2.4.4.2. Il passaggio paradigmatico da modelli veterogiudaico-
storici a modelli ellenistico-cosmici Qualsiasi linguaggio cristologico culturalmente condizionato an- che per quanto riguarda il modo di raccontare Ges e di esprimere la propria relazione personale con Cristo. Spesso per tramandare e assi- milare la tradizione si fa ricorso a modelli di ra resentazione e a )Il.Q- delli linguistici che sono comprensi i i nella relativa area culturale. In tal modoGes e la fede in lui sono inevitabilmente adattati in qualche modo a schemi culturali specifici di comprensione, senza che n l'uno n l'altra siano mai completamente inseribili in essi o possano venir da que- sti colti in misura sufficiente. Tale differenza permanente mantiene vi- va la ricerca di un lirwuaggio pi adeguato sia a Ges che al proprio contesto. Nela9uovo(J!estamento abbiamo trovato due tipi fondamen- tali diyersi e appartenenti a due culture specifiche: , (l )/Le cristologie storico-salvi/iche dell' innalzamento e dell'elezione esplicitarono l'importanza di Ges nella cornice di un pensiero di ti- po prevalentemente storico, in corrispondenza alla tradizione vetero- giudaico-ebraica. Per dirla in termini schematici: il Ges storicamen- te venuto il portatore escatologico di salvezza (l'innalzato ed eletto come Figlio dell'uomo, Messia, Figlio di Dio), egli porta a compimen- to la Torah e i profeti (la Scrittura); con la sua storia escatologicamen- te valida gi cominciato il tempo finale, anche se mancano ancora la sua affermazione e verifica universale; egli porter in futuro la salvez- za sperata (la comunione universale con Dio e con tutte le creature nella giustizia e nella pace); fino ad allora ci tocca vivere in un'epoca storica qualitativamente nuova, protesa fra un gi ora e un non an- cora, vivere in virt della presenza gi germinale di tale salvezza e se- condo i suoi dettami. Per quanto riguarda la storia umana il significa- to di Ges viene quindi descritto come definitivo: egli la fine salvata anticipata della storia o il centro del tempo. della,?reesistenza e dell'incarnazione costruirono su queste cnstolog1e dell mnalzamento (cfr. Fil2,8-ll; Coll,l8b; Cv 12,16 ecc.), non le rinnegarono quindi, ma cercarono di andar incon- tro, al di l di esse, al pensiero orientato maggiormente in senso cosmi- co della cultura del mondo ellenistico e scoprirono, cos facendo, una profondit insospettata della storia e della persona di Ges. A questo scopo poterono ricorrere a mezzi espressivi del pensiero sapienziale ellenistico-ebraico, che aveva gi trasformato elementi ellenistico-co- smici (sophia, l6gos), li aveva integrati nel monoteismo giudaico e ave- Nascita e sviluppo della cristologia del NT 107 va viceversa aperto questo al pensiero ellenistico. Giudeo-cristiani el- lenizzati poterono quindi collegare Ges anche con la sapienza (e con ill6gos) di Dio operante in tutto il cosmo, anzi gi esistente prima della sua fondazione, e concepirlo come il Figlio incarnato inviato dal cielo (dall'alto), in cui sono date le strutture fondamentali dell'univer- so (creazione) e in cui tutto culmina e va ricapitolato (E/ l, l O; cfr. Col 1,18a; redenzione), concepirlo cio come il crocevia di tutta la realt e contemporaneamente come il fondamento della sua salvezza (ristabilimento della pace cosmica e liberazione dall'alienazione sotto il fato, la mortalit e la mancanza di senso). l passaggio nell'altra area esperienziale ellenistica non rappresenta o un cambiamento di abito, n un adattamento semplicemente fun- nale. Sotto un certo aspetto esso comporta un arricchimento e un approfondimento della cristolo _ ia (riconduzione quanto mai radicale dell'evento di Cristo a Dio mediante la preesistenza e l'incarnazione; apertura cosmica universale della fede in Cristo), non senza pericoli e sotto un altro (sottovalutazione della storia concreta, dell'irripetibilit e dell'umanit concreta di Ges di Nazaret). - - Nel fatto conosc ere nell'orizzonte esperienziale el- lenistico prevalentemente da giudeo-cristiani ellenizzati. Essi salva- guardarono la continuit congli inizi al- -le trachzioni: ricolleganoos!afGes (che fu ricordato in forme marcataillnte narrative), mantenendo i legami con la tradizione giu- deo-cristiana primitiva dell'innalzamento (formule relative alla perso- na e all'opera, come Ges Kyrios; Dio lo ha innalzato), tram an- dando l'Antico Testamento come la Scrittura. Le formulazioni giu- deo-cristiane della fede in Cristo (tipo dell'innalzamento e tipo dell'in- carnazione) sono conservate nel Nuovo Testamento, e attraverso questo documento della fede in Cristo valido per tutti i tempi esse diventarono normative, I!!!!._antendo cos la continuit_e_l'unit; questo anche quan- do, a partire al cristiani ellenistici non ebrei (pagano-cri- stiani) determinarono l'ulteriore sviluP.Q.Q della fede in Cristo e pose- ro cos elementi di altre culture. Nella /orma delle cristologie della preesistenza e dell'incarnazione, maggiormente orientate in senso cosmico, il Nuovo Testamento contie- ne gi in s il passaggio da un'area culturale all'altra: dal mondo vete- rogiudaico-ebraico e veterogiudaico-aramaico al mondo ellenistico. [nche per questo le cristologie neotestamentarie sono un modello per i .da in Questi nog m t1p1 dl_cnstologw e d1 sotenologia culturalmente u-