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cari colleghi, rispetto la curiosit, e comprendo pure la necessit: non "possiamo" ma "dobbiamo" formarci e prepararci ai test INVALSI, pena

la perdita di future (sebbene ipotetiche) risorse finanziarie (se non fai i corsi per le prove INVALSI non avrai i soldi dei PON, intima espressamente la nota MIUR su questa iniziativa). Ricordo soltanto che sulle prove INVALSI ormai vige una evidente extraterritorialit, che ignora ogni forma di autogoverno democratico della scuola (leggasi collegio dei docenti). In sintesi, solo per alimentare la sopra citata e benemerita curiosit, che rassicurante traduzione a stimolo di conoscenza di un ben pi inquietante e greco Thaumazein... in sintesi: nel febbraio 2011 il governo vara il decreto mille proroghe, che contiene le linee del sistema di valutazione del servizio pubblico scolastico. Tre pilastri: corpo ispettivo, INDIRE e INVALSI. Contemporaneamente si avvia una sperimentazione - fallita - su un pugno di scuole e si spinge sull'acceleratore delle prove INVALSI. Perdonate se la butto gi in modo grossolano, ma privileger la semplicit: dobbiamo trovare un 25% di docenti fannulloni e dividere ai restanti briciole di salario accessorio definendo graduatorie di merito. Anche a costo di uniformarci, trasformarci in preparatori di quiz, accettare l'idea e la prassi di "una misurazione oggettiva della performance" (sigh!). Che ne del collegio dei docenti in tutto ci? Non c' risposta... semplicemente non c'. Dalle stelle della macropolitica, dove il vangelo sono i tagli, alle stalle del quotidiano: non abbiamo deliberato nulla sui test INVALSI e ce li ritroviamo nelle circolari come se fossero ormai un elemento strutturale, qualcosa da sfruttare come un'opportunit... opportunit che - se passer il piano di utilizzazione delle risorse finanziarie proposto dal D.S. - coster 5.250 euro. Le risorse complessive previste come supporto alla didattica nel suddetto piano sono pari a 25.000 euro. L'INVALSI - le sole correzioni - costerebbe pi di un quinto del totale. Il problema non certo solo fermare il decreto Brunetta, che sarebbe meglio, e neppure negare il merito o la qualit, che andrebbero riconosciuti valorizzando la scuola pubblica. Credo abbia ragione Francesco quando dice che dobbiamo capire in quale direzione andiamo. Aggiungo a bassa voce, che talvolta, capito il senso di marcia, bisognerebbe fermarsi e incrociare le braccia. Michele Ambrogio

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