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I Misteri Dionisiaci

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Centro studi filosofici

Contenuti
Introduzione alla Sapienza esoterica occidentale 1. Il sapere iniziatico ed il suo insegnamento 2. Le parole del sacro nella tradizione misterica 3. Sciamanesimo, oracoli e sapienza nellantica Ellade 4. I Misteri Eleusini 5. I Misteri Dionisiaci 6. I Misteri Orfici 7. Socrate e la tradizione iniziatica 8. Platone e l'esoterismo: un'introduzione 9. Plotino e le vie per l'estasi filosofica Filosofia esoterica comparativa

I Misteri Dionisiaci
di Attilio Quattrocchi

LE ORIGINI DEL DIO - LA DIFFUSIONE DEL CULTO - IL MITO


Dioniso era considerato dai greci un dio di origine straniera; per lo pi si riteneva il suo culto proveniente dalla Tracia, regione sita a nord-est dellEllade, dove era venerato col nome di Sabazio. Anche la presenza del suo nome in antichissimi documenti risalenti alla civilt micenea, sorta nellArgolide e fiorita nel II millennio a.C., non pu far escludere quella provenienza. Gi Omero lo nomina ma non linserisce nel pantheon dei grandi di olimpici; in effetti il tipo di religiosit estatico-orgiastica che lo caratterizza risulta sostanzialmente estraneo alla concezione religiosa del grande poeta e alla cultura che attraverso lui sesprimeva.

Secondo diversi studiosi il suo nome significherebbe figlio di Dio 1. Il divino uno e molteplice (Divs-Nysos) e lo stesso nome mitico della madre, Semele, nella tradizione filosofica indicherebbe la Terra Madre secondo un etimo tracio, orientale ed occidentale conservato nel termine slavo zemlja. 2. Buddha, Socrate e Pirrone: dallo scetticismo Una delle ipotesi pi accreditate vuole che il suo culto, attraverso la Macedonia, sia al misticismo passato in Beozia, a Tebe. Questa venne sempre considerata, in effetti, la citt a lui sacra per eccellenza; alcuni mitografi ve lo fecero persino nascere, ma, al di l delle Psicologia, filosofia ed leggende, certo storicamente che proprio sul vicino monte Parnaso erano tradizionali i esoterismo riti delle seguaci del dio, le baccanti, chiamate anche tiadi o menadi. 1. Psicologia e Filosofia per Queste erano famose perch celebravano il culto con atteggiamenti frenetici; in effetti il un nuovo Umanesimo: termine thys, thydos deriva appunto dal verbo thyein che significa agitarsi, infuriarsi. dalla terapia all'autorealizzazione Altre regioni in cui il culto dionisiaco si radic furono la Lidia e la Frigia, nellAsia Minore. In effetti i Frigi erano stirpe di origine tracia e quanto ai vicini Lidi sembra che proprio essi lo chiamarono Bkchos. Forse proprio dallAsia Minore i coloni greci della Ionia lo introdussero nellEllade continentale come dio della vegetazione e soprattutto del vino, la bevanda che d lebbrezza, cio uno stato euforico, di esaltazione e rapimento. Dioniso fecond la Grecia con il favorire in quel popolo lemergere degli impulsi emotivi ma il genio ellenico dimostr tutta la sua grandezza proprio nel cercarne, nel contempo, la sublimazione. Per elevare limpulso emotivo a chiara vita dello spirito lEllade segu una duplice via: quella filosofico-religiosa e quella artistico-espressiva. Religiosamente le energie emozionali venivano volte verso la conoscenza religiosa, il seguace di Bacco si proponeva misticamente di divenire una sola cosa con il suo dio poich amandolo ed invocandolo si fondeva con Lui. In uno stato di beatitudine supremo diveniva egli stesso Dioniso cos come due amanti che quando si fondono nellestasi
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dAmore non sono pi due ma un solo Essere. Fattosi dio liniziato assumeva la condizione di veggenza, felicit, immortalit propria degli di, usciva sostanzialmente dalla sua condizione umana gi dalla vita terrena. Lesperienza mistica era cos intrinsecamente connessa allidea filosofica di una Unit Sostanziale di tutte le singole forme, di una Forza di Vita che tutte le produce e dissolve, di un Significato Supremo dellEssere che si pu cogliere solo portandosi oltre la propria individualit ed oltre ogni riflessione dialettica. Per questo lUno-Tutto, lIndicibile, cio il Mistero. Ma Dioniso riusc in Grecia anche a stimolare profanamente (in quella civilt antica la distinzione moderna tra sacro e profano non aveva un significato sostanziale ma solo formale) la sublimazione delle passioni anche nellArte: ne vennero stimolate la letteratura, le arti figurative, la musica. Si pensi in particolar modo alla tragedia, cio a quel genere di espressione letteraria attraverso cui si narrano vicende con esiti gravi e luttuosi atti a suscitare piet e catarsi nello spettatore: il termine stesso rimanda alla narrazione ed al compianto per la uccisione di Dioniso ad opera dei malvagi Titani. Infatti il vocabolo greco tragoida era composto da trgos (che significa caprone) e oid, (canto) proprio in riferimento al lamento funebre rituale con cui i seguaci ricordavano la morte di Dioniso, il cui simbolo zoologico tradizionale era quellanimale. Gi in Tracia alcune caratteristiche del culto dionisiaco erano fissate, come quella dellinvocazione del dio a gran voce che in quella terra avveniva soprattutto sul sacro monte Nisa ove i celebranti lanciavano il loro grido di preghiera affinch il Nume si manifestasse: Evo (in greco eui, in latino eue/euhe). Riferisce lo scoliaste di Aristofane: Dioniso e Sabazio sono la stessa divinit; questo secondo appellativo deriva dal divino entusiasmo proprio di questo dio. Poich i barbari (i Traci) esprimono con il verbo sebzein il gridare evo. E taluni dei greci, seguendo questo costume, chiamano sebasmo il grido evoistico (Scol. Arstoph., Aves, 874-[8]). Gi in Tracia il culto assunse caratteri misterici giacch si riteneva che solo attraverso una particolare iniziazione i seguaci di Sabazio potessero identificarsi (cio, letteralmente, farsi una sola cosa) col dio. Il desiderio magico/mistico/religioso di incorporare il dio si esprimeva attraverso la omofaga, cio attraverso il cibarsi della carne cruda di un capretto (Dioniso stesso). Il termine greco omophagha infatti composto dallaggettivo oms, che significa crudo e phagha, da phaghein che significa mangiare. Mangiare ritualmente il corpo del dio e berne il sangue erano i simboli della volont di identificazione. Ma solo con liniziazione quellatto ferino poteva diventare rito, cio atto con cui si propizia e si attua lesperienza del sacro. Introdotto dal Nord in Grecia in unepoca molto antica e quindi pressoch impossibile da documentare, il dio irradi la sua potenza evocatrice, il suo divino fervore dai pi importanti centri politico-religiosi: da Tebe a Delfi nella parte settentrionale, ad Atene, nellAttica, e a Creta nellEgeo. Ne consegu un fiorire di leggende tale per cui gi nel mondo antico si fatic non poco a individuarne un filo unico che collegasse le varianti mitologiche di volta in volta elaborate nei pi diversi contesti. Coloro che sin dallantichit ne collegarono la figura al ciclo naturale (i fisiologi) lo interpretarono come personificazione della Natura, la cui forza selvaggia crea e distrugge per poi di nuovo creare in una vicenda ciclica perenne. Altri, seguendo una interpretazione di tipo evemerista videro in lui nientaltro che una figura storica remota, probabilmente venuta dallIndia, divinizzata col passar del tempo dalla memoria popolare. Comunque sia, nel mito Dioniso era considerato o figlio di Zeus e Semele o figlio del re dell Olimpo e Persefone/Core e quindi proprio per questo inventore dellagricoltura.

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Semele presenta a Zeus i due figli: Bacco e Zagreo

Nella prima versione, la pi nota, la madre era essa stessa un essere umano, in particolare Semele era figlia di Armonia e Cadmo, re di Tebe. Semele, istigata da Era, la moglie legittima di Giove, chiese allamante presentatosi in spoglie umane, il suo vero aspetto divino ma ne rimase fulminata; essendo tuttavia riuscita a partorire Dioniso, il piccolo venne salvato dal Padre che lo cuc in una sua coscia. Di l a poco il piccolo rinacque, ebbe la sua seconda nascita; per questo veniva appellato il nato due volte. Si raccontava che quando Era, la moglie legittima di Giove, venne a sapere del tradimento del coniuge, istig i malvagi Titani ad uccidere il fanciullo dilaniandone le carni per poi divorarle. Zeus li pun fulminandoli ma dalle loro ceneri nacquero gli uomini: per questo che essi ancora in tempi storici hanno una duplice e contrastante tendenza sia al bene che al male. Infatti i Titani stessi, avendo incorporato Dioniso col loro orribile pasto finirono col trasmettere alluomo qualcosa di divino. Nellaltra versione del mito, quella in cui lo si fa nascere da Persefone egli appellato come Zagreus e si racconta come i resti rimasti dopo il pasto titanico vennero ricomposti da Rea in una tomba di Delfi, sino a che il Padre Dio (Deus non altri che Zeus - Divs) lo resuscit ( la sua terza nascita) e lo fece ascendere al Cielo dandogli poi il suo Regno. Proprio a Delfi, il pi sacro luogo della Grecia, antiche tradizioni riferivano che prima vi giungesse Apollo la Pizia profetizzava incorporando Dioniso (Schol. Pind. , Arg. Pyth., 297); Pausania ci riferisce che la sua tomba era collocata infatti proprio allinterno del celebre tempio (Plut., De Iside, 35). Il grande studioso Erwin Rodhe ha ipotizzato che pur essendo stato scalzato da Apollo, il fatto che la Pizia profetasse per invasamento debba essere interpretato come un residuo dellantica forma oracolare dionisiaca. Infatti la mantica apollinea era tradizionalmente basata sulla interpretazione sacerdotale dei segni, cio di eventi naturali o artificiali (cio indotti intenzionalmente dalluomo secondo varie tecniche) con cui si potevano dedurre le intenzioni degli dei (Cfr. Rohde, Psiche, II, 292-293). NellAttica le feste pi famose dedicate a Dioniso erano le Piccole Dionisie e le Grandi Dionisie che si celebravano con la presenza di simboli fallici allusivi alla Forza generativa della Natura; Inoltre al culto erano collegate pratiche ierogamiche con cui si intendeva stimolare magicamente la fecondit della Terra. Del resto una tradizione analoga era presente nella stessa tradizione eleusina.

LORGIA, LESTASI, LA VISIONE: LE TESTIMONIANZE

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Scene di danza delle Baccanti (Scavi di Pompei)

Il culto di Dioniso aveva la sua espressione culminante nelle orgie, cio nelle feste notturne celebrate quasi esclusivamente da donne dette Menadi ( ), Tiadi ( ), Baccanti (), Lene () o Bassaridi ( ), che si slanciavano in preda ad una ebbrezza sfrenata su per i monti boscosi (oreibasa ), abbandonandosi a danze selvagge al suono di flauti, tamburi, e timpani divenendo capaci, nellespressione della loro follia rabbiosa, di compiere violenze estreme sugli animali e persino su uomini. In tale stato di completa isteria (il termine significa la malattia delle donne in quanto hystra significa utero) esse solevano praticare lo sbranamento, sparagms ( ), di un animale per poi mangiarne crude le carni, omofagha ( ). Venivano chiamate bassaridi perch si vestivano con pelli di volpe (); nebridi perch spesso usavano anche pelli di capriolo (); a volte si ponevano sul capo delle corna per imitare laspetto taurino o di caprone con cui il dio spesso si manifestava. Scuotevano i loro capelli agitando selvaggiamente la testa ed erano capaci di tenere in mano dei serpenti; brandivano pugnali o impugnavano tirsi () cinti dedera e di pampini sormontati spesso da una pigna, chiamati anche narteci (), cio ferule, canne, verghe (la ferula era usata nellantichit greco-romana come simbolo della dignit e del potere sacerdotale; com noto nel medioevo il termine indicher il bastone pastorale del vescovo cristiano; la ferula letteralmente per i romani designava la canna dIndia che era considerata come una pianta straniera; per inciso ricordiamo che una versione molto diffusa del mito raccontava che Bacco stesso fosse venuto dallIndia).

Raffigurazione di Bacco (con il tirso) e Arianna Ostia Antica, Caseggiato di Bacco e Arianna

La menade ed il satiro che battono al suolo il tirso e lo scuotono sembrano alludere allasse cerebro-spinale delluomo e alle sollecitazioni che si devono dare allenergia psichica che dal Basso (la Terra - il Corpo) che deve ascendere serpentinamente (ledera o i pampini avviticchiati a spirale) verso lAlto (il Cielo - lo Spirito). Qui collocata la pigna, la cui struttura lobata ricorda il cervello, al cui interno per di pi c la ghiandola, lepifisi, che ne ripete la forma e per questo appellata come pineale (dal latino pinea). Tale ruolo esoterico della ghiandola pineale, considerata come il luogo fisico in cui lo spirito (inteso come consapevolezza) si connette al corpo, noto anche allantico esoterismo ind che vi riferisce il terzo occhio del corpo sottile (lajna chakra). Sempre riferendosi alla fisiologia mistica dellIndia (la terra, si ricordi da cui Bacco venne in
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Grecia) si pu notare come il chakra pi elevato, corrispondente alla sommit della volta cranica, il sahasrara, venga da sempre raffigurato come un fiore di loto dai mille petali che si apre alla Grazia del Dio nel punto esatto della fontanella (chiamata per questo la fontanella di Brahma). Tale raffigurazione suggerisce anchessa la forma della pigna.

L'analogia tra il Caduceo e i sette Chakra

In realt lintera struttura del corpo sottile in India ripete la forma del caduceo, perch consta di un canale centrale di energie sito in corrispondenza dellasse cerebro-spinale, noto come sushumna, e di due correnti laterali note come ida e pingala. Queste, partendo dal basso (dallosso sacro, a cui corrisponde simbolicamente lelemento terra), si avvolgono ad esso a spirale, come serpenti, congiungendosi allaltezza del terzo occhio. La forza mistica che parte dal basso per poi sublimarsi nota come kundalini ed raffigurata come un serpente raggomitolato attorno ad un phallus. Kundalini in una condizione dormiente ma pronta a destarsi con le opportune pratiche occulte. Si ricordi che nella raffigurazione degli stessi faraoni egiziani era presente un simbolico serpente che usciva dalla loro fronte, proprio allaltezza della ghiandola pineale e ne raffigurava il potere sacrale. Com noto, il filosofo Cartesio in epoca moderna (non senza subire, forse, influenze rosicruciane) consider la ghiandola pineale il luogo dincontro tra la coscienza (res cogitans) e il corpo materiale (res extensa). Sempre sul piano delle rappresentazioni di valore mistico il tirso si pu collegare ad un altro augusto simbolo, quello del caduceo (karykeion in greco e caduceus in latino). Il tirso strutturalmente identico al caduceo, cio a quel bastone con due serpenti attorcigliati che fu emblema dellegiziano Thoth (o Theut), identificato dai greci con Ermete (e da loro appellato Trismegisto) oltre che dai Latini con Mercurio. Il caduceo nella parte alta presentava due piccole ali sia a sottolinearne il significato ascensivo, cio la valenza metafisica, sia ad indicare la corrispondente prassi iniziatica. Un bastone con un serpente attorcigliato anche simbolo antico di Esculapio (Asclepio per i Latini) il dio della medicina che guariva i corpi ristabilendo miracolosamente le energie della psiche che li sostengono. Il caduceo , dunque, simbolo antichissimo della struttura sottile del corpo umano al cui interno si muovono le energie dellanima, ed presente persino nella civilt mesopotamica. LIndia, la Mesopotamia, lEgitto, la Grecia, Roma, con quel simbolo comune alludevano ad una sapienza mistica, cio iniziatica, universale. A volte le baccanti erano appellate lene giacch Bacco era appellato Leneus, termine derivato da lenos, cio dal torchio utilizzato per spremere il vino dalluva e Lenee erano anche chiamate le feste in Atene in onore di Dioniso.

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Menadi danzanti con tirso e flauti (Cratere a volute) Taranto, Museo Nazionale

Il loro stato di agitazione le faceva chiamare anche Tiadi (da thyo = scuotersi, infuriarsi) e lo stesso significato aveva laltro termine Menadi poich derivava dal verbo minomai = essere pieno di ardore, di fervore, smaniare (il termine italiano smania deriva appunto dal verbo tardo latino exmaniare con cui originariamente si indicava propriamente il comportamento di chi veniva colto da mana). Il carattere orgiastico del culto giunto dalla Tracia ne rese difficile e contrastata la diffusione in Grecia e non solo: nella stessa Roma, com noto, il senato dovette ricorrere a provvedimenti molto drastici contro gli eccessi dei Baccanali. Di tale situazione creatasi nellEllade rimane traccia nella tradizione mitica la quale narrava diversi episodi da cui si poteva evincere che il dio non poteva e non doveva essere contrastato da esseri umani. Cos si raccontava come fossero impazzite le Miniadi, le tre figlie del re Mynias di Orcomeno, al punto tale che una di esse (seguita di l a poco dalle sorelle) di nome Leucippe, per essersi opposta al dio, impazz tanto da nutrirsi del suo stesso figlio; altrettanto accadde alle tre figlie di Preto, re di Tirinto, le Pretidi che avendo rifiutato di partecipare al culto impazzirono indulgendo in una libidine sfrenata finch il veggente Melampo non le purific; il re di Tebe Penteo, a sua volta, per gli stessi motivi, venne ucciso dalla madre Agave uscita di senno; Licurgo, re degli Edoni di Tracia, avendo ucciso le nutrici di Dioniso, invasato uccise anchegli suo figlio; ed in fine Orfeo stesso che non celebr pi il culto dopo la definitiva separazione dallamata Euridice, che aveva tentato di strappare agli Inferi, venne dilaniato dalle baccanti. Secondo Porfirio (De abs. 2, 55) e Plutarco (Them. 13) nella fase pi antica del culto tracio si praticava anche il sacrificio e lomofagia non solo di animali simboleggianti il dio, quali capretti, cerbiatti, tori ma anche di esseri umani. La schiera sacra celebrante il rito era indicata col termine thiasos () connesso al verbo thiasuo () che significava appunto far entrare attraverso il rito la forza del dio nelliniziato. Il cristianesimo user il verbo per indicare analogamente la santificazione ottenuta con i propri riti sacramentali (cio capaci di trasmettere la forza sacra) ed il termine thiastes che indicava originariamente ogni membro della sacra schiera di Bacco (e, pi estensivamente, anche ogni adoratore di una qualche divinit) per indicare i seguaci del Cristo. Del rito iniziatico bacchico in s abbiamo poche notizie: sembra che ladepto venisse spalmato di crusca ed argilla per poi essere pulito dallacqua. A questa purificazione di chiaro significato simbolico seguiva la lettura di alcune formule a cui si doveva rispondere; poi gli venivano mostrati degli oggetti sacri in un cesto ed un serpente doro (si ricordi che le stesse menadi si diceva che impugnassero senza esserne offese i pi velenosi serpenti). Infine lo stesso serpente doro veniva fatto passare sotto la veste delliniziato, introducendolo dal collo (di klpou) e facendolo uscire dal lembo inferiore (testimonianze in Clemente Alessandrino: Protr. 2, 16, 2. [23]; Arnobio, 5, 21, 24; Firmico Materno, De errore prof. rel., 10 - [25]). Se si tiene presente il simbolismo antico per il quale la veste era immagine del corpo nella sua relazione con lanima, (Porfirio, ad esempio, dice: E certamente per lanima il corpo da cui vestita una tunica (Sullantro delle Ninfe, 14) e anche nel cristianesimo si parla del corpo come della nostra veste di carne) si pu facilmente intuire come il far passare una serpe (animale tellurico simbolo di forze oscure e correlato al phallus) per doro (metallo simbolo dello spirito in tutte le culture antiche) sotto la veste potesse significare
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n pi n meno quello che gli indiani dicevano di fare nelle loro iniziazioni attraverso la serpe raggomitolata (Kundalini). Nellesoterismo ind questa dea, sita nel chakra corrispondente fisicamente agli organi sessuali, deve essere padroneggiata. Dopo averla percepita e suscitata la si deve far ascendere e discendere nel corpo delliniziato per consentire la purificazione delle energie vitali. Queste, infatti, solo se sublimate in forze spirituali, danno accesso a mondi superiori Il Serpente, se dominato, diventa dOro. Liniziato padroneggia il Serpente che non pi per lui mortifero, anzi nel suo sacro entusiasmo vede finalmente il dio... Del resto allo stesso simbolismo sembra doversi riferire, come si visto, il tirso avviticchiato di pampini e dedera con la pigna in alto Dioniso ingiunge alle menadi sfrenate di rimanere caste Cos Felice Masi descrive il corteo dionisiaco mettendone in evidenza le ascendenze sciamaniche: Si comincia con un corteo di esseri fantastici che avanzano al ritmo di una danza frenetica. Il mondo di questo dio (cio lesperienza che si vuole raccontare con questo mito), la compagnia di questo dio non dunque il mondo umano, ordinato e quotidiano, conosciuto e rassicurante; invece un mondo diverso, fatto di accadimenti fantastici, che sorgono da unaltra dimensione della vita o dellanime e che si ottengono attraverso ritmi, danze, agitazione e scuotimenti frenetici della testa e del corpo e che fanno perdere i sensi. A ben vedere, sono proprio i mezzi e le tecniche - il rituale - usati da chi ricerca uno stato di coscienza diverso, e in particolare dallo sciamano, per conseguire la trance estatica e per accedere al mondo e al piano della visione e degli Esseri inumani e fantastici in cui si entra con tale trance. I timpani percossi, il suono delle siringhe, il muoversi saltellando altro non che la rappresentazione di queste tecniche e della cerimonia sciamanica, e stanno l a dimostrare che i popoli dove questo mito nato conoscevano la trance sciamanica e le relative tecniche e cerimoniali di accesso (F. Masi, "Sciamanesimo ed estasi nellesperienza e nel mito", da La ricerca psichica, anno IX, 2002, n. 4). Naturalmente al centro del rito cera la invocazione al dio perch manifestasse in quel luogo e in quel momento la sua invisibile presenza. Sofocle, nellAntigone, cos ce ne riporta una formula: O tu che guidi il coro delle stelle spiranti fuoco, guardiano delle parole notturne, fanciullo, progenie di Zeus, manifstati, o Signore, assieme alle tiadi che ti seguono, che per tutta la notte colme di mana danzando celebrano te, Iacco, dispensatore di doni (Sofocle, Antig., 1146-1152, trad. aut.; Colli, I, p.55) Ma quando, infine, Dioniso scende tra gli umani, con la sua presenza consente alle menadi di avere visioni sublimi di mondi felici e di compiere miracoli: E prendendo il tirso, una baccante percuote una roccia, onde sgorga una rugiadosa fonte dacqua; unaltra batte la terra con la ferula, e per lei il dio manda fuori una sorgente di vino; quelle poi colte dal desiderio della bianca bevanda con la punta delle dita sfioravano il terreno e avevano ruscelli di latte: ma dai tirsi dedera gocciavano dolci rivi di miele. (Eschilo, Baccanti, 704-711; Colli, I, p.59) Era considerato proprio felice chi, uscendo dai limiti ordinari della sua coscienza attraverso le iniziazioni, simmergeva nelle Forze della Vita di cui Dioniso simbolo: Beato colui che ha un buon demone e conoscendo le iniziazioni degli di vive santamente e conduce la sua anima nel tiaso celebrando sui monti i riti bacchici con sante purificazioni [...]
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e incoronato dedera onora Dioniso. (Euripide, Baccanti, 72-77, 81-82; trad. aut.; Colli, I, 59-61) Nello stato della sacra mana, quando il dio entra con tutta la sua potenza nei corpi si capaci persino di prevedere il futuro: Invero questo dio un profeta; infatti tutto ci che legato a Bacco ed alla mana induce una grande capacit mantica; infatti quando il dio entra possente nel corpo fa dire il futuro a coloro che sesaltano. (Euripide, Baccanti, 297-301; tr. aut.; Colli, I, 61) E al re Pento che, nellopera euripidea, chiede al dio il modo di svolgersi delle sue orge (letteralmente: la loro idea, cio forma), egli stesso risponde perentoriamente che nella loro essenza esse sono indicibili (rreta) e ci va inteso nel duplice senso per cui non solo dovevano rimanere segrete ma che per la loro stessa natura si ponevano al di l di ogni possibilit descrittiva. Si poteva profanare il segreto raccontandone laspetto esteriore, le modalit rituali ma lessenza del rito (come per quello eleusino) era tutta interiore, nello stato di coscienza che induceva: Ai non iniziati a Bacco (le orge) non devono essere divulgate. (Euripide, Baccanti, 472; Colli, I, 61) Nellopera euripidea lo stesso Pento dimostra di seguire lopinione comune che vedeva le baccanti come donne semplicemente travolte da una sfrenata libidine: si appiattano una per una nei luoghi solitari e assecondano le voglie dei maschi, con il pretesto che si tratta di menadi sacrificanti, mentre esse antepongono Afrodite a Bacco (Euripide, Baccanti, 222-225; Colli, I, 63) A tale opinione si oppone, per, la testimonianza di un messaggero il quale racconta di essere scampato alla morte per aver tentato di violare la castit di una menade che nel momento del rito non deve soggiacere al desiderio sessuale: E io balzai fuori, volendo afferrarla e prenderla con me e abbandonai il cespuglio dove avevo nascosto il mio corpo. Ma quella url: O mie cagne frenetiche, siamo cacciate da questi uomini; ora seguitemi, seguitemi armate dei tirsi che stringete nelle mani. Noi allora con la fuga scampammo allo sbranamento delle baccanti (Euripide, Baccanti, 729-735; Colli, I, 65) Lentusiasmo degli iniziati deve essere spinto sino a che non si veda il dio evocato. Cos ci dice Filone: come i posseduti dalla frenesia bacchica e coribantica giungono nellestasi sino a vedere loggetto bramato. (Sulla vita contemplativa, 12) La visone mistica visione per identit, per cui liniziato diventa lui stesso Dioniso, ne invasato; il termine greco per tale condizione ktochos () il cui significato letterale (da kat = in basso e cho = ho) si pu rendere come trattenuto verso il basso, tenuto saldamente (con chiaro riferimento alla lotta), posseduto. Si riteneva che quando infatti una forza veniva evocata con intensit di sentimento e chiara intenzione essa poteva occupare la coscienza dellevocatore e guidarla a cose sublimi: era la katoch (). Naturalmente il popolo greco riteneva, come tutti i popoli dellantichit, che si potessero invocare Potenze del Bene e della Conoscenza ma anche Potenze infere di segno esattamente contrario. La stessa struttura di pensiero si manifesta nel contesto del culto di Cibele: infatti col termine coribanti sindicavano sia gli di che venivano incorporati dai suoi estatici seguaci, sia gli iniziati stessi che con danze orgiastiche si disponevano allesperienza mistico-unitiva. Analogamente liniziato di Bacco veniva lui stesso chiamato bcchos () giacch la distanza tra luomo e il dio, in virt dell iniziazione, si considerava superata.
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LEBBREZZA ESTATICA

Bacco (Caravaggio, olio su tela, 1596-97) Firenze, Galleria degli Uffizi

Lebbrezza bacchica veniva suscitata con mezzi atti ad eccitare: la musica concitata, la danza sfrenata, luso del vino o di droghe. Per ci che concerne la musica i Greci attribuivano quel potere evocatorio ai flauti frigi e al modo tradizionale con cui venivano utilizzat i; essi infatti emettevano suoni acuti sulla base di ritmi frenetici: chi li ascoltava veniva come avvolto nel vortice di un ritmo espressivo interiore e poteva pi facilmente divenire pieno del dio. Quel modo di suonare il flauto era riferito ad Olimpo (per lo pi considerato figlio di Marsia, il satiro che os sfidare Apollo in una gara musicale) e veniva definito thia, cio divino. Nella utilizzazione degli strumenti musicali per indurre condizioni eccezionali dello spirito, Marsia sembra rappresentare il potere maniaco-evocatorio e catartico del flauto mentre Apollo quello quietistico ed armonizzante della lira. In tutti e due i casi la condizione non ordinario della psiche sinduce per un eccesso di tensione vitalistica (Bacco = il divino immanente) o per un eccesso di distensione contemplativa (Apollo = il divino trascendente). Sempre riferendosi alluso del flauto Platone nel Simposio (215 c) dice che esso (opportunamente utilizzato) fa cadere in uno stato di sacra possessione (katchestai poii) ed Aristotele conferma tale opinione affermando (Polit., 1340 a, 10) che esso rende le anime entusiastiche (poii ts psichs enthousiastiks). Platone afferma che proprio la reazione di talune persone a certi accordi e ritmi musicali poteva far individuare coloro che necessitavano delle cure catartiche e paragona il suo venerato Maestro, Socrate, al pi abile dei flautisti, a Marsia, poich con la sua parola incanta, ammalia provoca un mistico turbamento. Socrate ha laspetto sgraziato di un sileno, cio di un componente del tiaso di Dioniso: (la tradizione iconografica rappresentava gli esseri come lui quali vecchi, obesi, barcollanti per lebbrezza del vino, con tratti del volto molto marcati) ma nasconde in s una mistica bellezza, una grande saggezza che si comunica come forza di trasmutazione interiore. Cos ne fa fare infatti lelogio ad Alcibiade nel Simposio: Ma, si dir, Socrate forse un suonatore di flauto? S, e ben pi bravo di Marsia. Lui incantava tutti con quel che riusciva a fare col flauto, tanto che ancora oggi chi vuol suonare le sue arie deve imitarlo. Anche le musiche di Olimpo, io dico, che erano di Marsia, il suo maestro. Le sue arie, suonate da un grande artista o da una ragazzina alle prime armi, sono sempre le sole capaci di incantarci, di farci sentire quanto bisogno abbiamo degli di: ci viene voglia di essere iniziati ai misteri, perch quelle musiche sono divine. Tu, Socrate, sei diverso da Marsia solo in questo, che non hai affatto bisogno di strumenti musicali per ottenere gli stessi risultati: ti bastano le parole. Una cosa certa e dobbiamo dirla: quando ascoltiamo un altro oratore, il suo discorso non interessa quasi nessuno. Ma ascoltando te, o un altro per mediocre che sia che riporta le tue parole,
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tutti, ma proprio tutti, uomini, donne, ragazzi, siamo colpiti al cuore: qualcosa che non ci fa star tranquilli si impadronisce di noi Quando lo sento parlare il mio cuore si mette a battere pi forte di quello dei Coribanti in delirio (Platone, Simposio, ed. a cura di M. Trombino, Roma, 2004, p. 127). Oltre ai sileni e alle menadi nel corteo del dio compaiono anche i Satiri (divinit minori che si nascondono anchessi nella natura selvaggia ma che, al contrario dei sileni, vengono raffigurati come giovani di grande bellezza che danzano seguendo le musiche orgiastiche) e le Ninfe. Le danze potevano essere anche vorticose, al modo dei dervisci, seguaci del sufismo islamico, e venivano accompagnate dal canto corale in onore di Dioniso noto come ditirambo (), che divenne un vero e proprio genere poetico. Leccitazione poteva essere indotta o acuita con la bevanda sacra a Dioniso, il vino; a volte si usava anche la birra dorzo. Le fonti ci parlano anche della inalazione del fumo di particolari semi: indubbiamente di canape (knnabis), era lhaschish, un estratto della cannabis indica, la canapa indiana (Cfr. Rodhe, II, 352, n.2). Tale costumi erano noti anche ai Traci, oltre che agli Sciti ed ai Messageti. Lo stato alterato di coscienza che cos veniva indotto aveva un senso religioso solo se si sapeva utilizzare quella condizione in modo anagogico, cio volgendo le energie psichiche cos suscitate verso lAlto; ed era questo il segreto delliniziazione. Non erano insomma il vino, la danza, la musica, la droga a dare lesperienza mistica; anzi quei mezzi usati profanamente potevano portare solo a condizioni psichiche negative ed al degrado esistenziale; per questo bisognava distinguere nettamente la sacra mana da quella comune, da quella profana che porta solo abiezione ed ottundimento dello spirito. Infatti ogni volta che si vuole far specifico riferimento a quella alterazione dello spirito che induce esperienze superiori la tradizione greca unisce costantemente nel suo lessico laggettivo sacro: la sacra mana, le sacre orge. E tale distinzione era ben nota a Platone (vedasi il Fedro; su tale argomento rimane fondamentale il cap. III del testo classico del Dodds intitolato "I Greci e lIrrazionale"). Platone nota che lo stato eccitato delle menadi non era patologico e che la loro non era una condizione allucinatoria ma uno stato della coscienza particolare con cui avevano accesso a visioni beatifiche di mondi superiori: Soltanto quando sono invasate le baccanti attingono a fiumi di latte e miele, e non quando sono tornate in s (Ion., 543 a). In quella condizione si pu diventare anche insensibili al dolore, come accadeva ai seguaci di Cibele che si ferivano lun laltro (Rodhe, II, p. 353, n. 4). Lanima che si svincola dal corpo esce dallo spazio/tempo a cui il corpo ci lega, per questo essa diventa capace anche di profetizzare. Tale eventi dimostravano ai Greci che lanima pu staccarsi dal corpo, pu uscirne. Ma precisa in Rodhe lestasi, la alienatio mentis transitoria, nel culto di Dioniso non un incerto errare dellanima nei domini della vana illusione: invece una mania religiosa, una santa pazzia, in cui lanima fuggita dal corpo, si unisce con la divinit. Ora essa presso, dentro il dio, nellentusiasmo; chi ne preso entheos, vive ed nel dio; chiuso ancora nellio finito, sente e gode la pienezza duna vita infinita (Ibidem, pp. 354355). Lesperienza estatica dunque pu volgersi verso lAlto (la odierna psicologia direbbe: verso stati transpersonali caratterizzati da crescita ed integrazione dellIo) o verso il Basso (verso stati subpersonali, caratterizzati da dissoluzione e perdita dintegrit dellIo); per questo essa sommamente pericolosa e va guidata opportunamente, se non del tutto tenuta segreta. Il Dodds nella sua celebre opera "I Greci e lIrrazionale", ha ben sottolineato il duplice aspetto del menadismo nellottica della tradizione greca che distingueva tra uno bianco ed uno nero. Egli ha notato che tale distinzione nella stessa opera di Euripide, le Baccanti, in cui mentre i Messi descrivono il menadismo nero (quello che si esauriva in un puro isterismo collettivo con episodi di selvaggia brutalit), il Coro invece descrive il menadismo bianco, quello in cui le forze istintive liberate venivano volte verso la dimensione divina. Il messaggio chiaro: non si pu resistere a Dioniso (la tradizione racconta molti episodi, come si visto, di persone da Lui rese folli perch avevano tentato di opporsi al suo
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culto) giacch la lIstinto la forza stessa della Vita che anima lUomo, o - quantomeno il Corpo dellUomo; linsieme delle forze istintuali/emotive lanima inferiore, lanima biologica ma perch quella Forza strutturalmente legata al corpo si trasmuti in Conoscenza, in Potenza conoscitiva, cio in Spirito, deve essere consapevolmente canalizzata verso il mondo degli di e il modo con cui far questo appunto il segreto del rito iniziatico che non va rivelato a chicchessia, non va profanato. Lanima superiore, cio la sua dimensione noetica, il logos, per sua natura aspira alla trascendenza poich luomo non appartiene tutto al mondo materiale. Per questo lEros/Istinto pu e deve divenire Eros/Sofa, cio Filo/Sofa, come ha insegnato Diotma a Socrate.

LE FORZE INTERIORI DEL RITO


La mana era un tratto distintivo non solo dei riti bacchici (bakchia) ma anche di quelli di Cibele, la Madre Divina dei Frigi. In effetti dei seguaci di questa dea si diceva che diventavano entheoi (posseduti dal dio) o theophoretetoi (trasportati dalla divinit) allascolto di particolari musiche. Ma non tutti coloro che partecipavano al rito sapevano giungere al suo culmine mistico; noto il detto, riportato anche da Platone: Molti sono quelli che portano il nartece, ma pochi sono i bakchoi (Fedone, 69 c). Giustamente cos commenta quelle antiche convinzioni il Burkert: Anche la droga pi comune, spesso identificata con Dioniso, il vino, non basta a indurre veri bakcheia: chiunque pu ubriacarsi, ma non tutti sono bakchoi. Anche qui ci sono naturalmente determinate tecniche per controllare lesperienza (Antichi culti misterici, Bari, 1991, p. 148). Da un potenziale abbrutimento bisognava indurre una esperienza opposta di schiarimento interiore e di beatifico fervore. Un autore antico, Areteo, ce lo dice esplicitamente: Questa mana possessione divina. Quando la condizione di mana ha fine, gli iniziati sono di buon umore, liberi dal dolore, come se fossero consacrati dalliniziazione al dio (Areteo, 3, 6, 11). Il musicologo Aristide Quintiliano interpreta il rito ispirandosi al concetto aristotelico di catarsi, secondo una linea esegetica in qualche modo pi razionale che potrebbe essere condivisa dalla psicoterapia moderna occidentale: questo il fine delliniziazione bacchica, che lansia depressiva (il termine da lui usato ptiesis significa anche turbamento, agitazione, paura) della gente meno istruita, prodotta dalle condizioni della loro vita o da qualche disgrazia, venga eliminata mediante le melodie e la danza del rito in maniera gioiosa e gaia (Aristide Quintiliano, 3, 25). Un altro elemento fondamentale utilizzato per suscitare le forze dellebbrezza era anche il sesso ma anche qui va detto che esso aveva un ruolo ambivalente ed enigmatico; nella stessa iconografia antica relativa alla cerimonia diniziazione bacchica si mostra spesso una scena in cui alliniziato viene mostrata la raffigurazione di un phallus collocato entro una cesta ma coperto da un velo che solo di fronte a lui viene sollevato: sembra evidente una allusione ad un segreto concernente la forza generativa (non si dimentichi che la parola orgasmo deriva appunto dal termine orge ed indicava s lo stato di ebbrezza culminante che viene suscitato dal desiderio sessuale per esso era interpretato dalla tradizione esoterica sia occidentale che orientale come impulso delluomo a completarsi congiungendosi naturalmente con la donna come preludio alla mistica unione soprannaturale con lUno). il segreto metafisico dellEros di cui parler magistralmente Platone. celebre a tal proposito la raffigurazione presente nelle pitture della Villa dei Misteri di Pompei ove si vede una figura femminile inginocchiata che sollevando un velo mostra un enorme fallo contenuto entro un cesto, il liknon, di fronte ad un demone alato che brandendo una frusta mostra con un gesto la sua repulsione. Nella scena successiva si vede una donna parzialmente denudata che sembra essere frustata dal demone stesso e subito dopo due figure femminili che gioiscono con movenze di danza come celebrando il rito menadico; in effetti nella ulteriore sequenza compare Dioniso. Tutto sembra dire che se il segreto era nel sesso, il segreto stesso non era il sesso, ovvero il sesso nella sua dimensione profana, biologica, corporea. Quindi la stessa iconografia ci suggerisce che il segreto della iniziazione bacchica era lo stesso di tanti altri misteri antichi e moderni: la esperienza del divino la si pu ottenere attraverso la sublimazione (che tuttaltra cosa della repressione) delle forze organiche
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della libido. La figura alata degli affreschi allude alla dimensione altra, cio sacrale, in cui limpulso sessuale va vissuto. A chi voglia oggi comprendere la tradizione bacchica basteranno i testi da noi prodotti per porsi con seriet e senza pregiudizi il problema di una sua fondata interpretazione. Quello che certo che per il mondo greco-romano (ma non solo) al rito bacchico si riferiva un cambiamento di stato non solo psicologico - dunque una valenza psicoterapeutica - ma anche ontologico. Esso determinava la conoscenza diretta del mondo divino, o quantomeno di quel mondo divino di cui Dioniso era il simbolo. Ma come interpretare oggi, in un mondo desacralizzato quel tipo di esperienza interiore? E chiaro che una esperienza si pu interpretare solo riproducendola, cio rivivendola per poter poi riflettere su di essa. Non si pu quindi ricorrere a semplici schemi concettuali (antropologici, sociologici, psicologici, storico-religiosi) che per loro natura non possono che limitarsi a notazioni formali, dunque esteriori. Anche nel caso dei riti bacchici evidente che gi nellantichit ad un osservatore esterno comparivano solo come semplici cerimonie, cio un insieme di gesti, atti, formule invocatorie comportamenti insoliti, colti nella loro empirica visibilit. Per queste considerazioni ci sembrano intellettualmente oneste, nellottica di un puro studio formale, quelle conclusioni che sono state tratte dal Burkert nellultimo capitolo della sua opera sui culti misterici intitolato Lesperienza straordinaria: Poich ignoriamo il rito - egli afferma - e siamo incapaci di riprodurlo, noi non siamo in grado di ricreare questa esperienza, ma possiamo riconoscere che essa esisteva. Cera una possibilit infatti di unirsi al tiaso con lanima (thiaseuesthai psichan, Euripide, Baccanti, 75) e questo significava (conseguire) la felicit (W. Burkert, op. cit., p 150). Lesperienza iniziatica vera era dunque tutta interiore, intima e personale, una mistica rinascita; per il profano essa fu, e rimarr per sempre un vero mistero.

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