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IL COLORE
DELL’ANIMA
Una via universale alla spiritualità
Ai colori e
ai cercatori
della Luce
2
Pietro Varaldo
Il colore dell’anima
Una via universale alla spiritualità
3
Ebook
Il colore dell’anima
disponibile su:
www.scribd.com
www.energethics.org
4
A Luisa
5
INDICE
– Prefazione 7
PRIMA PARTE
– Energetica 11
– I colori 19
– L’armonia nell’unità 27
– L’energy disc 63
– La forma dell’acqua 65
– I colori dell’animo 67
– Il punto di mezzo 81
SECONDA PARTE
– Il colore 181
– Bibliografia 221
6
Prefazione
Il presente libro tratta di un particolare linguaggio dell’anima.
È un libro il cui intento, e filo conduttore, è quello di tracciare una
sintesi analogica tra i principi della spiritualità e la scienza del colore,
ossia di porre in evidenza le correlazioni tra i fondamenti spirituali e i
principali fenomeni fisici e percettivi relativi al mondo cromatico; così
da scoprire come il colore, quale linguaggio universale, sia forse il
migliore mediatore, per l’immediata intuitività, tra il mondo
soprasensibile e il mondo materiale. Mondi in apparenza diversi e
lontani ma, in realtà, l’uno il riflesso dell’altro, come evidenzia anche
la celebre frase di Ermete Trismegisto contenuta nella Tavola di
Smeraldo: “Come in alto, così in basso, e come in basso, così in alto”.
La spiritualità può essere definita come la conoscenza della realtà
soprasensibile, ovvero la conoscenza di quei principi e di quelle forze
sottili che originano, ma permettono anche di trascendere, la realtà
materiale: un ponte tra l’anima e il corpo. Principi e forze che non
appartengono a un altro mondo ma si compenetrano e costituiscono
un’unità con la realtà fisica; unità il cui riconoscimento conduce
all’essenziale consapevolezza sulla profonda natura dell’uomo.
Il libro pertanto si propone di fornire una risposta unitaria, una
concezione razionale-intuitiva attraverso la realtà riflessa, visibile e
oggettiva del colore, allo scopo di chiarire e far comprendere l’essenza
di quella che può essere definita come “meccanica spirituale” e, in
rapporto a questa, gli schemi basilari relativi alla struttura psichica e
comportamentale dell’uomo. Meccanica o scienza spirituale che, nella
parte centrale del libro, trova il suo naturale sviluppo attraverso il
suono, principio e complemento del colore, e la geometria sacra, il
linguaggio rappresentativo della struttura simbolica dell’universo.
Ciò a partire dalla famosa opera di Leonardo: l’Uomo di Vitruvio.
Opera da cui emerge un celato e dimenticato sapere universale senza
tempo, un sapere perduto, una illuminante rappresentazione dei livelli
di coscienza dell’uomo, a immagine del cosmo, in chiave musicale.
Un monocordo di luce teso tra cielo e terra. Da cui uno strumento
interpretativo attraverso il quale è possibile comprendere l’enigmatico
7
simbolismo cosmologico divino e umano appartenente a quella
tradizione pitagorico-platonica che tanto ha influenzato nell’intimità il
pensiero occidentale, in particolare quello esoterico; lo stesso
simbolismo che riscopriamo in una delle più importanti espressioni
storiche di questo stesso pensiero: la Divina Commedia di Dante.
Questo testo vuole essere dunque una chiave per una crescita interiore;
un filo di Arianna che ci aiuti a superare, andare oltre i limiti conven-
zionali della nostra mente, di noi stessi. Una mappa per orientarci
nell’infinito. Uno strumento utile a “capire per credere e credere per
capire”. Per un risveglio della ragione, premessa di un risveglio più
profondo e autentico: quello spirituale.
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PRIMA PARTE
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La luce è la spiritualità del colore
e il colore è l’elemento corporale della luce.
Mohammad Karim-Khan Kermani
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Energetica
Energia e spiritualità
Il caso è lo pseudonimo scelto da Dio
quando non vuole firmarsi di persona.
Anatole France
L’universo è a un tempo
coscienza, energia e materia.
Uno e Trino.
2. Secondo la teoria della Realtà Olografica “tutto si trova nella parte, come la parte nel
tutto”. Così come in una cellula sono contenute tutte le informazioni genetiche
dell’organismo a cui appartiene. Tale teoria deriva da un interessante fenomeno, quello
della fotografia olografica (dal greco holos, tutto), nella quale si ricorre a una
particolare tecnica di impressione di una speciale pellicola attraverso una luce laser. Per
cui, se si ritagliano una o più piccole parti della su detta pellicola, da ciascuna di esse,
esponendole alla stessa luce, è ancora possibile osservare sorprendentemente l’intera
immagine originale, seppure con una minore nitidezza.
12
L’anima è l’universalità dello spirito e
lo spirito è la specificità dell’anima3.
UNITÀ (Monade)
DIADE
Energia Materia
TRIADE
Anima Spirito Corpo
Mente Universale Manifestazione delle idee
Energia spirituale o vitale
Pura energia cosciente sul piano fisico
Idee
Fonte delle Idee Materia+energia materiale
“Ogni cosa è una parte del tutto, senza la quale il tutto non sarebbe il tutto.”
Lo schema indica quale posto occupa l’energia materiale oggetto di indagine della
scienza (convenzionale). L’equivalenza tra energia e materia resta valida ma si amplia
comprendendo anche la dimensione spirituale.
3. Spesso oggi usati come sinonimi, l’anima (dal greco ànemos o da psychē, quindi dal
latino anima) e lo spirito (dal latino spiritus) hanno tutti e tre, anima, psiche e spirito, in
comune il significato etimo metaforico di “soffio”: il soffio divino. Così, ad esempio,
Anima Mundi deriva dal greco μεγάλη ψυχὴ (megalē psychē), “grande anima”.
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poteva ottenere, nel modo di disporsi della suddetta sabbia, differenti
figure come cerchi, raggiere o griglie4; giungendo così a un’importante
prova, quella dell’influenza del suono sulla materia.
Questo a dimostrazione, attraverso solo uno tra i possibili esempi, di
una semplice verità universale, cioè che l’origine di ogni forma fisica è
racchiusa essenzialmente nell’energia informativa che la sottende.
4. La sabbia tende a disporsi nei punti dove la vibrazione è nulla, lungo cioè le linee
nodali di onde stazionarie date in base ai suoni usati, al tipo di lastre e il loro fissaggio.
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Attraverso un’impronta o influenza data da questi fattori, l’uomo,
seppure globale in potenza, grazie alla sua essenza animico spirituale, si
parzializza dando forma alla propria individualità. Ovvero, la sua
struttura psichica assume una certa “piega” che origina e caratterizza i
suoi diversi modi di essere.
Attraverso un raffronto con l’arte dell’origami, potremmo paragonare
ciascun uomo a un foglio di carta, il quale all’inizio mostra tutta la sua
piena potenzialità, che però va a perdere una volta che questo viene
opportunamente piegato secondo una forma determinata.
Tale struttura psichica, quindi, col tempo si consolida e si irrigidisce.
Da qui le resistenze percepite quando si vorrebbe cambiare qualcosa in
noi stessi, le quali ci danno la sensazione di essere come un treno il cui
percorso è stabilito dai propri binari. Binari rappresentati, in questo
caso, dai limiti dati dalle nostre conoscenze, dalla nostra struttura
mentale, dai programmi inconsci. Limiti cristallizzati nel nostro modo
d’essere, per cui ogni tentativo di cambiare, spesso, si traduce in un
ripercorrere inesorabilmente la stessa strada ferrata.
In ogni modo, anche uno scambio di binari non sarebbe altro che un
cambiamento in termini di prospettiva e non una soluzione reale.
Questo perché il problema non è il binario in sé, dato che ogni binario
ha la sua ragione d’essere, ma il modo in cui ci si rapporta a esso.
Inoltre, se a questa incapacità di cambiare si aggiunge la mancanza di
un senso, di reali valori e ideali, sostituiti da una vita superficiale e
circondata da beni superflui o importanti solo in apparenza, prima o poi
si arriva a sentire un vuoto, una sorda insoddisfazione esistenziale, che
può svilupparsi in una profonda infelicità. Ciò per la mancanza di un
senso autentico o, il che equivale, per la mancanza di un collegamento
con la propria essenza. Ora, la soluzione non può che venire dalla
conoscenza dei principi spirituali e dalla loro interiorizzazione, così da
poter entrare in relazione con una profonda, sconosciuta armonia.
L’uomo, per poter esprimere le sue reali potenzialità in ogni aspetto
della propria vita, compresa la salute o il benessere in generale,
dovrebbe riconoscere in sé la presenza e l’equilibrio di diverse parti:
dovrebbe riconoscere in primo luogo di essere un’entità animica e
quindi spirituale, e infine un corpo fisico. Purtroppo, invece, è solo
quest’ultimo elemento, normalmente, a essere preso in considerazione.
L’uomo, nel reputarsi distinto da tutto e da tutti, vive identificandosi
esclusivamente nella propria persona, nei propri pensieri, nelle proprie
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idee e nel proprio ruolo sociale, così da essersi tagliato fuori da una
fondamentale componente della realtà: la propria anima; la quale
costituisce la vera fonte di ogni benessere, benessere di cui potrebbe
beneficiare se realizzasse con essa un contatto consapevole.
Costruire un ponte per accedere a questa profonda realtà è da sempre
l’essenza di ogni dottrina spirituale. E un ponte simbolico che collega la
coscienza individuale a quella universale è rappresentato, in particolare,
dall’arcobaleno: il riflesso terreno della dimensione celeste5.
Ora, attraverso il colore e il ricorso a immagini simboliche, è possibile
esprimere un’analogia con ciò che può essere considerata l’essenza di
ogni principio spirituale, di ogni credo e tempo, e la psiche dell’uomo.
E scoprire che attraverso i colori – linguaggio dell’anima – non
semplice metafora ma espressione visibile dei profondi meccanismi
della realtà non solo fisica, è possibile comprendere meglio se stessi.
Il colore è energia, così come lo sono i pensieri e le emozioni, e
osservando i colori si può osservare – per visibilia ad invisibilia – ciò
che non si può normalmente vedere.
5. Nel culto greco, l’arcobaleno era associato a Ermes, il messaggero degli dei, corri-
spondente al dio latino Mercurio. Il pianeta da cui deriva il simbolo dell’esagramma, da
esso disegnato 7 volte in 7 anni, in 22 cicli sinodici, a chiusura del tracciato. (22/7≈π!)
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Questi stessi tre principi unitari si possono cogliere in ogni cosa.
L’informazione, l’idea, si manifesta nella forma d’onda, e dalla forma d’onda si risale
all’informazione. Ad esempio, il colore blu, proveniente da una fonte di luce, è dato da
tre onde consecutive, relativamente all’unità di tempo, mentre il colore rosso da due.
Essenzialmente, dunque, l’informazione è energia espressa in una forma d’onda.
– Pitagora affermava che tutto è numero e che esso permea delle sue virtù tutte le cose.
In questo senso, ai numeri possono corrispondere i seguenti significati simbolici:
L’uno è la Monade, il punto, il cerchio; è l’unità, la misura e l’origine di tutti i numeri;
è Dio, il creatore delle innumerevoli cose, a cui corrisponde, su piani differenti,
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l’anima, il sole e il cuore. Dall’uno discende il due, la Diade, l’uguaglianza e la
giustizia, l’equilibrio, la linea, l’uomo rispetto a Dio; il principio della dualità, la
materia, l’esperienza terrena, la divisione e dunque la discordia; la polarità: sole-luna,
donna-uomo, cuore-cervello, yin-yang. A questi segue il tre, la Triade, il triangolo, il
ternario come sintesi di ogni composto, il risolutore del due. Secondo un’antica e
universale concezione religiosa, il mondo è il risultato della tripartizione data da: cielo
(sole), terra e ciò che media tra questi due principi. Il cielo rappresenta il principio
creatore, la terra il grembo, la materia, mentre in posizione intermedia si colloca il
soffio, il principio vitale e fecondatore che permea e anima la materia. Proseguendo,
con il quattro, la Tetrade, abbiamo il quadrato, il solido, l’universo fisico e dunque la
terra, la strutturazione della realtà: i quattro elementi, le direzioni cardinali, le
stagioni…; il sapere esperienziale. Il cinque è il pentagono o la stella a cinque punte
(in cui è insita la proporzione aurea), i solidi platonici; è il principio vivente e dinamico
della natura, la bellezza, la crescita. Il sei è l’esagono o la stella a sei punte, è lo schema
base della creazione (i sei giorni della Genesi), il rapporto tra cielo e terra, l’armonia,
l’amore, il numero perfetto (6 è pari alla somma e al prodotto dei suoi divisori 1, 2 e 3).
Il sette è la Genesi (6+1), la creazione più Dio, i cicli periodici di crescita e di sviluppo
nella natura e dell’uomo (la settimana e le quattro fasi lunari di pari durata, il settennio,
la scala musicale…); la perfezione che partecipa della duplice natura spirituale e
materiale (triangolo più quadrato), l’ascesa spirituale attraverso le sette sfere planetarie
o sette gradi, i rami dell’albero mistico, le sette virtù, il ciclo compiuto. L’otto è
l’ottagono (la figura intermedia tra il cerchio e il quadrato), l’equilibrio cosmico, la
concretezza, la struttura, la manifestazione, l’ottava che conclude (e da cui riparte) il
ciclo del sette; l’ottavo cielo, quello delle stelle fisse, o gli otto cieli visibili. Il nove (32)
è il compimento, la fine di una fase, come i mesi di gestazione o del cammino spirituale
dell’uomo (4+2+3: “animale”, duale, triadico); è il quadrato magico; le nove sfere
celesti mobili che emanano o conducono all’uno/dieci (10=1+0=1).
– Ogni numero racchiude in sé due valori nascosti, i quali possono essere dati per
“riduzione” e “sviluppo” dello stesso numero: ad esempio, la riduzione di 19 da 1+9=10
e 1+0=1; mentre lo sviluppo di 4 da 1+2+3+4=10. Inoltre, i numeri unitari possono
essere raccolti per affinità in tre colonne, per livelli triadici: 1, 4 e 7; 2, 5 e 8; e 3, 6 e 9.
– Nella concezione trinitaria cristiana, Dio è uno, assoluto, ma in tre differenti aspetti o
Persone: il Padre (il Principio creatore) il Figlio (l’espressione terrena e, su un piano
differente, il Logos) e lo Spirito Santo (l’intelligenza e l’amore universale).
– Quando un frammento di un’immagine olografica è posto nelle giuste condizioni di
illuminazione rivela in sé l’intera immagine da cui origina, come qui esemplificato
graficamente; da cui, la parte contiene in se olograficamente l’intero. Vd. nota a p. 12.
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I colori
Ciò che noi percepiamo come luce bianca è dato dalla presenza, nella
luce stessa, di tante componenti luminose, le quali, quando sono colte
separatamente, ci danno, ciascuna, la sensazione di un colore differente.
I colori principali che possiamo osservare nell’iride o arcobaleno sono
cinque: il rosso, il giallo, il verde, l’azzurro e il blu. Attraverso la
miscelazione di questi possiamo ottenere altri colori presenti nell’iride,
come l’arancione e il violetto, e altri non presenti, come il viola, il
quale è dato da una mescolanza di rosso e di blu1.
L’immagine illustra due fasci di luce bianca (L) che si “colorano” (C) attraversando due
filtri colorati (F) tramite il fenomeno dell’assorbimento (sintesi sottrattiva); infine,
queste luci colorate (C) convergono su una stessa superficie miscelandosi tra loro e
ricostituendo, in questo caso, la luce bianca (sintesi additiva).
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Queste altre due immagini illustrano invece di lato e di fronte (in controluce) un caso di
oscuramento totale (nero/ombra) della luce bianca attraverso due filtri complementari
sovrapposti (sintesi sottrattiva); oltre alla colorazione della stessa, come già visto.
Si potrebbe anche dire che “il colore nasce dal bianco e dal nero”,
ovvero, dall’interazione tra luce e oscurità (materia)2. Il rapporto
luce/oscurità costituisce idealmente un asse verticale tra l’alto e il
basso; mentre i colori che emergono da questo rapporto si possono
disporre lungo un piano orizzontale.
2. Anticamente, con Aristotele, il colore era considerato una combinazione dei colori
base bianco e nero, di luce e oscurità. A tal proposito, vale la pena di menzionare
l’effetto Fechner-Benham, che consiste in un particolare disco bianco e nero attraverso
cui si può osservare, curiosamente, la comparsa, se posto in rotazione, di vari colori.
– In casi particolari le ombre possono apparire, in modo inspiegabile, come suggestive
ombre colorate. Tale fenomeno, conosciuto comunemente come ombre colorate di
Otto von Guericke, si può ottenere facilmente proiettando sovrapposti due fasci di luce,
uno bianco e l’altro, ad esempio, rosso su una parete bianca e interponendo un oggetto
davanti al fascio rosso. Ora, anziché ottenere un’ombra bianca proiettata dall’oggetto
su uno sfondo rosa (luci rossa + bianca), se ne ottiene, inaspettatamente, una azzurra
cioè il colore complementare del rosso (rosa).
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Le immagini sotto raffigurano delle ruote cromatiche divise in due, in
tre, in sei e in dodici parti. In questo caso le divisioni sono state fatte in
base ai colori principali, di cui abbiamo già parlato, ma potremmo
scegliere quelli che vogliamo, con un numero di divisioni qualunque.
b c
22
Il rapporto complementare o polare è il primo e fondamentale rapporto
tra i colori, il quale non genera nuovi colori ma sfumature degli stessi
che si risolvono per gradi nella pienezza della luce o nella vacuità del
buio; un po’ come avviene nel rapporto tra il bianco e il nero attraverso
i vari livelli di grigio, come illustrato nell’immagine che segue.
Per poter creare nuovi colori, i colori di partenza devono assumere nella
ruota posizioni relative differenti tra loro: il numero minimo di questi e
la loro disposizione, per ottenere il maggior numero di altri colori
attraverso la loro combinazione, sono indicati dalla terza immagine (b),
quella con la ruota divisa per tre. Dove, in questo caso, abbiamo tre
gamme cromatiche che ci danno il rosso, il verde e il blu: il numero
minimo essenziale di colori, combinati a due o a tre, necessari per
produrre tutti gli altri (ad esempio, il rosso più il verde, in additiva, dà il
giallo). E questo può essere considerato il secondo importante rapporto
tra i colori, disposti idealmente ai vertici di un triangolo equilatero,
secondo il rapporto triadico o cromatico. Anche questi tre, se combinati
insieme, possono dare il bianco o il nero.
Nelle ultime immagini (c), ossia quelle con le ruote divise in sei e in
dodici parti, si arriva a una sempre maggiore specificazione del colore,
alla quale corrisponde una minore ampiezza dell’arco della gamma
cromatica sottostante. Anche tra questi colori sussistono rapporti
complementari e triadici ma dalle differenti ampiezze e composizioni
cromatiche. Questo significa che nelle somme di luci colorate
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complementari non si ottiene un bianco pieno ma un bianco costituito
da un ridotto spettro cromatico, ovvero un bianco relativamente meno
intenso, più “grigiastro”; parimenti nelle azioni sottrattive dei colori
materiali si hanno vari livelli di grigio anziché il nero.
Nelle immagini che seguono abbiamo alcuni esempi di somme o
sottrazioni di colori attraverso i rapporti complementari (o polari) e
triadici (o cromatici); di cui, in quest’ultimi, tutte le combinazioni base.
Rapporti tra i colori, lo ricordiamo, altrimenti espressi come additivo
(verso la luce) o sottrattivo (verso l’ombra).
Colori-luce Colori-filtri
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I difetti della luce
sono i pregi dei colori.
– Nelle pagine che seguono, i termini sintesi sottrattiva e sintesi additiva, qui illustrati e
specifici della scienza del colore, saranno utilizzati, estendendone così l’ambito di
utilizzo, in nuove espressioni come: modalità sottrattiva, in additiva, sottrattività, ecc.
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L’armonia nell’unità
Il colore, al di là delle apparenze, non esiste materialmente in natura,
non è una caratteristica fisica oggettiva, una sostanza, ma è una
costruzione mentale generata in noi dalla percezione di diversi stimoli
luminosi. Spingendoci oltre, ogni espressione del nostro mondo fisico,
in fondo, non è che una rappresentazione generata dai nostri sensi e dai
nostri schemi mentali, i quali non colgono la vastità di tutto ciò che si
cela dietro la stessa rappresentazione1. Sappiamo, infatti, che le infinite
forme materiali nell’universo sono costituite da poche decine di diversi
elementi chimici, e questi, a loro volta, da pochi costituenti comuni
considerabili come le prime forme di energia condensata2. Tutto è,
appunto, energia. Ma l’energia non si esprime alla cieca, segue invece
un pensiero, un disegno che origina da ciò che possiamo chiamare
Anima Universale. In questo, tutto ciò che è fisico è transitorio, mentre
l’energia, in perenne trasformazione, è eterna.
Nel Sutra del Cuore buddista si legge “la forma è vuoto, il vuoto è
forma”; mentre nella Tavola di Smeraldo di Ermete Trismegisto c’è
scritto “come in alto, così in basso e come in basso, così in alto”.
1. Un tema fondamentale della filosofia indiana verte intorno all’illusione della maya e
alla creazione del mondo mediante il sacrificio che Dio fa di se stesso. Questa
creazione è chiamata Lila “il gioco di Dio” e l’universo ne rappresenta lo scenario. In
questo contesto, la parola maya, il cui significato originario è potere creatore, sta a
indicare lo stato mentale illusorio dato da sette veli, “i colori dell’iride”, attraverso cui
l’uomo si rapporta con il mondo fisico. Mondo sì reale ma non limitato come ci appare.
2. Secondo la Teoria delle Stringhe (Corde), la moderna “Teoria del tutto”, i costituenti
fondamentali della materia non sarebbero composti da particelle puntiformi ma da
strutture estremamente piccole (miliardi di volte più piccole dei nuclei atomici)
paragonabili a delle corde di energia vibranti, aperte o chiuse ad anello. Corde uguali
che, come note musicali, a seconda della loro frequenza di vibrazione, darebbero
origine ai differenti tipi di particelle elementari come i quark, gli elettroni e i fotoni.
Mentre a ordini di grandezza diametralmente opposti ci sarebbero le stringhe cosmiche.
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Nell’universo, l’energia sottile è una forza onnipresente che tutto
permea, da cui tutto origina e a cui tutto ritorna. Essa è una forza
dinamica che può essere rappresentata attraverso l’immagine di
un’onda, con il suo ciclico flusso e riflusso, oppure da una spirale.
1,618
0,618
L’energia sottile può essere simboleggiata da una spirale. Tra i diversi tipi di spirale,
quella logaritmica e, in particolar modo, quella aurea sono considerate tra le più belle.
Questa si può realizzare attraverso una serie di rettangoli aurei (uno all’interno
dell’altro) i cui lati, maggiore e minore, stanno tra loro secondo il rapporto o sezione
aurea (ϕ); la quale corrisponde, per definizione, a quella parte di un segmento che è
media proporzionale tra l’intero segmento e la parte restante; o, all’intero che sta alla
parte maggiore come la parte maggiore sta a quella minore: 1,618:1=1:0,618; e dove
ϕ = (√5±1)/2. La spirale aurea è riconducibile alle figure frattali (frazione di un tutto),
ovvero a quelle figure geometriche (presenti in molte forme in natura: cristalli, felci,
eccetera) in cui un motivo identico si ripete su scale diverse. Si cfr. con l’ologramma.
Nel disegno che segue, che chiamiamo “Aur”, due spirali auree
accoppiate formano e simbolizzano “l’uovo micro-macrocosmico”. In
esso si scorgono, in uno stato embrionale, le due forze primordiali
all’origine di ogni cosa nell’universo3.
3. La genesi dell’universo da un uovo primordiale compare in molti miti di diverse
civiltà. L’uovo, infatti, simbolizza la totalità contenuta in germe, la nascita di una nuova
vita, ma anche la rinascita del ciclo vitale della natura o la fonte della vita.
28
Aur è realizzato attraverso il rapporto aureo (da cui il nome). Tale
rapporto, così denominato durante il Rinascimento per via della sua
bellezza, quella che origina dall’armonia proporzionale delle forme, è
conosciuto fin dai tempi più antichi. I Greci, ad esempio, lo utilizzarono
nella loro arte scultorea e in architettura. Noto anche come numero
aureo “Phi” (ϕ = 1,618), esso è presente in molti aspetti della natura,
come nelle proporzioni di molti organismi viventi, piante e animali,
uomo compreso, e nella particolare forma a spirale della conchiglia del
nautilo e delle immense galassie; forma a cui si ispira il disegno di Aur.
Nell’immagine, i colori bianco e nero esprimono il rapporto polare
fondamentale tra luce e oscurità, energia e materia, fuoco e acqua…
Come si può notare, le due parti si compenetrano in modo complemen-
tare: l’una è il riflesso dell’altra, questo a significare che il contenuto,
l’informazione, l’idea, si esprime nel contenente, nella forma esteriore.
29
Dal rapporto polare primordiale luce-oscurità, la creazione si dispiega
in un’infinita varietà di colori, l’insieme dei quali trova la sua migliore
rappresentazione nell’immagine della ruota cromatica.
30
Tutte le cose sono diverse e opposte,
e nel divenire ogni cosa diventa il suo contrario;
queste si raccolgono in una superiore unità,
cosicché tutto è identico, tutto è uno.
In natura tutto è polare e ciclico. Ogni polo è compensato dal suo polo
opposto, così come nelle stagioni quella estiva lo è nei confronti di
quella invernale, e tutto si armonizza dinamicamente nel ritmo.
Lo stesso principio è riconoscibile nella complementarietà dei colori,
attraverso la quale essi si compensano e armonizzano reciprocamente.
Questa proprietà si può facilmente constatare mediante un particolare
fenomeno visivo conosciuto come post-immagine negativa4. Attraverso
il quale, se si fissa un colore per alcune decine di secondi, e quindi si
sposta lo sguardo su una superficie bianca, si può visualizzare per
qualche attimo il suo colore opposto complementare5. Tale fenomeno
rimanda alla natura additiva della vista, in quanto, attraverso la sintesi
dei colori, si esprime un principio fondamentale, quello dell’unione e
dell’armonia, di cui la luce bianca è il simbolo per eccellenza. Un
principio in cui si riflette l’essenza degli occhi, specchio dell’anima.
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Taiji e Bagua
Intaglio, Wellcome Museum, Londra.
32
La matrice dei colori
L’arazzo della vita
L’angel di Dio… trasse due chiavi.
L’una era d’oro e l’altra era d’argento…
Più cara è l’una, ma l’altra vuol troppa
D’arte e d’ingegno avanti che diserri,
Perch’ella è quella che ‘l nodo disgroppa.
Dante, Purgatorio, IX, 104-26*
* Le chiavi d’oro e d’argento si riferiscono all’azione sul cuore e sulla mente dell’uomo
o alle “chiavi della conoscenza” che aprono la “porta celeste” (cfr. V. di Luca 11,52).
1. Ad esempio, la caparbietà di alcune persone durante un confronto aperto di idee.
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L’anima è rappresentata al centro attraverso la ruota cromatica,
mentre le energie che la racchiudono ne definiscono l’individualità:
1° Vitale/Fisico, 2° Emozionale e 3° Mentale.
– L’apertura mentale, o elevazione della coscienza, non è data tanto dalla quantità di
conoscenza, quanto da una qualità interiore dell’uomo, da coltivare.
34
Le persone possono interagire tra loro in maniera
analoga a quanto avviene con i colori.
I rapporti tonale o per affinità (tra colori simili), polare (tra colori
complementari) e cromatico (variabile tra le due modalità precedenti),
in additiva (luci) e in sottrattiva (filtri) possono rappresentare le
situazioni di base nelle relazioni interpersonali o nei processi psichici.
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In un rapporto tipicamente di amicizia o sentimentale, due persone
affini come carattere, idee e interessi possono essere rappresentate da
uno stesso colore. Esse tendono a capirsi e a relazionarsi piuttosto bene,
trovando in questo forza e sostegno reciproco, in particolare in additiva.
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diversità, si comprendono per quello che sono, potendo proprio per
questo produrre qualcosa di nuovo e di più ampio per entrambi.
40
Ogni coscienza (sopra raffigurata al centro attraverso i filtri blu e rosso, rispettivamente
nella prima e seconda immagine) può generalmente cogliere dalla realtà solo quegli
aspetti a essa affini (le relative luci blu o rossa); o gli stessi singoli aspetti mediante
un’azione di filtraggio dalla più complessa stessa realtà (le luci bianche); mentre è
opaca o impermeabile verso gli aspetti a essa opposti o contrari (le luci rossa o blu).
***
Come un arazzo vivente, l’universo è composto
da infiniti fili colorati intrecciati tra loro
che creano insieme sempre nuovi disegni e colori…
3. Il mito della caverna (Repubblica, VII) illustra l’importanza di liberarsi dalle catene
del mondo illusorio della realtà sensibile, delle “ombre” (mentali), per giungere a quello
della realtà intelligibile, vale a dire il mondo della luce (spirituale) e della verità.
4. Matrice, dal latino matrix: genitrice, utero, matrice, fonte, origine.
– Nella seguente matrice si distinguono le modalità additiva e sottrattiva
(rispettivamente nella metà triangolare superiore destra e inferiore sinistra) attraverso le
combinazioni dei sei principali colori (rosso, giallo, verde, azzurro, blu e viola) disposti
secondo una doppia serie di bande incrociate verticali e orizzontali che danno luogo a
trentasei miscele o sfumature cromatiche o, simbolicamente, a trentasei possibili modi
d’essere o aspetti della realtà.
Sempre nella matrice sono comprese idealmente anche le altre tonalità, quelle con i
colori tenui, cioè insaturi, e quelle spente, cioè con minore luminosità, non tutte
raffigurabili, per ragioni di… “sintesi”.
42
43
Noi siamo luci e filtri allo stesso tempo: influenziamo, colorandolo,
l’ambiente con la nostra presenza e l’ambiente colora noi; quindi lo
interpretiamo secondo il nostro punto di vista e, viceversa, veniamo
interpretati secondo altri punti di vista. Tutto questo perlopiù in maniera
inconscia. Ogni pensiero ogni atteggiamento e, fondamentalmente, ogni
nostra credenza determinano dunque la nostra esistenza, la nostra realtà.
Sono pertanto due le modalità funzionali basilari della nostra mente,
come già visto: quella secondo il principio di separazione
(ombra/sottrattivo) e secondo il principio di unione (luce/additivo).
A questi due principi e alle loro varie combinazioni, nello specifico,
corrispondono i nostri modi di essere e atteggiamenti che caratterizzano
la nostra natura caratteriale.
Al principio di separazione corrisponde l’identificazione nel nostro ego,
quindi nel nostro mondo separato dal resto del mondo, dall’ambiente,
dalle persone e dalle cose. Un essere separati a cui consegue
insicurezza e ignoranza, ovvero il non conoscere ciò da cui si prende le
distanze, e se ne ha quindi paura, perlopiù inconscia. Dalla paura e
dall’ignoranza seguono quegli atteggiamenti e sentimenti che
rinforzano in noi e negli altri, influenzandoci a vicenda, il senso di
separazione. Atteggiamenti che si possono tradurre in pregiudizi,
disprezzo, antipatia, senso di superiorità o d’inferiorità, indifferenza o
diffidenza. A questo si deve aggiungere, inoltre, un possibile senso di
non accettazione rivolto nei confronti di noi stessi, il quale ci divide
anche interiormente.
Al principio di unione corrisponde invece un sentimento di armonia
globale che procede oltre l’individualità intesa come limite. Un senso di
fiducia, gratitudine e amore per la vita – eros autentico, totale – Una
gioiosa consapevolezza per il miracolo dell’esistenza di un
meraviglioso universo intorno a noi, il sole, la luna e le stelle, i colori
della terra; un atto creativo divino di cui ci sentiamo profondamente
parte, principio e fine.
Ma cosa significa in pratica tutto questo?
Ritorniamo nuovamente ai raggi colorati della nostra ruota cromatica.
Abbiamo visto che a ogni particolare modo d’essere corrisponde un
differente tipo di energia o colore. Esistono innumerevoli modi
d’essere, i quali costituiscono ciascuno un differente limite della
coscienza individuale. Quando la nostra coscienza si fonda
sull’egocentrismo, l’io separato dal tutto, questa va a escludere una
44
vasta parte di quei potenziali, quei policromatici modi d’essere, non
riconosciuti e accettati, che potrebbero invece arricchirla.
Essenzialmente, “l’uomo si autolimita ponendo la propria attenzione sui
propri limiti”, sulla propria persona che essendo, in primo luogo, di
natura fisica, è per forza di cose circoscritta, limitata e soggetta a errore.
Diversamente, potrebbe invece orientare la propria attenzione,
riconoscendo l’illusorietà dell’io, su ciò che va oltre la materialità, oltre
ciò che ha limiti, ovvero la forza spirituale e la coscienza della propria
anima, riflesso dell’universo. Il fare proprio questo proposito,
interiorizzandolo, determina il senso della vera etica o filosofia di vita
che riconosce che tutto è collegato, Tutto è Uno.
ETICA
Etica ed energia
armonica si
producono
reciprocamente.
ENERGIA
ARMONICA
45
Ma dove trova l’uomo il sostegno, quell’energia in più necessaria per
liberarsi dalla prigionia, i limiti e il malessere dovuti al vivere
esclusivamente in maniera egoica? Proprio nel perseguire questi
principi etici, perché come in un cerchio, etica ed energia armonica si
alimentano reciprocamente, in un crescendo dato dalla continuità.
– Tra i numerosi simboli spirituali, il cerchio è certamente tra i più importanti, antichi e
diffusi. Esso riflette il sacro principio creatore dell’universo e l’universo stesso. Ma
anche l’armonia cosmica, l’unione degli opposti, la coincidenza di inizio e fine e
l’eterna ciclicità e continuità della vita, con la sua costante mutazione, rinnovazione ed
evoluzione. Tale simbolo è stato rappresentato dall’uomo in differenti modi: graffiti,
anelli, dischi forati, ruote; o attraverso metafore e altre espressioni. Una di queste è
l’Ouroboros, il serpente che si morde la coda, simbolo della rigenerazione.
46
Qualunque modo d’essere, qualsiasi colore che non riconosciamo o non
accettiamo in noi stessi e negli altri equivale a un precluderci una certa
relativa quota di energia, energia che ci viene a mancare e che, di fatto,
ci rende incompleti. L’essere separati dal tutto è fondamentalmente un
essere separati dall’energia. Ed è la ricerca di quest’energia, nell’es-
senza, l’origine dei problemi tra gli uomini. Questo, in particolar modo,
perché la si ricerca normalmente nel modo sbagliato, ovvero, si ricerca
inconsapevolmente proprio quel tipo di energia che perpetua lo stato
d’essere anziché una consapevole espansione verso la completezza.
L’energia si dirige dove si posa la nostra attenzione: i nostri pensieri, le
nostre emozioni, il nostro corpo, le persone, le cose, i desideri. Per cui,
generalmente, si ricerca e si riceve istintivamente energia attirando
l’attenzione degli altri; quel tipo di energia che alimenta l’ego e per la
quale, solitamente, si producono conflitti, rivalità e gelosie.
47
Un altro aspetto da considerare sulle possibili cause dell’indebolimento
dell’energia vitale è quello riguardante le nostre problematiche interiori.
Tra queste possiamo considerare il pessimismo, i sensi di colpa, la
mancanza di autostima, la tristezza, l’inquietudine. Queste agiscono
come ombre, come filtri mentali che oscurano, soffocano o consumano
la luce vitale interiore con un senso di vuoto, di debolezza o
svogliatezza che può ripercuotersi anche pesantemente sulla salute
fisica e che, nei casi peggiori, può condurre alla depressione,
all’inattività e al non credere o trovare più interesse in niente. Stati
d’animo negativi questi che, al tempo stesso, sono favoriti non di rado
da squilibri o carenze energetiche preesistenti, per cui una cosa si
ripercuote sull’altra in un circolo vizioso5.
Ombre interiori e idee parassite corrispondono a pensieri e a stati emotivi sottrattivi che
ci privano di energia; da cui possono derivare pessimismo, paure, senso di inutilità,
depressione, apatia, svogliatezza, stanchezza cronica.
5. Esiste una base costituzionale, più o meno equilibrata energicamente, diversa per
ogni persona, sulla quale si aggiungono poi le sovrastrutture educative, esperienziali e
culturali con cui il tutto interagisce in maniera additiva o sottrattiva e da cui, infine,
risulta ciò che siamo: persone più o meno in buone condizioni di salute, più o meno
soddisfatte di se stesse, ma pur sempre con i propri limiti. Essenzialmente, più il nostro
modo di vivere opera in modalità ombra, con minore luce o energia, e meno le diverse
parti nel nostro corpo lavorano armoniosamente. La mente può risultare meno lucida ed
essere in preda di ansie o paure, provare un disagio o un’insoddisfazione di fondo senza
motivi apparenti, fino ad arrivare a condizioni di profondo malessere esistenziale.
– C’è una forma di trasmissione dell’energia, attraverso le vibrazioni, chiamata
risonanza, data quando tra chi emette energia e chi la riceve c’è una reciproca sintonia.
48
Ad esempio, se non ci si riconosce in un certo “modello ideale”
conforme a quello della famiglia, del gruppo o della società, questo può
costituire motivo di rifiuto di se stessi e quindi di sofferenza e
debolezza. Mentre, se in ciò che siamo si riconosce la propria speciale
unicità, questo può generare al contrario un senso di forza e sicurezza.
Naturalmente, in questo occorre fare attenzione a non cadere nell’errore
opposto, cioè l’accrescimento o l’esaltazione del proprio ego.
Nell’accettare se stessi e il mondo si liberano e si rendono disponibili
quote di energia interiore nascoste, in quanto, ognuno di noi è un
riflesso del macrocosmo, così tutto quello che non accettiamo nel
mondo equivale a non essere accettato in noi stessi, a livello
“olografico”, e viceversa6.
Se ciò che crediamo e desideriamo è coerente con le nostre scelte e le nostre azioni
questi stati si rinforzano (maggiore intensità) se no si indeboliscono (oscuramento).
Credere, quindi, in una cosa e dirne o farne invece un’altra in cui non si
crede non ha chiaramente grande efficacia, in quanto abbiamo
un’interazione sottrattiva indebolente delle relative energie. Ben
diverso, invece, quando le stesse energie sono in accordo o affini e,
anche se opposte, si rafforzano interagendo additivamente.
6. Poiché generalmente non si è consapevoli del nostro stato interiore, un sistema per
capire in che modo siamo strutturati a livello inconscio consiste nel coglierlo nelle cose
in cui questo si riflette: la nostra salute e il modo in cui viviamo.
49
In generale, dunque, ciò che abbassa il livello vibrazionale sono le
emozioni negative come i timori, i dubbi incessanti o le insicurezze, i
conflitti, le inibizioni e l’umore nero7; ma anche la mancanza di veri
ideali e solidi valori che possano fare da giuda e sostegno; la mancanza
di un senso o di uno scopo nella vita, di una speranza.
Un’idea sottrattiva che si insinua nella mente “eclissa” una parte di essa,
mentre l’infelicità o il dolore, come una nube scura, l’avvolge nell’ombra.
7. L’espressione “vedere tutto nero”, riferita al mal di vivere, non è soltanto un modo di
dire ma un fatto reale, come si è potuto constatare in uno studio condotto
dall’Università di Friburgo in Germania e pubblicato dalla rivista Biological Psychiatry
(7-2010). Secondo tale ricerca, infatti, in una persona depressa la capacità di percepire
la luce e il contrasto tra i colori viene ad alterarsi, per cui l’ambiente osservato appare
sensibilmente più offuscato e incolore.
50
Un altro aspetto da considerare, è quello in relazione al fatto che a ogni
colore caratteriale corrisponde, in genere, un difetto della personalità
all’origine di un specifico problema. Per cui, secondo quanto abbiamo
potuto constatare attraverso i fenomeni di interazione tra i colori, si può
dedurre che la soluzione migliore a un problema di natura caratteriale
non consista nel contrastare detto problema ma nello sviluppare
additivamente il colore caratteriale opposto: così come, ad esempio, un
carattere irascibile viene equilibrato sviluppando la calma. Oppure,
l’avarizia e la prodigalità, il fanatismo e l’indifferenza, e altri opposti
squilibri, vengono compensati – come i piatti di una bilancia – l’uno
attraverso l’altro. Per cui ogni eccesso serve a bilanciare l’eccesso
opposto. Al contrario, se invece viene contrastato il difetto, questo
tende normalmente a riaffermarsi. Questo perché tale azione di
contrasto equivale a voler soffocare una parte di noi stessi, la quale
naturalmente tende a opporsi, così come tenderebbe a opporsi una
persona nel momento in cui si soffocasse la sua libera espressione di sé.
Ogni temperamento, pertanto, costituisce un aspetto positivo, mentre
quello negativo è dato dalla carenza delle qualità o energie degli altri
temperamenti, i quali insieme conferiscono equilibrio alla personalità.
Nella 1a immagine il colore verde viene soffocato (depressione, sensi di colpa); nella 2a
lo stesso colore viene accentuato (attenzione su di esso); nella 3a gli si oppone una forza
contraria sottrattiva (rifiuto, giudizio), anche se sotto resta comunque sempre presente;
nella 4a viene raggiunta l’armonia additiva con la qualità/energia opposta. Cfr. l’agere
contra per diametrum di I. di Loyola, il contrappasso di Dante e lo Yoga Sutra II, 33.
51
La base dell’interazione tra le persone è data dalla comunicazione; e in
questa, generalmente, si riflettono i modi d’essere di ciascuno di noi8.
Nei modi d’essere, a loro volta, è possibile riconoscere la predominanza
della natura emotiva o razionale di ogni donna e di ogni uomo.
Tali nature sono in relazione coi due emisferi del cervello umano, ai
quali corrispondono differenti funzioni e proprietà. L’emisfero sinistro
è in relazione con la “mente che pensa”: razionale, logica, analitica,
caratterizzata dal pensiero lineare o temporale. L’emisfero destro è
associato, invece, alla “mente che sente”: emozionale, intuitiva, analo-
gica, creativa, capace dell’immaginazione e di una visione globale. Di
queste nature, entrambe presenti in tutti noi, spesso una prevale rispetto
all’altra. Per cui succede che, quando due persone comunicano
principalmente attraverso le proprie differenti modalità, si esprima una
bassa intesa tra le due. Il che equivale a un basso scambio di energia.
9. L’occhio dominante è quello con cui è possibile, chiudendo l’uno o l’altro occhio,
osservare ancora un punto lontano individuato con entrambi gli occhi aperti attraverso
un anello formato col pollice e l’indice. A tal proposito si può aggiungere che l’occhio
sinistro è collegato con l’emisfero destro (elaborazione visiva e percezione globale)
mentre l’occhio destro con quello sinistro (processi logici o sequenziali).
10. Cfr. Dante, sulle differenti predisposizioni degli uomini, Paradiso VIII, 122-48.
Questo, naturalmente, non significa che non si possano sviluppare anche altre capacità.
53
Allo stesso tempo, ogni personalità o colore perde di senso se non in
rapporto con gli altri colori e se non in relazione, in ultima analisi, con
l’essere parte integrante di un unico sistema organico costituito dagli
stessi. La questione non sta quindi nel fatto che un dato colore (modo
d’essere, ruolo, lavoro, eccetera) sia migliore o peggiore di un altro; ciò
che conta, invece, è il giusto riconoscimento per ogni tipo di contributo;
perché, ai fini del benessere generale, sono tutti importanti e, quindi,
tutti rapportabili sullo stesso piano. Tutto, dunque, sta nel capire,
scegliere o accettare, con atteggiamento nuovo e ispirato, qual è il
proprio scopo esistenziale, al di là delle mode e dei falsi valori.
In questo senso, si può cogliere un’analogia con le differenti parti
costituenti del corpo umano, ciascuna con la sua specifica e
insostituibile funzione finalizzata al benessere dell’intero organismo.
Il nostro corpo origina, nel concepimento, da un’unica cellula uovo e,
per quanto complesso e differenziato nelle sue parti, una volta
completato il suo sviluppo, conserva la stessa olistica unità attraverso
un’intelligenza che si manifesta in ogni sua singola parte: dagli apparati
agli organi, fino alle singole cellule. Cellule che svolgono ciascuna la
propria funzione e che, allo stesso tempo, beneficiano delle funzioni di
tutte le altre; in un insieme ottimizzato di interazioni che si riflette nel
perfetto funzionamento, altrimenti impossibile, di un organismo
estremamente complesso11.
11. Questa semplice verità si può riconoscere, al di là del parallelismo cellulare, nel
concetto filosofico orientale conosciuto come azione essenziale o agire senza agire
(Wu wei), dato dall’operare con il minimo impegno e il massimo risultato, superando le
divisioni e ricercando l’unità con il tutto; e nell’insegnamento evangelico, relativo alla
divina provvidenza, con la parabola degli uccelli del cielo e i gigli del campo; e quindi
nella necessità di trovare, in primo luogo, l’essenza in noi stessi (V. di Matteo 6, 25-34).
54
Nell’organismo della società umana, infatti, le singole cellule, ovvero
gli uomini, assumono normalmente un comportamento ben differente.
Qui, gli egoismi individuali producono una società altrettanto egoista,
in cui si deve lottare per avere semplicemente ciò che a tutti spetterebbe
di diritto: il necessario di che vivere decorosamente. E dove le varie
forme di associazione nascono e si sviluppano, contrariamente da un
organismo sano, per assumere maggiore forza e privilegi a discapito di
tutto e di tutti.
Così, il principio olografico fa sì che la disarmonia nelle persone
produca, in generale, la disarmonia tra i popoli della terra e, in
particolare, la disarmonia a livello cellulare nei corpi delle stesse
persone, con il conseguente sviluppo di problemi e malattie12.
13. Se il cartesiano “penso dunque sono” rispecchia la nostra realtà, bisogna anche pur
chiedersi, quale realtà? Sono, i nostri pensieri, l’espressione autentica di noi stessi?
56
incessantemente la nostra realtà, piacevole o meno, attraverso i colori
che incarniamo, le loro relative vibrazioni, quelle attraverso cui ci
esprimiamo.
14. Il karma (dal sanscrito, “azione”) è una forza dinamica, un fuoco, all’origine della
continua trasformazione dell’universo e dunque della vita. Nel pensiero indiano ha
assunto anche il significato, legato al mondo illusorio della maya, di ineluttabile legge
cosmica secondo la quale ogni uomo è educato dalle conseguenze delle proprie azioni.
– Il Dìvide et ìmpera, “dividi e comanda”, locuzione latina secondo la quale si ha un
migliore controllo di un popolo disunendolo, si può riferire a ogni aspetto della realtà,
come alla dimensione spirituale, cioè ancorando l’uomo più tenacemente alla dualità.
– Su come il credere (la fede) possa rendere tutto possibile cfr. il V. di Marco 11, 24.
57
credenza e atteggiamento determinano la nostra realtà, la nostra
esistenza. Questo perché ogni visione relativa è resa assoluta dal
credere in essa. E parafrasando Epitteto:
Dunque, le cose affini si attirano. Per cui, noi attiriamo tutto ciò che è
in sintonia con il nostro schema mentale, perché è all’origine di onde
pensiero che risonano con tutto ciò che è loro affine. Così,
ricollegandoci alle interazioni tra le luci e i colori, ogni nostro pensiero
colora noi stessi e lo spazio che ci circonda e, allo stesso tempo,
costituisce un filtro attraverso il quale noi diveniamo ricettivi
unicamente allo stesso colore presente nel mondo esterno.
Da ciò deriva un principio, apparentemente paradossale, secondo cui
occorre già essere ciò che vogliamo essere; il che si può esemplificare
con: per essere felici, bisogna essere felici. Ovvero, la vera felicità non
è il risultato del realizzarsi di determinate condizioni esterne, come i
soldi, i sogni e l’amore, ma è il risultato di uno stato d’animo armonico
che deve essere già presente in noi stessi. Una lunghezza d’onda, una
“misura”, uno stato mentale che per affinità richiama, o ci permette di
cogliere, la felicità in ogni cosa. Mentre l’infelicità richiama l’infelicità.
Intorno a noi esiste già ogni possibilità “positiva” o “negativa”, invisibile come le onde
radio. Dipende dal nostro filtro o struttura di pensiero poter vedere, sintonizzarci, ossia
rendere manifesta nella nostra esistenza l’una o l’altra.
58
Ogni uomo, essere o cosa è come una corda sonora; una tra le
innumerevoli del complesso strumento musicale chiamato mondo.
Ciascuna con la propria nota, che vibra, nell’assieme, consonando.
15. Con gli attaccamenti, le due facce della stessa medaglia; vd. lo Yoga Sutra II, 3.
16. C’è un’importante consapevolezza che ci può aiutare a superare radicalmente tutti
questi problemi, e consiste nello scoprire l’importanza del perdono; non solo nei
confronti degli altri ma anche di noi stessi. Il perdono con il cuore. Un punto importante
questo per poterci liberare dalle nostre catene e problematiche interiori e poter crescere.
17. Si cfr. la storia del dottor Faust, popolare racconto tedesco del XVI secolo.
61
In conclusione, sono due gli stati su cui si può fondare, essenzialmente,
la nostra vita: la paura (sotto qualsiasi forma, non ultime le irrazionali
fobie) e, il suo antidoto, l’amore. Dalla paura derivano gli attaccamenti,
le resistenze, le incomprensioni, i limiti. Dall’amore la verità, la libertà,
la forza, la vera comprensione, l’armonia e il benessere.
La paura è una condizione innata e comune alla totalità degli uomini:
l’abbiamo respirata fin dalla nascita, persino nel grembo materno, e per
molti non è nemmeno riconosciuta come tale. Questa, infatti, ha mille
maschere, tra cui le identificazioni: le ancore della sicurezza emotiva.
L’amore, invece, quello autentico, è l’accesso all’anima, alla totalità.
Alla fonte autogenerante e inestinguibile di se stessa. Il collegamento
con la quale richiede di cessare di essere parziali e di ricercare, al
contrario, l’integrità, ovvero il distacco da tutto quello che si crede di
possedere, per trovare tutto quello che non si sa di avere.
Questo rappresenta la morte simbolica dell’ego, dell’illusione e,
dunque, la rinascita a una nuova vita.
***
Tutto è energia: ogni nostro pensiero, emozione e modo d’essere è
come una condensazione o specificazione energetica, come un colore.
In quanto tale, ogni concentrazione di energia, se sufficientemente
sviluppata, attraverso l’attenzione che si ripone in essa, costituisce un
nucleo di attrazione gravitazionale che attira a sé altra energia – così
come un magnete attira a sé e la concentra la limatura di ferro – tale
da permettergli di esistere e perpetuarsi. È questa forza che determina
ogni azione come un condizionamento o una predisposizione, e che si
impone come nucleo portante. Altri nuclei possono essere attivati, ma
quello che prevale, per un potere d’inerzia, è quello più profondo e
forte. “La causa dei nostri effetti”. Se ogni coscienza, dunque, può
essere immaginata come formata da nuclei costituiti da pensieri,
desideri e sentimenti, i quali determinano le posizioni soggettive e
relative tipiche dell’individualità; per svincolarsi da queste posizioni è
necessario scoprire una forza in se stessi che ci illumini e che costi-
tuisca un nuovo centro di gravità intorno al quale possano orbitare
armoniosamente i nuclei suddetti, così come i pianeti attorno al Sole.
62
L’energy disc
Abbiamo visto, ricollegandoci al capitolo precedente, che come una
ruota bilanciata e senza attriti può ruotare liberamente, così l’uomo può
ugualmente centrarsi liberandosi dai propri attaccamenti, distogliendo
cioè l’attenzione, la propria energia, dalle basse vibrazioni psichiche,
per rivolgerla invece verso quelle più elevate dell’anima.
A questo punto si propone un semplice esperimento attraverso un
particolare strumento utile a dimostrare l’esistenza dell’energia sottile,
e il cui funzionamento, in questo contesto, può essere posto in relazione
con quanto sopra accennato.
63
L’esperimento va svolto in un ambiente privo di correnti d’aria e, a
titolo di controprova, è possibile sottoporre il suddetto disco a una fonte
di luce2, di calore oppure all’azione di una calamita. Facendo,
ovviamente, attenzione a non toccare lo strumento, si potrà constatare
che lo stesso non è influenzabile da nessuna di queste forme di energia
convenzionale. Fanno eccezione le cariche elettrostatiche, ottenute ad
esempio attraverso una penna strofinata con un panno, con le quali, se è
possibile esercitare un’attrazione sul disco, cioè avvicinando a esso la
penna elettrizzata, non è altrettanto possibile farlo ruotare.
Ora, invece, si avvicinino lentamente le mani ai bordi del disco, alla
distanza di circa tre o quattro centimetri, e si immagini di mandare la
propria energia vitale su di esso dalle proprie palme, immobili. Stando
rilassati e con un po’ di pazienza, trovata la propria posizione ideale, si
potrà assistere sorprendentemente, dopo qualche attimo, alla rotazione
del disco. Un fenomeno, questo, prodotto dalla concentrazione di
energia sottile nel disco di carta che, pertanto, incomincia
spontaneamente a girare, in maniera più o meno costante, con un senso
di rotazione o l’altro3.
64
La forma dell’acqua
Essere grati per l’amore
65
Per Emoto, le espressioni più importanti, attraverso cui ha potuto
constatare gli effetti più belli con i cristalli di ghiaccio, sono state
amore e gratitudine; e gratitudine forse più che amore, perché questa
esprime l’accettazione, l’essere grati per tutto ciò che si è ricevuto.
L’acqua, fonte e matrice di vita, è il medium universale che ha la
capacità di assorbire e ritrasmettere qualunque impressione.
Se si pensa che il nostro corpo è costituito prevalentemente di acqua, si
può immaginare cosa possano produrre i pensieri e le emozioni
negative su noi stessi e gli altri.
Il cristallo di neve, la cui forma tipica è riconducibile alla figura
geometrica dell’esagono1, riflette l’equilibrio tra la componente
materiale dell’acqua e quella sottile dell’energia vitale; componente,
quest’ultima – la virtute informativa – più forte nella natura
incontaminata; senza la quale avremmo solo materia informe,
disarmonica e senza vita2.
Da Snow Crystals
Wilson Bentley
66
I colori dell’animo
Ma voi torcete a la religione
Tal che fia nato a cignersi la spada,
E fate re di tal ch'è da sermone;
Onde la traccia vostra è fuor di strada.
Dante, Paradiso, VIII, 145-48
67
pregiudizi e dai condizionamenti provenienti dal mondo che ci circonda
per poter conoscere e capire senza l’azione filtrante e interpretativa che
questi comportano1. Ponendosi al di là dei meccanismi di azione e
reazione, per cui ogni nostro pensiero, desiderio o stato d’animo è
spesso il riflesso automatico e inconscio a un impulso originario esterno
come una suggestione pubblicitaria, una notizia, una moda, un altro
pensiero, un fatto, in un'ininterrotta concatenazione di cause ed effetti.
La cosa che più affligge e divide gli uomini, fin dalla genesi dei tempi,
è il ritenersi arbitri del bene e del male, e l’incapacità di riconoscere
nell’altro la propria diversità e il personale contributo alla creazione.
1. Si pensi, ad esempio, ai personaggi dei romanzi o dei film, per le cui idee o azioni
nella vita reale si proverebbe irritazione o sdegno e che invece sono compresi, accettati
o perfino amati. Perché questa differenza? Perché nei racconti di questi personaggi si
arriva a conoscere tutto della loro vita, del loro punto di vista; ovvero tutti i principali
fatti e ragioni che hanno concorso a fare di essi ciò che sono. Fino a sentirci partecipi
delle loro storie. Nella realtà, naturalmente, questo non è sempre possibile, ma questo
non giustifica il giudizio e la condanna; tanto meno sulla base, spesso, di cieche ed
erronee supposizioni. Oppure, a quanti non è mai capitato, magari al volante della
propria auto, con la radio accesa, di accorgersi come la percezione del mondo esterno
possa cambiare in base al tipo di musica che si ascolta in quel dato momento. Se è una
musica dolce, soprattutto se è legata a sentimenti che toccano il cuore, lo stato d’animo
può mutare fino a provare una inconsueta magica e fuggente sensazione di bellezza in
tutto ciò che si osserva lungo la strada. Ogni cosa, ogni persona, ogni volto che si
incontra appaiono belli – le stesse cose, i luoghi e gli stessi volti rispetto ai quali in un
qualsiasi altro momento saremmo stati perfettamente indifferenti o verso i quali
avremmo avuto forse qualcosa da ridire – e ci si sente come avvolti in un senso di pace
e serenità, dove ogni problema sembra svanire e tutto, là fuori, sembra essere perfetto.
68
o renderci difficile ogni possibilità di cambiamento e di crescita.
Al tempo stesso, quindi, volgendo lo sguardo interiormente, si può fare
chiarezza in noi stessi, andare più in profondità. Ad esempio, compren-
dendo se un certo nostro atteggiamento è dovuto all’influenza esercitata
su di noi dalla famiglia, dalla società o dalla morale; o se lo stesso,
apparentemente identico, atteggiamento è dovuto a una nostra libera
scelta. Nel primo caso è possibile che si possa mentire a noi stessi, che
non ci si accetti, che ci si senta interiormente divisi; così da produrre in
noi un contrasto sottrattivo tra le nostre energie psichiche, una
resistenza interiore, una zona ombra. Nel secondo caso, invece,
saremmo di fronte a una scelta consapevole, senza pregiudizi o
autocondanne e a una serena accettazione e affermazione additiva di
qualunque cosa ritenuta positiva o negativa in noi, con un senso di
spontanea, luminosa interezza e libertà. Da ciò si può comprendere
come il vero colore di ogni uomo, espressione del proprio animo, è
spesso mascherato da un colore differente, non autentico, acquisito o
imposto attraverso gli influssi, a esso contrari, della famiglia e della
società, e quindi in definitiva da noi stessi, non più noi stessi.
69
La soluzione consiste pertanto nel ricercare essenzialmente una guida e
la chiarezza nel proprio cuore, in modo da poter realizzare una vita
autentica attraverso la consapevolezza, la libertà e la responsabilità:
ovvero la chiara comprensione della realtà senza la quale non si può
essere veramente liberi; liberi dal proprio e dall’altrui egoismo; e la
responsabilità nei confronti delle proprie scelte e azioni. Qualità
fondamentali per far sì che il mondo possa evolvere attraverso
l’emergere di una nuova umanità illuminata e felice, libera e unita.
In tutto questo, un ruolo centrale è ricoperto dallo scopo dell’esistenza.
Perché qualunque sia la motivazione che spinge l’uomo ad agire
(affermazione, attenzioni, riconoscimenti), in fondo ciò che esso ricerca
è quel qualcosa che dia un senso alla vita e il gusto di viverla. È
quell’energia che nutre l’uomo e gli dà forza. È quel moto che origina
celatamente dall’anima. Una tensione che deriva dall’avere un sogno;
un sogno la cui più alta espressione, l’autentico sale, risiede nella con-
sonanza tra il sogno individuale e quello collettivo. Il sogno del cuore.
70
quali osservatori imparziali. Questo produce anche l’effetto di
scollegarci da quei nuclei gravitazionali disarmonici e devianti che,
come parassiti, si nutrono della nostra forza, identificandoci in essi.
Così come Cronos, il tempo che divora chi nel tempo è immerso.
Il presente è il centro tra il passato e il futuro, mentre l’energia spiri-
tuale è il centro tra la nostra individualità e la nostra anima, ed entrambi
costituiscono un ponte verso l’Essere. Ancorandoci, dunque, al nostro
centro si realizza il collegamento, l’unione permanente con il tutto.
***
2. Come uno strumento musicale non accordato, dalle note cioè non intonate, non può
consonare in un complesso orchestrale; così una psiche disarmonica, non accordata con
il Diapason divino, non può consonare con il cosmo ed essere partecipe della sua forza
armonica. In questo senso, si vedano i Dialoghi di Platone, ad esempio Repubblica III
401b-2a; e, nell’Liji, il Memoriale dei Riti, il Classico della musica dell’antica Cina.
71
Dall’intersezione di due cerchi, in modo che il centro di ciascuno di
questi si trovi sulla circonferenza dell’altro, si ottiene una figura simbo-
lica dalla forma lenticolare chiamata mandorla mistica o vesica piscis.
Conosciuta in diverse tradizioni spirituali, anche di fede cristiana, si
riscontra in molte antiche opere pittoriche e architettoniche in tutto il
mondo, talvolta in maniera celata. Tale figura, nell’uomo, simboleggia
essenzialmente l’unione consapevole dei principi polari: ego e anima
oppure mente e cuore, rappresentati dai due cerchi3; e nel contempo può
rappresentare la triade anima, spirito e corpo, in cui a ogni principio si
contrappone la somma degli altri due. Ne proponiamo qui l’immagine
integrata con l’utilizzo additivo del colore.
3. Un importante simbolo di equilibrio dei principi polari (cfr. lo yin e lo yang) è quello
relativo al Caduceo (dal greco karykaion, “araldo”), costituito da due serpenti
attorcigliati simmetricamente lungo un bastone alato, o elemento risolutore; simbolo di
pace e salute, attribuito tradizionalmente a Hermes.
4. Rispetto alla sintesi, l’analisi rappresenta la componente contrapposta e parimenti
importante della conoscenza, la quale consiste in un metodo di ricerca in cui l’oggetto
dell’indagine viene scomposto ed esaminato nei suoi differenti elementi costitutivi.
72
Sintesi triadica
Sintesi di tre elementi cromatici unitari.
Figure floreali
di Leonardo
da Vinci,
Codice Atlantico.
5. Alcuni di questi nomi sono la triquetra (dal latino, “triangolare”), la triscele (“tre
gambe”) e il trilobo. L’intersezione di due cerchi (mandorla) e quella di tre sono parte
di una struttura floreale a sei petali contenuta nel disegno del Fiore della vita.
73
Con la diminuzione dell’intensità degli stessi colori, a partire dal verde, poi il
rosso e infine il blu, si ottengono invece i seguenti risultati:
6. Il rosso bruno simbolizza il colore della terra, la terra rossa adamica (in ebraico
Adam, “uomo”, “terra rossa”), il cui “fuoco interiore” (che ricorda quello del magma
all’interno della terra) discende dal sole, ed è affine a quello del cuore e all’energia
vitale dell’uomo (vd. anche la radice comune etimologica di humus, “terreno” e homo,
“uomo”). Una luce solidificata che rimanda al sale della terra; vd. V. di Matteo 5, 13.
74
È ciò che si manifesta alla coscienza tramite la percezione sensoriale e
che si prova con il corpo: il suo controllo, l’equilibrio, il radicamento
con la terra. Le sensazioni basilari all’origine primaria di ogni pulsione,
reazione o volontà, cioè il dolore e il piacere fisico. È l’energia che
supporta la volontà e che le permette di esprimersi sul piano fisico, di
agire, mettere in atto e concretizzare. È la “forza alata” dell’eros, la
libido, ciò che si esprime nel desiderio di vivere, di realizzare o ottenere
qualcosa, di raggiungere un obiettivo, di avere una nuova esperienza,
un’attività, una storia d’amore. È il misterioso magnetismo.
– Il giallo è il colore appartenente alla sfera delle emozioni. È il primo
livello di interiorizzazione dell’energia e l’interfaccia tra il fisico e il
mentale; infatti, le emozioni come la rabbia, la contentezza, la tristezza
e la paura, si accompagnano a immediate reazioni fisiche come la
tensione e il pallore, a cambiamenti di espressione del volto, della
gestualità e della voce; e a reazioni mentali come il turbamento e il calo
della lucidità. Queste possono indurre una risposta impulsiva o reattiva,
generalmente di breve durata, di natura fisica o verbale, anche intensa.
Con uno spostamento cromatico verso le tonalità del pensiero, le
emozioni si fanno più complesse (vergogna, gelosia, ansia…) e
assumono il colore dei sentimenti: il verde. In genere equiparati alle
emozioni, più appropriatamente i sentimenti possono essere intesi come
il risultato di ciò che si prova quando le emozioni sono intessute o
combinate in vario modo con le espressioni della mente: le idee, i
pensieri e i ricordi (o, quest’ultime, con i moti del cuore). In questo
senso, ai sentimenti appartengono, ad esempio, l’affetto, la simpatia, la
malinconia, la frustrazione, la felicità. Inoltre, ai sentimenti corrispon-
dono, in genere, emozioni meno intense e reattive, e più durature.
Le emozioni non sono autonome energeticamente, vanno cioè
alimentate per essere provate, sono la risposta a una stimolazione che
va ricercata perché ci “smuova”: all’esterno di noi stessi attraverso il
fare, i rapporti sociali, le nuove ed eccitanti esperienze e le relazioni
affettive; all’interno di noi stessi attraverso gli interessi, il comprendere
nuove cose, l’ideare e il creare. Corrispondono, in particolare, a quel
tipo di sensazione, o energia, percepita come eccitazione, tensione o
senso di carica emotiva associata a ogni diversa attività o esperienza.
Carica che, se bassa, viene avvertita come noia o disinteresse; se
relativamente equilibrata, come una condizione di benessere interiore,
come nella cenestesi; se un po’ più alta, come eccitazione o stress
75
positivo, utile per dare il meglio di se stessi nelle performance; mentre,
se eccessiva, viene avvertita come ansia, nervosismo, turbamento o
panico. O, ancora, possono costituire quelle energie inibitorie,
passeggere o persistenti, che tendono a soffocare qualsiasi forma di
energia, fisica e mentale, anche inconsciamente, come nella malinconia,
nell’apatia e nella depressione.
Le emozioni (dal latino emovere, trasportar fuori, smuovere, eccitare),
rappresentano, a un tempo, una spinta motivazionale, un bisogno
interiore che stimola l’azione e il pensiero; o costituiscono una forma di
piacere e autogratificazione (o meno) per quello che si fa7. Abbiamo
quindi le passioni, cioè quel moto dell’animo inteso come interesse e
dedizione a fare qualcosa con trasporto e impegno.
– L’azzurro è il colore degli stati d’animo: emozioni o sentimenti più
sfumati e complessi, cioè più vicini e sottilmente intessuti con la sfera
del pensiero o dell’immaginazione, come il fantasticare o il sognare a
occhi aperti8. Sono stati più tenui e stabili, cioè meno reattivi rispetto
alle pure emozioni, che possono contraddistinguere il carattere o
l’umore tipico di una persona.
– Il blu è l’energia più interiore delle tre basilari, e corrisponde alla
coscienza, all’intelletto, ovvero alla facoltà mentale che consente di
conoscere, riflettere, comprendere, dedurre secondo un filo logico;
contrapposto all’intelletto inteso come facoltà di conoscere direttamente
attraverso la visione o l’intuito, cioè attraverso le facoltà superiori. È la
capacità di focalizzare l’attenzione psichica. È la volontà, ovvero la
facoltà di fare le proprie scelte e di perseguirle; scelte che
presuppongono idealmente consapevolezza, discernimento e libertà, e a
cui la volontà dovrebbe essere legata indissolubilmente; volontà non di
rado, invece, condizionata o deviata dagli stati emotivi e fisici e i loro
ciechi impulsi, o da fattori esterni. È, ancora, quella gamma di attributi
mentali che vanno da una ragione strumentale e pratica, di aiuto nella
quotidianità, a un intelletto più sofisticato, profondo e astratto, o dotato
di grande ingegno, e che “basta a se stesso”.
76
– Il viola, come colore dato dalla somma del rosso e del blu, dell’ener-
gia e dell’eros con il pensiero, è il potente colore dell’azione volitiva,
creativa e intelligente; viola il quale, se arricchito del colore rosso del
cuore, si tinge di grazia e carisma. Si pensi ai sacri e regali vestimenti
porpora dell’antichità che tale stato dovevano rappresentare.
Ora, le tre facoltà psichiche base non vanno considerate come energie
singole ma come energie che, insieme, si compenetrano, si fondono e si
influenzano reciprocamente, anche in base alle loro relative intensità,
così da creare un’unica energia composta, un colore risultato di una
mescolanza unica che caratterizza ogni diversa personalità.
Ad esempio, il rosso può arricchire il blu rendendolo più dinamico e
sicuro di sé; mentre, viceversa, il blu può conferire al rosso una visione
più profonda e lucida della realtà. Energie vitali o facoltà, quindi, che
costituiscono quei moti dell’animo, o quella triplice volontà dell’essere,
a fondamento della natura umana, e il cui equilibrio è simbolizzato da
un triangolo equilatero. Facoltà che possono esprimersi, in generale,
mediante la luminosa pienezza oppure l’ombrosa parzialità.
Ombra e Luce
L’equilibrio delle tre facoltà psichiche fondamentali può essere espresso attraverso la
forma di un triangolo equilatero, sopra raffigurato attraverso gli stessi colori della
sintesi triadica nelle modalità sottrattiva e additiva, discendente e ascendente.
77
In generale, pur nelle vicissitudini esistenziali, una personalità solare è
tendenzialmente reattiva e ottimista, ama la vita; mentre una personalità
ombrosa, al contrario, tende a deprimersi e a essere negativa. Per
quest’ultima, altre situazioni possono essere definite da un senso di
vuoto esistenziale, da un’angosciosa mancanza di un senso, di speranza,
e da una prostrante infelicità: le profonde ombre dell’anima.
– Il gusto morboso del giudizio, cioè di ogni affermazione che, superando la semplice
constatazione dei fatti, esprime un’opinione, una critica, spesso falsata e velenifera,
sulle persone, nasce da una profonda mancanza d’amore e di autostima. Una mancanza
che trova facile rimedio, e quindi sollievo, nell’abbassare gli altri rispetto a noi stessi.
78
Ogni stato psichico cromatico può assumere in sé, o per interazione con
altri stati, una natura adittiva (espansiva, illuminante) o sottrattiva
(contrattiva, oscurante); due opposte nature che originano da forze,
perlopiù inconsce, riconducibili essenzialmente agli stati primari di
piacere/benessere o di dolore/paura. Ad esempio, un dolore emotivo
può trasformare il colore giallo acceso, generalmente rappresentativo
delle emozioni positive, come la contentezza, in un giallo spento, in un
“verde bile” o in un verde cupo (l’antico umore atrabile9), come nella
rabbia, nel rancore o nella paura. Verde cupo contrapposto quindi al
verde vivido dei sentimenti positivi. Così come il rosso spento in
rapporto al rosso acceso. Da ciò, quando uno stato psichico è oscurato
influisce su tutti gli altri stati oscurando gli stessi, causando cioè un
viraggio generale verso il colore spento (o il nero simbolico, come nel
pessimistico “vedere tutto nero” o come rappresentativo della morte).
Ovviamente, nessuna tonalità di colore, vivace, tenue o scura, è di per
sé negativa o positiva; queste tonalità possono però essere poste in
corrispondenza, tenendo conto della relativa contestualizzazione, con
ogni particolare attributo e indicarne il relativo equilibrio, eccesso o
difetto energetico, e le eventuali variazioni. Il rosso può così
rappresentare vitalità ma anche aggressività o, al contrario, se spento,
tramutato cioè in marrone, una relativa mancanza di forza e volontà,
oppure, semplicemente, elegante pacatezza. Il verde vivace può
rappresentare eccitazione emotiva, mentre un verde bottiglia uno stato
di apatia oppure di serena tranquillità. Un blu acceso, invece, una mente
profonda e attenta, mentre un blu spento noia, disinteresse o calma.
79
I colori psichici, nell’interagire tra loro (per sintesi), il modo cioè in cui
le emozioni e i pensieri possono influenzarsi reciprocamente,
costituiscono le “chiavi” attraverso cui aprire (in additiva) o chiudere
(in sottrattiva) la mente. Aprirla alla luce, alla consapevolezza, a una
maggiore comprensione, o chiuderla, al contrario, a tutto ciò.
Simbolicamente, nella Color Matrix (pagina 43), queste combinazioni
cromatiche possono formare, incrociandosi, le sbarre di una prigione
mentale, individuale, relazionale o collettiva; o, al contrario, possono
formare colorati intrecci di un luminoso arazzo di interattive e
moltiplicative espansive possibilità.
80
Il punto di mezzo
Qualsiasi espressione nella nostra realtà si può ridurre, essenzialmente,
nell’interazione tra elementi contrapposti che stanno tra loro secondo il
rapporto polare o complementare. In ogni rapporto tra elementi opposti,
la condizione di equilibrio, la verità, si trova al centro e mai in una delle
parti o estremi, come normalmente si è portati a credere1. Ma anche tale
centro, in realtà, può assumere una posizione relativa. Ad esempio, un
modo d’essere incentrato sulle impulsive emozioni – il pathos – è
altrettanto squilibrato di quello basato sulla sola fredda ragione – il
logos – Così, se le emozioni unite alla ragione si possono esprimere nei
sentimenti o nelle passioni, i sentimenti stessi, a loro volta, possono
essere egoici oppure puri. Il centro che comprende e integra entrambi i
poli, ma in maniera differente dalla semplice combinazione di questi, è
la sintesi. La sintesi come risoluzione al di sopra delle parti, non come
espressione parziale ma, se integrazione genuina, come pienezza,
elevazione e luce – l’ethos2.
Nell’immagine che segue possiamo vedere come il blu e il rosso siano
opposti tra loro e come, dalla loro interazione, essi si possano elevare
additivamente verso la luce e giungere progressivamente al bianco;
1. Nell’etica di Aristotele ciò corrisponde al concetto, relativo alla virtù, del mesotes: in
cui il male è opposto al male ed entrambi si oppongono a un unico bene, come la virtù
del coraggio (da cuore) è medietà tra eccesso e difetto, quali la temerarietà e la viltà.
2. Ethos (da cui ethikós, “etica”) è il costume, il carattere ma anche la dimora del-
l’uomo, dimora da intendersi come universo animico: l’oggetto del “conosci te stesso”.
81
oppure, calare sottrattivamente verso l’oscurità e arrivare progres-
sivamente al nero (vedi anche a pagina 23).
A questo punto, si potrebbe rilevare che è stata considerata la sola
interazione tra il blu e il rosso ma non, esplicitamente, tra il bianco e il
nero, la luce e l’oscurità. Rivediamo il tutto allora nell’insieme.
Se ci riferiamo unicamente all’uso del colore esprimibile attraverso la
stampa in queste pagine, la cosa può essere illustrata nel seguente
modo: nell’immagine precedente, ossia il nostro quadrangolo con ai
vertici una doppia coppia di colori opposti complementari, il blu e il
rosso orizzontalmente e il bianco e il nero verticalmente, il centro è
rappresentato da un certo valore medio di grigio, in questo caso a metà
tra il colore bianco della carta e il nero dell’inchiostro.
In realtà, bisogna tener conto che se l’oscurità è facilmente ottenibile, e
questa può anche essere tranquillamente rappresentata dal nero a
stampa; con la luce, al contrario, si può arrivare a livelli di splendore o
intensità così elevati da andare ben oltre la luminosità (riflessa) della
presente carta e dei suoi inchiostri colorati. Per cui, il valore medio,
visto sopra, è relativo e varia in funzione dell’intensità della luce
considerata. Inoltre, si dovrebbe tener conto della dimensione spirituale,
invisibile ai nostri occhi, dove luce e colori possono essere
inimmaginabilmente più brillanti e puri, tali da poterli definire
“metaluce” e “metacolori” (ciò in rapporto al termine metafisica).
In questa nuova rappresentazione, come illustrato nell’immagine che
segue, la metà superiore del quadrangolo (triangolo rivolto in su),
quella dell’intensa lucentezza e dei metacolori, non è raffigurabile,
anche se è in rapporto con l’altra metà inferiore (triangolo rivolto in
giù), quella dei colori visibili. E il centro, il punto di mezzo, è qui
simbolizzato dal bianco, il bianco solare, il sole. Questo perché il sole
rappresenta per noi il centro, la fonte di energia vitale e di luce3.
La nostra complessa realtà si compone di aspetti complementari: come
la dimensione spirituale in rapporto a quella fisica, l’energia in rapporto
alla materia; aspetti che a un tempo costituiscono un’unità inscindibile.
Come risulta dall’equivalenza tra energia e materia secondo la moderna
concezione della fisica; o, come affermava Albert Einstein:
3. Con Nicola Cusano (XV sec.), sul modello neoplatonico delle ipòstasi (“sostanze”),
l’universo è dato dalla compenetrazione di due coni, uno di luce e l’altro di tenebre, uno
proveniente da Dio e l’altro dalla Terra. Ripreso da Robert Fludd (XVII sec.), i coni si
incrociano (anche nell’uomo) creando al centro il Sole, manifestazione visibile di Dio.
82
“Ciò che abbiamo chiamato materia è energia, la cui vibrazione è
stata così abbassata da essere percepibile ai sensi.”
84
La piramide della consapevolezza dell’uomo.
6. Cfr. la metafora della “colomba di Kant”, in cui una colomba, che nel suo volo sente
la resistenza dell’aria, ritiene di poter volare più agevolmente nello spazio vuoto. Senza
però rendersi conto che proprio l’aria, che lei sente come resistenza, è ciò che in realtà
la sostiene nel volo e le permette di librarsi liberamente.
7. L’uno è il tutto. Non esiste altro. Non esiste un qui e un lì, un questo e un quello e un
prima e un dopo al di fuori dell’uno a cui esso possa rapportarsi (cfr. il Timeo 33c). Tali
possibilità diventano invece infinite quando l’uno suddivide se stesso in innumerevoli
distinte espressioni di sé. Per cui esso diviene come un corpo immenso (universo o
luce) nel quale ogni sua singola cellula (essere o colore), assumendo, questa, coscienza
individuale, lo stesso corpo diviene lo spazio-tempo infinito da esplorare, con un qui e
un lì, un questo e un quello e un prima e un dopo al di fuori di sé a cui potersi
rapportare. Il concetto di libertà non ha quindi significato per l’uno; acquisisce invece
un valore assoluto nel momento in cui l’uno assume infinite espressioni di sé; mentre la
libertà assume un valore ordinario o relativo per le singole espressioni individuali, le
quali invece possono rapportarsi con vari gradi di libertà, o la sua assenza.
86
Via di mezzo è vivere, esteriormente, la propria individualità e,
interiormente, sentire e agire all’unisono con l’universo. È vivere
l’equilibrio tensivo degli opposti complementari – l’ordine e il caos –
dell’alternarsi del giorno e della notte: delle forme e dei colori diurni e
dell’immensità notturna dal cui fiat emerse il cielo stellato.
È collegarsi alla fonte cosmica di forza, armonia e consapevolezza; la
sola in grado di preservarci dalla limitatezza, dall’ignoranza, dalla
paura e dalla sofferenza.
La modalità sottrattiva ha quindi la sua ragione d’essere: il disgiungersi
dall’Unità di tutte quelle energie che, individualizzandosi, vanno a
costituire tutte quelle variegate forme espressive – sculture di luce –
che insieme compongono la grande rappresentazione dell’universo8.
Come il colore è insieme luce e ombra, luce da cui origina e ombra che
delimitandolo lo specifica e risalta; così l’uomo è insieme anima e
corpo, anima da cui ha origine e corpo che lo definisce e caratterizza.
88
Tra Terra e Cielo
Il sapere perduto I
In principio Dio creò il cielo e la terra.
Genesi 1,1
89
In questo mondo, così costituito, si colloca l’uomo, quale microcosmo
a immagine del macrocosmo e tutt’uno con esso. L’uomo assume qui
una posizione centrale rappresentata, in particolare, da un terzo cerchio
(rosso) in posizione intermedia tra i primi due1.
Un’altra importante immagine simbolica, in relazione alle figure del
cerchio e del quadrato, è data dalla famosa quadratura del cerchio, la
quale, al di là delle questioni relative alla sua costruzione, cioè la
trasformazione di un cerchio in un quadrato di uguale superficie2,
rappresenta in realtà la genesi dell’universo fisico quale manifestazione
o materializzazione dell’Idea, del progetto divino originario. Ma anche
l’armonizzazione nell’uomo delle forze del cielo e della terra.
1. Il diametro del cerchio medio (rosso) tra i cerchi inscritto e circoscritto (blu), con
diametri pari a 1 e √2, è uguale a “1,207”. Un valore vicino al raggio del cerchio medio
“0,6035” (1,207/2) è dato dal numero aureo “0,618” (ϕ); di cui si è accennato a p. 28.
Il cerchio medio (1,207) è anche quello che circoscrive quattro cerchi uguali, inscritti
nel quadrato, con diametro 1/2 del lato; e non solo, come vedremo. Cfr. “1,2008” sotto.
2. Ricordiamo, per la realizzazione di un quadrato della stessa superficie di un cerchio
dato, le formule relative alle due suddette figure geometriche; dove A indica l’area, r il
raggio, C la circonferenza, d la diagonale e l il lato. Area cerchio = r2·π; r = C/2π op.
√A/π; area quadrato = l2; d = l·√2. Costanti: d/l = √2 = 1,4142…; C/2r = π = 3,1415…
Con il lato e la superficie del quadrato uguale a “1”, che qui prendiamo come figura
geometrica di base, il diametro del cerchio di pari area è uguale a (√1/π) ·2 = “1,128”.
La quadratura del cerchio può essere espressa anche uguagliando l’estensione, cioè la
misura della circonferenza e quella del perimetro; in questo caso il diametro del cerchio
risulta 4/π = “1,273”; una misura equivalente al quadrato del valore precedente, cioè
1,1282 = 1,273 (per cui 1,128 è anche uguale a √4/π). Mentre, (4/π +√4/π)/2 = “1,2008”.
90
Immagine che raggruppa tutti i cerchi e il quadrato centrati.
3. Cfr. la rifrazione della luce che devia la propria traiettoria (e rallenta) nel passaggio
dal vuoto alla materia; così come un cucchiaino appare piegarsi in un bicchiere d’acqua.
91
Ne deriva un nuovo simbolo che rappresenta la falce lunare, cioè la
dimensione umana caratterizzata dal suo ego, ovvero dalla sua mente
analitica (la falce che divide) in grado di riflettere solo una minima
parte della realtà (la tenue luce solare riflessa dalla luna). Una mente
duale caratterizzata da mutevoli, relativi e contrastanti punti di vista.
92
L’Uomo vitruviano, 1490 ca. (344 x 245 mm).
4. Per poter osservare l’universo, ogni punto di vista non può che essere relativo, poiché
se fosse assoluto non sarebbe un punto di vista, non distinguendosi cioè dall’universo
stesso; il quale, pertanto, non potrebbe osservare se stesso come un qualcos’altro da sé.
Ne consegue, quindi, che ogni punto di vista, quale entità distinta all’interno del tutto, è
necessario e assume, soggettivamente, centralità e assolutezza (egocentrismo). Allo
stesso tempo, tutti gli innumerevoli centri (individui) non sono che un unico centro,
un’unica cosa; per cui, inconsciamente, ciascuno di essi, anche per questa ragione, sente
se stesso come il centro dell’universo. Infine, a livello generale (umanità), tutto si
relaziona e incentra nell’uomo, quale misura di tutte le cose (antropocentrismo).
93
L’Uomo vitruviano è inscritto, a un tempo, nel cerchio medio, nel cerchio di quadratura
e nel quadrato. Il centro del cerchio dell’uomo di Leonardo, o del cerchio medio,
coincide con l’ombelico, il centro di gravità ego-fisico dell’uomo.
94
delle mani dell’uomo quadrato. Attraverso i centri dei cerchi blu si
individua invece l’ampiezza della traslazione di questi stessi cerchi.
In una scala musicale i suoni sono ordinati, dai più gravi ai più acuti,
secondo una particolare serie di intervalli, il principale dei quali è
l’intervallo di ottava. Essa corrisponde a quell’intervallo tra due note le
cui altezze (o frequenze) sono una il doppio, o la metà, dell’altra (cioè
sono in rapporto di 2:1); note che, data la grande consonanza e affinità
tra loro, vengono chiamate con lo stesso nome, ad esempio Do. Tra
queste sono comprese le sei note intermedie: Re, Mi, Fa, Sol, La e Si.
Per cui con ottava si intende l’ottava nota (Do2), ripetizione della prima
(Do1) ma su un’altezza differente, o l’intera successione di otto note.
Ottava
Le lunghezze d’onda della luce visibile sono comprese circa tra i 700 e
i 400 nanometri. Questi sono proprio i confini “S” stabiliti dal quadrato,
in relazione alla dimensione psichica dell’uomo. Tali confini corrispon-
dono, nell’ambito della nostra ottava, all’intervallo compreso tra le note
Do2 e La2 o, più precisamente, sono espressi dal numero “1,71”7.
7. Con il quadrato pari a 1, “S” (√2) si traduce musicalmente tramite i raggi dei cerchi
circoscritto e inscritto: r2 – r1 = s1 (√2/2 – 1/2 = 0,207); r1 – s1 = s2 (0,5 – 0,207 = 0,292);
r1/s2 = S (0,5/0,292 = 1,707). Oppure attraverso la formula: S = 1/(2-√2); op. S ≈ 12/7.
98
Piani dell’universo, o livelli di coscienza, legati tra loro e ordinati in
ottave cromatiche che si riflettono le une nelle altre. Centri di
collegamento tra le energie sottili all’interno dell’uomo e al suo esterno,
che lo nutrono e svolgono altre importanti funzioni.
Do3
Si
La
Sol
Fa
Mi
Re
Do2
99
Lo spazio all’interno della seconda ottava, compreso tra il centro basale
e il centro plesso solare, è in relazione, come abbiamo visto, con lo
spazio energetico in cui hanno sede le espressioni psichiche dell’uomo.
In questo spazio, il centro sacrale, sovrapponibile al centro del cerchio
di quadratura, corrisponde alla sfera emozionale; importante, in
particolar modo, per il fatto di essere un punto fondamentale di
concentrazione dell’energia vitale, con la funzione di vivificare l’intero
corpo fisico. Un punto in cui, in molte discipline spirituali o
energetiche, viene portata l’attenzione, la concentrazione mentale, al
fine di sviluppare e armonizzare detta energia: una “medicina sottile”
fonte di forza e salute8.
L’altro punto considerato, il centro del cerchio medio, il “medio
psichico” (all’altezza del Mi2), corrisponde all’ombelico, la radice della
vita; in quanto durante la gestazione il bambino trae il proprio
nutrimento dalla madre tramite il cordone ombelicale e la placenta9.
Infine, per quanto riguarda il centro plesso solare, questo è
tradizionalmente posto in relazione, essenzialmente, con il sistema
digestivo e con la sfera mentale e caratteriale.
Al di sopra dello spazio egoico, compreso all’interno della seconda
ottava, si entra invece nella dimensione spirituale superiore, di cui il
primo centro è rappresentato dal cuore, seguito a sua volta da altri tre
centri, come indicato nella tabella precedente. Quando i centri superiori
sono sufficientemente attivati, la persona acquisisce, in relazione alla
propria elevazione spirituale, maggiori e più sottili capacità e una
nuova, più profonda e vera percezione della realtà; attraverso il
risveglio alla coscienza animica del proprio corpo.
100
A centri più elevati corrispondono cerchi o sfere dimensionali più ampie.
Dentro di te è la Luce
e dentro la Luce è il Suono.
Ed essi ti condurranno a Dio.
Sri Nanak Dew
102
intellettiva, la facoltà conoscitiva visiva diretta del reale della quinta;
mentre il cuore, al centro, svolge una funzione mediatrice totale. Questo
significa che quando le espressioni psichiche trascendono se stesse, ciò
è dovuto a una maggior influenza dei centri superiori, in primo luogo
quello del cuore. Da ciò l’emergere di una coscienza superiore o etica
che nasce da superiori consonanze, e dunque l’emergere di tre qualità
spirituali basilari: la consapevolezza, la responsabilità e la libertà.
Coscienza
Pensiero
Sentimenti
Emozioni
Vitale
Sensoriale
Le funzioni psico-cromatiche dell’ego, tra il Do2 e il Do3.
La coscienza è elevata dai centri superiori, in primo luogo dal cuore.
Corrispondenza tra lo
spettro cromatico e le
facoltà psichiche
dell’uomo espresse
nella forma del viso.
11. Leonardo ha dedicato molta attenzione ai rapporti tra il carattere e i lineamenti del
volto umano, come rivelano i suoi disegni, dai ritratti alle caricature, tanto da essere
considerato il fondatore della fisiognomica moderna. Proseguendo con le corrispon-
denze uomo/ottave, le linee della fronte, nello spazio della 5a ottava, richiamano la
metoposcopia di Girolamo Cardano, matematico e filosofo del ‘500.
12. Il naso, in senso figurato, e non a caso, indica la sagacia, il giudizio acuto, l’intuito,
il senno, e dunque l’intelletto (cfr. il termine greco sophòs, “che ha buon naso, senno”).
104
Il potere della meditazione può essere decuplicato sotto l’azione di una
luce violetta proveniente dai vetri colorati di una chiesa silenziosa.
Leonardo
Cerchi concentrici della dimensione celeste con all’interno quella terrena definita dal
quadrato. Una simbologia celata nella geometria dei rosoni di alcune chiese romanico-
gotiche come quelle delle basiliche di Santa Chiara e di San Francesco ad Assisi.
14. Cfr. Corpus Hermeticum, I 26 e XIII 15, sulla “natura ottava”. Dante, Paradiso:
I, 76-8 sull’armonia delle sfere; I, 125-6 sull’amore che, come una corda di un arco,
scocca la freccia dell’intelletto nel “centro” divino (cfr. la Mundaka Upanisad, parte 2a
canto 2°); XXIII, 97-102 sull’Empireo paragonato a una lira dal suono sublime, vd.
anche XIV, 118-20 e XV, 4-6; XXVIII, 10-2 e XXXIII, 85-93 sull’amore (che tutto
muove) simbolizzato da una corda che tutto lega e unisce.
Il cosmo dantesco ha due punti fermi e opposti: Dio e la terra, i vincoli del monocordo.
Il quadrato è, a un tempo, il mondo e il corpo umano, e ciò rivela la loro intima unione.
– Simbologie cosmico-geometriche, costituite essenzialmente da cerchi e quadrati, sono
da considerarsi di matrice archetipica. Esempi di questo tipo si possono osservare negli
schemi dei Mandala e degli Yantra indiani, utilizzati come sussidi per la meditazione.
106
Rosoni delle basiliche di Santa Chiara e San Francesco ad Assisi, XIII secolo.
107
Il fatto che i centri in ottava siano consonanti tra loro appare evidente
nell’esperienza dell’innamoramento e dell’attrazione erotica, ovvero
nell’affinità tra queste due forze, associate e spesso confuse tra loro.
Forze, queste, tra le più potenti nell’attrarre le persone le une alle altre.
Ma non solo: con l’innamoramento o l’amore, in particolare, si prova
anche una maggiore vitalità (centro basale), un maggiore entusiasmo15 e
disposizione all’empatia (centro cuore), una propensione a parlare con
dolcezza (centro gola), e una maggiore intelligenza e apertura verso
tutto ciò che è nuovo (centri frontale e sommità).
Ciò avviene in quanto l’innamoramento genera una spontanea,
inconscia e relativa forma di centratura, con la quale si accede
all’energia e all’intelligenza cosmica. Per questo l’innamoramento può
essere un’esperienza così intensa, inebriante, travolgente e creativa.
Un’esperienza grazie alla quale la vita si riempie di significato, in cui
tutto appare naturalmente bello e perfetto, ricco di speranze e promesse,
dove qualsiasi cosa sembra possibile. E dove tutto si tinge di rosa.
Questo perché la naturale sottrattività della mente razionale si allenta,
con un senso di leggerezza e libertà, fino ad annullarsi completamente
durante un profondo ed estatico amplesso, nel magico guardarsi negli
occhi degli amanti e nell’identificarsi di due anime in una.
Spesso l’ego, invece, soffoca questo collegamento con il cuore e i centri
superiori e ciò che si prova è pertanto un amore egoico: caratterizzato
da un sesso finalizzato al solo soddisfacimento dei sensi, da passioni
logoranti, dalla gelosia, dalla sopraffazione.
La Creazione dell’Universo
(Geometria del disegno sottesa dal quadrato.)
Mosaico della Cappella Palatina di Palermo, XII secolo.
16. Signore in latino è Dominus, parola dalla cui prima sillaba deriva probabilmente il
nome della nota “iniziale e finale” della scala musicale: il Do; il cui utilizzo è attestato
dal XVI secolo, in sostituzione dell’originale “Ut” di Guido d’Arezzo nell’XI secolo.
Il libro dei Salmi, raccolta di composizioni poetiche cantate, contenute nella Bibbia, in
forma di inno, preghiera o ringraziamento a Dio, si accompagna tradizionalmente a uno
strumento musicale a corda da cui prende il nome lo stesso libro: il salterio, un’arpa a
dieci corde. Quest’arpa (citata, ad esempio, nei Salmi 32, 2 e 56, 9) simbolizzerebbe
l’Albero della vita con le sue dieci Sefirot, dunque l’uomo spirituale celato sotto la
veste duale terrena simbolizzata dall’Albero della conoscenza; rimandandoci così a una
visione dello stesso uomo immaginato come uno “strumento musicale”, uno strumento
attraverso il cui “suono” (corda), se adeguatamente intonato, sarebbe possibile entrare
in consonanza con la divina armonia dell’universo; cfr. Corpus Hermeticum, XVIII 6.
17. Salto quantico è un’espressione originaria della fisica quantistica (relativa al con-
cetto di quanto: una quantità minima di una grandezza fisica, variabile solo per multipli
interi del suo valore, come il passaggio da un livello di energia a un altro di un elettrone
negli orbitali di un atomo) ma con un significato oggi riferito a un innalzamento della
coscienza umana, in questo caso un salto dalla 2a alla 3a ottava.
– Una curiosità: negli Arcani maggiori il 17 corrisponde alla stupenda carta delle stelle.
112
Abbiamo visto quale funzione ricopra l’intervallo di ottava in una scala
musicale, quello cioè di spostare note uguali su altezze diverse, e come
la stessa sia costituita da una serie di note o intervalli intermedi18.
Proseguendo con la teoria musicale – affinché attraverso il suono,
principio e complemento del colore, sia possibile una migliore
comprensione della realtà spirituale, di cui entrambi sono il riflesso – è
ora necessario introdurre un particolare aspetto dell’acustica.
In natura tutti i suoni, e dunque anche le note musicali, sono prodotti da
vibrazioni più o meno complesse, dalle quali dipende una caratteristica
distintiva degli stessi suoni, quali noi li udiamo: il timbro o colore del
suono. Un importante attributo che permette di distinguere due note
identiche (per altezza e intensità) di due differenti strumenti musicali
come, ad esempio, il violino e il flauto, o di riconoscere una voce a noi
familiare da una qualsiasi altra. In particolare, la complessità di detta
vibrazione sonora è da porre in relazione con il numero e l’intensità
delle sue componenti “elementari” chiamate armoniche; le quali sono
per il suono ciò che per la luce sono i colori, cioè la loro essenza
18. La più antica scala musicale, appartenente alla cultura occidentale, come già accen-
nato a p. 96, è quella greco-pitagorica, seguita nel tempo dalla scala naturale e infine
dalla, ora pressoché universale, scala temperata. La scala pitagorica, un procedimento
per dividere l’ottava in un dato numero di parti, già noto nell’antica civiltà cinese,
consiste in una progressione di note per intervalli di quinta (3/2), con un abbassamento
di una o più ottave di quei suoni che, superando l’ottava, devono essere ridotti di
altezza per poter seguire l’ordine progressivo della scala: per cui la 5a di Do1 (1/1) è 1/1
x 3/2, cioè 3/2, il Sol; la 5a di Sol è 3/2 x 3/2, ossia 9/4, nota troppo lontana (alta) dal
valore di partenza, per cui per essere riportata entro l’ottava si divide per 2, ottenendo
9/8, il Re; la 5a di questa seconda nota è 9/8 x 3/2 cioè 27/16, il La; e così via. La scala
naturale si basa sui rapporti semplici 1/2, 1/3, 1/4, 1/5… da cui i complementari
1/2, 2/3, 3/4, 4/5… corrispondenti, in parte, con il fenomeno acustico degli armonici;
scoperti scientificamente da Marin Mersenne nel XVII secolo, ma verosimilmente parte
di un corpus di conoscenze esoteriche presente già ai tempi della Scuola di Crotone
(con probabilità scoperti con il fenomeno delle onde stazionarie e del Canto armonico).
La scala temperata in uso oggi, invece, è basata sulla divisione della scala in dodici
intervalli uguali (semitoni), dal valore decimale pari a “1,059” ottenuto dalla 12√2.
113
costitutiva, la cui variabile presenza dà forma allo spettro armonico,
una grandezza che possiamo immaginare come multidimensionale19.
1/2
1/3
1/4
1/5
1/6 ...
Serie delle prime sei armoniche naturali.
114
Ora, se si rapportano le proporzioni anatomiche dell’Uomo vitruviano
con la serie delle armoniche del suono, è possibile approfondire e
sviluppare le osservazioni precedenti incentrate sulle sole ottave.
L’aspetto rilevante di questa nuova prospettiva è dato dal fatto che nello
spazio psichico, compreso nella seconda ottava, abbiamo la presenza di
una sola armonica, la terza, cioè un suo nodo, alla quale corrisponde
musicalmente la nota Sol, quella che abbiamo visto essere in relazione
Le prime otto armoniche (serie completa) seguite dalla 12a, 16a e 24a.
La 2a, la 4a, l’8a e la 16a corrispondono alle ottave della 1a armonica, il Do1;
mentre la 6a, la 12a e la 24a sono le ottave della 3a, il Sol2.
Do1 Do2 Sol Do3 Mi Sol La# Do4 Re Mi Fa# Sol Lab La# Si Do5
Altezze delle prime sedici armoniche tradotte sul pentagramma, dal Do1 al Do5.
115
con il centro plesso solare, ovvero con l’intelletto e la volontà, dunque
con la facoltà del libero arbitrio. Gli unici attributi, tra quelli basilari, a
fare dell’uomo “a immagine armonica” del Creatore20. Questo fatto
racchiude un importante significato, e cioè che l’uomo può accedere
alla fonte, l’aspetto unitario riflesso nelle diverse ottave o piani
dimensionionali della creazione, solo attraverso la propria mente, la
sola in grado di orientare volontariamente la propria luce, l’attenzione,
se stessa, su un dato oggetto, ovvero di darsi una precisa direzione.
E, consapevole di essere un’armonica divina – onda e particella –
volgersi verso la propria sorgente di luce, protendersi verso il suono
cosmico da cui origina, con un inversione dell’attenzione – come la
luna che si volge al sole – e abbracciare la Bellezza, la Vita, la Gioia.
23. Tutti i livelli dimensionali si compenetrano tra loro, per cui gli attributi degli uni si
riflettono negli altri, seppure con valenze differenti.
24. La colonna vertebrale vista di lato, in particolare tra la T1 e la L5 (17 vertebre),
rispecchia la forma di un’onda: l’espressione dell’alternarsi dei principi energetici
polari (yin/yang) lungo l’asse cranio-sacrale. Cfr. il Bastone di Asclepio e il Caduceo.
117
Sotto il velo dei versi della Divina Commedia di Dante, in particolare
del Paradiso, cantica basata sulla concezione geocentrica tolemaica, il
modello astronomico dominante nel medioevo, che pone la Terra, e
dunque l’uomo, al centro dell’universo, è nascosta una dottrina
concernente il vero significato della suddetta centralità dell’uomo.
O - DIMORA DIVI
MPIRE NA
E IX CIELO
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a nd Serafini
1° Coro
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I
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Cherubini
2° Coro
Troni Saturno
Dominazioni
Virtù
SETTE CIELI
Giove
Marte III
Potestà Sole
Principati Venere
Arcangeli dal 3°al 9°Coro Mercurio
Cerchi dimensionali relativi alla
Angeli Luna
I, II e III Persona della Trinità.
Alpha e Omega
Do5 II
Livelli dimensionali Do4
Eden
Dimensione dell’ego
(Sette vizi/virtù)
l’altezza delle note (Cieli) è
inversamente proporzionale
Do2 alla lunghezza della corda
oscillante (Cori Angelici).
Do 1
Nell’immagine sono sovrapposte la visione dell’universo e le gerarchie celesti della
Commedia di Dante e quella celata, nella stessa opera, relativa al Monocordo cosmico.
Lo scopo della Commedia di Dante, oggi più che mai attuale, è quello
di mostrare agli uomini che l’unico modo per elevarsi dal loro stato di
“abbrutimento” e di conquistare la libertà è quello di avvalersi del retto
uso della ragione (la ricerca del significato universale della vita) e di
confidare nella Grazia divina (la propria anima), l’elemento cardine.
Ciò che costituisce il vero viaggio dell’uomo, quello interiore, e per il
quale è necessario un doppio aiuto: la conoscenza (personificata nella
Commedia da Virgilio) e la guida e la protezione celeste (Beatrice).
L’ordinaria vita dell’uomo, caratterizzata dai limiti dell’ego, può infatti
divenire molto dura e dolorosa; una condizione questa che rappresenta
l’Inferno (simbolizzato dalla voragine terrestre, cioè un triangolo
rivolto in giù). Una condizione “eterna” fino a quando l’uomo non
arriva a rendersi consapevole dei propri errori e a sentire un sincero
desiderio di un profondo cambiamento interiore. Questo processo di
cambiamento, “capovolgimento” della visione del mondo rappresenta il
Purgatorio, il percorso di crescita personale e di armonizzazione della
dualità (basato sulle sette virtù, e simbolizzato dal monte, cioè un
triangolo rivolto in su). Percorso con il quale, proseguendo, si giunge
nell’Eden, una condizione di fioritura spirituale, di armonia e felicità
sulla terra (rappresentato dal candelabro a sette bracci/colori o dalla
stella a sei punte centrata, cioè con un punto al centro). A cui segue,
infine, l’esperienza culminante, trascendente ed estatica del Paradiso.
119
– Si riportano di seguito alcuni riferimenti chiave ed enigmatici, al di là del significato
letterale, contenuti nella Divina Commedia: “la dottrina che s'asconde sotto 'l velame
de li versi strani” (If IX, 61-3). Vd. anche la nota a p. 106.
I dieci cieli, della concezione aristotelica-tolemaica, tra cui i tradizionali sette pianeti
(con velocità naturale inversa rispetto a quella spirituale dei relativi cieli), e le gerarchie
angeliche della tradizione cristiana (di Dionigi l’Areopagita), formano il Regno celeste
(in cui si riflette la cosmogonia platonica) dietro il quale si cela la struttura vibratoria
del Monocordo cosmico… “che la destra del cielo allenta e tira” (Pd XV, 6).
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– La scala musicale dei colori
Gli ultimi due colori-note, nel quarto spazio del pentagramma musicale, il rosso/viola e
il rosso2, il Si e il Do (Sol e Sol#), non sono visibili perché nell’ultravioletto (cioè al di
fuori dello spazio “S”) e completano l’ottava; mentre il viola sul confine dello spettro
visibile, a 391 nm, sulla quarta linea del pentagramma, corrisponde al La (Fa). Per
avere il rosso/viola nell’estremità opposta dello spettro si va, invece, sul confine
dell’infrarosso a 696 nm e per il viola nell’infrarosso a 782 nm. Si tratta di possibili
tonalità monocromatiche del viola che i nostri occhi fisici non possono cogliere (dati i
limiti percettivi dei fotorecettori visivi) e quindi sono percepite come un rosso cupo o
sono del tutto invisibili2. Si veda sullo spettro cromatico la seconda parte del libro.
136
Si noti che gli intervalli musicali di quarta: Do-Fa, Re-Sol e Mi-La ricalcano (almeno
in parte) i rapporti cromatici complementari del rosso-ciano, giallo-blu e verde-viola;
mentre negli accordi armonici: Do-Mi-Sol e Re-Fa-La si possono riconoscere le triadi
dei rosso-verde-blu (RGB) e dei giallo-ciano-viola (CMY).
Tra le dieci ottave di estensione dell’udito dell’uomo (mediamente tra i 16 e i 16.000
Hz) e le quattro della sua voce (tra i 60 e i 1000 Hz circa)3, si inserisce la tessitura del
parlato colloquiale: intorno ai 125 Hz per gli uomini e ai 210 Hz per le donne (circa 300
Hz per i bambini), cioè nell’ambito dell’ottava del Do2, intorno alla quale si sviluppa la
scala dei colori sopra illustrata4, o lo spazio “S”. Proseguendo, in relazione alle quattro
ottave del monocordo dell’Uomo di Vitruvio e della voce umana, ai pentagrammi5
relativi alle chiavi di Fa e di Sol (note reciproche) si collegano simbolicamente le due
fondamentali dimensioni della creazione, la dimensione terrena e quella celeste, tra le
quali abbiamo il Do3, il Do centrale, la chiave di mezzo, il cuore che congiunge e
armonizza ciò che sta in alto con ciò che sta in basso. La dimensione edenica tra terra e
cielo (tra il Fa2 e il Sol3) dell’uomo nuovo divenuto puro come un bambino6.
Do 3 Do 4 Do 5
Do 1 Do 2
Scala musicale che parte dal Do1 (65 Hz), passa per il Do3 centrale (262 Hz) e arriva al Do5 (1046 Hz).
3. La voce umana, tra la più bassa degli uomini e la più alta delle donne, è suddivisa, in
particolare nella Lirica, secondo i seguenti registri vocali: basso, baritono, tenore, contralto,
mezzosoprano e soprano. Termine, quest’ultimo, riferito anche alle voci bianche, ovvero alle voci
dei bambini fino alla preadolescenza, indipendentemente dal sesso. Infatti, la pubertà,
insieme all’adolescenza, segna la fase di individualizzazione dell’età adulta caratterizzata
dalla maturazione sessuale e quindi dalla muta della voce, per cui quella maschile scende di
circa un’ottava, mentre quella femminile di due o tre toni.
4. L’ordine di altezza frequenziale del parlato e dello spettro della luce visibile corrispon-
dono alle frequenze date rispettivamente dalle potenze di 27 (128 Hz) e di 249 (563 THz), e
dove l’esponente della seconda potenza (49) equivale al quadrato della prima (72); il tutto
traducibile in termini di innalzamento per ottave.
5. Una curiosità: l’attuale rigo musicale deriva dal tetragramma adottato da Guido d’Arezzo
nell’XI secolo, utilizzato con la notazione quadrata e la cui lettera greca “Γ” gamma, a forma
di squadra, indicava la nota più grave (Sol1). Un tetragramma composto da quattro linee,
come i lati del quadrato, e un’estensione sonora di sei note, quella dell’esacordo, dal Do al La,
corrispondente a quella dei colori dal rosso al viola, la stessa dello spazio S = 1,71.
6. Si cfr. la multidimensionalità dell’uomo con il Canto Sacro, Corale, A Tenore e Armonico.
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Questa pagina, della VIII edizione de “Il colore dell’anima”,
non è compresa in questa versione ebook.
138
La forma del cerchio
Il sapere perduto II
Io ero là, quando tracciava un cerchio sull’abisso;
… quando disponeva le fondamenta della terra,
allora io ero al suo fianco come architetto.
Proverbi 8,27-30
139
I mattoni fondamentali dell’universo fisico, le particelle atomiche, sono
i costituenti elementari interfaccia tra questa e la realtà sottile;
costituenti che, in virtù dell’essere più vicini all’essenza energetica
spirituale, sono verosimilmente più intimamente legati alla coscienza
universale di quanto lo siano le cose e gli esseri a cui danno forma.
Queste poche particelle, quali gli elettroni, i protoni e i neutroni1, sono i
costituenti comuni di tutte le infinite espressioni della realtà fisica: dalla
roccia dei continenti al fuoco del sole, dalle distese d’acqua oceaniche
ai venti del cielo; dalle innumerevoli forme viventi dei regni minerale,
vegetale e animale, del meraviglioso scenario naturale, fino all’uomo.
Così, una parte della coscienza cosmica si è manifestata nella terra, il
nostro corpo collettivo; un’altra si è manifestata nel sole, nell’acqua e
nell’aria che ci nutrono, e nelle piante e negli animali, i nostri vitali
compagni, e così via. Un mondo, questo, di cui siamo parte e che è
parte di noi. Ma l’oblio ha steso il suo velo. Così viviamo
nell’incosciente ignoranza, nella mancanza di riguardi per la natura,
nella sopraffazione dell’uomo sull’uomo, nel folle egoismo depredatore
e distruttore; nella violenza, nella guerra, nella disarmonia esteriore e
interiore, nella malattia e nella morte.
Abbiamo così dimenticato ciò che è fondamentale: riconoscere la verità
e la sacralità di ciò che siamo profondamente, e provare rispetto per il
creato. Perché tutto possiede un’anima, un cuore. Un tutto di cui siamo
parte, parte che manifesta il proprio amore limitando se stessa per
esprimere, ciascuna, il proprio colore della vita.
E in questo, nella ricerca dell’armonia con il tutto, una parte importante
la ricopre la nostra Madre Terra.
HEARTH
1. Nell’atomo, i protoni e i neutroni sono formati dai quark, e quest’ultimi, a loro volta,
insieme agli elettroni, secondo un’attuale teoria quantistica, da corde di energia
oscillanti, estremamente piccole, chiamate stringhe.
2. In inglese, cuore è heart e terra è earth, per cui le due parole si prestano a essere
combinate per dare un nuovo significato alla parola hearth (“focolare, suola, crogiolo”).
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La geometria sacra è il linguaggio rappresentativo della struttura
simbolica dell’universo, linguaggio composto da geometrie e numeri
attraverso i quali è possibile comprendere i misteri della creazione.
Della geometria sacra, la quadratura del cerchio, quella “filosofica” o
simbolica, costituisce una delle più importanti espressioni3. Essa
rappresenta il processo di creazione dell’universo come attuazione del
disegno della sapienza divina. Disegno il quale racchiude i principi
della forma del corpo cosmico vivente.
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Acqua e fuoco
La gloria di colui che tutto move
Per l’universo penetra, e risplende
In una parte più, e meno altrove.
Dante, Paradiso I, 1-3
L’acqua e il fuoco sono due principi, due forze contrapposte, dalla cui
interazione si genera e dipende la vita.
Questi due elementi racchiudono diversi significati, sia sul piano fisico
che su quello spirituale.
L’acqua e il fuoco comuni si combattono reciprocamente e per poter
agire tra loro, senza dissolversi a vicenda, devono essere tenuti separati,
come l’acqua nella caldaia sul fuoco. A livello chimico invece possono
originarsi a vicenda, riflettendo il principio di equivalenza tra energia e
materia. Acqua e fuoco sono opposti ma, al tempo stesso, intimamente
affini. Dall’acqua, scindendola, abbiamo idrogeno e ossigeno, e da
questi, riuniti attraverso il fuoco, abbiamo una nuova acqua1.
Così, a livello sottile:
L’acqua genera il fuoco da cui si genera l’acqua che genera il fuoco…2
1. Tale fenomeno lo si può facilmente sperimentare tramite una comune candela: basta
tenere per qualche minuto un bicchiere freddo capovolto sopra una candela accesa per
poter osservare la formazione di una condensa d’acqua al suo interno. Questo avviene
perché nella cera della candela è presente idrogeno che, bruciando con l’ossigeno
contenuto nell’aria, produce acqua.
2. Secondo le antiche teorie dei quattro e dei cinque elementi, nelle culture occidentali e
orientali, l’acqua e il fuoco sono energie contrapposte in grado di trasmutarsi
reciprocamente l’una nell’altra, in maniera analoga al succedersi ciclico delle stagioni.
165
Per orientarti nell’Infinito, distinguer devi e dopo unire.
J.W. Goethe
Non bisogna confondere la luce visibile con la vera luce sottile del
fuoco cosmico; perché, paradossalmente, è proprio la luce visibile,
quella che illumina la terra, a creare l’illusoria rappresentazione della
realtà: dove tutto si manifesta attraverso il contrasto di colori e di forme
che appaiono le une separate dalle altre. Solo invece attraverso
l’invisibile luce del fuoco spirituale, anche nell’oscurità, è possibile
riconoscere l’unità delle stesse cose3. La luce del giorno, simbolo
dell’esteriorità, rende invisibile la grandiosità dell’oceano stellato,
simbolo della vastità dell’anima4.
166
L’equilibrio tra mente e cuore in
un’acqua ignea o in un fuoco acqueo.
6. Si cfr. l’antico motto latino o emblema: Non sufficit una. Le ali simbolizzano la
facoltà celeste di elevare la condizione terrena e conferire leggerezza alla corporeità;
senso sottolineato, nell’immagine che segue, dalla parola inglese free (libero).
– Una curiosità: una fiamma, come quella di una candela, in assenza di gravità (nello
spazio) assume una forma sferica (Focus, notizia Nasa). Così come una goccia d’acqua.
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La chiusura del cerchio
Il fine ultimo di ogni “percorso spirituale” è il consapevole ricono-
scimento, da parte dell’uomo, della propria natura divina; natura che
non può conseguire, in realtà attraverso un percorso, ma solo ricono-
scere già in se stesso; spostando l’attenzione dallo stato di coscienza del
divenire a quello dell’essere, elevando cioè il livello di identificazione
della propria coscienza dal piano psichico a quello animico.
Infatti, come sosteneva Platone, ricollegandosi al pensiero di
Empedocle: “Il simile conosce il simile”. Con ciò a significare che se
nell’uomo non fosse insita la natura divina gli sarebbe impossibile
riconoscerla in Dio e tanto meno riconoscerla in se stesso.
Tuttavia, come già considerato precedentemente, dato che ogni visione
soggettiva è resa, in ogni modo, vera e assoluta dal crederci, se si crede
di non possedere una natura divina, tale credenza si concretizza nella
nostra realtà personale che, pertanto, si conforma a tale visione renden-
doci pressoché impossibile, di conseguenza, riconoscerla davvero in noi
stessi; ovvero rendendoci più lungo il cammino della scoperta del Sé.
169
Pensa che anche a te niente è impossibile; ritieniti anche tu immortale
e pensa che puoi col pensiero afferrare tutte le cose, conoscere ogni
arte e scienza; cerca la tua casa nella dimora di ogni creatura vivente;
sii più elevato di ogni sommità e più basso di ogni abisso, unisci in te
stesso tutte le qualità contrarie, il caldo e il freddo, il secco e il liquido;
pensa che sei nello stesso tempo in ogni luogo, in terra, in mare e nei
cieli; pensa di non essere ancora stato generato, di essere nel grembo,
di essere giovane, di essere vecchio, di essere morto e di essere nel
mondo dell’oltretomba; comprendi tutto questo nel tuo pensiero a un
tempo: tutti i luoghi e tutti i tempi, tutte le sostanze, le proprietà e le
grandezze; allora comprenderai Dio. Ma se rinchiudi la tua anima nel
corpo e svilisci te stesso e dici: “Non so niente, non so fare niente; ho
paura della terra e del mare, non posso arrivare al cielo; non so cosa
sono stato né cosa sarò”, allora cosa hai a che fare con Dio?
Corpus Hermeticum, XI
3. Quando il sistema nervoso del cervello umano è soggetto a uno stimolo, si hanno due
fondamentali reazioni: l’eccitazione dei centri nervosi interessati e l’inibizione di tutti
quelli non direttamente coinvolti; con torpore e inattività delle relative funzioni
connesse con questi ultimi. Il processo del pensiero, in questo senso, può essere inteso
come una variabile distribuzione di aree o circuiti di eccitazione nervosa che si
configurano in base al procedere e al mutare del pensiero stesso. Aree che si
restringono in maniera proporzionale al livello di attenzione o concentrazione, cosicché
a un aumento della concentrazione corrisponde, inversamente, un aumento dell’area
nervosa inibita. È noto a tutti, infatti, che quando si è concentrati nello svolgere una
qualche attività, che richiede appunto una certa attenzione, si assopisce o diminuisce la
percezione del mondo esterno, ovvero quanto accade tutto intorno a noi. Questo è ciò
che avviene normalmente anche quando si è immersi in continuazione nei dialoghi
interiori o, in particolare, quando si alimentano le proprie idee fisse, le ansie o gli stati
d’animo negativi. Da cui un conseguente costante stato di coscienza ridotta, e una
relativa dispersione di energia mentale. Ciò che ostacola, quindi, la percezione del “non
ordinario” è l’attenzione e l’ancoraggio nell’ordinario, perché questo costituisce e fissa
i limiti della realtà percepita.
170
Così ci si identifica con una mente intesa principalmente come
pensiero, ovvero con quel processo conoscitivo alla base del nostro
modo di intendere e di essere. Ma esistono limiti del nostro pensiero di
cui non ci si rende conto, e per cui si incorre nell’errore, non di rado, di
voler cogliere con esso più di quanto sia possibile fare, ovvero
comprendere ciò che trascende il pensiero stesso e dunque la nostra
realtà. Non si possono, ad esempio, esprimere a parole o mentalmente
due concetti contemporaneamente come il rosso e il blu, poiché uno
esclude l’altro, o si esprime il rosso oppure il blu, oppure prima l’uno e
poi l’altro. Per poterli concepire ed esprimere nello stesso istante è
necessario ricorrere a un’altra facoltà: in questo caso quella della vista,
la sola in grado di darci la soluzione. Solo attraverso la vista, infatti,
possiamo conoscere il bianco, la somma dei suddetti colori; il quale
soltanto in un secondo tempo può essere oggetto di analisi da parte del
pensiero. Questo è, analogamente, lo scopo della meditazione.
Ogni visione o realtà personale è vera, così come è vero ogni specifico
colore; ma, come una luce sempre più chiara racchiude in sé un
numero sempre maggiore di colori, così una verità sempre più grande
racchiude in sé un numero sempre maggiore di più piccole verità.
171
Meditazione è quella dell’artigiano intento a svolgere il lavoro che ama,
del pescatore in attesa che il pesce abbocchi o quella dello scienziato
assorto nelle proprie appassionanti ricerche o, ancora, la toccante
contemplazione di uno stupendo tramonto. È un senso di appagamento
e di pace che si prova quando la mente è piacevolmente concentrata su
una sola cosa, ed è assorta e silenziosa, dimentica di tutto il resto.
È meditazione anche quando siamo collegati con la natura, quando
viviamo consciamente la sincronicità degli eventi5 o percepiamo i flussi
di energia sottile lungo il corpo durante l’esecuzione della forma di una
disciplina interiore come il Taiji. È uno stato contemplativo che
coinvolge tutto l’essere o, semplicemente, un modo di vivere più aperto
e ricettivo. O, ancora, è una forma di contatto, attraverso delle
visualizzazioni simboliche, con il nostro lato emozionale – il bambino
interiore6 – per meglio disporci all’esperienza della meditazione stessa.
Essa assume, dunque, un ampio significato con differenti possibilità di
utilizzo e sviluppo secondo le attitudini e le finalità di ognuno7.
La meditazione ricettiva, propria delle discipline spirituali, è uno stato
naturale in quanto affine alla natura animica dell’uomo, ma è divenuto
uno stato pressoché sconosciuto per la nostra coscienza ordinaria
avvezza, oggi più che mai, alla sola vita materialistica.
Lo scopo della meditazione consiste, dunque, essenzialmente in una
nuova disposizione, quella di placare il proprio pensiero e sviluppare
5. Sincronicità: termine dello psicologo svizzero C.G. Jung, secondo cui la coincidenza
degli eventi, qualcosa che va oltre ciò che altrimenti viene definito come semplice caso,
per l’importante particolare significato personale o simbolico che tale coincidenza
racchiude, chiamalo destino, magia o fortuna, rappresenta in realtà un’interdipendenza
di natura multidimensionale tra gli eventi stessi e chi ne è coinvolto. Ad esempio, un
importante incontro, una risposta o una soluzione insperata. (Cfr. la provvidenza.)
6. È l’eterno bambino (inconscio emotivo) che, con “l’adulta coscienza”, le due parti
possano integrarsi e arricchirsi reciprocamente: la vivacità e la saggezza.
7. Non è sempre facile perseguire l’intento di non pensare o esprimersi negativamente.
Si può allora utilizzare un metodo semplice che può essere d’aiuto in caso di difficoltà.
Secondo il principio del “chiodo scaccia chiodo” è più facile sostituire pensieri
indesiderati con altri pensieri, in questo caso positivi. Si tratta, cioè, di occupare la
mente ripetendo sentitamente, in qualunque momento, una formula mentale (mantra).
Poiché tutto è uno, il mondo quale ci appare, bello o brutto, è un riflesso dei nostri
pensieri; con questa formula possiamo pertanto cambiare tale visione, se negativa,
elevando e purificando noi stessi e, allo stesso tempo, il mondo esterno. L’amore è la
più importante medicina e forza risolutiva universale, insieme all’energia vitale; mentre
la luce rappresenta ciò che illumina l’intelletto e dissolve l’ignoranza; per cui la
formula più semplice e universale è forse proprio: Luce, Vita e Amore.
172
la calma della mente attraverso la concentrazione in un unico punto al
fine di poter accedere al proprio centro; ovvero, acquisire la capacità di
ampliare la facoltà ricettiva o contemplativa, cioè sviluppare una
facoltà affine a quella della vista fisica: la percezione interiore.
Per ottenere tale distacco è bene porsi in ascolto o in osservazione,
immergendoci nel silenzio – placando il caos armonico – o in ciò che
per il Buddha consisteva nell’essere testimoni. Senza fare nient’altro.
Rendersi totalmente percettivi (additivi) senza essere ora il rosso, ora il
blu o qualsiasi altro colore, attraverso il pensiero/filtro; annullando
credenze, dogmi, regole, dialogo interiore, analisi, tensioni, aspettative
e impazienza verso i risultati della meditazione stessa, per permettere
che la chiarezza possa manifestarsi liberamente senza impedimenti.
173
Una mente in meditazione è come una superficie speculare d’acqua.
Un delicato equilibrio dato dall’assenza di – acquee e aeree – correnti
al di sotto e al di sopra di essa. Quando regna la calma, l’armonia
degli elementi. Quando, attraverso l’immerso e l’emerso, giù dalle
radici affondate nella terra, viene su nel silenzio un loto. Che, al
rifulgere del sole, schiude il proprio colore, anelante di chiara luce.
– Nella cultura greca esistono tre differenti termini per definire l’amore:
Eros (dio dell’unione/amore) è l’amore inteso come passione sensuale, è la tensione,
l’attrazione istintiva data da un senso di separazione, di diversità e di mancanza della
propria controparte. Nella mitologia greca, secondo alcune fonti, Eros sarebbe sorto
come luce dal suo complemento, la notte, dall’uovo cosmico primordiale; secondo altre
fonti, Eros sarebbe figlio di Iris – la dea dell’arcobaleno, messaggera degli dei – e del
vento dell’Ovest, quale soffio originario.
Philia è l’amore in forma di amicizia o la passione, il vivo interesse per qualcosa.
Àgape è invece l’amore che si prova per un senso di identificazione, di unione con
l’Altro da sé. Il culmine di questo tipo di amore è rappresentato dall’estasi.
Esiste una diffusa concezione che vede eros e agape come contrapposti, in un
inconciliabile rapporto tra passionalità e spiritualità. Ma tale inconciliabilità, in realtà, è
solo apparente poiché, al contrario, entrambe le forze possono essere orientate sia al
divino sia all’amore sensuale, come desiderio della controparte e abban-dono di sé. Ed
è questo che può condurre all’amore puro e a un profondo senso di unione. Il rapporto
eros/agape esprime, dunque, il congiungimento tra la forza attrattiva e quella di
identificazione o delle due parti in una. L’una nell’altra ed entrambe nel tutto.
175
aspetta che di essere trovata. Essa è celata nella nostra essenza,
consuona con i nostri valori più profondi: è il nostro vero colore, la
nostra capacità, il nostro talento, la nostra autenticità; la quale, come un
tassello di un mosaico, come un frammento olografico, contiene già in
sé il disegno, il progetto globale e quello personale in divenire8.
Una corda tesa racchiude, tra le due estremità, tutte le note di una
musica scritta su un endecagramma. D’essenza regale e consci del
nostro retaggio, possiamo condividere il potere del cielo – il cerchio a
cui il quadrato si inchina – di parlare agli animali, placare i terremoti
e trasformare le armi in fiori. Siamo un frammento olografico in grado
di trasmutare l’ologramma. Siamo la verità che risponde al credere,
alla fiducia e all’amore, a una riacquistata libertà. A un nuovo pensare
illuminato, a un intimo stato di grazia che fa di noi esseri che possono
creare una nuova personalità, una nuova società, una nuova terra.
L’amore è luce
È bellezza
È un’alata libertà
177
178
SECONDA PARTE
179
Se vuoi scoprire i segreti dell’universo,
pensa in termini di energia, frequenza e vibrazione.
Nikola Tesla
180
Il colore
Il fenomeno della luce e del colore può essere considerato da tre punti
di vista: fisico, fisiologico e psichico.
181
La luce bianca è composta da vari colori: i colori dell’iride. Essa si può
scomporre, come nel classico esperimento di Isaac Newton (1642-
1727), tramite un prisma di vetro. In esso la luce bianca che lo
attraversa si rifrange, deviando con angoli differenti, in una successione
di brillanti colori che sfumano l’uno nell’altro; conosciuta
comunemente come spettro cromatico (dal latino spectrum, “visione” e
da specere, “guardare”), nome attribuitogli dallo stesso Newton.
1. La luce subisce un rallentamento, oltre a una deviazione della sua direzione, quando
dal vuoto si propaga nella materia, ciò secondo un relativo indice di rifrazione:
nell’acqua, ad esempio (con indice uguale a 1,33), la velocità si riduce a 225.000 km/s.
2. L’intensità delle radiazioni è proporzionale al quadrato dell’ampiezza: se l’ampiezza
raddoppia, l’intensità quadruplica; mentre l’energia del fotone è proporzionale alla
frequenza: se raddoppia una, raddoppia anche l’altra. Un’unità di misura per l’energia
fotonica è l’elettronvolt (eV) che, nell’ambito del visibile, corrisponde per ogni singolo
fotone a 1,77 eV per i 700 nm e 3,1 eV per i 400 nm, nell’ordine, il rosso e il violetto.
183
Per rendere il tutto più chiaro può essere utile ricorrere a un’analogia.
La frequenza può essere paragonata al dislivello di una cascata
d’acqua, l’ampiezza alla sua portata, mentre i fotoni alle singole gocce
d’acqua. Per cui, l’energia di ogni singola goccia d’acqua cresce in
base all’altezza della cascata mentre la sua portata cresce in base al
numero di gocce, cioè alla massa d’acqua che cade nello stesso istante.
186
Quanto finora illustrato costituisce solo un aspetto generale; in realtà
bisogna tener conto anche di altri importanti fattori, come la distinzione
tra luci colorate (colori-luce) e i colori dati dalle sostanze materiali
(colori-sostanza); quindi tra le miscele additive e le miscele sottrattive,
come vedremo.
***
187
Lunghezze d’onda in nanometri.
Le relative curve di risposta dei tre tipi di coni della retina
e i loro picchi di massima sensibilità.
Questi tre distinti segnali, diversi per ogni radiazione percepita, sono
quindi elaborati dal cervello per offrirci quella rappresentazione di luci,
colori e forme della nostra realtà così come la conosciamo.
Ma questa realtà non si riduce solo a una tripletta di segnali visivi. Il
colore non possiede fisicità, per questo può essere colto con un certo
grado di soggettività. Il colore è energia e, in quanto tale, interagisce
con altre forme di energia che incontra, trasformandosi.
Sono tre le condizioni necessarie perché si possa avere l’esperienza del
colore: una fonte di luce, l’oggetto dell’osservazione e, naturalmente,
l’osservatore. Senza un’illuminazione adeguata non è possibile vedere
le cose che ci circondano. Nel vuoto, viceversa, la luce non si
manifesta, se non per osservazione diretta, in mancanza di cose su cui
risplendere, e tutto appare comunque buio. Mentre, senza il ruolo
centrale ricoperto dall’osservatore, nella cui coscienza si raccoglie la
sensazione visiva, tutto questo discorso non avrebbe nemmeno luogo.
Il risultato finale sta dunque nell’interazione e nella combinazione di
queste tre variabili: l’osservatore con la sua unicità data dal suo modo
d’essere (fisico, psichico, culturale), le condizioni di illuminazione
attraverso le relative qualità (intensità, luce solare, luce artificiale) e le
caratteristiche dell’oggetto dell’osservazione (opacità, trasparenza,
colore e i suoi attributi).
188
Naturalmente tutto ciò nella quotidianità non è evidente e noi cogliamo
questa realtà soltanto per quello che appare: il rosso è rosso, il blu è blu
e la luce è luce.
6. Con i suoni, diversamente che con i colori, non abbiamo il fenomeno della sintesi
additiva (a parte l’aspetto timbrico, a questa assimilabile): due suoni ascoltati insieme
restano distinti, non ci danno la sensazione di un unico suono intermedio. L’udito, in
questo senso, può essere considerato analitico mentre la vista sintetica.
190
Sintesi additiva di colori-luce. Sintesi sottrattiva di colori-sostanza.
Una proprietà comune del mondo fisico, per la materia che non emette
luce propria, è quella di assorbire, riflettere o lasciarsi attraversare, in
parte o totalmente, dalle componenti spettrali di una fonte di
illuminazione o, in altre parole, di esprimere un colore come il risultato
di quelle componenti spettrali restituite rispetto a quelle sottratte alla
luce stessa. Questo fenomeno è conosciuto come sintesi sottrattiva.
Ad esempio, se osserviamo una fonte di luce bianca attraverso un filtro
ottico blu, questa assume il medesimo colore del filtro; e ciò avviene
perché il filtro sottrae le componenti rosse e gialle dallo spettro
cromatico completo della luce, mentre lascia passare le restanti, con
l’effetto che conosciamo.
Ordine dei colori nei due gruppi rispetto allo spettro completo; dall’alto:
rosso, verde e blu (colori-luce); e ciano, magenta e giallo (colori-sostanza).
193
attraverso l’uso di tre soli colori, applicati in un insieme di punti
ravvicinati e molto piccoli che si fondono in un tutt’uno omogeneo se si
osservano a una sufficiente distanza. Una riprova di questo fenomeno si
può avere osservando da vicino, con una potente lente d’ingrandimento,
un dettaglio di un’immagine sullo schermo del computer.
Molto più comune è invece la modalità sottrattiva. In questo ambito, un
ruolo importante lo svolgono i diversi tipi di coloranti, di vernici e di
inchiostri prodotti per ogni tipo di esigenza, come quelli per la stampa o
le arti grafiche. In tale campo, in particolare, è importante la tecnica di
stampa in tricromia, dove si fa uso di soli tre colori; i primari sottrattivi
di cui abbiamo già parlato: il giallo, il ciano e il magenta. Dei quali
l’uso del giallo, come colore base, è fondamentale. Questo per via della
sua luminosità; ciò perché nelle miscele sottrattive c’è una sottrazione
di luce, e pertanto sarebbe impossibile farlo derivare da una qualsiasi
altra mescolanza come, ad esempio, quella di rosso e verde; la quale in
additiva ci darebbe il giallo mentre in sottrattiva, secondo i rapporti
della miscela, ci darebbe un rosso o un verde più scuri o spenti.
Poiché gli inchiostri non sono perfetti, l’ottenimento del nero
(attraverso la sintesi sottrattiva) nelle immagini delle stampe in
tricromia non è soddisfacente: al posto del nero si ottiene il bistro, un
colore bruno scuro. Per ovviare a questo inconveniente, in stampa si usa
allora anche un quarto inchiostro: il nero. La tricromia (CMY) con
l’aggiunta del nero si trasforma quindi in quadricromia, a cui
corrisponde la sigla CMYK, e dove la K sta per chiave (key) di questo
sistema, nonché per la lettera finale di black (nero).
– Per inciso, i colori del negativo fotografico sono complementari rispetto a quelli reali
o delle relative foto e diapositive (nello sviluppo del positivo, o inversione del colore).
194
R G B
C M Y
195
Come abbiamo visto, lo spettro dei colori è dato dalla dispersione della
luce in un insieme pressoché infinito di radiazioni monocromatiche
fittamente ravvicinate.
a b
197
Con i coloranti, in modo inverso, l’azione sottrattiva di due porzioni
cromatiche complementari equivale a una riduzione spettralmente
equilibrata della luce riflessa e quindi a una diminuzione della
luminosità del colorante stesso. Ad esempio, se un colorante sottrae due
porzioni cromatiche complementari, come quelle interne al rettangolo
già considerato con i colori giallo e blu, la loro assenza determina lo
scurirsi del colorante in rapporto alla porzione di luce sottratta, così da
apparire, in questo caso, un grigio chiaro (a). Se invece, invertendo i
rapporti, a essere assorbite sono le porzioni cromatiche esterne al
rettangolo, la porzione di luce sottratta è maggiore di quella riflessa e in
quest’altro caso abbiamo un colorante grigio più scuro (b).
Sottrattività e additività coesistono e si integrano a vicenda: al
diminuire di una aumenta l’altra, e viceversa.
Tale fenomeno è dimostrabile, in modo sperimentale, mediante un
sistema di doppi prismi; con il quale un fascio di luce bianca, dopo
essere stato scomposto da un primo prisma nel suo spettro cromatico, è
ricomposto dal secondo nella luce di partenza; mentre per selezionare le
componenti spettrali in uscita possono essere interposte tra i due prismi
delle piccole schermature e/o fenditure.
199
In questa seconda ruota, lungo il suo contorno, sono distribuiti i colori
relativamente più saturi, i quali, a mano a mano che si spostano verso il
centro, la loro saturazione diminuisce, fino ad azzerarsi nel bianco
centrale. In posizione diametrale, opposti tra loro, abbiamo invece i
colori complementari.
200
La linea di miscelazione può essere paragonata all’asta di una
bilancia, nei cui estremi stanno i piatti su cui dosare le quantità di
colore da miscelare in rapporto alla posizione del fulcro o colore scelto
(Regola del baricentro).
8. Nella scala kelvin lo zero assoluto (“0” kelvin) corrisponde a – 273,15°C. Per
riportarla in gradi centigradi basta sottrarre 273,15 ai gradi kelvin.
203
Ora, se osserviamo, ad esempio, un pullover blu con una luce calda,
questa, carente delle componenti spettrali blu, non può illuminare
adeguatamente l’indumento che, non essendo in grado di riflettere le
stesse componenti, perché assenti nell’illuminazione o insufficienti,
finisce per apparire nero o di un blu più scuro.
Per questo motivo, in ambienti dove è importante poter percepire in
modo preciso i colori, si ricorre a sistemi di illuminazione equilibrata o
standardizzata.
204
Il triangolo di Maxwell reso “sottrattivo”, con i colori agli angoli rappresentati dai
primari sottrattivi, può dare un’idea sulla determinazione teorica delle varie miscele di
colore CMY. Il secondo triangolo riporta un esempio di linea di miscelazione curva.
lunghezze d’onda appare scuro; per questo, per apparire luminoso, deve
riflettere maggiore luce, il che significa una banda spettrale più ampia,
e ciò equivale a una minore saturazione. (Si veda, in questo senso, ciò
che è illustrato alle pagine 192 e 197-8) In definitiva, una qualunque
sostanza illuminata, per apparire vivacemente colorata, deve riflettere
una significativa parte dello spettro luminoso, ma non tutto. Inoltre in
sottrattiva, come sappiamo, si toglie luce alla luce, di conseguenza i
colori ottenuti da miscele di questo tipo tendono a scurirsi, fino ad
arrivare al nero, o quasi. Tutti i colori permettono, dunque, di ottenere
altre tonalità dalle loro miscele, ma quelli che danno i migliori risultati,
in termini di maggiori colori riproducibili, maggiore luminosità e
regolarità o prevedibilità nei risultati ottenibili, sono i colori primari
sottrattivi CMY.
***
Ogni colore può essere scomposto in tre “ingredienti” o attributi
fondamentali: la tonalità, la saturazione e la luminosità (nessuno dei
quali riconducibile agli altri due). Attributi che possono essere
raffigurati attraverso uno “spazio tridimensionale”. In riferimento al
diagramma o spazio assoluto bidimensionale CIE visto prima, in cui
sono rappresentate solo la tonalità e la saturazione, con l’aggiunta di
una terza dimensione, ovvero la profondità, è possibile rappresentare
anche la luminosità, come di seguito raffigurato.
205
Tra gli spazi relativi di colore, l’additivo RGB e il sottrattivo CMY
rappresentano un sistema duale: nel modello RGB si parte dal nero
(buio) e mediante il variabile apporto dei primari additivi si ottengono
tutti i possibili colori fino a giungere al bianco (luce); nel modello
CMY si parte al contrario dal bianco e attraverso i primari sottrattivi si
ottengono tutti i colori fino ad arrivare al nero. Questi spazi sono rap-
presentati da un cubo nei cui vertici – secondo un sistema di coordinate
cartesiane – ogni colore della terna RGB e CMY arriva a esprimere la
sua massima intensità dopo essersi sviluppato lungo il proprio relativo
spigolo da uno dei vertici opposti tra loro, quelli bianco e nero, punti di
partenza e di arrivo delle due terne, attraverso tutte le possibili
sfumature di colore sia sulla superficie del cubo che al suo interno.
Queste immagini traducono visivamente dei modelli matematici di gestione del colore
che trovano oggi largo impiego in diversi campi, come quello della grafica digitale.
206
Ritorniamo, infine, sui tre principali attributi del colore che sono, come
abbiamo già visto: la tonalità (o colore), la luminosità (o intensità) e la
saturazione (o purezza).
Questi attributi possono anche essere espressi attraverso uno spazio del
colore di forma cilindrica (una ruota cromatica a tre dimensioni), dove
la tonalità viene individuata lungo la circonferenza, la saturazione
lungo il raggio e la luminosità lungo l’altezza. Nell’immagine seguente
abbiamo la visione di questo cilindro secondo sei piani o sezioni di
luminosità con, lungo la circonferenza, la disposizione delle sei tonalità
principali, relative ai colori RGB e CMY, che si individuano
rispettivamente attraverso gli angoli a 0, 120, 240 e 180, 300, 60 gradi.
Gli attributi cromatici sono quelli con cui le persone di solito definisco-
no un colore, e questo semplicemente perché sono più intuitivi e pratici.
Il prossimo diagramma, immaginabile come una “fetta” di colore o una
sezione cromatica del cilindro precedente, mostra schematicamente in
che modo i diversi livelli di saturazione e luminosità entrano in gioco
207
nel trasformare l’aspetto di ogni singolo colore. Nell’esempio abbiamo
il rosso, la cui posizione base con massima saturazione e luminosità,
pari a un relativo 100%, corrisponde alla prima casella in alto a destra.
Ogni spostamento di una casella, dalla posizione iniziale, indica una
diminuzione del 20%: in senso verticale per la luminosità e in senso
orizzontale per la saturazione. Si noti come al rosa corrisponda un rosso
poco saturo ma luminoso, mentre al marrone, al contrario, un rosso
poco luminoso ma saturo.
– I valori RGB e CMY sono espressi in informatica come variazioni da 0 a 255 per ogni
canale, i quali corrispondono alle possibili combinazioni esistenti in 8 bit = 28 = 256;
per cui da 24 bit (8 x 3) = 2563, derivano quasi diciassette milioni di colori.
211
Un altro esempio: il “verde oliva” della figura centrale in basso, dato da
un giallo con saturazione 100 e luminosità 40 (oppure dal giallo reso
più scuro con un valore 60 di grigio), può essere ottenuto da una
miscela di luci RGB con valori 40/40/0 (a sinistra) oppure da una
miscela di colori CMY con valori 60/60/100 (a destra).
2212
12
Infine, per ottenere dei colori scuri si possono anche sovrapporre ai
colori di partenza dei filtri grigi di diversa gradazione; il che equivale a
una diminuzione della luminosità di questi stessi colori.
***
I due differenti colori, centrale e sfondo, nelle due identiche immagini, sinistra e destra,
appaiono uguali nell’immagine destra, nella quale è interposto un terzo colore di
contrasto (complementare dello sfondo).
214
Due esempi storici di ruote dei colori:
I. Newton (1642-1727) e J.W. Goethe (1749-1832).
215
Sfera dei colori di P.O. Runge (1777-1810).
216
L’energy disc
217
Descrizione delle immagini:
218
Energy disc da
ritagliare.
Stampare su carta
sufficientemente
rigida: grammatura
100-120 g/m2.
219
220
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Pietro Varaldo (1962), di origine ligure-pugliese e sardo di adozione, si
interessa da trent’anni di discipline energetiche e tematiche spirituali, di suoni
e di colori, interessi attraverso cui è potuto nascere il presente libro.
223
www.energethics.org
Legge di Pitagora, Empireo, Cori angelici, 1, 2, 3, 4, 9, 8 e 27, Giamblico, Tetraktys, lambdoma, uovo fecondato, la prima cellula
(lo zigote), frazioni reciproche, Angeli, Arcangeli, Principati, Potestà, Virtù, Dominazioni e Troni, legge di compensazione, sette
principi ermetici, circolo delle quinte, Sé superiore, Daimon, genio, Cubo di Metatron, oscillogramma, scala mistica, Albero della
vita, triangolo sacro, Entanglement, Sostanza, materia e forma, scala quadraturale, tetraedro, ottaedro, dodecaedro, icosaedro e
esaedro, kósmos, poliedro duale, “Amor, ch’a nullo amato amar perdona”.
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