ private per radio, televisioni, telefoni e trasmissioni computerizzate. Ora, anche le risorse pi personali stanno per subire lo stesso trattamento dei campi comuni e sono sul punto di venir ridotte a propriet commerciali private che possono essere vendute e comprate nel mercato globale. Il tentativo internazionale di convertire le strutture genetiche frutto di milioni di anni di evoluzione in propriet intellettuali private rappresenta il punto d'arrivo di mezzo millennio di storia commerciale e la chiusura dell'ultima frontiera rimasta del mondo naturale. Le "enclosure" e la privatizzazione delle risorse genetiche del pianeta ebbero inizio nel 1971, quando un microbiologo indiano, Ananda Chakrabarty, allora impiegato della General Electric Company (G.E.), si rivolse all'Ufficio dei brevetti e dei marchi registrati degli Stati Uniti (P.T.O.) per brevettare un microrganismo geneticamente manipolato progettato con lo scopo di eliminare le chiazze di petrolio dagli oceani. Il P.T.O. respinse la richiesta, sostenendo che, per la legge americana, le cose viventi non erano brevettabili. Per avvalorare la propria tesi, il P.T.O. afferm che nei pochi casi in cui i brevetti erano stati estesi a forme viventi (precisamente alle piante dalla riproduzione asessuata) era stato necessario un intervento legislativo del Congresso per creare un'eccezione. Chakrabarty e la G.E. fecero ricorso alla Corte d'appello, dove, con sorpresa di molti osservatori, vinsero con una maggioranza di tre voti contro due. Per la maggior parte dei membri della Corte il fatto che quei microrganismi... siano vivi non [ha] alcun significato legale (7). La giustizia continu il suo corso affermando che il microrganismo brevettato era pi simile ai composti chimici inanimati, come reagenti e catalizzatori, che a cavalli, api, rose e lamponi (8). Chiaramente, tenuto conto dell'osservazione della Corte che il microbo assomigliava di pi a un reagente che a un cavallo, se la richiesta del primo brevetto fosse stata per un topo o uno scimpanz geneticamente modificati, probabilmente non sarebbe stata accolta. Dopo ulteriori contese giudiziarie, il caso venne nuovamente portato in appello dall'Ufficio brevetti, questa volta fino alla Corte suprema. Il P.T.O. venne affiancato nel caso dalla People's Business Commission, di l a poco ribattezzata Foundation on Economic Trends, che elabor il principale fascicolo "amicus curiae". Il fascicolo, scritto da Ted Howard, sostenne che il caso all'esame della Corte toccava direttamente la questione del valore intrinseco e del significato della vita. Se il brevetto fosse stato confermato, argoment Howard, allora la vita costruita, piccola o grande che fosse, non sarebbe stata considerata vita, ma solo un comune reagente chimico (9). La People's Business Commission sostenne che una decisione favorevole della Corte avrebbe aperto le porte alla prassi di brevettare, in futuro, tutte le forme di vita. Nel 1980, con un sottile margine di cinque voti a favore contro quattro contrari, i giudici decisero in favore di Chakrabarty, garantendogli un brevetto per la prima forma di vita manipolata geneticamente. Parlando a nome della maggioranza, il giudice Warren Burger spieg che nel caso non era rilevante la distinzione tra cose inanimate e cose viventi , ma piuttosto la questione se il microbo di Chakrabarty fosse o non fosse un'invenzione dell'uomo (10). Parlando a nome della minoranza, il giudice William Brennan controbatt che allargare o restringere l'estensione delle leggi sui brevetti compito del Congresso e non della Corte . Brennan disse che, nel caso dei brevetti sulla vita, la supervisione del Congresso era ancora pi importante dal momento che il composto per il quale veniva chiesto il brevetto implicava questioni di natura eminentemente pubblica (11). Tutti i giudici erano convinti che la loro decisione riguardasse solo ed esclusivamente il caso in esame. Il giudice Burger, accennando alla raccapricciante parata di orrori presentata dalla People's Business Commission, dichiar che la sua posizione nei riguardi della

decisione presa dalla Corte era che questa fosse un'interpretazione corretta della legge esistente sui brevetti e non intendeva affrontare le questioni sociali ben pi vaste concernenti la manipolazione genetica della vita (12). Tali questioni, affermarono i giudici, dovevano essere lasciate al Congresso. La decisione pose in essere la premessa giuridica fondamentale per la privatizzazione e la mercificazione delle risorse genetiche. Tra le conseguenze ci fu che la tecnologia della bioingegneria si spogli della sua antica divisa accademica ed entr con decisione nel mercato, dove venne annunziata da molti analisti come un dono scientifico del cielo, il sostituto a lungo atteso di un ordine industriale morente. Nelson Sneider, un analista di investimenti per la E. F. Hutton, un'azienda che aveva nutrito grandi interessi iniziali per il campo emergente della biotecnologia, afferm: Siamo di fronte a una svolta tecnologica che potrebbe avere la stessa importanza della scoperta del fuoco (13). Wall Street era cos ansiosa di incominciare a finanziare la rivoluzione biotecnologica che, quando la prima azienda privata operante nell'ingegneria genetica offr i suoi titoli agli investitori pubblici, ci fu una corsa disordinata e precipitosa agli acquisti. Il 14 ottobre del 1980, pochi mesi dopo che la Corte suprema aveva aperto la strada allo sfruttamento commerciale della vita, la Genentech offr pi di un milione di azioni a 35 dollari l'una. Nei primi venti minuti di contrattazioni, il valore sal a 89 dollari ad azione. Nel momento in cui la campanella della fine delle contrattazioni suon, nel tardo pomeriggio, la piccola azienda biotecnologica aveva guadagnato 36 milioni di dollari ed era stata valutata 532 milioni di dollari. La cosa sorprendente era che la Genentech fino a quel momento aveva messo sul mercato un solo prodotto. Un analista finanziario comment: Ho lavorato con lui [Merrill Lynch] ventidue anni [e] non avevo mai assistito a niente di simile (14). I leader delle industrie americane capirono molto bene le profonde implicazioni della decisione della Corte. La Genentech afferm: La Corte ha assicurato un futuro tecnologico al Paese (15). Le neonate industrie chimiche, farmaceutiche, agricole e biotecnologiche aumentarono il ritmo delle loro ricerche e delle loro attivit, consapevoli che la garanzia della protezione dei brevetti significava, negli anni a venire, la possibilit di sfruttare le risorse genetiche e di realizzare grossi guadagni. Alcuni osservatori non erano per cos entusiasti. Il filosofo morale Leon Kass chiese: "Qual il limite morale da porre a questa nascente estensione del dominio della propriet privata sulla natura vivente...? Il principio usato nel caso di Chakrabarty dice che non vi nulla nella natura di un essere, neanche dell'essere umano stesso, che lo sottragga alla possibilit di essere brevettato" (16). Qui, per la prima volta, era stata la magistratura ad argomentare che, ai fini del commercio, non c'era pi alcun motivo per fare distinzioni tra esseri viventi e oggetti inanimati. Da l innanzi, un organismo manipolato geneticamente doveva essere considerato un'invenzione, n pi n meno di un computer o di un'altra macchina. Se il microbo di Chakrabarty poteva essere brevettato, perch non si poteva fare lo stesso per qualsiasi forma di vita che fosse stata, in qualche modo, manipolata geneticamente? Che cosa potrebbe significare, per le generazioni che verranno, crescere in un mondo dove tutta la vita finisce per essere considerata una mera invenzione, dove i confini tra il sacro, il profano e tra valore intrinseco e valore di utilit sono completamente scomparsi, riducendo la vita in s a uno stato oggettivo, privo di qualsiasi qualit, unica o essenziale, che potrebbe differenziarla dallo stato strettamente meccanico? - La vita come invenzione.

Mentre la decisione della Corte suprema rilasciava una patente di legittimit all'emergente industria biotecnologica, la decisione del P.T.O., di sette anni pi tardi (1987), apr alle "enclosure" della commercializzazione del pool genetico della Terra, segnando l'inizio di una nuova era economica nella storia del mondo. Il P.T.O., con un'inversione di marcia totale, emise un'ordinanza in cui dichiarava che tutti gli organismi viventi pluricellulari che erano stati manipolati geneticamente, inclusi gli animali, erano potenzialmente brevettabili (17). L'ordinanza aveva una portata assolutamente sbalorditiva. Il P.T.O. con una sola decisione aveva orientato l'economia globale verso un nuovo corso che ci avrebbe portato dall'era industriale nel secolo della biotecnologia. L'enormit della portata del decreto non sfugg all'Ufficio brevetti, il cui commissario, Donald J. Quigg, tent di calmare un pubblico scandalizzato asserendo che la decisione presa riguardava tutte le creature ma non gli esseri umani. La ragione per la quale erano stati esclusi gli esseri umani, disse Quigg, era rappresentata dal tredicesimo emendamento della Costituzione, che non permette di ridurre l'uomo in schiavit. Al contrario, gli embrioni e i feti umani cos come i geni, le linee cellulari, i tessuti e gli organi umani erano potenzialmente brevettabili; restava quindi aperta la possibilit di brevettare tutte le parti separate di un essere umano ma non l'intero organismo. Al centro del problema della brevettabilit c' la questione se geni, cellule, tessuti, organi e interi organismi manipolati geneticamente siano veramente delle invenzioni dell'uomo e non semplicemente creazioni della natura intelligentemente modificate dagli esseri umani. Per poter qualificare una cosa come un'invenzione brevettabile, l'inventore deve provare che l'oggetto nuovo, non banale e utile; vale a dire, che nessuno l'ha mai creato in passato, che non cos ovvio da poter essere creato da chiunque con strumenti gi disponibili e che possiede una certa utilit. Questo criterio, peraltro, va integrato da un'altra clausola ugualmente necessaria. Anche ammesso che una cosa sia nuova, non banale e utile, se un prodotto della natura, non comunque un'invenzione e quindi non brevettabile. Per questo motivo gli elementi chimici della tavola di Mendeleev, anche se unici e non banali, quando vennero isolati per la prima volta con un'operazione non banale e utile, furono comunque considerati non brevettabili in quanto si trattava di prodotti della natura. E ci, a dispetto del fatto che a isolarli e a classificarne le propriet fosse stato l'ingegno umano. A rendere la decisione della Corte suprema e, successivamente, l'ordinanza del P.T.O., cos audaci e sospette dal punto di vista legale, il fatto che tutto ci sembra sfidare la logica delle precedenti regole sui brevetti che vietano di considerare invenzioni le scoperte dei prodotti della natura. Nessun biologo molecolare ha mai creato "ex novo" un gene, una cellula, un tessuto, un organo o un organismo. In questo senso, l'analogia tra gli elementi chimici della tavola periodica e i geni appropriata. Nessuna persona ragionevole si azzarderebbe a suggerire che a uno scienziato che abbia isolato, classificato e descritto le propriet chimiche dell'idrogeno, dell'elio o dell'ossigeno, debba essere garantito il diritto esclusivo, per vent'anni, di considerare la sostanza come una sua invenzione. Il P.T.O., invece, ha affermato che l'isolamento e la classificazione delle propriet e delle funzioni di un gene basta a fare della scoperta un'invenzione. La logica prevalente diventa ancora pi arrischiata quando il problema quello di brevettare una linea cellulare, un organo o un animale geneticamente modificati. E' lecito brevettare un fegato o un pancreas che abbiano subito solo lievi modifiche genetiche? Che dire di uno scimpanz? Si tratta di un animale che condivide con l'essere umano il 99% del corredo cromosomico e che ha la capacit mentale di un bambino di due anni. Si pu qualificare questo animale come un'invenzione dell'uomo se i ricercatori inseriscono un singolo gene nella sua struttura biologica? La risposta, secondo il P.T.O., s . William Tucker, responsabile del trasferimento delle tecnologie presso il D.N.A. Plant Technology di Oakland, in California, dice: Il fatto che una cosa abbia natura biologica e

si autoriproduca non basta a renderla diversa da un pezzo di macchina costruito con dadi, bulloni e viti (18). Tucker e gli altri difensori della liceit dei brevetti sulla vita dimenticano che i geni, le cellule, i tessuti, gli organi e gli organismi che pretendono di brevettare non sono stati n assemblati n costruiti da loro. In che senso sono invenzioni dell'uomo il gene che causa il cancro al seno, le cellule staminali, o l'onco-topo creato con l'ingegneria genetica? Nessuno di loro stato assemblato o costruito, ma semplicemente isolato, sintetizzato e modificato. Key Dismukes, gi direttore del Committee on Vision della National Academy of Sciences, ha denunciato con chiarezza ed energia la logica di fondo che accomuna la sentenza della Corte suprema e la decisione del caso Chakrabarty, nonch le direttive successivamente varate al riguardo dal P.T.O. "Chiariamo una cosa: Ananda Chakrabarty non ha creato una nuova forma di vita; semplicemente intervenuto nel normale processo grazie al quale ceppi di batteri si scambiano informazioni genetiche per produrre un nuovo ceppo con un profilo metabolico alterato. Il suo batterio vive e si riproduce in virt delle forze che guidano la vita di tutte le cellule. I recenti passi avanti nelle tecniche di manipolazione del D.N.A. permettono di intervenire sulla struttura biochimica dei geni dei batteri in modo pi diretto di quanto non avvenisse con i metodi di Chakrabarty, ma anche queste sono solamente modulazioni dei processi biologici. Noi siamo incalcolabilmente lontani dall'essere in grado di creare la vita 'de novo', e questo mi fa molto piacere. Il fatto che il batterio sia il risultato del lavoro di Chakrabarty e non della natura, esalta il potere dell'uomo e mostra lo stesso arrogante orgoglio e la stessa ignoranza della biologia che hanno avuto un impatto cos devastante sull'ecologia del nostro pianeta" (19). Un anno dopo l'emanazione delle nuove direttive che estendevano le possibilit di brevettare le risorse biologiche, il P.T.O. acconsent a brevettare il primo mammifero, un topo manipolato geneticamente che conteneva geni umani in virt dei quali aveva la predisposizione a sviluppare tumori. Il topo venne chiamato onco-topo e fu inventato da Philip Leder, un biologo di Harvard. Il topo, la cui produzione stata affidata alla Du Pont, viene venduto come modello da ricerca per lo studio del cancro (20). Da allora sono stati brevettati molti altri animali manipolati geneticamente, e negli Stati Uniti quasi altri duecento fra maiali, mucche e pecore sono in attesa della concessione del brevetto (21). Recentemente, il gruppo di ricerca scozzese che ha clonato la famosa pecora Dolly ha richiesto un brevetto molto ampio che gli darebbe un diritto di propriet esclusivo su tutti i mammiferi clonati. La domanda del brevetto comprende anche i cloni umani. Visto che la posizione dei cloni umani non stata ancora definita sul piano legislativo, essi potrebbero non rientrare nella norma che, in vari Paesi, esclude la possibilit di brevettare gli esseri umani in virt del principio costituzionale che vieta la schiavit. Alcuni brevetti sulla vita concessi negli Stati Uniti sono cos estesi da assicurare a singole societ il monopolio virtuale sull'uso di intere specie. Il brevetto assegnato a Philip Leder si estende a qualsiasi animale la cui linea germinale venga manipolata geneticamente per contenere i geni che sviluppano il cancro (22). Brevetti simili sono stati assegnati a industrie chimiche e farmaceutiche impegnate ad aumentare la produzione di sostanze alimentari. Agracetus, gi consociata della W. R. Grace, adesso Monsanto, ha ottenuto un brevetto che copre tutti i semi e le piante di cotone che contengono una struttura genetica ricombinante (cio che sono state manipolate geneticamente) (23). Altre compagnie, preoccupate che il brevetto dia a una sola societ multinazionale il potere senza precedenti di controllare i raccolti dei principali prodotti mondiali , hanno presentato una serie di obiezioni al P.T.O., obbligando l'agenzia a riesaminare la richiesta e il brevetto

(24). Il P.T.O., temendo di essere andato al di l dei propri poteri nel concedere il brevetto, ha ritirato la sua iniziale approvazione. Al momento il caso sta facendo il suo tortuoso percorso al processo d'appello per i brevetti. Nel frattempo, il brevetto dell'Agracetus rimane valido fino all'esito finale dell'appello. Non scoraggiata dal momentaneo intoppo, la W. R. Grace sollecit e ottenne, nel 1994, dall'Ufficio brevetti europeo, un secondo brevetto su una tecnica, da essa stessa sviluppata, che rende possibile l'inserimento di geni in ogni variet di seme di soia . Come per la decisione presa sulla pianta del cotone, l'assegnazione del brevetto innesc nel resto della comunit scientifica ed economica una tempesta di polemiche. Il dottor Geoffrey Hawtin, direttore generale dell'International Plant Genetic Resources Institute, espresse il disappunto di molti colleghi quando ammon : "Il garantire brevetti che coprono tutte le variet geneticamente manipolate di una specie, non tenendo conto dei geni interessati e del modo in cui questi vengono trasferiti, mette nelle mani di un singolo inventore la possibilit di controllare quello che cresce nelle nostre fattorie e nei nostri giardini. Con un colpo di penna, stato potenzialmente negato il lavoro di innumerevoli contadini e scienziati: un unico atto giuridico ha autorizzato una rapina" (25). La feroce competizione tra societ chimiche, farmaceutiche, agroalimentari e biotecnologiche per ottenere brevetti commerciali su geni, organismi e processi di manipolazione non ha precedenti. Le accuse di violazione dei brevetti, l'uso scorretto di metodiche precedenti, il furto di segreti industriali e la pirateria nella ricerca hanno dato luogo a un numero record di ricorsi legali agli Uffici brevetti americani ed europei e alle Corti di giustizia dove le societ si combattono reciprocamente per consolidare la propria fetta di mercato e la propria posizione competitiva. - Pirateria biologica. Gli sforzi delle imprese per recintare e per mercificare il pool genetico stanno incontrando forti resistenze in un numero sempre maggiore di Paesi e di organizzazioni non governative (Ong), nei Paesi del Sud del mondo, che incominciano a chiedere un'equa ripartizione dei frutti della rivoluzione biotecnologica. Mentre l'abilit tecnologica necessaria a manipolare il nuovo oro verde risiede nei laboratori scientifici e nei consigli di amministrazione delle aziende del Nord, la maggior parte delle risorse genetiche necessarie ad alimentare la nuova rivoluzione risiedono negli ecosistemi tropicali del Sud. La battaglia per il controllo delle risorse genetiche comuni tra le societ multinazionali del Nord e i Paesi del Sud probabilmente diventer uno degli scontri economici e politici decisivi del secolo della biotecnologia. Sotto molti e importanti aspetti, le accuse e le controaccuse, le denunce e le smentite attorno a ci che alcuni chiamano pirateria biologica o biocolonialismo non sono nuove. Il colonialismo stato una storia di continue usurpazioni e di sfruttamento delle ricchezze biologiche dei Paesi conquistati a vantaggio del mercato interno dei colonizzatori. Le grandi esplorazioni del Nuovo Mondo hanno sempre mirato alla ricerca di nuove risorse biologiche per gli alimenti, le fibre, le tinture e i medicinali, oltre che al ritrovamento di oro, argento e altri metalli preziosi. Le nazioni europee stabilirono colonie di piantagioni in tutto il Nuovo Mondo. Le conoscenze agricole e il lavoro degli indigeni furono sfruttati allo scopo di creare nuove risorse alimentari da esportare nei mercati mondiali. La tapioca, le patate dolci, le arachidi, il mais, i fagioli e le zucchine furono alcuni tra i tanti nuovi prodotti indigeni che valevano oro in un mercato in piena espansione.

Gli esploratori e, pi tardi, i missionari cattolici e il personale delle ambasciate, dedicarono una gran quantit di tempo all'esplorazione biologica, nella speranza che i nuovi tesori potessero alimentare vantaggiosi scambi alimentari. Molte nazioni colonialiste, desiderose di mantenere un controllo esclusivo sulle proprie conquiste biologiche, decretarono pene molto severe compresa la pena di morte, per il contrabbando di piante e, per il furto di quelle di maggior valore. A volte i ladri di risorse naturali potevano incidere sul futuro di interi imperi. Il contrabbando delle piante di caucci dal Brasile al Sud-Est asiatico, alla fine dell'ultimo secolo, diede agli inglesi un vantaggio commerciale nel difficile mercato mondiale della gomma e vanific i tentativi americani di controllarne la produzione nell'emisfero occidentale (26). Oggi, i cacciatori di piante stanno cedendo il passo ai cercatori di geni. Vi sono grandi imprese che finanziano spedizioni in tutto l'emisfero meridionale in cerca di caratteristiche genetiche rare e inusuali che potrebbero avere un valore commerciale. La posta in gioco pu essere enorme. Si pensi solo al valore delle nuove medicine. Quasi i tre quarti dei farmaci a base vegetale in uso oggi derivano da farmaci usati nella medicina indigena. Per esempio, il curaro, importante anestetico chirurgico e distensivo muscolare, deriva dall'estratto di una pianta usata dagli indiani dell'Amazzonia per stordire le prede (27). I Paesi del Sud del mondo affermano che quelle che le societ del Nord chiamano scoperte sono in realt veri e propri furti delle conoscenze accumulate dai popoli e dalle culture indigene. E' vero che le industrie del Nord ne integrano il valore modificando la composizione genetica delle piante, nonch isolando, purificando, distillando e producendo in massa (mediante la propagazione clonale e altri mezzi) geni che codificano proteine utili nella produzione di alimenti, farmaci, fibre e tinture. Ancora oggi, i Paesi del Sud sostengono che una piccola modifica genetica di un seme o di un'erba piuttosto insignificante, soprattutto se la si confronta con i secoli di diligente amministrazione richiesti per allevare e per preservare gli organismi contenenti quelle caratteristiche uniche e preziose cos desiderate dagli scienziati per le loro ricerche. Il dibattito sulle conoscenze del Nord contro quelle degli indigeni del Sud venuto alla ribalta nella controversia causata dal tentativo della W. R. Grace di brevettare alcuni processi allo scopo di usare l'albero del "neem", originario dell'India. Il brevetto del "neem" suscit un notevole clamore in India e in tutto il mondo, diventando un'arma potente nelle mani delle organizzazioni non governative che si oppongono ai tentativi corporativi di brevettare le conoscenze indigene e le risorse biologiche locali. Il "neem" uno dei simboli dell'India e gode di una considerazione quasi mistica nel Paese. Antichi testi indiani lo indicano come l'albero benedetto e come l'albero che cura tutti i dolori . Cresce nei villaggi in tutto il subcontinente indiano ed stato usato per secoli come fonte di medicine e di cibo. Il nuovo anno inizia in India con il rito di cibarsi dei teneri germogli del "neem". Milioni di indiani usano i ramoscelli di "neem" come spazzolino da denti, in virt delle loro propriet antibatteriche. Le foglie e la corteccia vengono usate per curare l'acne e per il trattamento di una serie di malattie, dalle infezioni al diabete (28). E' stato dimostrato che l'albero un pesticida naturale di particolare efficacia, usato per centinaia di anni dagli abitanti dei villaggi per proteggersi dai parassiti: molto pi potente dei convenzionali insetticidi industriali. L'estratto di "neem" combatte pi di duecento insetti comuni che danneggiano i campi, incluse le locuste, i nematodi, gli antonomi del cotone, i coleotteri e i bozzoli dei curculionidi. Una serie di studi ha riscontrato che l'estratto di "neem" ha almeno lo stesso effetto degli insetticidi sintetici come il Malathion, il D.D.T. e il Dieldrin, ma senza avere i loro deleteri effetti sull'ambiente (29). La W. R. Grace ha isolato il composto pi potente del seme di "neem", l'azadiractina, e quindi ha chiesto e ottenuto dal P.T.O. una serie di brevetti sui metodi usati per la produzione dell'estratto del seme. La societ ha sostenuto che i processi usati per isolare

e rendere stabile l'azadiractina sono unici e non banali. Gli scienziati indiani, tuttavia, in una dichiarazione scritta e giurata al P.T.O., hanno sottolineato chiaramente che loro stessi e le industrie indiane trattavano i semi di "neem" con le stesse metodiche e con gli stessi solventi della W. R. Grace molti anni prima che la societ richiedesse un brevetto per le metodiche usate. Inoltre, non era mai stato richiesto un brevetto di tutela perch l'informazione sull'uso del "neem" veniva considerata il risultato di secoli di sviluppo e di ricerca autoctona, qualcosa che doveva essere condiviso apertamente e liberamente. Adesso pensano con preoccupazione alla possibilit che il brevetto della W. R. Grace potr in futuro impedire ai contadini del luogo di produrre e di usare i pesticidi basati sull'estratto di "neem", il che altererebbe il prezzo di queste sostanze e intaccherebbe la disponibilit dei semi di "neem". Sdegnato per l'usurpazione delle conoscenze autoctone da parte della W. R. Grace, B. N. Dhawan, scienziato emerito del Central Drug Institute of India affermava: "E veramente una sciagura che i benefici di tutto questo lavoro vadano a un solo individuo o a una sola industria. Spero sinceramente che l'opinione della comunit internazionale prevalga e che il 'neem' continui a poter essere usato dal mondo intero senza che chi lo produce debba pagare esosi pedaggi a un'industria" (30). Mentre il mercato mondiale sta passando da un'economia basata sui combustibili fossili e sui minerali rari a un'economia sempre pi basata sulle risorse genetiche e biologiche, stanno avvenendo scontri sempre pi frequenti sulla vera o presunta usurpazione delle conoscenze indigene e delle risorse locali. Ansiose di calmare un'opposizione crescente, le grosse societ stanno cercando di imporre un regime uniforme della propriet intellettuale: un regime vincolante per ogni Paese, che dia alle multinazionali libero accesso al materiale genetico di tutto il mondo, e che, nello stesso tempo, tuteli i loro prodotti manipolati geneticamente. Le industrie mondiali hanno per lungo tempo realizzato i propri obiettivi grazie all'Accordo sugli aspetti commerciali della propriet intellettuale (TRIPS) sottoscritto durante i negoziati dell'Accordo generale sulle tariffe e gli scambi (GATT) in Uruguay. Quell'accordo venne definito in larga parte da una coalizione di societ chiamata Comitato per la propriet intellettuale (Intellectual Property Committee, I.P.C.). Ne fanno parte alcune delle pi importanti aziende nel campo delle biotecnologie come la Bristol Myers, la Merck, la Pfizer, la Du Pont e la Monsanto. James Enyart della Monsanto ha spiegato la ragione di fondo della strategia dell'I.P.C. "[Il nostro] Gruppo Trilaterale riuscito a estrapolare dalle leggi dei Paesi sviluppati i principi fondamentali da seguire per proteggere tutte le forme di propriet intellettuali [...] Ma non ci siamo limitati a far valere le norme messe a punto nel nostro Paese. A Ginevra abbiamo presentato il [nostro] documento allo staff della segreteria del Gatt. Abbiamo inoltre colto l'opportunit di presentarlo ai rappresentanti di un vasto numero di Paesi. Quello che vi ho descritto non ha alcun precedente nella storia del Gatt. L'industria ha identificato un problema importante del commercio internazionale; ha elaborato una proposta concreta e l'ha presentata sia al nostro sia agli altri governi [...] Le industrie e gli operatori del commercio hanno giocato il ruolo dei pazienti, dei diagnosti e dei terapeuti" (31). L'accordo del TRIPS non concede alcun valore alle conoscenze indigene, afferma Vandana Shiva, direttrice della Research Foundation for Science, Technology, and National Resource Policy dell'India. Come tenace oppositrice dell'accordo, Shiva sottolinea che secondo il patto i diritti di propriet intellettuale vengono riconosciuti solo

come diritti privati ; in tal modo, osserva, vengono esclusi tutti i tipi di conoscenze, di idee e di innovazioni che fanno parte dei beni intellettuali comuni presenti nei villaggi, tra i contadini, [e] nelle foreste, tra i popoli delle trib... (32). La Monsanto e tutte le altre societ che hanno contribuito all'elaborazione dell'accordo conoscono molto bene il valore delle conoscenze autoctone. I loro cacciatori di geni, infatti, vagano continuamente in remoti villaggi in cerca di prede, rivolgendo domande agli anziani nella speranza di individuare speciali erbe medicinali o piante con caratteristiche genetiche uniche. Suman Sahai, direttore della Gene Compaign, un'organizzazione non governativa di Nuova Delhi, dice un'ovviet quando afferma che non stato Dio a darci il 'riso', il 'grano' o la 'patata' . Queste un tempo erano delle piante selvatiche, che sono state rese domestiche nel corso dei millenni e sono state pazientemente coltivate da generazioni e generazioni di contadini. Chi ha compiuto tutto quel lavoro? (33) si chiede naturalmente Sahai. Sfortunatamente, le leggi dei brevetti ricompensano solamente le fatiche individuali fatte nei laboratori scientifici. Gli sforzi collettivi, tramandati di generazione in generazione, vengono razionalizzati come arte anteriore e vengono completamente disconosciuti. Molti abitanti del Terzo Mondo hanno la netta impressione che le societ biotecnologiche stiano sfruttando gratuitamente secoli di conoscenze indigene. Le corporazioni stanno curiosando in mezzo alle diversit genetiche, aiutandosi reciprocamente a raggiungere una grande quantit di ricchi tesori genetici al solo scopo d rivendere la stessa cosa in forme lievemente modificate a livello genetico e brevettate, ma a un prezzo pi alto: il tutto per prodotti finora liberamente condivisi e commercializzati per anni nella storia dell'uomo tra i contadini e gli abitanti dei villaggi. I ritorni finanziari delle bioesplorazioni riuscite sono sicuramente indicativi. Nel 1993, alla Lucky Biotech Corporation, una societ farmaceutica coreana, e all'Universit della California, fu concesso un brevetto americano e internazionale per una proteina dolce manipolata geneticamente derivata da una pianta trovata nell'Africa occidentale chiamata taumatina. La proteina contenuta in questa pianta centomila volte pi dolce dello zucchero, e questo ne fa la sostanza pi dolce sulla terra, usata dagli abitanti dei villaggi per centinaia di anni come dolcificante alimentare. La proteina della taumatina pu essere introdotta nel codice genetico della frutta e della verdura fornendo un dolcificante ipocalorico. Poich il solo mercato americano dei dolcificanti a basso contenuto di calorie raggiunge guadagni di miliardi di dollari, la taumatina nei prossimi anni diventer molto probabilmente un grosso affare. Intanto gli abitanti dei villaggi nell'Africa occidentale non condivideranno la stessa sorte, anche se i veri scopritori della taumatina (34) sono proprio i loro antenati. Nel tentativo di appianare le crescenti tensioni tra le societ globali e i Paesi del Sud, alcune istituzioni internazionali e societ private hanno proposto di condividere una parte dei loro guadagni commerciali ottenuti dai brevetti sui prodotti biotecnologici con i Paesi ospitanti, le popolazioni del luogo e le altre parti interessate. L'International Plant Genetic Resources Institute (Ipgri), che ha il suo quartiere generale a Roma, ha proposto che alle societ che mettono sul mercato i prodotti agricoli derivati dal germoplasma conservato nei centri internazionali di ricerca agricola venga richiesto di negoziare accordi sulle royalty da corrispondere ai Paesi di provenienza delle risorse utilizzate. Il direttore generale dell'Ipgri, Goeffrey Hawtin, tuttavia, non ha palesato molto entusiasmo nell'annunciare il progetto: la proposta, osserv, potrebbe minare gli sforzi della ricerca per l'aumento delle disponibilit alimentari. I pi convinti assertori del progetto furono invece di diversa opinione: secondo loro, fornire degli incentivi finanziari ai Paesi fonte dei prodotti significava incoraggiare gli sforzi tesi alla conservazione e alla preservazione della diversit genetica (35).

Negli Stati Uniti, il National Cancer Institute (N.C.I.), che annualmente raccoglie e conserva 6000 fra piante e organismi marini da tutte le parti del mondo, ha redatto un modello di accordo nel quale riconosce la necessit di compensare le organizzazioni dei Paesi di provenienza dei prodotti naturali, e quindi i loro abitanti, in caso di commercializzazione di farmaci derivati dagli organismi raccolti (36). L'N.C.I. ha firmato una dozzina di accordi come questo con diversi Paesi, tra cui le Filippine, il Belize, l'Indonesia e il Madagascar. A un vaglio pi accurato, l'accordo appare tuttavia molto meno convincente di quanto sembrerebbe a prima vista. L'Istituto infatti afferma soltanto che, se una ditta farmaceutica verr autorizzata ad usare un organismo raccolto dall'N.C.I., la stessa verr invitata a sottoscrivere un accordo con cui si impegna a corrispondere ad apposite agenzie, istituzioni e/o persone royalty e altre forme di compenso appropriato (37). Le societ private hanno inoltre sottoscritto accordi con i Paesi fonte, con le istituzioni locali e con i popoli indigeni per condividere una parte dei guadagni ottenuti dai prodotti brevettati. L'operazione maggiormente pubblicizzata e pi controversa fu compiuta dalla Merck & Co. in Costa Rica. Il gigante farmaceutico sottoscrisse un accordo con un'organizzazione di ricerca locale, il National Biodiversity Institute, con cui si impegnava a versare all'organizzazione stessa una somma di poco superiore a un milione di dollari in cambio del riconoscimento dei diritti della societ sui campioni di piante, microrganismi e insetti che rivestissero un qualche valore. I critici paragonarono questo affare all'episodio in cui i pionieri europei, dando agli indiani d'America gingilli del valore di pochi dollari, si assicurarono in cambio l'esclusiva propriet dell'isola di Manhattan. Una compagnia che vanta quattro miliardi di dollari di fatturato e che acquista il diritto di compiere bioesplorazioni in un Paese che possiede una delle riserve di piante e animali pi ricche della Terra per un insignificante milione di dollari: una cifra quasi simbolica (38). L'organizzazione beneficiaria, d'altro canto, riconosce un diritto alla bioesplorazione del territorio che storicamente non possiede. Nello stesso tempo, le popolazioni locali, che dovrebbero avere il legittimo diritto di negoziare il trasferimento del germoplasma, vengono tenute fuori dall'accordo della Merck & Co., e questa circostanza solleva ulteriori dubbi sulla correttezza dell'operazione. Riassumendo, le societ internazionali affermano che la protezione dei brevetti essenziale, visto che esse rischiano notevoli somme di denaro e anni di ricerche per portare nuovi prodotti sul mercato. I Paesi del Sud, invece sostengono che i veri sforzi sul terreno della ricerca e dello sviluppo hanno avuto origine molti anni prima dell'intervento degli scienziati, e che sono dovuti agli abitanti dei villaggi e ai contadini che hanno isolato, valorizzato e preservato le piante e le coltivazioni di valore. Essi pretendono dunque una forma di risarcimento per il loro contributo alla rivoluzione biotecnologica. Malgrado le differenze delle parti, entrambe condividono un assunto fondamentale: la volont di recintare commercialmente per la prima volta il pool genetico del mondo e di trasformarlo in una merce che sul mercato pu assumere un valore. Un sempre maggior numero di organizzazioni non governative, cos come alcuni Paesi, sta assumendo una terza posizione: sostiene che il pool genetico non pu essere messo in vendita a nessun prezzo, ma deve rimanere un bene pubblico aperto a tutti ed essere usato liberamente dalla generazione attuale e da quelle future. Al riguardo viene citato un precedente nella recente decisione storica di mantenere il continente dell'Antartide come un bene collettivo e non soggetto a sfruttamento commerciale. Sarebbe impossibile, dicono, dare un corretto valore di mercato alle conoscenze indigene. Da che parte si dovrebbe cominciare per stimare il valore di migliaia di anni di conoscenze collettive o, se si preferisce, per determinare il valore futuro di un particolare tratto genetico? E ancora: in che modo si decide chi debba essere il legittimo beneficiario delle royalty, quando le

conoscenze ottenute sono molto spesso un bene comune, risultato di molteplici contributi di trib e popoli attraverso i millenni? Qualcuno poi arriva a sostenere che, ben lontano dall'essere uno strumento di progresso, la protezione dei brevetti ottiene l'effetto opposto: soffoca quel libero scambio delle informazioni che essenziale per migliorare la condizione umana. Martin Kenney, professore di Sviluppo umano e sociale della Universit della California a Davis. afferma: "[In molti casi] il timore di essere battuti sul tempo o di veder utilizzato da altri il proprio lavoro come merce pu indurre al silenzio anche i propri colleghi. Vedere che altri, sui quali non si ha nessuna forma di controllo, trasformano le scoperte scientifiche in un prodotto commerciale pu dare un senso di violazione della propria persona. E un po' come vedere il frutto del proprio appassionato impegno che si trasforma in una merce pura e semplice: il lavoro oggi un oggetto di scambio valutato secondo il prezzo di mercato. Il denaro l'arbitro del futuro sviluppo scientifico" (39). Uno studio di Harvard sui rapporti che intercorrono tra i ricercatori universitari e le societ biotecnologiche ha portato a conclusioni simili. Un gruppo di lavoro guidato dal dottor David Blumenthal, del Center for Health Policy and Management di Harvard, ha compiuto un sondaggio su 550 industrie impegnate nella ricerca biotecnologica e ha trovato che pi del 20% dei fondi andavano ai ricercatori universitari. La stretta relazione tra scienziati dell'universit e industria biotecnologica, secondo lo studio, ha avuto l'effetto di bloccare la condivisione della ricerca. Il 41% delle societ biotecnologiche lamenta che le ricerche effettuate con i fondi dell'universit hanno portato, almeno in un caso, alla divulgazione di un segreto commerciale. I segreti d'ufficio sono stati convenzionalmente definiti informazioni di propriet tutelate mediante lo sforzo sistematico di impedirne lo svelamento. Tale sforzo si concretizza anche nel divieto di pubblicare i risultati delle ricerche (40). Lo studio ha inoltre scoperto che erano quattro volte pi numerosi dei colleghi i biologi universitari finanziati dalle aziende che affermavano il fatto che dalle loro ricerche erano scaturiti segreti industriali (41). Molti insegnanti di facolt le cui ricerche biotecnologiche sono sponsorizzate da industrie sono anche dirigenti di tali industrie - in veste o di membri del consiglio di amministrazione o di consulenti. Molti importanti ricercatori godono anche di significative partecipazioni azionarie (42). Uno studio simile condotto da Sheldon Krimsky, professore di Politica ambientale e urbana alla Tufts University, verso la fine degli anni Ottanta, scopr che gli scienziati di biotecnologia che erano anche membri della National Academy of Sciences (istituzione che ha il compito di dare consigli su questioni importanti di politica della scienza al Congresso e al governo federale) nell'incredibile percentuale del 37% avevano legami con le industrie , cosa che suscita seri dubbi sull'obiettivit del loro giudizio (43). I critici come Krimsky affermano che la natura ormai commerciale della ricerca biotecnologica ha seriamente minato il tradizionale clima di collaborazione dei laboratori impedendo la condivisione delle idee e rallentando gli sforzi comuni. La segretezza diventata di primaria importanza in un'organizzazione commerciale dove le gratificazioni per i ricercatori non sono pi semplicemente il rispetto, l'ammirazione dei loro pari e il contributo alla conoscenza ma piuttosto la possibilit di brevettare invenzioni dal potenziale risvolto economico. L'intima collaborazione tra l'industria e la comunit della ricerca, afferma il biochimico Keith Yamamoto, dell'Universit della California di San Francisco, ha influito negativamente sia sulla comunicazione che sul morale degli ambienti scientifici (44). - Gli esseri umani come propriet intellettuale.

La discussione in merito ai brevetti sulla vita ha assunto recentemente maggiore urgenza a causa dell'aumento del numero di istituzioni scientifiche, industrie farmaceutiche e biotecnologiche che stanno esplorando biologicamente il genoma umano nelle pi remote regioni del mondo. Lo Human Genome Diversity Project (Progetto genoma umano), guidato da Luca Cavalli Sforza, genetista delle popolazioni e professore emerito dell'Universit di Stanford, stato al centro di vivaci controversie dopo aver rivelato il progetto di ricerca del gruppo: prelevare campioni di sangue dalle 5000 popolazioni linguisticamente distinte del mondo al fine di fissare il loro profilo genetico e di ricercare i tratti genetici suscettibili di rivelarsi in futuro importanti e utili. Effettuando una campionatura dei genotipi dei pochi gruppi di popoli indigeni che sono rimasti isolati dal resto del mondo, i responsabili del Progetto sperano di trovare sorprese genetiche che potrebbero essere un dono per l'umanit e per la ricerca di nuove strade che possano migliorare la composizione genetica della razza umana. La ricerca, chiamata Progetto vampiro dai suoi critici, viene difesa da Cavalli Sforza dicendo che importante scovare qualsiasi variet genetica ancora esistente prima che venga perduta irrimediabilmente, sia per estinzione delle popolazioni sia in virt della loro fusione con altri popoli. Pur essendo personalmente convinto che non dovrebbero esistere brevetti sul D.N.A., Cavalli Sforza ritiene nondimeno che tale convinzione sia resa poco praticabile dal potenziale valore commerciale delle informazioni genetiche che promettono di emergere dal Progetto sulla diversit del genoma umano. E suggerisce che, nella sfortunata ipotesi che un gene acquisti valore commerciale, le persone che lo donano, non l'individuo ma il gruppo, dovrebbero in qualche modo partecipare ai profitti (45). Le preoccupazioni dei critici si sono fatte concrete nel 1993, quando la Rural Advancement Foundation International, un'organizzazione non governativa, scopr che il governo degli Stati Uniti aveva richiesto brevetti sia internazionali sia americani su un virus derivato dalle linee cellulari di un'indiana guaymi di ventisei anni di Panama. Un ricercatore degli Nih aveva prelevato un campione di sangue dalla donna e da questo aveva fatto sviluppare una linea cellulare di particolare interesse per i ricercatori stessi; alcuni membri della remota comunit indiana, infatti, erano portatori di un virus unico che stimola la produzione di anticorpi, precisamente di anticorpi che, secondo gli scienziati, potrebbero essere utili per la ricerca sull'Aids e sulla leucemia (46). Dopo aver appreso della richiesta dei brevetti, il Congresso generale guaymi a Panama fece una protesta pubblica. Isidro Acosta, presidente del Congresso generale guaymi, proclam tutta la sua stupita indignazione: come poteva un'istituzione prestigiosa come quella degli Nih violare cos sfacciatamente la privacy genetica della sua trib? E come poteva il governo degli Stati Uniti, senza avvertire i Guaymi delle sue intenzioni, cercare di brevettare una loro caratteristica genetica e di speculare sul loro patrimonio genetico sul mercato mondiale? "Non avrei mai immaginato che gli uomini potessero arrivare al punto di brevettare piante e animali. E' fondamentalmente immorale, contrario alla visione che i Guaymi hanno della natura e della nostra posizione in essa. Brevettare materiale umano [...] prelevare il D.N.A. umano e brevettarne i prodotti [...] tutto ci viola l'integrit della vita stessa e il nostro pi profondo senso etico" (47). La protesta pubblica obblig il governo degli Stati Uniti a ritirare la propria domanda di brevetto. La controversia sulla possibilit di brevettare i geni tratti da popolazioni indigene, tuttavia, esplose nuovamente alcuni mesi dopo, quando il governo degli Stati Uniti present due ulteriori richieste di brevetto negli Stati Uniti e in Europa per alcune linee cellulari prelevate da cittadini delle isole Solomon e della Papua Nuova Guinea. Quando il

governo delle isole Solomon protest, l'allora segretario al commercio, Ron Brown, rispose bruscamente: "Secondo le nostre leggi, come peraltro secondo quelle di molti altri Paesi, la materia di cui sono fatte le cellule umane brevettabile e non esiste nessuna norma che limiti le fonti di cellule per cui si pu avanzare domanda di brevetto" (48). Nel marzo del 1995, l'Ufficio brevetti rilasci un'autorizzazione per il virus T-linfotrofico umano (H.t.l.v.-1) della Papua Nuova Guinea al Department of Health and Human Services degli Stati Uniti, facendone la prima linea cellulare umana brevettata di una popolazione ndigena (49). Adirato per l'azione degli Usa, un gruppo di nazioni delle isole del Pacifico del Sud prepar un documento comune, che divenne poi il testo di un comunicato ufficiale, in cui il loro territorio veniva dichiarato zona libera da brevetti (50). Il governo degli Stati Uniti lasci tranquillamente scadere la domanda di brevetto nel 1996. Anche il governo indiano ha espresso profondi sospetti riguardo agli sforzi compiuti nel campo della ricerca per prelevare campioni di sangue ai suoi numerosi gruppi etnici. L'India, con le sue diverse culture e con le sue popolazioni omogamiche, considerata un ambiente ideale per l'esplorazione genetica. Nominate un qualsiasi disordine genetico e noi ne abbiamo le mutazioni , afferma Samir Brahmachari, professore di biofisica molecolare all'Indian Institute of Science a Bangalore (51). Per esempio, le trib Onge dell'India hanno un cromosoma Y di dimensioni pi piccole del normale e una bassa conta di spermatozoi. Nel Sud dell'India, una piccola comunit di 700 famiglie soffre di osteoartrite e di nanismo. Nel Bengala occidentale, dove il colera tuttora una minaccia, un grande numero di persone sembra essere immune alla malattia. Attualmente gli scienziati stanno cercando un gene o dei geni che potrebbero conferire un vantaggio genetico, nella speranza di trovare una nuova terapia per il colera (52). K. Suresh Singh, fino poco tempo fa direttore dell'Anthropological Survey of India, ha dichiarato che l'organizzazione letteralmente sommersa da progetti di ricercatori degli Stati Uniti e altri Paesi, i quali vorrebbero condurre degli studi su varie trib e gruppi etnici in tutta l'India (53). Nel gennaio del 1996, la Indian Society of Human Genetics (I.S.H.G.) ha emesso una serie di documenti con cui chiedeva il bando del trasporto del sangue intero, delle linee cellulari, del D.N.A., dei materiali fossili e scheletrici in attesa di accordi formali tra le parti. La I.S.H.G. ha inoltre chiarito che tali accordi devono specificare gli obiettivi del progetto, il materiale scientifico che si prevede di raccogliere, i vantaggi economici e il modo di condividerli nel presente e nel futuro (54). Quando si diffuse la notizia che gli Nih degli Stati Uniti avevano ottenuto illegalmente campioni di sangue e D.N.A., prelevandoli in segreto da pazienti ricoverati in una clinica oculistica dell'India senza chiedere l'autorizzazione al loro trasferimento fuori dal Paese, ne segu una causa legale. I ricercatori americani del National Eye Institute stavano cercando i geni che causano la retinite pigmentosa, o la cecit notturna. L'Indian Council of Medical Research (I.C.M.R.) disse che avrebbe dovuto essere informato delle ricerche in corso, visto che la legge indiana vieta l'esportazione di materiali biologici senza il permesso dell'I.S.H.G (55). La corsa per individuare e brevettare i geni dotati di valore commerciale diventata cos frenetica che per incentivarne l'esplorazione i ricercatori vengono corteggiati con promesse economiche notevolissime. Kiren Kucheria, genetista dell'All India Institute of Medical Sciences di Nuova Delhi, afferma di essersi vista offrire 20 mila dollari perch acconsentisse al prelievo di campioni di sangue da due sue pazienti, sospette portatrici di uno speciale gene legato a una malattia nota come ductagenesi di Muller e caratterizzata dall'assenza di utero. Kiren Kucheria rifiut di cooperare.

L'ottenere i diritti su una linea cellulare o su un gene pu voler dire assicurarsi una fortuna economica. Recentemente l'industria biotecnologica Amgen ha pagato 20 milioni di dollari alla Rockefeller University per acquistare il diritto di sviluppare prodotti da un gene che potrebbe avere un ruolo nell'insorgere dell'obesit (56). Sulla Terra nessun posto troppo remoto per i cacciatori di geni. Nell'aprile del 1997, il Los Angeles Times raccont nei dettagli una spedizione scientifica condotta da Noe Zamel, un medico genetista dell'Universit di Toronto, e finanziata dalla Sequana Therapeutics di La Jolla, in California. La Sequana un'industria biotecnologica di recente nascita che si dedica all'esplorazione dei geni. (Le ditte genomiche sono le avanguardie dell'emergente rivoluzione biotecnologica.) Il gruppo finanziato dalla Sequana si trasferito con una nave d'appoggio della flotta sudafricana fino alla minuscola isola vulcanica di Tristan da Cunha, una striscia di terra di 100 chilometri quadrati nel mezzo dell'oceano Atlantico, spesso citata come l'isola pi solitaria del mondo, i cui abitanti discendono da marinai inglesi arrivati l nel 1817. Quello che rende la popolazione omogamica dell'isola cos interessante per il dottor Zamel e per la sua quipe il fatto che i suoi membri per met soffrono di asma. Gli scienziati sperano di trovare il gene o i geni responsabili della malattia e di brevettarli. Gli scienziati della Sequana hanno prelevato dei campioni di sangue da 270 dei 300 abitanti dell'isola e hanno in seguito dichiarato di avere identificato due geni come possibili candidati al ruolo di responsabili dell'asma. Tuttavia, finora si sono rifiutati di condividere le loro scoperte con gli altri ricercatori del settore, e in tal modo si sono attirati l'accusa di porre gli interessi della societ al di sopra dell'obiettivo di trovare una cura per la malattia con la collaborazione degli altri ricercatori. Da parte loro, le societ genomiche, come la Sequana, ammettono di essere in affari per sfruttare commercialmente il genoma umano, e di non poter sperare di ottenere dei profitti se non diventando proprietari delle loro ricerche, almeno fino al momento della brevettazione (57). La Sequana e le altre industrie genomiche affermano che gli incentivi del mercato sono il modo migliore e pi efficiente per far progredire la ricerca. Gli altri non sono altrettanto sicuri. Questo un incubo , ha detto un genetista che lavora per una grande industria farmaceutica e che ha rilasciato la sua testimonianza al direttore della rivista Nature . Tuttavia, non che le aziende commerciali statunitensi abbiano cercato di brevettare genomi e linee cellulari soltanto al di fuori del loro Paese. In un caso californiano cos esemplare da creare un precedente giuridico, John Moore, un uomo d'affari dell'Alaska, scopr che parti del suo corpo erano state brevettate dall'Universit della California e date in licenza alla Sandoz senza il suo consenso e a sua insaputa. A Moore era stata diagnosticata una rara forma di tumore e lo si era sottoposto a una serie di terapie presso la Universit della California, Los Angeles. Un medico e ricercatore universitario scopr che i tessuti della milza di Moore sintetizzavano un tipo di proteina del sangue che facilita la crescita dei leucociti, i quali sono preziosi agenti antitumorali. L'Universit cre una linea cellulare derivata dalle cellule del tessuto della milza di Moore e nel 1984 ottenne il brevetto di quella invenzione . Il valore della linea cellulare stimato in 3 miliardi di dollari. Successivamente Moore cit in giudizio l'Universit, reclamando i diritti di propriet sui suoi tessuti. Nel 1990 la Corte suprema della California gli diede torto, sostenendo che Moore non aveva nessun diritto di propriet sui tessuti del proprio corpo. Le parti del corpo umano, sentenzi la corte, non possono essere barattate sul mercato come una merce. Tuttavia, aggiunse, gli inventori avevano il dovere di informare Moore sulle potenzialit commerciali dei tessuti e solo per questa ragione erano venuti meno alla loro responsabilit fiduciaria e potevano essere dichiarati colpevoli di aver causato un danno economico. La corte quindi fece propria la tesi dell'Universit che la linea cellulare in s non era propriet di Moore e poteva essere legittimamente rivendicata come

propriet dell'Universit. L'incoerenza della decisione venne espressa dal giudice Broussard nella giustificazione del suo dissenso: "Il rifiuto della maggioranza di dare ragione al querelante non significa che le parti del corpo umano non possano essere comprate o vendute per la ricerca o a scopi commerciali, o che nessun privato e nessuna istituzione possano ottenere benefici economici dal grande valore delle cellule malate del querelante. Lungi dall'esaltare la commercializzazione dei materiali biologici, la Corte impedisce al querelante, da cui le cellule provengono, di ottenere benefici dal valore delle cellule stesse, ma permette agli imputati, che con mezzi impropri e con un pretesto hanno ottenuto da lui tali cellule, di sfruttare l'intero valore economico dei loro guadagni illeciti liberi da... ogni responsabilit" (58). Le straordinarie implicazioni della privatizzazione del corpo umano, della sua distribuzione alle istituzioni commerciali sotto forma di propriet intellettuale, emergono in modo molto eloquente dal caso di un brevetto concesso dal competente ufficio europeo alla societ americana Biocyte. Il brevetto conferisce alla societ la propriet su tutte le cellule ematiche umane ottenute dal cordone ombelicale di un bambino appena nato e usate per scopi terapeutici. Il brevetto cos vasto che permette alla societ di vietare l'uso delle cellule ematiche del cordone ombelicale a qualsiasi individuo o istituzione che non siano disposti a pagare i diritti per l'uso del brevetto. Le cellule ematiche del cordone ombelicale sono particolarmente importanti per i trapianti di midollo osseo, e quindi hanno un valore commerciale molto alto. Vale la pena di sottolineare che questo brevetto stato assegnato alla Biocyte semplicemente perch questa azienda era in grado di isolare e di congelare le cellule ematiche. La societ non ha in realt apportato nessun cambiamento del sangue. La societ possiede tuttavia il controllo commerciale di questa parte del corpo umano (59). Un brevetto ugualmente vasto stato concesso a un'industria americana, la Systemix Inc. di Palo Alto, in California, dal competente ufficio americano: il brevetto copre tutte le cellule staminali del midollo osseo umano ed stato concesso a dispetto del fatto che la Systemix non avesse fatto alcunch per alterare o manipolare le cellule. Alcuni, anche nell'ambiente medico, rimasero sbalorditi dalla decisione di Peter Quesenberry, vicepresidente degli affari clinici della Leukemia Society of America, il quale ironizz: Fino a dove si arriver? Si potr brevettare anche una mano? (60). D'altra parte, molti studiosi di biologia molecolare non vedono nessun evidente problema etico e nessun dilemma morale nell'esplorazione e nella brevettazione dei geni; anzi, stanno cercando di estendere le proprie pretese su ampie regioni del genoma umano. Arnold Slutsky, del Samuel Lunenfeld Institute del Mount Sinai Hospital di Toronto, si pone la seguente domanda retorica: Se un giornalista scrivesse un articolo su una famiglia e vincesse il premio Pulitzer, dovrebbe dare una percentuale della somma alla famiglia? (61). La scalata imprenditoriale alla brevettazione del genoma della famiglia degli esseri umani ha conosciuto negli ultimi anni un'accelerazione enorme, soprattutto grazie alla velocit sempre maggiore con cui si riusciti a mappare e a sequenziare circa 100 mila geni che costituiscono il genoma umano. Non appena il gene viene individuato, il suo scopritore probabilmente chieder un brevetto, spesso ancora prima di averne scoperto la funzione. Nel 1991, J. Craig Venter, allora direttore del Genome Mapping Research Team, lasci il suo incarico governativo per coordinare una societ genomica finanziata da un fondo di capitali a rischio per pi di 70 milioni di dollari (62). Venter e i suoi colleghi presentarono nello stesso tempo domanda di brevetto su pi di 2000 geni del cervello umano. Molti ricercatori che lavorano al Progetto genoma umano, scandalizzati e indignati, accusarono

Venter di tentare di speculare sulla ricerca inizialmente pagata dai contribuenti americani. Un gruppo di scienziati lo accus di chiedere brevetti sui geni prima di conoscerne la funzione. Il premio Nobel per le ricerche sul D.N.A. James Watson, allora presidente del Progetto genoma umano, defin le pretese di Venter pura pazzia (63). Nondimeno Venter, come pure altri scienziati e altre industrie di ricerca sul genoma umano, hanno perseguito con determinazione l'obiettivo di far valere i propri diritti su quanto pi genoma umano possibile. Molto probabilmente, in meno di dieci anni tutti e 100 mila i geni che contengono il patrimonio genetico della nostra specie saranno brevettati, e in tal modo diventeranno esclusiva propriet intellettuale di industrie farmaceutiche, chimiche, agricole e biotecnologiche. - Verso una svolta. Il fatto che le societ private accampino diritti su migliaia di geni umani, rivendicandone esclusiva propriet intellettuale, ha scatenato crescenti proteste in tutto il mondo, specialmente da parte di quei gruppi immediatamente e intimamente coinvolti nelle richieste di brevetti. Nel maggio del 1994, una coalizione formata da centinaia di organizzazioni femminili provenienti da pi di 40 nazioni ha annunciato pubblicamente l'opposizione collettiva al tentativo della Myriad Genetics, un'industria americana biotecnologica, di brevettare la scoperta di un gene che causa il tumore alla mammella in alcune donne le cui famiglie sembrano presentare una certa predisposizione a questo tipo di tumore. La coalizione si riun presso la Foundation on Economic Trends. Le donne chiarirono che, mentre non erano contrarie al test di "screening" che era stato creato dalla Myriad allo scopo di riscontrare la presenza del gene denominato B.R.C.A.-I in una donna a rischio (sebbene alcuni mantengano ancora serie riserve sull'applicazione su larga scala del test), erano invece contrarie alla rivendicazione dei diritti da parte della Myriad Genetics. Le donne sostenevano che il gene che causa il tumore alla mammella un prodotto della natura, non un'invenzione umana, e che quindi non doveva essere brevettabile. Se alla Myriad fossero stati concessi i diritti all'uso commerciale esclusivo del gene del tumore al seno, sostenevano le donne, il test di "screening" sarebbe diventato molto pi caro, precludendo cos alle donne povere la possibilit di sottoporsi allo stesso test. Inoltre, il controllo esclusivo della Myriad sul gene, avrebbe potuto impedire ulteriori ricerche sul tumore al seno, visto che il prezzo da pagare per accedere al gene sarebbe risultato troppo elevato, specialmente per i ricercatori universitari. L'azienda rispose che la protezione dei brevetti era un incentivo essenziale per favorire l'investimento di tempo e denaro nella ricerca e nel potenziamento degli sforzi (64). Il problema dei brevetti sulla vita stato oggetto di un esame sempre pi approfondito sotto il profilo giuridico. Nel Congresso degli Stati Uniti, molti progetti di legge studiati per limitare l'attribuzione di brevetti sulla vita o per imporre una moratoria sull'emanazione di ulteriori brevetti, sono stati approvati sia dal Senato sia dalla Camera. Tuttavia, al momento, le due Camere non hanno raggiunto l'accordo su un testo comune e ci ha impedito l'approvazione definitiva di una legge. In Europa, il dibattito sul tema dei brevetti sulla vita diventato febbrile tanto da mettere, a volte, il Parlamento europeo - cio il corpo legislativo dell'Unione europea - in contrasto sia con l'industria biotecnologica sia con la Commissione europea, che il corpo amministrativo di controllo in cui sono rappresentati tutti gli Stati membri. Nel 1995 il Parlamento europeo rifiut la Life-Patents Directive , una direttiva proposta allo scopo di accordare tra loro i vari regimi dei brevetti dei Paesi membri, allineandoli con le politiche pi larghe adottate al riguardo negli Usa. Il Parlamento si pronunci contro la possibilit di brevettare geni umani, cellule, tessuti, organi ed embrioni, e ci per ragioni etiche, religiose e filosofiche, affermando che il genoma umano non pu essere ridotto a

propriet commerciale oggetto di compravendita sul mercato mondiale. Il corpo legislativo dell'Unione europea mise inoltre in rilievo che il materiale genetico dell'uomo un prodotto della natura e, quindi, deve essere considerato una scoperta , non un'invenzione . Infine, il Parlamento insistette particolarmente sull'idea che garantire il monopolio dei brevetti vorrebbe dire scoraggiare il libero scambio di informazioni vitali e rallentare o impedire l'impegno comune di ricerca sul terreno delle terapie e dei nuovi trattamenti medici (65). In seguito all'inaspettata sconfitta della direttiva sui brevetti, la Commissione europea inizi un confronto serrato con l'industria biotecnologica e nel 1997 sottopose la direttiva a una revisione per vincere le resistenze dei membri del Parlamento europeo. I sostenitori dell'iniziativa reclamavano i loro diritti commerciali e legali con appelli emotivi, inclusa la mobilitazione di giovani disabili. Il messaggio per il Parlamento era chiaro: in caso di mancato riconoscimento dei brevetti, le aziende non avrebbero potuto investire in trattamenti medici e cure salva-vita. Nel luglio del 1997, dopo una campagna di pressione senza precedenti, l'industria biotecnologica riusc a convincere il Parlamento europeo ad approvare una bozza della nuova direttiva sui brevetti, con 388 voti favorevoli e 110 contrari (66). La questione dei brevetti sulla vita una delle pi importanti che il genere umano abbia mai affrontato. I brevetti sulla vita colpiscono al cuore le nostre convinzioni sulla vera natura della vita, cio se quest'ultima debba essere considerata come un valore intrinseco o un semplice valore di utilit. Un grosso dibattito di questo tipo ebbe luogo pi di cinquecento anni fa, quando la Chiesa cattolica e un'emergente classe bancaria e commerciale affrontarono il tema dell'usura. La Chiesa sosteneva l'idea di un giusto prezzo tra i venditori e gli acquirenti, e aggiungeva che mercanti e banchieri non possono approfittare del tempo per trarne vantaggi, imponendo rapaci tassi d'interesse; il tempo, infatti, non di loro propriet e quindi non pu essere negoziato da loro. Dio, diceva la Chiesa, distribuisce il tempo liberamente ed solo lui che d e prende. Nel far pagare interessi, afferm Thomas Chobham, uno studioso del Medioevo, l'usuraio non vende nulla che gli appartenga. Vende solamente il tempo, che appartiene a Dio. Senonch, egli non pu trarre dei profitti dalla vendita di una cosa che appartiene a qualcun altro (67). I mercanti non erano d'accordo e affermarono che il tempo era denaro e che far pagare interessi a tempo era l'unica via per assicurare i loro investimenti sul mercato. La Chiesa perse la battaglia contro l'usura e contro il pagamento di interessi, e questo apr precipitosamente la strada verso l'era moderna e verso il capitalismo di mercato. Nel diciannovesimo secolo ci fu un altro grande dibattito, quello sul problema della schiavit. Gli abolizionisti affermavano che ogni essere umano ha un valore intrinseco, possiede dei diritti dati da Dio e che non pu diventare propriet commerciale di un altro essere umano. Le ragioni degli abolizionisti alla fine prevalsero e permisero di punire legalmente la schiavit in ogni Paese del mondo. Sfortunatamente, la schiavit nella forma di contratto involontario tuttora una pratica comune nella cultura di alcune aree del mondo. Nel corso del nostro secolo, i diritti delle donne, delle minoranze, dei bambini e anche degli animali sono diventati argomenti sempre pi sentiti grazie all'opera di tutte le persone impegnate ad assicurare il trionfo dei valori intrinseci sui valori di utilit. Oggi, alla vigilia del secolo della biotecnologia, sta preparandosi un'altra grande battaglia, questa volta sulla questione della liceit di brevettare la vita, una lotta il cui risultato sar, molto probabilmente, importante per la prossima era della storia, cos come lo sono state le battaglie sull'usura e sulla schiavit per le epoche passate. Nel maggio del 1995, una coalizione composta da pi di duecento capi religiosi, inclusi quelli delle maggiori confessioni protestanti, pi di cento vescovi cattolici, nonch ebrei, musulmani, buddisti e ind, annunci la propria totale opposizione alla brevettazione di geni, organi, tessuti e

organismi umani e animali. La manifestazione venne organizzata dalla Foundation on Economic Trends. La coalizione, la pi vasta assemblea di capi religiosi tenutasi negli Stati Uniti per discutere un problema di comune interesse per gli uomini del ventesimo secolo, sostenne che brevettare la vita significa lanciare una sfida estremamente grave al concetto di Creazione. Come si pu definire la vita un'invenzione, da cui scienziati e imprese possono trarre profitti, quando essa ci viene liberamente data da Dio come un dono? La vita o una creazione di Dio o un'invenzione dell'uomo: non pu essere entrambe le cose. Parlando a nome della coalizione, Jaydee Hanson, un capo dell'Unione delle Chiese metodiste, afferm: Noi crediamo che gli esseri umani e gli animali siano creazioni di Dio e non dell'uomo, e che, in quanto tali, non debbano essere brevettati come un'invenzione (68). Mentre non tutti i leader religiosi si oppongono alla prassi di introdurre brevetti per le tecniche usate per creare forme di vita transgeniche, tutti si oppongono unanimemente al concetto di brevettare le forme di vita e le loro singole parti. Essi sono vivamente consapevoli delle profonde conseguenze che possono derivare dal trasferimento dell'autorit sulla vita da Dio agli scienziati e alle compagnie internazionali, e sono decisi a difendere questa posizione contro ogni tentativo dell'uomo di atteggiarsi a primo motore e supremo architetto della vita sulla Terra.

NOTE AL CAPITOLO 2. N. 1. World Commission on Environment and Development, "Our Common Future [The Brundtland Report]" (Oxford, Oxford University Press, 1987), p. 155; Fisher, A. C., Economic Analysis and the Extinction of Species , Department of Energy and Resources, University of California, Berkeley, 1982. N. 2. Gary Nabhan ha condotto un'accurata indagine sull'estinzione di variet di semi (germoplasma) nel Nordamerica. Il suo lavoro, "Enduring Seeds: Native American Agriculture and Wild Plant Conservation" (San Francisco, North Point Press, 1989), documenta l'evoluzione della propagazione dei semi negli Stati Uniti e avverte dei potenziali danni che risiedono nella perdita di questa importante risorsa naturale. Secondo stime diverse, la met delle specie dei nostri animali da cortile andr incontro all'estinzione, negli anni a venire. Vedi, ad esempio, Drew, Lisa, "The Barnyard Restoration", Newsweek , 29 maggio 1989, p.p. 50-51. Per avere informazioni inerenti la letteratura sulla presenza delle razze animali estremamente rare o minori , contattare The American Minor Breeds Conservancy, Box 477, Pittsboro, NC 27312. N. 3. Slater, Gilbert, "The English Peasantry and the Enclosure of Common Fields" (New York, A.M. Kelley, 1968), p. 1. La letteratura inerente al movimento delle "enclosure" estremamente vasta; comunque la storia delle "enclosure" generalmente non molto conosciuta nei circoli accademici americani. Le migliori fonti sul movimento delle "enclosure" in Inghilterra sono: Tawney, R. H., "The Agrarian Problem in the Sixteenth Century" (London, Longmans Green, 1912); Tate, William, "The English Village Community and the Enclosure Movement" (New York, Walker, 1967); Hammond, John L., Hammond, Barbara, B., "The Village Labourer, 1790-1832: A Study in the Government of England Before the Reform Bill" (London, Longmans Green, 1911 ); Finberg, H. P. R., and Thirsk, Joan, eds. "The Agrarian History of England and Wales, 1500-1640", quarto volume (Cambridge, Cambridge University Ptess, 1967). N. 4. Polanyi, Karl, "The Great Transformatton: The Political and Economic Origins of Our Time" (Boston, Beacon Press, 1957), p. 35; Rubenstein, Richard, "The Age of Triage: Fear and Hope in an Overcrowded World" (Boston, Beacon Press, 1983), p. 10.

N. 5. Rubenstein, R., op cit., p. 43; Slater, Gilbert, "The English Peasantry and the Enclosure of Common Fields", p.p. 6, 110. N. 6. Slater, Gilbert, op cit., p. 4. N. 7. "Diamond, Sidney A., Commissioner of Patents and Trademarks, petitioner, v. Chakrabarty, Ananda M., et al.", 65 L ed 2d 144, 16 giugno 1980, p. 148. N. 8. Vedi "In re Bergy", 563 F. 2d 1031 (1975). N. 9. Howard, Ted, The Case Against Patenting Life , brief on behalf of the People's Business Commission, Amicus Curiae, in the Supreme Court of the United States, no. 79136, p. 29. N. 10. "Diamond v. Chakrabarty", p. 152. N. 11. Ibid., p. 158. N. 12. Ibid., p. 154. N. 13. Citato in McAuliffe, Sharon, and McAuliffe, Kathleen, "Life for Sale" (New York, Coward, McCann and Geoghegan, 1981), p. 11. N. 14. Ibid., p. 28. N. 15. Ibid., p. 205. N. 16. Kass, Leon R., Patenting Life, Commentary , dicembre 1981, p. 56. N. 17. U.S. Patent and Trademark Office, "Animals Patentability" (Washington, D.C., U.S. Government Printing Office, 7 aprile 1987). N. 18. Powledge, Fred, "Who Owns Rice and Beans?", BioScience , luglio/agosto 1995, p. 442. N. 19. Citato in Belcher, Brian, e Hawtin, Geoffrey, "A Patent on Life: Ownership of Plant and Animal Research" (Canada, IDRC, 1991). N. 20. Raines, Lisa, "Of Mice and Men and Tennis Balls", Across The Board , marzo 1989, p. 46. N. 21. Testimonianza di Michael Glough, U.S. Congress, Office of Technology Assessment, Before the Subcommittee on Intellectual Property and Judicial Administration House Committee on the Judiciary, 20 novembre 1991, on Patents and Biotechnology , p. 3. N. 22. U.S. Congress, Office of Technology Assessment, "New Developments in Biotechnology: Patenting Life, Special Report, OTA-BA-370" (Washington, D.C., U.S. Government Printing Office, aprile 1989), p. 37. N. 23. Powledge, op. cit., p. 440. N. 24. Ibid., p. 441. N. 25. Citato in Shand, Hope, "Patenting the Planet", Multinational Monitor , giugno 1994, p. 13. N. 26. Crosby, Alfred W., Jr., "The Columbian Exchange: Biological and Cultural Consequences of 1492" (Westport, Greenwood Publishing Co., 1972); Kloppenburg, Jack R., Jr., "First the Seed: The Political Economy of Plant Biotechnology, 1492-2000" (Cambridge, Cambridge University Press, 1988); Mooney, Pat R., The Law of the Seed: Another Development and Plant Genetic Resources , "Development Dialogue" voll. 1 e 2, 1983; Brockway, Lucile H., "Science and Colonial Expansion: The Role of the British Royal Botanic Gardens" (New York, Academic Press, 1979); "The Encyclopaedia Britannica", vol. 19 (London, William Benton, 1969), p. 682; Reed, Howard S., "A Short History of the Plant Sciences" (Waltham, MA, Chronica Botanica Co., 1942). N. 27. Shand, op. cit., p. 10; Sears, Cathy, and Nexworth, Robert, "Drug Wars: Extracting Patents and Profits from the Rainforests' Medicinal Plants", Village Voice , 21 luglio 1992, p. 39. N. 28. Shiva, Vandana, "Biopiracy: The Plunder of Nature and Knowledge" (Boston, South End Press, 1997), p. 69; Hirsh, Michael, "Flight for the Miracle Tree", Bulletin , 26 settembre 1995, p.p. 70-71.

N. 29. National Research Council, "Neem, A Tree for Solving Global Problems", National Research Council Report (Washington, D.C., National Academic Press, 1995) p. 5; Stone, Richard, "A Biopesticidal Tree Begins to Blossom", Science , 28 febbraio 1992, p. 1070. N. 30. Lettera di B. N. Dhawan del Central Drug Research Institute alla dottoressa Vandana Shiva, direttore del Research Foundation for Science, Technology, and National Resource Policy, 14 giugno 1993, citato in Foundation on Economic Trends Petition to U.S. Patent and Trademark Office for Request for Reexamination on U.S. Patent No. 5, 124, 349, issued 23 giugno 1992, for Storage Stable Azadirachtin Formulations. N. 31. Enyart, James, "A Gatt Intellectual Property Code", Les Nouvelles , giugno 1990, p.p. 54-56. N. 32. Shiva, op. cit., p. 10. N. 33. Powledge, op. cit., p. 443. N. 34. Shand, op. cit., p. 12. N. 35 . Putterman, Daniel, "Compromise Sought Over Germoplasm Access", Nature , 11 novembre 1994, p. 9. N. 36. Powledge, op. cit., p. 444; Tangley, Laura, "Ground Rules Emerge for Marine Prospectors", BioScience , aprile 1996, p. 246. N. 37. Tangley, Ground Rules Emerge for Marine Prospectors , p. 246. N. 38. Ibid., Shiva, op. cit., p. 75. N. 39. Kenney, Martin, "Biotechnology: The University-Industrial Complex" (New Haven, Yale Universitv Press, 1986), p. 110. N. 40. Blumenthal, David, et al., "Industrial Support of University Research in Biotechnology", Science , 17 gennaio 1986, p.p. 242-246. N. 41. Blumenthal, David, et al., "University-Industry Research Relationships in Biotechnology: Implications for the University", Science , 13 giugno 1986, p.p. 13611366. N. 42. Ibid. N. 43. Krimsky, Sheldon, "Biotechnics and Society: The Rise of Industrial Genetics" (New York, Praeger, 1991), p. 77. N. 44. Yamamoto, Keith R., Faculty Members as Corporate Of ficers: Does Cost Outweigh Benefits? in Whelan, William J., and Black, Sandra, eds. "From Genetic Experimentation to Btotechnology: The Critical Transition" (Chichester, England, Wiley, 1982), p. 198. N. 45. Lehrman, Sally, "Diversity Project: Cavalli-Sforza Answers His Critics", Nature , 2 maggio 1996, p. 14. N. 46. Bright, Chris, "Who Owns Indigenous Peoples' D.N.A.?", Humanist , gennaio 1995, p. 44. N. 47. Ibid; Shand, Hope, "Extracting Human Resources", Multinational Monitor , giugno 1994, p. 11. N. 48. Shand, op. cit., p. 11. N. 49. Lehrman, Sally, "Anthropologist Cleared in Patent Dispute", Nature , 4 aprile 1996, p. 374. N. 50. Dickson, David, "Whose Genes Are They Anyway?", Nature , 2 maggio 1996, p. 3. N. 51. Jayaraman, K. S., "Indian Researchers Press for Stricter Rules to Regulate Gene Hunting ", Nature , 1 febbraio 1996, p. 381. N. 52. Ibid. N. 53 . Jayaraman, K. S., "Gene-Hunters Home In on India", Nature , 2 maggio 1996, p. 13.

N. 54. Jayaraman, "Indian Researchers Press for Stricter Rules to Regulate Gene Hunting ", p. 382. N. 55. Jayaraman, K. S., and Macilwain, Colin, "Scientists Challenged over Unauthorized Export of Data", Nature , 1 febbraio 1996, p. 381. N. 56. Jayaraman, op. cit., p. 13. N. 57. Dickson, op. cit., p. 11. N. 58. Monmaney, Terence, "Gene Sleuths Seek Asthma's Secrets on Remote Island", Los Angeles Times , 30 aprile 1997, p. A12. N. 59. "Moore v. The Regents of the University of California, et al.", Corte suprema dello Stato della California, p. 23. N. 60. Koechlin, Florianne, "No Patents on Life! Mail-Out 48", No Patents on Life!, European Coordination, febbraio/marzo 1997, p. 2. N. 61. Vedi United States Patent, #5,061,620, 29 ottobre 1991, "Human Hematopoietic Stem Cell"; Waldholtz, Michael, and Stout, Hilary, "A New Debate Rages Over the Patenting of Gene Discoveries", Wall Street Journal , 17 aprile 1992, p. A6. N. 62. Dickson, op. cit., p. 11. N. 63. Roberts, Leslie, "Nih Gene Patents, Round Two", Science , 21 febbraio 1992, p.p. 912- 13; Herman, Robin, "Nih Genes Researcher Is Leaving for His Own Lab", Washington Post , 7 luglio 1992, Health, p. 4. N. 64. Waldholtz and Stout, "A New Debate Rages Over the Patenting of Gene Discoveries", p.p. A1, A6. N. 65. Lewin, Tamar, "Move to Patent Cancer Gene is Called Obstacle to Research", New York Times , 21 maggio 1996, p. A14. N. 66. Emmot, Steve, "The Directive Rises Again", Seedling , marzo 1997. N. 67. Thoenes, Sander, "EU Lobbysts Shout Louder to Be Heard", Financial Times , 18 luglio 1997, p. 3. N. 68. de Chobam, Thomas, "Summa Confessorum", F. Broomfield, ed. (Paris, Louvain, 1968), p. 505.

3. UNA SECONDA GENESI.

Se, da una parte, facile affermare che la rivoluzione biotecnologica dar una nuova forma all'economia mondiale e ricostruir la nostra societ, dall'altra lecito pensare che avr un impatto ugualmente significativo sull'ambiente della Terra. Le nuove tecnologie dell'era genetica permettono agli scienziati, alle corporazioni e ai governi di manipolare il mondo naturale al livello principale: quello dei componenti genetici che sottendono lo sviluppo di tutte le forme di vita sulla Terra. A tale proposito, non esagerato dire che l'arsenale sempre pi vasto delle biotecnologie ci sta fornendo nuovi e potenti mezzi che ci permetteranno di prendere parte a quello che sicuramente sar, nella storia dell'umanit, il pi radicale esperimento mai effettuato sulle forme di vita terrestri e sugli ecosistemi. Immaginate il trasferimento di geni tra specie viventi senza alcuna affinit fra loro o addirittura attraverso i confini della biologia (piante, animali ed esseri umani) che vanno a centinaia di forme di vita totalmente nuove ottenute in un batter di ciglia rispetto ai tempi estremamente lunghi dell'evoluzione. E quindi, la propagazione dei cloni, la produzione in massa di un numero illimitato di repliche di queste nuove creazioni, la loro liberazione nella biosfera che permette loro di propagarsi, mutarsi, proliferare e migrare colonizzando la terra, l'acqua e l'aria. Questo, ci piaccia o meno, il

grande esperimento scientifico e commerciale che avverr, appena gireremo pagina e ci troveremo nel secolo della biotecnologia. Reimpostare la biosfera con i frutti di una seconda genesi artificiale la terza regola della matrice operativa del secolo della biotecnologia. Le compagnie internazionali stanno attuando una transizione al di fuori dei prodotti chimici verso le scienze della vita, stanno assumendo, nell'era della biologia, la collocazione adatta per controllare i mercati globali. Un'audace decisione, tipica della nuova tendenza, stata presa dalla Monsanto Corporation, un'industria di prodotti chimici leader nel mondo: riguarda la liquidazione, nel 1997, dell'intera divisione chimica e l'ancoraggio della propria ricerca, dello sviluppo e del marketing alle tecnologie e ai prodotti che si basano sulla biotecnologia. (La Monsanto ha tuttavia mantenuto il controllo delle sua divisione agrochimica). Alcune conglomerate globali si stanno rapidamente accaparrando le nuove industrie biotecnologiche, le compagnie delle sementi, le aziende agrochimiche, agricole, farmaceutiche, mediche, gli affari che concernono la salute, le compagnie che si occupano di alimentazione, creando degli enormi complessi impegnati nelle scienze della vita dai quali possibile costruire un mondo bioindustriale. Alcuni fattori si sono combinati a creare quella che gli esperti industriali chiamano una globale industria della vita . L'allentamento delle restrizioni commerciali a causa dei nuovi accordi, inclusi Gatt, Maastricht e Nafta, la nuova tranquillit nell'amministrazione e nell'integrazione, che hanno allontanato gli interessi commerciali dai computer e hanno fatto progredire la tecnologia delle telecomunicazioni, e gli spettacolari passi avanti compiuti dalle biotecnologie hanno tutti aiutato a spronare la creazione di un nuovo tipo di commercio globale che traffica in prodotti della vita di ogni tipo. Il rafforzamento di questa industria, grazie all'azione delle imprese commerciali mondiali, compete con le fusioni e le acquisizioni dell'altra grande arena tecnologica del ventunesimo secolo, quella dei computer, delle comunicazioni telematiche, dello spettacolo e dei servizi informativi, sebbene la maggior parte dell'attenzione dei media e del pubblico sia stata focalizzata sulla prima. La concentrazione di questo nuovo potere impressionante. Le prime dieci industrie agrochimiche controllano l'81% dei 29 miliardi di dollari del totale mercato agrochimico. Le industrie delle scienze della vita controllano il 37% dei 15 miliardi di dollari annuali del mercato globale delle sementi. Le prime dieci industrie farmaceutiche mondiali controllano il 47% dei 197 miliardi di dollari del mercato farmaceutico. Dieci aziende multinazionali controllano adesso il 43% dei 15 miliardi di dollari del commercio farmaceutico veterinario. Al top della lista della scienza della vita ci sono dieci compagnie alimentari internazionali i cui guadagni hanno superato di gran lunga i 211 miliardi di dollari nel 1995 (1). Le compagnie dell'industria della vita sono ansiose di sfruttare gli enormi potenziali delle nuove biotecnologie e stanno devolvendo una considerevole quantit di fondi per la ricerca e per lo sviluppo e per stipulare accordi. Una somma di denaro stimata intorno ai 7,5 miliardi di dollari all'anno viene attualmente investita in America in programmi biotecnologici (2). Le industrie farmaceutiche hanno speso anch'esse pi di 3,5 miliardi di dollari nel 1995 per accaparrarsi le aziende biotecnologiche. In aggiunta al totale delle acquisizioni, questi stessi grossi gruppi hanno speso approssimativamente 1,6 miliardi di dollari nel 1995 allo scopo di stipulare degli accordi con le stesse aziende (3). Alcune delle pi grandi societ operanti nel campo delle scienze della vita si stanno collocando strategicamente al fine di controllare la maggior parte del mercato bioindustriale globale nel secolo che sta per cominciare. La Novartis, un gigante mondiale risultato della fusione, stimata in 27 miliardi di dollari, di due societ svizzere, la farmaceutica Sandoz e l'agrochimica Ciba-Geigy, un esempio tipico della tendenza al raggruppamento industriale della nuova era commerciale. La Novartis l'industria agrochimica pi grande al mondo, la seconda di sementi, la terza farmaceutica e la

quarta di medicina veterinaria (4). Sta inoltre accampando diritti nel nuovo settore della genetica umana. Nel 1995 la Sandoz, ora Novartis, ha comprato la Genetic Therapy Inc. per 295 milioni di dollari. La ditta, che si appoggia alla Maryland, detiene la licenza del vasto brevetto per la tecnica usata per prelevare cellule da un paziente, modificarne la struttura genetica e reimpiantarle nel paziente stesso (5). L'acquisizione ha garantito alla Novartis di inserirsi con decisione nella nuova scienza della terapia genica umana. Altre societ seguono le orme della Novartis, cercando di accaparrarsi tutto quanto concerne le scienze della vita, in tutto il mondo. La Monsanto Corporation ha acquisito la Holden's Foundation Seeds nel 1997 per 1,2 miliardi di dollari. Pi del 35% delle piantagioni di mais negli Stati Uniti deriva dal germoplasma sviluppato dalla Holden. La Monsanto detiene inoltre il 40% della quota di una seconda grande industria di sementi, la DeKalb. Le recenti acquisizioni includono la Asgrow, industria leader nella soia, la Agracetus e la Calgene, due ditte di biotecnologia agricola di considerevole levatura. La Dow Elanco ha acquistato il 65 % della quota della Microgen, una societ biotecnologica che ha un numero di brevetti di potenziale valore in campo agricolo. La Du Pont, la quinta ditta agrochimica del mondo, ha acquistato, nel 1997, per 1,7 miliardi di dollari, il 20% della Pioneer-Hi Bred, l'industria di sementi pi grande al mondo. La Du Pont ha inoltre acquisito la Protein Technologies International dalla Ralston Purina per 1,5 miliardi di dollari. La AgrEvo, nel 1996, ha acquistato la Plant Genetic Systems per 725 milioni di dollari (6). Nel frattempo, i giganti della farmaceutica stanno acquistando pari quantit di patrimoni e stanno inoltre stabilendo accordi con molte societ che si occupano del genoma umano, convinti che il futuro della produzione farmaceutica e della medicina si basi sui dati riguardanti il corredo cromosomico dell'uomo, le caratteristiche genetiche e i disturbi genetici. La Schering Plough nel 1996 ha acquisito la Canji per 54,4 milioni di dollari. La Bayer, la Novartis e la Eli Lylli hanno intrapreso relazioni commerciali con la Myriad Inc., una societ americana che si occupa, tra le altre cose, di genoma, e che ha scoperto il gene che causa il tumore al seno. Entro la fine del 1999 si aspetta di poter ottenere il brevetto per la protezione commerciale del gene. La Pfizer, la Pharmacia e la Upjohn hanno investito nella Incyte, una societ americana il cui archivio di laboratorio si suppone contenga la parziale sequenza di circa 100 mila geni. La Eli Lylli ha partecipato a un accordo con l'industria farmaceutica Millennium, che sta conducendo ricerche genetiche sull'arterosclerosi. La Corange International ha fatto un accordo di 100 milioni di dollari per condurre degli esperimenti con la Gene Medicine, che si occupa di genetica. La Glaxo Wellcome ha stipulato un accordo con la Sequana Therapeutics con lo scopo di portare avanti un lavoro di ricerca sui geni che causano l'obesit e il diabete. La Synthelabo, una ditta francese, ha investito 9,7 milioni di dollari nella francese Genset per entrare a far parte di un accordo di ricerca genetica con la societ del valore di 69 milioni di dollari. La Smith Kline Beechman ha stipulato un accordo di ricerca genetica con la Human Genome Sciences Inc., una societ genomica americana (7). I leader della nuova vita industriale promettono l'imbarazzo della scelta e molto di pi: essi aprono la porta di una nuova era della storia, dove l'evoluzione stessa soggetta all'autorit dell'uomo. I critici si preoccupano del fatto che seminare nuovamente la Terra e creare una seconda genesi potrebbe portare a un futuro molto differente, a una torre di Babele biologica e alla diffusione del caos nell'intero mondo biologico, sommergendo l'antico linguaggio dell'evoluzione. L'inquinamento genetico sta gi muovendo i primi passi e sembra essere pronto a diffondersi nel prossimo secolo, distruggendo gli habitat, destabilizzando gli ecosistemi e diminuendo le ultime riserve di variet biologiche sul pianeta. Questa nuovissima forma d'inquinamento probabilmente sta per creare rischi di gravi malattie per molte specie animali, uomo compreso.

Naturalmente, i biologi molecolari e i portavoce delle industrie affermano che il secolo della biotecnologia si riveler senza serie conseguenze ambientali. Le loro affermazioni vengono per accolte con grande scetticismo. Non esiste un singolo esempio nella storia nel quale l'introduzione di un'innovazione tecnologica pi vasta e potente abbia avuto solamente conseguenze benefiche per il mondo della natura. Le nuove tecnologie permettono agli esseri umani di sfruttare e di espropriare la natura ottenendo guadagni a breve termine, ma tutto ci sempre a discapito dell'esaurimento, della destabilizzazione e dell'inquinamento della biosfera durante lo svolgimento di questo processo. Il potere di trasformare, ricostruire e sfruttare la natura seguendo queste nuove strade garantisce una sola cosa: che la rivoluzione biotecnologica lascer sull'ambiente la sua personale, e pericolosa, impronta. Con ogni probabilit, l'inquinamento genetico procurer almeno una significativa minaccia alla biosfera nel prossimo secolo, come quello petrolchimico nel secolo corrente. Gli esseri umani hanno ricostruito la Terra almeno da quando abbiamo una Storia. Fino a oggi, tuttavia, la possibilit di creare la nostra seconda genesi stata frenata dalle restrizioni imposte dai confini delle specie. Siamo stati obbligati a lavorare con precisione, incrociando continuamente parenti stretti del regno animale e vegetale allo scopo di creare nuove variet, nuove razze e nuova progenie. Attraverso un lungo e storico processo di rattoppi, di tentativi e di errori abbiamo ridisegnato la mappa biologica, creando nuovi prodotti agricoli, nuove fonti di energia, materiali per costruzione molto pi resistenti e duraturi, farmaci che permettono di salvare la vita e altri prodotti utili. Nondimeno, in tutto questo tempo, la natura ha dettato i termini dello scontro. Le nuove tecnologie dello "splicing" ci permettono di abbattere i confini esistenti nella natura stessa, rendendo le parti pi interne del genoma vulnerabili a una nuova forma di colonizzazione umana. Dar vita a un trasferimento di geni che supera i confini biologici attuali significa innescare un "tour de force" tecnologico senza precedenti nella storia dell'umanit. Stiamo seguendo strade che non erano percorribili nel passato, creando nuove opportunit per la societ e nuovi rischi per l'ambiente. I danni potenziali sono venuti per la prima volta alla luce in un drammatico scenario di esperimenti di ingegneria genetica, condotti dal National Institute of Allergy and Infections Disease, nei tardi anni Ottanta. Nella speranza di trovare un modello animale adatto per lo studio dell'Aids, i ricercatori hanno introdotto, grazie alla tecnica della microiniezione, il genoma del virus dell'H.I.V. in embrioni di topo. I topi nati esprimevano il virus dell'Aids in ogni cellula del loro organismo. Per la prima volta gli scienziati erano riusciti a introdurre le istruzioni genetiche di un virus che colpisce gli esseri umani nel codice di un altro animale. Ugualmente significativo era il numero dei topi delle successive generazioni che presentavano il virus H.I.V. I critici avvertirono immediatamente che esisteva la possibilit, minima ma reale, che i topi potessero accidentalmente fuggire dal laboratorio o che, a causa di una sorveglianza negligente, potessero essere lasciati liberi nell'ambiente circostante, dove avrebbero potuto accoppiarsi con topi selvatici, creando un nuovo mortale contenitore per l'Aids nel mondo animale. Gli scienziati che condussero la ricerca liquidarono gli avvertimenti come allarmisti . Gli Nih, erano piuttosto preoccupati di tenere il topo con l'Aids all'interno di una scatola per guanti in acciaio inossidabile circondata da un fossato di candeggina, cos lo chiusero in un laboratorio di sicurezza di livello quattro, vale a dire il livello pi alto. Nel febbraio del 1990, Robert Gallo, lo scienziato che ha scoperto insieme a un collega il virus dell'Aids, coadiuvato da un team di scienziati, ha pubblicato sulla rivista scientifica Science i risultati di uno studio sull'opportunit di usare un topo a cui stato iniettato il virus dell'Aids come un modello per la ricerca. Gallo e colleghi scrissero che il virus

dell'Aids nel topo avrebbe potuto combinarsi con altri virus, ottenendo come risultato la creazione di una nuova forma molto pi potente del supervirus dell'Aids. In accordo a quello che viene scritto dagli scienziati, il nuovo superceppo acquisirebbe nuove caratteristiche biologiche, inclusa la capacit di riprodursi molto pi velocemente rispetto al ceppo normale e quella di infettare nuovi tipi di cellule . Di maggiore impressione il fatto che il nuovo supervirus dell'Aids potrebbe diffondersi attraverso nuove vie , inclusa la trasmissione aerea. Gli autori del rapporto hanno concluso il loro intervento sottolineando l'incalzante bisogno di una valutazione sollecita e critica dei dati sperimentali ottenuti da alcuni modelli animali sull'H.I.V.-1 e della convenienza del loro uso nello studio di nuovi approcci terapeutici antivirali o profilattici (8). - Una nuova minaccia ambientale. Il racconto del topo con il supervirus dell'Aids ha lo scopo di farci riflettere sul potere senza limiti che abbiamo a disposizione grazie alle nuove tecniche del D.N.A. ricombinante e delle non prevedibili conseguenze che possono risultare dall'unione, fino a oggi impensabile, di materiali genetici di specie diverse. Ogni organismo manipolato geneticamente rappresenta una potenziale minaccia per l'ecosistema. Per renderci conto dell'entit di questo pericolo, dobbiamo comprendere come mai l'inquinamento generato da organismi manipolati geneticamente sia cos differente da quello che risulta dalla liberazione di prodotti petrolchimici nell'ambiente. Gli organismi manipolati geneticamente differiscono dai prodotti petrolchimici sotto molti e importanti aspetti. Essi, proprio perch vivi, sono pi imprevedibili dei prodotti petrolchimici a causa del modo in cui interagiscono con le altre cose viventi. Di conseguenza, risulta pi difficile accertare tutti i potenziali impatti che potrebbero avere sull'ecosistema della Terra. Gli organismi di questo tipo, inoltre, si riproducono. Crescono e si spostano. Al contrario di quello che avviene per i prodotti petrolchimici, risulta difficile costringerli in una collocazione geografica prestabilita. Infine, una volta liberati, praticamente impossibile farli ritornare in laboratorio, soprattutto se sono microscopici. Per tutte queste ragioni, gli organismi trattati geneticamente possono essere causa, anche a lungo termine, di rischi potenzialmente maggiori per l'ambiente rispetto alle sostanze petrolchimiche. I rischi nel liberare nella biosfera nuovi organismi trattati geneticamente sono simili a quelli che abbiamo incontrato con l'introduzione di organismi estranei nell'habitat del Nord America. Durante gli ultimi cento anni, migliaia di organismi non originari sono stati portati in America dalle altre regioni del mondo. Sebbene molti tra questi esseri viventi si siano adattati agli ecosistemi senza accusare serie disorganizzazioni, una piccola percentuale di essi diventata selvaggia, seminando devastazioni nella flora e nella fauna del continente. La falena zingara, la vite Kudzu, la malattia dell'olmo olandese, l'avvizzimento del castagno, gli storni e le mosche della frutta del Mediterraneo vengono tutti facilmente alla mente. La mangusta, introdotta nelle isole Hawaii dall'India allo scopo di controllare i roditori che stavano danneggiando i raccolti di canna da zucchero, diventata un incubo ambientale, divorando una vastissima quantit di animali e destabilizzando l'ecosistema delle isole. L'arsella zebrata, nativa dell'Europa e migrata nel Nord America attaccandosi alla chiglia delle navi, si rivelata come una tremenda peste nella regione dei Grandi Laghi, ostruendo i vasi legnosi delle piante e facendo allontanare le specie native (9). Ogni anno il continente americano viene devastato da questi organismi, che distruggono la vita degli animali e delle piante causando perdite per miliardi di dollari. Ogni volta che un organismo trattato geneticamente viene liberato, esiste almeno una piccola probabilit che esso diventi pericoloso perch, come le specie non-indigene, stato introdotto artificialmente in un ambiente complesso, che ha sviluppato una

complessa rete di relazioni integrate attraverso un lungo periodo nella storia evolutiva. Introdurre nell'ambiente esseri nuovi significa innescare una specie di roulette ecologica : se esiste anche solo una piccola probabilit di scatenare un'esplosione ambientale, e se questo dovesse davvero accadere, le conseguenze potrebbero essere significative e irreversibili. Si prevede che le societ che si occupano delle scienze della vita introdurranno nell'ambiente, nel prossimo secolo, migliaia di nuovi organismi manipolati geneticamente, proprio come le compagnie industriali hanno introdotto nell'ambiente migliaia di prodotti petrolchimici durante gli ultimi due secoli. Mentre molti di questi organismi modificati geneticamente saranno benigni, calcoli statistici sulle probabilit suggeriscono che almeno una piccola percentuale di essi si dimostrer pericolosa e altamente distruttiva per l'ambiente. Alcuni ricercatori stanno prendendo in considerazione la possibilit di produrre un enzima geneticamente trattato che pu distruggere la lignina, una proteina che conferisce al legno la caratteristica rigidit. Sono convinti che si potrebbe ottenere un grosso vantaggio commerciale dal suo uso sia per eliminare gli scarichi dalle frese per la carta sia per decomporre i materiali biologici allo scopo di ottenere energia. Ma se i batteri che contengono l'enzima dovessero migrare diffondendosi nella zona delle foreste divorando le sostanze che forniscono agli alberi la caratteristica della rigidit, potrebbero essere distrutti milioni di acri di terreno boscoso. Al momento in corso una serie di esperimenti per liberare nell'ambiente animali manipolati geneticamente, inclusi insetti predatori per eliminare quelli nocivi, pesci nel cui codice genetico sono stati introdotti il gene che codifica l'ormone della crescita e i geni anticongelamento , che permettono loro di crescere molto pi velocemente, di raggiungere maggiori dimensioni e di vivere in acque molto pi fredde. Bernard Rollin, professore di fisiologia, biofisica e filosofia dell'Universit del Colorado si chiede: "Sappiamo con certezza che se prendiamo animali le cui caratteristiche sono ben conosciute, ben comprese e ragionevolmente prevedibili, e li introduciamo in ambienti che non sono familiari, molto probabilmente rischiamo di provocare un disastro, a cui, talvolta non possiamo rimediare. Ma se ci vero, quanto di peggio possiamo fare con i nuovi organismi di cui non comprendiamo ancora le caratteristiche?" (10). La Societ ecologica americana ha sollevato, in un rapporto speciale scritto da alcuni dei pi illustri ecologi del Paese, la questione inerente ai rischi associati alla liberazione nell'ambiente degli organismi manipolati geneticamente. La societ riconosce che, se molti nuovi geni introdotti negli animali sicuramente ne ridurranno l'adattabilit e la sopravvivenza in ambienti selvaggi, ci saranno per delle eccezioni (11). Per esempio, pesci che subiscono manipolazioni genetiche allo scopo di aumentare l'efficienza della conversione in cibo, di tollerare il freddo e la salinit, e di acquisire la resistenza alle malattie, potrebbero avere un vantaggio selettivo nel caso in cui dovessero fuggire in acque aperte (12). Sebbene la maggior parte dei pesci manipolati geneticamente siano stati concepiti per vivere in contenitori commerciali e in vivai, gli ecologi riportano una serie di fughe nelle acque aperte come risultato di un'inondazione non prevista. Una volta liberi negli ecosistemi locali, i pesci transgenici potrebbero potenzialmente competere con i pesci indigeni, eliminarli ed essere causa di distruzione. Anche un'accidentale fuga di pesci maschi sterili potrebbe comportare problemi non previsti. Visto che questi maschi sono pi grandi e pi forti a causa dell'introduzione di un gene che sintetizza una maggiore quantit di ormone della crescita, potrebbe essere loro assicurato un accesso facilitato alle uova delle femmine sostituendo i maschi indigeni. Tuttavia, data la loro sterilit, potrebbero contribuire seriamente all'esaurimento della popolazione indigena dei pesci (13).

L'impatto cumulativo dell'introduzione di migliaia di organismi geneticamente modificati, potrebbe a lungo termine ampiamente superare il danno che risultato dalla liberazione dei prodotti petrolchimici negli ecosistemi della Terra. Con questi nuovi prodotti biologici, il danno risulterebbe essere non facilmente contenibile, gli effetti distruttivi continuerebbero a sommarsi e gli organismi non potrebbero essere riconvertiti poich l'intero processo risulterebbe irreversibile. Esaminiamo la prima liberazione nell'ambiente approvata dal governo di organismi trattati geneticamente. Agli inizi degli anni Ottanta, i ricercatori dell'Universit della California hanno modificato un batterio chiamato "Pseudomonas syringae". Esso si trova, nel suo stato naturale, nelle regioni temperate di tutto il mondo. La sua principale e unica caratteristica l'abilit di incorporare al suo interno i cristalli di ghiaccio. Grazie all'uso della tecnologia del D.N.A. ricombinante, i ricercatori dell'Universit della California hanno trovato un modo per bloccare le istruzioni genetiche che consentono al batterio di espellere successivamente i minuscoli cristalli. Questo nuovo ceppo di "Pseudomonas syringae" modificato geneticamente stato chiamato "ice-minus" (ghiaccio: terminologia tipicamente usata in genetica, il meno sta a indicare un organismo che stato privato di una propria caratteristica genetica, n.d.t.) (14). Gli scienziati erano affascinati dalle opportunit commerciali a lungo termine dei ceppi "ice-minus" in agricoltura. I danni causati dal ghiaccio sono stati per lungo tempo uno dei maggiori problemi per i contadini americani. Lo "Pseudomonas syringae" stato il principale imputato, attaccandosi alle piante e creando cristalli di ghiaccio. La corporazione americana che ha finanziato questa ricerca si augurava che, spruzzando grandi quantit di "Pseudomonas syringae ice-minus" sui raccolti agricoli, quest'ultimo avrebbe sostituito il ceppo selvatico, ottenendo il risultato di prevenire i danni causati dal gelo. I vantaggi dell'introduzione di questo organismo modificato geneticamente sembravano enormi. Problemi, infatti, iniziano a profilarsi solo quando si guarda ai costi ecologici a lunga scadenza. Per iniziare, la prima domanda che un bravo ecologo dovrebbe farsi quale sia il ruolo che lo "Pseudomonas syringae" gioca normalmente in natura. Gli scienziati che hanno studiato questo particolare organismo dicono che la sua capacit di facilitare la formazione di ghiaccio gioca un ruolo importante sui modelli delle precipitazioni mondiali. Eugene Odum, professore emerito dell'Universit della Georgia, uno degli ecologi pi conosciuti e pi rispettati del Paese, ha espresso i suoi timori riguardo la liberazione dei batteri "Pseudomonas syringae ice-minus" in una lettera pubblicata sulla rivista Science . Citando le ricerche fatte dagli scienziati del National Oceanic and Atmospheric Administration Laboratory a Boulder, in Colorado, sullo "Pseudomonas syringae", egli afferma che il batterio molto probabilmente utile nel processo di formazione delle piogge. Scrive Odum: "Sembra che i rivestimenti lipoproteici di questo e delle altre specie di batteri trovati sulle piante e sui detriti quando vengono diffusi e sospinti in alto nelle nuvole siano assolutamente necessari per far piovere. [...] Se lo 'Pseudomonas syringae' adempie a questo ruolo [...] fornisce dei benefici nello stimolare la pioggia, allora le preoccupazioni degli ecologi sui possibili e indiretti effetti della liberazione degli organismi alterati geneticamente giustificata..." (15). Steven Lindow, il ricercatore che conduce presso l'Universit della California gli esperimenti sul ceppo "ice-minus", ammette che questi batteri potrebbero avere potenzialmente un'importanza critica negli studi di climatologia (16). Anche la Advanced Genetic Sciences (A.G.S.), la societ biotecnologica di Oakland che sottoscrive la ricerca, ha affermato che i batteri INA [gli agenti ghiaccio-nucleanti] naturali possono

essere un fattore importante che influenza i processi delle precipitazioni (17). Mentre la maggior parte degli ecologi non era eccessivamente preoccupata circa la liberazione controllata dei ceppi "ice-minus" in un singolo "field test" (appezzamento di terreno dove vengono svolti esperimenti di prova per accertare tutti gli effetti sull'ambiente dei nuovi prodotti prima di immetterli sul mercato, n.d.t.), essi erano invece interessati agli effetti a lungo termine sui modelli delle precipitazioni mondiali e sugli effetti climatici, nell'eventualit che i ceppi "ice-minus" venissero liberati su milioni di acri di terreno per un lungo periodo di tempo, rimpiazzando i batteri "Pseudomonas syringae" ghiaccio-nucleanti nelle maggiori regioni agricole del mondo. Prima di questo test, effettuato negli anni Ottanta e il primo condotto su di un organismo geneticamente modificato con l'autorizzazione del governo americano, scarsa attenzione era stata rivolta ai potenziali rischi di questa nuova invenzione che coinvolgeva il mondo della natura. Al fine di indirizzare il problema dell'ambiente sollevato dalla volontaria liberazione di organismi modificati geneticamente, venne tenuta una sola udienza congressuale. Una successiva causa presentata dalla Fondation on Economic Trends nella Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto della Columbia ricorse a un'ingiunzione contro la liberazione dei batteri del ceppo "ice-minus" fino a che il governo degli Stati Uniti non avesse condotto e pubblicato un rapporto sull'impatto ambientale, come richiesto dalla legge. La Corte distrettuale americana concesse l'ingiunzione e la Corte d'appello richiese successivamente al governo federale di effettuare un accertamento ambientale prima di liberare i batteri del ceppo "ice-minus". Il rapporto venne finalmente completato e l'esperimento sul campo fu condotto a dispetto del fatto che c'era poco da accertare per giudicare l'impatto potenziale della liberazione nell'ambiente di ceppi "ice-minus", o di qualsiasi altro organismo trattato geneticamente. Il governo, i biologi molecolari della nazione e le societ biotecnologiche continuarono a sostenere che quel corpo scientifico era in grado di misurare il rischio e di assicurare la controllata liberazione degli organismi modificati geneticamente. Per la maggior parte, i media e la stampa scientifica furono complici nel ridicolizzare o, peggio ancora, nell'ignorare il crescente coro di critiche che si alzava dagli scienziati ambientalisti, che mettevano in guardia dai danni potenziali generati della liberazione di organismi modificati geneticamente. - Un'ecologia profetica. Nella seconda met degli anni Ottanta furono tenute alcune sedute congressuali nelle quali i rappresentanti della Environmental Protection Agency, della National Science Foundation e della National Academy of Science riconobbero, anche se tiepidamente, il fatto che la nuova tecnologia mancava di un'ecologia profetica . Le agenzie promisero all'unisono di destinare fondi per favorire la crescita di una scienza che studiasse l'accertamento dei rischi, ma va purtroppo rilevato che finora sono ben pochi i fondi arrivati e gli ecologi sono stati spesso obbligati a condurre le loro ricerche con budget miseri. Anche oggi, il Dipartimento americano dell'agricoltura (Usda) destina soltanto l'1% dei fondi alla ricerca biotecnologica per l'accertamento dei rischi o un totale di solo 1-2 milioni di dollari all'anno per studiare l'intero spettro dei problemi che riguardano la liberazione nell'ambiente dei microrganismi, delle piante e degli animali transgenici (18). In realt poco interesse stato dimostrato da parte dei biologi molecolari coinvolti nelle nuove tecnologie di ingegneria genetica nel perseguire una scienza che accerti i rischi. Ancor meno interesse stato dimostrato da parte delle societ biotecnologiche, desiderose di guadagnare l'approvazione per la sperimentazione sul campo. Ottenere l'approvazione della sperimentazione su di un organismo geneticamente modificato significa assicurare alle casse dell'azienda l'acquisizione di fondi, rendendo

istantaneamente milionaria la maggior parte dei top manager, proprio come avviene per la maggior parte dei biologi molecolari che prestano servizio come dirigenti nelle societ biotecnologiche appena nate. In nessun altro caso la mancanza di regolamentazione stata cos evidente come nell'instaurazione dei protocolli per i "field test" su di organismi modificati geneticamente. I cosiddetti "field test" erano stati pensati per permettere di giudicare i potenziali rischi prima dell'immissione su larga scala nell'ambiente di organismi modificati geneticamente. Come strumento per accertare i rischi, i "field test" devono tuttavia essere considerati un fiasco scientifico. Nondimeno, ogni esponente della comunit scientifica, della stampa scientifica e del governo, segu l'idea per lungo tempo e senza nutrire serie riserve. Nel 1997, i ricercatori Allison Snow e Pedro Mor n Palma resero note alcune delle molte inadeguatezze inerenti l'uso dei "field test" come strumento per accertare i rischi in uno dei pochissimi articoli mai pubblicati sull'argomento nelle maggiori riviste scientifiche. I due scienziati sottolineano che i test vengono generalmente condotti in modo che fughe di polline, semi e propaggini vegetative siano del tutto improbabili . Questo perch i ricercatori continuano a sostenere che la la fuga genica attraverso il polline viene generalmente minimizzata grazie a una precoce mietitura, falciando i fiori e piantando file delimitanti al fine di evitare al polline transgenico l'allontanamento dal luogo dove viene testato. A coloro i quali useranno questo tipo di piante viene inoltre richiesto di dire come hanno intenzione di disporle dopo l'allestimento dell'esperimento dei "field test". Cos , in accordo con ci che viene affermato da Snow e da Palma, il rischio maggiore associato alla produzione commerciale, la fuga del polline transgenico attraverso le propaggini vegetative o attraverso i semi, non viene diretto in test condotti su scala ristretta . Quindi, visto che i luoghi dove vengono condotti i "field test" sono di cos piccole dimensioni, spesso meno di cento acri, e i test stessi sono generalmente limitati a una o due stagioni di coltivazione, molto probabilmente non vengono osservati degli effetti potenzialmente indesiderabili. Il problema delle erbacce, degli insetti e dei microrganismi che acquisiscono la resistenza agli erbicidi, alle malattie e ai virus, non pu essere adeguatamente studiato in appezzamenti cos piccoli e in tempi cos brevi. Gli autori annotano che le risposte ecologiche ed evoluzionistiche alle nuove caratteristiche genetiche molto probabile che si otterranno quando centinaia di migliaia di acri di terreno saranno dominati da piante transgeniche, anno dopo anno (20). Allora anche le introduzioni commerciali su vasta scala prenderanno piede in un numero infinito di ecosistemi diversi, ognuno dei quali con la propria e unica composizione del suolo, con i propri microrganismi, insetti e con le proprie condizioni meteorologiche, rendendo i "field test" virtualmente inutili come indicatori dei potenziali impatti ambientali (21). Coloro che propongono i "field test", sostengono correttamente che quelli condotti su vasta scala, ossia su centinaia di migliaia di acri, in molti differenti ecosistemi, per un grande numero di stagioni di coltivazione, potrebbero produrre dei risultati certamente pi accurati; se per quei risultati fossero nocivi, gli effetti potrebbero essere irreversibili e inoltre sconfiggerebbero la vera logica dell'accertare i rischi prima che essi vadano in porto. Essi sostengono che i "field test", sebbene siano inadeguati, sono meglio che niente. D'altro canto, se i "field test" sono stati messi a punto in modo che possano rivelare poco o niente dei potenziali rischi presentati da una liberazione su vasta scala, allora l'esercizio praticamente una farsa, un'invenzione piuttosto elaborata che ha l'apparenza di una legittimit scientifica ma non la sostanza. In fin dei conti, la lotta per la fama e per il successo hanno corrotto l'intero processo di controllo, con funzionari del governo, dirigenti dell'azienda corporativi e biologi molecolari che lavorano fianco a fianco per assicurare la veloce e vantaggiosa introduzione nell'ambiente di organismi geneticamente modificati, attenti soprattutto alla necessit di

mantenere la posizione di spicco degli Stati Uniti nell'emergente nuovo campo della biotecnologia. Mentre l'opinione pubblica veniva continuamente alimentata da una solida diga di protezione, dando l'apparenza di una tutela scientifica rigorosa, le assicurazioni rendevano tranquillamente noto che non avrebbero assicurato la liberazione nell'ambiente di organismi geneticamente manipolati contro la possibilit di un danno ambientale catastrofico, perch l'industria manca di una scienza che accerti i rischi, un'ecologia profetica, con la quale si possa giudicare il rischio di qualsiasi introduzione apportata. In breve, le compagnie di assicurazione comprendono chiaramente le implicazioni kafkiane di un governo che pretende di regolare una tecnologia in assenza delle conoscenze scientifiche su come gli organismi modificati geneticamente interagiscano una volta introdotti nell'ambiente. Con l'aumentare delle tensioni in materia assicurativa, uno dei gruppi biotecnologici tent di istituire un fondo comune di assicurazione tra i propri membri, ma abbandon l'idea, pi tardi, quando non riusc a trovare finanziamenti sufficienti per rendere il fondo comune operabile. Alcuni osservatori erano preoccupati, all'epoca, e tuttora lo sono, anche se in privato , di quello che potrebbe accadere all'industria biotecnologica se una commercializzazione su vasta scala di organismi geneticamente trattati producesse un evento ambientale catastrofico, per esempio l'introduzione e la diffusione di un nuovo flagello paragonabile alla vite Kudzu o alla malattia dell'olmo olandese o alla falena zingara, che causasse danni costosissimi alla flora e alla fauna in molti ecosistemi e per un lungo periodo di tempo. Le crude immagini delle industrie nucleari ossessionano le industrie biotecnologiche appena nate. In questo caso, i profitti della nazione agonizzavano, nel timore che un disastro nucleare, come quello avvenuto accidentalmente a Chernobyl, nell'ex Unione Sovietica, potesse verificarsi negli Stati Uniti. Intuendo che la richiesta degli eventuali danni avrebbe, molto facilmente, potuto eccedere largamente la loro possibilit di pagare, le lobbies dell'industria hanno premuto sul Congresso l'approvazione della legge, il Price Anderson Act, che avrebbe garantito ai contribuenti americani ogni tipo di rivendicazione dietro una specifica somma, garantita dalle compagnie nucleari della nazione. Le compagnie biotecnologiche erano tuttavia riluttanti a fare pressioni sul Congresso per ottenere una simile legge, per il timore di risvegliare il pubblico interesse sulla nuova tecnologia. Come risultato, la questione delle responsabilit per le catastrofi ambientali rimane irrisolta, a dispetto del fatto che le commercializzazioni su vasta scala degli organismi modificati geneticamente stanno per essere approvate per la prima volta. Eppure, con o senza le compagnie di assicurazione, lecito affermare che negli anni a venire una o pi disgrazie ambientali significative saranno inevitabili. Quando questo accadr, ogni nazione sar obbligata a prendersi le proprie responsabilit. Contadini, proprietari terrieri, consumatori e in generale la popolazione, chiederanno di venire a conoscenza di come ci sia potuto accadere, chi sia il responsabile e a chi vada attribuita la colpa. Quando quel giorno arriver, e probabilmente arriver, l'inquinamento genetico giocher il suo ruolo insieme all'inquinamento petrolchimico e nucleare nei riguardi del gi assediato ambiente terrestre. Ci sono gi sufficienti ragioni per essere preoccupati. Mentre la scienza dell'accertamento dei rischi rimane a uno stato iniziale, una quantit di studi pubblicati negli anni recenti nelle maggiori riviste scientifiche sull'ambiente hanno cominciato a confermare alcune tra le congetture che hanno preoccupato i critici per pi di quindici anni sui potenziali impatti negativi legati alla liberazione nella biosfera di organismi modificati geneticamente. - La roulette ecologica.

In nessun campo come nell'agricoltura biotecnologica i campanelli d'allarme stanno suonando all'impazzata a causa del fatto che l'industria si sta muovendo velocemente per rendere l'ingegneria genetica applicata all'alimentazione e agli animali una realt commerciale entro la fine della prima decade del ventunesimo secolo. Le industrie chimiche e agroalimentari stanno introducendo nell'agricoltura una nuova generazione di raccolti transgenici, nella speranza di compiere il totale passaggio nella nuova rivoluzione genetica. I raccolti biotecnologici contengono caratteristiche genetiche nuove rispetto alle altre piante, ai virus, ai batteri e agli animali, e sono stati progettati per ottenere scopi mai perseguiti dagli scienziati che hanno lavorato con le classiche tecniche di procreazione. Molti dei nuovi raccolti messi a punto con la tecnica dello "splicing" genico nei laboratori scientifici sembrano creazioni del mondo della fantascienza. Gli scienziati hanno prelevato il gene che codifica una proteina anticongelante dalla passera nera, un pesce, e l'hanno inserito nel codice genetico dei pomodori con lo scopo di proteggerli dai danni provocati dal gelo. I geni dei polli sono stati inseriti nelle patate per aumentare la resistenza alle malattie. I geni delle lucciole sono stati iniettati nel codice biologico delle piante del granoturco come marcatori genetici. I geni del criceto sono stati inseriti nel genoma della pianta del tabacco per aumentare la sintesi di steroli (22). Gli ecologi non sono sicuri degli impatti che si potrebbero ottenere oltrepassando i confini delle specie, introducendo cio nelle piante coltivate geni presi da specie animali e vegetali non correlate. Il fatto che nella storia non esiste alcun precedente per questo tipo di sperimentazione esplosiva . Per pi di diecimila anni le classiche tecniche di procreazione sono state limitate al trasferimento genico tra piante e animali strettamente correlati, che possono incrociarsi sessualmente, limitando il numero di possibili combinazioni genetiche. L'evoluzione naturale appare essere similmente circoscritta. Quindi non esistono precedenti, o ne esistono pochi, di quello che potrebbe accadere in seguito a un esperimento globale per ridefinire nuovamente le regole fondamentali dello sviluppo biologico, per soddisfare i bisogni delle forze che guidano il mercato. L'introduzione di nuovi geni nei genomi delle piante coltivate potrebbe creare nuove caratteristiche imprevedibili e incontrollabili? Il punto della questione , semplicemente, che non lo sappiamo. Questo l'aspetto che rende cos problematico questo intervento senza precedenti nel mondo dell'agricoltura convenzionale. E' un tentativo ad alto rischio, con poche regole base e pochi punti di riferimento per guidarci in questo nuovo viaggio. Stiamo volando al buio nella nuova era della biotecnologia agricola, con grandi speranze, poche costrizioni e nessuna idea dei potenziali risultati. Per esempio, consideriamo gli ambiziosi piani che riguardano le piante transgeniche utilizzate come industrie farmaceutiche per la produzione di farmaci e droghe. Il foraggio per gli animali, i semi per gli uccelli e gli insetti verranno esposti per la prima volta a uno spettro di farmaci trattati geneticamente, a vaccini, a enzimi industriali e a centinaia di altre nuove sostanze con conseguenze non calcolabili. L'idea del grande numero di specie di animali che si cibano di piante e di frammenti di piante contenenti un vasto assortimento di composti chimici ai quali normalmente non sarebbero mai stati esposti una prospettiva sconvolgente (23). Tuttora, sono state espresse poche preoccupazioni dai biologi molecolari e dalle compagnie chimiche e farmaceutiche che si stanno addentrando nella frontiera della biologia. La maggior parte degli attuali sforzi fatti nella biotecnologia agricola viene indirizzata verso la creazione di piante transgeniche che resistono agli erbicidi, ai pesticidi e ai virus. Pi di un terzo tra i campi delle produzioni liberate negli anni 1993-1994 dalle nazioni dell'Organizzazione per le cooperazioni economiche e di sviluppo (Oecs) riguardava piante che tollerano gli erbicidi, mentre il 32% dei settori di prova coinvolgeva i pesticidi e il 14% dei test erano inerenti alle piante resistenti ai virus (24).

Le coltivazioni tolleranti gli erbicidi sono anche le preferite dalle compagnie chimiche come la Monsanto e la Ciba Geigy. Pi di seicento milioni di sterline di erbicidi velenosi sono scaricati sul terreno agricolo americano ogni anno, la maggior parte dei quali viene spruzzata su granoturco, cotone e soia (25). Le compagnie chimiche hanno guadagnato al lordo pi di quattro miliardi di dollari all'anno dalla vendita di erbicidi (26). Per incrementare la loro quota di guadagni nel mercato degli erbicidi, sempre pi in crescita, le industrie chimiche hanno creato colture transgeniche tolleranti ai loro stessi erbicidi. L'idea quella di vendere ai contadini semi brevettati tolleranti alla loro particolare marca di erbicidi, nella speranza di aumentare i profitti sia nella semina sia nel mercato degli erbicidi. I nuovi semi brevettati erbicida-resistenti della Monsanto, per esempio, sono resistenti ai suoi erbicidi chimici pi venduti, chiamati Roundup. Le industrie chimiche sperano di convincere i contadini che le nuove colture erbicidatolleranti permetteranno una disinfestazione pi efficiente. I contadini potranno spruzzare gli erbicidi in qualsiasi momento durante la stagione della crescita, uccidendo le erbacce senza distruggere i raccolti. Mentre le compagnie come la Monsanto sostengono che la totale adozione di raccolti che resistono agli erbicidi otterr il risultato di un uso maggiormente parsimonioso degli erbicidi, nel campo avverso prevale lo scetticismo. Gli ecologi avvertono che con le nuove colture che resistono agli erbicidi, i contadini saranno in realt pi propensi all'uso di maggiori quantit di erbicidi per tenere sotto controllo le erbacce, visto che saranno meno preoccupati di danneggiare i loro raccolti nel processo di irrorazione. Le industrie chimiche asseriscono che l'aumentato uso delle piante resistenti agli erbicidi porter a un minore, non a un maggiore uso dei loro erbicidi, insinuando tra gli ecologi il sospetto che le industrie chimiche non spenderebbero delle grosse somme di denaro per la ricerca e per lo sviluppo allo scopo di creare piante transgeniche per poi vendere minori quantit dei loro erbicidi. La probabilit del maggiore uso di erbicidi aumenta le possibilit che alcune infestanti sviluppino la tolleranza agli erbicidi, obbligando a un maggiore uso di questi per controllare i ceppi pi resistenti. In uno studio recente, i ricercatori della Charles Sturt University, nel Galles del Sud, trovarono che il "Lolium perenne", un'erba infestante molto comune in Australia, stava diventando sempre pi resistente all'erbicida Roundup della Monsanto e poteva tollerare quasi cinque volte il dosaggio raccomandato prima di essere eliminata (27). Conscia del crescente problema della tolleranza delle erbe infestanti, la Monsanto ha sottoscritto, in alcuni Paesi, alle autorit di regolamentazione, la richiesta di un aumento del limite chimico residuo del suo Roundup portandolo da sei milligrammi per chilo di peso a secco a venti milligrammi. I potenziali impatti deleteri sulla fertilit del terreno, sulla qualit delle acque e sugli insetti utili che risultano dal crescente uso di erbicidi velenosi, come il Roundup della Monsanto, sono un inquietante promemoria del sempre maggiore costo ambientale che molto probabilmente accompagner l'introduzione di raccolti resistenti agli erbicidi (28). Le nuove colture transgeniche tolleranti ai pesticidi pongono problemi ambientali simili. Le compagnie chimiche stanno preparando coltivazioni transgeniche che producono insetticidi in ogni cellula di ogni pianta. Una crescente societ di stampo scientifica punta sulla probabilit di creare superinsetti resistenti agli effetti dei nuovi raccolti che producono pesticidi. Molti raccolti, inclusi il granoturco maximizer resistente ai pesticidi della Ciba-Geigy e quelli di tabacco della Haas e della Rohm, sono gi a disposizione sul mercato commerciale. Di fatto tutte le coltivazioni resistenti ai pesticidi contengono un gene preso da un normale batterio del terreno, il "Bacillus thuringiensis". Questo batterio produce una proteina dalla struttura a cristallo, conosciuta come prototossina B.T. Quando la tossina viene consumata dalle larve e dagli insetti, attivata dagli acidi gastrici dello stomaco dell'insetto, distruggendone il tratto digerente. La tossina B.T. che si trova comunemente in

natura viene usata in tutto il mondo come spray bio-pesticida dai contadini che usano materiali organici e come difesa contro una schiera di insetti, inclusi il tarlo e il verme del mais. A differenza di quella che comunemente si trova in natura, la tossina transgenica stata alterata in modo da venire attirata direttamente dalla pianta. Non c' quindi necessit di farla attivare dagli acidi dello stomaco degli insetti, ed essa pu colpire una pi vasta serie di insetti e di organismi del terreno. La tossina transgenica, nel terreno, rimane tossica tre volte pi a lungo, divenendo molto pi letale della sua controparte che si trova in natura (29). Le qualit uniche dei geni che conferiscono la resistenza ai pesticidi rendono gli entomologi e i contadini che usano prodotti organici particolarmente preoccupati: sottolineano che il largo uso di colture B.T. far acquisire la resistenza alle specie di insetti, rendendo il B.T. inutile come pesticida. Essi hanno delle ottime ragioni per essere preoccupati. La resistenza ai bio-pesticidi del "Bacillus thuringiensis" si manifestata pi di un decennio fa. Da quel momento, le otto maggiori specie di insetti, inclusi lo scarafaggio delle patate del Colorado, la falena dalla schiena di diamante e il verme del tabacco, hanno sviluppato la resistenza alla tossina B.T. sia in situazioni circoscritte ai laboratori sia nell'ambiente (30). Gli interessi riguardo al fatto che l'uso del gene della tossina transgenica B.T. avrebbe potuto creare una nuova generazione di superinsetti , aumentarono nel 1996, quando un'inconsueta stagione particolarmente secca e calda, che colp le regioni meridionali degli Stati Uniti, fece scaturire nei raccolti di cotone transgenico una serie di eventi non previsti. Il cotone Nu Cotn transgenico della Monsanto stava crescendo, per la prima volta, in un terreno agricolo del Sud della regione. Gli investitori stavano raccogliendo i successi della prima piantagione della Monsanto fatta su vasta scala per aiutare a sostenere le fortune della biotecnologia agricola. Le loro speranze furono subito infrante. E' ben noto che, quando sono sottoposte al caldo e alla siccit, le piante spesso riducono la loro sintesi proteica. Nel caso del cotone Nu Cotn, sembra che le piante riducano anche la sintesi della tossina B.T. Il verme parassita del cotone, invece, prospera in condizioni di caldo-secco. La combinazione della diminuzione dei livelli di sintesi della tossina B.T. e i maggiori livelli di infestazione del verme parassita del cotone causati da condizioni meteorologiche di caldo e di siccit, rappresentarono quasi il disastro per la meravigliosa coltura della Monsanto. L'infestazione del verme parassita arrec danni a circa la met dei due milioni di acri coltivati con il Nu Cotn, allarmando gli investitori. La Monsanto diede istruzione ai contadini di spruzzare dei pesticidi chimici convenzionali sui campi colpiti, facendoli infuriare, dal momento che essi avevano pagato un alto prezzo per i nuovi semi transgenici pensando di non dover spendere altri soldi e perdere tempo a spruzzare i loro campi come avevano fatto in passato (31). Il fatto che il gene della tossina B.T. della Monsanto non abbia avuto il comportamento atteso ha preoccupato molti scienziati. Persino nei "field test" il gene modificato aveva ucciso solamente l'80% dei vermi parassiti. Un dato del 20% di soggetti sopravvissuti assicura che i ceppi resistenti dei superinsetti trionferanno. Il professore di entomologia Fred Gould dell'Universit Statale della Carolina del Nord, sottolinea il fatto che l'80% di mortalit esattamente quello che gli scienziati usano quando vogliono generare insetti resistenti (32). Gould e altri studiosi di ecologia sono convinti che le piante transgeniche resistenti ai pesticidi e agli erbicidi aumenteranno nei prossimi anni la probabilit di creare nuovi ceppi resistenti sia di supererbe infestanti sia di superinsetti . Le societ biotecnologiche stanno lavorando anche per creare piante che possano respingere i comuni virus che attaccano le varie specie botaniche. La nuova generazione di colture transgeniche resistenti ai virus introduce la stessa pericolosa possibilit di creare nuovi virus che non sono mai esistiti in natura. Le proteine del rivestimento virale

vengono inserite nel genoma delle piante conferendo la resistenza alle infezioni virali degli stessi virus dai quali il gene stato preso. Gli scienziati non sono ancora sicuri di come e perch questi geni possano proteggere le piante dall'infezione dei propri virus. Ciononostante, il processo viene portato avanti. Le coltivazioni transgeniche resistenti ai virus potrebbero diventare una potenziale manna per i contadini di tutto il mondo, cos come potrebbero regalare un'inaspettata fortuna alle compagnie biotecnologiche. D'altro canto, tra gli scienziati e nella letteratura scientifica sta emergendo un certo interesse sulla possibilit che i geni che codificano le proteine di rivestimento virali possano ricombinarsi con i geni nei virus correlati, che trovano la loro via naturale nelle piante transgeniche, creando un virus ricombinante con nuove propriet. I ricercatori hanno gi scritto lavori su un certo numero di simili ricombinazioni. In un esperimento, il virus del mosaico del cavolfiore (CaMV) stato, ad esempio, ricombinato in un cromosoma di una rapa transgenica. La prospettiva di creare dei nuovi virus preoccupante e solleva seri dubbi sulla sicurezza e sull'efficacia di liberare nell'ambiente colture transgeniche virus-resistenti (33). Esiste anche la possibilit che un numero di introduzioni commerciali diventino esse stesse delle erbe infestanti. La probabilit che una pianta transgenica diventi una erbaccia , secondo alcuni ecologi, equivalente alla probabilit che una specie nonindigena diventi un'erba infestante. Entrambe sono organismi nuovi che, per la prima volta, vengono introdotti in un ecosistema per loro nuovo. N i nuovi arrivati n l'ambiente hanno precedenti esperienze che permettano loro di adattarsi gli uni con gli altri. In questa situazione, gli scienziati generalmente si basano su quella che viene da loro definita la regola del dieci a dieci per calcolare le probabilit che un nuovo arrivato diventi un vero e proprio invasore. Viene generalmente ritenuto che il 10% dei nuovi arrivati molto probabilmente si stabilir con successo nelle nuove zone, e che il 10% di questi sopravvissuti diventeranno probabilmente dei nuovi flagelli. Le piante transgeniche potrebbero avere migliori risultati rispetto alle tradizionali introduzioni non-indigene per la ragione che molti dei geni inseriti nei loro genomi conferiscono caratteristiche decisamente positive. La tolleranza agli erbicidi e la resistenza virale sono tra le propriet transgeniche che sembrano conferire vantaggi competitivi, rendendo le coltivazioni transgeniche potenzialmente ben adattabili in molti ambienti. La dottoressa Margaret Mellon, una biologa molecolare, e la dottoressa Jane Rissler, una patologa vegetale, dell'Union of Concerned Scientists, citano una quantit di altre caratteristiche transgeniche che al momento vengono testate e che potrebbero trasformare una coltura riuscita in un'erba infestante di ancora maggiore successo. Per esempio, una coltivazione contenente nuovi geni che stimolano una germinazione pi rapida nelle fresche temperature primaverili potrebbe crescere come un'erba infestante precoce nella seguente stagione della crescita, creando seri problemi agli altri raccolti programmati che crescono nello stesso appezzamento di terreno. I transgeni che stimolano la velocit di maturazione e la capacit di riproduzione potrebbero conferire analoghi vantaggi competitivi, permettendo alla pianta di invadere i terreni, i prati e le foreste circostanti trasformandole in residenze permanenti. Una coltura transgenica creata allo scopo di resistere alle temperature pi fredde potrebbe migrare al Nord e invadere e colonizzare con successo nuovi habitat, sostituendo le specie vegetali preesistenti e cambiando le dinamiche ecologiche della sua nuova residenza (34). Mellon e Rissler usano l'esempio ipotetico di un riso transgenico resistente alla forte salinit che viene piantato nei litorali umidi per illustrare i potenziali effetti moltiplicanti di un'invasione riuscita. Che cosa potrebbe accadere, si chiedono Mellon e Rissler, se il riso invadesse i vicini ecosistemi composti da acque salate, spiazzando le specie indigene che sono tolleranti alla salinit?

"Appena le popolazioni indigene declinano, altri organismi tipicamente a loro associati come le alghe, i microrganismi, gli insetti, altri artropodi, gli anfibi, gli uccelli potrebbero non essere compatibili con il riso infestante. Differenti organismi, nuovi all'acquitrino salato, potrebbero trovare casa nel nuovo sistema dominato dal riso" (35). I biologi molecolari che lavorano nelle industrie di biotecnologia agricola sostengono che l'addizione di uno o due transgeni nelle coltivazioni preesistenti non sufficiente a conferire loro la tendenza a diventare un'erba infestante e, visto che la tecnologia attuale limita il numero di geni che possono essere inseriti con successo nelle piante, c' ben poco da preoccuparsi del fatto che alcune colture possano diventare erbe infestanti. Una grande quantit di recenti studi sulla tendenza a diventare infestanti, tuttavia, smentisce le frequenti dichiarazioni dei biologi che lavorano nell'industria che la probabilit che una coltura transgenica diventi un'erba infestante bassa o inesistente. E' stato inoltre sostenuto da alcuni che i raccolti sono talmente non-infestanti da non avere la minima possibilit di diventare erbe infestanti nemmeno con l'aggiunta di caratteristiche genetiche mirate a promuovere la loro competitivit. In effetti, alcune coltivazioni, come il granoturco, sono state indebolite cos a fondo dal processo di addomesticamento che molto improbabile che esse possano diventare con successo delle erbacce. Nonostante ci, Mellon, Rissler e altri scienziati puntualizzano che molte altre colture conservano la caratteristica di sviluppare la tendenza infestante e sono piuttosto simili nella struttura ai loro parenti stretti infestanti, inclusi l'erba medica, l'orzo, la lattuga, le patate, il grano, il sorgo, i broccoli, i cavolfiori, la senape, i cavoli e il ravanello. Per tutte le ragioni appena esposte, Mellon e Rissler affermano che la possibilit che la manipolazione genetica possa convertire in futuro le coltivazioni in nuove erbe infestanti rappresenta il maggior rischio legato all'ingegneria genetica (36). Un sempre maggiore numero di ecologi avverte che i pi grandi pericoli potrebbero risiedere in quello che viene chiamato il flusso dei geni , il trasferimento dei geni transgenici, dalle colture alle piante infestanti grazie al processo di impollinazione incrociata. E' lo stesso problema che negli anni Ottanta aveva preoccupato alcuni ricercatori che avevano usato queste tecniche pionieristiche di biotecnologia agricola: cio che se gli ibridi ottenuti si accoppiano con l'erba infestante e se si trasmette il transgene alle generazioni successive, il transgene diventa parte integrante della popolazione infestante. Flussi di geni dalle coltivazioni alle loro infestanti avvengono spontaneamente in natura, ed stato osservato per pi di un secolo dai biologi. In California, nel diciannovesimo secolo, comparso un ravanello selvatico che era fuggito come risultato di un incrocio ibrido tra un ravanello coltivato e un'erba infestante introdotta e conosciuta come "jointed charlock". In Africa, una pericolosa erba infestante, il miglio perlato, ha avuto origine dall'incrocio ibrido del miglio e di un suo parente selvatico, il "Pennisetum americanum". In Francia, nel corso degli ultimi decenni, si sviluppata una nuova erba infestante dalla contaminazione della barbabietola da zucchero da parte del polline di subspecie mediterranee. Il riso selvatico si ibridato con il riso coltivato, dando origine a un riso selvatico infestante che spesso si mescola con il riso coltivato creando innumerevoli problemi ai contadini. Nell'America Centrale e in Messico, il granoturco e i suoi parenti infestanti "teosinte" sono andati incontro a un'impollinazione incrociata, creando "teosinte" infestanti che spesso non sono distinguibili dal grano coltivato e, inoltre, fuggono spesso al processo di sarchiatura (37). I ricercatori sono preoccupati del fatto che i geni transgenici che conferiscono la resistenza agli erbicidi, ai pesticidi e ai virus, possano anch'essi sfuggire e, attraverso il processo d'impollinazione incrociata, inserirsi nel genoma delle infestanti creando erbe cattive resistenti agli erbicidi, ai pesticidi e ai virus. I timori sulla possibilit che i geni transgenici

possano inserirsi nei genomi delle infestanti simili aumentarono nel 1996, quando un gruppo di ricercatori danesi che lavorava sotto la protezione del Dipartimento danese della scienza e della tecnica ambientale osserv il trasferimento di un transgene da una coltura transgenica al genoma di un parente selvatico infestante, cosa che i critici definirono come esperimenti di liberazione volontaria. L'allarme lanciato immediatamente dai ricercatori, venne liquidato dalle societ biotecnologiche come una possibilit remota e non preoccupante. Nell'esperimento, il dottor Thomas R. Mikkelsen e il suo gruppo piantarono un seme oleoso transgenico di rapa, contenente un gene che conferiva la resistenza agli erbicidi, in un campo vicino a una specie analoga infestante, la "Brassica campestris". Le piante andarono incontro a un'impollinazione incrociata, creando un ibrido. I semi dell'ibrido, a loro volta, risultarono altamente fertili e diedero origine a delle piante con le caratteristiche dell'erba infestante e della "Brassica campestris". Il gruppo di ricercatori rifer che il 42% della seconda generazione delle nuove piante infestanti era tollerante all'erbicida, chiara evidenza che il transgene era stato trasferito con successo dal seme oleoso della rapa al parente infestante (38). Lo studio danese mostr che i geni transgenici inseriti nelle coltivazioni possono fluire facilmente e rapidamente nel ceppo selvatico, creando una nuova e virulenta forma d'inquinamento genetico. G. A. de Zoeten, un professore di patologia e virologia vegetale all'Universit del Michigan, afferm sul New York Times , in un'intervista fatta dopo che fu pubblicata la ricerca danese, che i geni che vengono liberati nell'ambiente alla fine possono fuggire di mano, creando come risultato una forma di contaminazione (39). Il dottor Zoeten aggiunse che la diffusione della contaminazione genetica attraverso le erbe infestanti avrebbe potuto portare a cause legali senza precedenti se le piante avessero oltrepassato i confini di propriet, giungendo nei campi e nei terreni vicini (40). La prospettiva che erbe infestanti contenenti erbicidi, insetticidi, resistenza ai virus e ai pesticidi si diffondano nei terreni agricoli e negli habitat naturali preoccupante. Molti dei geni transgenici che vengono inseriti nelle coltivazioni e preparati per l'introduzione commerciale nei Paesi del mondo contengono solo le caratteristiche che conferiscono un vantaggio competitivo se vengono trasferite nelle erbe infestanti selvatiche. I portavoce delle industrie biotecnologiche affermano che la probabilit del flusso transgenico dai raccolti all'ambiente selvatico e alle specie simili infestanti rara, visto che la maggior parte delle colture che vengono commercializzate non cresce comunemente vicino alle specie selvatiche simili. Studi recenti hanno tuttavia mostrato che i transgeni possono migrare e percorrere distanze molto pi grandi di quelle che precedentemente si immaginavano. In uno studio di questo tipo, gli scienziati hanno piantato delle patate modificate geneticamente che contengono un gene che conferisce la resistenza agli antibiotici. Le comuni patate sono state quindi piantate a varie distanze dal raccolto transgenico. Il 35% dei semi raccolti dalle patate che sono state fatte crescere a pi di un chilometro da quelle transgeniche conteneva il gene che conferisce la resistenza agli antibiotici (41). Granoturco e soia non hanno specie infestanti simili sul territorio degli Stati Uniti e possono essere coltivate con pochi timori di diffondere transgeni nell'ambiente selvatico. Ma altre colture, come la zucca, la rapa, le carote e i girasoli, crescono vicino a piante di infestanti simili e sessualmente compatibili, e potrebbero diffondere un inquinamento genetico nell'ambiente selvatico. Comunque, anche nel caso di granoturco e soia, importante notare che le ditte chimiche e agricole si stanno preparando a immettere sul mercato mondiale semi transgenici, garantendo che in alcune regioni le coltivazioni transgeniche verranno fatte crescere nelle vicinanze dell'ambiente selvatico, delle specie simili infestanti, prospettando la contaminazione, con questa nuova forma di inquinamento genetico, di centri dove si originano e si diversificano i raccolti.

Nel 1996, gli scienziati dell'Istituto delle scienze vegetali di Zurigo annunciarono di avere trasferito con successo il "Bacillus thuringiensis" nel riso dell'India, la forma pi comune di riso che cresce ai tropici, rendendo il riso resistente al parassita giallo del fusto e a quello striato. L'Istituto internazionale per la ricerca sul riso di Los Banos, nelle Filippine, che ha finanziato lo studio, sta al momento cercando dei permessi per far crescere nelle Filippine il riso transgenico. Alcuni entomologi si preoccupano del fatto che il riso B.T., che stato impollinato dal vento, si diffonda nei campi selvatici dove si trovano le specie simili, sia conferendo la resistenza ai pesticidi alle erbe infestanti sia aumentando le probabilit di creare superinsetti resistenti (42). La rapida globalizzazione del commercio e il rapido flusso dei viaggi internazionali garantiscono di fatto le che erbe infestanti contaminate con i transgeni in una parte del mondo possano trovare la loro via verso altre regioni, diffondendo l'inquinamento genetico in tutto il pianeta. Le compagnie internazionali chimiche e agricole hanno previsto che, entro dieci o quindici anni, tutti i pi vasti raccolti cresciuti nel mondo saranno stati modificati geneticamente allo scopo di includere i geni che conferiscono la resistenza agli erbicidi, ai pesticidi, ai virus, ai batteri, ai funghi e agli stress ambientali. Milioni di acri commerciali di terreni agricoli e di foreste verranno trasformati nel pi pericoloso esperimento che sia mai stato tentato al fine di dare una nuova forma al mondo biologico. I sostenitori della nuova scienza, armati di potenti strumenti per la manipolazione genetica e di pochi validi dati sui potenziali impatti, si stanno concentrando su questo nuovo mondo di biotecnologie agricole, abbracciati dai potenziali profitti e sicuri che i rischi siano minimi o addirittura inesistenti. Potrebbero avere ragione. Ma che cosa accadrebbe se invece si stessero sbagliando? Quali potrebbero essere le conseguenze del liberare i geni che conferiscono la resistenza agli erbicidi, ai pesticidi, ai virus, ai funghi e agli stress ambientali nella biosfera? La maggior parte dei biologi molecolari e delle industrie di biotecnologia hanno ampiamente accantonato le crescenti critiche degli ecologi, i cui recenti studi, invece, suggeriscono l'eventualit di un inquinamento genetico. Nondimeno, l'incontrollabile diffusione di erbe superinfestanti, la crescita di ceppi di batteri resistenti e di nuovi superinsetti, la creazione di nuovi virus e la destabilizzazione dell'intero ecosistema non sono pi da sottovalutare. Ignorare gli avvertimenti vale a dire mettere, nel prossimo secolo, la biosfera e la civilt in una posizione pericolosa. La pestilenza, la carestia e la diffusione di nuove forme di malattie nel mondo potrebbero essere l'atto finale del copione preparato per il prossimo secolo della biotecnologia. - Le armi genetiche. La minaccia rivolta all'ambiente del rilascio di organismi trattati geneticamente sembra essere accentrata, in modo forse drammatico, dall'uso delle nuove tecniche genetiche nella progettazione di agenti di una guerra batteriologica. Le conquiste ottenute nelle tecnologie di ingegneria genetica hanno rinnovato l'interesse militare per le armi biologiche e hanno generato una grande preoccupazione riguardo l'accidentale o la volontaria liberazione di pericolosi virus, batteri e funghi manipolati geneticamente che potrebbero diffondere un inquinamento genetico in tutto il mondo, creando una mortale pandemia che potrebbe distruggere su vasta scala le piante, gli animali e la vita umana. L'attuale ricerca in biotecnologia va di pari passo con le prime ricerche in campo nucleare degli anni Quaranta e Cinquanta. La banca dati che si sviluppata dalla tecnologia nucleare era applicabile sia per scopi militari sia per scopi industriali. Allo stesso modo, la banca dati che si sviluppata per l'ingegneria genetica commerciale nel campo dell'agricoltura, dell'allevamento degli animali e della medicina potenzialmente

convertibile nello sviluppo di una vasta serie di nuovi agenti patogeni che possono attaccare le piante, gli animali e le popolazioni umane. La guerra biologica implica l'uso di organismi viventi per scopi militari. Le armi biologiche possono essere virali, batteriche, basate sui funghi, e sui protozoi. Gli agenti biologici possono mutarsi, riprodursi, moltiplicarsi e diffondersi su una vasta zona geografica attraverso il vento e l'acqua grazie alla trasmissione da parte degli animali, dell'uomo e degli insetti. Una volta rilasciati, molti degli agenti patogeni biologici sono in grado di sviluppare nicchie vitali e di mantenersi indefinitamente nell'ambiente. Gli agenti biologici convenzionali comprendono (la peste) "Yersina pestis", tularemia, febbre della Rift Villey (la febbre Q) "Coxiella burnetii", encefalite equina, carbonchio e varicella. Le armi biologiche non sono mai state usate su larga scala, a causa dei costi e dei pericoli che implicano il trattamento e lo stoccaggio di processare grandi volumi di materiali tossici e a causa della difficolt di indirizzare la disseminazione degli agenti biologici. Tuttavia, i passi avanti compiuti nel campo delle tecniche di ingegneria genetica durante gli ultimi dieci anni, hanno per la prima volta reso possibile la guerra biologica. In un rapporto datato maggio 1986, presentato alla Committee on Appropriation della Camera dei deputati degli Stati Uniti, il Dipartimento americano della difesa (Dod) sottoline che il D.N.A. ricombinante e le altre tecniche di ingegneria genetica stanno definitivamente rendendo la guerra biologica una reale alternativa militare. Gli ingegneri genetici stanno clonando quantit finora impensabili di agenti patogeni tradizionali . Questa tecnologia pu inoltre essere usata per creare nuovi patogeni mai visti prima d'ora. Secondo quanto affermato dal rapporto: "[...] Le conquiste fatte nel campo della biotecnologia permettono l'elaborazione di un'estesa variet di nuovi materiali che possono essere usati in una guerra biologica [...] I nuovi agenti rappresentano la capacit appena scoperta di modificare, migliorare o produrre grandi quantit di materiali naturali o di organismi che in passato erano considerati di nessuna importanza militare a causa di problemi quali la disponibilit, la stabilit, il potere infettivo e la riproducibilit" (43). Il rapporto prosegue cos : "Potenti tossine che fino a ora erano disponibili solo in piccole quantit, e solo grazie all'estrazione delle stesse da immense quantit di materiali biologici, adesso possono essere preparate in quantit industriali dopo un periodo di sviluppo relativamente breve. Questo processo consiste nell'identificazione dei geni che codificano per la molecola desiderata e nel trasferimento della sequenza in un microrganismo ricevente, che in tal modo acquista la capacit di produrre la sostanza. L'organismo ricombinante potrebbe quindi essere coltivato e fatto crescere in qualsiasi scala desiderata [...] Composti che precedentemente erano disponibili solo in quantit minime in questo modo diventano disponibili in grandi quantit e a costi notevolmente bassi" (44). Con la tecnologia del D.N.A. ricombinante, ora possibile sviluppare una variet pressoch infinita di ci che potrebbe essere definito come 'agente modellante' (45). Il rapporto del Dod conclude con l'affermazione che i nuovi sviluppi nel campo delle tecnologie dell'ingegneria genetica permettono il rapido sfruttamento delle risorse della natura per scopi di guerra biologica in modi che non erano immaginabili dieci o quindici anni fa (46). Nell'agosto del 1986, Douglas J. Feith, allora segretario delegato della Difesa, sottoline che era praticamente impossibile difendersi da questa nuova abilit di manipolare geneticamente gli agenti della guerra biologica.

"Adesso possibile sintetizzare agenti per la guerra biologica confezionati apposta per scopi militari. La tecnologia che rende possibile il cosiddetto design dei farmaci , rende inoltre possibile modellare i tali agenti [...] [Sta per diventare] piuttosto semplice produrre nuovi agenti, ma resta un problema trovare degli antidoti. I nuovi agenti possono essere prodotti in poche ore; gli antidoti possono richiedere anni. Per misurare la grandezza del problema degli antidoti, bisogna tenere conto dei molti anni e dei milioni di dollari che sono stati investiti, finora senza successo, nel tentativo di sviluppare dei mezzi per opporsi a un singolo agente biologico al di fuori del campo della guerra biologica, il virus dell'Aids. Un investimento cos ingente sorpassa largamente le risorse disponibili per la predisposizione di misure di difesa nei confronti della guerra biologica" (47). Le armi modellanti al D.N.A. ricombinante possono essere create in molti modi. Le nuove tecnologie possono essere usate per programmare i geni in microrganismi infettivi allo scopo di aumentarne la resistenza agli antibiotici, la virulenza e la stabilit ambientale. E' possibile inserire geni letali in microrganismi innocui, ottenendo come risultato degli agenti biologici che non vengono riconosciuti come pericolosi dal corpo umano che, di conseguenza non sviluppa alcuna risposta. E' inoltre possibile inserire geni in organismi che colpiscono le funzioni che controllano l'umore, il comportamento, lo stato mentale e la temperatura corporea. Gli scienziati affermano di essere in grado di clonare specifiche tossine per eliminare gruppi etnici o razze specifiche il cui costrutto genotipico predispone a certe malattie. L'ingegneria genetica pu anche essere usata per distruggere specie o ceppi specifici di piante coltivate o di animali domestici, se lo scopo quello di paralizzare l'economia di un Paese. Le nuove tecnologie dell'ingegneria genetica contemplano una versatile forma di armamenti che possono essere usati per un'ampia variet di scopi militari, dal terrorismo alle operazioni controinsurrezionali fino a guerre su larga scala per distruggere intere popolazioni. A differenza delle tecnologie nucleari, l'ingegneria genetica pu essere prodotta e sviluppata a buon mercato, richiede una minore abilit scientifica e pu essere effettivamente impiegata in molti e diversi settori. Molti governi sostengono che il loro lavoro incentrato sulla guerra biologica ha uno scopo solamente difensivo. Tuttavia largamente risaputo che di fatto impossibile distinguere tra ricerca di difesa e ricerca di attacco. Scrivendo sull'edizione del novembre del 1983 del Bulletin of the Atomic Scientists , Robert L. Sinsheimer, un rinomato biofisico dell'Universit della California a Santa Cruz, osserv che, a causa della natura di questa particolare categoria di sperimentazioni, non esiste una via adeguata per distinguere propriamente gli usi pacifici dagli usi militari delle tossine letali. Uno studio molto approfondito dell'International Peace Research Institute di Stoccolma concorda con la stima di Sinsheimer sulle guerre chimiche e biologiche, concludendo che alcune comuni forme di produzione di vaccini sono tecnicamente molto vicine alla produzione di agenti delle armi biologiche, offrendo cos delle facili opportunit di conversione (48). Richard Goldstein, gi professore di microbiologia alla facolt di Medicina di Harvard, riassume la natura degli esperimenti che vengono attualmente condotti dal dipartimento della Difesa. Sotto il vessillo degli scopi difensivi, il Dod: "Pu giustificare il fatto di lavorare con gli agenti pi patogeni al mondo, producendo ceppi alterati e molto pi virulenti, producendo vaccini per proteggere le proprie truppe contro tali agenti [...] e allo stesso tempo sviluppando sistemi di diffusione fino a quando non sia in grado di difendersi contro qualsiasi forma di diffusione come questa. Cos , quello che il Dod si ritrova, alla fine, un nuovo sistema di armi biologiche, un organismo virulento, un vaccino contro di esso e il suo sistema di diffusione. Come facile intuire, esiste una linea

molto sottile, fra un tale sistema di difesa (permesso dalle convenzioni) e un vero e proprio sistema (proibito) di attacco" (49). L'amministrazione Reagan mostr un crescente interesse per gli agenti virali manipolati della guerra biologica e per quello che veniva percepito come un gap genetico . Nell'autunno del 1984, il segretario alla Difesa Caspar Weinberger disse ai membri del Congresso di avere nuove prove che l'Unione Sovietica aveva mantenuto i propri programmi di guerra biologica di attacco e che stava esplorando l'ingegneria genetica al fine di espandere il suo programma . Weinberger prosegu avvertendo il Congresso che era essenziale e urgente sviluppare e rilanciare un'adeguata protezione biologica alle tossine (50). Convinto del fatto che i russi stessero violando la convenzione delle armi biologiche e allargando di fatto il gap genetico fra l'allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti (attraverso il varo di una ricerca e di un programma di sviluppo negli armamenti genetici), il Dod annunci l'intenzione di rispondere con un ambizioso programma difensivo . Sotto la voce ricerca a scopo di difesa , negli anni Ottanta, il dipartimento americano della Difesa var un importante programma di ricerca e sviluppo. Nel 1981, il bilancio del Pentagono per la ricerca sulla guerra biologica difensiva era di soli 15,1 milioni di dollari. Dal 1986, il bilancio del Dod crebbe fino a 90 milioni di dollari (51). Vari settori delle forze armate lavorano con i maggiori agenti patogeni al mondo, dalle malattie esotiche virali, come le febbri emorragiche, ai virus appena scoperti, come l'Aids. Il dipartimento della Difesa afferma che la maggior parte del lavoro non riservato e si prefigge di fornire le forze militari di appropriate protezioni di difesa sotto forma di vaccini e di antidoti. Molti osservatori militari non sono ottimisti circa la prospettiva di tenere la rivoluzione genetica lontano dalle mani dei signori della guerra . Come arma di distruzione di massa, essa compete con gli armamenti nucleari e pu essere sviluppata a un costo minore. Questi due fattori, da soli, rendono la tecnologia genetica l'arma ideale del futuro. La recente rivelazione che l'Iraq aveva raccolto enormi quantit di agenti batteriologici e si stava preparando a usarli nella guerra del Golfo Persico, ha rinnovato gli interessi del Pentagono nella ricerca volta alla difesa, al fine di opporsi alla prospettiva di una sempre pi vertiginosa corsa alle armi biologiche. Nel caso dell'Iraq, il governo di Saddam Hussein aveva preparato quello che viene definito il grande livellatore , un arsenale di 25 testate di missili contenenti pi di 5000 chilogrammi di agenti biologici, inclusi la letale tossina botulinica e i germi del carbonchio. Un'ulteriore quantit di 15 mila chilogrammi di agenti batterici fu collocata in bombe che sarebbero state lanciate dagli aerei militari. Se gli agenti della guerra batteriologica fossero stati dispiegati, i risultati sarebbero stati catastrofici come quelli di Nagasaki e Hiroshima con il lancio della bomba atomica nel 1945. Per comprendere il senso dei potenziali danni che sarebbero stati inflitti, l'arsenale iracheno pu essere valutato grazie allo studio condotto nel 1993 dall'Office of Technology Assessment, che stabil che la liberazione di 100 chilogrammi di spore di carbonchio da un aeroplano sulla citt di Washington D.C., avrebbe potuto uccidere pi di tre milioni di persone (52). I missili Scud iracheni erano stati riempiti con il doppio della quantit del letale carbonchio. Venne riportato, pi tardi, che Saddam Hussein non scaten gli agenti della guerra batteriologica a causa dell'avvertimento, che il segretario di stato James Baker gli fece pervenire, che ogni tentativo di quel tipo sarebbe stato trattato con misure estreme , il che significava il lancio di armi nucleari su Baghdad (53). L'Iraq non il solo Paese a manifestare interesse nello sviluppo di una nuova generazione di armi biologiche. In uno studio condotto nel 1995, la Cia (Central Intelligence Agency) riport che 17 Paesi erano sospettati di ricercare e accumulare agenti batteriologici. Le nazioni erano Iraq, Iran, Libia, Siria, Corea del Nord, Taiwan, Israele, Egitto, Vietnam, Laos, Cuba, Bulgaria, India, Corea del Sud, Sud Africa, Cina e Russia (54).

Dato che le conoscenze sulla manipolazione genetica diventano pi sofisticate e accessibili, probabile che le future generazioni dovranno fare i conti con una nuova corsa mortale alle armi biologiche. L'aumento delle sperimentazioni sulle armi genetiche condotte nei laboratori di tutto il mondo, sia per scopi di attacco sia per difesa, aumenta la probabilit di rilasci accidentali. Nessun laboratorio, per quanto protetto, veramente sicuro. I disastri naturali, quali incendi e alluvioni, e le violazioni della sicurezza sono sempre possibili e, purtroppo, altrettanto inevitabili. Spesso anche per colpa di coloro che si mettono a lavorare alle nuove armi genetiche allo scopo di diffondere paura e caos nella societ con la speranza di vedere esaudite le proprie richieste. In questo secolo, la scienza moderna ha raggiunto il suo apice con la scissione dell'atomo, subito seguita dalla scoperta della doppia elica del D.N.A. La prima scoperta ha portato immediatamente allo sviluppo della bomba atomica, lasciando l'umanit a riflettere, per la prima volta nella storia, sulle prospettive di una fine del mondo. Adesso, un sempre maggiore numero di osservatori militari si sta chiedendo se le altre scoperte scientifiche del nostro tempo saranno usate in modo simile, portando una analoga minaccia alla nostra esistenza come specie. - La sofferenza animale. Mentre parte dell'attenzione dell'opinione pubblica stata diretta verso l'inquinamento agricolo e verso i potenziali effetti di un rilascio, accidentale o volontario, delle mortali tossine e degli agenti patogeni negli esperimenti di guerra biologica, minore attenzione stata rivolta agli impatti dell'inquinamento genetico sulla salute degli animali, a dispetto dei rapporti pubblicati sul marcato aumento delle sofferenze degli animali a causa della ricerca condotta sugli animali transgenici. Migliaia di animali transgenici, chimerici e clonati, dai maiali ai primati, sono in questo stesso momento oggetto di sperimentazioni in tutti i laboratori del mondo, allo scopo di migliorare l'allevamento e di creare modi pi efficienti per la produzione di farmaci e di prodotti chimici e di trovare cure e terapie per le malattie che colpiscono l'uomo. L'inserimento di geni estranei nel codice genetico di un animale pu scatenare una serie di molteplici reazioni e pu essere la causa di una sofferenza per la creatura mai riscontrata in passato. Il dottor Gill Langley, della Royal Society of Medicine del Regno Unito, elenca una serie di settori della sperimentazione genetica il cui esito pu essere quello di aumentare la sofferenza animale. Primo, l'inserzione di geni nei cromosomi animali del tutto casuale. Non insolito, afferma Langley, che alcune o anche centinaia di copie di un gene siano inserite di seguito all'interno di un cromosoma. Il fatto che il transgene venga espresso, e il modo in cui venga espresso, assai complesso e dipende dai promotori (sequenze nucleotidiche che si trovano a monte della zona codificante, che sono siti di legame proteico e indispensabili per il controllo di una corretta trascrizione del gene strutturale, n.d.t.), dagli "enhancers" (sequenze che in genere incrementano la trascrizione di un gene indipendentemente dal loro orientamento, la cui caratteristica quella di essere localizzati a monte e a distanza dal gene del quale stimolano la trascrizione, sebbene, a volte siano stati trovati anche all'interno e a valle dello stesso, n.d.t.) e dagli pseudogeni (sequenze di D.N.A. che strutturalmente sono omologhe ai geni attivi corrispondenti, ma che non codificano per alcun prodotto genico, n.d.t.) dell'organismo ospite. Secondo, se il transgene distrugge i geni naturali dell'animale ospite, ne pu risultare una mutazione inserzionale. Langley cita l'esempio di un transgene composto dal gene del moscerino della frutta e dal gene virale T.K. (timidina chinasi) che stato introdotto in embrioni di topo. Alcuni dei topi transgenici nati, presentavano anomalie estreme, quali la mancanza degli arti posteriori, spaccature nel muso ed enormi difetti cerebrali.

Terzo, con la trasmissione dei transgeni dall'animale trattato alla sua progenie spesso non si ottiene lo scopo prefissato, richiedendo per centinaia di volte la ripetizione degli esperimenti su altri animali per sviluppare con successo la linea desiderata. Inoltre quasi normale che il transgene sia alterato chimicamente nella progenie, producendo qualche volta negli animali degli effetti totalmente indesiderati. Quarto, i transgeni potrebbero sintetizzare il loro prodotto allo stesso modo in ogni parte di un organo, ma potrebbero anche avere effetti mutanti nelle differenti parti dell'organo stesso. In un esperimento, alcuni topi transgenici furono fatti crescere con un gene che pu fare insorgere il cancro (preso dal virus S.V.40) e un promotore preso dal fattore genetico cardiaco atriale disegnato per attivare l'oncogene nello stesso modo sia nella cavit superiore sia in quella inferiore del cuore. Dopo la nascita, invece, gli scienziati si sorpresero nel trovare che la cavit superiore destra del cuore (atrio destro, n.d.t.) cresceva in un modo incontrollabile, fino a cento volte in pi delle sue misure normali, sommergendo alla fine il resto dell'organo. La cavit superiore sinistra (atrio sinistro, n.d.t.), al contrario, non veniva colpita dall'effetto del transgene e cresceva normalmente nei topi transgenici. I ricercatori ipotizzarono che le differenze nei livelli del fattore di crescita delle due cavit potevano aver giocato un ruolo importante nella risposta asimmetrica. La grande lezione che le molteplici e complesse interazioni tra il gene che viene inserito e l'attivit chimica dell'animale ospite non sono, per la maggior parte, prevedibili e conosciute, e questo pu provocare, nell'essere vivente, forme nuove e a volte bizzarrie di patologia (55). Alcuni anni fa, il pubblico venne edotto sulla crudele sofferenza che pu risultare da un esperimento condotto su di un animale transgenico quando venne mandato in onda, durante il notiziario americano della sera, un breve film per la televisione. Gli scienziati del centro di ricerche Usda di Beltsville, nel Maryland, grazie a delle microiniezioni, introdussero il gene che codifica il fattore di crescita umano nel codice genetico di embrioni di maiale. Lo scopo era quello di produrre dei maiali che sarebbero cresciuti molto di pi e molto pi velocemente, cos da diventare fonte di profitti per l'industria dell'allevamento. I risultati, invece, furono alquanto differenti da quello che si aspettavano. Alcuni degli animali mostrarono grossolane anomalie. Un maiale dell'esperimento era eccessivamente peloso, artritico, strabico e letargico. La trappola nella quale eravamo caduti , disse Bob Wall, uno dei due ricercatori del progetto Usda, era che non potevamo controllare come speravamo il gene che codifica l'ormone della crescita (56). Il gene dell'ormone umano della crescita utilizzato dai ricercatori della Usda o non aveva stimolato la produzione di una maggiore quantit di ormone della crescita o, se l'aveva stimolata, la disperdeva continuamente. Vern Pursel, lo scienziato che diresse gli esperimenti di ingegneria genetica, rifer che i muscoli dei maiali transgenici andarono incontro a degenerazione e gli animali erano cos indeboliti da riuscire a malapena a camminare (57). Frenati dalla cattiva pubblicit ottenuta dall'esperimento fallito, i ricercatori della Usda abbandonarono l'esperimento e rivolsero la loro attenzione all'inserimento di geni provenienti dai polli in embrioni di maiale, con lo scopo di produrre maiali con spalle larghe. Pursel chiam la sua nuovissima invenzione transgenica i maiali Arnie Schwarzenegger (58). Molti degli esperimenti condotti sugli animali transgenici sono stati pensati con lo scopo di aumentarne la velocit di crescita e il peso e di ridurne i grassi. I critici affermano che esperimenti di questo tipo portano inevitabilmente ad aumentare lo stress degli animali, arrecando loro problemi di salute e inutili sofferenze. Le moderne tecniche di allevamento sono testimonianza del crudele trattamento imposto agli animali allo scopo di aumentare i profitti. Il galletto da arrostire, ad esempio, stato creato per raggiungere la maturit in meno di sette settimane e per raggiungere il peso di quasi 2,5 chilogrammi al momento

della macellazione. Le zampe non riescono a reggerlo e, come risultato, esso viene colpito da malformazioni alle zampe e ai piedi. Gli ingegneri genetici stanno ora cercando di registrare un brevetto all'Ufficio brevetti europeo per un pollo transgenico che contiene il gene che codifica per l'ormone della mucca. Il nuovo pollo transgenico viene progettato per crescere e per raggiungere la maturit anche pi velocemente, con carni pi magre e con una precoce produzione di spermatozoi nel maschio, provocando di fatto un maggior numero di anomalie dello sviluppo, maggiori stress, maggiori rischi di malattie e un'aumentata sofferenza (59). Un altro caso rappresentato dallo sbandierato sviluppo dell'ormone bovino della crescita (B.G.H.), conosciuto anche come somatotropina bovina (B.S.T.). La sostanza manipolata geneticamente, prodotta dalla Monsanto sotto il nome commerciale di Posilac, era stata voluta allo scopo di aumentare la produzione del latte delle mucche di pi del 20% e attualmente viene commercializzata negli Stati Uniti. Mentre adesso l'ormone manipolato geneticamente viene iniettato nelle mucche con trattamenti bisettimanali, i ricercatori stanno conducendo esperimenti sull'iniezione del gene che codifica l'ormone della crescita direttamente nel codice genetico degli animali allo stadio embrionale. Anche il primitivo processo di iniezione aumentava lo stress al quale venivano sottoposti gli animali, spesso portando ad aumentare l'insorgenza di malattie e, in generale, della sofferenza. L'etichetta ufficiale della Food and Ruy Administration (F.D.A.) che accompagna il prodotto avverte i contadini che l'uso dell'ormone manipolato geneticamente potrebbe avere nell'organismo ospite effetti indesiderati sul piano della salute. Recita l'etichetta: "[L'uso del Posilac] pu determinare una riduzione delle gravidanze nelle mucche alle quali viene somministrato [...] L'uso del Posilac stato inoltre associato all'aumento dell'insorgenza di cisti ovariche e a malattie che colpiscono l'utero durante il periodo di trattamento. Le mucche trattate con il Posilac potrebbero manifestare piccole diminuzioni nella durata del periodo di gestazione e nel peso dei vitelli e potrebbero avere una maggiore probabilit di parti gemellari. [...] Le mucche trattate con il Posilac vanno incontro a un maggior rischio di insorgenza di mastiti. [...] In alcune mandrie l'uso del Posilac stato associato con un aumento nella conta delle cellule somatiche" (60). Sia la Monsanto che la F.D.A. ammettono che le mucche trattate con l'ormone manipolato geneticamente hanno probabilit statisticamente pi elevate di essere colpite da una o pi fra le malattie elencate nell'etichetta ufficiale di ammonimento della F.D.A. Ma entrambe le parti affermano che, con pratiche appropriate di gestione , i correlati effetti sulla salute del nuovo farmaco dovrebbero essere ridotti al minimo. Le loro argomentazioni non bastarono a calmare gli adirati contadini del Paese, molti dei quali riscontravano nelle loro mandrie un aumento dei problemi di salute dopo avere somministrato il nuovo farmaco manipolato geneticamente. Al fine di raccogliere e documentare quelle crescenti lamentele, l'Unione nazionale degli allevatori costitu nel Wisconsin una speciale linea telefonica gratuita, che fu assalita dalle chiamate degli allevatori i cui animali si erano ammalati ed erano morti a causa della somministrazione dell'ormone (61). - I diritti degli animali. Nello sviluppo degli animali transgenici, il contesto essenziale per qualsiasi discussione morale. Quando il problema della creazione di animali transgenici viene sollevato in un contesto commerciale per suscitare interesse nei probabili investitori di Wall Street, i biologi molecolari spesso parlano delle potenzialit rivoluzionarie delle nuove tecnologie. Essi si vantano della capacit di superare milioni di anni di evoluzione

e migliaia di anni di procreazione classica e di creare organismi interamente progettati bioindustrialmente dagli illimitati utilizzi commerciali. Quando, invece, la stessa sperimentazione sugli animali transgenici viene messa in dubbio dagli ambientalisti e da quelli che difendono i diritti degli animali, i biologi molecolari assumono una posizione molto pi conservatrice, affermando che i loro sforzi rappresentano un piccolo passo avanti rispetto alle convenzionali tecniche di procreazione. Prima di discutere sulla legittimit di queste ricerche, bisogna stabilire se la creazione di animali transgenici una semplice espressione delle normali pratiche di procreazione o se invece si tratta di qualcosa di fondamentalmente diverso. Il problema venne sollevato pubblicamente, nella primavera del 1985, in uno scambio di idee franco e animato, tra i maggiori biologi molecolari del Paese e i critici, che ebbe luogo durante un incontro ufficiale della Recombinant D.N.A. Advisory Committee (Rac) degli Nih di Bethesda, nel Maryland. La Fondation on Economic Trends richiese formalmente che gli Nih sospendessero temporaneamente i fondi per ulteriori esperimenti condotti su alcuni animali transgenici fino all'effettuazione di una revisione delle implicazioni etiche e delle conseguenze della ricerca. La discussione che quel giorno prese vita intorno al tavolo della conferenza degli Nih, era centrata su due questioni collegate tra loro: la ricerca condotta sugli animali transgenici qualitativamente nuova e quindi degna di una deliberazione etica estesa? E, se cos fosse, la creazione di animali transgenici morale o una violazione della natura intrinseca o della realt? I biologi molecolari di tutte le parti del Paese risposero alla sfida sollevata dalla petizione della Fondation on Economic Trends. Sul primo punto, il dottor Cornelius Van Dop dell'Hospital Johns Hopkins di Baltimora espresse la posizione comune a quasi tutti i biologi coinvolti in questa ricerca scrivendo: "L'incrocio degli animali, diretto all'amplificazione o all'eliminazione di alcune caratteristiche, un'attivit svolta dall'uomo fin da quando, durante la preistoria, il primo mammifero venne addomesticato. Questa selezione delle caratteristiche specifiche (geni mutati) ha modificato irreversibilmente i pool genetici di innumerevoli specie viventi, per favorire i guadagni economici e assecondare i capricci dell'umanit. [...] Le attuali tecniche di bioingegneria sono sul punto di riuscire a modificare selettivamente un gene alla volta e, in tal modo, a ridurre la dipendenza degli incroci selettivi per alterare alcune caratteristiche. L'introduzione selettiva di geni estranei nelle linee germinali cos la logica estensione dell'addomesticamento degli animali" (62). Contrariamente a quanto affermano molti biologi molecolari, gli animali transgenici sono molto di pi di una sofisticata estensione delle tradizionali pratiche della riproduzione controllata. Gli allevatori tradizionali non avrebbero mai potuto produrre un supertopo gigante contenente l'ormone umano della crescita, facendolo crescere il doppio di un topo normale. Gli stessi allevatori non avrebbero mai potuto incrociare una pecora con una capra, due specie animali completamente diverse, creando un animale chimerico come la capra-pecora, met capra e met pecora. E nemmeno le tradizionali tecniche di procreazione avrebbero potuto sperare di creare la famosa Dolly, una pecora clonata, primo mammifero in tutta la storia nato dal processo di replicazione piuttosto che dal concepimento. Gli animali transgenici sono un radicale allontanamento sia dalla storia dell'evoluzione sia dalle pratiche tradizionali di procreazione. Mai prima nella storia gli scienziati hanno avuto gli strumenti per oltrepassare i confini delle specie e insieme combinare le informazioni genetiche dell'immenso regno della biologia per creare nuove creature. Uno dei partecipanti al dibattito degli Nih afferm che, alla base dell'attuale ricerca, vi uno stato di totale eccitazione ma che esso raramente espresso apertamente per paura di allarmare

l'opinione pubblica. Per la prima volta i biologi molecolari credono di avere il potere di controllare il processo dell'evoluzione in s, di dettare i termini, anche se in una forma veramente primitiva, del viaggio dello sviluppo della natura. David Martin Jr., della facolt di Medicina dell'Universit della California a San Francisco, afferm: "Il genere umano sta partecipando al processo dell'evoluzione. Con questo intendo dire che la nostra capacit, acquisita attraverso l'evoluzione, di manipolare i genomi grazie alla procreazione selettiva e pi recentemente grazie alle tecniche di D.N.A. ricombinante, parte integrante dell'evoluzione stessa e non sta, anche se questo stato affermato in passato, armeggiando con l'evoluzione . Invece, ' l'evoluzione'" (63). Se questi nuovi strumenti transgenici conferiscono una sorta di paternit sulle altre creature, molto in anticipo rispetto ai tipi di manipolazione con i quali siamo stati abituati a sperimentare nel passato, allora la questione diventa stabilire se le altre specie debbano o no essere appropriatamente il soggetto della totale riconfigurazione secondo le nuove linee di sviluppo. In altre parole, possibile dimostrare che la specificit o la realt delle molte specie animali che esistono sulla Terra deve essere onorata e rispettata? Le nozioni di valore intrinseco e di specificit furono animosamente rifiutate dai biologi molecolari, che pensavano che tali termini appartenessero al mondo del misticismo e non avessero alcuna collocazione nella discussione sui problemi scientifici. La dottoressa Maxine Singer degli Nih, fece notare: La storia, da Galileo a Lysenko, ci insegna che il misticismo non pu essere reso razionale e informare la comune linea di condotta sugli argomenti scientifici [...] (64). Non difficile comprendere perch i biologi molecolari siano cos contrari all'idea di specificit . Attraversare i confini delle specie l'essenza della nuova rivoluzione biotecnologica. Per riconoscere anche la pi remota possibilit di una questione morale, etica o filosofica per la protezione delle specie bisogna chiedersi quale sia la vera natura della tecnologia dell'ingegneria genetica. In definitiva, questo dottrinario diniego della specificit pone i biologi molecolari contro un sempre maggior numero di scienziati ambientalisti, giunti a considerare la protezione delle specie come un imperativo sia ambientale sia morale. La velata asserzione che gli animali non hanno un valore intrinseco, pone i biologi molecolari al di fuori dell'opinione comune tradizionale. Secondo un sondaggio condotto nel 1995 dall'Associated Press, il 67% degli americani in qualche modo fortemente d'accordo sul fatto che il diritto degli animali di vivere senza sofferenze dovrebbe essere altrettanto importante quanto quello degli uomini e che gli animali hanno il diritto di seguire il proprio istinto. Un precedente sondaggio commissionato dall'Usda rivel che la maggioranza degli americani si opponeva al trasferimento di geni fra specie non correlate fra loro basandosi su di un concetto di etica (65). Mentre la maggior parte dell'opinione pubblica crede che i diritti degli altri animali siano importanti e debbano essere rispettati, la maggior parte degli scienziati coinvolti nel dibattito del Rac nutrono opinioni diverse, affermando che la moralit e l'etica non giocano alcun ruolo nel campo della scienza. David Baltimore, premio Nobel e gi direttore del Whitehead Institute Biomedical Research a Cambridge, nel Massachusetts, dichiar la sua inequivocabile opposizione allo scrivere nei rapporti delle regole circa le pratiche 'moralmente ed eticamente inaccettabili', perch questi sono argomenti soggettivi e inoltre non forniscono le basi per una discussione (66). Baltimore e colleghi non nutrono alcun dubbio sul fatto che la loro percezione della natura e delle specie sia supportata da una verit oggettiva , non corrotta e non influenzata dai valori umani soggettivi . In ci risiede il nocciolo del problema. Su che base decidiamo il valore, la natura e l'essenza delle specie e dei singoli organismi, inclusi gli

esseri umani, se non usiamo un criterio soggettivo dei valori? Asserendo che gli animali non hanno le caratteristiche degli esseri viventi, non sono Baltimore e colleghi che esprimono i loro valori soggettivi del modo in cui essi concepiscono la natura e la vita? Quando i biologi molecolari scelgono di creare degli animali transgenici, quali valori motivano la loro ricerca? Certamente le nozioni di utilit, di efficienza, di sfruttabilit, cos come nozioni molto pi vaghe di progresso , vengono inglobate nei valori della delucidante tradizione sono molto meno soggettive delle affermazioni morali ed etiche a favore della protezione e della difesa del valore intrinseco dei diritti dei nostri coinquilini del mondo animale. La domanda che viene sollevata dalle nuove biotecnologie, resa molto pi immediata e acuta dall'istantanea creazione dei cloni, delle chimere e di altri animali transgenici, : come dovremo considerare le altre specie, e in definitiva anche la nostra, nel prossimo secolo della biotecnologia? Come dobbiamo valutare le creature che insieme a noi vivono sulla Terra? Come intendiamo i nostri rapporti con loro? La risposta a queste domande determiner il tipo di scienza che praticheremo e il tipo di natura alla quale daremo forma nella prossima era della storia. - La salute dell'uomo. Gli esseri umani potrebbero alla fine rivelarsi come le cavie di quell'esperimento, davvero singolare, che vorrebbe ripopolare la Terra con i frutti di una nuova genesi da laboratorio. L'introduzione di nuovi organismi geneticamente manipolati, inoltre, solleva seri problemi per la salute dell'uomo. Mentre gi stata posta la questione delle potenziali e catastrofiche conseguenze che il rilascio accidentale o deliberato di agenti mortali manipolati geneticamente in una guerra biologica potrebbe avere, anche l'apparentemente futile impiego dell'ingegneria genetica nell'alimentazione pone in serio pericolo la salute dell'uomo. La F.D.A. annunci nel 1992 che non erano necessarie speciali etichette per i cibi che erano stati trattati geneticamente, sollevando le proteste tra i professionisti dell'alimentazione, inclusi i maggiori chef della nazione, molti venditori all'ingrosso e al dettaglio. I critici si preoccupavano del fatto che l'introduzione di nuovi geni negli alimenti convenzionali possano sviluppare reazioni allergiche in alcune persone. Con il fatto che il 2% della popolazione adulta e l'8% di quella infantile manifesta risposte allergiche ai comuni cibi assunti, i difensori dei diritti dei consumatori affermano che tutti gli alimenti manipolati geneticamente devono essere adeguatamente etichettati per evitare rischi alla salute (67). Le loro preoccupazioni furono sollevate nel 1996, quando The New England Journal of Medicine (una delle pi prestigiose riviste mediche) pubblic uno studio che dimostrava che i semi di soia manipolati geneticamente, contenenti un gene preso dalle noci brasiliane, sviluppava una reazione allergica nelle persone allergiche alle noci. Gli scienziati dell'Universit del Nebraska testarono in due modi il siero prelevato dal sangue di nove soggetti che erano allergici alle noci brasiliane: un test riguardava un estratto geneticamente alterato di semi di soia che conteneva un gene preso dalla noce brasiliana, l'altro un estratto preso dai comuni semi di soia. Tutti i sieri svilupparono una reazione ai semi di soia che contenevano il gene della noce brasiliana e nessuno reag con i semi di soia non alterati geneticamente. Il risultato del test non fu una novit bene accetta per la Pioneer Hi-Bred International, l'industria di sementi dell'Iowa che sperava di immettere sul mercato la nuova soia arricchita con la proteina manipolata geneticamente. L'industria biotecnologica aveva bandito per lungo tempo i critici che avevano avvertito dei potenziali effetti allergogeni dovuti all'introduzione di geni estranei nelle comuni coltivazioni. Lo studio del Nebraska forn ulteriori conferme alle preoccupazioni sollevate dai critici. Il comitato scientifico del New England Journal of Medicine dichiar in un editoriale che lo

studio confermava che gli allergogeni degli alimenti potrebbero inoltre essere trasferiti da una pianta a un'altra grazie alla manipolazione transgenica (68). Molti dei geni che vengono trasferiti nel codice genetico dei prodotti alimentari derivano dai microrganismi di piante e animali che non hanno mai fatto parte della dieta umana. Preoccupati dei risultati ottenuti nello studio del Nebraska, i consulenti scientifici della rivista avvertirono i loro lettori che le potenzialit allergogene di queste nuove proteine derivate da microrganismi sono incerte, imprevedibili e incomprensibili (69). Sebbene l'F.D.A. dicesse che avrebbe etichettato ogni alimento che fosse stato trattato geneticamente e che contenesse geni provenienti da organismi comunemente allergogeni, l'associazione ritenne poi opportuno non esigere le etichette attraverso l'ufficio preposto, lasciando agli editors del New England Journal of Medicine il compito di chiedere quale protezione avrebbero avuto i consumatori contro i nuovi geni immessi negli alimenti non compresi prima nella dieta umana e che potevano essere dei potenziali allergogeni. Preoccupati della noncuranza dell'F.D.A. nei confronti della salute dell'uomo, il comitato della rivista concluse che le linee politiche dell'associazione sembravano favorire l'industria rispetto alla protezione dei consumatori (70). Negli anni a venire, le societ biotecnologiche e agrochimiche prevedono di introdurre centinaia, forse anche migliaia di geni nelle colture di prodotti alimentari comunemente usati, prelevandoli da batteri, virus, funghi, animali e piante, comprese le variet non commestibili: come dire che, nell'uomo, aumentano le probabilit che si scatenino nuovi tipi di risposte allergiche. E' bene ricordare che alcun tipi di allergie possono causare seri problemi alla salute dell'uomo. I consumatori il cui credo religioso impone un certo tipo di dieta, esattamente come i vegetariani, hanno anch'essi manifestato preoccupazioni riguardo alla decisione dell'F.D.A. di non richiedere alcuna etichetta. Gli ebrei e i musulmani non potrebbero sapere, per esempio, se il loro cibo contiene un gene preso da un maiale. Allo stesso modo i vegetariani non potrebbero sapere se una verdura che stanno mangiando contiene geni animali. Un'indagine pubblica condotta nel 1997 e commissionata dalla Novartis, industria agrochimica coinvolta nella biotecnologia agricola, svel che il 93 % dell'opinione pubblica pensava che il cibo biotecnologico avrebbe dovuto essere etichettato (71). Sebbene la possibilit di sviluppare nuove allergie alimentari abbia allarmato i medici, un rischio potenziale molto pi serio ha di recente attirato l'attenzione degli scienziati. Alcuni ricercatori temono infatti che il trapianto umano di organi provenienti da animali geneticamente alterati possa permettere a virus di animali di superare i confini delle specie, creando nuove epidemie virali per le quali non esistono cure. Questa preoccupazione aumentata, nella met degli anni Novanta, nel caso dei trapianti di alcuni organi dai babbuini all'uomo. La probabilit che i virus letali fuggano dalle specie ospiti e invadano il genoma umano, prima considerata remota da alcuni medici, oggi ritenuta dai ricercatori una prospettiva pericolosa e concretamente reale. La diffusione a livello mondiale dell'Aids ha allertato sia i virologi sia l'opinione pubblica a proposito delle devastanti conseguenze che possono nascere dal trasferimento dei virus da una specie all'altra. Si pensa che il virus H.I.V. abbia avuto origine nelle foreste pluviali dell'Africa occidentale e si sia diffuso agli uomini attraverso le scimmie. Il dottor Jon Allan del Dipartimento di Virologia e di Immunologia della Southwest Foundation for Biomedical Research, a San Antonio, in Texas, afferma: Immettere gli organi animali direttamente nell'uomo con l'aiuto di sostanze immunodepressive potrebbe avere conseguenze molto pi gravi di quelle del microbo delle foreste pluviali (72). L'opinione pubblica venne per la prima volta informata dei trapianti esogeni (xenotrapianti) nel 1984, quando a una neonata di appena quindici giorni venne trapiantato un cuore di babbuino per sostituire il suo che era malato. La bambina, di nome Faye, mor venti

giorni dopo il trapianto. Nel 1992, a un uomo di trentacinque anni venne trapiantato il fegato di un babbuino: l'operazione venne eseguita alla facolt di Medicina dell'Universit di Pittsburgh e l'uomo sopravvisse per due mesi e mezzo. Nel 1995, a Jeff Getty, un abitante di San Francisco affetto da Aids, venne trapiantato il midollo osseo di un babbuino (73). Mentre i babbuini usati in questi esperimenti erano stati analizzati per i sei retrovirus (un virus il cui genoma composto da una molecola di R.N.A. a singolo filamento, n.d.t.) e i virus dell'herpes conosciuti e trasmissibili all'uomo, i ricercatori misero in evidenza il fatto che gli animali avrebbero potuto essere dei vettori per altri tipi di virus non ancora conosciuti e che pertanto, non essendo stati individuati, avrebbero potuto sfuggire al controllo durante il processo di raccolta e di trapianto. I timori di usare gli organi dei babbuini e di altre scimmie per gli xenotrapianti hanno spinto le industrie biotecnologiche a rivolgere la sperimentazione sugli organi dei maiali come alternativa pi adatta e potenzialmente pi sicura. I ricercatori affermano che le scrofe, al contrario delle scimmie, sono state fatte crescere in ambienti privi di agenti patogeni e, di conseguenza, sono libere dai virus pericolosi che potrebbero essere trasmessi alla popolazione umana. La loro fiducia venne minata nel 1997, quando gli scienziati comunicarono la scoperta di un retrovirus endogeno suino (Perv) che infettava le cellule umane in vitro, sollevando la possibilit che altri retrovirus suini, non ancora scoperti, potessero superare i confini di specie ed essere causa di insorgenza di nuove malattie nei pazienti. Ancora pi inquietante il fatto, afferma Allan, che molti retrovirus sono agenti patogeni trasmessi per via ematica o per via sessuale supponendo che il Perv, come il virus dell'Aids, potrebbe essere trasmesso attraverso il contatto diretto e dare origine a una vera e propria epidemia. Allan sostiene che il risultato di queste ultime scoperte sui retrovirus dei suini potrebbe obbligare le istituzioni sanitarie pubbliche, negli Stati Uniti e altrove, a considerare gli organi degli animali trapiantati nell'uomo come un contenitore onnicomprensivo per i retrovirus, i quali potrebbero dare luogo a virus ricombinanti con caratteristiche patogene alterate (74). Anche The Economist , normalmente la rivista che si pone in prima linea quando si tratta di sostenere nuove tecnologie con grandi potenzialit di mercato, sottoline la necessit di una cautela nel trattare i trapianti esogeni. La semplice prudenza, non l'allarmismo, suggerisce che non ancora venuto il momento di realizzare il sogno del chirurgo di un rifornimento senza fine di organi presi dagli animali (75). Il governo federale, comunque, sottoposto alla pressione delle industrie biotecnologiche e della comunit medica, nel 1996 gett ogni cautela al vento, permettendo il trapianto di organi presi sia dai suini sia dai babbuini. Incredibilmente, l'F.D.A. e i Centri di controllo delle malattie (C.D.C.) si trovarono d'accordo nel permettere alle istituzioni sanitarie locali di provvedere loro stessi a una regolamentazione degli xenotrapianti. La politica del lasciar fare intrapresa negli Stati Uniti contrasta con quella attuata in Inghilterra, dove il governo ha vietato gli xenotrapianti fino alla conduzione di ulteriori studi sui rischi della diffusione di virus animali nella popolazione umana (76). Forse l'indicazione che maggiormente rivela il potere della lobby dei trapianti negli Stati Uniti va ricercata nelle scoperte e nelle raccomandazioni dell'Istituto di medicina del governo (Iom). Un gruppo di esperti dello Iom concluse che esiste ogni tipo di ragione per credere che la potenzialit della trasmissione di agenti infettivi [...] dagli animali agli esseri umani, visti come riceventi dei trapianti, reale . Nonostante questo, il gruppo di esperti afferm che i potenziali benefici degli xenotrapianti sono sufficientemente grandi da giustificarne i rischi (77). - Geni in via di estinzione.

Per ironia della sorte, tutti gli sforzi fatti per creare un futuro bioindustriale, potrebbero alla fine diventare inutili a causa di un massiccio comma 22 che risiede nel cuore della nuova rivoluzione tecnologica. Da una parte, il successo della rivoluzione biotecnologica dipende totalmente dalla possibilit di accedere al vasto insieme dei geni con lo scopo di creare nuove caratteristiche e nuove propriet per prodotti e animali fatti crescere per l'alimentazione degli esseri umani, per il rifornimento di fibre e di energia e come prodotti per scopi farmaceutici e medici. I geni che contengono caratteristiche nuove e utili e che possono essere manipolati, trasformati e inseriti in organismi destinati al mercato commerciale provengono da coltivazioni tradizionali, da ambienti selvatici, da allevamenti animali e dagli esseri viventi. L'industria biotecnologica, bench abbia l'inquietante capacit di trasformare la natura in un bene commerciabile, rimane tuttora completamente dipendente dalla natura stessa per quanto riguarda l'approvvigionamento carente delle risorse grezze. Al momento infatti impossibile creare in laboratorio un nuovo gene utile . In questo senso la biotecnologia rimane un'industria estrattiva: ha la facolt di estrarre il materiale genetico, ma non pu crearlo de novo. Il fatto curioso che gli strumenti biotecnologici, incluse le monocolture, la propagazione dei cloni, le colture dei tessuti e la manipolazione genetica, otterranno, molto probabilmente, il risultato di aumentare l'uniformit genetica, cio una limitazione della totale quantit di geni e la perdita della reale diversit genetica cos essenziale per garantire il successo dell'industria del futuro. Il biologo Peter Raven, direttore del Giardino botanico di Saint Louis, nel Missouri, ha chiarito il punto in questione in un'intervista rilasciata alla rivista scientifica Genetic Engineering News alcuni anni fa. Egli not che: Sia il progresso sia le possibilit di sfruttamento [dell'industria della biotecnologia] dipendono dalla loro capacit di comprendere e di manipolare la diversit biologica (78). Il valore della diversit biologica sottolineato dai devastanti danni che hanno colpito la moderna agricoltura per pi di 150 anni. L'indebolimento delle piante, nell'agricoltura moderna, il risultato dell'aver piantato nei campi ceppi di linee pure, le monocolture, rendendo i raccolti vulnerabili a particolari malattie virali, batteriche e a micosi. In ogni caso, sia i contadini sia i consumatori furono alla fine salvati dall'introduzione di nuovi raccolti all'interno dei quali erano stati trovati geni resistenti alle infestazioni. Le nuove piante vennero trovate sia nell'ambiente selvatico sia nei terreni coltivati, le cui caratteristiche genetiche impedirono la propagazione dell'indebolimento. Il primo esempio, e forse il pi conosciuto, del moderno indebolimento avvenne in Irlanda nel 1840. Le patate furono scoperte nel Nuovo Mondo e subito importate in Europa. Altrettanto velocemente divennero un punto cardine nella dieta degli irlandesi. Nel 1845 un misterioso morbo attacc i raccolti di patate e resistette per ben cinque anni, provocando una tremenda carestia in tutta l'Irlanda. Pi di un milione di persone morirono e molte altre furono costrette a emigrare nell'America del Nord per sfuggire alla tremenda carestia. Le patate irlandesi erano dirette discendenti di una quantit geneticamente limitata che risult essere altamente vulnerabile al morbo. I ricercatori infine trovarono nuove specie di patate nelle Ande e nel Messico, luoghi dove le patate avevano avuto origine, che erano resistenti al morbo (79). Nel 1870 la ruggine del caff devast i raccolti di caff in India e a Ceylon (Sri Lanka) e nel 1904 la ruggine dei fusti attacc e mutil le coltivazioni di frumento negli Stati Uniti. Nel 1943 la malattia delle macchie marroni distrusse la maggior parte dei raccolti di riso dell'India, causando una carestia nel Bengala. Negli anni Settanta il morbo del granoturco attacc i raccolti degli stati meridionali degli Usa. In ultima istanza, la tendenza della moderna agricoltura a piantare ceppi puri o monocolture nei campi, li rende vulnerabili a una totale distruzione. Nuovi ceppi con caratteristiche di resistenza furono infine trovati e

piantati nuovamente in monocolture grazie a un metodo messo a punto per le future infestazioni delle malattie e con il fine di rimpiazzare i ceppi vulnerabili (80). Un sempre maggior numero di scienziati e di osservatori si sta preoccupando del fatto che la perdita della diversit genetica sulla Terra stia diminuendo le prospettive di fornire nuovi farmaci, alimenti e fibre alla razza umana e che la situazione richieda una politica urgente di protezione da parte dei governi per preservare l'oro verde . L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (Fao) stima che 40 mila specie di piante di valore si estingueranno verso la met del ventunesimo secolo. Edouard Saouma, direttore generale della Fao, ammonisce che la loro perdita costituisce una pericolosa minaccia per la sicurezza alimentare del mondo (81). Nel suo libro "The Last Harvest", Paul Raeburn, giornalista scientifico che collabora con la rivista Business Week , entra nel cuore del problema scrivendo: "Gli scienziati possono realizzare notevoli imprese nella manipolazione delle molecole e delle cellule, ma sono assolutamente incapaci di ricreare in provetta anche la pi semplice forma di vita. Solo il germoplasma assicurer la continuit della linea della vita nel futuro. Nessun passo avanti nella ricerca fondamentale pu compensare la perdita del materiale genetico dal quale dipendono i coltivatori" (82). Le preoccupazioni di Raeburn e degli altri derivano dalla perdita, senza precedenti, di specie che risulta dalla sempre maggiore pressione imposta dall'uomo agli ecosistemi. Per esempio, l'eccessivo allevamento del bestiame, il disboscamento e l'espansione degli insediamenti umani nelle Ande stanno portando le patate selvatiche alla soglia dell'estinzione. Nelle regioni costiere del Per, l'eccessivo allevamento delle capre sta causando l'estinzione di varie specie di pomodori selvatici. La deforestazione nell'America centrale, il luogo principale dove la Texaco e la Phillips Petroleum estraggono petrolio, ha causato la totale perdita delle variet di cacao presenti in quella regione del mondo (83). Donald Falk, gi direttore del centro della conservazione delle piante dei giardini botanici del Missouri a Saint Louis, afferma che stanno per estinguersi tra le 3000 e le 5000 delle 25 mila piante originarie degli Stati Uniti (84). Il biologo E. O. Wilson, dell'Universit di Harvard, stima che migliaia di specie di piante trovate nell'America centrale e meridionale si estingueranno, molto probabilmente, nei prossimi cento anni. Inclusa nella lista ci sar la maggior parte delle specie selvatiche di pomodori, di granoturco, arachidi, fagioli, pepe, melopopone e cacao, tutte originarie di quelle zone. Wilson predice che se la distruzione delle foreste pluviali continuer a questi regimi fino al 2022, met delle foreste pluviali verr persa. La totale estinzione delle specie, a causa di questo sar compresa tra il 10% e il 22% . Egli afferma che queste perdite catastrofiche rappresentano il 5-10% delle specie che attualmente esistono al mondo. Wilson calcola che attualmente stiamo perdendo 27 mila specie all'anno. Questo significa che 74 specie vengono perse ogni giorno. Infine Wilson conclude che siamo nel mezzo di uno dei grandi spasmi dell'estinzione della storia geologica (85). Il valore commerciale di queste perdite potenzialmente enorme. Nel loro libro The First Resource , Christine e Robert Prescott-Allen calcolano che ogni 22 dollari prodotti negli Stati Uniti, un dollaro (cio il 4,5% del prodotto interno lordo) deriva dalle specie selvatiche. Gli autori affermano che il valore commerciale del germoplasma selvatico stato largamente ignorato, negli ultimi anni, da parte degli economisti, degli uomini d'affari e dei politici, i quali preferiscono rivolgere maggiore attenzione al valore commerciale dei carburanti fossili e delle altre risorse non rinnovabili. Come risultato si ottiene che nei Paesi industriali molte persone considerano le specie selvatiche non tanto un bene commerciale quanto una risorsa estetica, emotiva e ricreativa (86). Questo concetto

indica il nostro spostamento da un'economia industriale a una biotecnologica e dai carburanti fossili al germoplasma come risorsa naturale. Nel campo dell'agricoltura, la perdita della diversit genetica fortemente legata alle moderne pratiche di coltivazione che enfatizzano la monocoltura sui metodi di coltivazioni differenziati. Le compagnie agricole e chimiche sono alla continua ricerca del prodotto perfetto , un ceppo di piante che cresca velocemente, che sia resistente alle malattie e che sia facile da raccogliere e da trasportare. Le forze del mercato, sia nei Paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, hanno congiurato allo scopo di forzare i contadini a passare dalla coltivazione di varie specie alle eccellenti potenzialit della monocoltura. L'abbandono dell'enorme numero delle tradizionali variet a favore dei nuovi ceppi ha seriamente indebolito la diversit genetica, creando un'eccessiva fiducia nei confronti di un numero inferiore di genomi vegetali. L'erosione genetica gi a uno stadio avanzato nella maggior parte dei Paesi. Il raccolto di soia degli Stati Uniti, pari al 75% della soia mondiale, una monocoltura che pu essere ricondotta a sole sei piante importate dalla Cina. La Fondazione internazionale per l'avanzamento rurale (Rafi) riporta che dei 75 tipi di vegetali che crescono negli Stati Uniti, il 97% di tutte le variet si estinto in meno di ottant'anni. Secondo lo studio condotto dalla Rafi, delle 7098 variet di mela che sono cresciute negli Stati Uniti tra il 1804 e il 1905, 6121 (l'86,2%) sono estinte da allora. Delle 2683 variet di pera che sono state usate nell'ultimo secolo, 2354 (l'87,77%) sono estinte (87). Le severe statistiche si ripetono in ogni coltivazione di tipo alimentare. Martin Teitel, nel suo libro Rain Forest in Your Kitchen , evidenzia che negli Stati Uniti 10 variet di grano rendono conto della maggior parte delle messi della nazione, mentre solamente sei variet di granoturco costituiscono pi del 71% dei raccolti annuali (88). In India i contadini, solo cinquant'anni fa, facevano crescere pi di 30 mila variet tradizionali di riso. Oggi, 10 variet moderne rendono conto di pi del 75% del riso coltivato in quel Paese (89). Garrison Wilkes, professore di botanica all'Universit del Massachusetts, dice che la diffusione delle moderne pratiche agricole sta distruggendo velocemente le risorse genetiche sulle quali esse si basavano e paragona la situazione prendere le pietre dalle fondamenta per riparare il tetto (90). La biotecnologia applicata all'agricoltura aumenta notevolmente l'uniformit delle pratiche agricole, come fece la Rivoluzione Verde quando, pi di trent'anni fa, venne introdotta. Come in precedenza, lo scopo quello di creare variet superiori che possono essere piantate come monocolture nelle regioni agricole in tutto il mondo. Una manciata di compagnie agricole e chimiche sta circoscrivendo la nuova torba biotecnologica, ognuna sta vendendo aggressivamente al mercato i propri marchi brevettati dei super semi e presto, allo stesso modo, anche gli animali da cortile transgenici. I nuovi raccolti e animali transgenici vengono ideati con lo scopo di crescere pi velocemente, di produrre raccolti maggiori e resistenti a svariati stress ambientali e meteorologici. L'efficacia del loro costo garantir loro, in breve tempo e molto probabilmente, un solido mercato. In un'industria dove i margini del profitto sono notoriamente bassi, i contadini coglieranno facilmente l'opportunit di risparmiare pochi dollari per acro e pochi centesimi per libbra spostandosi velocemente verso i nuovi raccolti e i nuovi animali transgenici. La svolta in direzione della scelta di pochi semi migliori e animali transgenici brevettati, tuttavia, eroder ulteriormente la totale quantit di geni non appena i contadini abbandoneranno la coltivazione delle variet tradizionali e razze a favore dei prodotti transgenici, pi competitivi commercialmente. La continua diminuzione del germoplasma agricolo rimanente nel mondo sta per conoscere un'ulteriore accelerazione a causa dell'introduzione di metodi di propagazione pi sofisticati, inclusi i cloni e le colture cellulari. Con queste nuove tecnologie possibile realizzare una produzione in massa di identiche copie di un genotipo originario, ognuna delle quali indistinguibile dall'altra. Gli scienziati adesso possono prendere un singolo

grammo di callo (gruppo di cellule vegetali non differenziate) e possono produrre in contenitori per colture pi di 10 milioni di embrioni di piante in sei mesi, eludendo le stagioni di crescita, i contadini e le convenzionali bizzarrie e incertezze che accompagnano i tradizionali raccolti di semi nei campi (91). Sempre pi sofisticate tecniche per la produzione in massa di piante clonate hanno gi ricostituito le pratiche agricole. Allo stesso modo, la recente rivelazione della clonazione di un mammifero conferir negli anni a venire una nuova tipologia all'allevamento degli animali. Nell'impetuosa discussione pubblica seguita all'annuncio della nascita di Dolly, pochi commenti hanno toccato il significato nascosto della storia. La clonazione degli animali introduce nei processi biologici la replicazione e con essa lo spettro dell'uso di principi di ingegneria industriale sia per rendere comuni sia per produrre in massa identiche copie di organismi viventi. A questo proposito, la nascita di Dolly un evento nell'emergente era della biotecnologia. Le compagnie agricole, farmaceutiche e biotecnologiche stanno gi cercando brevetti sui genotipi degli animali superiori , che possono essere replicati e prodotti in massa per essere usati come industrie chimiche per il trapianto degli organi e per il consumo di carne. I leader industriali sperano di creare una marca di identificazione per i loro animali clonati e stanno pianificando di spendere grosse somme di denaro per immettere sul mercato le loro Dolly e le loro Polly. La diversit genetica gi seriamente compromessa nelle mandrie domestiche di animali, come risultato di anni di monocolture; i critici si preoccupano del fatto che la clonazione pu tutto ma elimina ogni variante genetica rimasta e spinge a fidarsi di una quantit di geni pericolosamente diminuita. Potremmo anche affrontare una nuova era nel concetto dell'allevamento degli animali dove per le mucche, le pecore, i maiali e altre specie animali esiste solo una manciata di marche di genotipi e il resto viene eliminato dalle forze del mercato. I raccolti transgenici minacciano di drenare le riserve genetiche mondiali anche in altri modi. Contrariamente alle consuete razze, nelle quali la resistenza stata costruita durante lunghi periodi di tempo e spesso coinvolge centinaia di geni, gli ingegneri genetici fanno affidamento sull'introduzione di uno o due ceppi resistenti nella speranza di respingere qualsiasi assalto ambientale. Il vecchio approccio molto complicato e molto lontano dalle capacit tecniche dei migliori scienziati del mondo. In breve, le nuove tecniche transgeniche sono piuttosto primitive se vengono comparate ai processi propri della natura, e questo un punto che spesso viene tralasciato nel clamore creato intorno alle nuove tecniche di ingegneria genetica. Tutte le introduzioni transgeniche ammontano a poco pi di un veloce dilemma tecnologico, un gruppo di soluzioni svisate dalla breve vita che virtualmente garantiscono una risposta anche pi veloce e pi violenta da parte dei loro nemici. Facendo affidamento sulla resistenza conferita da un singolo gene , gli ingegneri genetici rendono la vita facile a insetti, virus e funghi, rendendo il gene inutile in un brevissimo periodo di tempo. Nel frattempo, le tradizionali variet, che potrebbero contenere centinaia di geni che collaborano in milioni di modi al fine di combattere le malattie, vengono abbandonate e fatte estinguere per spianare il cammino alle super piante transgeniche. Questo significa che in futuro potrebbero essere disponibili insufficienti munizioni genetiche, nella forma di geni addizionali, che conferiscono la resistenza per assicurarsi difese contro le continue ondate di erbe infestanti, di insetti, di virus e simili anche pi resistenti. Cary Fowler e Pat Mooney, che da molto tempo si occupano della questione, cos scrivono: "Nel rincorrere il singolo gene che conferisce la resistenza, il complesso genico, l'intero gruppo di geni che pu fornire una solida resistenza in un territorio, viene spesso ignorato e qualche volta distrutto, a dispetto del fatto che esso rappresenti il lavoro che la natura ha mandato avanti in migliaia di anni per creare tutte le razze vegetali [...] La perdita delle

risorse genetiche delle colture a causa dell'estinzione riduce in futuro le nostre possibilit di contrastare con successo i danni e le malattie" (92). I raccolti transgenici arrecano, inoltre, un'ulteriore minaccia ai cosiddetti centri di diversit dei raccolti rimasti al mondo. Questi centri sono delle regioni che contengono sia le specie del luogo sia le specie simili selvatiche e sono i contenitori che forniscono nuovo materiale genetico usato allo scopo di riproduzione. Esiste la preoccupazione che questi centri possano essere contaminati dall'introduzione su vasta scala di colture geneticamente modificate. Il flusso genico che va dalle piante transgeniche alle specie del luogo inevitabile nel momento in cui, da parte delle industrie biotecnologiche, vengono risvegliati ambiziosi piani che hanno lo scopo di immettere aggressivamente sul mercato, in ogni regione agricola del mondo, i loro supersemi . A causa di questo, probabilmente, sar impossibile proteggere i pochi centri di diversit dei raccolti rimasti dalla sempre maggiore usurpazione dei raccolti transgenici. I governi nazionali, le industrie biotecnologiche e la maggior parte dei biologi molecolari hanno mostrato poca o nessuna inclinazione a prendere in considerazione le preoccupazioni sollevate dai coltivatori tradizionali di piante da riproduzione, dai contadini e dagli ambientalisti, verso questa situazione potenzialmente pericolosa. Il punto della questione che poca importanza viene data al problema ambientale, e questo attribuibile alle potenti forze commerciali attualmente in gioco. I giganti della chimica e della farmaceutica si stanno muovendo velocemente per consolidare il loro controllo sulle ultime riserve di germoplasma rimaste al mondo. Come stato precedentemente detto, le compagnie di sementi stanno per essere comprate dalle compagnie chimiche, che sperano di possedere e di controllare l'oro verde del secolo della biotecnologia (93). L'essere in grado di controllare la distribuzione dei semi brevettati resistenti ai loro stessi erbicidi e pesticidi, assicura alle compagnie chimiche un'egemonia virtuale sulla maggior parte dell'agricoltura globale. Le ditte farmaceutiche, consce del fatto che pi di un quarto dei nuovi farmaci prescritti derivano da materiali vegetali, sono ansiose di controllare la maggior parte dei rifornimenti delle piante per assicurarsi il dominio del mercato farmaceutico globale. Sebbene queste compagnie dovrebbero preoccuparsi della ... erosione delle riserve genetiche, il loro orizzonte commerciale si estende poco al di l dell'immediatezza del mercato e dei potenziali profitti a breve termine derivanti dalla vendita di un numero limitato di marche di semi, di genotipi di animali e di farmaci brevettati. La restrizione commerciale dei semi del mondo, che una volta erano la comune eredit di tutti gli esseri umani, avvenuta in poco meno di un secolo. Nonostante questo sia uno dei pi importanti sviluppi dei tempi moderni difficilmente dai media viene data pi di qualche vaga notizia sull'argomento. Appena un secolo fa, centinaia di milioni di contadini sparsi in tutto il pianeta controllavano i propri rifornimenti di semi, commercializzandoli liberamente fra amici e vicini. Oggi, quasi tutti i rifornimenti delle sementi sono stati comprati, manipolati e brevettati dalle compagnie e considerati come propriet intellettuale. I contadini che guardano al futuro, sono sempre pi fiduciosi nei confronti di queste compagnie, alle quali devono sborsare dei soldi per utilizzare quello che poco tempo fa era un bene comune. Le compagnie farmaceutiche e chimiche hanno poche ragioni per difendere gli interessi di pochi coltivatori e di contadini indipendenti in tutto il mondo, che tuttora coltivano terreni in maniera tradizionale tramandando i loro beni di famiglia da una generazione all'altra. Il contadino indipendente, che fa crescere le variet tradizionali di piante, viene considerato pi come un potenziale acquirente di nuovi semi brevettati che come il curatore di un gruppo di risorse di un certo valore. Le corporazioni biotecnologiche cercano soltanto i loro affari e tentano con ogni sforzo di vendere ai contadini le loro marche di semi. Focalizzando a breve termine le priorit del mercato,

l'industria biotecnologica minaccia di distruggere le eredit genetiche che potrebbero un giorno valere tanto oro quanto pesano se venissero sfruttate come nuovi mezzi di difesa contro le nuove malattie resistenti o contro i super insetti. L'introduzione nella biosfera di una seconda Genesi, artificiale questa volta, significa condividere, nel campo del mercato, alcuni invidiabili successi a breve termine e solo successivamente, cadere nelle mani di una natura imprevedibile e inflessibile. Mentre le tecnologie genetiche che abbiamo inventato per colonizzare nuovamente la biologia mondiale sono formidabili, la nostra totale mancanza di conoscenza degli intricati funzionamenti della biosfera sui quali stiamo conducendo esperimenti fornisce una costrizione ancora pi potente. Lo sviluppo del commercio planetario e l'introduzione della nuova genetica, dei computer e dei mezzi di telecomunicazione, permettono, a un'emergente industria della vita , di reinventare la natura e di amministrarla su scala globale. La nuova colonizzazione, comunque, priva di bussola. Non esiste un'ecologia profetica che possa fare da guida in questo viaggio e molto probabilmente non ci sar mai, visto che la natura ancora molto viva, complessa e variabile per essere profeticamente modellata dagli scienziati. La sensazione, entrando in questo nuovo mondo artificiale, quella di non avere con noi una efficace bussola. Il che, naturalmente equivale al rischio di finire bellamente alla deriva.

NOTE AL CAPITOLO 3. N. 1. Rural Advancement Foundation International, The Life Industy , RAFI Communique, settembre 1996, p. 1, <http://www.rafi.ca/rafi/communique/fltxt/ 19964.html> (23 settembre 1997). In aggiunta alle fonti fornite dall'indirizzo della RAFI, materiale di riferimento riguardo all'industria delle scienze della vita, p.p. 93-97, stato raccolto dalle seguenti fonti: Monsanto Company, "Monsanto Reaches Agreements to Acquire Holden's Corn States and Corn States International; Complementary Technologies Important to Monsant's Life Science Business", In The News: Press Releases , 1997, <http://www.monsanto.com/monpub/in the news/press releases/> (23 settembre 1997 ); Asgrow Company, What's New At Asgrow , 1996, <http://www.asgrow.com/asgrow/company/> (23 settembre 1997); DeKalb Press Releases , 1997, <http://www.dekalb.com/> (23 settembre 1997); DowElanco Company, About DowElanco , 5 agosto 1997, <http:// www.dowelanco.com/company.htm/> (23 settembre 1997); Mycogen, News Releases , 1997, <http://www.mycogen.com/> (23 settembre 1997); Du Pont Company, Du Pont Collaborations in Research and Development , 1995, 1996, <http://www.dupont.com/corp/r-and-d/> (23 settembre 1997); Pioneer Hi-Bred Company, Pioneer and Dupont Complete Alliance Agreement , 18 settembre 1997, <http://www.pioneer.com/usa/> (23 settembre 1997); Ralston Purina Company, Ralston Purina Company Intends to Sell Protein Technologies International To Dupont , 22 agosto 1997, <http://www.ralston.com/ news27.html> (23 settembre 1997). N. 2. Davidson Sylvia, "Hidden Biotechnology Worth Over $7.5 Billion a Year", Nature Biotechnology , maggio 1996, p. 564. N. 3. Rural Advancement Foundation International, The Life Industry , p. 4. N. 4. Ibid., p. 2. N. 5. Johnson, Emma, "Gene Therapy Patent Challenge: Round One", Nature Biotechnology , aprile 1996; Coughlan, Andy, "Sweeping Patent Shocks Gene Therapists", New Scientist , 1 aprile 1995, p. 4.

N. 6. Rural Advancement Foundation International, "Life Industry Update: Seeds, Biotech, Agrochemicals", 1997. N. 7. Rural Advancement Foundation International, The Life Industry , p.p 7-8; RAFI ha un sito che mantiene aggiornato sull'industria delle scienze della vita. L'indirizzo <http://www.rafi.ca/> N. 8. Marx, Jean, "Concerns Ratsed About Mouse Models for Aids", Science , 16 febbraio 1990, p. 809; Lusso, Paolo, Di Marzo, Veronese, Fulvia, Ensoli, Barbara, Franchini, Genoveffa, Jemma, Cristina, DeRocco, Susan E., Kalyanaraman, V. V., and Gallo, Robert C., "Expounded HIV-1 Cellular Tropism by Phenotypic Mixing with Murine Endogenous Retroviruses", Science , 16 febbraio 1990, p. 851. N. 9. Rollin, Bernard E., "The Frankenstein Syndrome: Ethical and Social Issues in the Genetic Engineering of Animals" (New York, Cambridge University Press, 1995), p.p. 118119. N. 10. Ibid., p.119. N. 11. Tiedje, J. M., et al., "The Planned Introduction of Genetically Engineered Organisms: Ecological Considerations and Recommendations", Ecology , febbraio 1989, p. 302. N. 12. Hallerman, Eric M., and Kapuscinski, Anne R., una serie di articoli in Fisheries ("Transgenic Fish and Public Policy: Anticipating Environmental Impacts of Transgenic Fish", "Transgenic Fish and Public Policy: Anticipating Environmental Impacts of Transgenic Fish", "Transgenic Fish and Public Policy Regulatory Concerns, and Transgenic Fish and Public Policy: Patenting of Transgenic Fish"), gennaio 1990, p.p. 225, come viene citato in Rollin, "The Frankenstein Syndrome", p. 123. N. 13. Mayer, Sue, Environmental Threats of Transgenic Technology , in Wheale, Peter, and McNally, Ruth, eds., "Animal Genetic Engineering: Of Pigs, Oncomice, and Men" (London, Pluto Press, 1995), p. 128. N. 14. Lindow, Steven E., "Methods of Preventing Frost Injury Caused by Epiphytic IceNucleation-Active Bacteria", Plant Disease , marzo 1983, p.p. 327-333; Advanced Genetic Sciences, "Proposal to Field Test Genetically Engineered Pseudomonas Strains Containing Artificially Introduced Deletions in Ice-Nucleation Genes", sottoposto ai Nih, Recombinant D.N.A. Advisory Committee, 22 marzo 1984. N. 15. Odum, Eugene P., "Biotechnology and the Biosphere", Science , 27 settembre 1985, p. 1338. N. 16. Lindow, Steven E., op. cit., p. 332. N. 17. Advanced Genetic Sciences, "Proposal to Field Test Genetically Engineered Pseudomonas Strains". N. 18. Snow, Allison A., and Palma, Pedro Mor n, "Commercialization of Transgenic Plants: Potential Ecological Risks", BioScience , febbraio 1997, p. 94. N. 19. Ibid. N. 20. Ibid. N. 21. Steinbrecher, Ricarda A., "From Green to Gene Revolution: The Environmental Risks of Genetically Engineered Crops", Ecologist , novembre/dicembre 1996, p. 277. N. 22. Rissler, Jane, and Mellon, Margaret, "The Ecological Risks of Engineered Crops" (Cambridge, MA, Mit Press, 1996), p.p. 10-11. N. 23. Ibid., p.p. 6, 42-43; Palm, C., Donegan, K., Harris, D., Sidler, R., "Qualification in Soil of Bacillus thuringiensis Var. Kurstaki Delta-Endotoxin from Transgenic Plants", Molecular Ecology , aprile 1994, p.p. 145-151; Union of Concerned Scientists, "Compilation of Data from Applications to the U.S. Department of Agiculture to Field Test Transgenic Crops", Washington, D.C., 1994; U.S. Department of Agiculture, "Scientific Evaluation of the Potential for Pest Resistance to the Bacillus thuringiensis (Bt) DeltaEndotoxin", Cooperative State Research Service, Agricultural Research Service,

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4. UNA CIVILTA' EUGENETICA.

Quando, nel 1932, Aldous Huxley scrisse il "Mondo Nuovo", n lui n i suoi contemporanei avrebbero potuto immaginare che verso la fine del ventesimo secolo l'intuito scientifico e l'abilit tecnologica sarebbero stati in grado di rendere reale quella visione di una civilt eugenetica. La mappatura del genoma umano, la crescente abilit nell'analizzare le malattie e i disordini genetici, le nuove tecnologie riproduttive e le nuove tecniche di manipolazione genetica umana fanno parte della quarta trama della matrice operativa del secolo della biotecnologia e pongono le basi tecnologiche di una civilt commerciale eugenetica. Lo "screening" del gene umano aumenta, per la prima volta nella storia, la possibilit di ristrutturare gli stampi genetici della nostra specie e di iniziare a dirigere il futuro corso della nostra stessa evoluzione sulla Terra. La prospettiva di creare un uomo e una donna eugenetici non pi solamente il sogno di allucinati demagoghi politici ma, piuttosto, un'opzione destinata a diventare accessibile in tempi brevi e a creare un mercato commerciale potenzialmente redditizio sul mercato. Le tecniche di ingegneria genetica sono, in base alla loro vera natura, strumenti eugenetici. Dal momento che la tecnologia legata al concetto di eugenetica, nessun serio dibattito sulla nuova rivoluzione tecnologica pu essere avviato senza sollevare problemi eugenetici. Il termine eugenetica fu coniato da Francis Galton, un cugino di Charles Darwin, nel diciannovesimo secolo, e generalmente viene studiato sotto due aspetti. L'eugenetica negativa, che coinvolge la sistematica eliminazione delle caratteristiche biologiche definite indesiderabili, e l'eugenetica positiva che si occupa dell'uso della manipolazione genetica allo scopo di migliorare le caratteristiche di un organismo o di una specie. L'eugenetica trova la sua prima vera patria in America, alla fine del secolo scorso. La riscoperta delle leggi di Mendel stimol, nella comunit scientifica, un rinnovato interesse per l'ereditariet. Le nuove scoperte sull'ereditariet furono usate dai genetisti e dai riformatori sociali per destare un forte movimento eugenetico nella cultura popolare. Il movimento aveva percorso il suo cammino, durante il periodo della Grande Depressione la societ americana era inondata dal dogma eugenetico. Molti americani iniziarono a credere che i legami di sangue e l'ereditariet fossero molto pi importanti, nel plasmare il comportamento individuale e nel determinare lo stato di varie etnie e gruppi razziali, delle matrici sociali, economiche o culturali. E' necessario che la storia del movimento eugenetico americano venga resa pubblica, specialmente alla luce delle molte scoperte scientifiche e invenzioni che adesso rendono possibile il tipo di societ eugenetica che i primi riformatori eugenetici avrebbero potuto solo sognare di costruire. Nel momento in cui cos tanti politici, scienziati, accademici e scrittori sminuiscono la probabilit del risorgere di un movimento eugenetico nel ventunesimo secolo, il passato dell'eugenetica americana un lucido memento che questo pu accadere qui, ora . - Il passato eugenetico americano. "Un giorno noi tutti realizzeremo che il primo dovere di ogni buon cittadino, uomo o donna, di giusta razza, quello di lasciare la propria stirpe dopo di s nel mondo; e che, allo stesso tempo, non di alcun vantaggio consentire una simile perpetuazione di cittadini di razza sbagliata. Il grande problema della civilt riuscire a ottenere, nella popolazione, l'aumento degli elementi di valore rispetto a quelli di poco valore o che risultano addirittura nocivi. [...] Per raggiungere questo obiettivo indispensabile rendere piena coscienza

dell'immensa influenza esercitata dall'ereditariet... Spero ardentemente che agli uomini disonesti venga impedito del tutto di procreare; e che ci avvenga non appena la cattiva natura di questa gente sia stata sufficientemente provata. I criminali dovrebbero essere sterilizzati e ai malati di mente dovrebbe essere vietato avere dei figli [...] importante che solo la brava gente si perpetui" (1). Questa citazione potrebbe essere uscita dalla bocca di uno degli innumerevoli funzionari politici presenti agli incontri e alle feste dei raduni della Germania nazista negli anni Trenta. Ma non cos . Queste sentenze sono state emesse dal ventiseiesimo Presidente degli Stati Uniti, Theodore Roosevelt, e rappresentano la visione illuminata di milioni di americani rapiti dal movimento ideologico che stato di fatto trascritto dai libri di storia americana. Dalla fine del secolo fino alla Grande Depressione, l'eugenetica venne abbracciata dalla maggior parte dell'lite degli intellettuali americani come la panacea per le ingiustizie economiche e per i malanni sociali che minacciavano il tessuto della vita americana. L'eugenetica prese piede nel momento in cui i riformatori erano sempre pi scoraggiati dalla loro apparente inabilit a trattare efficacemente le escalation di criminalit, povert e inquietudine sociale. Il movimento dell'eugenetica incominci a diffondersi nell'ultimo decennio del secolo scorso sulla scia della prima ondata migratoria, che port con s la grande espansione dei bassifondi cittadini e le prime rivendicazioni sindacali organizzate. Questo fenomeno raggiunse il suo picco nella fredda atmosfera isolazionista che segu la prima guerra mondiale e che produsse in America la prima grande paura del pericolo rosso . Durante questo periodo, le vecchie famiglie americane che governavano il Paese, al fine di promuovere il concetto di una politica eugenetica, unirono le proprie forze in un'attiva alleanza con gli accademici e i professionisti del ceto medio. L'lite bianca dell'America anglosassone e protestante (Wasp) diventava sempre pi paranoica sulla questione della perdita del controllo economico e politico del Paese. Per la prima volta, l'egemonia della Wasp veniva vigorosamente sfidata da irlandesi, ebrei, italiani e altri gruppi che rivendicavano un pezzo del sogno americano. Allo stesso tempo, professionisti e accademici stavano disperatamente cercando un modo per spiegare il loro fallimento nell'area delle riforme sociali ed economiche. Entrambi i gruppi trovarono la risposta nell'eugenetica. Il suo fascino era irresistibile. Primo, la sua premessa che l'ereditariet, e non l'ambiente, determinava il comportamento delle persone nella societ forniva ai riformatori la scusa che cercavano per colpevolizzare le masse dei mali che assediavano la societ. La classe dirigente vedeva nell'eugenetica una filosofia razionale, della quale poteva impadronirsi per difendere la propria rivendicazione del potere. Ma pi importante, in un momento in cui la scienza annunciava la grandezza americana e delineava una mappa stradale del suo palese destino, era il fatto che l'eugenetica offriva sia una spiegazione scientifica ai problemi sociali ed economici sia un approccio scientifico alla loro soluzione. Nelle parole dello storico Mark H. Haller, il movimento dell'eugenetica divenne enormemente potente e autorevole perch piaceva alla gente migliore . E fu la gente migliore che dall'oggi al domani trasform l'eugenetica in una sorta di evangelismo secolare. Il nuovo credo fu esaltato nelle aule universitarie, nei convegni e nelle tribune politiche, da una parte all'altra del Paese. Il messaggio era sempre lo stesso: la salvezza dell'America dipendeva dalla sua decisione di eliminare le categorie biologicamente inferiori e creare la razza umana perfetta. Eminenti genetisti americani furono responsabili di aver fatto proliferare la maggior parte del primo movimento eugenetico. Secondo Kenneth Ludmerer, nella sua opera fondamentale, "La genetica e la societ americana", quasi la met dei genetisti del

Paese vennero coinvolti in un modo o nell'altro nel movimento eugenetico. Molti erano allarmati per quello che consideravano essere un declino della qualit dell'ereditariet del popolo americano (2). Gli scienziati assunsero ruoli leader nella causa eugenetica, nella speranza di poter aiutare a invertire la tendenza (3). Michael F. Guyer, dell'Universit del Wisconsin, proclam sfacciatamente che il destino della nostra civilt dipende da questo problema (4). Il famoso genetista Edwin G. Conklin osserv spassionatamente che sebbene la nostra riserva umana includa alcune delle persone pi intelligenti, morali e progressiste al mondo, questa include anche un numero sproporzionatamente grande delle peggiori categorie di persone (5). Il professore H. S. Jennings della Johns Hopkins University inform il pubblico americano che "Le preoccupazioni del mondo e i rimedi a queste preoccupazioni risiedono fondamentalmente nelle diverse costituzioni degli esseri umani. Le leggi, le abitudini, l'educazione, l'ambiente circostante sono creazioni degli uomini e riflettono la loro natura fondamentale. Tentare di correggere queste cose come curare solamente i sintomi specifici. Per andare alla radice dei disturbi, deve essere prodotta una stirpe migliore di uomini, una stirpe che non dovr contenere le razze inferiori. Quando una stirpe migliore sar stata creata, leggi, usanze, educazione e condizioni materiali si prenderanno cura di se stesse" (6). Nel 1906 la American Breeders Association diede vita alla prima Commissione sull'eugenetica. Suo scopo dichiarato era quello di investigare, di riportare informazioni sull'ereditariet della razza umana, e infine di enfatizzare il valore di una stirpe superiore e la minaccia per la societ di una stirpe inferiore (7). I membri della Commissione includevano americani famosi come Luther Burbank, David Starr Jordan, presidente della Stanford University e Charles Davenport, professore dell'Universit di Chicago. Quattro anni pi tardi, Davenport convinse la signora E. H. Harriman (moglie del famoso industriale) a comprare un pezzo di terra a Cold Spring Harbour, New York, dove egli stabil l'Ufficio delle registrazioni eugenetiche. Secondo Davenport, gli entusiasmi della signora Harriman per il programma erano dovuti al fatto che lei era cresciuta fra cavalli di razza [i quali] la aiutarono ad apprezzare l'importanza dello studio dell'ereditariet e di una riproduzione umana ben controllata (8). Davenport, che era il direttore, e Harry H. Laughlin, il sovrintendente, diventarono immediatamente le voci pi autorevoli del movimento eugenetico americano. Dopo il 1910, societ eugenetiche sorsero nelle citt di tutto il Paese. Fra le pi influenti c'erano la Societ Galton di New York e le societ di educazione eugenetica di Chicago, Saint Louis, Madison (Wisconsin), Battle Creek (Michigan) e San Francisco (9). Nel 1913 venne fondata l'Associazione eugenetica e nel 1922 prese forma la Commissione eugenetica degli Stati Uniti (chiamata pi tardi Societ eugenetica americana) (10). Dalla prima guerra mondiale, l'eugenetica fu uno tra gli argomenti preferiti non solo nelle scuole e nelle tribune politiche, ma anche nei club femminili, negli incontri di chiesa, nelle riunioni dei professionisti e nei giornali popolari del tempo. Il dogma eugenetico spesso sconfinava nell'isteria, come quando il presidente dell'Universit dell'Arizona avvert che un vero ottimista chi riesce a vedere nelle nostre tendenze verso la degenerazione della razza [...] nient'altro che una condizione in cui la razza deve trovare il suo destino finale nell'imbecillit addestrata (11). Qualcuno addirittura inizi a inneggiare a un cambiamento basilare nella nostra forma di governo, allo scopo di mettere a punto un'ideologia eugenetica. William McDougall, direttore del Dipartimento di Psicologia dell'Universit di Harvard, era cos preoccupato che la democrazia alla fine portasse all'aumento delle razze inferiori rispetto a quelle superiori e al blocco dei meccanismi statali, che patrocin apertamente un sistema di

caste per l'America, basato sulle differenze biologiche, nel quale i diritti politici sarebbero dipesi dalla casta di appartenenza (12). Gli accademici erano cos convinti della saggezza e della virt dell'eugenetica applicata che molti di loro gettarono al vento ogni dotta prudenza. Sappiamo abbastanza sull'eugenetica , disse Charles R. Van Hise, preside dell'Universit del Wisconsin. Se le nostre conoscenze venissero applicate, le classi imperfette sparirebbero in una generazione (13). La maggior parte degli insigni educatori del tempo erano d'accordo con Irving Fisher, il famoso economista di Yale, nel sostenere che l'eugenetica sicuramente la pi grande preoccupazione della razza umana (14). Quindi non c' da sorprendersi che, dal 1928, in pi di tre quarti dei collegi e delle universit americane si tenessero corsi sull'eugenetica (15). Fra gli insegnanti c'era Earnest A. Hooton, di Harvard, che predicava che il crimine il risultato dell'impatto dell'ambiente sugli organismi umani di grado inferiore . La soluzione al problema del crimine , disse agli studenti di Harvard, l'estirpazione dell'incapace fisico, morale e mentale o (se questo sembra troppo severo) la sua completa segregazione in un ambiente socialmente asettico (16). Il credo dell'eugenetica trov compiacenti adepti anche tra i media. Potrebbe essere interessante per gli odierni abbonati dei prestigiosi giornali della sinistra liberale The Nation e The New Republic sapere che i fondatori di entrambe le pubblicazioni erano crociati delle riforme eugenetiche. Edwin Laurence Godkin, fondatore di The Nation , credeva che solamente gli appartenenti ai gruppi biologicamente superiori avrebbero dovuto partecipare agli affari del Paese (17), ed Herbert David Croly di The New Republic era convinto che i neri erano una razza in possesso di qualit morali e intellettuali inferiori a quelle dei bianchi (18). Immaginate, se vi riesce, un futuro Presidente degli Stati Uniti che sulla rivista Good Housekeeping scrive che ci sono considerazioni razziali troppo gravi per essere ignorate per qualsiasi ragione sentimentale . Secondo il presidente Coolidge, le leggi biologiche ci dicono che razze differenti non si mischieranno o non si integreranno mai. Coolidge conclude che i popoli nordici si sono diffusi con successo, mentre, con altre razze, il risultato mostra un deterioramento in entrambi i sensi (19). Alcuni degli eroi americani pi famosi hanno ceduto ai fervori dell'eugenetica. Alexander Graham Bell fu uno di loro. Parlando alla American Breeders Association, a Washington nel 1908, Bell rimarcava che abbiamo imparato ad applicare le leggi dell'ereditariet allo scopo di modificare e migliorare le razze dei nostri animali domestici. Possono la conoscenza e l'esperienza che sono state cos ottenute rendere l'uomo incapace di migliorare la specie alla quale egli stesso appartiene? Bell credeva che gli studenti di genetica fossero in possesso delle conoscenze [...] per migliorare la razza e che fosse necessaria l'educazione dell'opinione pubblica per acquisire l'approvazione delle politiche eugenetiche (20). Nemmeno il nascente movimento americano dei Boy scout rimase insensibile al dilagante fervore eugenetico. David Starr Jordan, che fu vicepresidente dei Boy scout in America in quei primi giorni di vita del movimento, credeva che il programma scout avrebbe potuto aiutare a coltivare il nuovo uomo eugenetico (21). Molte femministe dei giorni nostri saranno dispiaciute nell'apprendere che Margaret Sanger, leader nella lotta per i programmi di controllo delle nascite, era una profonda credente nella superiorit e nell'inferiorit biologica di gruppi diversi. La Sanger, usando parole tra le pi forti che siano mai state dette dal movimento eugenetico, rimarc che un fatto curioso, ma da non trascurarsi, che proprio a coloro che in tutta carit dovrebbero essere cancellati dalla razza umana sia stato permesso di riprodursi e di perpetuare il proprio gruppo, grazie alla politica di indiscriminata carit 'cuori caldi' non controllati da 'menti fredde' . La Sanger aveva le sue idee su come sbarazzare la societ dai problemi

della contaminazione biologica e per promuovere una razza migliore. Cos scrisse: Tra le persone intelligenti esiste una sola risposta alla richiesta di una maggiore quantit di nascite e questa risposta bisogna richiederla al governo, prima di caricarsi sulla schiena il fardello dei matti e dei deficienti [...] La soluzione la sterilizzazione (22). Gli eugenisti guardavano alla sterilizzazione come al principale strumento per i loro sforzi per l'eliminazione biologica dei gruppi inferiori dalla popolazione americana. Le loro implacabili campagne, abilmente manovrate, ebbero successo. All'inizio del nuovo secolo, decine di migliaia di cittadini americani furono sterilizzati contro il loro volere grazie a una serie di leggi emanate dai singoli Stati. Nel 1907 lo Stato dell'Indiana decret la prima legge. Venne approvato da un gruppo di esperti lo statuto per la sterilizzazione obbligatoria, nelle istituzioni di Stato, di criminali recidivi, idioti, imbecilli e altri. In seguito preso come riferimento dagli eugenisti, fu definito come l'idea dell'Indiana (23). La nuova propensione a credere alla base ereditaria della criminalit, della dipendenza fisica e della delinquenza era dovuta, in parte, alla pubblica frustrazione causata dal fallimento degli sforzi nella riforma sociale. Il sovrintendente di un riformatorio not come gli esperti venivano forzati, da parte dell'opinione pubblica, a spiegare l'apparente incapacit delle istituzioni statali a riabilitare. Osserv che l'unico modo in cui potevano controbattere le critiche era di produrre dei dati che mostrassero che una grande maggioranza di questi fallimenti erano dovuti ai difetti mentali dei ricoverati e non agli sbagli nel sistema di educazione (24). Una volta che questa linea di pensiero fu accettata, la sterilizzazione divenne la soluzione pi facile e pi logica del problema. Nel 1914, Harry H. Laughlin stese un rapporto per l'American Breeders Association nel quale dichiarava che la societ deve considerare il germoplasma come appartenente alla societ e non solamente all'individuo che ne il portatore . La parte pi sbalorditiva del suo rapporto era la scoperta che il 10% della popolazione degli Stati Uniti era costituita da variet socialmente inadeguate che avrebbero dovuto essere segregate dalla popolazione federale e sterilizzate (25). Con sempre maggiori richieste di sterilizzazione, nel periodo tra il 1907 e la prima guerra mondiale altri quindici Stati emanarono alcune leggi al riguardo. L'avvio della mania della sterilizzazione viene indicato da un disegno di legge, introdotto nella legislatura del Missouri, che richiedeva la sterilizzazione per i soggetti accusati di omicidio, rapimento, furti sulle strade, furti di galline, per i dinamitardi, o per i ladri di automobili (26). La costituzionalit di queste leggi sulla sterilizzazione non venne esaminata fino al 1927, quando la Corte suprema decise in Virginia, in un caso, che la sterilizzazione era compresa nel potere della polizia di Stato. Lo stimato giurista Oliver Wendell Holmes scrisse: "Abbiamo visto pi di una volta come il bene pubblico possa richiedere ai migliori cittadini la loro vita. Sarebbe strano se esso non potesse ormai chiedere a coloro che hanno indebolito lo Stato un sacrificio minore, allo scopo di prevenire noi stessi dall'essere sommersi dall'incompetenza. Sarebbe molto meglio, per il mondo intero, se invece di aspettare la loro imbecillit, la societ potesse prevenire quelli che manifestamente sono stati resi incapaci dal continuare i loro piaceri [...] tre generazioni di imbecilli sono sufficienti" (27). Ora del 1931, trenta Stati avevano approvato le leggi sulla sterilizzazione e migliaia di cittadini erano stati resi sterili chirurgicamente. - Alla ricerca tel sangue migliore .

Il pi grande trionfo degli eugenisti arriv dopo la prima guerra mondiale, grazie alla loro vittoriosa campagna per ottenere l'emanazione di una legge sull'immigrazione basata sui principi eugenetici. La legge, che venne approvata nel 1924 e che rimase attiva fino al 1965, aveva l'effetto di ritoccare l'intera composizione etnica e razziale degli Stati Uniti allo scopo di soddisfare i principi promulgati dai sostenitori dell'eugenetica. Gli eugenisti, precedentemente, avevano compreso l'importanza di preparare la via alla limitazione dell'immigrazione secondo linee biologiche . Scrivendo a Charles Davenport nel 1912, Irving Fisher, dell'Universit di Yale, rimarcava: L'eugenetica non potr mai ascendere a niente praticamente fino a quando non inizier a essere, come Galton desiderava, un movimento popolare con una sorta di fervore religioso in s e come [...] c' ormai un sentimento in favore alla limitazione dell'immigrazione [...] questa un'occasione d'oro per permettere alle persone di parlare in generale dell'eugenetica (29). L'opportunit di creare una strada per la limitazione dell'immigrazione si present dopo la prima guerra mondiale. Il nuovo sentimento di nazionalismo e di isolazionismo, le ripetute lotte sindacali, il subentrare nel Paese della paura del marxismo che aveva scatenato la rivoluzione russa e le orde di immigranti che arrivavano a Ellis Island crearono un'atmosfera ideale per una legislazione eugenetica. Ininterrottamente, gli eugenisti cominciarono a fornire una nuova serie di studi e di rapporti allo scopo di dimostrare l'inferiorit biologica di alcuni gruppi di immigranti. Il sociologo liberale Edward A. Ross, dopo uno studio durato sedici mesi, pubblic un rapporto intitolato The Old World in the New , nel quale dichiarava, tra le altre cose, che i popoli mediterranei erano inclini al sesso e alla violenza ed erano irrazionali per natura; gli slavi, un popolo passivo imbevuto di ignoranza e superstizione, picchiavano le loro donne ed erano alcolisti; gli ebrei erano riuniti in clan, infidi e segreti negli affari (30). Un altro eugenista, Madison Grant, aggiunse alla lista gli ind, che per anni erano stati a contatto con le migliori civilt ma non avevano da ci tratto alcun beneficio, n intellettualmente, n moralmente, n fisicamente e i neri, che sono volontari seguaci dei nordici e che chiedono solamente di obbedire e di assecondare gli ideali e i desideri della razza padrona (31). I germanici, d'altro canto, furono considerati come razza di grandi energie e volont, vigorosi, ricchi d'immaginazione e molto intelligenti (32). La House Committe on Immigration and Naturalization della Camera era il centro nevralgico della campagna eugenetica per una legislazione restrittiva. Se c'era qualche dubbio su dove la Commissione si appoggiasse in materia di immigrazione, questo fu prontamente messo a tacere grazie alla nomina di Harry H. Laughlin come agente esperto di eugenetica della Commissione, un incarico che gli permetteva di controllare il corso delle iniziative. Laughlin disse alla Commissione che, facendo tutte le logiche concessioni alle condizioni ambientali [...] il recente fenomeno dell'immigrazione, considerato nella sua interezza, presenta un'alta percentuale di innate qualit socialmente inadeguate rispetto alla passata immigrazione (33). Durante tutte le udienze, a nessuno venne richiesto di rifiutare le conclusioni di Laughlin. Il ministro del Lavoro, James J. Davis, espresse le opinioni dell'amministrazione Coolidge a proposito della limitazione dell'immigrazione e fece il punto della discussione in questo modo: L'America sempre stata orgogliosa di avere alle sue origini la razza definita nordica [...] dovremmo bandire dalle nostre coste tutte le razze non naturalizzate e tutti gli individui, di tutte le razze, che fisicamente, mentalmente, moralmente e spiritualmente sono indesiderabili, e che costituiscono una minaccia per la nostra civilt (34). Il dibattito alla Camera dei deputati divenne ben presto la prova evidente di come il movimento eugenetico aveva scosso l'intero Paese. Il membro del congresso Robert Allen, della West Virginia, inform i suoi colleghi che la ragione primaria della limitazione dei flussi degli stranieri la necessit di purificare e ripulire la stirpe americana (35). J.

Will Taylor del Tennessee avvert del fatto che l'America, per le stesse cause, sta scivolando e sta annegando come fece Roma. Roma ebbe fiducia nel miscuglio delle razze esattamente come noi stiamo facendo adesso. Essa, come stiamo facendo noi, disdegn le ferree certezze dell'ereditariet. Perse il suo istinto della razza, come noi abbiamo perso il nostro (36). Thomas V. Phillips della Pennsylvania disse: Sappiamo fare molto di pi che importare animali indocili o rabbiosi, ma al contrario, attraverso una selezione intelligente e accurata, volgiamo ogni sforzo a migliorare il nostro rifornimento casalingo di animali domestici... Noi dobbiamo mettere a punto i metodi attraverso la macchina legale per selezionare il meglio dei nostri immigrati, se vogliamo prevenire il rapido impoverimento della nostra cittadinanza (37). Dozzine di deputati presero la parola per riaffermare il loro impegno per una America eugenetica . Le forze dell'opposizione erano poche e disorganizzate, composte principalmente di congressisti ebrei, italiani e di altre etnie. Le loro voci furono sommerse dal clamore sulla purificazione del sangue della nazione . Per finire, la nuova legislazione sull'immigrazione venne approvata dalla Camera con il voto contrario di soltanto 35 repubblicani e 36 democratici. Il Presidente var la legislazione, che richiedeva delle restrizioni basate sul 2% di stranieri provenienti da ciascun Paese, in accordo con il censimento del 1890. Dal momento che il numero di persone provenienti dall'Europa meridionale era nel 1924 molto maggiore rispetto a quello delle persone provenienti dall'Europa settentrionale, questa legge sort l'effetto di chiudere le porte ai gruppi etnici meridionali. Il francese Emanuel Celler, durante il Sessantottesimo Congresso, fu una delle voci che si opposero alla legislazione. Ebreo e rappresentante di un grande distretto ebraico e di una diversa etnia di New York, Celler rimase sgomento di fronte agli atteggiamenti assunti durante il dibattito. Pi di quarant'anni dopo fu lui uno dei principali fautori del cambiamento legislativo. In questo intervallo, il governo americano oper nella politica d'immigrazione secondo principi eugenetici. Dal raggiungimento del suo picco massimo, nel 1924, il movimento eugenetico declin fortemente, fino a collassare cinque anni dopo. La crisi e il crollo del mercato del 1929 ebbero un profondo impatto sulla filosofia eugenetica. Con l'lite finanziaria americana che si gettava dalla finestra e il ceto medio di professionisti e accademici piombati nella disoccupazione a fianco di immigrati italiani, polacchi ed ebrei, non fu pi possibile mantenere il mito che ci fosse qualcosa di biologicamente superiore in certe razze. La depressione serv da grande livellatore non appena milioni di americani - nordici, italiani, Wasp ed ebrei - si ritrovarono nelle stesse condizioni di povert e di privazione. La distinzione biologica cedette il passo a un comune e allargato senso di solidariet tra tutti coloro che durante la depressione dovettero far fronte a] proprio sostentamento. L'ascesa al potere di Hitler fu l'altro importante fatto che sta dietro il declino del movimento eugenetico in America. Ironicamente, nel 1925, H. H. Newman, professore emerito di Zoologia dell'Universit di Chicago, scrisse le seguenti parole: "Non necessario ricordare solo i giorni dell'Inquisizione spagnola o della caccia alle streghe di Salem per comprendere quali errori paurosi e grossolani il giudizio umano sia capace di commettere, ma improbabile che il mondo veda un'altra grande inquisizione religiosa o che nell'applicare all'uomo le nuove leggi trovate sull'ereditariet, venga intrapresa un'inquisizione altrettanto deplorevole" (38). Nello stesso anno, ufficiali tedeschi contattavano i governi dei vari Stati federali per acquisire informazioni circa le leggi americane sulla sterilizzazione. Uno dei maggiori difensori dell'eugenetica dell'epoca in Germania rimarc che, quello che viene promosso dagli igienisti razziali non per niente nuovo o qualcosa di mai sentito. In una nazione

colta e di prim'ordine, gli Stati Uniti d'America, alla quale noi ci sforziamo di somigliare, questo concetto venne introdotto molto tempo fa. E' tutto molto semplice e chiaro (39). Mentre gli eugenisti tedeschi erano occupati a leggere i rapporti sulle leggi sulla sterilizzazione degli Stati Uniti, in Germania veniva pubblicata la prima edizione di "Mein Kampf". In questo libro Hitler proclamava: Il mischiarsi delle razze superiori e di quelle inferiori chiaramente contro l'intento della natura e implica l'estinzione della superiore razza ariana [...] Ogniqualvolta il sangue ariano stato mischiato a quello delle persone inferiori, il risultato stato quello di eliminare coloro i quali sono i portatori della cultura (40). Hitler prese il potere nel 1932. Quasi immediatamente, il ministro dell'Interno, Wilhelm Frick, annunci al mondo che le sorti della pulizia razziale del Terzo Reich e del popolo tedesco verranno unite indissolubilmente (41). Il 14 luglio del 1933, il F hrer decret la legge dell'ereditariet della salute, uno statuto di sterilizzazione eugenetica che fu il primo passo di una enorme quantit di programmi eugenetici che nei dodici anni successivi avrebbero reclamato le vite di milioni di persone. In risposta alla nascente campagna eugenetica di Hitler, gli eugenisti americani osservarono che la Germania stava attuando una politica che sarebbe andata d'accordo con la migliore linea di pensiero degli eugenisti di tutti i Paesi civilizzati (42). Nel corso degli anni Trenta, in modo sufficientemente interessante, la Societ di genetica americana nei suoi incontri annuali dibatt all'infinito la questione se si dovesse o meno condannare formalmente la politica eugenetica del Terzo Reich. Non c'erano mai abbastanza voti per approvare una condanna di questo tipo (43). Nel 1936, l'Universit di Heidelberg confer a Harry Laughlin una laurea ad honorem per il suo grande contributo nel campo dell'eugenetica. - Un'eugenetica dal volto umano . Dopo la seconda guerra mondiale, i molti oppositori dell'eugenetica speravano che il movimento si fosse finalmente adagiato accanto all'enorme quantit di fosse senza nome che feriva il paesaggio europeo. Le loro speranze avrebbero avuto vita breve. Negli anni Settanta, il mondo cominci a venire a conoscenza degli spaventosi rapporti sulle grandiose scoperte scientifiche che erano state fatte nel nuovo campo della biologia molecolare. Alcuni scienziati del tempo erano preoccupati del fatto che l'ingegneria genetica potesse portare a un ritorno del movimento eugenetico che precedentemente aveva sedotto l'America e l'Europa. Parlando al forum dell'Accademia nazionale delle scienze sul D.N.A. ricombinante, nel 1977, Ethan Signer, un biologo del MIT, ammon cos i suoi colleghi: "Questa ricerca sta per portarci un passo ancora pi vicini alla manipolazione genetica delle persone, cio dove si pu immaginare di produrre bambini con le caratteristiche ideali [...] L'ultimo bambino ideale aveva i capelli biondi, gli occhi blu e i geni ariani" (45). Nei primi anni Novanta, l'opinione pubblica venne sottoposta a un'enorme quantit di scoperte e di applicazioni in campo biotecnologico. La maggior parte delle persone si trov totalmente impreparata a valutare tutte le implicazioni sociali delle molte e nuove scoperte genetiche che sembravano sfidare le convenzioni e le molteplici e ben salde abitudini. Oggi gli scienziati stanno sviluppando la pi potente quantit di strumenti che sia mai stata concepita e che ha lo scopo di manipolare il mondo biologico. Tale potere, da poco scoperto, che si esercita sulla forza vitale del pianeta, sta sollevando, ancora una volta, lo spettro di un nuovo movimento eugenetico. Questa la preoccupante realt che cos pochi politici sono propensi ad ammettere, e, ancora meno, i biologi.

I nuovi strumenti dell'ingegneria genetica sono stati pensati per essere strumenti eugenetici. Ogniqualvolta il D.N.A. ricombinante, la fusione cellulare e altre tecniche simili vengono usati per migliorare i tratti genetici di un microbo, di una pianta, di un animale o di un essere umano, sorge una considerazione eugenetica nel processo stesso. Nei laboratori di tutto il mondo, i biologi molecolari operano scelte quotidiane a proposito di quale gene alterare, inserire o eliminare dal codice genetico di varie specie. Tutte queste sono decisioni di tipo eugenetico. Ogni volta che viene realizzato un mutamento genetico di questo tipo, gli scienziati, le corporazioni o lo Stato stanno implicitamente, se non esplicitamente, prendendo decisioni su quali siano i geni giusti che dovrebbero essere inseriti e preservati e quali siano i geni sbagliati che dovrebbero essere alterati o eliminati. Questo esattamente il concetto base dell'eugenetica: l'ingegneria genetica una tecnica pensata al fine di migliorare il patrimonio genetico degli organismi viventi per mezzo della manipolazione del loro codice genetico. Qualcuno potrebbe risentirsi del fatto che nuove tecniche di ingegneria genetica siano comparate all'eugenetica, che riporta all'esperienza nazista di pi di cinquant'anni fa. Il nuovo movimento eugenetico, tuttavia, mantiene una piccola somiglianza con il regno del terrore che culmin con l'Olocausto. Al posto degli slogan sulla purezza razziale, i nuovi eugenisti parlano pi pragmaticamente di un'economia pi efficiente, di migliori prestazioni e di una migliore qualit della vita. La vecchia eugenetica era immersa nell'ideologia politica e fu motivata dalla paura e dall'odio. La nuova eugenetica trova sostegno nelle forze di mercato e nelle necessit dei consumatori. Il biologo molecolare si chiede se sia sbagliato volere dei bambini pi sani. L'ingegneria genetica si presenta ai nostri occhi non come una sinistra possibilit, ma come un dono sociale ed economico. - La terapia estrema. Per la prima volta nella storia abbiamo a disposizione gli strumenti scientifici per manipolare le istruzioni genetiche delle cellule umane. Le nuove tecniche dello "splicing" genetico renderanno potenzialmente possibile trasformare gli individui e le future generazioni in opere d'arte , aggiornando e curando continuamente il loro codice genetico a fini terapeutici e migliorativi. Come stato detto nel primo capitolo, la manipolazione genetica di due tipi. Nella terapia somatica, gli interventi hanno luogo solo sulle cellule somatiche e i cambiamenti genetici non vengono trasferiti alla progenie. Nella terapia sulle cellule germinali, i cambiamenti genetici vengono compiuti sugli spermatozoi, sugli ovociti e sulle cellule embrionali e vengono trasmessi alle future generazioni. La terapia sulle linee germinali stata condotta con successo sui mammiferi per pi di un decennio e i ricercatori prevedono che il primo esperimento su un essere umano verr eseguito nei prossimi anni. Mentre la terapia a livello delle cellule somatiche diventer, con molta probabilit nei prossimi dieci anni, una metodica di uso comune, la terapia a livello delle cellule germinali non sembra poter diventare una pratica largamente usata prima di quindici-vent'anni. In modo analogo, i cambiamenti monogenenetici (che coinvolgono un singolo gene) diventeranno una pratica comune nei prossimi dieci anni, mentre la manipolazione multigenica (che coinvolge gruppi di geni responsabili di specifiche malattie o di predisposizioni a specifici disturbi) molto probabile che diventer una realt nell'anno 2025. Il primo esperimento di terapia su cellule somatiche venne condotto nel 1990 dal dottor French Anderson e da un gruppo di scienziati (Nih) su un bambino che era affetto dalla carenza di un enzima chiamato adenosindeaminasi. I bambini colpiti da questa malattia, conosciuta anche come immunodeficienza grave combinata o Scid, presentano un sistema immunitario seriamente compromesso. Questa patologia venne chiamata

malattia del bambino nella bolla quando i media pubblicizzarono la storia di un bambino chiamato David obbligato a vivere in un ambiente protetto da una bolla di plastica per pervenire ogni contatto con dei virus (46). Nell'esperimento degli Nih, i globuli bianchi furono prelevati dal bambino e in essi venne introdotto il gene che codifica l'enzima adenosindeaminasi. Le cellule geneticamente modificate vennero quindi reintrodotte nel corpo del bambino grazie a un retrovirus animale modificato che venne usato come vettore o veicolo per il trasferimento. I media annunciarono la terapia come un grande passo avanti per la scienza medica. Tuttavia, dietro le quinte, gli scienziati erano molto meno entusiasti. Quello che all'opinione pubblica non venne mai detto fu che per pi di mezzo decennio prima dell'esperimento di Anderson era stata usata con successo una terapia farmacologica per trattare la carenza di Ada e che nessuno dei bambini trattati doveva vivere in un ambiente protetto da una bolla di plastica. Il fatto singolare che, al bambino sul quale venne condotto l'esperimento degli Nih, viene tuttora somministrato il farmaco per la carenza di Ada; questo fatto solleva la questione di come Anderson e colleghi non abbiano mai potuto accertare se fosse stato l'esperimento di terapia genica o il farmaco a essere responsabile del miglioramento dello stato del bambino (47). La maggior parte dei biologi molecolari hanno sbagliato nel non sottolineare questa grossa pecca dell'esperimento; essi hanno invece preferito crogiolarsi nel favore dei media che ha circondato la prima terapia genica condotta sull'uomo. Pochi biologi, comunque, resero note le loro opinioni circa il fatto che l'esperimento fosse stato condotto pi per ambizione personale e per guadagni commerciali che per amore della scienza. Il dottor Stuart Orkin, professore di Pediatria alla facolt di Medicina di Harvard, disse al riguardo che un gran numero di scienziati crede che l'esperimento non abbia un buon fondamento scientifico . Orkin ammise di essere personalmente piuttosto sorpreso che, da parte di scienziati totalmente obiettivi, non ci fosse stato niente di pi di una semplice protesta contro l'esperimento . Il dottor Richard Mulligan, un pioniere della terapia genica e membro del Nih Recombinant D.N.A. Advisory Committee, aggiunse: Se avessi una figlia e se fosse affetta da questa malattia, in nessun modo la farei avvicinare da questi individui (48). A livello somatico esistono molti tipi d'intervento al fine di curare le malattie genetiche. In molte situazioni i geni possono non riuscire a sintetizzare la proteina desiderata. Grazie alle nuove tecniche di clonazione, potrebbe ad esempio essere possibile identificare, isolare e produrre grandi quantit della proteina mancante che pu quindi essere reintrodotta nel paziente. In un altro caso, i geni introdotti nel paziente potrebbero successivamente far scattare una risposta immunitaria che potrebbe a sua volta disattivare le cellule tumorali precancerose. L'attuale tecnologia per l'intervento genico presenta tuttavia una serie di inconvenienti, il pi importante dei quali la natura totalmente casuale della procedura. Sebbene l'opinione pubblica sia convinta che il primo esperimento di terapia genica sia stato effettuato con un'alta precisione medica, in realt l'esatto contrario. Come avviene per gli altri animali, l'inserzione nei cromosomi dei pazienti di geni modificati del tutto casuale. I ricercatori non possono sapere in anticipo in quale punto del cromosoma il gene modificato andr a finire, e questo solleva il rischio di disturbare inavvertitamente altre funzioni cellulari. Non solo, ma anche se un gene modificato si inserisse nella posizione esatta, non ci sarebbe alcuna garanzia che esso si esprima una volta inserito nel posto giusto (49). Il dottor Phillip Kitcher, professore di Filosofia all'Universit di San Diego, in California, spara a zero sullo stadio primitivo di questa metodica affermando che iniettare un po' di D.N.A. nel corpo di un paziente nella speranza che esso venga inglobato dalla cellula giusta e sintetizzi costantemente una proteina, l'equivalente molecolare di colpire il corpo del paziente con un mazzuolo nella speranza che un 'buon colpo' possa mettere a posto le cose (50).

Malgrado una serie di rapporti favorevoli espressi a lungo dai media sui vari esperimenti di terapia genica e sulle alte aspettative dichiarate dalla societ medica e dall'industria delle biotecnologie, i risultati sono stati cos altamente deludenti che gli stessi Nih sono stati di recente obbligati a chiedere agli scienziati che conducono esperimenti di ingegneria genetica di evitare di fare promesse che non possono essere mantenute. In un'indagine condotta su tutti i 106 casi clinici di terapia genica sperimentale degli ultimi cinque anni, che coinvolgono pi di 597 pazienti, una serie di esperti ha convenuto che l'efficacia clinica, in qualsiasi protocollo di terapia genica, fino a oggi, non stata definitivamente dimostrata, contrariamente alle rivendicazioni aneddotiche di una terapia di successo (51). Anche il dottor Leroy B. Walters, professore di Filosofia all'Universit di Georgetown e responsabile della Commissione di controllo degli Nih che supervision e approv tutti i casi clinici, rimarc in un momento di candore che lui stesso e la commissione non avevano visto ancora nessun risultato convincente dopo anni di esperimenti (52). Tuttora, molti dei fedeli sostenitori della nuova terapia genica restano convinti del fatto che le tecniche porteranno a dei risultati appena le metodiche e i protocolli saranno messi a punto e non appena una nuova conoscenza della funzione dei geni diventer disponibile ai ricercatori e ai clinici. Molto pi controversa la prospettiva di condurre esperimenti di terapia genica sulle linee germinali umane, sull'impossibilit di discuterne da pi di quindici anni. Nel 1983, un comitato misto formato da importanti scienziati e leader religiosi della nazione annunci la propria opposizione a esperimenti in campo eugenetico e sottoline l'urgenza di redigere un editto mondiale. (La coalizione venne organizzata dalla Foundation on Economic Trends.) La possibilit di programmare cambiamenti genetici nella linea germinale umana per indirizzare lo sviluppo evolutivo delle generazioni future porta la societ di fronte a un'era eugenetica le cui conseguenze, sia per la biologia della nostra specie sia per la civilt, sono largamente imprevedibili e sconosciute. Gi ora, biologi molecolari, medici e ditte farmaceutiche, in un sempre maggior numero sono intenzionati a rischiare, convinti del fatto che controllare il destino della nostra evoluzione sia la prossima frontiera sociale del genere umano. I loro argomenti sono espressi in termini di salute personale, scelte individuali e responsabilit collettive per le generazioni future. Scrivendo sulla rivista scientifica The Journal of Medicine and Philosophy , il dottor Burke Zimmerman traccia una serie di punti in difesa della terapia sulle linee cellulari germinali rispetto alla terapia sulle linee cellulari somatiche. Per cominciare, egli afferma che l'aumentato uso della terapia somatica avr come effetto solo quello di aumentare il numero di sopravvissuti con geni difettosi nelle linee germinali, geni che continueranno ad accumularsi e successivamente a inquinare il corredo genico della specie, tramandando un sempre maggiore numero di problemi genetici alle successive generazioni. Secondariamente, sebbene la terapia somatica possa essere in grado di trattare molti disordini la cui cura consiste nella risistemazione delle popolazioni cellulari, non si potrebbe mai provare la sua efficacia nell'indirizzare le malattie coinvolgendo tessuti solidi, organi e funzioni che dipendono dalla struttura (per esempio il cervello), e inoltre, la terapia germinale probabilmente l'unico rimedio, escluso l'aborto, contro questi disordini (53). Zimmerman e gli altri sostenitori della terapia condotta sulle linee germinali sostengono un ampliamento del mandato etico della professione medica, che includa la responsabilit per la salute dei soggetti non ancora concepiti. Gli interessi del paziente, dicono, dovrebbero essere estesi per includere gli interessi dell'intera eredit genetica che potrebbe risultare dall'intervento nelle linee germinali (54). Inoltre ai genitori, in quanto tali, non dovrebbe essere negato il diritto di scegliere, durante la gravidanza, come proteggere al meglio la salute del loro bambino non ancora nato. Sottrarre loro

l'opportunit di intraprendere azioni correttive durante lo stato embrionale sarebbe una seria violazione della responsabilit medica. I sostenitori della terapia condotta su linee germinali si chiedono come mai milioni di individui desiderano essere sottoposti a terapie somatiche intrusive, dolorose e potenzialmente rischiose quando un gene o i geni responsabili delle loro malattie potrebbero molto pi facilmente essere eliminati dalla linea germinale con costi minori e con minori disagi (55). In conclusione, i difensori della terapia condotta sulle linee germinali sostengono che il costo della salute debba essere fatturato alla societ con il calcolo di una normale equazione. Sebbene i costi degli interventi genetici sulle linee germinali, al fine di curare le malattie, sembrino essere alti nei primi anni, nel futuro molto probabilmente essi crolleranno in modo sensazionale non appena verranno realizzati metodi e tecniche di maggior efficacia. Viceversa, essi dicono, il costo delle cure di una vita per generazioni di pazienti affetti dal morbo di Parkinson o dalla sindrome di Down sar molto probabilmente pi alto di quello preventivo di un intervento genetico per rimuovere la malattia a livello di linea germinale. - Il pendio scivoloso. I test di diagnosi prenatale hanno segnato la maggior parte del lavoro per l'approvazione dell'intervento genetico a livello germinale e hanno altres contribuito a farci entrare in una nuova era genetica. Centinaia di migliaia di donne in gravidanza sottopongono regolarmente i loro feti a un'ampia variet di controlli per individuare l'eventuale presenza di malattie genetiche e di difetti (56). L'amniocentesi, il metodo pi antico e largamente usato per questo tipo di controllo, risale agli anni Sessanta. Il medico inserisce un ago nell'utero della gestante ed estrae una piccola quantit di liquido amniotico, contenente alcune cellule fetali. Le cellule vengono testate per pi di 150 malattie. Una procedura pi recente, la villocentesi, o il prelievo dei villi coriali, permette alle future mamme di controllare i possibili difetti, tra la nona e la decima settimana dal concepimento; cio molto prima di quanto viene fatto con l'amniocentesi, che pu essere condotta solo tra la quattordicesima e la sedicesima settimana di gestazione. Con il metodo pi recente, il medico si serve della biopsia della membrana fetale per l'analisi genetica (57). Sebbene la diagnosi prenatale permetta di riscontrare diverse malattie genetiche, fino a ora meno del 15% di questi disordini pu essere curato. Questo significa che per il grande numero di gravi malattie riscontrabili in utero, che creano deficit o che sono mortali, l'unica scelta tra l'aborto o il portare a termine la gravidanza. Le pressioni esercitate su di una donna in gravidanza, sulla decisione di abortire o di dare alla luce un bambino affetto dalla sindrome di Down, da spina bifida, dalla sindrome di Turner, dalla sindrome di Tay-Sachs o dall'anemia falciforme, sono elevate. La decisione se interrompere o meno la nuova vita in utero o dare alla luce un bambino che patir gravi sofferenze, o che potrebbe andare incontro a morte prematura, crea un'enorme quantit di nuovi problemi etici per i quali non esiste nessun precedente storico e per i quali non esistono che poche risposte. Le decisioni vengono rese ancora pi difficoltose dal fatto che negli Stati Uniti esiste meno di un migliaio di medici genetisti, e meno ancora negli altri Paesi, che possano aiutare i genitori che devono fare una scelta cruciale per la vita o per la morte della loro progenie (58). Le decisioni vengono rese pi complicate dal fatto che alcune delle malattie genetiche si manifestano durante l'infanzia e sono letali nel 100% dei casi, come la sindrome di TaySachs, la distrofia muscolare di Duchenne e la sindrome di Gaucher, mentre altre malattie, come la sindrome di Huntington o il rene policistico dell'adulto si manifestano pi tardi. Una gestante, ad esempio, sapendo che il bambino che porta in grembo affetto dalla

sindrome di Huntington, che non si manifester se non al raggiungimento della mezza et, dovrebbe portare a termine o interrompere la gravidanza? A questo riguardo, anche molte delle malattie genetiche che vengono scoperte, come la spina bifida e la sindrome di Down, manifestano diversi gradi di gravit che vanno dalla lieve all'estrema compromissione delle funzioni. Come dovrebbero comportarsi i futuri genitori tra possibilit del tutto sconosciute, e che decisione dovrebbero prendere per decidere quale sia un'accettabile qualit di vita per il loro bambino? Un buon esempio rappresentato dalla sindrome di Down. I bambini che ereditano un cromosoma 21 in pi, possono crescere manifestando sia seri sia moderati ritardi mentali. Inoltre, un ambiente stimolante ed educativo pu contribuire al futuro sviluppo di un bambino ritardato (59). La confusione, i dubbi e le incertezze su come le malattie genetiche possano manifestarsi e, allo stesso modo, sul ruolo giocato dall'ambiente, possono indurre migliaia di futuri genitori a fare delle scelte sbagliate. Un feto, per esempio, potrebbe portare un gene difettoso e nonostante ci potrebbe non manifestare la malattia per tutta la durata della vita. Negli anni Settanta, i ricercatori scoprirono che molti uomini avevano un cromosoma Y in pi: la scoperta port alcuni di loro a speculare che l'anomalia potesse predisporre il maschio a una maggiore aggressivit e a una potenziale asocialit. Quando al pluriomicida Richard Speck venne riscontrato un cromosoma Y in pi, i ricercatori cominciarono ad analizzare la popolazione carceraria per la suddetta caratteristica criminale . Gli studi trovarono un'alta percentuale di ricoverati negli ospedali psichiatrici con un cromosoma Y in pi. E' impossibile sapere quante donne gravide avrebbero potuto decidere di non mettere alla luce i loro figli maschi sulla base della scoperta che essi avevano un cromosoma Y in eccesso. Tuttavia, studi successivi hanno rilevato che un gran numero di uomini, presi a caso dalla popolazione, avevano anch'essi un cromosoma Y in pi e vivevano tranquillamente, facendo cos nascere considerevoli dubbi sull'importanza del difetto (60). Come stato appena detto, fino a poco tempo fa, le uniche possibilit che si offrivano ai futuri genitori con un feto portatore di un disordine genetico, erano l'aborto o il portare a termine la gravidanza. Adesso, una nuova tecnologia, chiamata diagnosi pre-impianto, fornisce ai genitori una scelta alternativa. La nascita di una bambina per la quale era stata adottata questa tecnica avvenne nel marzo del 1992 a Londra. La bambina, di nome Chloe, venne analizzata geneticamente per la fibrosi cistica (F.C.) allo stadio embrionale prima di essere impiantata nel grembo materno. Un gruppo di medici rimosse alcuni ovuli dall'utero della madre e li fecond in vitro con gli spermatozoi del marito. Dopo otto divisioni cellulari, i ricercatori prelevarono una cellula da ciascun embrione. Ogni cellula venne quindi copiata alcune migliaia di volte usando una tecnologia chiamata reazione a catena della polimerasi o P.C.R. Gli scienziati analizzarono ogni lotto per il gene della F.C. e scartarono gli embrioni trovati portatori del difetto. Vennero quindi impiantati due embrioni, uno con due geni normali e uno con un gene normale e un gene F.C. (va infatti ricordato che bisogna che siano presenti due geni F.C. perch la malattia si manifesti). Uno dei due embrioni si svilupp felicemente e, in tal modo, Chloe nacque senza la fibrosi cistica. In alcuni Paesi i ricercatori stanno ora studiando questa tecnologia, per poterla applicare ad altre malattie, incluse l'anemia falciforme e la malattia di Tay-Sachs (61). L'eugenetica parentale , nella forma dell'analisi pre-impianto per i difetti embrionali, sembra si estender in modo significativo nel prossimo futuro, non appena saranno disponibili un maggior numero di test d'analisi e le procedure per l'impianto degli embrioni diventeranno pi economiche e pi affidabili. Tuttora, queste prime procedure rappresentano solo la fase iniziale del radicale cambiamento nei rapporti fra i genitori e i loro feti, cambiamento che nel secolo della biotecnologia porter molto probabilmente una nuova definizione del concetto di parentela.

I biologi molecolari affermano che nei prossimi dieci anni saranno in grado di individuare specifici geni associati ad alcune migliaia di malattie genetiche. Nel passato la storia genetica familiare poteva fornire alcune indicazioni sull'ereditariet genetica, ma non esisteva alcun modo per sapere con sicurezza se alcune caratteristiche genetiche sarebbero state trasmesse. Nel futuro, questa incertezza verr eliminata, ponendo ai futuri genitori un dilemma morale. I genitori dovranno avere a loro disposizione una visione generale molto pi accurata del proprio profilo genetico e dovranno essere in grado di predire la probabilit statistica della trasmissione ai loro bambini di uno specifico disordine genetico come risultato della loro unione biologica. Per eliminare l'angoscia emotiva di una decisione del genere, alcuni giovani sono propensi a optare per la prevenzione ed evitano di sposare persone con il genotipo sbagliato per la paura di trasmettere alla loro progenie seri disordini genetici (62). Negli Stati Uniti parte della comunit ebraica ortodossa ha gi stabilito un programma, che vale per tutta la nazione, per analizzare tutti i giovani ebrei, uomini e donne, per la sindrome di Tay-Sachs. Ogni giovane ebreo viene incoraggiato a fare il test. I risultati vengono messi a disposizione in archivi di facile accesso per permettere ai giovani, uomini e donne, di scegliere i loro partner a seconda del genotipo. Studiosi di filosofia etica affermano che programmi di questo tipo diventeranno molto presto di prassi corrente, fornendo ai giovani una sorta di marchio genetico . Quando l'anemia falciforme venne analizzata in Grecia, quasi il 23% della popolazione ne fu trovata portatrice. Temendo ogni forma di stigmatizzazione, molti dei portatori nascosero i risultati dei loro test, credendo che rendendoli di dominio pubblico avrebbero seriamente messo a repentaglio le loro prospettive di matrimonio (63). Quando i ricercatori del Johns Hopkins Hospital di Baltimora hanno di recente scoperto che ogni sei ebrei dell'Europa orientale ce n'era uno con una certa alterazione somatica (e il rischio raddoppiato di sviluppare il cancro al colon), molti nella comunit ebraica iniziarono a esprimere le loro preoccupazioni sul fatto che la loro popolazione avrebbe potuto essere isolata e resa oggetto di discriminazioni. La novit del gene del cancro ebraico in cima a una serie di altre scoperte che correlano alla stirpe ebraica il cancro alle ovaie, quello al polmone, la fibrosi cistica, la sindrome di Gaucher, quella di TaySachs e quella di Canavan. Naturalmente, gli scienziati fanno notare che anche altri gruppi hanno dei legami con specifiche malattie genetiche ma che la popolazione ebraica ha ricevuto un'attenzione maggiore perch essi costituiscono una comunit ben definita, chiusa e facilmente identificabile, esattamente il tipo di gruppo di persone che permette ai genetisti di identificare i geni che causano una malattia (64). Le spiegazioni dei ricercatori non furono ancora sufficienti per calmare le preoccupazioni della comunit ebraica. Amy Rutkin, direttrice degli affari americani per la Hadassah, l'organizzazione ebraica pi grande della nazione, riport che, tra le conseguenze della scoperta del cancro al colon, l'organizzazione aveva ricevuto telefonate che sottolineavano una certa paura e una certa confusione . Rutkin disse: La gente si sta chiedendo se la ricerca non sia eccessivamente focalizzata sulla comunit ebraica e se noi rischiamo di venire marchiati (65). Gli esperti di problemi sanitari temono inoltre che, prima o poi, si arrivi alla scelta del partner in base al genotipo, ma sostengono, allo stesso tempo, che ci sarebbe comunque pi accettabile di un esperto volontario o del condannare un nuovo nato a una morte prematura o a una vita di cronica o debilitante malattia. Non dunque sorprendente che esista un dibattito sempre pi acceso sul fatto che il governo debba autorizzare il controllo genetico delle coppie che hanno fatto domanda di matrimonio. Anche senza una richiesta del governo, sembra probabile che un sempre maggior numero di potenziali sposi desiderino che la propria, futura, dolce met si sottoponga a una analisi genetica prima di impegnarsi in una relazione che deve durare tutta una vita. Considerate l'ipotetico

caso di un uomo la cui fidanzata presenti una storia familiare di cancro alla mammella e di morte entro i cinquant'anni. Prima di correre all'altare, di formare una famiglia, egli potrebbe pensare che sia ragionevole chiederle di farsi analizzare per il gene B.R.C.A.-1 (il gene del cancro alla mammella). Dopotutto, se dovesse esistere la pur lieve possibilit che lei possa sviluppare la malattia nei primi quarant'anni e morire mentre i loro bambini sono ancora piccoli, potrebbe scegliere di non sposarla. - La responsabilit genetica. Nei prossimi dieci anni, gli scienziati apprenderanno maggiori nozioni circa il funzionamento dei geni. Diventeranno pi esperti nell'accendere e nello spegnere i geni. Diventeranno pi sofisticati nelle tecniche della ricombinazione genica e nell'alterazione del codice genetico. A ogni passo del tragitto, la loro coscienza dovr orientarli nel prendere delle decisioni su quali tipi di cambiamenti permanenti valga la pena inserire nel codice biologico della vita e quali no. Una societ coinvolta pesantemente nella manipolazione dell'intero patrimonio genetico del pianeta non pu fare a meno di sottrarsi a quelle decisioni di carattere eugenetico che vanno di pari passo con ogni progresso compiuto nel campo delle biotecnologie. Ci saranno enormi pressioni sociali da adattare alla logica dell'ingegneria genetica, specialmente quando questa viene applicata all'uomo. Nel secolo della biotecnologia i genitori saranno sempre pi costretti a decidere se tentare la fortuna tramite la tradizionale lotteria genetica e mantenere inalterati i loro spermatozoi e i loro ovociti oppure, essendo a conoscenza del fatto che i loro bambini potrebbero ereditare alcune caratteristiche indesiderabili , apportare cambiamenti genetici correttivi alle loro cellule germinali, ai loro spermatozoi, ai loro embrioni, ai loro feti, o a surrogati delle loro cellule-uovo attraverso la fecondazione in vitro. Se scegliessero di andare avanti con l'approccio tradizionale e lasciassero che il fato genetico determini il destino biologico del loro bambino, potrebbero risultare colpevoli nel caso in cui qualcosa andasse storto nel feto in sviluppo, qualcosa che loro avrebbero potuto evitare se si fossero serviti di un intervento genetico correttivo a livello delle cellule sessuali o nello stato embrionale. Considerate il seguente scenario. Due genitori decidono di non programmare geneticamente il loro feto. Il bambino nasce con una malattia genetica mortale e muore prematuramente e inutilmente. La caratteristica genetica responsabile della malattia avrebbe potuto essere eliminata dall'uovo fecondato grazie al semplice intervento genetico. Nel secolo della biotecnologia, un'inadempienza dei genitori nel correggere un difetto genetico in utero potrebbe essere considerato come un atroce crimine. La societ dovr senza dubbio concludere che ogni genitore ha la responsabilit di fornire un ambiente tranquillo e sicuro, per quanto sia umanamente possibile, al bambino non ancora nato. Non farlo vorrebbe dire esporsi all'accusa di essere venuti meno ai doveri di cui i genitori hanno la responsabilit morale, se non anche legale. Alcune madri sono gi state ritenute colpevoli per avere dato alla luce bambini dipendenti da eroina e bambini affetti da sindrome alcolica fetale. Gli accusatori hanno sostenuto che le madri che trasmettono ai loro feti queste penose condizioni sono, secondo le leggi vigenti contro l'abuso sui bambini, colpevoli e dovrebbero essere considerate colpevoli anche degli effetti del loro stile di vita sui loro bambini. In modo anche pi minaccioso, negli Stati Uniti sono iniziate alcune cause invocando il concetto di danno da procreazione o di danno da nascita del Paese: pi di trecento casi come questi hanno seguito il loro corso. Nel caso di un danno da nascita , i genitori di un bambino seriamente malato o di un bambino disabile citano in giudizio il proprio medico o l'ospedale affermando che il bambino non sarebbe mai dovuto nascere. Il

medico, in sostanza, viene accusato di negligenza, per non avere avvertito i genitori del potenziale problema di salute del nascituro e per non aver reso note le informazioni sulle procedure di analisi che si sarebbero potute effettuare e i cui risultati avrebbero potuto essere usati per prendere una decisione consapevole sull'eventualit di abortire o meno. Nelle cause per danno da procreazione l'azione viene promossa a nome del bambino o dal bambino stesso, rivendicando il fatto che lui o lei non avrebbe mai dovuto nascere. Mentre le cause, gi numerose, sono attualmente rivolte contro i medici, non improbabile che, nel caso delle cause per danno da procreazione , i bambini, in futuro, possano allo stesso modo accusare di negligenza i propri genitori per non avere richiesto un'appropriata analisi genetica o per avere ignorato il risultato delle analisi e di conseguenza per averli fatti nascere nonostante la presenza di un grave disturbo genetico. Una delle cause pi importanti contro due medici del New Jersey venne condotta nel 1975 da Paul e Shirley Berman. La figlia dei Berman, Sharon, nacque affetta dalla sindrome di Down. I Berman sostennero che i medici si erano dimostrati negligenti nel non averli informati della necessit di eseguire una amniocentesi, nonostante la signora Berman avesse trentotto anni al tempo della gravidanza e andasse incontro a un rischio maggiore di avere un figlio affetto da sindrome di Down. I Berman sostennero che se avessero capito che la loro bambina era affetta da sindrome di Down avrebbero deciso per l'aborto. Essi intentarono una causa per danno da procreazione , cercando di farsi risarcire per le sofferenze che la bambina avrebbe patito durante il corso della vita; ma chiesero un indennizzo anche per il danno da nascita , cio per le angosce procurate loro dalla nascita di una bambina Down. La Corte suprema del New Jersey sentenzi che i Berman non avevano diritto di lamentare un danno da procreazione , sostenendo che questo diritto era metafisico in natura e che la Corte non poteva essere messa nella condizione di giudicare la differenza di valore tra la vita in condizioni menomate e il totale vuoto della non esistenza . Nel suo parere, il giudice Morris Pashman scrisse: In definitiva, il disturbo della piccola che sarebbe stato meglio se non fosse mai nata. Un uomo che nulla sa della morte o del nulla, non pu in alcun modo sapere se sia cos (66). (La Corte suprema dello stato del New Jersey, tuttavia, stabil un indennizzo ai coniugi Berman per i danni emotivi derivanti da una nascita che si doveva evitare e per le angosce emotive e mentali legate al fatto di avere una bambina affetta da sindrome di Down). Mentre sei Stati hanno varato leggi che limitano o vietano la corresponsione di indennizzi per danni da procreazione, alcuni giudici hanno riconosciuto il diritto del bambino di vincere in casi come questi (67). E' molto probabile che appena le nuove tecniche di analisi diventeranno universalmente disponibili e la chirurgia genetica applicata allo stato embrionale e fetale verr accettata in modo molto pi ampio, il problema della responsabilit dei genitori verr caldamente dibattuto, sia a livello legislativo sia a livello giudiziario. Il fatto che ai genitori verr reso sempre pi possibile intervenire per assicurare la salute al nascituro, verosimilmente sollever il problema delle responsabilit e degli obblighi verso il nascituro. Perch i genitori non dovrebbero essere responsabilizzati a scegliere la cura appropriata per il bimbo non ancora nato? Riguardo al problema in questione, perch i genitori non dovrebbero essere colpevoli di negligenza verso il benessere del nascituro nei casi nei quali essi abbiano sbagliato o si siano rifiutati di eseguire le analisi pi appropriate e di correggere i difetti genetici ritenuti pericolosi per la loro progenie? - Bambini su misura? I sostenitori dell'ingegneria genetica applicata all'uomo affermano che sarebbe crudele e irresponsabile non usare questa nuova tecnologia allo scopo di eliminare i difetti genetici gravi. Il problema riguardo a questo argomento, afferma il New York Times in

un editoriale intitolato "E' il caso di fare degli esseri umani perfetti?", che, fra riparare difetti genetici ereditabili e migliorare la specie, non esiste una linea divisoria netta (68). Il New York Times giustamente evidenzia che, una volta che gli scienziati siano in grado di riparare i difetti genetici, diventer pi difficile opporsi all'introduzione di geni addizionali che conferiscano qualit desiderate, come una salute migliore, un migliore aspetto o un migliore cervello (69). Se il diabete, l'anemia falciforme e il cancro possono essere evitati grazie all'alterazione del patrimonio genetico degli individui, perch non si dovrebbero prevenire gravi disordini quali miopia, daltonismo, dislessia, obesit, goffaggine? In verit, che cosa pu impedire alla societ di decidere che un determinato colore della pelle un disordine genetico? E infine, perch dovremmo dire di no a qualsiasi alterazione del codice genetico che potrebbe accrescere il benessere della nostra progenie? Potrebbe essere difficile immaginare dei genitori che rifiutano dei cambiamenti genetici che promettono di migliorare, in qualche modo, le opportunit per i loro figli. I futuri genitori stanno gi usando i test di analisi genetica sul feto per altri scopi oltre a quelli mirati all'identificazione delle gravi malattie, facendo pensare che l'intervento genetico in utero potrebbe essere probabilmente usato in futuro pi per dei capricci e per delle esagerazioni piuttosto che per la prevenzione o la cura delle malattie. Nel 1955 i ricercatori annunciarono una procedura di successo per determinare il sesso del nascituro grazie all'analisi delle cellule del liquido amniotico. Il test venne adottato per la prima volta negli anni Sessanta su donne gravide che presentavano nella famiglia una storia di emofilia. Dal momento che solo i maschi erano affetti da questa malattia, le gravide avrebbero potuto scegliere di abortire eliminando un feto maschio. Con il vasto uso dell'amniocentesi durante gli anni Settanta, l'analisi del sesso del nascituro divenne routine e i medici iniziarono a parlare di casi di donne che abortivano selettivamente eliminando feti normali, maschi o femmine, per assicurare un equilibrio tra i sessi nelle loro famiglie (70). Recenti indagini hanno raccolto sempre maggiori prove su aborti non terapeutici. In uno studio, i ricercatori riferirono che l'11% delle coppie avrebbero eliminato un feto predisposto all'obesit (71). L'adozione della terapia d'intervento a livello di linea germinale nei prossimi anni sposter molto probabilmente l'attenzione dall'aborto al miglioramento delle condizioni del feto, giacch un esagerato , crescente numero di genitori sceglie di correggere in utero i difetti allo scopo di assicurare la nascita del migliore bambino che la scienza medica possa garantire. Abbiamo gi avuto una grande prova di come i genitori si possano impegnare nel desiderare di migliorare geneticamente la loro prole. L'introduzione dell'ormone umano della crescita (h.G.H.) manipolato geneticamente ha spostato il problema da un'astratta faccenda intellettuale a un pubblico dibattito. Negli anni Ottanta, sia alla Genentech che alla Eli Lilly, vennero riconosciuti dei brevetti, dal governo degli Stati Uniti, per immettere sul mercato un nuovo ormone della crescita manipolato geneticamente, per i numerosi bambini affetti da nanismo. Il mercato pensato apposta per l'ormone venne considerato cos poco vasto che a entrambe le compagnie venne riconosciuto, per quella sostanza, lo status di farmaco orfano . Questa speciale designazione permetteva alle industrie farmaceutiche di ottenere una serie di vantaggi, incluso quello di avere il monopolio sulla vendita del proprio prodotto per un periodo pari a sette anni, come ricompensa per la buona volont di avere investito cos tanto in un farmaco con potenzialit di mercato cos limitate. Tuttavia, l'ormone della crescita manipolato geneticamente aveva, dal 1991, ampiamente superato le sue originarie aspettative di mercato, diventando uno dei farmaci pi venduti nel Paese. Al momento la Eli Lilly e la Genentech si dividono un mercato di circa 500 milioni di dollari di guadagni, rendendo l'ormone umano della crescita uno dei pi grossi successi commerciali nella storia dell'industria farmaceutica (72).

Dato che negli Stati Uniti ci sono pochissimi bambini affetti da nanismo, facile dedurne che i medici americani abbiano prescritto l'ormone anche a bambini normali, magari pi bassi dei loro simili ma sicuramente non carenti dell'ormone della crescita. In quei casi in cui i genitori sono stati riluttanti nel richiedere al medico l'ormone, i ragazzi stessi hanno cominciato a procurarselo, per conto loro, ricorrendo al mercato nero. Molti giovani hanno trovato l'ormone di aiuto nello sviluppo e nel mantenimento della struttura muscolare. Un'indagine condotta in una comunit della periferia di Chicago riporta che pi del 5% dei ragazzi della comunit stava assumendo il farmaco illegalmente (73). Consci del fatto che le persone alte, generalmente, riescono meglio nella vita, guadagnano salari pi elevati, sono pi attraenti e in definitiva, finiscono per divertirsi di pi, molti genitori hanno deciso di aggiungere un po' di centimetri all'altezza dei loro bambini, pagando prezzi esorbitanti per le settimanali iniezioni di ormone. Per assicurare all'ormone manipolato geneticamente un mercato sempre pi vasto, sia la Genentech che la Eli Lilly hanno realizzato, con l'aiuto dei medici locali, una campagna di pubbliche relazioni e di mercato molto aggressiva al fine di definire la normale statura bassa come una sorta di malattia. Grazie all'incoraggiamento e al supporto finanziario delle due ditte farmaceutiche, un certo numero di ricercatori e di pediatri affermano che i bambini che per statura si trovano nei trepercentili pi bassi del loro gruppo di appartenenza potrebbero essere definiti anormali ed essere nella necessit di assumere l'ormone della crescita per raggiungere la statura dei loro pari. Se l'assunzione diventa ortodossia tra i pediatri e tra i medici di famiglia, l'ormone della crescita geneticamente manipolato potrebbe essere usato dai 90 mila bambini che ogni anno nascono negli Stati Uniti, creando un potenziale mercato che va dagli 8 ai 10 miliardi di dollari di guadagni sulle vendite (74). Sorprendentemente, gli Nih si sono pesantemente schierati dalla parte delle compagnie farmaceutiche e al momento stanno conducendo un progetto della durata di dodici anni, parzialmente sovvenzionato dalla Eli Lilly, per accertare gli effetti dell'ormone umano della crescita manipolato geneticamente sui bambini di bassa statura che non sono affetti da carenza dello stesso ma che semplicemente sono nati in famiglie i cui componenti hanno tutti una bassa statura (75). Dovrebbe essere sottolineato che, secondo la legge, agli Nih viene impedito di condurre esperimenti su bambini sani e di esporli a non necessari rischi di salute. La Fondazione sulle tendenze economiche fece una petizione contro gli Nih con una serie di eccezioni legali pensate al fine di svelare l'atteggiamento delle istituzioni riguardo a quelli che sembrano degli esperimenti condotti, a spese dei contribuenti, sui bambini sani con scopi puramente cosmetici o migliorativi. Determinato a trovare una giustificazione legale per questa serie di esperimenti non terapeutici, gli Nih affermano, nelle parole del suo portavoce Micheala Richardson: Questi bambini non sono normali. Essi sono bassi e fanno parte di una societ che non li guarda favorevolmente (76). Anche il Journal of the American Medical Association fu obbligato a riconoscere l'ovvio. La rivista scientifica in un editoriale afferm: Di solito, non siamo propensi a chiamare malattie i pregiudizi delle condizioni innate che conferiscono svantaggi culturali, ma che non hanno intrinseci effetti negativi sulla salute (77). Definendo i bambini di bassa statura, non affetti dalla carenza dell'ormone della crescita, come anormali semplicemente perch la societ considera con sfavore le persone basse, puniamo la vittima del pregiudizio per non essere all'altezza delle norme imposte dalla maggioranza. Il fatto che gli Nih possano schierarsi dalla parte di una cos flagrante e vistosa violazione dei principi etici dice in modo eloquente che il vento della nuova emergenza sta investendo il nostro Paese, un'eugenetica motivata dalle pressioni del mercato e dai desideri dei consumatori per dei bambini migliori e pi perfetti.

Il dottor John D. Lantos, del Centro per l'etica clinica e medica dell'Universit di Chicago, riassunse l'importanza della campagna di mercato dell'h.G.H. dicendo che essa apriva una nuova era eugenetica sostenuta dal mercato: "Fino a quando l'ormone della crescita non fu scoperto, nessuno definiva la bassa statura una malattia. Questa ha incominciato a diventare una malattia solo perch diventata disponibile una manipolazione [h.G.H.] e perch i medici e le compagnie assicurative, al fine di razionalizzare le loro azioni, hanno dovuto ricorrere a una giustificazione. Quello che sta avvenendo, dunque, non solo la produzione dei farmaci, che sono degli opportuni agenti di miglioramento, ma anche la lenta ma progressiva ridefinizione di quello che significa la parola salute " (78). Il mercato dell'h.G.H., inteso come una terapia migliorativa, indicativo delle vaste potenzialit commerciali delle terapie genetiche per scopi che molto probabilmente trascendono dagli obiettivi clinici. In accordo con un'indagine condotta nel 1992 da Harris, il 43% degli americani propenso ad approvare l'uso della terapia genica per migliorare le caratteristiche fisiche dei bambini (79). Grazie al fatto che gli americani stanno gi spendendo milioni di dollari in chirurgia estetica per migliorare il loro aspetto e in farmaci psicotropi che alterano il proprio stato d'animo e il loro comportamento, l'uso delle terapie geniche per migliorare i loro nascituri sembra una prospettiva molto reale. Molti tra i difensori dell'intervento a livello di linea germinale stanno tuttora sostenendo il miglioramento della terapia. Essi contestano che l'attuale dibattito sulle misure correttive per curare le malattie gravi sia troppo limitato e necessiti di una discussione pi vasta al fine di includere i vantaggi anche della terapia di miglioramento. Riguardo alle critiche, spesso sentite, alla questione che i miglioramenti genetici favoriranno i bambini dei ricchi e non quelli dei poveri, visto che i ricchi saranno gli unici in grado di pagare per il miglioramento genetico della loro progenie, i proponenti affermano che i bambini di genitori benestanti hanno da sempre goduto dei privilegi che la ricchezza e l'eredit possono concedere. E, con una buona dose di retorica, si chiedono se il voler trasmettere ai bambini le agevolazioni genetiche insieme alle ricchezze materiali sia davvero un passo troppo lungo per essere compiuto. I sostenitori di questa posizione ci chiedono dunque di considerare i lati positivi degli interventi a livello della linea germinale, anche se quelli forniscono un vantaggio solo ai figli di coloro che possono affrontare economicamente questo tipo di tecnologia. Che cosa dire della possibilit di [...] aumentare il numero delle persone di talento. Forse che la societ non ne trarrebbe un innegabile vantaggio? si chiede il dottor Burke Zimmerman (80). In un editoriale su The Economist , viene suggerito che la societ dovrebbe allontanarsi dai vecchi moralismi e abbracciare apertamente le nuove opportunit commerciali che l'eugenetica fornisce e che presto diventeranno disponibili sul mercato. La rivista, tuttavia, si pone alcune domande: "Cosa dire del potere dei geni di rendere migliore un corpo buono, piuttosto che renderne bello uno brutto? Le persone dovrebbero potersi dotare di neurotrasmettitori extra per aumentare i propri poteri mentali? O cambiare il colore della propria pelle? O poter correre pi velocemente, o sollevare oggetti pi pesanti?" (81). L'editoriale, naturalmente, non nasconde le tendenze e le convinzioni dell'Economist, affermando che la nuova eugenetica assicura una maggiore libert agli individui di fare di se stessi e dei propri eredi qualsiasi cosa essi scelgano. L'editoriale conclude con un'enfatica approvazione della nuova eugenetica:

"Lo scopo di permettere alle persone il maggior numero di scelte su quello che fanno. A questo punto, rendere i geni degli strumenti di cos grande libert piuttosto che limitarli un grande passo avanti" (82). Il dottor Robert Sinsheimer, da tempo grande leader e forza trainante nel campo della biologia molecolare, traccia uno schema della sua visione eugenetica del nuovo uomo e della nuova donna nel secolo della biotecnologia: "I vecchi sogni sulla perfezione culturale dell'uomo erano sempre stati strettamente limitati dalle imperfezioni e dalle limitazioni ereditate. [...] Sebbene sia possibile alimentare le proprie caratteristiche migliori e reprimere le peggiori con la sola cultura, in alcuni casi pi difficile. [...] Adesso intravvediamo un'altra via: la possibilit di attenuare le tensioni interne e di curare direttamente, al fine di portare avanti molto pi lontano e con coscienza la nostra attuale concezione del prodotto di due miliardi di anni di evoluzione. [...] La vecchia eugenetica avrebbe richiesto una continua selezione per far prelevare il pi adatto sul meno adatto. [...] Gli orizzonti della nuova eugenetica sono senza confini: noi abbiamo i mezzi per creare nuovi geni e nuove qualit non ancora sognate. [...] In verit, questo concetto segna una svolta nell'intera evoluzione della vita. Per la prima volta in tutti i tempi, una creatura vivente comprende la sua origine e pu intraprendere un percorso per disegnare il proprio futuro. Anche nei vecchi miti l'uomo era vincolato dall'essere. Non poteva allontanarsi dalla propria natura per leggere le carte del proprio destino. Oggi possiamo intravvedere questa possibilit, ma anche il peso della scelta e della responsabilit (83). - Un codice a prova d'errore. Se il concetto di scelta consumistica pu anche apparire benigno, la vera idea di eliminare i cosiddetti difetti genetici solleva la problematica questione di quello che si intende con il termine difettoso . Il filosofo morale Daniel Callahan, dell'Hastings Center, entra nel cuore del problema quando osserva: Dietro l'orrore umano per i difetti genetici si nasconde... un'immagine del perfetto essere umano. I veri significati di "mancante", "anormalit", "malattia" e "rischio" presuppongono un'immagine di questo tipo, una specie di prototipo della perfezione (84). Fra i medici ricercatori e tra i biologi molecolari, la preoccupazione riguardo ai difetti o agli errori , li mette molto pi in dubbio rispetto ai biologi evoluzionisti. Quando i biologi evoluzionisti parlano di mutazioni , essi hanno in mente l'idea di "letture" o "versioni" differenti di un archetipo relativamente stabile (85). La scoperta della doppia elica del D.N.A. fatta da James Watson e Francis Crick, negli anni Cinquanta, port tuttavia con s nuove metafore e un nuovo linguaggio per descrivere i processi biologici che hanno cambiato il modo in cui i biologi molecolari considerano le mutazioni genetiche. Il primo materiale da costruzione della vita fu descritto come un codice, come una serie di istruzioni, un programma, da decifrare e interpretare. I primi biologi molecolari, molti dei quali avevano iniziato a lavorare come fisici, si innamorarono di quello che avevano sempre considerato come il potere universalmente chiarificante delle scienze dell'informazione. Il modello cibernetico di Norbert Wiener, le moderne comunicazioni e la teoria dell'informazione hanno fornito un paradigma linguistico nuovo e irresistibile che ridefinisce il nostro modo di parlare di fenomeni fisici e biologici. (Il nuovo linguaggio della biologia verr descritto con dettagli pi precisi nei capitoli sesto e settimo.) E' nel contesto di questo nuovo linguaggio che i biologi molecolari iniziarono per primi a parlare di variazioni genetiche come di errori presenti nel codice piuttosto che di mutazioni . Il passaggio dal concetto di mutazioni genetiche a quello di errori genetici nel codice

rappresenta un enorme cambiamento nel modo in cui i biologi si avvicinano alla loro disciplina, con profonde implicazioni su come vengono strutturate sia le nostre relazioni con il mondo della natura sia la nostra stessa natura umana nel secolo della biotecnologia che sta per iniziare (86). L'importanza di questo cambiamento nel linguaggio divent a me chiara pi di un decennio fa, durante un dibattito sul futuro della biotecnologia tenuto con il dottor Bernard Davis che era, al tempo, preside del Dipartimento di Microbiologia e di Genetica molecolare dell'Universit di Harvard. Il dibattito ebbe luogo durante l'annuale conferenza dell'American Association for the Advancement of Science. A un dato momento, la discussione si concentr sul tema della terapia condotta sulla linea germinale. Io chiesi al dottor Davis se fosse d'accordo sull'uso della terapia condotta sulla linea germinale per eliminare le circa 4000 malattie monogeniche dal genoma umano. La sua risposta fu un incondizionato s . Nel suo entusiasmo dimostrato nel correggere i programmi genetici, Davis perse il pi elementare senso della biologia dell'evoluzione. Quelli che lui concepiva come errori da correggere, per la maggior parte dei biologi tradizionali erano variazioni sul tema di un ricco contenitore di diversit genetica essenziale per mantenere la variabilit della specie nei riguardi di un ambiente sempre in mutamento. Molto tempo fa abbiamo imparato che i tratti recessivi e le mutazioni giocano un ruolo essenziale nello schema dell'evoluzione. Non sono dei veri errori, ma piuttosto delle opzioni, alcune delle quali diventano delle opportunit. Eliminando i geni cosiddetti cattivi si aumentano i rischi di depauperare il pool genetico e di limitare le future opportunit evolutive. I tratti con geni recessivi sono troppo complessi per essere condannati come semplici errori nel codice. Infatti solo adesso stiamo iniziando a capire i sottili e svariati ruoli che giocano i geni dei tratti recessivi, alcuni dei quali hanno avuto un ruolo importante nell'assicurare la sopravvivenza di gruppi razziali etnicamente differenti. Per esempio, la caratteristica recessiva dell'anemia falciforme protegge dalla malaria. Il gene recessivo della fibrosi cistica potrebbe giocare un ruolo importante nel proteggere dal colera. Quando, nel desiderio di riprogrammare, si pensa alle caratteristiche recessive e ai disordini causati da un singolo gene come a meri errori del codice, si perde la visione di come stanno veramente le cose nel regno della biologia. Eliminare i disordini genetici a livello di linea germinale, nelle cellule sessuali, cosa molto diversa dal trattare chirurgicamente i disordini genetici a livello di linea somatica dopo la nascita. Nel primo caso, le distruzioni genetiche possono produrre a lungo termine un pericoloso impoverimento del pool genetico su cui fanno affidamento le future generazioni per ottenere adattamenti evolutivi alle variazioni ambientali. L'intervento a livello delle cellule somatiche, d'altro canto, se venisse inteso come una normale via terapeutica per curare le gravi malattie che non possono essere trattate con i pi convenzionali approcci, incluse le misure preventive, potrebbe avere un valore potenziale. L'idea di manipolare la specie umana apportando cambiamenti a livello di linea germinale non poi cos dissimile dall'idea di manipolare un pezzo di una macchina. Un ingegnere alla costante ricerca di nuove vie per migliorare l'efficienza della macchina. Non appena una serie di difetti viene eliminata, l'ingegnere sposta immediatamente la sua attenzione verso nuovi difetti, avendo in mente l'idea di creare una macchina sempre pi efficiente. L'idea di porre limiti discrezionali all'accettabilit del miglioramento del tutto estranea al concetto di ingegneria genetica. Il nuovo linguaggio delle scienze dell'informazione ha trasformato molti biologi molecolari da scienziati in ingegneri, sebbene essi siano, senza dubbio, poco consapevoli della metamorfosi. Quando un biologo molecolare parla di mutazioni e malattie genetiche e le definisce come errori del codice genetico, l'implicita, se non esplicita, asserzione che in primo luogo queste non sarebbero mai dovute esistere, che sono fastidi o sbagli che

devono essere eliminati dal programma genetico o corretti. Il biologo molecolare diventa di volta in volta sia l'ingegnere che fa i conti sia il programmatore che descrive i codici, eliminando continuamente errori e programmando nuovamente le istruzioni per aggiornare il programma e la prestazione. E' un ruolo ambiguo e pericoloso, se ci fermiamo a considerare che ogni essere umano, uomo o donna, porta con s un numero di geni recessivi letali. Dobbiamo dunque arrivare a considerarci esseri difettosi gi in origine, in quanto dotati di un codice pieno di errori? Se cos , con quale ideale forma di perfezione dovremmo misurarci? Se ogni essere umano costituito da una serie di errori di vario grado, allora la ricerca della forma ideale vana. Quello che rende il nuovo linguaggio dei biologi molecolari cos sottilmente raggelante che esso rischia di creare un nuovo archetipo, un essere perfetto, senza difetti, senza errori, al quale aspirare, un uomo e una donna nuovi, come noi, ma senza le imperfezioni, le increspature, la vulnerabilit e la fragilit che sono state definite la nostra essenza dall'inizio della nostra esistenza. Non meravigliamoci se molte comunit dei diritti dei disabili sono sempre pi atterrite dalla nuova biologia. I disabili si chiedono se, nel nuovo mondo che sta per giungere, le persone come loro verranno viste come degli errori di codice genetico, errori che vanno corretti, vite che devono essere eliminate, alle quali deve essere negato il diritto di venire alla luce. Ancora una volta, quanto dobbiamo essere tolleranti quando consideriamo i difetti, gli sbagli e gli errori del codice che ci circondano? La domanda cruciale se l'umanit debba o meno iniziare in laboratorio il processo della manipolazione delle future generazioni secondo vere e proprie progettazioni biotecnologiche. Cosa succede se in fondo alla strada che stiamo per imboccare si nasconde il sogno di una societ umana sempre pi perfetta ?

NOTE AL CAPITOLO 4. N. 1. Roosevelt, Theodore a Davenport, Charles B., 3 gennaio 1913, Charles B. Davenport Papers , Department of Genetics, Cold Spring Harbor, N.Y.; Roosevelt, Theodore, Birth reform, from the positive, not the negative side , in "The Works of Theodore Roosevelt", vol. 21 (New York, Charles Scribner's Sons 1923-26), p. 163; Roosevelt, Theodore Twisted Eugenetics , in ivi, vol. 12, p. 201. N. 2. Ludmerer, Kenneth M., "Genetics and American Society: A Historical Appralsal", (Baltimore, Johns Hopkins University Press, 1972), p. 43. N. 3. Ibid. N. 4. Guyer, Michael F., "Being Well Born: An Introduction to Heredity and Eugenics", (Indianapolis, Bobbs-Merrill Co., 1926), prefazione. N. 5. Conklin, E. G., "The Future of America: A Biological Forecast", Harper's Magazine , aprile 1928, pp. 529-539. N. 6. Newman, Horatio H., "Evolution, Genetics and Eugenics" (Chicago, University of Chicago Press, 1921), p. 441. N. 7. American Breeders Association, "Proceedings", vol. 2, 1906. N. 8. Davenport, Charles B., Charles B. Davenport Papers , 3 gennaio 1913. N. 9. Haller, Mark H., "Eugenics: Hereditarian Attitudes in American Thought" (New Brunswick, NJ, Rutgers University Press, 1963), p. 73. N. 10. Davenport, Charles B., op. cit., 22 luglio 1913. N. 11. Von Kleinsmid, R.B., An Inquiry Concerning some Preventions of Crime , American Psycological Association, 1915, p. 108.

N. 12. McDougall, William, "Is America Safe for Democracy?" (New York, Charles Scribner's Sons, 1921); "Ethics and Some Modern World Problems" (New York, G.P. Putnam's Sons, 1924); "The Indestructible Union" (Boston, Little, Brown and Co., 1925). N. 13. Citato in "Teaching School Bulletin", febbraio 1914, p. 160. N. 14. Fisher, Irving, What I Think About Eugenics , in Eugenics Society of the USA, "A Brief Bibliography of Eugenics", 1915, p. 5. N. 15. Allen, Gar, "A History of Eugenics in the Class Struggle", Science for the People , marzo 1974, p. 33. N. 16. Hooton, Earnest Albert, "The American Criminal: An Anthropological Study" (Cambridge, MA, Harvard University Press, 1939), p.p. 307-309. N. 17. Godkin, Edwin L., "Problems of Modern Democracy: Political and Economic Essays" (Cambridge, Belknap Press of Harvard University Press, 1966). N. 18. Croly, Herbert D., "The Promise of American Life" (New York: Macmillan Co., 1909), p. 81. N. 19. Coolidge, Calvin, "Whose Country ts This?", Good Housekeeping , febbraio 1921, p.p. 13-14. N. 20. Bell, A. G., "A Few Thoughts Concerning Eugenics", (indirizzato alla American Breeders Association a Washington, gennaio 1908), National Goegraphic , febbraio 1908, p.p. 119-123; vedi anche Bell, A. G., "How to Improve the Race", Journal of Heredity , gennaio 1914, p.p. 1-7. N. 21. Saleeby, Caleb Williams, "The Progress of Eugenics" (New York, Funk & Wagnalls, 1914), p. 89. N. 22. Sanger, Margaret, Need for Birth Control in America , in Meyer, Adolf, ed. "Birth Control, Facts and Responsabilities" (Baltimore, Williams and Williams Co., 1925), p. 15. N. 23. Ibid., p. 180; Laughlin, Harry H., "Eugenitcal Sterilization in the United States" (Chicago, Psychopathic Laboratory of the Municipal Court of Chicago, 1922), p.15. N. 24. Hickman, H.B., "Delinquent and Criminal Boys Tested by Binet Scale", Teaching School Bulletin , gennaio 1915, p. 159. N. 25. Laughlin, Harry H., Scope of the Committee's Work , Eugenics Record Office, Cold Spring Harbor, New York, 1914. N. 26. Landman, Jacob H., "Human Sterilization: The History of the Sexual Sterilization Movement", (New York, Macmillan Co.,1932), p. 259. N. 27. Haller, op. cit., p. 139. N. 28. Landman, op. cit., p.p. 80-93. N. 29. Fisher, Irving, a Davenport, Charles B., Charles B. Davenport Papers , 2 marzo 1912. N. 30. Ross, Edward, A., "The Old World in the New: The Significance of Past and Present Immtgration to the American People" (New York, The Century Co., 1944), pp. 113, 145, 147, 148, 150. N. 31. Grant, Madison, "The Conquest of a Continent: or, The Expansion of Races in America" (New York, Charles Scribner's Sons, 1933), p. 53; "Passing of the Great Race: or, The Racial Basis of European History" (New York, Charles Scribner's Sons, 1918), p. 78. N. 32. Smith, Anthony, "The Human Pedigree" (New York, J. B. Lippincott Company, 1975), p. 233. N. 33. Laughlin, Harry H., Analysis of America's Melting Pot , hearings before the house Committee on Immigration and Naturalization, 67th Congress, 3rd Session (U.S. Goverment Printing Office, 1922), p. 755. N. 34. Davis, James J., "Our Labor Shortage and Immigration", Industrial Management , 1923, p. 323. N. 35. "Congressional Record", 8 aprile 1924, p. 5693.

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N. 62. Bodmer, Walter, and McKie, Robin, "The Book of Man: The Human Genome Project and the Quest to Discover Our Genetic Heritage", (New York, Scribner, 1994), p. 234-235. N. 63. Stamatoyannopoulos, G., Problems of Screening and Counseling in the Hemoglobinopathies , in Motulsky, Arno G., and Lenz, W., eds., "Birth Defects: Proceedings of the Fourth International Conference", Vienna, Austria, 2-8 settembre 1973 (Amsterdam, Excerpta Medica, 1974), p.p. 268-276. N. 64. Weiss, Rick, "Discovery of Jewish Cancer Gene Raises Fears of More Than Disease", Washington Post , 3 settembre 1997, p. A3. N. 65. Ibid. N. 66. "Berman v. Allan", 404 A. 2d 380 NJ. 421 (1979), p.p. 10-13; Levoy, Gregg, "Wrongful Life: People Now Sue Just for Being Born", San Francisco Chronicle , 25 marzo 1990, This World, p. 12. N. 67. California Civil Code 43.6 (1991); Indiana Code. Ann. 34-1-1-11 (1990); Minnesota Statutes 145. 424 (1990); 188.130 R.S. Missouri (1989); South Dakota Codified Laws 2155-(1-4) (1991); Utah Code 78-11-(23-25) (1983); Vedi "Turpin v. Sortini", 643 P. 2d 954 (1982); "Procanik v. Cillo", 478 A. 2d 483 (1983); "Berman v. Allan", p. 14; Levoy, op. cit., p. 12. N. 68. "Whether to Make Perfect Humans", New York Times , 22 luglio 1982, p. A22 N. 69. Ibid. N. 70. Cowan, Genetic Technology and Reproductive Choice , p.p. 249-252; Sandler, Merton, ad., "Amniotic Fluid and Its Clinical Significance" (New York, M. Dekker 1981), Capitolo 1; Valenti, Carlo, Schutta, Edward J., and Kehaty, Tehila, "Prenatal Diagnosis of Down's Syndrome", Lancet , 27 luglio 1968, p. 220. N. 71. Cowley, Geoffrey, "Made To Order Babies", Newsweek , inverno/primavera 1990, edizione speciale, The 21st Century Family , p. 98. N. 72. Lehrman, Sally, "The Fountain of Youth?", Harvard Health Letter , giugno 1992, p.p. 1-3. N. 73. Schrof, Joanne M., "Pumped Up", U.S. News & World Report , 1 giugno 1992, p. 55. N. 74. Werth, Barry, "How Short is Too Short? Marketing Human Growth Hormone", New York Times Magazine , 16 giugno 1991, p. 47. N. 75. Memorandum a Gilman Grave, M.D., Chair, ICRS, NICHD, Clinical Research Project Number 91-CH-46. A Randomized, Double Blind, Placebo-Controlled Clinical Trial of the Effects of Growth Hormone Therapy on the Adult Height of Non Growth Hormone Deficient Children with Short Stature , 27 novembre 1990; Agreement letter from Lilly Research Laboratories to Gordon B. Cutler Jr., M.D., 11 novembre 1987. N. 76. "Nih Hormone Tests with Children Draws Criticism of Group", Wall Street Journal (Eastern edition), 25 giugno 1992, p. A1. N. 77. Lantos, John, Siegler, Mark, and Cuttler, Leona, "Ethical Issues in Growth Hormone Therapy", Journal of the American Medical Association , 17 febbraio 1989, p. 1022. N. 78. Werth, op. cit., p. 15. N. 79. Parens, Erik, "Autonomous Consumers", Hastings Center Report , luglio/agosto 1994, p. 3. N. 80. Zimmerman, Human Germ-Line Therapy , p. 607. N. 81. "Changing Your Genes", The Economist , 25 aprile 1992, p. 11. N. 82. Ibid. N. 83. Sinsheimer, Robert L., "The Prospect of Designed Genetic Change", Engineering and Science , aprile 1969, p.p. 8-13. N. 84. Citato in Peter, Walter G. III, "Ethical Perspectives in the Use of Genetic Knowledge", BioScience , 15 novembre 1971, p. 1133.

N. 85. Limoges, Camille, Errare Humanum Est: Do Genetic Errors Have a Future? in Cranor, Carl F., ed., "Are Genes Us? The Social Consequences of the New Genetics" (New Brunswick, NJ, Rutgers University Press, 1994), p. 114. N. 86. Ibid., p.p. 114-115.

5. LA SOCIOLOGIA DEL GENE.

Gli straordinari passi avanti compiuti nella manipolazione genetica sono stati accompagnati da un ritorno della sociologia eugenetica. La nuova sociologia sta aiutando a creare il clima culturale adatto per permettere l'emergere di una societ eugenetica. La sociobiologia uscita dai corridoi accademici dell'Universit di Harvard e di altre istituzioni educative elitarie, per diventare l'arbitro sociale dell'era della genetica. Nell'antica lotta fra natura ed educazione, i sociobiologi si schierano con la passata scuola di pensiero, secondo cui il comportamento umano pi strettamente associato all'ereditariet che all'ambiente. Pur ammettendo che l'ambiente giochi un ruolo sia nello sviluppo individuale che in quello di gruppo i sociobiologi sono molto pi impressionati dal ruolo che viene giocato dai geni nel determinare la socialit di ogni essere vivente. Il passaggio dall'educazione alla natura la quinta regola della nuova matrice operativa del secolo della biotecnologia. Con l'aumentare delle conoscenze sui geni, i bioingegneri avranno inevitabilmente nuove intuizioni sul funzionamento delle caratteristiche pi complesse, come quelle associate al comportamento e al pensiero. Sta gi aumentando, per esempio, il numero di malattie mentali che i ricercatori sono riusciti a collegare a disordini genetici. Alcuni scienziati stanno inoltre iniziando a suggerire che varie forme di comportamenti antisociali, come la timidezza, la misantropia e la criminalit, potrebbero essere esempi di geni mal funzionanti. Il Centro per lo studio sui gemelli e sull'adozione del Minnesota ha scoperto che l'ereditariet gioca un ruolo determinante in alcuni tratti comuni della personalit. Questo centro ha persino pubblicato degli studi che dovrebbero fornire una stima di quanto l'ereditariet determini la personalit. Per quanto riguarda la tendenza alla preoccupazione, sarebbe il 55%; per la creativit, il 55%; per il conformismo, il 60%; per l'aggressivit, il 48%; per l'estroversione, il 61% (1). Molti sociobiologi si spingono anche pi in l, affermando che di fatto tutta l'attivit umana, in qualche modo, determinata dal nostro profilo genetico e che se desideriamo cambiare la nostra condizione dobbiamo prima cambiare i nostri geni. - Natura contro educazione. Studi che hanno la pretesa di trovare le basi genetiche dello stato d'animo, del comportamento e della personalit stanno proliferando al momento nella letteratura scientifica. Nel 1997 gli scienziati dell'Institute of Child Health di Londra riportarono l'individuazione di quello che loro credevano essere un gruppo di geni del cromosoma X che predispone le donne a comportamenti sociali migliori rispetto a quelli degli uomini. I ricercatori trovarono delle significative differenze di capacit nel socializzare in due gruppi di ragazze che erano affette da sindrome di Turner. Le ragazze che avevano ereditato il cromosoma X paterno erano molto pi socievoli ed espressive, impiegavano un tempo pi breve per fare amicizia, avevano rapporti migliori con la famiglia e con gli insegnanti ed erano generalmente pi felici e meglio adattate di quelle che avevano ereditato il cromosoma X dalla madre. Gli scienziati conclusero che il cromosoma X

apparentemente inattivo nel caso in cui venga ereditato dalla madre; invece attivo quando viene ereditato dal padre e favorisce livelli di interazioni sociali pi alti. I ricercatori chiesero ai genitori di 88 ragazze con la sindrome di Turner di valutare diversi aspetti del comportamento delle loro figlie. Alcune delle domande a cui i genitori dovevano cercare di rispondere erano ad esempio: Le ragazze hanno difficolt ad accorgersi dei sentimenti degli altri? Capita che esse offendano inconsapevolmente gli altri con il loro comportamento? Pretendono che le persone dedichino loro molto tempo? Hanno difficolt a capire le indicazioni che vengono date loro, se le parole non vengono scandite molto chiaramente? . Poi, usando analisi genetiche, i ricercatori scoprirono che le ragazze che avevano ereditato il cromosoma X dalle madri avevano una maggiore difficolt nell'esprimere abilit sociali rispetto alle ragazze che avevano ereditato il cromosoma X dai loro padri. (Normalmente le ragazze ereditano due cromosomi X, uno da ogni genitore, mentre i ragazzi ereditano un cromosoma X e un cromosoma Y. Le ragazze affette dalla sindrome di Turner ereditano un solo cromosoma X.) Quando i ricercatori studiarono ragazzi e ragazze normali , trovarono che i ragazzi, che per forza di cose ereditano il cromosoma X dalle loro madri, ottengono un punteggio inferiore nella capacit a socializzare esattamente come le ragazze con la sindrome di Turner il cui singolo cromosoma X era di origine materna (2). David H. Skuse, uno psichiatra ricercatore dell'Institute of Child Development dell'University College di Londra che aveva partecipato a questa ricerca, afferm che il gruppo di geni che viene ereditato con il cromosoma X paterno potrebbe aiutare una persona a dedurre quello che un'altra persona sta provando o sta pensando: in breve, ad avere quello che chiamiamo intuito femminile (3). Skuse e colleghi ipotizzano che migliori capacit sociali, inclusa l'abilit di simpatizzare e di legare con gli altri, ha forse conferito un vantaggio evolutivo alle donne, permettendo loro di compensare la mancanza di potenza fisica, mentre la psiche meno sensibile degli uomini stata probabilmente un vantaggio ogni volta che si sono trovati a combattere o a uccidere altri uomini o animali (4). In un altro studio pubblicato nel 1996, dei ricercatori riferirono di aver scoperto una base genetica per tre diversi stati d'animo: quello di quando si alla ricerca di qualcosa di nuovo , quello di quando si alla ricerca di qualcosa di emozionante e quello di quando ci si trova in una situazione di eccitabilit . Due diversi gruppi di ricercatori, diretti da Richard P. Ebstein dell'Herzog Memorial Hospital di Gerusalemme, e da Jonathan Benjamin del Laboratorio di scienze cliniche dell'Istituto nazionale di salute mentale, associarono le differenze nei primi due stati d'animo (quando si alla ricerca di qualcosa di nuovo e quando si alla ricerca di qualcosa di emozionante ) a bassi livelli di attivit dopaminergica. La dopamina gioca un ruolo importante nella stimolazione dell'euforia. I ricercatori scoprirono che il comportamento guidato dallo stato d'animo ricerca di qualcosa di nuovo , spesso associato ad alti livelli ematici di prolattina, il che riflette un'attivit dopaminergica bassa (5). I ricercatori degli Nih affermano di avere individuato i geni che predispongono le persone a uno stato di grande ansia . Gli individui che ereditano una certa forma di un gene del cromosoma 17 sono molto pi predisposti all'ansiet, dice Dennis Murphy degli Nih in uno studio riportato sulla rivista scientifica New Scientist . Il gene associato all'ansia influenza la produzione di una proteina chiamata trasportatore della serotonina. Questa particolare proteina controlla il livello di serotonina nel cervello. Altri scienziati degli Nih, che lavorano con un gruppo di ricerca dell'Universit di W rzburg, in Germania, hanno individuato un punto del D.N.A. vicino al gene che d origine al trasportatore della serotonina responsabile dell'attivazione del gene stesso. Si tratta di un promotore, una sequenza di D.N.A. che regola il gene, che pu essere ereditato in due forme, una delle quali doppiamente efficiente nello stimolare il gene alla produzione della proteina. Uno

studio condotto su centinaia di volontari ha trovato che gli individui con la versione pigra del promotore del gene hanno ottenuto punteggi pi alti nei test per individuare e misurare i comportamenti di tipo nevrotico, come ansiet, pessimismo e paura, rispetto alle persone con la versione pi attiva del promotore. I ricercatori, tuttavia, aggiungono che la predisposizione genetica, per quanto significativa, pu spiegare probabilmente meno del 4% delle variazioni nei comportamenti nevrotici delle persone (6). Gli scienziati stanno individuando un crescente numero di collegamenti fra il comportamento, la personalit e il profilo genetico. John J. Ratey, uno psichiatra del Medfield State Hospital, nel Massachusetts, afferma che molte persone sono affette da disturbi ombra con una base genetica, forme leggere di disturbi neuropsichiatrici, diversi tipi di mania, la sindrome ossessivo-compulsiva, la depressione o come la sindrome da carenza di attenzione . Alcune persone sono affette da una forma subclinica di autismo senza saperlo, afferma Ratey. L'autismo un disordine neurologico caratterizzato dal fatto che l'individuo si ritira nel proprio mondo interiore e non in grado di comunicare e di stabilire contatti di tipo emotivo con gli altri. Ratey scopr che molti genitori di bambini autistici manifestavano sintomi della malattia, anche se molto blandi, ma non era mai stato loro diagnosticato l'autismo. Spesso, gli individui che sono affetti da autismo sub-clinico senza saperlo, si comportano in modo strano e vengono considerati dalle altre persone imbranati o originali . Essi sono incapaci di cogliere gli stimoli, i segnali che vengono trasmessi in un gruppo sociale e sembrano non possedere nemmeno le pi elementari buone maniere. Alcuni reputano queste persone incorreggibili . Ratey crede invece che esami genetici pi accurati mostreranno un ampio raggio di sottili variazioni genetiche che condizionano il comportamento e danno forma alla personalit umana (7). Sembra che pi o meno ogni settimana venga pubblicato un nuovo studio che mostra una probabile connessione tra genotipo e comportamento. Nel 1993, la rivista scientifica Science pubblic un articolo di cinque scienziati dell'Istituto nazionale per lo studio dei tumori che riportava un'associazione tra i marcatori di D.N.A. sul cromosoma X e l'orientamento sessuale maschile . Il dottor Dean Hamer e il suo gruppo di ricercatori ricostruirono la storia familiare di 76 omosessuali e trovarono che il 13,5% dei fratelli degli uomini gay erano anch'essi omosessuali, con una probabilit di omosessualit sei volte maggiore rispetto agli altri uomini. Lo studio trov inoltre molti pi zii e cugini omosessuali dal lato materno di ogni famiglia. Il gruppo di ricercatori concluse che esiste il 95,5% di certezza che la predisposizione all'omosessualit si possa trovare in un gene, o in alcuni geni, vicino alla fine del braccio lungo del cromosoma X che viene ereditato dalla madre (8). Molto prima, Simon LeVay, dell'Istituto Salk sugli Studi biologici a La Jolla, in California, aveva affermato che le differenze tra gli omosessuali e gli eterosessuali erano da individuarsi nella base del cervello. Entrambi i rapporti sollevarono il problema se l'omosessualit sia una predisposizione biologica, una preferenza sociale, una malattia, una semplice deviazione dalla normalit o una normale variazione della sessualit (9). Un'altra controversia venne sollevata nel 1996, quando gli scienziati riportarono di avere individuato nei topi un marcatore genetico per l'alcolismo. Il dottor John Crabbe, un genetista comportamentale del Veterans Administration's Medical Center di Portland, nell'Oregon, e i suoi colleghi riferirono che i topi carenti del gene del recettore 5-H.T.r.b. bevevano almeno una quantit doppia di alcol rispetto ai topi normali quando gli veniva loro offerta la scelta di bere acqua naturale o addizionata con etanolo. Era stato inoltre scoperto che i topi mutanti tolleravano meglio l'alcol ed erano pi aggressivi. Il recettore 5-H.T.r.b. si pu collegare alla serotonina, un composto chimico usato dalle cellule del cervello per comunicare le une con le altre. Crabbe aggiunse quasi subito che l'alcolismo non una malattia causata da un singolo gene. Circa il 50% a base genetica e circa il

50% a base ambientale. E dal punto di vista genetico sono coinvolti molti geni . Tuttavia, quando lo studio venne divulgato, le sfumature e le complicazioni delle relazioni tra genotipo e fenotipo vennero ridotte al titolo a caratteri cubitali Un gene per topi ubriachi (10). Il fattore genetico nelle relazioni familiari anche il punto su cui si sta maggiormente focalizzando l'attenzione di scienziati, psicologi e consulenti familiari. I ricercatori che si occupano di genetica del comportamento stanno esplorando le influenze genetiche sulle famiglie cercando di comprendere come queste influenze possano condizionare le relazioni tra i membri delle famiglie stesse. Scrivendo sul Journal of Marriage and the Family , David Reiss, professore di psichiatria alla George Washington University a Washington D.C., afferma che siccome ormai esistono considerevoli prove che alcuni fattori cognitivi e che influenzano la personalit hanno carattere ereditario , utile iniziare a costruire e utilizzare modelli che spieghino come le influenze genetiche agiscano sulle relazioni genitore-figlio e su quelle tra gemelli (11). Per esempio, Reiss sostiene che la fiducia in se stessi e la consapevolezza sociale siano ereditabili e che se questa disposizione genetica esiste per entrambi i genitori e per la loro progenie, la genetica potrebbe essere un fattore positivo nell'influenzare le relazioni dei loro figli con i coetanei (12). D'altro canto, se un genitore e un bambino hanno entrambi la predisposizione genetica per alti livelli di ansiet e di stress, la costante interazione tra i due non fa altro che rinforzare ed esacerbare i livelli di stress di ogni componente della famiglia. Reiss usa l'esempio dell'incapacit dei genitori di far pregustare e di preparare un bambino all'evento scolastico o dell'ansia dei genitori riguardo alla separazione dai figli . Secondo Reiss, gli stessi geni nel bambino portano a comportamenti che gli insegnanti classificano come sintomatici (13). L'idea stessa di ripensare le relazioni familiari e lo sviluppo di un bambino usando un modello genetico interattivo, una cosa completamente diversa da come le dinamiche familiari sono state considerate in passato. Il modello genetico fa s che ci si discosti completamente dal significato attuale dell'espressione relazioni familiari . - Una politica geneticamente corretta. La sempre maggiore quantit di studi condotti sui collegamenti genetici con personalit e comportamento sta producendo un certo effetto sull'opinione pubblica. E' importante ricordare che, dalla fine della seconda guerra mondiale fino a tutti gli anni Ottanta, gli scienziati sociali affermarono che solamente attraverso l'avvio di cambiamenti nell'ambiente sarebbe stato possibile occuparsi seriamente, risolvendoli forse, di mali sociali. Per pi di quaranta anni, le decisioni politiche hanno favorito l'educazione rispetto alla natura. Adesso, tormentate da profonde crisi sociali, le nazioni industrializzate sembrano non essere pi in grado, o non essere propense ad attuare cambiamenti significativi percorrendo il tradizionale sentiero delle riforme istituzionali e ambientali. I sociobiologi e altri con le loro convinzioni sostengono che l'accurata revisione del sistema economico e sociale , nella migliore delle ipotesi, solo un palliativo e, nella peggiore, un inutile esercizio. Essi affermano che la chiave della maggior parte dei comportamenti sociali ed economici deve essere trovata a livello genetico. Affermano inoltre che per cambiare la societ dobbiamo prima di tutto essere propensi a cambiare i geni e che, mentre l'ambiente un fattore, i geni sono in definitiva gli agenti maggiormente responsabili nel dare forma al comportamento individuale e sociale. Il defunto Sir Julian Huxley espresse le convinzioni di un sempre maggiore numero di biologi e scienziati sociali quando scrisse:

"E' chiaro che per ottenere un significativo aumento dell'efficienza nazionale e internazionale noi non possiamo pensare di individuare ed eliminare singoli sintomi di malessere sociale o politico, o di aggiustare di volta in volta l'ingranaggio che muove la politica mondiale, e nemmeno di puntare su un miglioramento dell'istruzione; dobbiamo invece fare sempre pi affidamento sulla possibilit di alzare il livello genetico delle capacit intellettuali e pratiche dell'uomo" (14). Come Huxley e gli eugenisti americani dei primi decenni del ventesimo secolo, molti scienziati si stanno sempre pi convincendo che i problemi non sono le istituzioni che l'umanit ha costruito, ma il modo stesso in cui la specie umana costruita. Il radicale passaggio dall'educazione alla natura attribuibile, in parte, al grande interesse generato dal Progetto genoma e dalle iperboliche dichiarazioni rilasciate ai media dai suoi maggiori sostenitori. James Watson, che fu il primo direttore del progetto sovvenzionato dal governo di decifrare il genoma umano, riassunse con le sue dichiarazioni l'entusiasmo di molti suoi colleghi coinvolti nel programma multimiliardario. In un'intervista apparsa su Time , Watson asser audacemente: Eravamo abituati a pensare che il destino fosse scritto nelle stelle. Adesso noi sappiamo, in grande misura, che il nostro destino nei nostri geni . Anche altri membri della comunit di biologi molecolari sono stati ugualmente esuberanti. Il biologo Walter Gilbert chiama il Progetto Genoma Il sacro Graal della genetica , mentre il biologo Norton Zinder fa riferimento alla sequenza del genoma umano come alla stele di Rosetta . Il biologo Robert Sinsheimer si spinge ancora pi in l, affermando che la sequenza definisce un essere umano (15). La maggior parte di queste dichiarazioni hanno una motivazione politica: lo scopo quello di focalizzare l'attenzione pubblica sui grandi e potenziali benefici che potrebbero derivare dal Progetto genoma umano. I fautori del progetto, che appartengono ai diversi campi della biologia molecolare e al mondo del business, hanno molto probabilmente un pensiero fisso: assicurarsi che il Congresso non interrompa i finanziamenti; essi hanno infatti tutto da guadagnare dalla raccolta di dati genetici a spese dei contribuenti. Se noi siamo i nostri geni , come un sempre maggior numero di biologi molecolari pensa - sebbene precisando in modo appena percettibile che l'ambiente gioca almeno un piccolo ruolo nello sviluppo - allora l'investimento multimiliardario fatto nel Progetto genoma sembra essere un piccolo prezzo da pagare per le informazioni vitali che sia gli individui sia l'intera societ potranno usare per aumentare il benessere personale e della collettivit. L'Ufficio dell'accertamento tecnologico del governo federale, ormai defunto, nella sua valutazione dei meriti della mappatura e del sequenziamento del genoma umano espresse i sentimenti di molti, sia del governo sia del settore privato, quando concluse che uno dei pi forti argomenti a sostegno del Progetto genoma che esso fornir le conoscenze circa i determinanti della condizione umana , incluse quelle malattie che sono alla base dei problemi della societ attuale (16). L'idea che i geni sono alla base di molti problemi dell'attuale societ sarebbe stata considerata inconcepibile e rifiutata in toto dagli accademici e dai politici solo una generazione fa. Quando nel 1969 Arthur R. Jensen, un professore di educazione e di psicologia dell'Universit di Berkeley, California, cerc di spiegare le argomentazioni genetiche nell'articolo pubblicato sulla Harvard Educational Review e intitolato "Quanto possiamo aumentare il quoziente d'intelligenza e le prestazioni scolastiche?", la comunit intellettuale americana rispose con un attacco al vetriolo, avvertendo che tali considerazioni portavano ai fervori eugenetici che si erano diffusi attraverso il Paese e nel mondo all'inizio del secolo. Jensen rispose a queste critiche affermando che un giusto dibattito veniva di fatto represso dallo 'spirito del tempo' dell'egualitarismo degli ambientalisti (17). Due anni dopo, il Nobel William Shockley, l'inventore del transistor,

fece delle affermazioni altrettanto audaci al congresso annuale dell'American Psychological Association. Shockley disse ai giornalisti presenti che la diagnosi [...] confermer che con i nostri programmi di welfare, magari in buona fede, stiamo di fatto provocando una disgenia, una evoluzione regressiva, attraverso una sproporzionata riproduzione degli svantaggi genetici (18). Quando Shockley sugger ai congressisti che il governo avrebbe dovuto incoraggiare la sterilizzazione volontaria delle persone con un'intelligenza inferiore alla media, grazie a incentivi finanziari - il pagamento avrebbe dovuto essere proporzionale al numero di punti al di sotto di 100 che l'individuo ottiene nel test del quoziente d'intelligenza - l'establishment intellettuale fece nuovamente cerchio, questa volta accusando Shockley di alimentare le fiamme di odio e bigottismo razziali (19). Quello che dalla fine della seconda guerra mondiale alla fine degli anni Ottanta veniva visto come un'eresia, ormai universalmente accettato nel campo medico ma anche da buona parte dell'establishment intellettuale. Sebbene la sterilizzazione sia, ancora, vista con molto scetticismo, sono sempre di pi i medici e i professionisti nel campo della sanit che consigliano le future madri di abortire per i feti positivi al test per la sindrome di Down e per le altre malattie genetiche che potrebbero comportare per il bambino un quoziente d'intelligenza sgradevolmente basso . Scrivendo sulla rivista scientifica Science , Daniel Koshland si dichiar d'accordo con l'affermazione dell'Office of Technology Assessment che una parte delle malattie genetiche alla base di molti problemi sociali (20). Koshland porta l'esempio delle schiere di senzatetto, molti dei quali sono affetti da malattie mentali, come un esempio della necessit di affrontare i problemi sociali agendo sulla loro radice genetica, attraverso misure preventive (21). L'affermazione di Koshland sul problema dei senzatetto lasci atterriti tutti coloro che credono e lavorano per attuare delle riforme sociali, ma lasci quasi indifferenti gli esponenti della comunit scientifica, molti dei quali sostengono ormai apertamente le teorie sulle cause genetiche dei mali della societ. L'idea che il problema dei senzatetto potrebbe avere una qualche relazione con la mancanza di un'adeguata istruzione per tutti, con la questione della distribuzione del reddito nella popolazione, con la drastica diminuzione della forza-lavoro industriale a causa dell'introduzione di sofisticate tecnologie, con la crescente emarginazione dei poveri, era curiosamente assente nelle osservazioni di Koshland, lasciando la netta impressione che la nostra ultima speranza risieda nei biologi molecolari e nei loro sforzi compiuti per decifrare il Sacro Graal della biologia, il genoma umano. Alcune voci, poche e isolate, nella comunit biologica continuano ad avvertire i loro colleghi dei pericoli che corrono, muovendosi cos velocemente e senza darsi un codice di autoregolazione, aumentando tra l'altro il rischio che vengano prese decisioni politiche potenzialmente pericolose. Ruth Hubbard, professore di Biologia all'universit di Harvard, nel 1993 ammon che il precipitoso passaggio dall'educazione alla natura "dovuto in parte a un attacco di carattere conservatore alle conquiste per i diritti civili e del movimento per i diritti delle donne. Questi e altri simili movimenti hanno messo in luce l'importanza del ruolo che gioca l'ambiente nel foggiare quello che noi siamo, insistendo sul fatto che le donne, gli afroamericani e altri gruppi di persone hanno uno status inferiore nella societ americana perch sono discriminati, e non perch essi sono naturalmente inferiori. I conservatori sono veloci ad appropriarsi delle scoperte scientifiche che sembrano mostrare le innate differenze che essi possono usare per spiegare l'attuale ordine sociale" (22). Se i riformatori sociali degli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta hanno rifiutato a priori le teorie sulla base genetica dello sviluppo umano, nei loro disperati sforzi di trovare

un rimedio per i mali della societ, i nuovi riformatori genetici sembrano pensarla in modo esattamente opposto, attribuendo ai geni troppi aspetti di comportamenti singoli e sociali. Il crescente dibattito su natura ed educazione ha polarizzato l'attenzione della maggior parte della comunit accademica negli ultimi anni. Tuttavia, i biologi che stanno lavorando nel nuovo campo della genetica dello sviluppo possono stabilire una necessaria via di mezzo per comprendere le molte e sottili relazioni che esistono tra il genotipo e il fenotipo e tra gli stimoli ambientali e l'espressione genica. I genetisti dello sviluppo potrebbero non essere d'accordo con la comune convinzione che esiste tra i biologi, come il dottor Alexander Rich del MIT e il dottor Sung Hou Kim dell'Universit della California a Berkeley, i quali affermano che le istruzioni per la messa a punto e l'organizzazione di un sistema vivente sono comprese nelle molecole di D.N.A. contenute nella cellula vivente (23). I biologi dello sviluppo ammettono che i geni codificano importanti informazioni per lo sviluppo di un organismo, ma essi sostengono che i geni, di per s, non definiscono o controllano lo sviluppo. Stuart Newman, biologo cellulare del New York Medical College, sottolinea che un essere vivente un sistema dinamico ed sensibile agli impulsi che provengono dall'ambiente e che, contrariamente a quanto accade con le macchine, pu manifestare comportamenti molto differenti e assumere forme molto diverse in condizioni ambientali leggermente differenti (24). Newman afferma che molto pi appropriato pensare al D.N.A. come a una semplice lista di ingredienti e non come a una ricetta che stabilisce come essi interagiscano (25). Egli cita l'esempio di un embrione che si sta sviluppando nell'utero: "L'ambiente del genoma include non solo fattori controllabili dall'esterno, come la temperatura e l'alimentazione, ma anche un grande numero di proteine fornite dalla madre presenti nella cellula uovo al momento della fecondazione. Queste proteine condizionano l'attivit genetica e, grazie alle loro variazioni quantitative e alla loro distribuzione spaziale nella cellula uovo, possono far s che gli embrioni, anche se di due gemelli geneticamente identici, si sviluppino in modi completamente differenti" (26). Newman e altri esponenti della genetica dello sviluppo affermano che i geni non generano organismi. Piuttosto, l'esistenza dei geni presuppone l'esistenza dell'organismo nel quale essi sono contenuti ed l'organismo in s che interpreta, traduce e fa uso dei geni nel corso del suo sviluppo. Questo un approccio all'azione dei geni alquanto differente rispetto all'asserzione riduttiva di biologi come Richard Dawkins, il quale sostiene che un organismo poco pi di un programma orchestrato o di una struttura creata dai geni. L'idea dei geni come molecole guida o agenti causali sta cedendo il passo a un concetto molto pi sofisticato, che considera i geni componenti integrali di pi complesse trame che contribuiscono a costruire sia un organismo sia il suo ambiente esterno. Un articolo apparso sulla rivista Scientific American riassume la maggior parte delle posizioni attuali dei biologi all'avanguardia nella ricerca della genetica evolutiva. "Il mistero di come gli organismi in via di sviluppo contribuiscano alla coreografia dell'attivit dei loro geni in modo da far funzionare e formare le cellule, al momento e al posto giusti, sta per essere risolto. Centinaia di esperimenti hanno mostrato che gli organismi controllano molti dei loro geni, nella maggior parte dei casi, grazie alla regolazione della trascrizione" (27). Nonostante il fatto che i risultati dei pi recenti esperimenti mettano in dubbio la validit dei ragionamenti e delle conclusioni tratte dalla teoria del semplice riduzionismo genetico, l'idea della molecola guida che controlla il nostro destino biologico, si dimostrata

cos utile nel promuovere gli interessi dei biologi molecolari e delle aziende che costituiscono l'industria biotecnologica, che essa continua a furoreggiare, sia nei dibattiti ospitati dai media sia in quelli pubblici. Questa idea viene usata per spiegare lo sviluppo della personalit, il comportamento degli adolescenti, le differenze etniche e razziali, la psicologia collettiva e anche i processi culturali, commerciali e politici. Jonathan Beckwith, professore di microbiologia e di genetica dell'Universit di Harvard e uno dei pionieri nel campo della biologia molecolare, afferma che necessario che all'opinione pubblica il rapporto tra genetica e ambiente venga presentato in modo pi equilibrato, altrimenti si rischia che la nuova scienza diventi l'ancella di una politica basata sull'eugenetica. Beckwith rileva che molte malattie, come il cancro e la depressione, sono il risultato della sottile, forse neppure cos sottile, interazione delle predisposizioni genetiche con gli stimoli ambientali, e che concentrarsi solamente sul gene, ignorando queste relazioni, equivale ad abbandonare qualsiasi tentativo di modificare in modo pi o meno significativo l'ambiente con l'intento di trovare un rimedio ad alcuni mali. Le implicazioni politiche sono significative. "La sola focalizzazione sulla genetica per comprendere le malattie e i problemi sociali tende a distogliere l'attenzione della societ dagli altri mezzi, che pure esistono, per affrontare questi problemi [...] Dare una spiegazione genetica dell'intelligenza, delle differenze tra i sessi, dell'aggressivit, porta ad assolvere la societ per qualunque disuguaglianza essa abbia prodotto; non solo, in questo modo si rafforzano le posizioni di tutti quelli che hanno interesse a mantenere queste disuguaglianze" (28). Le preoccupanti conseguenze sociali ed economiche causate dall'adozione di un modello di causalit genetica per spiegare qualunque cosa, furono drammaticamente illustrate alcuni anni fa nella tempesta di fuoco scaturita dalla controversia che riguardava una decisione presa dal governo federale di co-sponsorizzare un convegno nazionale su genetica e comportamento criminale. Il tema del convegno sovvenzionato dal Progetto genoma degli Nih, fu I fattori genetici nel crimine . In un opuscolo preparato per l'occasione, gli organizzatori del convegno affermavano che la ricerca genetica offre la prospettiva dell'identificazione degli individui che potrebbero essere predisposti a certi tipi di comportamenti criminosi (29). Quando la stampa venne a sapere di questo convegno, i gruppi afroamericani protestarono e chiesero agli Nih di ritirare le loro sovvenzioni. Dal momento che in America un giovane uomo nero su quattro in prigione, in libert condizionata, o in attesa di giudizio, gli esponenti dei gruppi afroamericani erano preoccupati che tali sforzi, per cos dire scientifici , avrebbero potuto marchiare i neri come persone biologicamente predisposte alla violenza e ottenere l'imposizione di nuove forme di controllo sociale sotto il pretesto della prevenzione (30). John Conyers Jr., deputato alla Camera per lo Stato del Michigan, allora presidente dei deputati neri del Congresso disse: La mia grande paura che, senza alcuna base scientifica, la razza o la classe sociale verranno correlati al comportamento violento. Questo potrebbe portare a una politica di discriminazione (31). Altri, come Ronald Walters, direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell'Universit Howard, espresse delle preoccupazioni sul fatto che gli sforzi del governo per ridefinire il crimine violento una malattia avrebbero portato a provvedimenti per controllare i giovani neri con farmaci sedativi, e fece un'analogia con l'ormai largo uso del Ritalin per sedare gli scolari troppo esuberanti (32). Rendendo il crimine violento una questione di salute fisica , il dibattito pubblico si sposta dai fattori ambientali che influenzano il crimine, come la mancanza di uguali opportunit nell'accesso all'istruzione, la disoccupazione e la povert, a errori genetici che possono essere controllati o estirpati.

Anche se gli organizzatori del convegno e i funzionari degli Nih erano pubblicamente denigrati dai media, la ricerca sulle basi genetiche del crimine violento continuava apparentemente indisturbata sia negli Stati Uniti sia all'estero. Gli scienziati della Bowman Gray School of Medicine, nella Carolina del Nord, trovarono che scimmie con livelli di serotonina molto bassi esibivano comportamenti molto pi aggressivi dei loro simili ed erano maggiormente predisposte a mordere, a schiaffeggiare o a inseguire le altre scimmie (33). Inoltre esse erano meno socievoli, trascorrevano molto pi tempo da sole e avevano pochi contatti intimi con le altre scimmie. Uno studio simile, condotto dall'Istituto nazionale sull'abuso di alcol e sull'alcolismo, scopr che uomini con livelli di serotonina pi bassi sono pi portati a commettere crimini impulsivi, come quello di uccidere gli sconosciuti (34). Un numero sempre maggiore di scienziati sta cercando di collegare delle innate caratteristiche della personalit con una maggiore propensione a commettere crimini violenti. Le teorie sull'ereditariet e sull'intelligenza del defunto dottor Richard Herrnstein, dell'Universit di Harvard, hanno recentemente suscitato molte polemiche. In un libro scritto insieme a Charles Murray e intitolato The Bell Curve , i due scienziati ipotizzano che una predisposizione genetica a essere sempre alla ricerca di forti emozioni e a mostrare una costante impulsivit , accompagnate dall'incapacit di aspettare per ottenere una gratificazione, potrebbero essere co-fattori nel plasmare un violento criminale (35). Jerome Kagan, psicologo anch'egli dell'Universit di Harvard, convinto che gli individui con una forte propensione genetica all'ansia e alla paura - individui con ritmo cardiaco e pressione sanguigna pi bassi del normale - potrebbero essere maggiormente a rischio di un comportamento criminale violento. Kagan predice che, tra meno di venticinque anni, i test genetici potrebbero essere in grado di identificare 15 bambini con tendenze violente su 1000. Un bambino di questi 15, dice Kagan, commetter probabilmente un crimine violento in futuro (36). Alcuni medici hanno fatto delle ricerche sottoponendo dei loro pazienti violenti alla PET tomografia a emissione di positroni, una raffinata e precisa indagine radiologica che misura l'attivit cerebrale individuando la presenza di sostanze radioattive - e hanno trovato specifici tipi di anormalit nei cervelli di questi pazienti, suggerendo una possibile base genetica per certe forme di comportamento violento. In California, la PET stata introdotta nei tribunali e usata come elemento scientifico per aiutare nella fase di pronuncia di una sentenza, quando necessario tener conto della possibilit che un imputato torni, una volta scontata la pena, a commettere il crimine per il quale gi stato condannato. Gli studiosi di legge credono che i tribunali terranno in sempre maggior conto gli esami radiologici del cervello, nel pronunciare le loro sentenze e nel decidere se concedere la libert vigilata (37). - Discriminazione genetica. Le societ sono sempre state divise in ricchi e poveri, potenti e deboli, lite e masse. Nel corso della storia, la gente stata segregata in caste e classi, con una miriade di argomentazioni per giustificare le ingiustizie che pochi imponevano a molti. Razza, religione e nazionalit sono tutti consumati sistemi di categorizzazione e vittimizzazione. Ora, grazie allo "screening" e all'ingegneria genetica, le societ prendono in considerazione la prospettiva di una nuova e pi seria forma di segregazione. Quella basata sul genotipo. Un'indagine condotta negli Stati Uniti nel 1996, sulla discriminazione genetica, da un gruppo diretto dalla dottoressa Lisa N. Geller, del Dipartimento di Neurobiologia e della divisione di etica medica della facolt di Medicina di Harvard, sostiene che questa pratica attualmente molto pi diffusa di quanto non si pensasse prima. La discriminazione

genetica viene praticata da una serie di istituzioni, incluse compagnie di istituzioni che si occupano di assicurazione, organizzazioni che offrono servizi medici, agenzie governative, istituzioni che si occupano di adozioni e scuole. I ricercatori conducono indagini sugli individui a rischio - o imparentati con persone a rischio - per la sindrome di Huntington, la mucopolisaccaridosi (M.P.S.), la fenilchetonuria (P.K.U.) e l'emocromatosi genetica. La sindrome di Huntington una malattia letale i cui sintomi si manifestano nella mezza et. La M.P.S. associata al ritardo mentale o all'organomegalia. La P.K.U. anch'essa causa un ritardo mentale, ma pu essere curata dopo la nascita con una dieta speciale. L'emocromatosi una disfunzione dei meccanismi di accumulo del ferro (38). Dei 917 individui esaminati nello studio, 455 riferirono di avere avuto esperienza di alcune forme di discriminazione basate sul loro profilo genetico e sulle loro predisposizioni genetiche. Le compagnie di assicurazione e le organizzazioni mediche risultarono le pi propense a usare una forma di discriminazione genetica (39). In un caso, una organizzazione medica si rifiut di pagare una terapia occupazionale per un individuo al quale era stata diagnosticata una M.P.S.-I, affermando che questa era una condizione preesistente. In un altro caso, a una donna di ventiquattro anni venne rifiutata la stipulazione di una assicurazione sulla vita perch nella sua famiglia era presente una storia di sindrome di Huntington, anche se alla donna non era mai stata diagnosticata la malattia (40). Un'inchiesta condotta dalla rivista Newsweek sulla discriminazione fatta dalle compagnie di assicurazioni trov altri simili esempi di abuso. A una famiglia venne interamente cancellata la copertura assicurativa quando la compagnia scopr che uno dei quattro figli era affetto dalla sindrome dell'X fragile. Gli altri figli non erano affetti dalla malattia, ma persero comunque la copertura (41). La crescente incidenza della discriminazione genetica fatta dalle compagnie di assicurazioni particolarmente insidiosa perch molte delle malattie genetiche che vengono prese in considerazione possono manifestarsi in forme pi o meno lievi. Spesso non c' modo di sapere se la persona si ammaler e, se s , quando e quanto gravemente. Per alcune malattie genetiche esiste una cura ma, di nuovo, questa pu variare da persona a persona, con differenze significative nei risultati. La discriminazione di un individuo in base a preesistenti condizioni genetiche, sulle quali lui o lei non hanno alcun controllo, o in base a una predisposizione genetica che potrebbe non produrre mai alcun effetto, o che tutt'al pi manifestare sintomi curabili senza problemi, profondamente ingiusta. Molti professionisti del sistema sanitario sono preoccupati del fatto che milioni di persone vengano marchiate con lettere scarlatte genetiche , con conseguenze che vanno molto al di l del problema assicurativo (42). Nonostante questo, le compagnie di assicurazione affermano che se venisse loro negato dalla legge l'accesso alle informazioni genetiche esse potrebbero essere costrette al fallimento. Una relazione preparata nel 1989 dall'American Council of Life Insurance afferma: Se agli assicuratori non viene permesso di usare le analisi genetiche durante la stipulazione di una polizza perch 'il rischio dovrebbe essere classificato solamente sulla base dei fattori che possono essere controllati dalle persone', allora l'equit far spazio alla uguaglianza (premi uguali che non tengono conto dei rischi) e le assicurazioni private come oggi esistono potrebbero scomparire (43). Pi verosimilmente le compagnie di assicurazione trasferiranno semplicemente i costi aggiuntivi delle polizze ad alto rischio sui premi di coloro che hanno polizze a basso rischio. Politiche di questo tipo, per contro, aumenteranno il fardello che i membri pi poveri della societ gi portano, poich non saranno in grado di pagare premi pi alti e quindi verranno esclusi dalla copertura (44). In ultima analisi comunque, le compagnie assicurative decideranno se includere o no lo "screening" genetico per valutare l'entit dei premi e la possibilit di copertura sulla base dei costi di questi nuovi test. Finch il costo si manterr elevato, improbabile che essi vengano ampiamente usati dalle compagnie di assicurazione e dalle organizzazioni

sanitarie. Ma il costo dei test destinato a scendere nei prossimi anni, e di conseguenza ne aumenter senz'altro l'utilizzo da parte di molte organizzazioni. Tenere le cartelle mediche fuori dalla portata degli assicuratori non sar facile. Ventisei Stati americani hanno comunque gi approvato leggi che vietano agli assicuratori di discriminare sulla base delle predisposizioni genetiche. L'industria delle assicurazioni si oppone rigidamente alle nuove leggi e ha attivato i suoi lobbisti sia nei Parlamenti dei singoli Stati sia al Congresso per attenuare gli statuti esistenti e impedire l'emanazione di future leggi. Robert A. Meyer, un avvocato dell'American Council of Life Insurance afferma che le compagnie devono essere in grado di usare le informazioni genetiche, cos come tutte le altre informazioni cliniche, al fine di decidere se assicurare o non assicurare qualcuno e a quale prezzo farlo . Susan Van Gelder, vicepresidente della Health Insurance Association of America, va anche pi in l, affermando: Ci opponiamo a qualsiasi proibizione che riguardi la possibilit di raccogliere le informazioni di cui abbiamo bisogno per la valutazione e la selezione dei rischi . Molti componenti dei Parlamenti dei singoli Stati non sono impressionati dalle affermazioni dell'industria assicurativa e affermano che i diritti fondamentali per la privacy genetica dovrebbero prevalere. J. Brian McCall, repubblicano, dirigente di una compagnia assicurativa e parlamentare del Texas che scrisse la legge che bandiva la discriminazione genetica da parte degli assicuratori, si preoccupa del fatto che con i test genetici, le compagnie di assicurazione possono virtualmente eliminare ogni incertezza nella stipulazione delle polizze. Possono cercare persone geneticamente pure, creando un ghetto di non assicurati, perch saranno a conoscenza di chi probabilmente manifester una malattia particolare e a quale particolare et (45). Le coppie che desiderano adottare bambini sono state anch'esse vittime di discriminazioni a causa del loro genotipo. In un caso, a una coppia venne negata l'adozione perch la moglie era a rischio di manifestare la sindrome di Huntington. In un altro caso, a una madre naturale affetta dalla sindrome di Huntington venne negato di dare in adozione il proprio figlio da parte di una agenzia di adozione di Stato. Anche a un'altra coppia, in cui uno dei due coniugi era a rischio di sviluppare la sindrome di Huntington, venne negata l'adozione di un bambino normale ma venne loro concessa l'adozione di un bambino a rischio di sviluppare la sindrome di Huntington (46). L'idea che coppie geneticamente a rischio dovrebbero essere abbinate a bambini geneticamente a rischio , e viceversa, un primo segno di allarme di quello che nel prossimo secolo potrebbe diventare un sistema di caste genetiche, anche se informale . Altra prospettiva inquietante di questo futuro secolo della biotecnologia, che venga attuata una genotipizzazione, a tutti gli effetti discriminatoria, dei vari gruppi etnici e razziali. Con l'acquisizione, da parte degli scienziati, di maggiori informazioni su come funziona il genoma umano, essi riusciranno a identificare un crescente numero di caratteristiche genetiche e di predisposizioni proprie di gruppi etnici e razziali, aprendo la porta alla possibilit della discriminazione genetica di intere popolazioni. Per esempio, gi adesso sappiamo che gli armeni sono maggiormente predisposti alla febbre mediterranea familiare. Gli ebrei sono portatori delle sindromi di Tay-Sachs e Gaucher e gli africani sono portatori del gene della anemia falciforme (47). Non forse ipotizzabile che queste informazioni genetiche riguardo a specifici gruppi etnici o razziali potrebbero essere usate anche a livello istituzionale come strumento di discriminazione, segregazione e abuso? Anche i datori di lavoro sono sempre pi interessati allo "screening" genetico per vagliare i potenziali dipendenti. Le loro motivazioni sono di vario genere. Alcune industrie chimiche sono interessate ad accertare la sensibilit genetica dei dipendenti agli ambienti di lavoro altamente tossici. Preoccupati per gli alti costi delle assicurazioni sulla salute, per le cause di lavoro per infortunio e per l'assenteismo, le aziende sono interessate a eliminare i

lavoratori che potrebbero essere pi predisposti ad ammalarsi. Trovare il genotipo che si adatti perfettamente a un certo luogo di lavoro sarebbe un'alternativa meno costosa al disinquinamento dei posti di lavoro per renderli pi sicuri per tutti i lavoratori, senza tenere in considerazione le loro diverse debolezze. Altri datori di lavoro che investono grosse somme nell'aggiornamento professionale e nella specializzazione fatta direttamente sul posto di lavoro vogliono sapere se futuri dipendenti, specialmente quelli destinati ad avanzare nelle file dell'esecutivo, saranno esenti da potenziali malattie debilitanti durante la loro permanenza in azienda. Con l'aumento dei costi dell'aggiornamento e della specializzazione, i datori di lavoro sono comprensibilmente desiderosi di essere certi che il loro tempo e le loro risorse non vadano perse per un dipendente che dopo pochi anni potrebbe non essere pi in grado di lavorare. Se una donna portatrice del gene B.R.C.A.-I, che causa il cancro alla mammella o un uomo portatore del gene che causa la sindrome di Huntington o ha predisposizione genetica per un infarto o un ictus precoce, un libero accesso da parte delle aziende alle informazioni genetiche potrebbe diventare un fattore cruciale nelle decisioni di assunzione o nella concessione di una promozione. Alcune istituzioni ai cui impiegati richiesto un alto livello di stabilit emozionale, come le societ che si occupano della sicurezza, le compagnie aeree e i dipartimenti di polizia, saranno senza dubbio interessate ai test genetici per riscontrare predisposizioni genetiche all'alcolismo, alla depressione e ai disturbi dell'umore e del comportamento. Esse potrebbero anche sostenere che il pubblico mal servito se un controllore di volo, un pilota, un ufficiale di polizia o un ingegnere della sicurezza affetto da una malattia mentale o potrebbe esserlo in futuro. Allo stesso modo, l'isolamento delle caratteristiche genetiche e delle predisposizioni che condizionano tratti personali quali la ricerca di forti emozioni e l'estroversione potrebbe essere utile alle compagnie che assumono guide turistiche, o venditori, o lobbysti. La scoperta dell'anemia falciforme negli anni Settanta un buon esempio del danno potenziale che pu risultare dall'uso sfrenato dell'analisi genetica da parte dei datori di lavoro. Ai portatori del gene recessivo, la maggior parte dei quali sono afroamericani, venne negata la possibilit di entrare a far parte della Air Force Academy degli Stati Uniti per paura che l'anemia di cui erano portatori sani potesse svilupparsi nell'ambiente a ridotta concentrazione di ossigeno in cui avrebbero trascorso molto tempo. Ad altri venne vietato il lavoro negli ambienti sensibili a fattori tossici dell'industria chimica (48). L'indagine condotta nel 1996 da Geller sulla discriminazione genetica documenta inoltre un crescente numero di casi di discriminazione sui dipendenti. In un caso, un'assistente sociale venne bruscamente licenziata dopo che la sua datrice di lavoro apprese che era a rischio di sviluppare la sindrome di Huntington. Negli otto mesi che precedettero il suo licenziamento, la donna era stata promossa e aveva ricevuto molte valutazioni scritte positive del suo lavoro. Bisogna tenere presente che l'impiegata licenziata non presentava sintomi, n le era mai stata diagnosticata la malattia. In realt, venne licenziata a causa del fatto che altri membri della sua famiglia avevano manifestato la malattia (49). Ma questa donna non stato l'unico caso segnalato di discriminazione. Nel 1982, l'Ufficio federale dell'accertamento tecnologico condusse una propria indagine e scopr che quasi la met delle aziende che effettuavano test di analisi avevano trasferito o licenziato lavoratori a rischio (50). Una ricerca pi estesa, che riguardava 400 datori di lavoro, condotta dalla Northwestern Life Insurance Company nel 1989, rilev che il 15% delle compagnie avevano pianificato di condurre analisi genetiche di routine su impiegati e potenziali dipendenti prima dell'anno 2000 (51). Privando del lavoro potenziali dipendenti in base al loro genotipo, si corre il rischio di creare nel secolo della biotecnologia un nuovo gruppo di lavoratori espulsi dal mondo del lavoro. Con cos tante informazioni genetiche disponibili su ogni essere umano - da una

semplice malattia causata da un singolo gene ai complessi poligenici che determinano l'umore e il comportamento - sembra inevitabile che alcuni datori di lavoro useranno i dati genetici per selezionare i potenziali dipendenti e prendere pi decisioni consapevoli circa le assunzioni e le promozioni. In futuro possibile che il passaporto genetico di una persona giochi un grande ruolo e, in alcuni casi, determinante, sulle decisioni di assunzione. A differenza di una decina d'anni fa, non possiamo pi ignorare la possibilit che si crei un vero e proprio esercito di lavoratori non assumibili per motivi genetici . Data la crescente incidenza delle indennit di malattia e da infortunio per le aziende degli Stati Uniti, i datori di lavoro saranno sempre pi spinti, dai loro stessi dipendenti, a genotipizzare in funzione del lavoro che si deve svolgere, nella speranza di tagliare i costi e di aumentare i loro margini di profitto. Per evitare la possibilit della nascita di una classe di disoccupati genetici, bisogner cercare di porre limiti e restrizioni alle istituzioni che praticano la discriminazione genetica. Dovranno essere stabilite in ogni Paese leggi per proibire ai datori di lavoro di discriminare gli esseri umani da loro definiti geneticamente meno adatti per certi tipi di lavori, basandosi sulle predisposizioni che possono manifestarsi, o meno, o che, se si manifestano, lo fanno in modo da non compromettere l'abilit dell'individuo. Preoccupato della prospettiva di creare una sottoclasse genetica , il Parlamento dello Stato di New York ha recentemente approvato una legge che proibisce ai datori di lavoro di discriminare i lavoratori a causa della loro predisposizione genetica o condizione di portatori (52). La discriminazione genetica si sta estendendo ad altre istituzioni della societ. Nelle scuole i bambini vengono sempre pi classificati, segregati e discriminati basandosi solamente su vaghe nozioni - in certi casi anche sbagliate - del ruolo giocato dall'ereditariet genetica sul rendimento scolastico e sulla condotta in classe (53). Negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e nei primi anni Ottanta, il successo o le sconfitte accademiche furono largamente attribuiti ai fattori ambientali, inclusi l'educazione ricevuta dai genitori, le dinamiche familiari, il sostegno della comunit e la condizione economica. I passi avanti compiuti nella psicologia cognitiva e nella biologia molecolare negli anni Settanta e Ottanta misero in moto una serie di profondi cambiamenti nel sistema educativo americano; gli insegnanti iniziarono a porre una grande enfasi sui fattori biologici, e non pi ambientali, come cause del rendimento scolastico. Scrivendo sulla rivista American Journal of Law and Medicine , Dorothy Nelkin, professoressa di sociologia e di legge all'Universit di New York e Laurence Tancredi, psichiatra e avvocato di New York, notarono: "La crescente ricerca condotta sulla genetica umana ha incoraggiato l'ipotesi che i problemi di apprendimento e di comportamento riflettano deficit biologici. I problemi non risiedono pi tanto nell'ambiente nel quale lo studente vive e nella sua situazione sociale, quanto nella struttura biologica del suo cervello" (54). Oggi, difficolt di lettura, scarsa capacit di attenzione e problemi di comportamento vengono sempre pi considerati come deficit biologici e classificati come malattie che devono essere trattate farmacologicamente o con altre forme di intervento medico. In nessun altro campo l'amplificazione cos evidente come nella nuova classificazione dei problemi comportamentali. Negli anni Sessanta e Settanta l'iperattivit veniva considerata un problema sociale e psicologico da risolvere tentando di comprendere il bambino e di migliorare il suo ambiente. Nel 1980, i compilatori del D.S.M. (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, bibbia degli psichiatri e psicologi) sostituirono il termine iperattivit con un nuovo termine, disturbo da deficit dell'attenzione , introducendo cos una nuova spiegazione: il problema riguarda la biochimica del cervello

e quindi il corredo genetico di un bambino, e pertanto deve essere curato come una vera e propria malattia. Milioni di bambini che manifestavano una scarsa attenzione e che esibivano un comportamento iperattivo sono stati classificati come soggetti affetti da deficit dell'attenzione e vengono oggi curati con Ritalin e altri farmaci (55). In letteratura medica, anche ad altri comportamenti stata data una nuova definizione, che rispecchia la nuova propensione, la nuova tendenza a spiegare in termini di deficit biologico il rendimento scarso di uno studente. Un certo numero di nuove malattie a base biologica, inclusi i disordini di espressione nella scrittura e i disordini nelle abitudini convenzionali , hanno trovato la loro collocazione nel D.S.M. (56). Sebbene sia giusto riconoscere le basi genetiche di alcuni disordini dell'apprendimento, chi opera nel sistema scolastico preoccupato dal fatto che l'enfatizzazione della causa genetica lasci poco o nessuno spazio all'ovvio ruolo giocato dall'ambiente nel formare le capacit mentali del bambino e il suo orientamento comportamentale. I test sul quoziente d'intelligenza, fatti passare come una misura dell'intelligenza ereditata, sono stati usati per gran parte del ventesimo secolo al fine di classificare e definire creando un vero e proprio schema discriminatorio nelle aule scolastiche. La vera novit sono i test per misurare specifici deficit biologici nei bambini, sulla base dei quali decidere un intervento medico. Il Neural Efficiency Analyses, per esempio, misura la velocit con la quale il cervello elabora le informazioni. Il mappaggio dell'attivit elettrica del cervello (BEAM) viene usato dai neurologi per fare diagnosi su studenti con disordini nell'apprendimento. Con esami computerizzati del cervello, i neurologi possono seguire il flusso sanguigno cerebrale di un bambino mentre sta leggendo o sta pensando, e riscontrare delle differenze nei giovani affetti da dislessia. Come detto prima, usando la tomografia a emissione di positroni (PET), i medici possono visualizzare le tracce dell'attivit cerebrale grazie all'individuazione di sostanze radioattive. I ricercatori usano la PET per monitorare l'attivit cerebrale nella regione frontale del cervello e possono correlarla con profili comportamentali per identificare i giovani a rischio (57). L'insieme delle nuove neurotecnologie fornisce ulteriore impulso agli sforzi compiuti nelle scuole per classificare i giovani in base al loro genotipo. Il passaggio verso il determinismo genetico sta avvenendo nonostante anni di studi scientifici, che hanno dimostrato come l'alimentazione, lo stile di vita, la famiglia, il background sociale e le esperienze di socializzazione a loro volta influenzino significativamente la capacit di apprendimento, la condotta scolastica e il comportamento in generale. La crescente genetizzazione dei bambini ha cominciato a minare le tradizionali relazioni che si instaurano nella classe, sostituendo la dinamica insegnante-studente con il modello medico-paziente. Le prove di questo cambiamento sono dappertutto. Milioni di scolari vengono attualmente curati, per i disturbi dell'apprendimento e quelli comportamentali, con una serie di farmaci, tra i quali Librium e Valium per l'ansia, Prozac e Zoloft per la depressione, Dexedrina per i disturbi del comportamento, Fenobarbital e Benadryl a scopo sedativo (58). La prescrizione di farmaci divenuta un elemento rilevante nel processo educativo, usato sempre pi allo scopo di segregare e marchiare gli scolari. Alcuni insegnanti sono meno tolleranti con i bambini ai quali stato diagnosticato un disturbo genetico e sono pi propensi a ignorarli, credendo che i loro handicap genetici gli impediscano di stare al passo con i bambini normali . Minori attenzione, supervisione e supporto da parte degli insegnanti si traducono spesso in un circolo vizioso; diminuisce ulteriormente la capacit di apprendere, la fiducia in se stessi e l'autostima, e gli studenti geneticamente marchiati vengono ancor pi marginalizzati. I pregiudizi possono accompagnare i bambini dalla scuola al mondo del lavoro. Questi giovani, che hanno ricevuto un'educata istruzione e non hanno imparato a socializzare in modo accettabile, sono destinati a essere discriminati una seconda volta da parte dei datori di lavoro a causa

dei deficit psicologici e intellettuali creati, in parte, dal sistema scolastico che, per primo, li ha classificati e fissati in base al genotipo. La segregazione degli individui in base al profilo genetico rappresenta un passaggio fondamentale nell'esercizio del potere. In una societ dove l'individuo pu venire fissato dal genotipo, il potere delle istituzioni diventa assoluto. Allo stesso tempo, la crescente polarizzazione della societ tra individui e gruppi geneticamente superiori e geneticamente inferiori potrebbe creare una nuova e potente dinamica sociale. Le famiglie che possono permettersi di programmare caratteristiche genetiche superiori nei loro figli al momento del concepimento possono assicurare alla loro progenie un grande vantaggio biologico, e quindi anche un vantaggio economico e sociale. Il problema della stereotipizzazione genetica potrebbe portare l'emergente sottoclasse genetica , a crescenti proteste e alla nascita di un movimento mondiale dei diritti genetici , se, come probabile, un sempre maggior numero di vittime della discriminazione genetica si organizzeranno per affermare tutti insieme il loro diritto a una piena e libera partecipazione al secolo della biotecnologia. Alcuni ingegneri genetici credono che la creazione, in futuro, di una genetocrazia sia inevitabile. Il biologo molecolare Lee Silver, dell'Universit di Princeton, scrive che in un futuro non troppo lontano la societ sar costituita da due distinte classi biologiche, alle quali egli fa riferimento chiamandole Gen Rich e Natural. La Gen Rich, che rappresenta il 10% della popolazione, comprende un gruppo di persone arricchite di geni sintetici che sono a capo della societ. In questa classe vengono inclusi gli uomini d'affari Gen Rich, i musicisti, gli artisti, gli intellettuali e gli atleti, che hanno un patrimonio genetico arricchito con geni sintetici e che sono in grado di raggiungere, nei loro rispettivi campi, risultati incredibili, e impossibili da raggiungere con una normale, naturale, dotazione genetica. Al centro di questa nuova aristocrazia genetica ci sono gli scienziati Gen Rich, accresciuti con speciali caratteristiche genetiche che aumentano enormemente le loro capacit mentali, conferendo loro il potere di dettare i termini dei futuri passi avanti nell'evoluzione della Terra. Silver afferma che: "Con il trascorrere del tempo, la distanza genetica tra la classe Natural e la classe Gen Rich potrebbe diventare sempre pi grande e non sarebbe pi possibile per un individuo salire dalla classe Natural alla Gen Rich [...] Tutti gli aspetti dell'economia, dei media, dell'industria del divertimento e dell'industria della conoscenza verranno controllati dai membri della classe Gen Rich [...] Invece, i Natural lavoreranno come fornitori di un servizio sottopagato o come operai [...] I bambini Gen Rich e Natural crescono e vivono in mondi sociali separati, con poche opportunit di contatto [...] [alla fine] la classe Gen Rich e la classe Natural diventeranno gli uomini Gen Rich e gli uomini Natural, specie totalmente separate con nessuna opportunit di incrocio e con una specie di curiosit gli uni per gli altri, come adesso accade per gli uomini verso gli scimpanz" (59). Silver riconosce che la crescente polarizzazione della societ verso le classi Gen Rich e Natural potrebbe essere ingiusta, ma aggiunge immediatamente che i figli di genitori ricchi hanno sempre avuto moltissime opportunit e vantaggi. Chiunque riconosca a genitori benestanti il diritto di offrire ai loro figli, per esempio, la possibilit di frequentare una costosissima scuola privata, non pu definire ingiusto l'uso di tecnologie reprogenetiche , sostiene Silver. Come molti dei suoi colleghi, egli uno stretto difensore delle nuove tecnologie genetiche. In una societ che attribuisce alla libert umana il massimo valore , egli scrive, difficile trovare una qualunque base legittima per restringere l'uso della reprogenetica (60). - Scelte difficili.

Nonostante l'entusiasmo che si tentato di generare per le nuove tecnologie genetiche, riusciamo comunque a vedere, anche se debolmente, l'ombra minacciosa dell'eugenetica sul nostro futuro. Oggi come oggi, per, avremmo comunque delle difficolt a rifiutare una rivoluzione tecnologica che offre una quantit cos impressionante di benefici. Pertanto, ci troviamo ad affrontare un bel dilemma mentre facciamo i primi passi verso il secolo della biotecnologia. Una parte di noi, forse il lato pi antico , disturbata da quella che appare come un'ulteriore desacralizzazione della vita, e dalla prospettiva di essere tutti ridotti, umani e non, a codici chimici da manipolare per scopi puramente utilitaristici. L'altra parte di noi, quella fermamente trincerata nella modernit, zelantemente impegnata a portare la biologia del pianeta in linea con gli standard di ingegnerizzazione, con le forze del mercato e con i valori del progresso. E' impensabile non procedere con questa rivoluzione, sarebbe come violare il vero spirito del progresso, uno spirito che non conosce limite nel suo tentativo, senza pace, di strappare il potere al mondo della natura. Trovare nuovi modi, tecnologicamente pi efficienti, per controllare e manipolare la natura a scopi utilitaristici o commerciali stato in realt il sogno e l'obiettivo principale nell'era moderna. Fu Francis Bacon, il fondatore della scienza moderna, a raccomandare alle future generazioni di spremere , plasmare e formare la natura, al fine di allargare i confini dell'impero dell'uomo verso la realizzazione di tutte le cose possibili . Armato del metodo scientifico, Bacon si convinse del fatto che l'uomo aveva a disposizione una metodologia che gli avrebbe consentito, in ultima analisi, di avere il potere di conquistare e di soggiogare la natura e di scuoterla fino alle sue fondamenta (61). Bacon pose le basi dell'era dell'Illuminismo che segu , fornendo una visione sistematica della eventuale e inevitabile supremazia dell'umanit sulla natura. Isaac Newton, Ren Descartes, John Locke e altri filosofi dell'Illuminismo costruirono una visione del mondo che continua tuttora a ispirare molti degli odierni biologi molecolari e molti imprenditori nel loro tentativo di impossessarsi dell'ultima frontiera, quelle fondamenta genetiche che altro non sono che il cuore del mondo naturale. Ottenere l'accesso e il controllo del progetto della vita l'apoteosi della visione dell'Illuminismo. John Locke, il grande teorico politico dell'Illuminismo, osserv che gli esseri umani sono per natura avidi e utilitaristi. Negare la natura, ricostruirla secondo la nostra immagine, usarla per i nostri schemi, il compimento del nostro destino. La tecnologia genetica rappresenta la negazione estrema della natura. Essa conferma una nostra antica convinzione: che tutto quello che la natura ha creato, l'ha creato a nostro esclusivo uso e consumo. Dire di no all'ingegneria genetica vuol dire privare l'umanit della sua legittima eredit e delle sue rivendicazioni di regnare sulla creazione. L'era moderna sfid, fin dal suo inizio, la statica visione medievale del mondo, basata su un rigido attaccamento alle abitudini e alle convenzioni, alla quale Voltaire faceva ironicamente riferimento con l'espressione il migliore di tutti i mondi possibili . I modernisti preferirono una nuova visione, in cui tutti i mondi sono possibili . L'aristocratico francese marchese de Condorcet espresse lo spirito dell'epoca quando proclam con sicurezza: "Al miglioramento delle facolt umane non stato fissato alcun limite [...] la perfettibilit dell'uomo assolutamente infinita; [...] l'attivarsi di questo processo non pu essere impedito da niente e da nessuno, e non ha altro limite se non quello della vita di questo pianeta, su cui la natura ci ha messi" (62). E. O. Wilson, professore ad Harvard e uno dei padri fondatori della nuova scuola di sociobiologia, porta la visione di Condorcet alla sua estrema conclusione. Nel passaggio finale del suo libro vincitore del premio Pulitzer, "On Human Nature", Wilson invita la

societ ad assumersi il ruolo di architetto dell'evoluzione dell'uomo, con lo scopo di perfezionare la specie umana: "Nel tempo si accumuleranno molte conoscenze sul fondamento genetico del comportamento sociale, e potrebbero diventare disponibili tecniche per alterare i complessi genici grazie alla manipolazione molecolare e alla rapida selezione attraverso la clonazione [...] La specie umana pu cambiare la sua stessa natura. Che cosa sceglier? Rimarr la stessa, traballando sulle fondamenta scadenti degli adattamenti parzialmente obsoleti dell'era glaciale? O si spinger verso una maggiore intelligenza e creativit, accompagnata da una maggiore, o minore, capacit di risposta emotiva? Nuovi schemi sociali potrebbero essere installati a spizzichi e bocconi. Potrebbe diventare possibile imitare geneticamente nuclei familiari che si avvicinano gi alla perfezione, come quelli del gibbone dalle mani bianche, o l'armoniosa fratellanza tra api" (63). Il secolo della biotecnologia promette di completare il viaggio iniziato da Francis Bacon e compagni grazie al perfezionamento sia della natura dell'uomo, sia della natura in generale, tutto in nome del progresso. Chi avrebbe il coraggio di opporsi alla manipolazione genetica delle piante e degli animali per nutrire un mondo affamato? Chi obietterebbe alla manipolazione delle nuove forme di energia biologica per rimpiazzare la diminuzione delle riserve di combustibili fossili? Chi protesterebbe contro l'introduzione di nuovi microbi per eliminare le scorie tossiche e le altre forme di inquinamento chimico? Chi rifiuterebbe degli interventi genetici per eliminare malattie paralizzanti? I benefici a breve termine dell'emergente era biotecnologica appaiono cos impressionanti che qualsiasi discussione sulla riduzione o sulla prevenzione della loro diffusione verr probabilmente accolta con incredulit, se non con netta ostilit. Come ci si pu opporre, in buona coscienza, a una tecnologia che offre una speranza per migliorare le condizioni di vita dell'intera umanit? Nei prossimi anni sar disponibile una moltitudine di nuove tecniche di ingegneria genetica. Ogni passo avanti compiuto nel campo della biotecnologia sar, in alcune circostanze, comunque un beneficio per qualcuno da qualche parte della societ. Ogni passo avanti, in un certo modo, sembrer aumentare la sicurezza di un individuo, un gruppo, o dell'intera societ. Il punto che deve essere messo in evidenza che la bioingegneria sta arrivando non come una minaccia, ma come una promessa; non come una punizione ma come un dono. Mentre nei film il pensiero di manipolare gli organismi viventi evoca tuttora una sinistra immagine, questo non pi vero nel mondo degli affari. Piuttosto, al contrario, abbiamo davanti agli occhi non mostruosit, ma prodotti utili e un futuro pieno di speranze. Non scopriamo pi oscure minacce, bens grandi speranze, guardando ai possibili benefici che ognuno di noi avr nel secolo della biotecnologia. Per i suoi sostenitori pi ardenti, la manipolazione della vita fatta per migliorare le prospettive dell'umanit vista, senza dubbio, come la pi alta espressione del comportamento etico. Ogni resistenza contro la nuova tecnologia verr sicuramente criticata, dalle crescenti legioni di credenti, e verr definita come inumana, irresponsabile, moralmente condannabile e forse anche criminale. D'altro canto, le nuove tecnologie di manipolazione genetica sollevano una delle questioni politiche pi preoccupanti nella storia dell'uomo. A chi, in questa nuova era, vorremmo affidare l'autorit di decidere quale il gene giusto che dovrebbe essere aggiunto al patrimonio genetico e quale il gene cattivo che invece dovrebbe essere eliminato? Dovremmo investire il governo di questa autorit? Le grandi aziende? Gli scienziati universitari? Se poniamo la questione in questi esatti termini, pochi di noi riuscirebbero a indicare un'istituzione o un gruppo di persone cui affidare decisioni di una simile portata. Se, comunque, ci venisse chiesto di approvare i passi avanti della nuova biotecnologia

che potrebbero aumentare il benessere fisico, emotivo, e mentale della nostra progenie, molti di noi non esiterebbero neanche per un momento a dare la propria approvazione. Sembriamo imbrigliati tra un'istintiva diffidenza per le forze istituzionali che stanno velocemente consolidando il loro potere sulle nuove tecnologie genetiche, e il desiderio di aumentare le nostre personali scelte e possibilit nel mercato biologico. Mentre il controllo delle tecnologie genetiche concentrato nelle mani degli scienziati, delle multinazionali, delle agenzie governative e di altre istituzioni, i prodotti e i servizi stanno per essere immessi sul mercato presentati come un aumento di libert di scelta per milioni di consumatori. Nelle prime fasi di questa rivoluzione tecnologica e commerciale, il patto informale che stato sancito tra le istituzioni che governano la societ e i consumatori appare essere ragionevole. La biotecnologia ha molto da offrire. Ma, come per altre innovazioni tecnologiche nel corso della storia, i costi finali devono ancora essere calcolati. Dare il potere di creare un nuovo tipo di cereali, o di animale, o di ormone umano migliorato dall'ingegneria genetica a un'istituzione o a un gruppo di individui pu sembrare una sciocchezza, se confrontato con i potenziali benefici. E' solo quando si considera la durata di un accordo del genere che appare evidente il ruolo di un certo tipo di scelte politiche nell'era biotecnologica. Nel corso della storia, alcune persone hanno sempre controllato il futuro degli altri. Oggi, potremmo essere molto vicini ad assistere all'esercizio del potere nella sua forma pi perfetta e completa: l'abilit di controllare, al massimo livello possibile, le vite future di generazioni non ancora nate, manipolando in anticipo i loro processi biologici, rendendoli, almeno parzialmente, ostaggi del progetto delle loro vite, di cui non sono gli autori. Ho usato la parola parzialmente perch, come molti altri, credo che l'ambiente sia un fattore che contribuisce grandemente a determinare il corso della vita di ognuno. Comunque, anche vero che il profilo genetico di ognuno gioca un ruolo importante nell'aiutare a formarne il destino. L'ingegneria genetica, quindi, ha il potere di creare, anche se un potere limitato. Essere in grado di manipolare anche piccoli cambiamenti nelle caratteristiche comportamentali e fisiche delle future generazioni rappresenta una nuova era nella storia dell'uomo. Finora un simile potere stato assolutamente impensabile. Un potere di questo tipo dovrebbe essere garantito a qualsiasi istituzione pubblica o commerciale e, tutto sommato, anche ai consumatori? Sia che abbia motivazioni istituzionali, sia che scaturisca dalla reale domanda del mercato (cio da noi, i consumatori), il potere di determinare il destino genetico di milioni di esseri umani, che ancora non esiste, diminuir le opportunit di ogni nuovo arrivato di plasmare il suo personale vissuto . A tutt'oggi, all'alba del secolo della biotecnologia, il potere delle autorit, per quanto grande, sembra cos lontano dal rappresentare una minaccia per la volont del singolo, che nessuno si preoccupa. Molti di noi saranno desiderosi di trarre vantaggi dalla terapie geniche, sia per noi stessi sia per i nostri figli se verr mantenuta la promessa di migliorare la nostra salute mentale, fisica ed emotiva. Dopotutto, in parte, essere realmente umani significa anche provare il desiderio di alleviare le sofferenze e di aumentare le potenzialit umane. Il problema che la biotecnologia ha un inizio ben definito ma una fine non chiara. Cellula dopo cellula, tessuto dopo tessuto, organo dopo organo, potremmo involontariamente consegnare al mercato la nostra personalit. In questo processo, ogni perdita sar compensata da qualcosa che ci apparir come un vantaggio, finch ci sar rimasto poco da scambiare. E' arrivati a quel punto che ci accorgeremo del costo reale dell'accordo che avevamo pi o meno implicitamente sottoscritto. Ma allora potremmo non essere pi in possesso di ci che cos ardentemente volevamo arricchire: la nostra umanit. Nei prossimi decenni, noi esseri umani ci svenderemo, un gene alla volta, in cambio di un qualche temporaneo beneficio.

Alla fine, la sicurezza personale e collettiva, per la quale abbiamo combattuto cos a lungo e che si dimostrata difficile da proteggere, potrebbe essere irreversibilmente compromessa per aver cercato di creare la nostra stessa perfezione.

NOTE AL CAPITOLO 5. N. 1. Bouchard, Thomas J., et al., "Sources of Human Psycological Differences: The Minnesota Study or Twins Reared Apart", Science , 12 ottobre 1990, p. 223; Dusek, Val, "Bewitching Science", Science for the People , novembre/dicembre 1987, p. 19. N. 2. Angier, Natalie, "Parental Origin of Cromosome May Determine Social Causes, Scientists Say", New York Times , 12 luglio 1997, p. A18. N. 3. Brown, David, "Girls May Inherit Intuition Gene from Fathers", The Washington Post , 12 luglio 1997, p. A3. N. 4. Angier, op. cit., p. A18. N. 5. Clarringer, Robert C., Rolf Adolfsson, and Nenad M. Svranic, "Mapping Genes for Human Personality", Nature Genetics , gennaio 1996, p. 3. N. 6. Concar, David, "High Anxiety and Lazy Genes", New Science , 7 dicembre 1996, p. 22. N. 7. Brody, Jane E., Quirks, "Oddities May Be Illnesses", New York Times , 4 febbraio 1997, p.p. C1-C2. N. 8. Radford, Tim, "Straight Talk on the Gay Gene: Will Eugenics Come Out of the Closet?", Guardian (London), riportato in World Press Rewiev , settembre 1993, p. 23. N. 9. Ibid. N. 10. Holmes, Bob, "A Gene for Boozy Mice", New Scientist , 14 settembre 1996, p. 16. N. 11. Reiss, David, "Genetic Influence on Family Systems: Implications for Development", Journal of Marriage and the Family , agosto 1995, p. 547. N. 12. Ibid., p. 551. N. 13. Ibid., p. 552. N. 14. Citato in Smith, "The Human Pedigree", p. 247. N. 15. Beckwith, Jon, "A Historical View of Social Responsibility in Genetics", BioScience , maggio 1993, p. 330. N. 16. U.S. Congress Office of Technology Assessment, "Mapping Our Genes" (Washington, D.C., U.S. Government Printing Office, 1988), p. 85; Koshland, Daniel, "Sequences and Consequences of the Human Genome", Science , 13 ottobre 1989, p. 189. N. 17. Kevles, Daniel J., "In the Name of Eugenics: Genetics and the Uses of Human Heredity" (Cambridge, MA, Harvard University Press, 1995), p. 269. N. 18. Ibid., p. 271. N. 19. Ibid., p.p. 275-283. N. 20. Koshland, Daniel, op. cit., p. 189. Vedi Office of Technology Assessment, "Mapping Our Genes", p. 84. N. 21. Koshland, Daniel, op. cit., "The Human Genome Project: Biological Nature and Social Opportunities", articolo presentato allo Stanford Centennial Symposium, 11 gennaio 1991. N. 22. Hubbard, Ruth, and Elijah Wald, "Exploding the Gene Myth: How Genehc Information Is Produced and Manipulated by Scientists, Physicians, Employers, Insurance Companies, Educators, and Law Enforcers" (Boston, Beacon Press, 1993), p. 9. N. 23. Rich, Alexander, and Sung Hou Kim, "The Three Dimensional Structure of Transfer R.N.A.", Scientific American , 3 gennaio 1978, p. 52.

N. 24. Newman, Stuart A., "Genetic Engineering as Metaphysics and Menace", Science and Nature , voll. 9/10, 1989, p. 118. N. 25. Ibid., p. 116. N. 26. Ibid.,p.118. N. 27. Beardsley, Tim, "Smart Genes", Scientific American , agosto 1991, p.p. 86-95. N. 28. Beckwith, A Historical View of Social Responsibility in Genetics , p. 332. N. 29. Charles, Dan, "Genetics Meeting Halted Amid Racism Charges", New Scientist , 26 settembre 1992, p. 4; "Criminal Error", ivi, p. 3. N. 30. Wilson, William Julius, "The Truly Disadvantaged: The Inner City the Underclass, and Public Policy" (Chicago, University of Chicago Press, 1987), p. 22; Magnet, Myron, "The Dream and the Nightmare: The Sixties' Legacy to the Underclass", (New York, William Morrow and Co., 1993), p.p. 50-51. N. 31. Butterfield, Fox, "Disputes Threatens U.S. Plan on Violence", New York Times , 23 ottobre 1992, p. A12. N. 32. Ibid. N. 33. Toufexis, Anastasia, "Seeking the Roots of Violence", Time , 19 aprile 1993, p. 53. N. 34. Ibid. N. 35. Ibid. N. 36. Ibid. N. 37. Volkow, Nora D., and Lawrence R. Tancredi, "Neural Substrates of Violent Behavior: A Preliminary Study with Positron Emission Tomography", British Journal of Psychiatry , 1987, p.p. 668-673; White, B., "Biological Causes for Violent Behavior: Research Could Affect Legal Decisions", Texas Bar Journal , 1987, p. 146; Jeffrey, C. Ray, in collaborazione con R. V. Del Carrnen e J. D. White, "Attacks on the Insanity Defense: Biological Psychiatry and New Perspective on Criminal Behavior" (Springfield, IL, Charles C. Thomas, 1985), p. 82. N. 38. Geller, Lisa N., Joseph S. Alper, Paul R. Billings, Carol I. Barash, Jonathan Beckwith, and Marvin R. Natowicz, "Individual, Family, and Societal Dimensions of Genetic Discrimination: A Case Study Analisys", Science and Engineering Ethics , vol. 2, no. 1, 1996, p.p. 71-74. N. 39. Ibid., p.p. 75-76. N. 40. Ibid. N. 41. Cowley, Geoffrey, "Flunk the Gene Test and Lose Your Insurance", Newsweek , 23 dicembre 1996, p. 49. N. 42. Bishop and Waldholz, op. cit., de Wit, G. W., "Gentechnology, Insurance, and the Future", articolo spedito al 2 Workshop on International Cooperation for the Human Genome Project: Ethics , Valencia, Spagna, 11-14 novembre 1990. N. 43. Bishop and Waldholz, op. cit., p.p. 299-300. N. 44. Berlfein, Judy, "Genetic Testing: Health Care Trap", Los Angeles Times , 30 aprile 1991, p. B2; Kevles, Daniel J., and Leroy Hood, Reflections , in Kevles and Hood, eds., "The Code of Codes", p. 324. N. 45. Pear, Robert, "States Pass Laws to Regulate Uses of Genetic Testing", New York Times , 18 ottobre 1997, p. 1. N. 46. Geller, et al., op. cit., p. 77. N. 47. Gostin, Larry, "Genetic Discrimination: The Use of Genetically Based Diagnostic and Prognostic Tests by Employers and Insurers", American Journal of Law and Medicine , vol. 17, nos. 1 and 2, 1991, p. 137; Goldstein, Joseph F., and Michael S. Brown, Genetic Aspects of Disease , in K. Isselbacher, R. Adams, E. Braunwald, R. Peterdorf, and J. Wilson, eds., "Harrison's Principles of Internal Medicine", 9th ed., vol. 1 (New York, McGraw-Hill, 1980), p. 293.

N. 48. Kevles, "In the Name of Eugenics", p. 278. N. 49. Geller, et al., op. cit., p. 77. N. 50. U.S. Congress Office of Technology Assessment, The Role of Genetic Testing in the Prevention of Occupational Disease (Washington, D.C., Government Printing Office, 1983), p. 37. N. 51. Brownlee and Siberner, "The Assurance of Genes", U.S. News & World Report , 23 luglio 1990, p. 57. N. 52. Pear, op. cit., p. 1. N. 53. Geller, et al., op. cit., p. 78. N. 54. Nelkin, Dorothy, and Laurence R. Tancredi, "Classify and Control: Genetic Information in the Schools", American Journal of Law and Medicine , vol. 17, nos. 1 and 2, 1991, p. 52; Harris, Irving D., "Emotional Bloks to Learning: A Study of the Reasons for Failure in School" (New York, Free Press of Glencoe, 1961), p. 36. Vedi Rose, "What Should a Biochemistry of Learning and Memory Be About?", Neuroscience , maggio 1981, p. 811. N. 55. Nelkin and Tancredi, op. cit., p.p. 55-56; Coles, Gerald, "The Learning Mystique. A Critical Look at Learning Disabilities " (New York, Pantheon Books, 1988), p.p. 23-24, 43-44; American Psychiatric Association, "Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders", 3rd ed. (Washington, D.C., American Psychiatric Association, 1980). Vedi Biederman, Munir, and Knee, "Conduct and Oppositional Desorders in Clinically Refered Children with Attention Deficit Desorders: A Controlled Family Study", Journal of American Academy of Child and Adolescent Psychiatry , settembre 1987, p. 724; Biederman, Munir, Knee, Habelow, Armentano, Autor, Hoge, and Waternaux, "A Family Study of Patients with Attention Deficit Desorder and Normal Controls", Journal of Psychiatric Research , vol. 20, no. 4, 1986, p.p. 263-74; Klerman, The Significance of the DSM.-III in American Psychiatry , in Andrew E. Skodol, Robert L. Spitzer, and Janet B. W. Williams, eds., "International Perspective on DSM-III" (Washington, D.C., Arnerican Psychiatric Press, 1983); Greenberg and Erickson, Pharmacotherapy of Children and Adolescents , in Cecil R. Reynolds and Terry B. Gutkin, eds., "The Handbook of School Psycology", (New York, John Wiley & Sons, 1982), p.p. 1023, 1025. N. 56. American Psychiatric Association, "DSM-III", p.p. 42-43, 93-95. N. 57. Coles, op. cit., p.p. 70-90; Nelkin, Dorothy, and Laurence R. Tancredi, "Dangerous Diagnostic The Social Power of Biological Information" (New York, Basic Books, 1989), p.p. 125-26. Vedi Volkow, Nora D., and Laurence R. Tancredi, "Biological Correlates of Mental Activity: Studies with PET", American Journal of Psychiatry , aprile 1991, p. 439; National Institute of Mental Health and Human Services, Approching the 21st Century: Opportunities for Nimh Neuroscience Research , Report to Congress on the Decade of the Brain (Washington, D.C., U.S. Government Printing Office, 1988), p.p. 25-26. N. 58. Nelkin and Tancredi, op. cit., p.p. 117-121. Vedi Greenberg and Erickson, Pharmacotherapy of Children and Adolescents p.p. 1030-1031. N. 59. Silver, Lee M., "Remaking Eden: Cloning and Beyond in a Brave New World" (New York, Avon Books, 1997), p.p. 4-7. N. 60. Ibid., p. 9. N. 61. Randall, John H., "The Making of the Modern Mind: A Survey of the Intellectual Background of the Present Age", (Boston, Houghton Mifflin, 1940), p.p. 223-224; Bacon, Francis, Novum Organum , in "The Works of Francis Bacon", vol. 4 (London, J. Rivington and Sons, 1778), p.p. 114, 246, 320, 325; The Masculine Birth of Time , in Benjamin Farrington, ed., "The Philosophy of Francis Bacon: An Essay on Its Development from 1603-1609" (Liverpool, England, Liverpool University Press, 1964), p.p. 62, 92-93; Description of the Intellectual Globe , in "The Works of Francis Bacon", vol. 5 (London, J. Rivington and Sons, 1778), p. 506; Leiss, William, "The Domination of Nature",

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6. IL D.N.A. NEL COMPUTER.

Per pi di dieci anni, i futurologi, gli economisti e i politici hanno annunciato la nascita dell'era dell'informazione. Nel loro entusiasmo, essi hanno per perso di vista il ruolo centrale che le tecnologie della comunicazione giocano nella storia e hanno considerato le rivoluzioni del mondo dei computer e delle telecomunicazioni come fini veri e propri. In realt, come ogni grande rivoluzione nelle comunicazioni, le tecnologie dell'era dell'informazione rappresentano un nuovo e potente veicolo per trasformare il mondo della natura e per coordinare e gestire l'attivit economica che ne deriva. Pi di qualsiasi altra cosa il computer lo strumento della comunicazione e il software, il linguaggio e il testo gli strumenti per decifrare e utilizzare le vaste risorse genetiche della Terra nella prossima era economica. Questa la sesta regola della matrice operativa del secolo della biotecnologia. L'unione delle scienze dell'informazione con le scienze della vita - in altre parole dei computer con i geni - in una singola rivoluzione tecnologica e commerciale, il vero inizio di una nuova era nella storia del mondo. Per comprendere il ruolo che giocheranno i computer in questa nuova era, basta pensare all'invenzione della stampa, altra tecnologia di comunicazione, che ora ci appare quasi primitiva ma che in realt, all'alba dell'era industriale, cambi il nostro mondo, l'economia e la percezione di noi stessi. - La carta stampata e l'era industriale. L'era industriale non sarebbe stata possibile senza l'invenzione della stampa da parte di Johannes Gutenberg nel quindicesimo secolo. La capacit di produrre un numero enorme di copie perfettamente identiche da un originale, in pochissimo tempo e con molto meno sforzo rispetto a quello richiesto dalla produzione dei manoscritti nel Medioevo, rivoluzion la societ occidentale. La tecnologia della stampa forn nuovi mezzi di comunicazione per gestire la difficile e convulsa era delle macchine a vapore e delle centrali energetiche, le prime, a carbone. La stampa diede inoltre origine a un nuovo modo di organizzare l'attivit economica che pi tardi avrebbe preso il nome di modo di vita industriale . Di uguale importanza fu il fatto che la nuova tecnologia delle comunicazioni cambi radicalmente la consapevolezza di s degli esseri umani, creando il nuovo uomo e la nuova donna borghesi dell'era moderna. Innanzitutto, la stampa introdusse l'idea di assemblaggio meccanismo-chiave della vita industriale. La separazione dell'alfabeto in unit standardizzate di caratteri tipografici uniformi, interscambiabili e che si potevano usare pi di una volta, fece della stampa il primo processo industriale moderno. La stampa inoltre port l'idea del rigido posizionamento delle cose nello spazio. Nel processo di stampa, gli oggetti erano spaziati in modo uguale e mantenuti tali fino alla stampa. Tutti i caratteri tipografici potevano quindi essere riprodotti all'infinito, ogni copia identica e indistinguibile dall'originale. Parti

assemblabili, uniformabili e interscambiabili, la possibilit di predire il posizionamento degli oggetti nello spazio e la produzione di massa erano le pietre miliari della vita industriale. La stampa cre l'archetipo tecnologico di questo nuovo modo di organizzare la natura. Il nuovo mezzo della stampa diede inoltre una nuova definizione al modo in cui gli esseri umani organizzano il sapere. La mnemonica ridondanza delle comunicazioni orali e l'eccentricit soggettiva degli scritti medievali vennero rimpiazzati da un approccio del sapere pi razionale, analitico e calcolato. La stampa sostitu la memoria umana con indici, impaginazioni, note e sommari, liberando la mente umana dal fare continuo riferimento al passato, in modo da potersi concentrare sul presente e sul futuro. Il passaggio alla consapevolezza prepar la strada al concetto del commercio, degli illimitati guadagni materiali e del progresso umano. La stampa introdusse tabelle, elenchi, e altri aiuti visivi che si dimostrarono molto importanti nel creare descrizioni del mondo molto pi accurate. Rese possibile la standardizzazione delle cartine geografiche, che diventarono facilmente riproducibili, rendendo la navigazione e i viaggi sulla terraferma pi sicuri e accessibili a pi persone. L'apertura di vie terrestri e marine diffuse i mercati e i traffici commerciali. Orari scritti, continuamente aggiornati, prodotti in massa e fatti circolare ampiamente, facilitarono il traffico ferroviario e i viaggi oceanici. La stampa rese possibile una cultura commerciale del contratto , permettendo ai mercanti e ai capitalisti di coordinare un'attivit di mercato sempre pi complessa e di mantenere il controllo sulle transazioni commerciali anche molto lontane. Moderni cataloghi, libri contabili, bolle di accompagnamento, fatture, liste e cambiali furono gli strumenti essenziali di gestione dell'organizzazione del mercato capitalista. La stampa rese inoltre possibile un'uniformit del sistema dei prezzi, senza il quale le moderne idee di mercato e di consumo non si sarebbero mai sviluppate. La stampa facilit lo sviluppo del nazionalismo e diede impulso alla nascita degli Stati nazionali. Lingue popolari, trasferite sulla carta stampata, crearono un motivo di identificazione collettiva. La gente cominci a riconoscersi come francesi, inglesi, tedeschi e svedesi. La stampa permise la stesura di dettagliate liste di dati, indispensabili per la creazione della moderna burocrazia di governo. La rivoluzione della stampa aiut a creare un nuovo modo di pensare e, con esso, una nuova consapevolezza di come comportarsi e di come interagire con il mondo. La stampa organizz i fenomeni in modo ordinato, razionale e oggettivo e cos facendo incoraggi modi di pensare lineari, sequenziali e causali. La nozione di composizione dei pensieri di una persona evoca il concetto della progressione delle idee, una dopo l'altra in lineare sequenza logica, un modo di pensare molto differente da quello della cultura orale, dove la ridondanza e la discontinuit nella conversazione spesso la regola. Eliminando questa ridondanza del linguaggio orale e creando precise misure e descrizioni, la stampa gett le basi per la moderna visione scientifica del mondo. I fenomeni potevano essere esaminati rigorosamente, osservati e descritti, gli esperimenti ripetuti grazie a protocolli e standard di esecuzione, cose molto difficili da ottenere usando un manoscritto o affidandosi solo alla cultura orale. La stampa introdusse inoltre il concetto di diritto d'autore . Prima dell'invenzione della stampa c'erano degli autori, ma erano molto pochi. I manoscritti erano spesso anonimi e risultato del contributo collettivo per lunghi periodi di tempo di molti amanuensi. Fu un fatto comune per molte generazioni di amanuensi prestare le proprie mani per un singolo lavoro scritto. Il diritto d'autore elev l'individuo a uno stato di unicit, separandolo dalla collettivit. La convinzione che le idee di una persona fossero originali e uniche svilupp il concetto dell'individuo come principale motore dell'avanzamento della civilizzazione. Lo

spirito imprenditore e l'individualismo competitivo, cos difeso da Adam Smith e dai primi illuministi, possono anch'essi essere un prodotto, in parte, della rivoluzione della stampa. L'idea della professione dello scrittore and di pari passo con il concetto di 'possedere' le proprie parole. Le leggi sul copyright resero la comunicazione tra persone, per la prima volta, un bene di consumo. L'idea che una persona potesse possedere i propri pensieri e le proprie parole, e che gli altri avrebbero dovuto pagare per ascoltarle, segn una importante svolta nella storia delle relazioni umane. L'idea di John Locke del valore commerciale delle idee e del lavoro di ogni persona - concetto fondamentale nelle teorie del moderno capitalismo - deve molto al cambiamento portato dalle leggi sul copyright e sul diritto d'autore. Prima dell'avvento della carta stampata, la gente comunicava i propri pensieri oralmente, in dialoghi e scambi faccia a faccia. Anche i manoscritti venivano letti ad alta voce, in genere pi sentiti che visti. La rivoluzione della stampa aliment la nascita di ambienti che favorivano la riflessione e la meditazione. I libri venivano letti in silenzio e in solitudine; questo diede un significato nuovo alla nozione di privacy e stimol la capacit di riflessione e l'introspezione. Si inizi a pensare a se stessi e ad osservare il mondo in modo critico, intravedendo il potere terapeutico della parola scritta. Infine, la stampa permise l'alfabetizzazione di massa, fornendo alle future generazioni gli strumenti di comunicazione necessari per gestire la complessit del moderno mercato e dei nuovi modi di lavoro e di socializzazione. In breve, la stampa cre lo stato mentale appropriato e la giusta visione del mondo per un modo industrioso di vivere e di stare al mondo (1). La stampa si innest nell'ordine feudale del tardo Medioevo e gioc un ruolo cruciale nel successo della Riforma protestante e nelle rivoluzioni mercantile e urbana che seguirono. Il suo destino fu comunque legato all'era industriale. La stampa forn l'importante linguaggio organizzativo e il modo per coordinare le rivoluzioni elettrica e del vapore, grazie alle quali stato dato corpo allo stile di vita moderno. Anche dopo essere stata integrata dalle tecnologie telegrafiche e telefoniche e da radio e televisione, la stampa rimase la forma di comunicazione dominante per organizzare e coordinare l'intera era industriale. La relazione simbiotica fra la tecnologia della carta stampata, le macchine a vapore e la dinamo elettrica deve essere messa in rilievo. La conversione del carbone in vapore e, pi tardi, in elettricit acceler fortemente sia la velocit sia la diffusione dell'attivit economica. Nel passato, l'umanit, per le sue risorse di energia, aveva dovuto fare affidamento sul sole, sul vento, sull'acqua e sulla forza animale, e questo aveva posto evidenti limiti allo sviluppo dell'attivit economica. Il nuovo mondo, convulso e accelerato rispetto al passato, prodotto dalla conversione di combustibili fossili in energia grezza, non avrebbe potuto essere gestito adeguatamente con i mezzi offerti dalla cultura orale. La tecnologia della carta stampata forn nuovi mezzi di comunicazione, le cui caratteristiche principali e i cui attributi erano sufficienti a gestire questa nuova cultura che, per la prima volta nella storia, procedeva ad altissima velocit e aveva a disposizione una grande quantit di energia. Oggi, la tecnologia della carta stampata si arricchita, e verr probabilmente sostituita dalle tecnologie informatiche, nell'organizzazione e nella gestione della produzione, del consumo e del commercio. Anche se al momento la rivoluzione informatica e quella delle telecomunicazioni vengono applicate al mercato industriale, in realt il linguaggio e il modo di operare delle tecnologie dell'informazione sono, in un certo senso, in netto contrasto con le premesse e i principi che governano l'ormai vecchia cultura della stampa e lo stile di vita industriale. Questa una delle ragioni per le quali, nonostante l'enorme quantit di denaro che viene speso per le nuove tecnologie dell'informazione, gli aumenti di produttivit nell'economia industriale sono inferiori a quanto ci si aspettava. Il ruolo

primario delle tecnologie della comunicazione sar quello di gestire l'informazione genetica del nuovo mercato della biotecnologia, proprio come accadde per la stampa quando venne usata per gestire il nuovo mercato industriale costruito sui combustibili fossili. - Il nuovo linguaggio della biologia. Le tecnologie dell'informazione non sono tanto una risorsa economica, quanto piuttosto un linguaggio di gestione e di coordinamento. Il loro destino intimamente legato alle risorse genetiche grezze che esse isoleranno, renderanno disponibili, organizzeranno, interpreteranno, dirigeranno e programmeranno nel prossimo secolo della biotecnologia. Il computer e le tecnologie delle telecomunicazioni sono, come hanno sottolineato il teorico dei media Marshall McLuhan e altri, un'estensione del sistema nervoso umano al mondo. Sono delle proiezioni meccaniche della mente umana in ogni angolo e in ogni fessura della realt fisica. D'altro canto, i geni sono l'incarnazione dell'esistenza biologica, la miriade di istruzioni che servono agli organismi per organizzare il loro viaggio di vita. Insieme, il computer e i geni creano un dualismo corpo/mente estremamente potente. Nei prossimi anni, l'umanit user il computer sempre di pi come un sostituto della mente o del linguaggio per manipolare, dirigere e organizzare l'enorme quantit di informazioni genetiche che sono alla base della natura fisica del vivente. Il computer organizza le comunicazioni in un modo rivoluzionario, che lo rende lo strumento ideale per gestire i flussi dinamici e i processi interattivi che costituiscono il mondo fluido dei geni, delle cellule, degli organi e degli ecosistemi. Le lettere e le parole esistono sotto forma di bagliori fosforescenti, effimeri e privi di attrito. Non esistono a priori come unit solide individuali, ma appaiono sullo schermo quando le istruzioni del software le chiamano. Non hanno n passato n futuro, ma esistono nel momento in cui brillano sullo schermo. Le parole elettroniche non sono fissate, come avviene nella tradizionale carta stampata, ma piuttosto si trovano in uno stato di dinamicit, possono essere ricombinate, composte facilmente, sono provvisorie e fugaci. In questo senso hanno molti punti in comune con la natura dinamica dei geni, che continuamente guizzano su e gi nel processo della scrittura e della direzione della trama della vita. La comunicazione elettronica organizzata in modo cibernetico, non lineare. Le nozioni di sequenzialit e di causalit danno origine ad attivit integrate in modo continuo. In un mondo elettronico di comunicazioni, i soggetti e gli oggetti sono sostituiti da una serie di reti e nodi, la struttura e funzioni sono parte di un processo. Il modo in cui il computer organizzato, specialmente le reti complesse di computer, rispecchia i processi dei sistemi viventi, dove ognuna delle parti un nodo in una rete dinamica di relazioni che continuamente perfeziona e rinnova se stessa a ogni livello della sua esistenza, conservando una presenza vivente. La comunicazione elettronica, inoltre, organizza il sapere in modo differente rispetto alla tecnologia della carta stampata. L'ipertesto sostituisce il pi limitato e ristretto sistema di riferimenti della stampa. Il libro come lo conosciamo oggi, con il suo contenuto ben definito di fatti e riferimenti, verr sostituito, grazie agli ipertesti, da un campo illuminato di informazioni, poich le note e i collegamenti possono espandersi, letteralmente, all'infinito, dando origine a sottotesti e metatesti . La comunicazione elettronica senza limiti, aperta e integrativa. D'altro canto per priva della chiarezza creata dai confini. E' una forma di comunicazione molto vicina al fluire dei pensieri dell'inconscio: si pu saltare da un pensiero all'altro, procedendo su linee parallele, giustapponendo le idee una sull'altra, vagabondando in argomenti non correlati o marginalmente correlati. E' meno strutturata, meno razionale, meno analitica e pi vivace e giocosa.

Il linguaggio elettronico del computer sta costruendo un nuovo tipo di consapevolezza umana, meno prometeica , ma molto pi versatile. Il cambiamento nella consapevolezza in parte attribuibile al fatto che la comunicazione elettronica elimina il contesto spaziale. Lo schermo non un posto fisico nello stesso senso in cui viene concepita la pagina stampata. Piuttosto, una finestra su mondi virtuali che supera lo spazio tridimensionale. E' un'arena di fantasia dove ognuno pu dimenticare i confini convenzionali, il futuro e il passato non esistono e ognuno libero di creare una serie illimitata di ambienti nei quali giocare. Nei mondi virtuali che si trovano dietro lo schermo, il principio della realt viene fermamente superato dal principio del piacere e la fantasia gioca il ruolo pi importante, sostituendo lo spietato mondo del lavoro regolato dai principi dell'accumulazione materiale con nuovi mondi in cui si fanno illimitate esperienze virtuali e ci si pu trasformare continuamente. Sociologi e psicologi come Sherry Turkle e Robert J. Lifton stanno gi osservando un cambiamento nel tipo di consapevolezza che si trova nella prima generazione di ragazzi cresciuti nell'era dei computer: essi si discostano dall'antica nozione di un s ben definito e si avvicinano a un nuovo concetto di s multiplo . Si tratta di una consapevolezza. Tutti questi importanti cambiamenti nella consapevolezza e nella cultura, prodotti dalle tecnologie elettroniche e dal linguaggio, stanno ponendo le fondamenta per un nuovo concetto della natura e dell'umana natura viste come un'opera d'arte incompiuta, alla quale si pu dare continuamente nuova forma e nuovo contesto (2). Non sono solamente le regole di impiego del computer che lo rendono lo strumento di comunicazione adatto a gestire i sistemi viventi dinamici. Il linguaggio operativo del computer di per s si adatta ai sistemi biologici. E' questo linguaggio comune che sta creando una rete, priva di giunture, tra l'informazione e la scienza e sta rendendo possibile l'unione dei computer con i geni in una singola e potente rivoluzione tecnologica. Nel 1953, appena sette anni dopo che gli ingegneri avevano inserito la spina e acceso il primo computer a Philadelphia, all'Universit della Pennsylvania - l'Electronic Numerical Integrator and Computer (ENIAC) -, James Watson e Francis Crick annunciavano che avevano scoperto la doppia elica del D.N.A., aprendo la porta dei segreti del mondo della biologia. Importante quanto la scoperta fu il linguaggio che essi usarono per descriverla. Prendendo in prestito metafore e termini dal nuovo settore della cibernetica e dalle nascenti scienze dell'informazione, Watson e Crick fecero riferimento alla natura della doppia elica dei geni come a un codice, programmato con informazioni chimiche e che doveva essere decifrato. Joseph Weizenbaum, del Massachusetts Institute of Technology, un pioniere nel campo dei computer, nota che dall'inizio della rivoluzione genetica il computer ha fornito la metafora, e il linguaggio del computer ha fornito la spiegazione pi adatta per comprendere il funzionamento dei processi biologici. "I risultati annunciati da Crick e Watson caddero su un terreno che era gi stato in parte preparato dalla pur vaga conoscenza che la gente aveva di computer, circuiti e teoria dell'informazione [...] A partire da questo momento per il pubblico risult pi facile vedere la scoperta del codice genetico come le istruzioni alla base di un programma per computer, e la scoperta della struttura a doppia elica del D.N.A. come un esempio di diagramma per la cablatura di un computer" (3). Oggi, mezzo secolo dopo, la teoria sull'informazione diventata indispensabile per decifrare, organizzare e comprendere il mondo sempre pi complesso della biologia molecolare e dell'ingegneria genetica. Al fine di capire fino in fondo come il linguaggio del computer sia diventato il linguaggio della biologia, necessario comprendere i principi operativi che sono alla base della

rivoluzione del computer. Questi principi presero prima una forma concreta durante la seconda guerra mondiale, quando squadre di ingegneri e scienziati vennero formate dal governo con il mandato di scoprire nuove vie per ordinare le pi disparate informazioni in un modo operativo intelligente ed efficiente. L'impresa fu chiamata ricerca di operazioni e da essa emerse un nuovo approccio organizzativo; questo approccio venne chiamato cibernetica e forn i principi operativi per la rivoluzione del computer. Il termine cibernetica deriva dal termine greco "kybernetes", che significa timoniere . E' una teoria generale che cerca di spiegare come i fenomeni si mantengano nel tempo. La cibernetica riduce l'attivit a due ingredienti essenziali, l'informazione e la retroazione, e afferma che tutti i processi possono essere intesi come un'amplificazione di entrambe. Il matematico Norbert Wiener, del Massachusetts Institute of Technology, l'uomo che divulg la teoria sulla cibernetica, defin l'informazione come: "il nome che diamo al contenuto di ci che viene scambiato con il mondo esterno mentre cerchiamo di adattarci a esso o facciamo in modo che esso si adatti a noi. Il processo durante il quale riceviamo e usiamo le informazioni riflette sia il processo grazie al quale ci adattiamo all'ambiente che ci circonda, sia il nostro vivere all'interno di quell'ambiente" (4). Quindi l'informazione consiste in un numero infinito di messaggi e di istruzioni che vanno avanti e indietro tra le cose e il loro ambiente. La cibernetica, invece, la teoria del modo in cui questi messaggi o singole informazioni interagiscono uno con l'altro al fine di produrre prevedibili schemi d'azione. Secondo la teoria della cibernetica, il meccanismo chiave che regola tutti i comportamenti la retroazione. Chiunque abbia mai aggiustato un termostato ha familiarit con il suo funzionamento. Il termostato controlla la temperatura di una stanza. Se la stanza si raffredda e la temperatura scende sotto un punto fissato, il termostato accende la caldaia e la caldaia rimane accesa fino a quando la temperatura della stanza non coincide nuovamente con la temperatura stabilita. A questo punto il termostato spegne la caldaia, fino a quando la temperatura della stanza non scende nuovamente richiedendo ancora calore. Questo un esempio di retroazione negativa. Tutti i sistemi si mantengono grazie all'uso della retroazione negativa. Il suo opposto, la retroazione positiva, ha un risultato molto differente. Nella retroazione positiva, il cambiamento nell'attivit si autoalimenta, rinforzando e intensificando il processo, piuttosto che aggiustandolo nuovamente e smorzandolo. La cibernetica interessata principalmente alla retroazione negativa. Wiener evidenzia il fatto che se vogliamo che una macchina, legata a un ambiente esterno in continuo cambiamento, funzioni efficacemente, necessario che alla macchina vengano forniti oltre a tutte le altre istruzioni di funzionamento - i dati sulle conseguenze del suo funzionamento (5). La retroazione fornisce alla macchina l'informazione sul suo attuale rendimento, che spesso viene misurato in rapporto al rendimento atteso. L'informazione permette alla macchina di adattare la sua attivit di conseguenza, allo scopo di chiudere il gap fra quello che ci si aspetta e quello che in effetti avviene. La cibernetica la teoria di come le macchine si regolano in rapporto agli ambienti che cambiano. Ma, pi di questo, la cibernetica la teoria che spiega il comportamento finalizzato delle macchine. Wiener introdusse per primo il concetto che le macchine possono agire secondo uno scopo. In un articolo storico, pubblicato in The Philosophy of Science nel 1943, Wiener defin il comportamento finalizzato come la condizione finale nella quale l'oggetto raggiunge una correlazione definita nel tempo o nello spazio rispetto a un altro oggetto o evento (6). Per Wiener, ogni comportamento finalizzato riduce se stesso a un'elaborazione dell'informazione . Egli scrisse:

"Diventa plausibile che l'informazione [...] appartenga ai grandi concetti della scienza come la materia, l'energia e la carica elettrica. Il nostro adattamento al mondo intorno a noi dipende dalle informazioni che i nostri sensi riescono a captare" (7). Dopo un'attenta riflessione, Wiener concluse che la societ pu essere compresa solamente attraverso lo studio dei messaggi e le modalit e strutture di comunicazione che le appartengono (8). Wiener vede la cibernetica sia come una teoria unificatrice sia come uno strumento metodologico per riorganizzare il mondo intero. Generazioni successive di scienziati e di ingegneri si sono poi dichiarati d'accordo con lui. Con l'aiuto del computer, la cibernetica diventata il principale approccio metodologico per organizzare le attivit economiche e sociali. In realt ogni attivit di una certa importanza nella societ di oggi sta per essere portata sotto il controllo dei principi della cibernetica. L'elaborazione dell'informazione grazie al computer sta rapidamente diventando il punto principale della nostra cultura tecnologica. In nessun altro luogo cos evidente come nel nostro sistema economico. Considerata un tempo come un'aggiunta alla gestione dell'organizzazione su vasta scala dell'economia, l'elaborazione dell'informazione permea adesso ogni aspetto della struttura di un'azienda e definisce l'organizzazione in s. Le grandi aziende saranno sempre pi considerate come sistemi di informazioni all'interno di una rete di relazioni. La cibernetica non ha solamente cambiato il modo di organizzare il mondo, ma ha anche influenzato il modo in cui lo concettualizziamo. A cominciare dalle ipotesi operative della cibernetica, che sono antitetiche rispetto alla visione ortodossa delle relazioni tra le parti e l'intero. Durante l'era industriale, venne supposto che l'intero non era altro che un mero aggregato delle parti assemblate che lo costituivano. La cibernetica, al contrario, concepisce l'intero come un sistema integrato. La costante retroazione delle nuove informazioni che vengono dall'ambiente e il continuo riadattamento del sistema all'ambiente mette a punto un processo circolare, opposto al modo lineare dell'organizzazione che caratterizzava l'era industriale. Il processo circolare in cui prevista l'autocorrezione tipica di questo nuovo modo di organizzazione marca la distinzione tra la causa e l'effetto (9). Secondo i teorici dell'informazione, in un ambiente sempre pi complesso non pi possibile essere convinti che un evento isolato porta a un altro evento isolato. Stiamo per renderci conto che ogni evento influisce in qualche modo su qualsiasi altra cosa. Poich ogni cosa correlata, necessario organizzare l'attivit in sistemi integrati. Charles R. Dechert, professore di Scienze politiche alla Catholic University of America, riassume cos l'importanza dei nuovi principi organizzativi che hanno rimpiazzato la linea d'assemblaggio della mentalit dell'era industriale: La cibernetica estende il circolo di processi che possono essere controllati, questa la sua caratteristica speciale e il suo merito (10). La crescente fiducia riposta nei computer assicura l'istituzionalizzazione dei principi della cibernetica come il modo di organizzazione del futuro. E' di poca importanza, a questo punto, rilevare che senza elettricit la cibernetica e la rivoluzione dei computer non sarebbero state possibili. L'elettricit, osserv Marshall McLuhan, forn i mezzi per l'istantanea sincronizzazione di numerose operazioni e, cos facendo, decret la fine del vecchio schema meccanico, che metteva tutte le operazioni in sequenza lineare (11). L'elettricit ci permette di aumentare enormemente la nostra capacit di anticipare e di adattarci a maggiori livelli di attivit nell'ambiente circostante. Tutti gli antichi modi tecnologici erano necessariamente parziali e frammentari , perch non erano in grado di superare il loro contesto spaziale. L'elettricit permette all'umanit di scavalcare lunghe distanze spaziali praticamente in modo istantaneo. McLuhan fu uno

dei primi a osservare che con i media elettronici l'umanit in grado per la prima volta di abolire la dimensione spaziale (12). Come risultato, dice McLuhan, ci che emerge una totale presa di coscienza (13). Includendo anche lo spazio, l'elettricit ridefinisce ogni attivit come un puro processo. Quando Norbert Wiener pubblic la prima edizione del suo libro "Cibernetica", incluse un sottotitolo: Controllo e comunicazione nell'animale e nella macchina . Wiener era convinto che i principi operativi della cibernetica avrebbero potuto essere estesi con successo dal campo dell'ingegneria a quello delle scienze della vita. Il suo scopo fu quello di riformulare la biologia in termini ingegneristici, sottoponendola ad analisi matematiche rigorose. Wiener osserv che l'unica vera differenza tra il controllo del fuoco in una sparatoria antiaerea e i processi biologici era il grado di complessit che governava le loro rispettive capacit di elaborare le informazioni e di retroazione. Il filosofo della scienza e professore emerito Marjorie Grene, dell'Universit della California a Davis, suggerisce che mentre Wiener e gli altri ingegneri miglioravano la capacit delle macchine di regolare il loro stesso rendimento, essi si convincevano del fatto che il loro stesso lavoro si comportava come un vero e proprio sistema vivente. Quindi conclusero che le linee guida che andavano elaborando per le loro tecnologie dovevano avere una qualche correlazione con le linee guida dei sistemi viventi. Secondo Grene, un nuovo modo di pensare incominciava a prendere piede sia nel campo dell'ingegneria sia nel campo delle scienze della vita. "Il messaggio questo: osservate i progetti e il funzionamento delle macchine, studiate ingegneria... per trovare modelli teoretici da applicare alla biologia, proprio come Darwin ha studiato il comportamento degli allevatori di pecore e gli addestratori dei piccioni viaggiatori per giungere alla formulazione della sua teoria sulla selezione naturale" (14). Durante gli anni Cinquanta, la terminologia ingegneristica continu a influenzare la biologia, trasferendo con successo la maggior parte del linguaggio delle scienze della vita nell'idioma usato per le macchine. Per esempio, consideriamo il termine rendimento . Gli ingegneri usano questa parola per fare riferimento all'attivit delle macchine. I biologi, al contrario, tradizionalmente, si sono affidati alla parola comportamento parlando dell'attivit degli organismi. Il rendimento evoca l'idea di una attivit finalizzata a raggiungere un obiettivo utilitarista. Il comportamento, d'altro canto, spesso connota l'immagine di un'attivit non prevedibile e senza scopi specifici. Lo psicologo sperimentale R. L. Gregory, dell'Universit di Cambridge, nota che i biologi hanno cominciato a usare le due parole interscambiandole, quasi sicuramente influenzati dalle teorie cibernetiche, che hanno unificato certi aspetti della biologia e dell'ingegneria (15). Gregory continua dicendo che il termine rendimento divenne ancora pi usato quando i biologi diedero una nuova definizione degli organismi viventi in termini di efficienza relativa. E' chiaro che la mentalit degli ingegneri ha permeato il campo della biologia; tanto che, come sottolineano lo zoologo William H. Thorpe e lo psicologo Oliver L. Zangwill dell'Universit di Cambridge, gli organismi viventi sono stati sempre pi descritti in termini di efficienza termica, efficienza dell'informazione, costi capitali, costi di esercizio e altri criteri creati per un uso tecnologico. Wiener sogn di unificare l'ingegneria e la biologia e apparentemente molti tecnici in entrambi i campi erano ansiosi di condividere la sua visione. Nel loro libro "Current Problems in Animal Behaviour", Thorpe e Zangwill valutarono quanto, giunti ai primi anni Sessanta, la teoria dell'informazione aveva influenzato la biologia, e conclusero che gi allora le scienze della vita stavano soccombendo alle teorie operative degli esperti di cibernetica. Secondo Thorpe e Zangwill, gli scienziati di entrambi i campi stavano gi trovando punti di contatto sotto il vessillo della cibernetica di Norbert Wiener (16).

Un maggiore numero di biologi cominciava a vedere gli organismi viventi come sistemi di informazioni. Thorpe definisce gli organismi viventi come delle cose che assorbono e immagazzinano informazioni, cambiano il loro comportamento come risultato di questo, e [...] hanno organi speciali per riscontrare, classificare e organizzare queste informazioni (17). Il vecchio modello di Newton, che concepiva la natura come il movimento di una particella sotto l'azione di una forza , venne sostituito con un nuovo modello che definisce la natura come l'immagazzinamento [...] e la trasmissione dell'informazione all'interno di un sistema (18). Quando ci si ferma a considerare che l'informazione non qualcosa di materiale, il pieno impatto della rivoluzione nel pensiero comincia a essere chiaro. Poich non qualcosa di materiale, l'informazione non esiste in un contesto statico spaziale nel modo che Newton aveva in mente quando defin il mondo in termini di cose in movimento. Quando un biologo parla degli organismi viventi come di sistemi di informazione, sta dicendo che essi sono delle istruzioni o programmi che descrivono un processo e, successivamente, insegnano come questo processo dovrebbe essere fatto (19). Quando un biologo parla del processo, si riferisce a qualcosa che avviene lungo un periodo di tempo. Inoltre, i sistemi viventi, secondo questo nuovo modo di pensare, sono programmi di informazione che si attuano in un modo prevedibile lungo un certo arco di tempo. La scoperta biologica pi importante degli ultimi anni , afferma Thorpe, la scoperta che i processi della vita sono diretti da programmi [...] [e] che la vita non un'attivit meramente programmata ma un'attivit che si programma da s (20). Il biologo Richard Dawkins va anche pi avanti, suggerendo che non dovremmo pi pensare alla vita come al fuoco , alle scintille o al respiro , ma piuttosto come a milioni di caratteristiche digitali distinte scolpite in tavolette di cristallo . Egli scrive: "[Le molecole delle cose viventi] sono combinate in modelli molto pi complicati delle cose non viventi, e la combinazione viene fatta seguendo dei programmi, cio una serie di istruzioni su come svilupparsi, che gli organismi portano in s. Forse essi vibrano e palpitano e pulsano con irritabilit e splendono con vivo calore, ma queste propriet emergono tutte incidentalmente. Quello che risiede nel cuore di ogni cosa vivente non un fuoco, non un caldo respiro, non una scintilla di vita . E' l'informazione, sono le parole, le istruzioni [...] Se volete comprendere la vita, non pensate a vibranti, palpitanti brodi primordiali, pensate alla tecnologia dell'informazione" (21). Nel suo libro del 1985 "Le origini della vita", il fisico Freeman Dyson raggruppa l'informazione e le scienze della vita in una semplice immagine concettuale con questa sua concisa osservazione: "L'hardware elabora l'informazione; il software rappresenta l'informazione. Queste due componenti hanno i loro esatti analoghi nella cellula vivente; la proteina l'hardware e gli acidi nucleici sono il software" (22). Il biologo francese Pierre Grass ha tracciato una dettagliata presentazione del nuovo approccio alla concettualizzazione della natura, usando il linguaggio della cibernetica. Grass inizia elaborando tutto ci che riguarda la vita in termini cibernetici: L'informazione forma e anima l'organismo vivente. L'evoluzione , alla fine, il processo grazie al quale le creature modificano le proprie informazioni e acquisiscono altre informazioni (23). Grass sviluppa poi un modello cibernetico dell'organismo vivente. Inizia con i filamenti del D.N.A. che costituiscono il codice genetico. Secondo Grass, il codice rappresenta l'intelligenza delle specie. Grass disposto ad ammettere che il D.N.A. [...] il depositario e il distributore dell'informazione , ma si discosta dal concetto espresso da

James Watson, Francis Crick e da molti dei neodarwinisti che affermano che anche l'unico creatore (24). Grass paragona il codice genetico di un organismo a una biblioteca e afferma che n l'uno n l'altro fabbricano l'informazione; essi sono solo dei depositi dell'informazione. Sia il D.N.A. sia la biblioteca classificano e immagazzinano. E' a questo punto che Grass applica il principio della retroazione ai sistemi viventi. "Il D.N.A. deve ricevere dei messaggi sia dalle altre parti della cellula sia dagli organi [...] sia dal mondo esterno (stimolazione sensoriale, feromoni eccetera). Da solo grazie a quale miracolo potrebbe generare l'informazione adeguata per realizzare una data funzione?" (25). Per illustrare il suo punto di vista, Grass usa il computer come una metafora appropriata. "Il computer limitato nelle sue operazioni dal programma che lo controlla e dalle unit di informazione in esso contenute. Per allargare le sue possibilit, i suoi argomenti devono essere arricchiti. Quello che nuovo viene da fuori" (26). Grass conclude che l'organismo vivente, come il computer, deve essere programmato e deve essere nutrito con informazioni esterne per permettere alle novit di emergere (27). Il quadro che abbozza un modello cibernetico di vita; un processo circolare nel quale i geni, l'organismo e l'ambiente forniscono continuamente informazioni, permettendo all'organismo di autoregolarsi in risposta ai mutevoli suggerimenti esterni. Il punto di vista di Grass sulle relazioni fra cibernetica, organismo e ambiente molto distante dal semplice riduzionismo genetico di Watson, Crick e di tutti gli altri biologi molecolari che, mentre usavano il linguaggio della cibernetica e la teoria dell'informazione per spiegare i fenomeni biologici, continuavano a vedere il gene come la molecola padrona che mette in moto il processo organico. Nei cinquant'anni che sono passati da quando Norbert Wiener abbozz il suo grande disegno, il pensiero biologico stato ricomposto nella struttura della tecnologia dell'informazione. A partire dagli ultimi anni Ottanta i testi dei biologi molecolari sono stati in pratica riscritti per riflettere l'influenza delle scienze dell'informazione. In uno dei testi pi largamente usati, "The Molecular Biology of the Cell", gli autori affermano: "Per le cellule come per i computer, la memoria rende possibili programmi complessi; e molte cellule insieme, ognuna delle quali passa attraverso il proprio programma di controllo dello sviluppo, generano un complesso corpo adulto [...] cos le cellule dell'embrione possono essere paragonate a una serie di computer che operano in parallelo e che scambiano informazioni uno con l'altro" (28). L'esperto di computer Richard M. Karp, dell'Universit di Washington a Seattle, uno del sempre maggior numero di esperti nelle scienze dell'informazione che sta lavorando fianco a fianco con biologi molecolari per gestire le informazioni genetiche, fa eco all'opinione di molti dei suoi colleghi in entrambi i settori quando afferma: La biologia, particolarmente a livello molecolare, pu essere vista per molti scopi come una scienza dell'informazione. Per comprendere la cellula, il cervello o il sistema immunitario, qualche volta si deve interpretarli come dei sistemi di elaborazione delle informazioni molto complessi (29). Stabilendo che la teoria della cibernetica e dell'informazione sono il linguaggio comune per le scienze del computer e le scienze della vita, si fornisce il quadro generale di tecniche di comunicazione, fondamentale per usare i computer allo scopo di manipolare e usare l'enorme quantit di dati che verranno raccolti nel secolo della biotecnologia.

Evelyn Fox Keller, professoressa di storia e filosofia della scienza al Massachusetts Institute of Technology, cattura il significato del matrimonio tra informazione e scienze della vita inserendolo nel contesto del pi vasto campo di gioco che si va allestendo per il prossimo secolo: "La moderna biologia, come la molecola di D.N.A. - e come del resto le multinazionali e le organizzazioni politiche - diventata uno dei tanti componenti di una rete di informazioni, che in un momento funge da macchina, in un altro da messaggio, sempre pronto a cambiare ruolo" (30). - Il matrimonio tra geni e computer. Oggi, i biologi molecolari di tutto il mondo sono molto impegnati nel progetto di raccolta di dati pi ambizioso della storia. In laboratori governativi, universitari o di industrie private, i ricercatori stanno mappando e sequenziando l'intero genoma delle creature, dalle forme pi basse dei batteri agli esseri umani, con lo scopo di trovare nuovi modi per imbrigliare e per sfruttare le informazioni genetiche a scopi economici. Per la fine del ventunesimo secolo i biologi molecolari sperano di avere scaricato e catalogato i genomi dei diecimila organismi viventi: una vasta biblioteca contenente i progetti evolutivi di molti microrganismi, piante e animali che popolano la Terra. Mappare i genomi di cos tante specie produrr una quantit tale di informazioni da far apparire anche i pi grandi e impegnativi progetti del passato insignificanti , afferma il biochimico Charles Cantor, lo scienziato leader del dipartimento di Energia del Progetto genoma umano (31). L'informazione biologica che viene generata cos grande che pu essere gestita solamente dai computer e immagazzinata elettronicamente in migliaia di banche dati nel mondo. Per esempio, la completa sequenza umana - solo uno dei milioni di specie che verranno sequenziate e mappate - se dovesse venire raccolta in volumi simili agli elenchi del telefono, occuperebbe duecento elenchi del tipo di quelli usati per i numeri di Manhattan, che hanno mille pagine ciascuno. Equivale a una banca dati con tre miliardi di voci. Portando l'analogia un passo avanti, se stessimo per stampare i dati su tutte le diversit umane, la banca dati sarebbe almeno quattro ordini di grandezza pi grande o diecimila volte la misura della prima banca dati. Per il futuro gli scienziati concentreranno i propri sforzi su una microgestione e sull'aggiornamento di dati riguardanti piccole regioni del genoma delle singole specie, coordinando la loro ricerca con altri attraverso stazioni di lavoro genomiche , i terminali dei computer che possono fornire ai ricercatori l'accesso alle banche dati genomiche dei loro colleghi nel mondo (32). Raccogliere, scaricare, gestire e utilizzare le informazioni genetiche richieder una cooperazione pi stretta tra l'informazione e le scienze della vita, e i ricercatori dovranno essere versati in campi vicini alla genetica, cio dovranno acquisire nozioni di fisica, matematica, ingegneria, informatica, chimica e biologia molecolare. Il Progetto genoma umano ha affrettato l'incontro fra computer e scienze genetiche. Sequenziare e analizzare i tre milioni di coppie di base non sarebbe stato possibile senza l'aiuto degli scienziati del computer e delle sempre pi sofisticate tecniche di calcolo. Richard Karp osserva che il Progetto genoma umano "sta trasformando la biologia in una scienza dell'informazione. Molti biologi considerano l'acquisizione del sequenziamento come cosa noiosa. Ma, secondo il punto di vista della scienza dei computer, questi sono problemi algoritmici di prima qualit e rappresentano una vera sfida" (33).

Commentando il Progetto genoma e la bioinformatica, un analista della Association for Computing Machinery osserv in modo davvero preveggente che "Oltre al [...] codice genetico [che ha la caratteristica di automodificarsi], la biologia comprende anche concetti dinamici, fluidi, nel senso che i fenomeni studiati dagli scienziati e la comprensione di essi continuano a cambiare. Creare una banca dati biologica che riesca ad accogliere dei concetti mentre ne viene modificata la definizione e che preveda anche gli errori sperimentali, un'impresa che presenta sfide di tipo tecnico non incontrate durante lo sviluppo di banche dati commerciali o per l'ingegneria" (34). Mappare e sequenziare i genomi solo l'inizio. Riorganizzare tutto il mondo della natura a livello genetico, con un occhio ai possibili utilizzi commerciali, un'impresa incredibile, forse la pi grande impresa manageriale mai concepita. Comprendere e classificare tutte le reti dei rapporti che intercorrono tra geni, organi, organismi e ambienti esterni e comprendere le cause delle mutazioni genetiche e delle risposte fenotipiche, equivale a concepire un modello di sistema complesso mai visto prima d'ora. Solo con un approccio interdisciplinare, e un grande contributo degli scienziati informatici, si pu sperare di portare a termine l'impresa. La potenziale capacit del computer di decifrare e gestire i geni divent chiara nel 1983 quando Russell Doolittle, allora professore di chimica all'Universit della California a San Diego, e i suoi colleghi furono in grado di fare una scoperta biologica significativa semplicemente leggendo delle stampate di dati fatte dal computer. Il gruppo di ricerca di Doolittle compar le stampate relative a due proteine e trov che la sequenza del D.N.A. in un tipo di cancro era la stessa della sequenza del D.N.A. di una crescita cellulare, rivelando che i geni del cancro creavano una crescita anormale nelle cellule. La scoperta avvenne senza aver fatto alcun esperimento biologico. Robert Cook-Deegan, attuale direttore del National Cancer Policy Board della National Academy of Science, nota che agli inizi degli anni Ottanta "l'ingerenza dei computer nella biologia molecolare spost il potere nelle mani di quelli che avevano attitudini matematiche e si intendevano di computer [...] Una nuova generazione di scienziati cominci a emergere, con esperienza in biologia molecolare, computer e analisi matematica" (35). Non c' da stupirsi se la bioinformatica ha assunto un ruolo sempre pi importante. Titani nel campo dei computer come Bill Gates e adepti di Wall Street come Michael Milken, stanno investendo molto denaro nel nuovo campo della bioinformatica, nella speranza di rafforzare il matrimonio tra informazione e scienze della vita. Uno dei pionieri del nuovo campo Leroy Hood, un biologo formatosi al California Institute of Technology. Hoods fu uno dei coinventori della macchina per il sequenziamento dei geni che viene usata dagli scienziati per identificare la sequenza dei tre miliardi di molecole che costituiscono il genoma umano. La macchina sessanta volte pi veloce del vecchio metodo manuale usato per il sequenziamento. Milken ha donato venticinque milioni di dollari alla ricerca di Hood nella speranza che il suo gruppo di ingegneri e biologi possa costruire delle macchine pi veloci, in grado di localizzare le cause genetiche del cancro alla prostata, da cui Milken affetto. Anche Gates ha investito pesantemente nella societ di Hood, nella speranza che possa fare per l'ingegneria genetica ci che Henry Ford ha fatto per la produzione delle automobili: velocizzare e automatizzare la linea produttiva della biotecnologia (36). La societ di Hood, la Darwin Molecular Corporation con sede a Bethell, Washington, sta usando tutti gli strumenti informatici disponibili oggi come oggi alla difficilissima impresa di

cui abbiamo parlato: decifrare tutte le informazioni codificate nel pool genetico del nostro pianeta, il cui valore potenzialmente inestimabile. La societ di Hood, comunque, non la sola a fare ricerche di questo tipo. Le ricerche sul genoma sono diventate il campo in assoluto pi importante e interessante della biologia molecolare e stanno raggruppando esperti sia dalle scienze dell'informazione sia dalle scienze della vita per localizzare, mappare, sequenziare, analizzare, scaricare, catalogare e modellare l'informazione genomica del regno animale e vegetale. Societ con nomi come Bio-Image, Textco, Biosoft, the Oxford Molecular Group, Applied Biosystems e Pangea Systems stanno cementando l'unione tra le due grandi rivoluzioni tecnologiche con lo sviluppo di software sempre pi sofisticato e programmi per leggere, interpretare e gestire i dati genomici. Il Bio-Image's D.N.A. Sequence Film Reader and Sequence Assembly Packages un programma che riconosce automaticamente le basi, risolve le ambiguit, allinea le diverse sequenze, e assembla "contigs" (sequenze di segmenti che si sono sovrapposte attaccando le parti finali). Bob Luton, projet manager della Bio-Image, afferma che il software abbastanza intelligente da potere pensare (37). Il software "Gene Inspector" della Textco combina un'analisi di sequenza con un taccuino da laboratorio elettronico che permette ai biologi di tracciare, dirigere e aggiornare le loro analisi (38). Joel Bellenson, CEO della Pangea Systems, afferma che mentre la nuova generazione di aziende che si occupano di genoma per ora stanno concentrando gli sforzi a livello della molecola individuale, probabile che in futuro i biologi molecolari e gli ingegneri esperti di computer guardino oltre il D.N.A., si spingano oltre la ricerca delle omologie nelle sequenze proteiche, e si rivolgano invece ai percorsi metabolici e a come vengono costruiti. In altre parole, essi inizieranno a esplorare la questione molto pi complessa di come le molecole interagiscono una con l'altra. Invece di avere questo punto di vista molecolare, molto individualistico, cominceremo a considerare la cellula come un ecosistema di molecole (39). Bill Gates riassume i nuovi sforzi di collaborazione tra l'informazione e le scienze della vita dicendo che questa l'era dell'informazione, e l'informazione biologica probabilmente la pi interessante informazione che stiamo decifrando e che stiamo cercando di deciderci a cambiare. E' tutta una questione di come, non di se (40). In un tentativo di coordinare meglio l'inondazione di informazioni generate dai vari progetti di mappaggio genico, gli Nih hanno fondato il National Center for Biotecnology Information, nella sua sede di Bethesda nel Maryland. Lo scopo del progetto degli Nih quello di creare una banca dati genetica integrata che possa essere utilizzata efficacemente da tutti i ricercatori del mondo. Un progetto simile, l'Istituto bioinformatico europeo, stato fondato vicino a Cambridge, Inghilterra. Per integrare effettivamente in un sistema centrale tutte le banche dati genetiche separate, gli esperti del campo della bioinformatica stanno sperimentando la creazione di un linguaggio universale che potrebbe essere usato tra i ricercatori per tutti i dati (41). Inoltre si stanno usando i computer per creare ambienti biologici virtuali nei quali modellare organismi biologici complessi, reti ed ecosistemi. Gli ambienti virtuali aiutano i ricercatori a creare ipotesi e scenari nuovi che verranno poi usati in laboratorio per analizzare i nuovi prodotti agricoli e farmaceutici e per le terapie mediche sugli organismi viventi. Lavorando in mondi virtuali, i biologi possono creare nuove molecole sintetiche usando i tasti e i comandi del loro computer, evitando il tentativo di sintetizzare una vera molecola in laboratorio - un processo che pu richiedere anche anni. Con i modelli informatici tridimensionali, i ricercatori possono giocare con molte combinazioni, sullo schermo, connettendo differenti molecole per vedere come interagiscono. Nel 1991, il gruppo di ricercatori dell'Universit della Pennsylvania e la Scripps Clinic di La Jolla in California crearono la prima molecola sintetica con propriet chimiche utili, usando i computer. Il composto, conosciuto come QM212, venne concepito sullo schermo di un

computer, e la sua vera controparte reale viene ora prodotta in serie in molti laboratori di biotecnologie. Gli scienziati intendono creare in futuro ogni tipo di nuove molecole usando i pi avanzati computer dell'era dell'informazione. I chimici stanno gi parlando di composti che potrebbero riprodursi da soli, condurre l'elettricit, riscontrare l'inquinamento, fermare i tumori, controbilanciare gli effetti della cocaina e bloccare il progresso dell'Aids (42). Nel 1996, il mondo della biologia molecolare sbalord Wall Street annunciando la creazione del primo chip di D.N.A. Come stato menzionato nel primo capitolo, i chip, che assomigliano molto ai chip dei computer, sono stipati di D.N.A. e sono stati disegnati per leggere l'enorme quantit dell'informazione genetica nel genoma degli organismi viventi. La Affymetrix, un'azienda che si occupa di biotecnologia appena fondata a Santa Clara, California, ha progettato i chip per riscontrare le anomalie genetiche. La societ sta al momento lavorando con la OncorMed, una ditta di analisi genetiche di Gaithersburg, nel Maryland, per sviluppare un chip di D.N.A. che pu riscontrare il malfunzionamento del gene P53 , considerato un co-fattore in pi del 60% dei tipi di cancro umano. Gli scienziati affermano che non molto lontano il giorno in cui i chip di D.N.A. saranno in grado di analizzare un singolo paziente, leggere il suo profilo genetico in dettagli precisi, e saranno anche in grado di riscontrare i geni malfunzionanti o anormali. I chip di D.N.A., un giorno, saranno in grado di determinare quali geni sono accesi o spenti in ogni dato momento. Il dottor Mark Schee, della Affymetrix, afferma: Possiamo gi immaginare il momento in cui misureranno l'espressione di ogni gene, proprio come ora siamo in grado di vedere come cambiano certi parametri prima e dopo aver bevuto una tazza di caff . Altri chip di D.N.A. potrebbero essere usati per analizzare un tampone faringeo per identificare uno specifico microbo che potrebbe essere la causa di una malattia alla gola del paziente, e anche per identificare degli specifici geni nei batteri che sono resistenti a certi antibiotici (43). I chip di D.N.A. vengono costruiti usando la tecnica della fotolitografia, la stessa tecnica usata per i microprocessori. E come i loro predecessori, i chip di D.N.A. stanno diventando sempre pi ricchi di informazioni. Il primo prototipo della Affymetrix, del 1994, conteneva 20 mila sonde di D.N.A. Oggi, il suo chip contiene pi di 400 mila sonde (44). L'ultimo esempio di integrazione dell'informazione con le scienze della vita ci arriva nella forma del computer molecolare , una macchina pensante fatta di filamenti di D.N.A. piuttosto che di silicone. Gli scienziati hanno gi costruito il primo computer di D.N.A. e un crescente numero sia di esperti di computer sia di biologi molecolari prevedono che nei primi anni del secolo della biotecnologia la maggior parte dell'attivit informatica verr svolta non pi all'interno dei chip di D.N.A. L'abilit del D.N.A. di elaborare informazioni supera di molto il pi avanzato supercomputer esistente. Diversamente dai computer convenzionali, che sono sequenziali e possono elaborare solo una cosa alla volta, il D.N.A. una potente macchina da calcolo in parallelo e teoricamente pu calcolare centinaia di milioni di miliardi di cose alla volta (45). Uno scienziato di recente ha argutamente affermato che un pezzettino di D.N.A. pu fare pi calcoli di tutti i computer attualmente in uso (46). Il computer molecolare frutto dell'ingegno del dottor Leonard Adelman, matematico e professore di Informatica all'Universit della California del Sud. Avendo capito che il D.N.A. immagazzina le informazioni in modo molto simile ai computer, Adelman cap e convinse che si pu usare il D.N.A. per calcolare . Adelman spiega che il D.N.A. essenzialmente digitale. Questo significa che pu contare (47). La questione, allora, come fargli risolvere dei problemi. Nel 1994, Adelman ci riusc , facendo risolvere al D.N.A. un semplice quesito matematico. I risultati, pubblicati sulla rivista Science , furono accolti dalla comunit dei ricercatori come un esperimento innovativo nella storia della scienza.

Richard Lipton, un esperto di computer dell'Universit di Princeton, fece un ulteriore passo avanti rispetto al lavoro di Adelman, inventando una procedura di codifica che traduce le paia di basi del D.N.A. in stringhe di uno e di zero. Quindi mescol i contenuti delle provette riempite con molecole sequenziate geneticamente, che permettevano al D.N.A. di simulare i canali elettronici grazie ai quali i computer prendono le decisioni (48). In breve, port il D.N.A. a pensare . Lipton crede che un supercomputer di D.N.A. potrebbe stare in un vasca da bagno e probabilmente potrebbe costare meno di 100 mila dollari. Adelman afferma che i supercomputer di D.N.A. lavoreranno milioni di volte pi velocemente dei supercomputer pi avanzati dei nostri giorni, e cambieranno fondamentalmente il modo in cui viviamo e il tipo di mondo nel quale viviamo. Il supercomputer di D.N.A. unisce le scienze dell'informazione e le scienze della vita in una singola rivoluzione tecnologica che ha il potere di ricostruire il mondo (49).

NOTE AL CAPITOLO 6. N. 1. I seguenti lavori sono stati usati nella discussione della carta stampata e dell'era industriale, p.p. 172-176; Lowe, Donald M., "History of Bourgeois Perception" (Chicago, University of Chicago Press, 1982); Crowley, David, and Paul Heyer, eds., "Communication in History: Technology, Culture, Society" (New York, Longman Publishing Group, 1991); Innis, Harold A., "Empire and Communications", edizione riveduta (Toronto, University of Toronto Press, 1972); McLuhan, Marshall, "Understanding Media: The Extensions of Man", (Cambridge, MA, MIT Press, 1994); Ong, Walter J., "Orality and Literacy: The Tecnologizing of the World" (New York, Methuen & Co., 1982); Eisenstein, Elizabeth L., "The Printing Revolution in Early Modern Europe" (Cambridge, Cambridge University Press, 1983). N. 2. I seguenti lavori sono stati usati nella discussione del nuovo linguaggio della biologia, p.p. 176-180; Crowley, David, and Paul Heyer, eds., op. cit.; Negroponte, Nicholas, "Being Digital" (New York, Alfred A. Knopf, 1995); Hardinson, O. B., Jr., "Disappearing Through the Skylight: Culture and Technology in the Twentieth Century" (New York, Viking Press, 1989); Heim, Michael, "Electric Language: A Philosophical Study of Word Processing" (New Haven, Yale University Press, 1987); "The Metaphysics of Virtual Reality", (Oxford, Oxford University Press, 1993); Turkle, Sherry, "Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet" (New York, Simon and Schuster, 1995); Jones, Steven G., "Cybersociety: Computer-Mediated Communication and Community" (Thousand Oaks, CA, Sage Pubblications, 1995); Benedickt, Michael, ed., "Cyberspace: First Steps", (Cambridge, MA, MIT Press, 1991); Brook, James, and Iain A. Boal, eds., "Resisting the Virtual Life: The Culture and Politics of Information" (San Francisco, City Lights, 1995); Gelernter, David, "Mirror Worlds, Or, The Day Software Puts the Universe in a Shoebox: How it Will Happen and What it Will Mean", (Oxford, Oxford University Press, 1991). N. 3. Weizenbaum, Joseph, "Computer Power and Human Reason: From Judgment to Calculation" (San Francisco, W. H. Freeman, 1976), p. 156. N. 4. Wiener, Norbert, "The Human Use of Human Beings: Cybernetics and Society" (New York, Avon Books, 1954), p.p. 26-27. N. 5. Ibid., p. 35. N. 6. Rosenblueth, Wiener A. N., and Bigelow J., "Behavior, Purpose and Teleology", Philosophy and Science , 1943, p. 18. N. 7. Wiener, op. cit., p. 278. N. 8. Ibid., p. 25. N. 9. Rappaport, Roy A., "Ecology, Meaning, and Religion" (Richmond, CA, North Atlantic Books, 1979), p. 169.

N. 10. Dechert, Charles R., The Development of Cybernetics , in Charles R. Dechert, ed., "The Social Impact of Cybernetics" (New York, Simon & Schuster, 1966), p.p. 302303. N. 11. McLuhan, op. cit., p.p. 302-303. N. 12. Ibid., p. 225. N. 13. Ibid., p. 103. N. 14. Grene, Marjorie, "The Understanding of Nature: Essay in the Philosophy of Biology", (Dordrecht, Holland, D. Reidel, 1974), p. 68. N. 15. Gregory, R. L., The Brain as an Engineering Problem , in William H. Thorpe, and Oliver L. Zangwill, eds., "Current Problems in Animal Behaviour" (Cambridge, Cambridge University Press, 1961), p. 307. N. 16. Thorpe and Zangwill, op. cit., p. 303. N. 17. Thorpe, W. H., The Frontiers of Biology , in John B. Cobb, and David R. Griffin, eds., "Mind in Nature: Essays on the Interface of Science and Philosophy" (Washington, D.C., University Press of America, 1977), p. 3. N. 18. Waddington, C. H., Whitehead and Modern Science , in Cobb and Griffin, eds., op cit., p. 145. N. 19. Ibid. N. 20. Thorpe, op. cit., p. 6. N. 21. Dawkins, Richard, "The Blind Watchmaker" (New York, Norton, 1986), p. 112. N. 22. Dyson, Freeman J., "The Origins of Life" (Cambridge, Cambridge University Press, 1985), p. 6. N. 23. Grass, Pierre P., "Evolution of Living Organisms: Evidence for a New Theory of Transformation" (New York, Academic Press, 1977), p. 223. N. 24. Ibid., p. 224. N. 25. Ibid. N. 26. Ibid., p. 225. N. 27. Ibid., p. 226. N. 28. Alberts, Bruce, et al., "Molecular Biology of the Cell", 2a ediz. (New York, Garland, 1989), p. 902. N. 29. Peterson, Ivars, "Computing with D.N.A.-based Computers: Off the Drawing Board and Into the Wet Lab" Science News , 13 luglio 1996, p. 26. N. 30. Fox, Evelyn Keller, "Refiguring Life: Metaphors of Twentieth-Century Biology" (New York, Columbia University Press, 1995), p. 118. N. 31. Cantor, Charles, The Challenges to Technology and Informatics , in Kevles and Hood, eds., op. cit., p. 106. N. 32. Ibid., p. 110. N. 33. Kolata, Gina, "Biology's Big Project Turns Into Challenge for Computer Experts", New York Times , 11 giugno 1996, p. C12. N. 34. Frankel, Karen A., "The Human Genome Project and Informatics: A Monumental Scientific Adventure", Communications of the Association for Computing Machinery , novembre 1991, p. 40. N. 35. Cook-Deegan, Robert, "The Genes Wars: Science, Politics and the Human Genome" (New York, W.W. Norton, 1994), p.p. 293-94. N. 36. King, Ralph T., Jr., "Gene Machines: An Electic Scientist Gives Biotechnology a Fast Assembly Line", Wall Street Journal , 30 maggio 1995, p.p. A1, A5 . N. 37. "D.N.A. Sequencing Software: Balancing Sensitivity, Speed, Flexibility, and Ease of Use", Advertising Supplement, Science , 7 giugno 1996, p.p. 1509-1510. N. 38. Ibid., p. 1510. N. 39. Ibid., p. 1518. N. 40. King, op. cit., p. A5.

N. 41. Aldhous, Peter, "Managing the Genome Data Deluge", Science , 22 ottobre 1993, p. 503. N. 42. Uehling, Mark D., "Birth of a Molecule", Popular Science , febbraio 1992, p.p. 7476. N. 43. Stepp, David, "Gene Chip Breakthrough", Future , 31 marzo 1997, p.p. 58-59. N. 44. Ibid., p. 59. N. 45. Carey, et al., op. cit., p. 90. N. 46. Levy, Steven, "Computers Go Bio: D.N.A. Beats a Pentium Any Day", Newsweek , 1 maggio 1995, p. 63. N. 47. Bass, Thomas A., "Gene Genie", Wired , agosto 1995, p. 164. N. 48. Ibid., p. 166. N. 49. Ibid., p. 168.

7. REINVENTARE LA NATURA.

Nella storia, ogni grande rivoluzione economica e sociale stata accompagnata da una nuova spiegazione della creazione della vita e del modo in cui la natura opera. Il nuovo concetto della natura sempre l'argomento pi importante della matrice che costituisce ogni nuovo ordine sociale. In tutti i casi, la nuova cosmologia serve a giustificare la giustezza e l'inevitabilit del nuovo modo in cui gli esseri umani stanno organizzando il proprio mondo, presupponendo che la natura stessa organizzata secondo linee simili. Ogni societ si pu cos sentire rassicurata dal fatto che il modo in cui conduce le proprie attivit compatibile con l'ordine naturale delle cose e, inoltre, un giusto riflesso del grande disegno della natura. Per pi di un secolo, il nostro concetto di natura, della natura umana e del significato dell'esistenza, hanno rispecchiato la straordinaria influenza che la teoria di Charles Darwin sull'origine e sullo sviluppo delle specie ha avuto. Sarebbe difficile per molti di noi immaginare un mondo senza la sua teoria quale guida nel nostro viaggio. Ora, per, questo pilastro del pensiero del ventesimo secolo viene scosso fino alle sue fondamenta. Le nostre idee sulla natura, sull'evoluzione e sul significato della vita, vengono ricostituite dalle fondamenta mentre ci avviciniamo al secolo della biotecnologia. Come stato detto nel capitolo Valutare il D.N.A. , anche il linguaggio e il testo che noi usiamo per descrivere il processo evolutivo sono stati riscritti. Le nuove idee sulla natura che stanno emergendo daranno molto probabilmente una nuova forma alla nostra consapevolezza, ai nostri valori e alla nostra cultura, proprio come fece la teoria dell'evoluzione di Darwin, pi di cento anni fa, quando sostitu il punto di vista creazionista dei cristiani, centrato sulla figura di Dio. Darwin costru una teoria della natura che, in ogni suo particolare, rinforzava le convinzioni dell'era industriale. In questo modo, Darwin forn qualcosa che aveva molto pi valore di una mera teoria della natura. Darwin diede all'uomo e alla donna dell'era industriale le certezze di cui avevano bisogno per superare ogni dubbio che essi avrebbero potuto nutrire sulla correttezza del loro comportamento. La sua teoria confermava quello che gli esseri umani erano cos ansiosi di credere: il modo in cui stavano organizzando la loro esistenza era in armonia con il naturale ordine delle cose. Similmente, le nostre nuovissime idee sull'evoluzione sembrano essere compatibili con il nuovo modo in cui stiamo per organizzare la vita economica nel secolo della biotecnologia, fornendo ancora volta una rassicurazione molto necessaria sul fatto che quello che stiamo facendo una semplice riflessione dell'ordine naturale delle cose e che

inoltre giustificabile e inevitabile. La nuova cosmologia la settima regola della nuova matrice operativa del secolo della biotecnologia. E' importantissimo, innanzitutto, il ruolo che questa cosmologia avr per dare un significato alle nuove circostanze economiche in cui si trova la nostra societ. Questa la caratteristica che viene meno tenuta in considerazione, ma anche pi importante di qualsiasi altra nuova matrice-guida, e il perno sul quale poggia l'intero edificio. Bisogna anche ricordare questo: una volta che una nuova cosmologia viene largamente accettata, le possibilit di aprire un serio dibattito sui modi in cui l'economia e la societ sono state nel frattempo riorganizzate, sono pochissime. Si infatti diffusa l'opinione che la riorganizzazione economica e sociale un'amplificazione - e non una deviazione - dai presupposti naturali. Ogni critica pertanto viene quasi sempre considerata con sospetto, perch sembrer voler contrastare o mettere in dubbio un ordine sociale che organizzato, in ogni suo aspetto, per rispecchiare l'ordine naturale delle cose. Le diverse concezioni della natura si concentrano sempre sulle grandi questioni: Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Gli esseri umani hanno avuto a loro disposizione una serie di risposte facilmente accessibili su cosa sono la natura e la vita. Da dove vengono tutte queste risposte? Quanto sono attendibili? Perch le risposte che abbiamo per lungo tempo pensato al di sopra di ogni sospetto diventano all'improvviso oggetti di scherno e di ridicolo? Le nuove risposte che le sostituiscono sono pi valide o saranno prima o poi condannate allo stesso fato ignominioso? Il fatto che noi esseri umani non possiamo vivere senza una qualche idea comune sul significato della natura e della vita. Quando ci fermiamo a pensare a quale potrebbe essere il nostro personale destino dopo avere esalato l'ultimo respiro vitale, o quando cerchiamo di immaginare che cosa sia esistito prima dell'esistenza in s, molto probabilmente veniamo paralizzati dai dubbi. Il nostro concetto della natura ci permette di superare queste ansiet estreme. Ci fornisce alcune delle risposte che ci permettono di andare avanti. Una concezione della natura, allora, pi di una spiegazione di come interagiscano le cose viventi una con l'altra. Serve anche come punto di riferimento per decifrare il significato dell'esistenza in s. Pi di questo, le concezioni della natura sono i costrutti critici sociali con i quali ogni societ si misura e giustifica i propri rapporti con il mondo circostante. Otto Rank, uno dei pi grandi psicoanalisti del ventesimo secolo, suggerisce che le nostre concezioni della natura sono autosufficienti in un modo supremo, riflettendo il nostro desiderio di rendere ogni cosa conforme con la nostra attuale immagine di noi stessi. Rank convinto che le nostre concezioni della natura ci dicano molto di pi su noi stessi in qualsiasi momento che non sulla natura stessa. Robert Young, storico della scienza dell'Universit di Cambridge, d'accordo con Rank. Egli afferma che non esiste un naturalismo neutro. Se esaminiamo attentamente, a fondo, le conoscenze e convinzioni scientifiche di un certo periodo della storia, dice Young, ci rendiamo conto che esse sono influenzate dalla cultura del tempo esattamente come le teorie vigenti in ogni altro campo in quel periodo storico. L'antropologo C. R. Hallpike dell'Universit McMaster in Canada, spiega, ancora pi chiaramente, che le rappresentazioni della natura che noi costruiamo derivano direttamente dal modo in cui noi interagiamo con l'ambiente che ci circonda e con i nostri simili (1). Potremmo riassumere dicendo che le nostre concezioni della natura sono totalmente, sfrontatamente e, in modo quasi imbarazzante, antropocentriche. Cercate di immaginare una societ che aderisce fiduciosamente a una concezione della natura in contrasto con il modo in cui costruisce l'attivit quotidiana. Ovviamente, qualunque concezione della natura deve essere compatibile con il modo in cui la gente si comporta in un dato ambiente culturale, perch abbia un senso e allo stesso tempo risulti accettabile. E' sempre stato cos .

Ogni civilt giustifica il proprio comportamento rivendicando di avere l'ordine naturale al proprio fianco. In ogni caso, il processo di legittimazione lo stesso. Una societ organizza se stessa e il suo ambiente. Le gerarchie vengono costituite. I rapporti vengono determinati. I doveri vengono assegnati. Le ricompense vengono distribuite. Ma come fanno i membri della societ a sapere che il modo in cui hanno messo a punto la propria societ quello giusto? Questa la vera domanda politica che ogni societ deve affrontare. La risposta assomiglia al trucco di un prestigiatore. Visto che il concetto che la societ ha di ci che il mondo intero viene altamente influenzato dal modo in cui ogni giorno sta organizzando il suo mondo immediato, per la cultura solamente naturale arrivare alla conclusione che le realt politica, sociale e culturale che vive e che prova devono, di fatto, essere realt. Quindi, si tratta solamente del breve passo di costruire un modello della natura che sia strettamente simile al mondo che viene costruito dalla societ. Allora, senza alcuna sorpresa, la gente trova che il proprio comportamento corrisponde, di fatto, all'ordine della natura e per questa ragione conclude che l'ordine sociale esistente appropriato. Quali migliori legittimazioni ci possono essere per qualsiasi organo di governo? Gli individui dirigono e le istituzioni prevalgono fino a quando un numero sufficiente di persone si convince che un comportamento di questo tipo sia una semplice immagine dell'ordine naturale delle cose . Le varie concezioni della natura servono anche come strumenti politici essenziali per sollecitare inequivocabili rispetto e rassegnazione . Nessuno insinuerebbe che sia corretto, e nemmeno possibile, resistere all'ordine naturale. E se la societ dovesse manifestarsi ingiusta, sfruttatrice, repressiva, che cosa dovrebbe fare una persona? Se la societ semplicemente un'immagine dell'ordine naturale delle cose, o almeno strutturata in modo da aderire al grande disegno della vita, allora sfidarla in qualsiasi modo fondamentale sarebbe sconsiderato e autodistruttivo, come sfidare la natura in s. Per la societ in generale e per l'lite che ci governa in particolare, una concezione della natura fornisce un mantello di legittimit all'ordine sociale esistente. Nel tardo Medioevo, la maggior parte degli europei accett la visione ufficiale della Chiesa sull'origine delle specie che, nel tredicesimo secolo, veniva data dal grande uomo di chiesa Tommaso D'Aquino. San Tommaso prese pesantemente in prestito dei concetti dal pensiero ebraico e greco, aggiungendo nel processo alcune delle proprie idee. Il risultato fu una cosmologia che legittimava l'ordine sociale esistente e sollevava i poteri esistenti dalla responsabilit del loro comportamento. Per iniziare, D'Aquino si chiese perch l'ordine creato assomigliasse a una grande catena contenente una miriade di piante e di animali disposta in una gerarchia di importanza discendente. San Tommaso concluse che il giusto operato della natura dipendeva dal labirinto di rapporti, di obblighi e di dipendenze tra tutte le creature di Dio. Il geografo Clarence J. Glacken, dell'Universit della California, spiega che, secondo san Tommaso, Dio aveva voluto che la natura fosse popolata da molte creature che differivano le une dalle altre per il livello di intelletto, per la forma e la specie (2). Secondo D'Aquino, la diversit e l'ineguaglianza (3) garantivano l'ordinato lavoro dei sistemi come se si trattasse di un tutt'uno. Egli si persuase che, se tutte le creature fossero state uguali, esse non avrebbero potuto agire per il vantaggio delle altre (4). Facendo ogni creatura diversa, Dio aveva pertanto creato nella natura una gerarchia di obblighi e di mutue dipendenze. La caratterizzazione della natura fatta da Tommaso d'Aquino ha una stretta somiglianza con gli ordinamenti istituzionali dell'Europa medievale, dove esisteva una struttura sociale fitta e definita nella quale la sopravvivenza del singolo dipendeva dalla osservanza stretta di una lunghissima lista di regole e obblighi all'interno di una rigidissima struttura gerarchica. Dai servi ai cavalieri, dai cavalieri ai lord e dai lord al Papa, tutti erano diversi in grado e in tipo, ognuno era legato all'altro e tutti insieme costituivano uno specchio nel

quale si poteva vedere, sebbene solamente in modo confuso, la perfezione rappresentata nella Creazione da Dio. Secondo lo storico Robert Hoyt, dell'Universit del Minnesota: "L'idea di base che l'universo fosse una gerarchia nella quale a tutti gli esseri creati erano assegnati un giusto rango e un giusto posto, era congeniale alla nozione feudale di status all'interno della gerarchia, dove ogni membro aveva il suo proprio rango con i suoi diritti e i suoi doveri" (5). Dato che la relazione delle persone con il proprio ambiente cambiata, cos stato per le loro concezioni della natura. Ogni cosmologia risultante ha ricevuto l'impronta delle speciali circostanze che ha affrontato la specie umana a un dato tempo e a un dato posto nella storia. Tutte le cosmologie, tuttavia, condividono lo stesso tema. Esse tendono a servire come lontani specchi della quotidiana attivit della civilt. Tutto ci non vuole insinuare che le cosmologie degli esseri umani siano delle semplici invenzioni, come invece viene affermato da molti relativisti. Alcuni critici sociali vorrebbero farci credere che le nostre cosmologie non hanno alcun appiglio reale nel mondo esterno. I relativisti sociali affermano che le nostre idee sulla natura sono completamente soggettive e non mostrano alcuna somiglianza con il mondo come esiste nei fatti. Se essi hanno ragione nel sostenere che le nostre idee sulla natura risentono pesantemente della societ da cui scaturiscono e sono profondamente influenzate dal contesto culturale nel quale viviamo, sbagliano per ritenendo che queste idee non abbiano una base nel mondo reale . Il fatto che le nostre cosmologie sono basate sul modo in cui funziona il mondo reale, ma solo di quella piccola parte del mondo reale dove la societ e la natura interagiscono. Gli uomini apprendono delle cose sulla natura nel momento in cui si apprestano a organizzarla . Le cose che si imparano a questo modo sono utili. Permettono agli uomini di interagire con la natura, di manipolarla e di appropriarsene. Il problema che le nozioni apprese vengono poi gonfiate nel tentativo di creare una spiegazione onnicomprensiva del funzionamento del cosmo. Le cosmologie sono quindi delle distorsioni. Esse sono risultato di questo modo di gonfiare la relazione in verit assai limitata - che una societ riuscita a costruire con il mondo reale , a un certo punto del suo sviluppo, gonfiarla sino a farla diventare una verit universale. Le cosmologie sono costruite con pezzetti di realt fisica, utilizzati per costruire alla fine una distorsione del cosmo. - Darwin e il pensiero industriale. La teoria dell'evoluzione di Charles Darwin ha dimostrato di essere estremamente compatibile con l'era industriale. Non un segreto il fatto che la teoria evoluzionistica di Darwin sia stata a lungo sfruttata per giustificare le varie ideologie politiche ed economiche e ogni tipo di interesse. Il darwinismo sociale stato esaminato e analizzato per pi di cento anni. Praticamente ogni dibattito sul darwinismo sociale si basa sul presupposto che la teoria in s prenda semplicemente atto in modo disinteressato, oggettivo e imparziale del disegno operante della natura, avulso dal contesto sociale e dai pregiudizi culturali. Viene dato per scontato che quella che Darwin scopr una legge della natura e che la societ ad averla sfruttata per scopi politici. Una nuova generazione di studiosi sta comunque cominciando a interrogarsi sulla teoria in s, ipotizzando che il contesto sociale in cui stata concepita potrebbe averla influenzata. E' importante sottolineare che le critiche scientifiche e sociali che sono state mosse alla teoria di Darwin non sono delle critiche all'evoluzione in s, dato che largamente accettato in ogni luogo accademico che la vita sulla Terra si di fatto evoluta. Quello che viene messo invece in dubbio - da un crescente numero di voci provenienti sia dal campo

delle scienze della vita sia da quello delle scienze sociali - il modo in cui, secondo Darwin, avvenuta l'evoluzione. Si pensa infatti che il suo modo di vedere le cose fosse influenzato dallo spirito del tempo. Otto Rank suggerisce che la teoria di Darwin pu essere vista come uno specchio che permise alla borghesia inglese di guardare la natura e vedervi riflesso il proprio comportamento (6). Sebbene commenti come questi non figureranno mai tra le pagine introduttive di un libro di biologia, resta il fatto che Darwin fu un prodotto del suo tempo e fu soggetto alle idee che fiorirono nel contesto dell'era vittoriana. John C. Greene storico dell'Universit del Connecticut sostiene che come ogni altro scienziato, Darwin si avvicin alla natura, alla natura umana e alla societ, con le idee che gli derivavano dalla propria cultura (7). Pertanto, se vogliamo comprendere la teoria di Darwin sull'evoluzione biologica, necessario comprendere il contesto sociale, economico e politico che forn il linguaggio figurato che egli us in modo cos sapiente per abbozzare la sua creazione . Darwin visse durante gli anni che segnarono la transizione da un'economia agricola all'era industriale del capitalismo. L'Inghilterra si trovava in prima linea nei cambiamenti rivoluzionari che stavano trasformando la vita economica dell'Europa. Trovandosi in testa rispetto ai suoi vicini continentali, l'Inghilterra aveva bisogno di una nuova cosmologia che potesse avere senso e che fosse compatibile con la quantit di cambiamenti economici disorientanti che stavano trasformando una terra di mucchi di fieno in una terra di mucchi di fumo. In un articolo per Quarterly Review of Biology , il defunto Alexander Sandow osserv che il darwinismo nacque dove e quando il capitalismo si era pi fortemente stabilito (8). Lo storico Greene nota che la politica economica britannica si basava sull'idea della sopravvivenza del migliore sul mercato del mondo del mercato, e il carattere competitivo dei britannici li predispose generalmente a pensare in termini di lotte competitive nel teorizzare sulle piante e sugli animali allo stesso modo che sull'uomo (9). Il biografo Geoffrey West afferma che quello che rese la cosmologia di Darwin un avvenimento cos terribilmente vincolante fu il fatto che essa fosse cos convenientemente adatta all'era per la quale era stata scritta. "Nell'era delle macchine egli ha instaurato una concezione meccanica della vita organica. Ha paragonato lo sforzo umano allo sforzo naturale. Nella societ ereditaria, avida di guadagni, egli ha decretato l'acquisizione e l'ereditariet come mezzi primari di sopravvivenza" (10). Darwin rivest la natura di una personalit da alta classe sociale inglese, attribu alla natura le motivazioni e le capacit inglesi e inoltre forn alla natura il mercato inglese e la forma di governo inglese. Come fecero anche gli altri che lo precedettero nella storia, Darwin prese in prestito dalla cultura popolare le metafore appropriate e le traspose alla natura, proponendo cos una nuova cosmologia, notevolmente simile nei dettagli alla vita quotidiana alla quale era abituato. I rapporti commerciali ed economici del mercato inglese fornirono una serie di utili metafore per la tortuosit della natura tipica di Darwin. Per esempio, i naturalisti inglesi vedevano lo stesso principio della divisione del lavoro sia nel mondo delle nuove industrie sia nella natura. Darwin affermava: "[Il] pi vasto numero di esseri organici (o in senso pi stretto, la pi grande quantit di vita) pu essere sostenuto in ogni area dalla pi grande quantit della loro diversificazione [...] (11) Ogni Paese pu sostenere un numero molto maggiore di individui discendente dagli stessi genitori, quando questi sono enormemente differenti tra loro nelle abitudini, nella costituzione e nella struttura, in modo da riempire il maggior numero

possibile di posti nell'organizzazione della natura rispetto a quando niente o solamente poche cose vengono modificate" (12). Trovando nella natura lo stesso tipo di suddivisione del lavoro presente nel sistema industriale inglese, Darwin forn una garanzia scientifica della correttezza della propriet e delle relazioni di lavoro della societ industriale (13). Da quel momento in poi, i capitalisti furono autorizzati a giustificare il nuovo sistema industriale, e il suo potere disumanizzante di divisione del lavoro, rivendicando che un processo simile era in opera nella natura. In breve, afferma lo storico della scienza Robert Young, dell'Universit di Cambridge, in Inghilterra, Darwin diede il marchio di rispettabilit scientifica all'equazione della divisione del lavoro con le leggi della vita (14). Allo stesso modo, il concetto di Darwin sulle differenze nella natura forniva una difesa ideale all'imperialismo inglese durante il picco massimo della sua espansione colonialistica. Darwin affermava che un nuovo organismo avrebbe esibito occasionalmente delle nuove caratteristiche sufficientemente differenti da quelle dei suoi simili da permettergli di riempire, in natura, una nicchia precedentemente libera. La migrazione verso nuove nicchie rende minore la competizione per le zone gi esistenti e, allo stesso tempo, spalanca intere e nuove aree che possono essere sfruttate. Come viene sottolineato da Donald Worster nel libro "Nature's Economy", la diversit per Darwin era il modo in cui la natura elude la feroce lotta competitiva per le limitate risorse (15). Nel diciannovesimo secolo, per i milioni di inglesi obbligati a lasciare le isole britanniche per cercare nuove opportunit in terre sconosciute, il concetto di Darwin della disparit assumeva grande importanza. Nelle colonie c'erano infatti delle opportunit non ancora sfruttate, delle nicchie economiche pronte a essere riempite e sfruttate. Confrontate con le scarse possibilit economiche che si presentavano sul depresso fronte inglese negli anni 1830 e 1840, le disparit apparivano come una gradita tregua. Inoltre, al tempo in cui l'Inghilterra stava espandendo le proprie influenze nelle pi remote regioni del globo, colonizzare nuove terre e nuove persone era molto rassicurante: ogniqualvolta la Union Jack veniva innalzata, si era certi che la selezione naturale era all'opera. Le idee di Darwin sul comportamento degli organismi viventi in natura avevano molto in comune con le idee dell'economista Adam Smith su quale fosse il comportamento dei compratori e dei venditori nel mondo del mercato. Smith affermava che una mano invisibile regolava la domanda e l'offerta nel mercato, permettendo a ognuno completa libert per massimizzare i propri interessi. Smith ammetteva che un comportamento del genere era utile solo alla persona che decideva di tenerlo, ma allo stesso tempo rivendicava che ogni egoismo individuale era un beneficio per il generale benessere degli altri. Darwin concord con Smith che, nella natura come nella societ, ogni organismo individuale viene assorbito dalla massimizzazione dei propri interessi e dalla lotta per sopravvivere che deve ingaggiare con tutti gli altri per le risorse limitate: Ogni individuo di ogni specie si tiene il suo spazio grazie alla propria lotta e alle proprie capacit di procurarsi nutrimento (16). Il problema per Darwin era quello di cercare di comprendere come un'attivit di questo tipo dell'individuo potesse essere un beneficio per l'intera specie. Darwin concluse che, proprio come una legge esterna - la mano invisibile - sempre all'opera nella sfera economica, regolando e bilanciando la domanda e l'offerta, una legge simile - la selezione naturale - deve essere sempre all'opera in natura, per regolare e bilanciare domanda e offerta di risorse da parte della specie. Allo stesso modo, anche se ogni singolo organismo interessato solo alla sua personale sopravvivenza, il suo successo non pu che favorire il bene comune, perch le sue caratteristiche saranno presenti nei suoi discendenti, assicurando cos un processo senza fine di graduale miglioramento nelle caratteristiche biologiche delle specie in generale. Il filosofo Peter J. Bowler, della Queens University di Belfast, in Irlanda, descrive

molto bene la stretta correlazione che esiste tra la mano invisibile e la teoria di Darwin sull'evoluzione. Osserva che sia l'equilibrio della natura sia il punto di vista del "laissezfaire" nella competizione, si basavano sulla convinzione che natura e societ fossero dei sistemi profondamente armoniosi, nei quali quelli che apparivano come conflitti servivano per il benessere di tutti (17). La descrizione di Darwin dell'evoluzione delle specie si basa molto sul linguaggio figurato della macchina. Semplicemente, non c'era modo di sfuggire all'opprimente presenza della macchina nella vita inglese di quei tempi. Era una meravigliosa nuova tecnologia che stava per dare una nuova forma al mondo. Era naturale che ognuno fosse ansioso di estendere le sue applicazioni a ogni aspetto della vita. Ci si poteva aspettare che difficilmente i naturalisti sarebbero rimasti lontani dall'eccitazione del momento. Prima dell'avvento della macchina, le creature viventi erano considerate come un intero . Questa idea si adattava perfettamente con un modello artigiano di produzione, nel quale l'artigiano forgiava la sua creazione da una sostanza primordiale. Questa tradizionale visione della natura venne capovolta e sostituita con un concetto radicalmente differente, compatibile con la nuova forma di produzione industriale. Darwin inizi a considerare le cose viventi come la somma totale delle parti assemblate insieme in macchine viventi pi complesse ed efficienti. Darwin ammise che non era pi possibile per lui anche solamente immaginare che le creature viventi fossero state create come cosa unica e intera. Non sorprende quindi, dato che ormai l'idea di catena di montaggio precisa e inesorabile si era radicata nelle menti degli inglesi, che Darwin scriva: "Quasi ogni parte di ogni essere organico cos meravigliosamente correlata alle sue complesse condizioni di vita che sembra molto improbabile che ogni parte debba venire prodotta da subito in modo perfetto; sarebbe come se una macchina complessa potesse essere inventata dall'uomo in uno stato perfetto" (18). Lo storico Oswald Spengler sistem la teoria dell'evoluzione, in sintesi osservando che l'intera tesi di Darwin arrivava a poco pi che alla applicazione dell'economia alla biologia (19). Le idee di Darwin ottennero grande approvazione perch sembravano spiegare la natura delle cose in termini facilmente riconoscibili. Disorientati dai cambiamenti che avanzavano inesorabili nelle loro vite, gli uomini desideravano ardentemente che qualcuno fornisse una spiegazione cos onnicomprensiva da dare un senso a ogni cosa. La teoria di Darwin si adatt perfettamente a questa esigenza proprio perch in grado di trovare in natura le stesse forze con le quali le persone avevano a che fare quotidianamente nelle fabbriche e nelle citt della nuova era industriale. Cos avvenne, ma se l'applicazione alla natura era motivata dall'economia, il trasferimento delle leggi della natura alla societ era motivato dalla politica. Con la pubblicazione del libro "L'origine delle specie", la classe borghese poteva razionalizzare il proprio comportamento economico facendo appello alle leggi universali della natura come sua estrema autorit. Era possibile, e anche accettabile, giustificare il brutale sfruttamento della forza lavoro dei poveri e le avventure imperialiste all'estero, tutto nel nome della fedele obbedienza alle leggi della natura . La storica Gertrude Himmelfarb esamina le ripercussioni politiche di quello che stato poi chiamato darwinismo sociale e conclude che servito come indiscusso punto di riferimento per la politica dell'era industriale. Come strumento politico, "il darwinismo ha esaltato la competizione, il potere e la violenza sulla convenzione, sull'etica e sulla religione. Cos diventato l'armadio del nazionalismo, dell'imperialismo, del militarismo e della dittatura, del culto dell'eroe, del superuomo e della razza padrona" (20).

- L'evoluzione dell'informazione. Ora, alle soglie di un nuovo secolo, stiamo per subire ancora una trasformazione rivoluzionaria nelle nostre risorse, nella nostra tecnologia e nel modo in cui organizziamo le attivit sociali ed economiche. Non c' da stupirsi se questi cambiamenti sono accompagnati da una cosmologia riveduta . Nuove teorie sull'evoluzione, entrate a far parte della teoria dell'informazione e che prendono grandemente spunto dalle ultime scoperte della fisica, della chimica e della matematica, stanno cominciando a influenzare sempre pi il campo della biologia evoluzionistica e dello sviluppo. Come la teoria di Darwin, le nuove idee sull'evoluzione stanno gi cominciando a fornire un resoconto del disegno operante della natura, notevolmente compatibile con i principi relativi alle nuove tecnologie e con l'emergente nuova economia globale. Le leggi della natura stanno per essere riscritte per renderle conformi alle nostre pi recenti manipolazioni del mondo della natura, permettendoci di razionalizzare la nuova attivit tecnologica ed economica del secolo della biotecnologia come una riflessione dell'ordine naturale delle cose. Le nuove idee sull'evoluzione costituiscono l'ultima regola della matrice operativa del secolo della biotecnologia e ne forniscono il contesto di legittimit. Per questa ragione, essenziale che la cosmologia che sta emergendo venga analizzata a fondo. Se non lo facessimo, potremmo in effetti precluderci la possibilit di avviare qualsiasi futuro dibattito sulle particolarit del secolo della biotecnologia. Questo perch, come stato prima sottolineato, una volta che le nuove idee sull'evoluzione diventano vangelo, il dibattito diventa inutile perch a quel punto le persone si saranno gi convinte del fatto che le tecniche di ingegneria genetica, le pratiche e i prodotti sono semplicemente una amplificazione dei principi operanti della natura e sono pertanto giustificabili e inevitabili. Molti dei nuovi modelli evoluzionistici devono tanto al lavoro concettuale del matematico e filosofo Alfred North Whitehead nei primi anni del ventesimo secolo. Whitehead il padre della filosofia dei processi e le sue idee aiutarono a gettare le fondamenta delle emergenti teorie sullo sviluppo evolutivo. Whitehead parte dal presupposto che tutta la natura consiste di modelli di attivit che interagiscono con altri modelli di attivit. Ogni organismo un insieme di relazioni che in qualche modo lo sostengono mentre interagiscono con le altre relazioni dell'ambiente. Nell'interazione con il proprio ambiente, gli organismi prendono continuamente in considerazione i molti cambiamenti che avvengono e cambiano continuamente la loro attivit al fine di adattarsi allo sciame di attivit che avviene intorno a loro. Secondo quello che sostiene Whitehead, questo tenere in considerazione come dire che ogni organismo ha uno scopo soggettivo , anticipando in qualche modo il futuro; e sceglie quindi uno fra tanti possibili percorsi per adattare il suo comportamento a ci che prevede di incontrare. In altre parole, ogni organismo ha un qualche scopo o obiettivo. Se un organismo non fosse in grado di anticipare il futuro e di adattare il proprio comportamento a quello che sta per accadere, non potrebbe sopravvivere a tutti i bruschi cambiamenti nei modelli di attivit che accadono intorno a lui. Il defunto Hans Kalmus, dell'University College di Londra, osserva che azioni di anticipazione avvengono di continuo nel mondo organico. Un predatore che raggiunge una preda in movimento, un tennista che colpisce una palla, un ragno che costruisce una ragnatela, persino un fiore che mostra i suoi stimoli attrattivi visivi e olfattivi, tutto ci pu essere definito come un qualcosa che anticipa gli eventi futuri del proprio ambiente (21). Questa costante anticipazione e risposta la dinamica centrale di tutta la vita. Uno sguardo ravvicinato ci dice che lo scopo soggettivo solamente un altro modo di dire la mente . Whitehead considera la mente (o lo scopo soggettivo) come un fatto che esiste a ogni livello della vita. Gli organismi cercano costantemente di anticipare il futuro e devono continuamente fare delle scelte riguardo alle possibili risposte di adattamento.

Questa la mente all'opera. L'evoluzione non pi considerata come una questione che non ha a che fare con la mente, anzi proprio l'opposto. E' la mente che allarga il suo dominio sulle specie. Whitehead forn la visione filosofica per un nuovo approccio all'evoluzione biologica. Tuttavia, fu da Norbert Wiener che venne la ben pi necessaria impalcatura scientifica. La cibernetica riduce la descrizione di Whitehead della mente nella natura a proporzioni quantificabili, sostituendo qualsiasi descrizione del vitalismo con una definizione del comportamento puramente tecnologica. Per un esperto di cibernetica, il "feedback" (cio la retroazione) e l'elaborazione delle informazioni, servono da descrizione scientifica onnicomprensiva di come gli organismi anticipano e di come rispondono ai cambiamenti delle condizioni nel tempo. I cibernetici considerano gli organismi viventi come se fossero in... formazione. Un organismo vivente non pi considerato come una forma permanente, ma piuttosto come una rete di attivit. Con questa nuova definizione della vita, la filosofia del divenire rimpiazza la filosofia dell'essere e la vita e la mente diventano strettamente legate alla nozione di elaborazione del cambiamento. Sebbene la cibernetica si interessi principalmente di come i sistemi si mantengono nel tempo, la nuova teoria dello sviluppo permette di affermarsi anche all'idea di cambiamento evolutivo dei sistemi tramite il meccanismo del "feedback" positivo. Ilya Prigogine, un chimico-fisico belga vincitore del premio Nobel, ha escogitato la teoria delle strutture dispersive per spiegare come i principi cibernetici possono incorporare la nozione dell'evoluzione cos come l'omeostasi. Secondo Prigogine, tutte le cose viventi e molte delle cose non viventi sono delle strutture dispersive. Questo significa che esse mantengono la propria struttura grazie a un continuo flusso di energia attraverso i loro sistemi. Questo scorrere dell'energia mantiene il sistema in un continuo stato di flusso. Per la maggior parte, le fluttuazioni sono piccole e possono essere facilmente adattate grazie alla retroazione negativa. Per, occasionalmente, le fluttuazioni possono diventare cos grandi che il sistema non pi in grado di adattarle, e a questo punto entra in gioco la retroazione positiva. Le fluttuazioni si autoalimentano e l'amplificazione pu facilmente schiacciare l'intero sistema. Quando questo accade, il sistema o crolla o si riorganizza. Se in grado di riorganizzarsi, la nuova struttura dispersiva esibir sempre un maggiore grado di complessit, di integrazione e un grande passaggio di flusso, molto pi di quanto non facesse la precedente. Ogni successiva riorganizzazione, visto che pi complessa della precedente, ancora pi vulnerabile alle fluttuazioni e alle riorganizzazioni. Cos , una crescente complessit crea la condizione per lo sviluppo evolutivo. Come Prigogine, molti scienziati stanno considerando l'evoluzione come il continuo avanzamento verso una crescente complessit dell'organizzazione (22). La complessit organizzativa, a sua volta, equivale alla accumulazione dell'informazione (23). In altre parole, l'evoluzione vista come un miglioramento nell'elaborazione dell'informazione. Quanto pi una specie brava a elaborare informazioni pi complesse e di diversi tipi, tanto pi in grado di adattarsi a una grande quantit di cambiamenti ambientali. Da questo nuovo modo di pensare deriva che la chiave per l'evoluzione da ricercarsi in come le informazioni vengono elaborate. La retroazione negativa porta alla stasi. La retroazione positiva porta alla trasformazione. La maggior parte degli impulsi alle nuove idee sull'evoluzione arrivano dai matematici, dai fisici e dai biologi che stanno lavorando nei nuovi campi delle scienze della complessit . Mentre per stanno emergendo molte linee di pensiero divergenti fra gli studiosi della teoria della complessit, quasi tutti concordano sul fatto che l'enfasi darwiniana sulla selezione naturale come principale motore dell'evoluzione, sebbene importante, insufficiente per spiegare l'origine e lo sviluppo delle specie. Biologi come

Brian Goodwin, della Open University, in Inghilterra, affermano che gli organismi sono molto pi che la somma del loro D.N.A. Goodwin sostiene che altrettanto importante nello sviluppo l'ordine razionale fra i componenti [...] il modo in cui sono organizzati nello spazio e come interagiscono uno con l'altro nel tempo . Goodwin nota che, nei sistemi complessi, il comportamento caotico a un dato livello di attivit - molecole o cellule o organismi - pu dare origine a un ordine preciso al livello successivo - morfologia e comportamento . In altre parole, l'ordine emerge dal caos (24). In questo nuovo modo di pensare circa l'evoluzione, gli organismi non sono pi considerati come esseri passivi che risultano dal casuale processo della selezione naturale, ma piuttosto come processi dinamici che si organizzano autonomamente e nei quali essi creano se stessi continuamente ordinando la propria attivit per diventare una struttura intera e coerente. Gli organismi cessano di essere delle semplici macchine da sopravvivenza e diventano sempre pi delle opere d'arte (25). Murray Gell-Mann, premio Nobel e professore al California Institute of Technology, nota che gli organismi sono complessi sistemi di adattamento alla ricerca di uno schema ; questo vuol dire che interagiscono continuamente con il loro ambiente, imparano dalle loro esperienze e si adattano. Il processo evolutivo, allora, sia creativo sia casuale, sia auto-organizzato sia selettivo. L'evoluzione considerata in termini whitheadiani come il progresso creativo verso il nuovo (26). Norman Packard, una volta in forza all'Universit della California di Santa Cruz, e Chris Langton dell'Istituto di Santa Fe usano il termine di vita ai limiti del caos per fare riferimento alla zona dove tutte le parti dei sistemi [viventi] sono in comunicazione dinamica con tutte le altre parti, cosicch il potenziale per l'elaborazione dell'informazione massimo . E' questo stato di alta comunicazione e di valutazione 'emergente'... che fornisce al sistema le massime opportunit per evolvere le strategie dinamiche di sopravvivenza , afferma Goodwin (27). Nel nuovo modo di pensare, la sopravvivenza ha a che fare con la raccolta di informazioni sull'ambiente e l'elaborazione di una risposta appropriata. Nei sistemi dinamici complessi l'evoluzione causata da un aumento delle abilit di calcolo e valutazione , afferma Packard (28). La nuova concezione dell'evoluzione come aumentata abilit di valutazione e di calcolo sta guadagnando consensi nella comunit biologica. Il biologo Edward O. Wilson, dell'Universit di Harvard, osserva: Negli ultimi 550 milioni di anni, c' stata una crescita generale nell'elaborazione dell'informazione e, in modo particolare, negli ultimi 150 milioni di anni (29). Mentre molti dei principali biologi evoluzionisti continuano a essere poco convinti dall'idea che l'evoluzione rappresenti un aumento nella complessit del calcolo, altri sono stati conquistati dall'idea. Francisco Ayala, professore di ecologia e di biologia dell'evoluzione all'Universit della California, a Irvine, afferma: L'abilit di ottenere e di elaborare l'informazione sull'ambiente e di reagire in maniera conforme un adattamento importante perch permette all'organismo di cercare degli ambienti e delle risorse adatti e di evitare quelli che non lo sono (30). Norman Packard riassume cos la maggior parte dei concetti che riguardano questo nuovo modo di pensare sul cambiamento dell'ambiente: "Sembra ragionevole che il difficile compito di sopravvivere richieda calcolo ed elaborazione dati. Se questo vero, allora la selezione fra gli organismi porter a un aumento delle abilit di calcolo. Questo crea un cambiamento enorme, non solamente uno spostamento verso l'alto" (31). Ci stanno raccontando nuovamente la Creazione. Solo che questa volta ci viene data un'immagine della natura tramite il computer e usando il linguaggio della fisica, della chimica, della matematica e delle scienze dell'informazione. Con gli organismi viventi,

esattamente come con i computer, il potere dell'informazione e i limiti di tempo diventano le considerazioni principali. Ogni successiva generazione della crescente catena dell'evoluzione, proprio come ogni nuova generazione di computer, pi complessa e pi abile nell'elaborare crescenti quantit di informazioni in periodi di tempo pi brevi. La maggior parte delle nuove teorie sull'evoluzione trova un parallelo nel nuovo modo in cui viene organizzato il commercio nell'economia globale basata sulle reti. Mentre il tradizionale mercato industriale, fondato sulle singole aziende che competono le une con le altre in un ambiente darwiniano di sopravvivenza dei pi adatti , ancora il modello dominante, stanno iniziando a prendere piede nuove forme di commercio basate sulla creazione di rapporti condivisi fra le complesse reti di reti. L'essere in grado di anticipare e rispondere velocemente agli ambienti commerciali che cambiano in fretta la chiave per sopravvivere e per crescere nella nuova era. Il successo, dunque, viene sempre pi misurato dall'abilit di gestire una crescente diversit di informazioni, che richiede delle reti ancora pi complesse. Le aziende stanno scoprendo che unire interessi economici diversi, spesso competitivi e conflittuali, crea nuove forme e tipologie di affari con nuove caratteristiche e con nuove possibilit, qualitativamente differenti dalla semplice somma delle pratiche individuali delle aziende - un chiaro esempio di progresso creativo delle novit , risultato dell'avere riorganizzato i rapporti ai margini del caos . Nel prossimo secolo, sempre pi attivit commerciali, specialmente nel ciberspazio, ma anche nei mercati geografici, verranno assorbite in trame sempre pi complesse di reti di calcolo ed elaborazione, le cui ragnatele attraverseranno il globo. In una societ di crescente complessit, in cui la raccolta, lo scambio, la ricombinazione, lo scarto delle informazioni stanno aumentando a una velocit mai vista prima e in termini di abilit nell'elaborare quantit sempre pi complesse di informazioni, non c' da sorprendersi se i biologi sono arrivati a concludere che in natura esistono gli stessi meccanismi. Non inoltre difficile comprendere perch la prima generazione cresciuta in una societ completamente computerizzata possa accettare immediatamente questa idea della natura. La nuova generazione cresce utilizzando il computer per organizzare il suo intero ambiente. C' forse da meravigliarsi del fatto che i membri di questa generazione siano propensi a credere che la natura in s organizzata secondo gli stessi presupposti e usa le stesse procedure che loro stessi usano quando la manipolano, a loro modo e nel loro piccolo, con i loro computer? Questo il punto, le nostre idee su come la natura opera stanno per riflettere i nuovi rapporti tecnologici ed economici che noi stiamo stabilendo con essa, dando alla nuova generazione la certezza che il modo in cui sta organizzando il mondo perfettamente compatibile con il progetto della natura stessa sull'organizzazione del mondo. Per esempio, l'umanit sta cominciando a concepire la natura in termini di calcolo proprio mentre gli scienziati stanno usando sofisticate tecniche genetiche per programmare le future prestazioni delle cose viventi. Adesso possibile programmare un nuovo gene e inserirlo in un organismo prima della nascita al fine di anticipare e poi realizzare un cambiamento dell'attivit dello stesso anni dopo. Essere in grado di anticipare e di rispondere allo stato futuro di un organismo e del suo ambiente, programmando cambiamenti nelle sue informazioni genetiche al momento del concepimento, rappresenta la perfetta applicazione dei principi cibernetici e delle abilit nell'elaborare le informazioni. Adesso che stiamo usando l'abilit di elaborare le informazioni per programmare il futuro dei sistemi viventi, stiamo anche per concepire l'elaborazione delle informazioni e la crescente abilit di calcolo come una caratteristica peculiare dello schema evolutivo della natura. Questo solo l'inizio della lunga successione di coincidenze convenienti. Per fare un altro esempio, adesso che stiamo continuamente riprogrammando le istruzioni genetiche

degli organismi al fine di renderli compatibili con gli ambienti in rapida evoluzione che abbiamo creato, abbiamo anche avanzato l'ipotesi che in natura, durante lo sviluppo, gli organismi riprogrammino continuamente se stessi al fine di adattarsi ai propri ambienti in rapido cambiamento. Secondo questo approccio riveduto allo sviluppo evolutivo, l'organizzazione autonoma , grazie alla retroazione positiva e negativa, acquista la stessa importanza della selezione naturale nell'assicurare la sopravvivenza degli organismi e della loro progenie. Ogni organismo cerca di massimizzare la propria organizzazione autonoma grazie allo scambio di informazioni con il proprio ambiente, anticipando le risposte a una serie di nuovi eventi. Anche se ogni specie cerca solamente la propria organizzazione autonoma, durante il processo essa genera nuove informazioni, fonte di uno sviluppo evolutivo futuro. Ogni nuovo progresso evolutivo, a sua volta, aumenta la totale complessit del sistema, integrando ancora di pi tutta l'informazione in un pi ricco labirinto di relazioni. In un'era che ha consacrato l'informazione, l'uomo pu trovare conforto nel credere che i suoi sforzi per generare e per scambiare maggiori quantit di informazioni non solo fanno progredire la sua organizzazione autonoma ma, come per l'evoluzione naturale, contribuiscono anche al rafforzamento di tutti i rapporti sociali grazie all'aumento del livello delle interazioni, delle interconnessioni e della complessit dei sistemi nella loro interezza. Allo stesso modo, adesso che siamo in grado di cambiare velocemente le caratteristiche di un organismo grazie alle nuove tecnologie genetiche, siamo arrivati al punto di credere che i cambiamenti evolutivi fondamentali avvengono in natura in un modo altrettanto veloce. Una nuova generazione di scienziati sta avanzando l'idea di un equilibrio punteggiato : essi affermano che in natura i cambiamenti biologici basilari avvengono rapidamente e improvvisamente, non lentamente e frammentariamente, come i darwinisti hanno affermato per lungo tempo. E' inoltre interessante notare che, secondo la teoria dell'equilibrio punteggiato, spesso le nuove specie si sviluppano in totale isolamento dalla stirpe dei genitori. Naturalmente, nell'era della biotecnologia questo potrebbe anche avvenire. Gli scienziati, grazie alla manipolazione del materiale genetico, saranno in grado di creare, in un ambiente di laboratorio totalmente isolato, un nuovo organismo transgenico e potranno quindi liberare la creatura transgenica nei diversi ecosistemi della Terra. Le cosmologie servono anche a fornire un altro tipo di spiegazione e giustificazione alle societ. Ogni volta che la specie umana cambia il modo in cui espropria il mondo della natura, essa reputa necessario troncare ogni forma di identificazione o empatia che potrebbe provare verso gli oggetti della sua assimilazione. E' molto pi difficile sfruttare qualcosa con la quale ti identifichi. Quindi, le diverse cosmologie, o concezioni della natura, diventano una sorte di rituale psichico grazie al quale gli esseri umani indeboliscono il mondo della natura, preparandosi a consumarlo. Il mondo di Darwin era popolato da creature simili a macchine. La natura era concepita come un aggregato di parti intercambiabili assemblate in varie combinazioni funzionali. Questa concezione meccanica degli esseri viventi derub le creature sensibili di ogni rimanente aspetto sacro. Snaturalizzare e meccanizzare il regno biologico serv a eliminarne il valore intrinseco e a rimpiazzarlo con i concetti utilitaristici di John Locke. La maggior parte degli scienziati e la maggior parte dell'opinione pubblica accettarono la visione delle creature viventi di Cartesio, come automi senza anima i cui movimenti erano poco differenti da quelli del burattino che balla sull'orologio di Strasburgo. Queste teorie rivedute della nozione dell'evoluzione sostituiscono l'idea della vita come una macchina con l'idea della vita come un insieme di informazioni. Riducendo la struttura alla sua funzione, e la funzione a un flusso di informazioni, la nuova cosmologia non esclude affatto l'idea dell'integrit della specie. Le cose viventi non vengono pi percepite come uccelli e api, volpi e galline, ma come grovigli di informazioni genetiche.

Tutti gli esseri viventi vengono prosciugati della loro sostanza e trasformati in messaggi astratti. La vita diventa un codice che deve essere decifrato. Non esistono pi questioni di sacralit o di individualit. Come potrebbero esserci, quando non ci sono pi confini riconoscibili da rispettare? Nel nuovo modo di concepire l'evoluzione viene abbandonato il concetto di struttura. Non esiste niente in un dato momento. Ogni cosa pura attivit, puro processo. Come pu ogni cosa vivente essere giudicata sacra quando solo un modo di organizzare le informazioni? Senza pi confini dettati da una struttura ben definita e avendo ridotto ogni entit vivente a insieme di informazioni, si raggiunto il giusto grado di dissacrazione per procedere con la bioingegneria della vita. Dopotutto, per giustificare la manipolazione di materiale vivente che varchi o superi certi confini biologici, prima necessario intaccare l'idea dell'organismo come essere distinto e identificabile con una serie di attributi permanenti. Nell'era della biotecnologia, le specie separate con nomi separati cedono gradualmente il passo a sistemi d'informazione che possono venire riprogrammati in un numero infinito di combinazioni biologiche. E' molto pi facile per la mente umana accettare l'idea di programmare un sistema di informazioni che accettare l'idea di programmare un cane, uno scimpanz o un essere vivente. Nella prossima era sar pi esatto descrivere un essere vivente come uno schema specifico di informazioni che mostra i suoi effetti e le sue conseguenze lungo un certo periodo. Nel nuovo schema di pensiero, ogni specie meglio informata di quella che l'ha preceduta e cos si trova a essere meglio equipaggiata per controllare e anticipare il proprio futuro. Se l'evoluzione l'aumento dell'abilit di calcolo, allora l'umanit sta esibendo il suo giusto ruolo nello schema cosmico grazie al suo implacabile impegno a elaborare crescenti quantit di informazioni al fine di anticipare e di controllare il proprio futuro. Kenneth M. Sayre, professore di filosofia all'Universit di Notre Dame, descrive accuratamente il nuovo fondamento logico dell'umanit per la manipolazione della natura quando scrive: "Gli esseri umani [...] eccellono nell'acquisizione delle informazioni e anche nella versatilit nell'elaborare le informazioni [...] Dal momento che la superiorit nella gestione e nell'elaborazione delle informazioni equivale a una capacit di adattamento superiore, questo giustifica la dominazione umana sugli altri tipi di organismi" (32). Improvvisamente la vecchia nozione darwiniana della sopravvivenza del pi adatto viene sostituita dall'idea della sopravvivenza del meglio informato . L'acume mentale, non la forza bruta, diventa la chiave all'avanzamento evolutivo. Gli esseri viventi, i migliori elaboratori di informazioni del regno biologico, stanno facendo avanzare il processo evolutivo codificando l'informazione genetica e riprogrammando la natura grazie all'uso di principi di ingegneria e strumenti dell'ingegneria genetica. Il nuovo approccio alla programmazione della vita, insieme alla giustificazione cosmologica per continuare su quella strada, fu suggerito per la prima volta pi di mezzo secolo fa da Norbert Wiener: Secondo la mia tesi, funzionamento fisico dell'individuo vivente e quello delle pi recenti macchine per comunicare sono direi paralleli, poich entrambi cercano di controllare il livello di entropia utilizzando il "feedback" (33). Se davvero cos , non c' ragione che la bioingegneria non prosegua il suo cammino. Se, come viene sostenuto da Wiener e dai suoi colleghi nel campo dell'ingegneria e della biologia, gli organismi viventi e le macchine si assomigliano molto, allora la bioingegneria solo un'amplificazione dei principi operativi propri della natura. E quindi, essa semplicemente una logica estensione del modo in cui la natura opera, e non certo una deviazione da essa.

Il nuovo linguaggio dell'evoluzione sembra suggerire che la natura ha sempre operato nello stesso modo in cui noi stiamo operando quando la costruiamo o manipoliamo in laboratorio. Naturalmente, la nuova cosmologia contiene in un certo senso un filo di verit. Se la natura non avesse esibito alcune delle caratteristiche che noi le ascriviamo, per noi sarebbe stato impossibile manipolarla come facciamo in laboratorio. Il problema, ancora una volta, che nelle nostre cosmologie gonfiamo il minuscolo aspetto della realt della natura, che al momento stiamo manipolando, in una cosmologia universale, e quindi pretendiamo che tutto in natura operi in un modo congeniale al modo in cui noi stiamo operando in quel momento. Noi stiamo rimaneggiando continuamente la natura per renderla compatibile con le nostre necessit e quindi concludiamo che le procedure tecnologiche che al momento stiamo usando devono essere simili alle procedure usate durante la creazione originale. - Una cosmologia postmoderna. Ogni societ un'espressione organizzativa del profondo desiderio umano di superare i limiti imposti dal tempo e dallo spazio. Lo scopo sempre lo stesso. Noi organizziamo la continuazione di noi stessi e il nostro sogno quello di organizzare noi stessi cos bene da essere in grado di superare il nostro provvisorio soggiorno e di sperimentare alcune misure di immortalit terrena. Nel Medioevo, alcuni abili artigiani e chimici sognavano di trasformare il piombo in oro e di miscelare i composti chimici con il fuoco per scoprire il segreto elisir che avrebbe garantito una vita eterna. Con la nascita dell'era industriale, il sogno dell'uomo abbandon l'alchimia per rivolgersi al moto perpetuo. Generazioni di inventori ed esperti di macchine dedicarono le loro vite e le loro fortune alla ricerca della costruzione della macchina perfetta; una macchina che avrebbe funzionato da sola, concepita per essere autonoma ed essere cos in grado di vivere per sempre. L'era della biotecnologia ha anch'essa la sua personale visione dell'immortalit, espressa al meglio in una popolare serie televisiva che stata seguita da milioni di persone in tutto il mondo. In "Star Trek", la nave spaziale Enterprise provvista di una stanza speciale chiamata stanza del teletrasporto. Il personale che desidera lasciare la nave spaziale lo pu fare entrando nella stanza del teletrasporto. Il teletrasporto in s un sofisticato computer che agisce come un trasformatore di materia in energia (34). Secondo la spiegazione del mitico capitano Kirk, il teletrasporto converte provvisoriamente la materia in energia, orientando quell'energia verso un punto preciso. In altre parole, il corpo umano viene trasformato in milioni di informazioni che vengono poi spedite nello spazio grazie a una serie di impulsi elettronici. Le informazioni vengono poi scaricate e riassemblate sul luogo di destinazione del corpo, ricostituendolo nella sua forma originaria. Il medico della nave spaziale, il dottor McCoy, sottolinea che le persone, inoltre, possono essere lasciate in transito fino a che non venga presa una decisione di rimaterializzarle (35). Il teletrasporto conserva la memoria della struttura molecolare originaria di ognuno e di tutto ci che gli passa attraverso (36), permettendogli di spostare le informazioni dalla materia all'energia e di nuovo alla materia. La stanza del teletrasporto chiaramente fantascienza. Tuttavia essa tratta di un eterno desiderio che per alcuni biologi molecolari altrettanto seducente di quanto il moto perpetuo non lo fosse per gli ingegneri industriali e l'alchimia per gli alchimisti del Medioevo. L'estremo sogno della biotecnologia la capacit di ridurre a informazioni tutti gli organismi biologici e gli ecosistemi e quindi di usare quelle informazioni per superare le limitazioni di tempo e spazio. Norbert Wiener comprese tutto ci e anticip l'idea di una stanza del teletrasporto pi di mezzo secolo fa. Egli parte dalla supposizione che tutte le cose viventi sono realmente dei modelli che perpetuano se stessi , e che un modello un messaggio e pu essere trasmesso come tale (37). Quindi chiede:

"Cosa potrebbe succedere se trasmettessimo l'intero modello del corpo umano [...] in modo che un ipotetico ricevitore potesse riformare questo messaggio in un modo corretto in grado di continuare i processi gi presenti nel corpo e nella mente?" (38). Wiener conclude che il fatto che noi non possiamo telegrafare il modello di un uomo da un posto all'altro sembra essere dovuto alle difficolt tecniche , ma si affretta ad aggiungere che l'idea in s altamente plausibile (39). E' probabile che gli ingegneri genetici non risolveranno mai completamente queste difficolt tecniche , ma questo di poca importanza. Gli alchimisti del Medioevo e gli ingegneri dell'era industriale non erano in grado di superare le difficolt tecniche che insorgevano nel creare l'elisir di lunga vita o il moto perpetuo; tuttavia, i loro sogni fornirono un obiettivo che, per quanto lontano o irraggiungibile, orient il loro viaggio di scoperta. Molti scienziati che si trovano a guidare la rivoluzione informatica sono convinti che l'informazione sia la chiave per l'immortalit. Yoneji Masuda, figura importante del programma giapponese di diventare la prima societ completamente sviluppata sull'informazione, scrive entusiasticamente di questo nuovissimo veicolo per l'immortalit terrena. "A differenza dei beni materiali, l'informazione non scompare quando viene consumata e, cosa pi importante, il valore dell'informazione pu essere amplificato indefinitamente da costanti addizioni di nuova informazione all'informazione preesistente. Cos le persone continueranno a utilizzare l'informazione che loro e altri hanno creato, anche dopo che questa stata usata" (40). L'informazione, si sostiene, inaccessibile ai danni del tempo. E' di questo mondo ma non muore con la carne. Come i cristiani potrebbero affermare che il corpo semplicemente un vaso precario per lo spirito eterno che in esso risiede, i nuovi cosmologi potrebbero affermare che il corpo semplicemente un precario vaso per l'informazione che contenuta in esso. Gerald Jay Sussman, professore di ingegneria elettronica e di informatica al Massachusetts Institute of Technology, esprime le speranze e le aspettative di molti suoi colleghi affermando: "Se puoi costruire una macchina che contiene i concetti della tua mente, allora la macchina sei tu. Al diavolo il corpo, non poi cos importante. Adesso, la macchina pu durare in eterno. Anche se non dovesse durare in eterno, anche se non dura per sempre, puoi sempre prendere tutte le informazioni, copiarle e riversarle in un'altra macchina, o fare un bel back-up. [...] Ognuno vorrebbe essere immortale [...] Ho paura, sfortunatamente, di fare parte dell'ultima generazione che morir" (41). Allo stesso modo, molti biologi molecolari concepiscono l'informazione contenuta nel D.N.A. come immortale. Alcuni ricercatori stanno immagazzinando in speciali banche genetiche il germoplasma di animali e di piante estinti. Sperano di ricostruire in futuro le forme viventi grazie all'apprendimento di come mettere in moto l'informazione contenuta nel codice genetico. Mentre la prospettiva di riportare in vita le creature estinte solo un'ipotesi, la clonazione umana possibilit altamente reale nei prossimi dieci anni. Con la clonazione umana, l'informazione genetica di un soggetto pu essere replicata infinitamente nel futuro, creando una specie di pseudo-immortalit. Non difficile da immaginare che un individuo desideri che il suo ritratto genetico viva nella forma di una progenie di cloni, assicurandosi almeno una modica immortalit terrena. Il desiderio di immortalit, se non in questo

mondo ma almeno nel prossimo, ha ispirato tutte le maggiori religioni del mondo ed stato la forza motrice che ha trainato ogni grande civilt della storia. Perch dunque si dovrebbe considerare la possibilit di lasciare in eredit la propria essenza genetica meno valida di quella di lasciare un'eredit materiale? Che cosa c' di pi personale della propriet che ognuno di noi ha del suo profilo genetico? In una societ che tiene in cos grande considerazione i diritti dei proprietari, perch ogni persona non dovrebbe potersi permettere di perpetuare il suo pi amato possesso, il proprio genotipo, grazie alla clonazione? Come bisogna considerare invece la clonazione degli altri? Una moglie afflitta o un genitore potrebbero volere clonare una copia di un partner morente o di un bambino nella speranza che il loro ritratto viva ancora . Alcuni scienziati hanno suggerito che gli individui superiori potrebbero essere mantenuti all'infinito grazie alla moltiplicazione dei cloni. Il dottor Joshua Lederberg ha scritto: "Se un individuo superiore, e presumibilmente il suo genotipo, identificato, perch non copiarlo direttamente piuttosto che andare incontro a tutti i rischi, inclusi quelli della determinazione del sesso coinvolti nella confusione della ricombinazione (la procreazione sessuale)? Si lasci la riproduzione sessuale per scopi sperimentali: quando si trova un tipo adatto bisogna essere sicuri di mantenerlo per mezzo della moltiplicazione dei cloni" (42). Le generazioni che verranno cercheranno di comprendere e imbrigliare le informazioni genetiche che regolano i processi vitali, proprio come le passate generazioni cercarono l'elisir di lunga vita e il moto perpetuo. Immagazzinare e perpetuare gli illimitati complessi di dati genetici potrebbe diventare l'idea dell'immortalit della prossima era. Nella nuova cosmologia, allora, l'informazione che elevata al ruolo primario di oggetto della nostra attenzione. Secondo il nuovo modo di pensare, l'evoluzione dell'informazione equivalente all'evoluzione della vita. A causa del nuovo, elevato, status di cui gode l'informazione, persino il significato intrinseco della conoscenza si sta perdendo ed essa viene sempre pi spesso classificata sotto la vasta categoria dell'informazione. Oggi, essere a conoscenza ed essere informati sono di fatto la stessa cosa. Questa una rivoluzione nella storia della consapevolezza. Cambiando il significato della conoscenza, in modo che sapere diventi equivalente a essere informato , noi diamo alla conoscenza una valenza quasi esclusivamente temporale. Essere informati significa essere consapevoli delle condizioni che cambiano. Essere informati richiede un costante aggiornamento. Si tratta di un processo di anticipazione e di adattamento ai cambiamenti che avvengono nell'ambiente. Essere a conoscenza, oggi vuol dire essere costantemente consci dei cambiamenti che avvengono attorno a noi ed essere in grado di adattarci nella giusta maniera. La conoscenza, nel nuovo schema delle cose, non pi considerata come una scoperta, ma piuttosto come un processo creativo in perenne sviluppo. In tutti i precedenti periodi della storia, la conoscenza giunta lentamente. Per questa ragione, ogni nuova intuizione veniva custodita con cura. La conoscenza come stata comunemente intesa ha resistito nel tempo perch tra una nuova intuizione, scoperta, e la successiva passavano anni. Non pi cos , per. Quello che sappiamo oggi viene velocemente eclissato da quello che sapremo domani. Cos , siamo meno tolleranti verso le verit eterne e le leggi inflessibili. Per loro stessa natura, le verit eterne e le leggi inflessibili impongono dei confini e stabiliscono dei limiti. Ci dicono che cosa possiamo e che cosa non possiamo fare. In ogni cosmologia forniscono l'avviso di come e di quanto sia possibile andare avanti. Nella nostra cultura del nanosecondo tutto cambia in un modo cos veloce che necessario costruire una cosmologia nella quale il cambiamento sia considerato l'unica verit eterna. Grazie alla nuova interpretazione della natura come evoluzione

dell'informazione, l'umanit fa proprio questo. La natura non vista come una serie di vincoli, ma piuttosto come un processo di progresso creativo . La raccolta della conoscenza adesso la raccolta dell'informazione e la raccolta dell'informazione l'elaborazione delle condizioni che cambiano nel tempo. Grazie a questa metamorfosi linguistica, viene aperta la porta a una completa reinterpretazione dell'esistenza come puro processo, sprovvisto di ogni tipo di estrema, immutabile struttura di riferimento. Tommaso D'Aquino e Charles Darwin stavano entrambi cercando di spiegare, al meglio delle loro possibilit, come opera la natura. Credevano fermamente che le loro formulazioni fossero un atto di scoperta, uno smascherare lo schema universale delle cose. Cercarono la verit e credettero che esistesse da qualche parte al di fuori di loro stessi. Erano convinti del fatto che le loro cosmologie fossero un'accurata descrizione del modo in cui fatto il mondo. Sebbene gli scienziati continuino a cercare le verit che stanno alla base della realt, sperando di smascherare le regole universali e i principi che danno un ordine e un significato all'esistenza, la loro nozione di una realt conoscibile e oggettiva sta per essere fortemente modificata da una generazione di studiosi postmoderni che contestano l'idea stessa di verit universale e di cosmologia onnicomprensiva. Essi affermano che non esistono verit universali, ma solamente una grande quantit di piacevoli opzioni, e dei copioni e miti costruiti da una certa cultura e trasferiti nella societ. La vita vista meno come un viaggio di scoperta e pi come una avventura creativa. Il postmodernismo punta alla nascita di un nuovo e completo vocabolario di parole e di termini, a prova del fatto che l'illusione che per millenni ha guidato le nostre cosmologie sta per essere eliminata una volta per tutte. Essi suggeriscono che l'idea stessa di una realt oggettiva sta cedendo il passo all'idea di realt prospettiche . L'idea che gli stati futuri saranno soggetti alle leggi inflessibili della casualit sta cedendo il passo all'idea che il futuro una traiettoria di possibilit creative . L'idea di conseguenze deterministiche sta per essere sostituita dall'idea di possibili scenari . L'idea di verit permanenti sta per essere sostituita dall'idea di modelli utili . Molti studiosi postmoderni sono convinti che questo cambiamento nel vocabolario ci liberer dalla supponenza che da sempre ci caratterizza, quando ci convinciamo di aver scoperto verit assolute sulla natura. Ironicamente il nuovo linguaggio che viene interpretato da molti pensatori postmoderni come un'espressione di profonda umilt, potrebbe, di fatto, essere un'espressione molto pi sottile di un dilagante narcisismo culturale, che sta gettando le basi filosofiche su cui pogger il secolo della biotecnologia e il Mondo nuovo. Ben lontano dal rappresentare un radicale rifiuto del mondo in cui l'umanit, da sempre, ha creato le sue cosmologie, il punto di vista dei postmodernisti potrebbe essere semplicemente la versione pi aggiornata di questa lunga serie di cosmologie - una versione che si adatta meglio alle nostre attuali relazioni tecnologiche ed economiche con la natura. Prospettive , scenari , modelli , possibilit creative . Queste sono le parole di un creatore, di un architetto, di un progettista. Forse l'umanit sta per abbandonare l'idea che l'universo operi per mezzo di verit inflessibili perch non si sente pi soggetta a queste limitazioni. La natura sta per essere ricostruita, questa volta dagli esseri umani. Non ci consideriamo pi nella situazione di ospiti in casa di qualcun altro e inoltre obbligati a rendere il nostro comportamento conforme a una serie di preesistenti regole cosmiche. Adesso si tratta della nostra creazione. Siamo noi a dettare le regole. Siamo noi a stabilire i parametri della realt. Siamo noi a creare il mondo e, visto che lo facciamo, non possiamo pi sentirci in obbligo verso forze esterne e verit universali. Non dobbiamo pi giustificare il nostro comportamento, adesso che abbiamo il nuovo compito di essere architetti del nostro destino biologico e del resto della natura. Concepire la

natura come un progresso creativo nella novit e ogni specie come una opera d'arte un utile concetto per gli scopi di una eugenetica futura. Se la natura nel complesso un'opera d'arte in evoluzione, allora la nostra specie l'artista di punta, ideale, la cui missione evolutiva quella di dare continuamente una forma e di forgiare la nostra propria natura e il resto della natura al fine di riflettere le nostre sensibilit artistiche. Le nuove idee sull'evoluzione offrono molto pi di una logica giustificazione convenzionale. Esse delineano le nuove responsabilit dell'umanit. Cento anni dopo l'eloquente difesa della teoria di Darwin da parte di Thomas Huxley, suo nipote, il defunto Julian Huxley, divenne il sommo difensore dell'emergente cosmologia. Huxley afferm che l'umanit, prodotto della sua stessa creativit evolutiva, adesso obbligata a continuare il processo creativo diventando l'architetto del futuro sviluppo della vita. Il destino dell'Homo sapiens, prosegue Huxley, il solo agente dei futuri progressi evolutivi che accadranno sul pianeta (43). La nuova responsabilit dell'umanit di grande importanza. Tutto quello che Darwin chiese all'uomo fu di competere per la sua stessa vita. La nuova cosmologia chiede adesso all'uomo di essere il creatore della vita. Huxley era convinto che non avessimo alcuna altra scelta oltre a quella di diventare i manager dei processi economici dell'evoluzione . Huxley e gli altri biologi potrebbero affermare che l'ingegneria genetica l'inevitabile risultato del progresso creativo nelle novit di Whitehead, che inizia con l'apparizione del primo organismo. Dal principio della vita, ogni organismo ha compiuto degli sforzi per allargare il suo dominio sull'informazione al fine di diventare meglio informato . Affermare che ora la mente umana talmente ben informata che potrebbe usare tutte le informazioni che ha disposizione per programmare la vita, la dimostrazione migliore del funzionamento del processo evolutivo della vita. Pertanto, se si accetta la nuova spiegazione di come la vita si organizza, non si pu non accettare anche la bioingegneria. Non farlo sembrerebbe una violazione del processo evolutivo dello sviluppo. Grazie al nuovo pensiero cosmologico, la bioingegneria non qualcosa che viene imposto in modo artificiale sulla natura, ma qualcosa che viene generato dal processo evolutivo stesso della natura. Anzi, la bioingegneria il passo successivo del processo evolutivo. E quindi, ogni sforzo di resistere alla bioingegneria sarebbe alla fine inutile e autolesionista, perch cozzerebbe contro ci che naturale . Parecchi scienziati si stanno gi considerando come gli architetti di un nuovo corso evolutivo della razza umana. Nel suo libro "Remaking Eden", il biologo molecolare Lee Silver riflette su un lontano futuro del quale egli e i suoi colleghi delle scienze genetiche stanno segnando il sentiero. "In questa [nuova] era, esiste un gruppo speciale di esseri pensanti. Sebbene questi esseri possano vedere come loro antenato diretto l'Homo sapiens, essi sono tanto diversi dagli esseri umani, quanto gli esseri umani lo sono rispetto ai primitivi vermi dotati di piccolissimi cervelli che per primi strisciarono sulla superficie della Terra. E' difficile trovare le parole per descrivere le caratteristiche potenziali di queste persone speciali. Intelligenza una parola che non rende giustizia alle loro abilit cognitive. Conoscenza un concetto che non pu spiegare la profonda comprensione che essi hanno dell'universo e di se stessi. Potere un termine troppo debole per descrivere il tipo di controllo che esercitano sulle tecnologie che possono usare per dare una forma precisa all'universo in cui vivono. Questi esseri hanno dedicato le loro lunghe vite a rispondere alle tre semplici e illusorie domande che sono sempre state poste in ogni consapevole generazione del passato. Da dove viene l'universo? Perch esiste qualcosa invece del nulla? Qual il significato dell'esistenza consapevole?

Adesso che le risposte dipendono da loro, si troveranno faccia a faccia con il loro creatore. Chi vedono? E' qualcosa che gli esseri umani del ventesimo secolo non possono capire a fondo, anche nella loro pi fervida immaginazione? O semplicemente la propria immagine nello specchio quando guardano indietro, fino all'inizio del tempo[...]? (45). Oggi le nostre arti biotecnologiche imitano semplicemente la natura. Domani esse potrebbero racchiuderla. I nostri bambini potrebbero convincersi che ci che saranno in grado di creare sar di natura superiore al modello da cui stato copiato. Potrebbero iniziare a concepire la loro visione dell'imitazione della natura come la natura e la loro arte potrebbe diventare la loro realt. Pi di trent'anni fa, il dottor Joshua Lederberg scrisse speranzoso sulla possibilit di programmare una proteina che si potesse utilizzare per iniziare qualsiasi processo (46). Le tecniche del D.N.A. ricombinante sono gli strumenti dell'artista dell'era postmoderna. Grazie alle nuove tecnologie, gli esseri umani assumono il ruolo di artisti creativi, che trasformano continuamente l'evoluzione in opere d'arte. Questo nuovo tipo di arte, tuttavia, molto differente dal tipo di sensibilit artistica alla quale siamo stati abituati in passato. In un certo senso, un'arte falsificata, che si avvale del calcolo razionale, della produzione in massa e della costruzione su misura. L'ingegneria genetica come forma d'arte incarna il nuovo modo di pensare postmoderno che sta entrando di prepotenza nella nostra cultura, causando un vasto cambiamento nel modo in cui percepiamo il nostro vero essere. Il nuovo mondo postmoderno nell'arte e nell'architettura, nei film, nella televisione, nella musica popolare e nei crescenti mondi virtuali nei quali viaggiamo e nei quali ci dilettiamo, un mondo con confini sempre pi sottili; uno spazio dove il passato, il presente e il futuro si fondono e si intrecciano, dove la vita meno seria e pi vivace e dove le regole sono in continuo cambiamento. La nuova era meno vincolata al fato e al destino ed pi aperta a strutture mentali nelle quali ogni persona libera di creare e realizzare il maggior numero di fantasie, di esperienze e di stili di vita che il tempo permette. I postmoderni ci dicono che stiamo sperimentando un passaggio da un'era industriosa a un'era creativa , un nuovo periodo della storia meno caratterizzato dalla semplice produttivit e pi da un'arte esuberante. E' in questo contesto che le nuove biotecnologie acquistano cos importanza. Grazie alle loro pressoch illimitate possibilit di ricostruire e di reinventare il corpo, spostano il D.N.A. attraverso i confini delle specie, cancellano il passato genetico e pre-programmano il futuro genetico, portano la biologia della vita in linea con il nuovo spirito versatile. La vita, a lungo considerata l'opera di Dio, pi recentemente considerata come un processo casuale guidato dalla mano invisibile della selezione naturale, adesso viene immaginata nuovamente come un mezzo artistico intrinseco con delle possibilit sconosciute. Freeman Dyson scrive: "E' impossibile porre un qualsiasi limite alla variet delle forme fisiche che la vita pu assumere [...] E' concepibile che in altri dieci alla decima anni la vita potrebbe svilupparsi lontano dalla carne e dal sangue e potrebbe incarnarsi in una nuvola nera interstellare [...] o in un computer sensibile " (47). Un crescente numero di giovani vedono gi se stessi - la loro essenza corporea - come l'estrema opera d'arte, un progetto in continua metamorfosi, che assume nuove forme, strutture e attributi nella infinita ricerca di nuovi mezzi di autoespressione. Il ricorso sempre pi diffuso alla chirurgia plastica, l'uso di sostanze psicotrope che agiscono sull'umore e le terapie personali di tutti i tipi sono un riflesso della nuova coscienza di s come di un'incompleta opera d'arte. Ma qui il termine arte non appropriato. Per spiegare perch, abbiamo bisogno di distinguere meglio tra arte e tecnica.

Gli esseri umani sono sempre stati costruttori di immagini e di strumenti. Creiamo simboli per comunicare il nostro essere nel mondo e modelliamo le tecnologie per perpetuare il nostro benessere. Siamo sia artisti sia tecnici e i due aspetti della nostra vita hanno sempre stabilito una relazione simbiotica e a tratti ambigua. Le nuove tecnologie, tuttavia, stanno confondendo la distinzione tra arte e tecnica. Il software del computer , per sua stessa natura, uno strumento che costruisce simboli. Il wetware genetico sta per essere comunque definito nuovamente come insieme di simboli . Nel loro libro "The D.N.A. Mystique: The Gene as a Cultural Icon", Dorothy Nelkin e M. Susan Lindee notano che il gene sta velocemente diventando un punto di riferimento nella cultura popolare. Nei media, nelle arti, nel mondo accademico e nell'opinione pubblica sempre di pi si diffonde l'idea di geni dell'egoismo, geni della ricerca del piacere o addirittura dell'edonismo, geni della violenza, geni della celebrit, geni dell'inclinazione al risparmio e persino geni del peccato, geni della depressione, geni della genialit, geni per risparmiare e addirittura geni per peccare (48). Il gene, affermano Nelkin e Lindee, sta diventando un'icona culturale, un simbolo, quasi una forza magica (49). Nella cultura popolare, la biologia dei geni sta per essere velocemente inclusa nella sociologia del gene. Il gene come produttore di immagini sta assumendo un ruolo politico e sociale di produttore di proteine. Nelkin e Lindee riassumono il nuovo status del gene di icona culturale scrivendo quanto segue: "Il gene [...] una metafora, un modo conveniente per definire la personalit, l'identit e le relazioni socialmente significative. Il gene viene usato, ovviamente, per spiegare la salute e la malattia. Ma anche un modo di parlare di colpe e responsabilit, potere e privilegio, stato emotivo o intellettuale. E' diventato un supergene, usato per giudicare la moralit o la correttezza di un sistema sociale e per esplorare le forze che daranno una forma al futuro dell'uomo" (50). Insieme, il software del computer e il wetware della genetica rappresentano gli estremi strumenti creatori di immagine e ci permettono di usare le pi sofisticate tecniche per modellare la vita come opere d'arte . E' comprensibile, forse, che si preferisca vedere le nuove tecnologie come strumenti dell'artista piuttosto che strumenti dell'ingegnere, e noi stessi come opere d'arte in evoluzione piuttosto che macchine ben sintonizzate. Alterare il codice genetico sembra pi intimo e nobile, meno freddo e inumano, se viene pensato come un esercizio artistico. Mascherati da strumenti artistici, il computer e le tecnologie di ingegneria genetica creano l'illusione che la nuova era rappresenti, in qualche modo, una rinascita creativa di ogni sorta, un riemergere del lato artistico dell'esperienza umana. In realt, le nuove tecnologie minacciano di soffocare completamente la sensibilit artistica. La vera arte rappresenta sempre una profonda comunione con il mondo esterno, un tentativo di entrare in contatto con gli altri per condividere i pi intimi sentimenti e le pi intime emozioni sulla realt che sperimentiamo. Le arti sono, allo stesso tempo, sia le nostre forme di comunicazione pi segrete, sia quelle pi astratte. L'intento delle arti quello di creare uno spazio condiviso nel quale l'artista possa incastrare simbolicamente gli altri. L'arte, ci ricorda Lewis Mumford, essenzialmente una espressione d'amore in tutte le sue molteplici forme [...], in contrasto con la tecnica, che principalmente interessata all'aumento del potere dell'uomo (51). L'ingegneria genetica forse l'estremo ampliamento del potere umano sulla vita e molto probabilmente la pi progredita forma di tecnica che sia mai stata concepita. Nel senso del vero significato dell'arte, allora, l'ingegneria genetica un inganno grossolano. Per esempio, considerate l'attuale moda del rifacimento del corpo . Molti nell'industria della cultura postmoderna vedono un rifacimento del corpo come un veicolo di

espressione artistica. Altri, tuttavia, considerano queste operazioni pi come un atto conformistico che come un atto creativo. Lo scopo infatti di creare una persona - o un corpo - che sar meglio accettata, anzi approvata o addirittura adulata dagli altri. Si desidera correggere i difetti e rendere la prestazione qualcosa di perfetto, con lo scopo di raggiungere una qualche norma sociale di accettabilit. Prendere delle decisioni su quali geni inserire, ricombinare o eliminare in uno sforzo per alterare , trasformare e ridisegnare una persona e la sua progenie non un'espressione artistica, ma piuttosto una ricetta tecnologica. Questa non arte, bens artificio. Quella che, da parte di qualche teorico sociale, viene chiamata era creativa in realt l'era delle infinite scelte di consumo. Sfortunatamente noi confondiamo sempre di pi l'abilit di scegliere con l'abilit di creare, specialmente rispetto alle nuove biotecnologie. Adesso che possiamo cominciare a riprogrammare noi stessi, pensiamo erroneamente alla manipolazione tecnologica come a un atto creativo, quando in realt semplicemente una serie di scelte acquistate su un mercato. La rivoluzione biotecnologica ha creato, in fin dei conti, il pi incredibile mercato che i consumatori abbiano mai visto. Un mercato che ci offre la libert di scegliere nuovamente il nostro equipaggiamento biologico e quello della natura, per soddisfare qualsiasi desiderio ci venga in mente. Cosa ancora pi importante per, le nuove tecnologie genetiche ci danno il potere di scegliere il futuro e le caratteristiche biologiche dei molti esseri che verranno dopo di noi - uno shopping center come non si era mai visto prima d'ora.

NOTE AL CAPITOLO 7. N. 1. Hallpike, Christopher R., "The Foundations of Primitive Though" (Oxford, Clarendon Press, 1979), p. 480. N. 2. Glacken, Clarence J., "Traces on the Rhodian Shore: Nature and Culture in Western Thoughts from Ancient Times to the End of the Eighteenth Century" (Berkeley and Los Angeles, University of California Press, 1967), p. 230. N. 3. Ibid. N. 4. Citato in Arthur O. Lovejoy, "The Great Chain of Being: Study of the History of an Idea", (Cambridge, MA, Harvard University Press, 1936), p. 86. N. 5. Hoyt, Robert S., "Europe in the Middle Ages", 2a ediz. (New York, Harcourt, Brace & World, 1966), p. 300. N. 6. Rank, Otto, "Beyond Psychology" (New York, Dover, 1941), pp. 32-33. N. 7. Greene, John C., "Science, Ideology, and World View: Essays in the History of Evolutionary Ideas", (Berkeley, University of California Press, 1981), p. 124. N. 8. Sandow, Alexander, "Social Factors in the Origin of Darwinism", Quartely Rewiev of Biology , settembre 1938, p. 325. N. 9. Greene, op. cit., p. 7. N. 10. West, Geoffrey, "Charles Darwin: A Portrait" (New Haven, Yale University Press, 1938), p. 334. N. 11. Darwin, Charles, "Charles Darwin's Natural Selection: Being the Second Part of His Big Species Book Written from 1856-1858", R. C. Stauffer, ed. (Cambridge, Cambridge University Press, 1975), p 233. N. 12. Ibid., p. 228. N. 13. Young Robert M., Man's Place in Nature , in Mikulas Teich and Robert Young eds., "Changing Perspectives in History of Science: Essays in Honor of Joseph Needham" (Boston, R. Reidel Publishing, 1975), p. 375. N. 14. Young, Robert M., "Darwinism and the Division of Labour", Listener , 17 agosto 1972.

N. 15. Ibid. N. 16. Darwin and Wallace, "Evolution by Natural Selection", p. 119. N. 17. Bowler, Peter J., "Malthus, Darwin and the Concept of Struggle", Journal of History of Ideas , ottobre/dicembre 1976, p. 645. N. 18. Citato in Gertrude Himmelfarb, "Darwin and the Darwinian Revolution" (New York, W.W. Norton, 1959), p. 337. N. 19. Spengler, Oswald, "The Decline of the West" (New York, Knopf, 1939), p. 373. N. 20. Himmelfarb, op. cit., p. 416. N. 21. Kalmus, Hans, "Regulation and Control in Living Systems" (New York, John Wiley, 1967), p. 151. N. 22. Ford, John J., Soviet Cybernetics and International Development , in Charles R. Dechert, ed., "The Social Impact of Cybernetics" (New York, Simon and Schuster, 1966), p. 171. N. 23. Ibid. N. 24. Goodwin, Brian, "How the Leopard Changed Its Spots: The Evolution of Complexity" (New York, Simon and Schuster, 1966), p. IX. N. 25. Ibid., p. XII. N. 26. Lewin, Roger, "Complexity: Life at the Edge of Chaos" (New York, Macmillan, 1992), p. 16. N. 27. Goodwin, op. cit., p. 183. N. 28. Lewin, op. cit., p. 137. N. 29. Ibid., p. 138. N. 30. Ibid. N. 31. Ibid., p. 139. N. 32. Sayre, Kenneth M., "Cybernetics and the Philosophy of Mind" (Highlands, NJ, Humanities Press, 1976), p. 231. N. 33. Weiner, Norbert, op. cit., p. 38. N. 34. Trimble, Bjo, "The Star Trek Concordance" (New York, Ballantine Books, 1976), p. 241. N. 35. Ibid. N. 36. Ibid. N. 37. Weiner, Norbert, op. cit., pp. 130-131. N. 38. Ibid., p.131. N. 39. Ibid., p. 140. N. 40. Masuda, Yoneji, "Managing in the Informatton Society: Releasing Synergy Japanese Style", (Washington, D.C., World Future Society, 1980), p. 150. N. 41. Fjermedal, Grant, "The Tomorrow Makers: A Brave New World of Living-Brain Machines" (New York, Macmillan, 1986), p. 8. N. 42. Lederberg, Joshua, "Experimental Genetics and Human Evolution", Bullettin of Atomic Scientists , ottobre 1996, p. 6. N. 43. Huxley, Julian, "Evolution in Action" (New York, New American Library, 1953), p. 31. N. 44. Ibid. N. 45. Silver, Lee M., "Remaking Eden: Cloning and Bevond in A Brave New World" (New York, Avon Books, 1997), pp. 249-250. N. 46. Lederberg, op. cit., p. 9. N. 47. Dyson, Freeman, "Time Without End Physics and Biology in an Open Universe", Reviews of Modern Physics , vol. 51, p. 449, citato in Mary Midgley, "Science as Salvation" (London Routledge, 1992), p. 150. N. 48. Nelkin, Dorothy, and M. Susan Lindee, "The D.N.A. Mystique: The Gene as a Cultural Icon" (New York, W. H. Freeman and Co., 1995), p. 2.

N. 49. Ibid. N. 50. Ibid., p. 16. N. 51. Mumford, Lewis, "Art and Technics" (New York, Columbia University Press 1952), p. 24.

8. UN COMMENTO PERSONALE.

Negli ultimi vent'anni, ho manifestato una crescente preoccupazione per molti aspetti dell'emergente rivoluzione biotecnologica. Questo ha spinto molti esponenti di spicco della comunit scientifica, e il pubblico in generale, a chiedersi se in realt io sia semplicemente contrario alla scienza e all'introduzione di nuove tecnologie. La questione non essere o meno contrari alla scienza e alla tecnologia, ma piuttosto quale tipo di scienza e di tecnologia desiderare. Mi viene in mente l'atteggiamento del Vaticano all'inizio dell'era moderna, critico e rigidissimo. Ogni punto di vista che sembrava sfidare l'ortodossia della Chiesa ufficiale venne marchiato come empio e blasfemo. Il messaggio era chiaro: c' un solo modo di credere in Dio. Il fatto che, proprio come esistono molti modi di celebrare Dio, altrettanti ne esistono per celebrare la scienza. Ci siamo cos abituati a pensare alla scienza in termini strettamente baconiani che abbiamo perso di vista gli altri approcci per imbrigliare i segreti della natura. Come stato detto nel capitolo La sociologia del gene , Bacone considerava la natura come una comune prostituta e spronava le future generazioni a sottometterla , a spremerla , a forgiarla e a formarla cos che l'uomo potesse diventare il suo padrone e il sovrano indiscusso del mondo fisico. Molti dei biologi molecolari di oggi sono gli eredi della tradizione di Bacone. Essi vedono il mondo in termini riduzionisti e considerano il loro compito come quello dei grandi ingegneri, perennemente impegnati a correggere, ricombinare, riprogrammare le componenti genetiche della vita per creare organismi pi accondiscendenti, pi efficienti, pi utili, da mettere al servizio dell'umanit. Nella loro ricerca essi favoriscono spesso l'isolamento rispetto all'integrazione, la separazione all'unione e l'uso della forza all'educazione. Altri nel campo della biologia, sebbene ugualmente rigorosi, hanno un approccio verso una natura pi integra. Le scienze dell'ecologia, che stanno aumentando in importanza e in levatura, vedono la natura come una ragnatela priva di giunture fatta di miriadi di rapporti simbiotici e di interdipendenze, tutti incastrati in pi grandi comunit biotiche che insieme formano un singolo organismo vivente, la biosfera. Gli ecologi favoriscono forme pi sottili di manipolazione pensate per aumentare piuttosto che per dominare o interrompere le relazioni gi esistenti, mantenendo sempre uno sguardo sulla preservazione della diversit ecologica e sul mantenimento dei legami della comunit. Ognuno di questi approcci alle scienze biologiche porta a modi di agire molto differenti. Per esempio, nel primo capitolo abbiamo sottolineato che nel campo dell'agricoltura i biologi molecolari stanno conducendo degli esperimenti, usando nuovi metodi, per riuscire a inserire nel codice di alcune piante dei geni che ne aumentino il potenziale nutritivo e le rendano pi resistenti agli erbicidi, ai parassiti, ai batteri e ai funghi. Il loro obiettivo quello di creare un rifugio riservato, sicuro e difeso dalla vasta comunit biotica. Molti ecologi, d'altro canto, stanno usando il nuovo flusso di dati genetici per comprendere al meglio i rapporti che intercorrono tra le influenze ambientali e le mutazioni genetiche, allo scopo di compiere progressi nella scienza dell'agricoltura basata sull'ecologia. Il loro scopo di unire le ricchissime informazioni genetiche che si stanno raccogliendo, con le conoscenze su come funzionano gli ecosistemi, per stabilire un approccio pi integrale

all'agricoltura, basato sul controllo dei parassiti, sulla rotazione delle colture, sulla fertilizzazione organica e sugli altri metodi sostenibili, pensati per rendere la produzione agricola compatibile con le dinamiche dell'ecosistema delle regioni in cui si coltivano certe piante. In medicina avviene la stessa cosa: nel primo e nel quarto capitolo abbiamo notato che i biologi molecolari si stanno concentrando sulla chirurgia genetica somatica : l'idea quella di inserire geni alterati nel paziente, per correggere le malattie. I loro sforzi sono volti a curare persone che si sono gi ammalate. Tuttavia altri ricercatori, incluso un piccolo ma crescente numero di biologi molecolari, stanno esplorando le relazioni che intercorrono tra le mutazioni genetiche e i fattori ambientali scatenati. Negli Stati Uniti d'America e negli altri Paesi industrializzati, pi del 70% dei decessi attribuibile a quelle che i medici chiamando malattie da benessere . Infarti, ictus, cancro al polmone, al colon e alla prostata, diabete, sono fra le malattie da benessere pi comuni. Mentre ogni individuo ha varie predisposizioni genetiche a queste malattie, i fattori ambientali, inclusi l'alimentazione e lo stile di vita, sono gli elementi che maggiormente contribuiscono allo sviluppo delle mutazioni genetiche. Il fumo eccessivo, ingente consumo di alcol, diete ricche di grassi animali, l'uso dei pesticidi e di altri prodotti chimici velenosi, le acque contaminate e i cibi contaminati, l'inquinamento atmosferico e le abitudini di vita sedentaria, sono stati indicati, studio dopo studio, come la causa di mutazioni genetiche e dell'insorgenza di molte di queste malattie. Il Progetto genoma umano sta fornendo ai ricercatori informazioni vitali sulle caratteristiche dei geni recessivi e sulle predisposizioni genetiche per una serie di malattie. Eppure a tutt'oggi sono stati condotti pochi studi su come la predisposizione genetica interagisca con i materiali tossici nell'ambiente, con la metabolizzazione dei diversi cibi e con lo stile di vita, fino a causare mutazioni genetiche e la loro manifestazione fenotipica. Il nuovo approccio olistico alla medicina umana vede il genoma individuale come parte di una struttura organica, che interagisce con il suo ambiente in continuazione, ma ne anche influenzato. Si sta cercando di usare le informazioni genetiche e ambientali, ormai cos sofisticate, per fare in modo che le mutazioni genetiche non avvengano. (Deve essere ricordato, comunque, che un certo numero di malattie genetiche sembrano essere inevitabili e immuni dalla mediazione ambientale.) Ci si potrebbe domandare, pensando all'agricoltura, alla medicina e a qualsiasi altro settore, perch entrambi gli approcci alla scienza applicata non possano convivere, completandosi e potenziandosi a vicenda. La verit che il mercato favorisce l'approccio pi riduzionista per l'ovvia ragione che, almeno per ora, il modo migliore per far soldi. Infatti, anche se esiste un crescente mercato per frutta e verdura organica e per i prodotti, i programmi, le tecniche di medicina preventiva, gli investimenti maggiori vengono fatti nell'agricoltura biotecnologica e nella medicina orientata alla malattia. Tutto questo potrebbe cambiare, ma bisognerebbe cambiare il modo in cui concepiamo la scienza e le sue applicazioni: dovremmo essere consapevoli e anzi favorire in tutti i modi un metodo scientifico basato sulla nozione di diversit, ma anche sulla sua gemella, l'interdipendenza. Tutte le visioni della scienza che ho delineato sono basate su una diversa serie di valori, sebbene io sospetti che la maggior parte dei biologi molecolari continuino a credere fermamente che il loro approccio imparziale, oggettivo, e rappresenta l'unica vera e sola scienza. Malgrado le loro proteste, quello che si vede dipende in ultima analisi da quello che si sta cercando. La ricerca sempre condizionata dai pregiudizi dei ricercatori. Naturalmente, la scienza va di pari passo con la tecnologia. E' incredibile come il nostro approccio alle tecniche biotecnologiche di "splicing" genetico non sia mai stato sottoposto a un esame critico. L'atteggiamento fatalista del se siamo in grado di farlo, lo faremo , chiarisce a fondo quanto poco noi si capisca di tecnologia, e che relazione abbiamo deciso

di stabilire con essa. Ormai consideriamo i progressi tecnologici alla stregua dell'evoluzione della natura, come se essi fossero parte del nostro destino, ineludibili: il messaggio implicito ovviamente che opporsi ai progressi tecnologici sciocco e inutile come tentare di opporsi all'evoluzione della natura. Conosco biologi molecolari che credono sinceramente che la loro abilit di apportare cambiamenti nel codice genetico degli esseri viventi rappresenti l'inevitabile passo successivo di un processo evolutivo e sia altrettanto inarrestabile quanto la selezione naturale in s. Per pi di un secolo abbiamo lavorato con la convinzione assurda, ma nondimeno profondamente radicata, che le tecnologie siano neutrali e che non siano portatrici di alcun valore particolare. L'idea che le innovazioni tecnologiche potrebbero essere proiezioni, costruite a partire da una certa struttura sociale, di una particolare visione del mondo, e che esse acquistino forza grazie all'influenza del mercato e siano diffuse dal clima sociale del momento, semplicemente improponibile per molti scienziati. Rivestendo ogni nuova tecnologia di neutralit e inevitabilit, i molti e speciali interessi che hanno cos tanto da guadagnare dalla velocit con la quale vengono introdotte e accettate le loro invenzioni si liberano da ogni responsabilit di dover ponderare il merito, la saggezza o l'appropriatezza dei loro contributi . Le tecnologie, tuttavia, sono a tutti gli effetti portatrici di valori e, volendo, sono evitabili. Le tecnologie sono amplificazioni ed estensioni dei nostri corpi biologici, appendici che noi creiamo servendoci di ci che ci offre la Terra. Le creiamo per gonfiarci a dismisura, e superare pi facilmente le limitazioni spaziali, minimizzare le restrizioni temporali ed espropriare e consumare meglio il mondo intorno a noi. Arco e freccia sono un'estensione del nostro braccio teso. Le automobili estendono le nostre gambe e i nostri piedi. I computer amplificano la nostra memoria. Ogni strumento che abbiamo creato rappresenta un aumento di potere, un modo di avere un vantaggio sulle forze della natura o sul nostro prossimo. L'esercizio di questo tipo di potere non mai neutrale: nell'utilizzo del potere inerente a ogni nuovo strumento che modelliamo, qualcuno o qualcosa nell'ambiente compromesso, diminuito o sfruttato per aumentare o assicurare il nostro personale benessere. Il punto che il potere non mai neutrale. Ogni volta che il potere viene applicato ci sono sempre dei vincitori e dei vinti. A questo punto, la domanda che ci si dovrebbe porre per ogni nuova tecnologia da applicare alla societ se il potere esercitato appropriato oppure ha una portata o una potenzialit eccessiva e incontrollabile. Esistono delle tecnologie il cui insito potere cos immenso e oscuro che la sua liberazione avr come risultato una forte diminuzione piuttosto che un aumento e pi male che bene? In definitiva, la tecnologia minaccia o piuttosto sostiene il labirinto dei rapporti che reggono la nostra vita? L'energia nucleare un buon esempio di una tecnologia il cui potere cos totalmente schiacciante e cos al di l di una scala appropriata, da infliggere pi male che bene. Il pericolo, sempre presente, degli incidenti nucleari, insieme alla minaccia a lungo termine dell'accumulo dei rifiuti radioattivi, in paragone rende insignificante qualunque vantaggio immediato che riesca a trarne il mercato. Il potere nucleare minaccia l'ambiente invece di sostenerlo e, quindi, non dovrebbe essere usato come fonte di energia. La divisione dell'atomo e la scoperta della doppia elica del D.N.A. rappresentano i due pi importanti eventi scientifici del ventesimo secolo: il primo un "tour de force" della fisica e il secondo della biologia. Entrambe le scoperte, quando vengono tradotte e applicate tramite le relative nuove tecnologie, mostrano il loro impareggiabile potere di alterare sia il mondo fisico sia quello naturale. Nel caso della tecnologia nucleare, sotto forma di bomba atomica e di energia nucleare, alcune nazioni hanno deciso in ritardo di ridurre e addirittura di cessarne la produzione e l'uso, concludendo che il rischio di impiego, sia per l'ambiente sia per le generazioni presenti e future, supera qualsiasi potenziale beneficio. In pi di mezzo secolo sono state lanciate sulla popolazione umana

solo due bombe atomiche. L'energia nucleare, un tempo considerata la pi vasta fonte di potere che sia mai stata sviluppata, stata parzialmente o completamente abbandonata in molti Paesi per ragioni economiche e ambientali. In entrambi i casi, fu l'opinione pubblica che forz il cambiamento della politica. La maggior parte dei fisici coinvolti nella ricerca, come la maggior parte delle industrie che finanziarono e ottennero dei profitti dallo sviluppo e dall'introduzione di queste due potenti tecnologie nucleari, continuano ancora oggi a sostenerne lo sviluppo. Se il secolo che sta per finire stato l'era della fisica, e la tecnologia nucleare il suo fiore all'occhiello, allora il secolo che sta per iniziare apparterr alla biologia e la sua principale tecnologia sar l'ingegneria genetica. Sembra quindi ragionevole porre, all'inizio di questo nuovo secolo, la domanda che dovrebbe essere posta per ogni rivoluzione tecnologica. Il potere delle nuove tecnologie genetiche un appropriato esercizio di potere? Salvaguarda e aumenta piuttosto che destabilizzare e diminuire la diversit biologica del pianeta? E' facilmente gestibile o in fondo incontrollabile? Protegge le opportunit o sminuisce le opportunit per le generazioni future e per le altre creature che vivono con noi? Promuove il rispetto per la vita o lo diminuisce? Se facciamo un'analisi costi-benefici, fa pi male che bene? Sebbene possa sembrare altamente improbabile, addirittura inconcepibile, per la maggior parte dei protagonisti di questa nuova rivoluzione tecnologica che l'ingegneria genetica, con tutte le sue potenziali promesse, alla fine possa essere parzialmente rifiutata, dobbiamo ricordarci che solo una generazione fa sarebbe stato altrettanto inconcepibile immaginare il parziale abbandono dell'energia nucleare, che per anni era stata abbracciata cos entusiasticamente come l'estrema salvezza per una societ il cui appetito di energia appariva quasi insaziabile. E' possibile che, nel prossimo secolo della biotecnologia, la societ accetti alcuni usi dell'ingegneria genetica e ne rifiuti altri. Si potrebbe, per esempio, essere favorevoli allo "screening" genetico - ovviamente con tutte le cautele - per riuscire a predire con maggior precisione la comparsa di malattie inabilitanti, specialmente quelle che possono essere guarite grazie a cure tempestive. Le nuove tecnologie di "splicing" genetico potrebbero essere il punto di partenza per la creazione di una nuova generazione di farmaci, in grado di salvare delle vite. D'altro canto, l'uso della terapia genica per apportare dei cambiamenti correttivi nelle linee germinali umane, colpendo le potenzialit delle generazioni future, molto pi problematica, come lo lo sforzo compiuto per rilasciare un grande numero di organismi transgenici nella biosfera della Terra. La societ potrebbe dire di s ad alcune delle opzioni dell'ingegneria genetica e no ad altre. Dopotutto, anche la tecnologia nucleare stata alla fine sfruttata per altri scopi, oltre alla produzione di energia e alla creazione di bombe. Anche un rifiuto di alcune delle tecnologie genetiche non significa che l'insieme delle informazioni genetiche e ambientali che sono state raccolte non possano essere usate in altri modi. Anche se il ventunesimo secolo sar l'era della biologia, l'applicazione tecnologica delle conoscenze che acquisiamo pu assumere diverse forme. Credere che l'ingegneria genetica sia l'unica applicazione pratica delle nostre nuove conoscenze della biologia e delle scienze della vita, ci limita e ci impedisce di prendere in considerazione altre opzioni, che potrebbero essere molto valide per soddisfare i bisogni e realizzare i sogni delle generazioni di oggi e dl domani. E' importante ricordare che il problema non dire s oppure no all'uso della tecnologia; non mai stato cos , sebbene molti degli scienziati preferiscano identificare il problema in questo modo, lasciando l'impressione che se una persona si oppone alla loro particolare visione tecnologica vuol dire che contraria alla tecnologia. In questo senso la loro posizione riguardo alla tecnologia rispecchia la loro posizione riguardo alla scienza: in entrambi i casi assumono una posizione fondamentalista, affermando che esiste un solo vero percorso verso il futuro.

La domanda da porsi, invece, : quali tipi di biotecnologie useremo nel prossimo secolo della biotecnologia? Useremo le nostre nuove conoscenze sul metabolismo delle piante e sui genomi degli animali, per creare dei super-raccolti manipolati geneticamente e degli animali transgenici, o invece troveremo nuove tecniche per fare progredire l'agricoltura ecologica e ci sforzeremo di trovare nuove pratiche pi umane di allevamento animale? Useremo l'informazione che stiamo raccogliendo sul genoma umano per alterare il nostro profilo genetico o invece per perseguire nuove sofisticate tecniche di prevenzione delle malattie? Gli esseri umani sono per natura costruttori di strumenti. Modifichiamo e alteriamo continuamente il nostro ambiente per assicurarci il benessere e per aumentare le nostre prospettive di vita. Siamo anche abituati a correre alcuni rischi. Ma come decidiamo quali strumenti usare e quali rischi vale la pena correre? Visto che non possibile essere dei profeti e non possibile conoscere tutte le possibili ramificazioni e tutte le possibili conseguenze che potrebbero accompagnare le tante e nuove tecnologie che potremmo introdurre, dovremmo tentare di minimizzare i rischi e di mantenere aperto il maggior numero di opzioni possibili per quelli che verranno dopo di noi, incluse le altre creature viventi. Questo significa che quando si deve scegliere tra applicazioni tecnologiche alternative, sarebbe meglio optare per l'approccio pi conservativo e meno radicale, poich quello che ha meno probabilit di causare sconvolgimenti e cambiamenti imprevisti. Primo, non danneggiare un principio fondamentale e rispettato da molto tempo, in medicina. Il fatto che quanto maggiore il potere di una tecnologia di alterare e trasformare il mondo naturale - che significa poi potere di sfruttare l'ambiente per ottenere risultati immediati molto vantaggiosi - tanto pi probabile che essa distrugga e minacci la rete di relazioni esistente e che crei uno squilibrio da qualche altra parte nell'ambiente circostante. Quale, quindi, delle due diverse visioni della biotecnologia - da una parte l'ingegneria genetica, dall'altra l'ecologia e la medicina preventiva - pi radicale e spericolata? Quale delle due pi probabile che causi degli squilibri e quali invece la pi conservatrice e meno probabilmente causer svantaggi indesiderati e imprevisti? Credo che la risposta sia ovvia. Potremmo decidere, in ultima analisi, di cambiare le priorit tecnologiche nel loro insieme. Adesso, le tecnologie di ingegneria genetica sono le applicazioni dominanti delle nuove scienze biologiche. Le applicazioni tecnologiche pi integrate, le pi sensibili alle dinamiche e alle interazioni degli ecosistemi, rimangono marginali nello sviluppo del secolo della biotecnologia. Tuttavia, nei prossimi anni non difficile immaginare un'inversione di tendenza, Le biotecnologie pi di sostegno all'ambiente e in generale pi sostenibili potrebbero prendere il sopravvento, alcune delle tecniche di ingegneria genetica possano essere abbandonate e altre usate con molte limitazioni e solo come una soluzione da usare quando tutte le altre hanno fallito. Per esempio, in quei casi dove le pratiche di prevenzione e la medicina tradizionale sono insufficienti a sconfiggere malattie genetiche seriamente pericolose o mortali, l'intervento diretto sui geni potrebbe essere consigliabile e opportuno. Dovremmo anche considerare la reale possibilit che le nuove tecniche di ingegneria genetica potrebbero, in ultima analisi, non onorare molte delle loro promesse. Dico questo perch la maggioranza dei biologi molecolari, sebbene usino il linguaggio della nuova cosmologia, sono ancora sposati alla vecchia struttura mentale industriale. Essi continuano a cercare di forzare i processi vitali in contesti lineari, credendo sia possibile manipolare lo sviluppo, gene dopo gene, come se un organismo fosse il mero assembramento dei geni di cui costituito. Questo approccio alla biotecnologia vecchio e riduzionista, caratterizzato dall'enfasi che pone sulla sequenzialit e sulla stretta causalit, e probabilmente avr solo un successo parziale. Il secolo della biotecnologia apparterr agli scienziati che penseranno in termini di sistemi, quelli che concepiscono la

biologia pi come un processo che come una costruzione e che vedono il gene, l'organismo, l'ecosistema e la biosfera come un organismo superintegrato , in cui la salute di ogni parte dipende dalla salute e dal benessere dell'intero sistema. Questo il motivo per cui l'ingegneria genetica potrebbe di fatto perdere la sua posizione di dominio a favore degli ecologi, il cui pensiero pi in sintonia con una consapevolezza della biosfera. Se davvero le cose andranno in questo modo, nel secolo della biotecnologia, le tecniche di "splicing" genico potrebbero soccombere di fronte ad altre tecniche biotecnologiche assolutamente alternative. Sfortunatamente, gran parte delle discussioni sulla rivoluzione biotecnologica, fino ad ora, ha tenuto in scarsa considerazione questi problemi assolutamente fondamentali e si concentrata pi sulle rivendicazioni degli scienziati che conducono la ricerca e sulle motivazioni dei critici che mettono in dubbio il loro lavoro. L'uso di stereotipi fatto da entrambi gli schieramenti nei dibattiti e nelle discussioni ha di fatto impedito di affrontare le questioni generali di cui abbiamo parlato e di cui dobbiamo assolutamente tener conto ora che siamo per entrare nel secolo della biotecnologia. La mia opinione personale che la maggioranza dei biologi molecolari impegnati nella ricerca genetica sono motivati dal loro desiderio di dare un contributo altamente significativo alla scienza e di migliorare la condizione umana tanto quanto lo sono da sogni di riconoscimenti monetari. Allo stesso modo, sebbene la maggior parte delle aziende che perseguono questa nuova frontiera economica mossa dalla prospettiva di ottenere grandi guadagni, dopo aver parlato a un numero sufficiente di uomini d'affari dell'industria biotecnologica riconosco che anche loro credono che i loro sforzi miglioreranno il destino di milioni di persone e renderanno il mondo un posto migliore e pi sicuro per le generazioni future. E' un fatto che molti dei nuovi prodotti e processi della nascente rivoluzione biotecnologica sono potenzialmente vantaggiosi. Se non lo fossero, non avrebbero un mercato. Le aziende non sono in affari per vendere prodotti e fornire servizi che il pubblico non desidera. Questo esattamente il punto. Il problema non sono semplicemente le motivazioni degli scienziati o delle aziende che finanziano le ricerche ma, piuttosto, le motivazioni di noi tutti, poich le nostre aspettative, desideri, atteggiamenti e pregiudizi possono gettare le basi e i parametri culturali per il tipo di futuro che desideriamo per la nostra civilt. Qualcuno potrebbe affermare che non cos semplice, non necessariamente avremo il futuro che vogliamo e ci aspettiamo. Dopotutto, la maggioranza delle persone ha poco controllo sul tipo di ricerca che viene perseguito e possibilit anche minori di influenzare le decisioni prese durante le riunioni dei grandi capi delle multinazionali, in cui si decide quali prodotti e servizi devono essere creati e offerti sul mercato. Inoltre, la maggioranza delle persone non pu di fatto opporsi o allontanarsi dal martellamento dei mass media e della pubblicit, che hanno un potere enorme di persuasione ed esercitano una grande influenza nel dare una forma ai valori della societ. Tutto questo vero. Per anche vero che i consumatori creano i mercati nella stessa misura in cui i mercati creano i consumatori. Malgrado la opprimente pressione esercitata dalle forze istituzionali, in ultima analisi, credo che ognuno di noi sia responsabile, in qualche modo, del tipo di futuro collettivo che condividiamo come specie. Se non siamo d'accordo con questa affermazione, vuol dire che crediamo di essere poco pi che osservatori passivi dei nostri stessi destini e che il nostro futuro nelle mani di qualcun altro. In un certo senso, pi facile pensare in questo modo, visto che esime ognuno di noi dal prendere delle responsabilit per il mondo che ereditiamo, in cui viviamo, e che poi trasmettiamo. La rivoluzione biotecnologica ci colpir tutti pi direttamente, con pi forza e pi intimamente di qualsiasi altra rivoluzione tecnologica nella storia. Anche solo per questa ragione l'essere umano ha un ruolo diretto e immediato quanto alla direzione che verr presa dalla biotecnologia nel prossimo secolo. Fino a ora, il dibattito sulla biotecnologia ha

impegnato un piccolo gruppo di biologi molecolari, industriali, politici e critici. Ora che le nuove tecnologie invaderanno il mercato e le nostre vite, arrivato il momento di aprire un dibattito davvero serio sui benefici e sui rischi della nuova scienza, un dibattito che vada al di l delle autorit professionali e degli esperti in entrambi i lati del problema e che includa l'intera societ. La discussione, oltre a essere estesa a tutti, dovr anche andare molto in profondit. La rivoluzione biotecnologica solleva domande fondamentali sulla natura della scienza, sul tipo di nuove tecnologie che intendiamo introdurre sul mercato e sul ruolo che il mondo degli affari pu giocare in biologia. In questo libro ho esposto alcuni dei miei pensieri, opinioni, forse anche pregiudizi, oltre a quelli di altre persone. Ma sono solo un modo di vedere le cose. Molti biologi molecolari e personaggi del mondo dell'industria hanno punti di vista affatto diversi, di cui sono profondamente convinti e che giustificano e spiegano con dovizia di argomentazioni e prove a sostegno. La mia speranza che adesso potremmo invitare il resto della societ a sostenere una discussione ricca e feconda sul tipo di futuro che vorremmo per noi stessi, per i nostri bambini e per le altre creature con le quali condividiamo questo pianeta. Gli scettici diranno che ingenuo credere che la maggior parte delle persone si preoccupino e vogliano discutere di problemi astratti , lontani dalla vita quotidiana. Tuttavia, le questioni che circondano le nuove tecnologie non sono n astratte n remote. Piuttosto il contrario, sono le pi vicine e le pi pressanti con le quali l'intera umanit abbia mai avuto a che fare e sono di interesse per tutti gli esseri viventi sulla Terra. Questo punto mi stato chiaro in una recente visita a una citt di media grandezza, Ribeirao Preto, nel pi profondo Brasile. I miei ospiti, nessuno dei quali era coinvolto nella rivoluzione biotecnologica, mi dissero che la notizia della nascita di Dolly, la pecora clonata, era giunta come una bomba e che era diventata un argomento di intensa discussione e di dibattito fra i contadini del luogo e i cittadini. Amici, parenti e vicini di casa discutevano apertamente tra loro nei bar, nelle occasioni sociali, nelle loro case, delle implicazioni di questi nuovi progressi della scienza, cercando di capire i potenziali benefici e rischi e come avrebbero cambiato le loro vite e quelle dei loro figli. La rivoluzione biotecnologica colpir tutti gli aspetti della nostra vita. Il modo in cui mangiamo; il modo in cui ci fidanziamo e il modo in cui ci sposiamo; il modo in cui avremo i nostri figli; il modo in cui i nostri bambini vengono allevati ed educati; il modo in cui viviamo; il modo in cui ci impegniamo in politica; il modo in cui esprimiamo la nostra fede religiosa; il modo in cui percepiamo il mondo che ci circonda e il posto che in esso ci ritagliamo. Tutti gli aspetti della nostra realt individuale e di quella parte di vita che dividiamo con gli altri saranno toccati e seriamente modificati nel secolo della biotecnologia. E' fuori di dubbio quindi che queste tecnologie, cos personali , meritano di essere discusse e dibattute a tutti i livelli della societ prima che entrino a far parte della nostra vita di tutti i giorni. La rivoluzione della biotecnologia ci obbligher a riconsiderare molto attentamente i nostri valori pi profondi e ci costringer a porci di nuovo e seriamente la domanda fondamentale sul significato e lo scopo dell'esistenza. E questo potrebbe rappresentare il risultato pi importante. Il resto dipende da noi.

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