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Antonio Socci - Indagine su Ges.

txt Antonio Socci Indagine su Ges Rizzoli Propriet letteraria riservata 2008 RCS Libri S. p.A., Milano ISBN 978-88-17-02590-4 Prima edizione: novembre 2008 Per notizie ulteriori sull'autore o comunicazioni si pu consultare il sito www. antoniosocci. it. \-\ Note per la consultazione Ogni sezione del libro divisa dai segni \-\ e in ambiente dos comincia ad inizio schermo. I titoli non presenti nell'indice, e tuttavia presenti nel corso del testo, sono contrassegnati da un asterisco. Per chi la possiede, consiglio vivamente di leggere questo libro con la barra braille visto che per la sua completa comprensione importante notare le molte virgolette, i trattini per delimitare un inciso, le parentesi eccetera. Ci sono molte note, a volte con testo piuttosto lungo, che ho messo in un'apposita sezione al termine del libro (dopo l'indice). Visto che durante la lettura del testo bene consultarle, magari potresti copiare tale sezione in un altro file da leggere aprendo un'ulteriore finestra oppure con un secondo computer o notex. Oltre che dal numero, dopo del quale ho aggiunto anche il segno dei due punti per una lettura migliore per chi usa la sintesi, l'inizio di ogni nota contrassegnato da una rientranza del margine sinistro. Non ho invece inserito il numero di pagina a cui la nota si riferisce. In origine le note erano a pi di pagina e a volte il testo di una nota continuava nella pagina successiva. Durante il testo ho lasciato i numeri di nota l dove si trovavano racchiudendoli per tra parentesi quadre e mettendo uno spazio dopo la parola accanto a cui erano posti in modo da evidenziarli e non confonderli con altri numeri presenti nel libro. Inoltre questi numeri erano posti un po'"pi in alto rispetto al testo come si usa fare spesso per indicare le note nei libri in nero. Ovviamente questo libro non un romanzo e va letto un po'"alla volta per capire e meditare quanto si sta leggendo. La vita di Ges qui viene analizzata dal punto di vista religioso, storico e scientifico e troverai moltissimi riferimenti ad altri testi. A causa delle diverse edizioni, i numeri dei versetti della Bibbia citati nel libro potrebbero non corrispondere con l'edizione che stai usando. Quindi, se fosse necessario, cerca il riscontro qualche versetto prima o dopo del numero citato nel libro. Nel testo c'erano dei numeri con elevazione a potenza scritti con la grafia usata dai vedenti (non molto acquisibile con lo scanner e quindi controllati da persona vedente). Ho lasciato il numero cos com'era mentre l'elevazione a potenza l'ho scritta per esteso, vedi ad esempio 10 alla diciasettesima. Revisione lavoro 8 ottobre 2009 (prima versione data a terzi). \-\ Con gratitudine e stupore ad Andrea Aziani a don Luigi Giussani a don Julin Carrn per la loro paziente e illuminante paternit Ringrazio per la preziosa collaborazione la professoressa Emanuela Marinelli e don Giuseppe Virgilio. La tua voce ha potuto intenerirmi La tua presenza trattenermi, E il tuo rispetto commuovermi. Chi sei? (..) Tu, solo tu, hai destato (..) L'ammirazione dei miei occhi, la meraviglia del mio udito. Ogni volta che ti guardo Mi provochi nuovo stupore E quanto pi ti guardo Pi desidero guardarti. Pedro Caldern de la Barca \-\ Pagina 1

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Prologo. Il caso Flew, Einstein e Ges Un po'"di scienza allontana da Dio, ma molta vi riconduce Louis Pasteur Il 9 dicembre 2004, fra i tanti lanci di agenzia, ne esce uno della Associated Press con questa notizia: Celebre ateista adesso crede in Dio. Parla di Antony Flew, il filosofo che era stato fino ad allora il simbolo mondiale dell'ateismo scientifico e il padrino dei vari attuali divulgatori dell'inesistenza di Dio come Richard Dawkins. Flew, durante un convegno a New York, dichiar pubblicamente di essersi convinto dell'esistenza di Dio e che questa sua certezza basata sull'evidenza scientifica. [1] Si tratta di una conversione al deismo, concezione che riconosce l'esistenza di Dio come causa del mondo, ma non riconosce la rivelazione e i dogmi cristiani. Anche classici del pensiero laico come Voltaire e Rousseau concordano sull'esistenza di Dio. Scrive Voltaire: Gli atei sono per lo pi uomini di scienza coraggiosi, ma sviati nei loro ragionamenti, i quali non potendo comprendere la creazione, l'origine del male e altre difficolt, ricorrono alla ipotesi dell'eternit delle cose e della necessit [...] Va notato soprattutto che il numero degli atei minore oggi che in qualsiasi altro tempo, da quando cio i filosofi hanno riconosciuto che non esiste alcun essere vegetante senza germe, alcun germe senza struttura, ecc... Geometri non filosofi hanno potuto rigettare le cause finali, ma i veri filosofi le ammettono; e, come ha detto un noto autore, il catechismo annuncia Dio ai fanciulli e Newton lo dimostra ai sapienti. (Dizionario filosofico) Fra gli addetti ai lavori la notizia una vera e propria bomba, perch Flew era da mezzo secolo la mente del moderno ateismo filosofico- scientifico: precisamente dal 1950, quando espose a Oxford le sue tesi con Theology and Falsification, che divent uno fra i libri di filosofia pi ristampati del ventesimo secolo. Contribu come pochi altri a elaborare seri argomenti teorici sull'inesistenza di Dio. Espose sistematicamente le sue speculazioni in varie opere, diventando il punto di riferimento filosofico di coloro che proclamano l'incompatibilit fra la scienza e l'idea di Dio. La clamorosa conversione al deismo di Flew un evento di grande significato perch non deriva da una crisi di coscienza personale, da una storia privata che esula dai suoi studi filosofici. Al contrario, egli l'ha cos motivata: La mia scoperta del Divino stato un itinerario (pellegrinaggio) della ragione e non della fede. [2] Certo, occorre una straordinaria lealt intellettuale per annunciare, a 80 anni, dopo mezzo secolo di gloria accademica, di capitolare di fronte all'evidenza, capovolgendo un sistema filosofico per il quale era ritenuto un celebre maestro di ateismo. E infine dichiarare: I now believe there is a God! [3] Flew ha messo nero su bianco gli argomenti principali che lo hanno vinto e convinto in un libro straordinario, uscito per HarperCollins nel 2007: There is a God. Sottotitolo: Come il pi famoso ateo del mondo ha cambiato idea. [4] Si tratta (nientemeno) della scoperta razionale dell'esistenza di Dio. [5] La sua vicenda, fra gli addetti ai lavori, ha suscitato enorme scalpore. Mentre sui mass media e nel dibattito pubblico assai meno di quanto meriterebbe. [6] C' imbarazzo nel mondo dell'accademia, che preferisce aver ragione piuttosto che correggere i propri errori. Sul New York Times, Francis S. Collins [7] ha tracciato questo quadro: Nella sua giovinezza, l'ateo Antony Flew decise di far suo il principio socratico di "seguire l'evidenza ovunque essa possa condurre". Dopo un'intera vita di ricerca filosofica indagatrice questa coraggiosa ed eminente intelligenza adesso pervenuta alla conclusione che l'evidenza conduce definitivamente a Dio. I suoi colleghi nella chiesa dell'ateismo fondamentalista saranno scandalizzati dalla sua storia, ma i credenti saranno enormemente incoraggiati, e coloro che con seriet sono alla ricerca troveranno molto, nell'itinerario di Flew, per illuminare la loro stessa strada verso la verit. Ci che rende interessante questa vicenda - dicevamo - la sua connotazione filosofico- scientifica. Il Dio che Flew riconosce esistente quello di Aristotele e di Einstein. Quello a cui arriva la ragione: Non ho sentito nessuna voce. E" stata la stessa evidenza che mi ha condotto a questa conclusione. Sono i risultati delle pi recenti, sofisticate ricerche nel campo della biologia, della chimica e della fisica ad aver convinto Flew. Nel ripensamento di Flew sono stati decisivi Pagina 2

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt anche gli argomenti di un geniale scienziato ebreo, Gerald Schroeder, autore dell'Universo sapiente. [8] E poi le riflessioni contenute in The Wonder of the World del giornalista cattolico Roy Abraham Varghese col quale poi ha scritto There is God. Le evidenti tracce del Creatore che questi e altri autori, da anni, indicano, riguardano sia il macrocosmo che il microcosmo. Chi infatti ha dato alla materia inerte e cieca le ferree leggi logico- matematiche che ne ordinano meravigliosamente lo svolgimento vitale, nell'infinitamente piccolo e nell'infinitamente grande? Consideriamo l'istante in cui sono nati entrambi, il Big Bang che ha dato origine dell'universo. La potentissima esplosione di luce che ha fatto espandere un'infinitesimale grumo di pura energia fino alle dimensioni attuali dell'universo una cosa strepitosamente simile al primo atto della creazione raccontato nella Genesi: il Fiat lux di Dio. Col Big Bang abbiamo scoperto che il tempo, lo spazio e la materia ebbero origine in quell'istante, circa 15 miliardi di anni fa. Arno Penzias, premio Nobel per la fisica per aver scoperto la radiazione cosmica di fondo (cio l'eco del Big Bang) dice: Non c' un "prima" del Big Bang, perch prima non esistevano tempo, spazio e materia. Dunque tutto nato in un preciso istante e da un'origine inafferrabile che sta fuori dal tempo, dallo spazio, dalla materia e dalle leggi fisiche che regolano questo universo. Ma il segno di quella presenza trascendente, di quell'Intelligenza creatrice si trova poi - stando a quanto affermano i fisici come Schroeder - in tutto quello che seguito. Fin dalle primissime frazioni di secondo. Basti pensare al perfetto equilibrio fra l'energia di espansione e le forze gravitazionali: se l'energia del Big Bang fosse stata appena superiore o appena inferiore tutto si sarebbe autodistrutto. Invece era perfetta. Nota l'astrofisico Marco Bersanelli: La struttura del mondo fisico, dagli atomi ai pianeti, alle galassie, strettamente dipendente dal valore numerico che assumono alcune - poche - costanti fondamentali della natura. [...] La dinamica dell'intero cosmo fin dai primi momenti appare accuratamente predisposta a generare condizioni favorevoli per accogliere la nostra comparsa ad un certo punto della sua storia [9] La stessa cosa dice Stephen Hawking: L'intera storia della scienza stata una graduale presa di coscienza del fatto che gli eventi non accadono in modo arbitrario, ma che riflettono un certo ordine sottostante. [10] Fra i numeri fondamentali Hawking segnala, per esempio, la grandezza della carica elettrica dell'elettrone e il rapporto della massa del protone a quella dell'elettrone [...] Il fatto degno di nota che i valori di questi numeri sembrano essere stati esattamente coordinati per rendere possibile lo sviluppo della vita. [11] Tutta una miriade di altre coincidenze intelligenti di questo tipo, che qui non possibile enucleare, nel loro insieme portano a ritenere razionalmente impossibile che si tratti di un meccanismo casuale. Hawking spiega: Sarebbe in effetti molto difficile spiegare perch mai l'universo dovrebbe essere cominciato proprio in questo modo, a meno che non si veda nell'origine dell'universo l'atto di un Dio che intendesse creare esseri simili a noi. [12] C' poi tutta un'altra serie di coincidenze sorprendenti, quelle che hanno portato alla formazione di un pianeta - la Terra - che incredibilmente, forse da solo, in un immenso abisso inospitale, possiede tutte le eccezionali caratteristiche necessarie, esattamente quelle indispensabili, per permettere lo sbocciare della vita. Schroeder, analizzando una per una queste incredibili peculiarit, scrive: E" come se la Terra fosse stata fabbricata su ordinazione per ospitare la vita. [13] Vediamone solo qualcuna, fra le tante meravigliosamente esposte da Schroeder: la distanza ottimale dal Sole (bastava essere appena pi vicini o appena pi lontani e la vita sarebbe stata impossibile); l'orbita perfetta (se fosse stata pi ellittica, come quella di Marte, non ci sarebbe stata vita). [14] Inoltre il caso ha voluto che i gas vulcanici permettessero il formarsi dell'atmosfera e degli oceani e che il cosiddetto vento solare della fase TTauri si verificasse prima, cos salvando i mattoni della vita. [15] E sempre per lo stesso fortunatissimo caso l'atmosfera della Terra ha uno strato di ozono che protegge da radiazioni letali, ma fa passare la luce e il calore necessari alla vita. E per un'altra fantastica casualit, al centro della Terra, si trova quella massa di piombo fuso che provvidenzialmente protegge la vita sul pianeta da altre radiazioni devastanti e ci permette di vivere sotto un vero e proprio ombrello magnetico. [16] Del resto, anche dopo aver azzeccato alla lotteria tutti questi numeri fortunati, al caso si sarebbe infine presentato il compito pi arduo, quello statisticamente impossibile: riuscire a far nascere, da reazioni chimiche casuali, la prima, la pi elementare, Pagina 3

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt forma di vita sulla terra. Jacques Monod, nel libro Il caso e la necessit, nota: La vita comparsa sulla terra, ma prima di quest'avvenimento... la sua probabilit era quasi nulla. Era una eventualit statisticamente remotissima, pressoch prossima allo zero. Griscia Bogdanov aveva effettuato questo calcolo: Affinch la formazione dei nucleotidi porti "per caso" all'elaborazione di una molecola di RNA (acido ribonucleico) utilizzabile, sarebbe stato necessario che la natura moltiplicasse i tentativi a caso per un tempo di almeno anni 1 seguito da 15 zeri (cio un milione di miliardi di anni), il che un tempo centomila volte pi esteso dell'et complessiva del nostro universo. [17] Immaginiamo di trovare un giorno incisa in una caverna l'intera Divina Commedia. Se qualcuno affermasse che quelle lettere sono segni formatisi casualmente per l'azione del vento, dell'acqua e dei minerali certo sarebbe accolto con una risata. E. ovviamente impossibile. Del tutto inverosimile. Eppure un semplice organismo unicellulare ha un contenuto di informazioni equivalente a cinquemila volte l'intera Divina Commedia. [18] Dunque come pu essersi formata per caso la prima cellula vivente? Un altro celebre scienziato, Fred Hoyle, dichiara: credere che la prima cellula si sia formata per caso come credere che un tornado infuriando in un deposito di sfasciacarrozze abbia messo insieme un boeing. E come si pu immaginare allora che si siano strutturati e plasmati per caso esseri vivente incommensurabilmente pi complessi degli organismi unicellulari? La complessit di una semplice formica appare vertiginosa e inimmaginabile. E la formica ancora poca cosa. Se fosse rinvenuto in qualche luogo remoto un mega computer fra i pi sofisticati ed efficienti, potrebbe mai saltar fuori qualcuno a sostenere che quel mirabile macchinario stato prodotto dalla casuale azione degli agenti naturali? Solo un buontempone. Ebbene, l'essere umano un'entit fisico- intellettuale immensamente pi raffinata e complessa di qualsiasi computer esistente (che, non a caso, un prodotto dell'uomo). Eppure non si ritiene assurdo affermare che questo perfetto organismo stato elaborato e realizzato dal caso. Il cervello umano, afferma Owen Gingerich, professore di astronomia e storia della scienza all'universit di Harvard, di gran lunga il pi complesso oggetto fisico a noi noto nell'intero cosmo. Dei grosso modo 35 mila geni codificati dal DNA nel genoma umano, ben la met trova espressione nel cervello. Sempre nel cervello vi sono circa cento miliardi di neuroni, cellule nervose [...] interconnesse l'una con l'altra in maniera estremamente intricata. Ogni neurone si connette in media con 10.000 altri neuroni... il numero di interconnessioni sinaptiche di un singolo cervello umano supera abbondantemente quello delle stelle della nostra Via Lattea: 1015 sinapsi contro 1011 stelle. [19] Si dovrebbe spiegare come sia possibile che dal caos primordiale sia stata plasmata per caso una entit cos eccezionale, di inaudita complessit, quando neanche un infimo organismo unicellulare poteva statisticamente essere prodotto casualmente. Oltretutto uno dei pilastri del pensiero scientifico il Secondo principio della termodinamica, secondo cui nel tempo, l'entropia (indice di disordine del sistema) dell'universo tende ad aumentare (cio si va sempre dall'ordine al disordine, dall'unit al caos, tutto si disperde e si degrada). Com' possibile che si sia passati dal caotico ammasso atomico iniziale alla mirabile e misteriosa architettura del cervello umano? Ancora pi sorprendente l'esistenza di quel sistema di informazioni chiamato DNA che mette in grado qualsiasi organismo umano con l'accoppiamento di generare in brevissimo tempo un altro essere umano dotato di quel mistero inspiegabile come la coscienza. Furono James Watson e Francis Crick, nel 1953, a scoprire nel nucleo delle nostre cellule, la struttura a doppia elica della molecola del DNA (acronimo inglese che sta per acido desossoribonucleico), che trasmette le informazioni genetiche in tutti gli esseri viventi (eccetto quelli in cui tale funzione svolta dall'RNA). E" stata una delle pi grandi scoperte del XX secolo. Quando Flew cominci a rendere pubbliche le nuove conclusioni a cui era pervenuto indic soprattutto le scoperte sul DNA come prova di una superiore intelligenza creatrice della natura. Oltre all'immane quantit di informazioni contenute nel DNA umano, con la sua stupenda complessit, bisogna sapere che tali informazioni sono scritte come in un codice informatico o in un linguaggio, sennonch i soli codici che conosciamo sono di origine umana, presuppongono un'intelligenza che li elabora e non si sono trovate altre creature che ne sono dotate. Quale intelligenza dunque ha inventato, formulato e miniaturizzato a tal punto tutte quelle informazioni contenute nel DNA nella Pagina 4

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt giusta sequenza? E quale ha saputo far s che l'informazione potesse diventare, tramite processi naturali, materia biologica? Oltretutto le informazioni contenute nella molecola di DNA vanno distinte da essa. E" come un libro. La carta e l'inchiostro sono il mezzo che veicolano delle informazioni che non sono carta e inchiostro, ma sono altro. Sono pensiero. [20] Bill Gates dice: Il DNA come un software, solo molto pi complesso. E cos'altro un software se non un pensiero molto elaborato, che esige necessariamente un essere intelligente? E" di fronte a evidenze del genere che Flew si arreso. E ha definito come sforzo comico il modo con cui Dawkins ha cercato di spiegare l'origine della vita con la categoria di occasione fortunata. Cio col ricorso al caso. Flew stato sarcastico: Se questo il miglior argomento che potete fornire su questo tema la questione chiusa. Diceva invece Albert Einstein che nelle leggi della natura si rivela una ragione cos superiore che tutta la razionalit del pensiero e degli ordinamenti umani al confronto un riflesso assolutamente insignificante. [21] Proprio l'approccio di Einstein ha pesato nella svolta di Flew. Molti hanno definito il padre della relativit come ateo o panteista spinoziano. Invece Flew, nel suo libro, cita questo pensiero di Einstein che esprime chiaramente la sua certezza sull'esistenza di una Intelligenza superiore e trascendente che ha ordinato razionalmente il mondo: Io non sono ateo e non penso di potermi definire panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino che entrato in una immensa biblioteca piena di libri scritti in molte lingue. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Ma non sa come. E non conosce le lingue in cui sono stati scritti quei libri. Il bambino oscuramente sospetta che vi sia un misterioso ordine nella disposizione dei volumi, ma non sa quale sia. Questa mi sembra sia la situazione dell'essere umano, anche il pi intelligente, di fronte Dio. Noi vediamo l'universo meravigliosamente disposto e regolato da certe leggi, ma solo con incertezza noi comprendiamo queste leggi. La nostra mente limitata comprende la misteriosa forza che muove le costellazioni. [22] Ed ancora: Chiunque sia seriamente impegnato nel lavoro scientifico si convince che le leggi della natura manifestano l'esistenza di uno spirito immensamente superiore a quello dell'uomo, e di fronte al quale noi, con le nostre modeste facolt, dobbiamo essere umili. [23] Ecco perch Einstein molto esplicitamente stronc la mentalit positivistica: Io non sono un positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non pu essere osservato non esiste. Questa concezione scientificamente insostenibile, perch impossibile fare affermazioni valide su ci che uno "pu" o "non pu" osservare. Uno dovrebbe dire: "Solo ci che noi osserviamo esiste". Il che ovviamente falso. [24] Infine Flew cita questa confessione di Einstein: La mia religiosit consiste nell'umile ammirazione dello spirito infinitamente superiore che rivela se stesso nei minimi dettagli che noi siamo in grado di comprendere con la nostra fragile e debole intelligenza. La convinzione profondamente appassionante della presenza di un superiore potere razionale, che si rivela nell'incomprensibile universo, fonda la mia idea di Dio. [25] A questo punto inevitabile domandarsi se il Creatore - la cui esistenza cos evidente - si sia mai messo in relazione con gli esseri umani. Flew non si sottrae a questo appassionante interrogativo: La questione se il Divino abbia rivelato se stesso nella storia umana resta un valido tema di discussione. Non si possono limitare le possibilit dell'onnipotenza eccetto per quello che una impossibilit logica. [26] Qualunque altra cosa alla portata dell'onnipotenza. [27] Per questo l'ultima parte del libro di Flew dedicata proprio a verificare la possibilit che questa Intelligenza onnipotente, si sia messa in contatto con gli uomini, che addirittura sia venuto Lui stesso sulla terra facendosi uomo. I greci antichi chiamavano Logos l'evidente razionalit dell'universo. Per san Giovanni il Logos la Ragione e la Parola con cui Dio ha creato il mondo e le leggi razionali che governano dal microcosmo degli atomi al macrocosmo delle galassie. E san Giovanni inizia il suo Vangelo con una notizia che riguarda proprio quella misteriosa razionalit che ci salva dall'assurdo: Il Logos si fatto carne ed venuto ad abitare fra noi. Flew sostiene che certamente la figura carismatica di Ges cos speciale che sensato prendere in seria considerazione l'annuncio che lo riguarda. [28] Se Dio si davvero rivelato, a suo parere, plausibile che lo abbia fatto con quel volto. Ma quali informazioni Pagina 5

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt su Ges troverebbe un esploratore ignaro di lui che oggi volesse comprendere chi egli sia stato? Certo troverebbe pure le flebili tesi di qualche stravagante o qualche fanatico dell'anticlericalismo che ne ha addirittura messo in dubbio l'esistenza. Ma in questo caso basta la risposta di un pensatore al di sopra di ogni sospetto, come Voltaire. Il quale giudicava coloro che negano l'esistenza di Ges pi ingegnosi che colti. [29] E Rudolf Bultmann - che pure ha demolito tutto il possibile del cristianesimo - scrisse nel 1926: Il dubbio se Ges sia veramente esistito infondato e non merita di essere confutato. E" del tutto evidente che egli all'origine di quel movimento storico, di cui il primo stadio tangibile rappresentato dalla comunit cristiana primitiva palestinese. [30] Paradossalmente se Ges non fosse esistito ci troveremmo davanti al pi colossale dei miracoli, come osserva acutamente il Gougel: Solo la realt storica di Ges permette di comprendere la nascita e lo svolgimento storico del cristianesimo, che senza di essa sarebbe un enigma, anzi un miracolo. [31] Esploreremo i tanti documenti storici in un prossimo volume. Qui basti osservare che nei primi anni della Chiesa, quando sarebbe stato facile, ai numerosi nemici del cristianesimo, usare un argomento simile, nessuno degli autori che attaccarono i cristiani o Ges (talora con calunnie micidiali, come Celso) n mise mai in discussione la sua esistenza. Essi l'avrebbero fatto, dice giustamente Harnack, se vi fosse stata anche solo l'ombra di un'incertezza: perch nessuna confutazione del cristianesimo sarebbe stata pi radicale. [32] Ma era un argomento del tutto ridicolo e controproducente. Anche perch dalle "Memorie" di Egesippo risulta che verso il 180 "vivevano ancora i parenti del Salvatore, vale a dire i nipoti di Giuda che fu detto fratello di lui secondo la carne...". Erano agricoltori e vissero fino al tempo di Traiano (vedi Eusebio, Hist. Eccl., III, 20). Non c' stato uno solo dei numerosi Apologisti della fede cristiana che, nel rispondere agli attacchi di pagani ed ebrei, abbia dovuto dimostrare l'esistenza storica di Cristo: nessuno aveva potuto mai dubitarne. Basta scorrere gli scritti polemici di Celso, Porfirio, Luciano, Giuliano l'Apostata.... [33] Gli stessi testi ebraici antichi su Ges sono testimonianze preziose. Nota, a proposito di essi, un importante storico ebreo come Riccardo Calimani: L'importanza delle informazioni che possono essere desunte non trascurabile [...] perch viene confermata l'esistenza storica di Ges, spesso superficialmente negata. [34] Perfino dei testi cos polemici con Ges come le Toledt, sottolinea Calimani, testimoniano l'autenticit della sua esistenza storica proprio contro coloro che intendono trasformarlo in un mito. [35] E viene confermata l'eccezionalit della rivelazione da lui fatta su se stesso. Questo Ges stato il solo, nella storia, ad aver avanzato la pretesa inaudita di essere Dio stesso fatto uomo. E" possibile che Dio si sia rivelato cos, in questo modo tanto clamoroso, sorprendente e inaudito? Come non restare allibiti e perplessi di fronte a tale pretesa, soprattutto considerando l'epilogo della vita di Ges? Ren Girard ha espresso questo stesso sconcerto: Come pensare che un giovane Ebreo ucciso duemila anni fa con un tipo di supplizio da lungo tempo abolito possa essere l'incarnazione dell'Onnipotente?. [36] Ebbene Girard si convertito al cattolicesimo. E Flew, in fondo al suo libro, dopo aver riportato il dialogo del vescovo N. T. Wright su Ges e sulla sua resurrezione, arriva a una conclusione sorprendente. Si dice colpito. Poi aggiunge: E" possibile che vi sia stata o possa esserci una divina rivelazione? Come ho detto, non si pu limitare la possibilit dell'onnipotenza eccetto per produrre il logicamente impossibile. Ogni altra cosa aperta all'onnipotenza. [37] Dunque noi vogliamo vedere, scoprire, toccar con mano e valutare ogni traccia. Vogliamo svolgere la nostra indagine su Ges come se fossimo dei marziani appena sbarcati sulla terra. Innanzitutto chiederemo di lui a chi non cristiano, ateo o professa altre fedi e addirittura ai nemici della sua Chiesa. \-\ Chi Ges di Nazaret? Il pi bello fra i figli dell'uomo Salmo 44,3 Nietzsche, che fu il suo nemico giurato, un giorno confess: (Ges) ha volato pi alto di chiunque altro. [38] Ed Ernest Renan, che pure sferr un attacco terribile al cristianesimo e alla Chiesa, defin Ges una persona eccezionale. [39] Aggiunse: Ges l'individuo che ha fatto fare alla sua specie il Pagina 6

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt pi grande passo verso il divino, Ges la pi eccelsa di quelle colonne che indicano all'uomo donde venga e dove debba andare. In lui si condensato tutto ci che vi di buono e di elevato nella nostra natura... Quali che possano essere i fenomeni imprevisti dell'avvenire, Ges non sar mai superato. Il suo culto ringiovanir continuamente, la sua leggenda strapper interminabili lacrime; le sue sofferenze commuoveranno i migliori cuori: tutti i secoli proclameranno che tra i figli dell'uomo non mai nato uno pi grande di Ges. [40] Ma chi precisamente questo enigmatico Ges che da duemila anni affascina tutti, perfino i nemici? Chi questo giovane rabbi ebreo, che doveva essere cancellato dalla faccia della terra duemila anni fa con una feroce esecuzione capitale da schiavo, se oggi, dopo venti secoli, quel suo supplizio ricordato in ogni angolo del mondo? Infatti, come scriveva Giovanni Papini, la sua memoria dappertutto. Sui muri delle chiese e delle scuole, sulle cime dei campanili, dei tabernacoli e dei monti, a capo dei letti e sopra le tombe E...] milioni di croci rammentano la morte del Crocifisso. [41] Un ateo militante come Paul Louis Couchoud - mentre cercava di sferrare il suo attacco finale al cristianesimo - dovette ammettere: Nella mente degli uomini, nel mondo ideale che esiste sotto i crani, Ges incommensurabile. Le sue proporzioni sono fuori di paragone, il suo ordine di grandezza appena concepibile. La storia di Occidente, dall'impero romano in poi, si ordina intorno a un fatto centrale, a un evento generatore: la rappresentazione collettiva di Ges e della sua morte. Il resto uscito di l o si adattato a ci. Tutto ci che si fatto in Occidente durante tanti secoli si fatto all'ombra gigantesca della croce. [42] Interroghiamo Jean Jacques Rousseau, che fu un nemico filosofico della Chiesa. Ecco quali pensieri e sentimenti rivela, parlando di Ges, in un libro peraltro condannato sia nella Parigi cattolica che nella Ginevra calvinista: Vi confesso che la santit del Vangelo parla al mio cuore. Osservate i libri dei filosofi, con tutta la loro pompa! Come sono piccoli in confronto a quello. Pu darsi che Colui di cui fa la storia sia egli stesso un uomo? E" questo il tono di un invasato o di un settario ambizioso? Che dolcezza, che purit nei suoi costumi! Quale grazia toccante nei suoi insegnamenti, quale elevatezza nelle sue massime, quale saggezza nei suoi discorsi, quale presenza di spirito, quale finezza, quale esattezza nelle sue risposte! Quale dominio delle passioni! Dove l'uomo, dove il saggio che sa agire, soffrire e morire senza debolezza e senza ostentazione? [...] Ma dove aveva Ges preso i suoi precetti, presa questa morale elevata e pura, di cui Egli solo ha dato gli insegnamenti e gli esempi? [...] La morte di Socrate che filosofeggia tranquillamente coi suoi amici, la pi dolce che si possa desiderare; quella di Ges che spira fra i tormenti, ingiuriato, canzonato, maledetto da tutto un popolo, la pi orribile che si possa temere. Socrate che prende la coppa avvelenata benedice colui che gliela offre e che piange; Ges, nello spaventoso supplizio, prega per i suoi accaniti carnefici. S, se la vita e la morte di Socrate sono quelle di un saggio, la vita e la morte di Ges sono di un Dio. [43] Stupisce anche lo sguardo su Ges del giovanissimo Karl Marx. Egli scrisse che l'unione con Cristo dona un'elevazione interiore, conforto nel dolore, tranquilla certezza e cuore aperto all'amore del prossimo, ad ogni cosa nobile e grande, non gi per ambizione n brama di gloria, ma solo per amore di Cristo, dunque l'unione con Cristo dona una letizia che invano l'epicureo nella sua filosofia superficiale, invano il pi acuto pensatore nelle pi riposte profondit del sapere, tentarono di cogliere; una letizia che solo pu conoscere un animo schietto, infantile, unito a Cristo e attraverso di Lui a Dio, una letizia che innalza e pi bella rende la vita. [44] Indagando, interrogando, Ges emerge sempre come l'uomo pi sconvolgente di tutti i tempi (com' noto il tempo stesso, in buona parte del mondo, da secoli, si computa a partire dalla sua nascita). Non c' nessun individuo che gli si possa paragonare per l'importanza, la vastit e la durata della sua influenza. Nessuno scatena amore e odio come lui. E" anche il pi rappresentato e cantato dall'arte di tutti i tempi. Anche la letteratura moderna ne testimone. Sembra che molti autori scrive Luigi Pozzoli pur non riconoscendo il Cristo della fede, siano pronti a condividere le parole e i sentimenti che Dostoevskij ha confidato un giorno a una persona amica. [45] Ecco le parole dello scrittore russo: Non c' nulla di pi bello, di pi profondo, di pi ragionevole, di pi coraggioso e di pi perfetto di Cristo e non solo non c', ma non pu esserci. [46]46 A tal punto che se mi si dimostrasse che Cristo fuori della verit ed effettivamente risultasse che la verit fuori di Cristo, io preferirei restare con Cristo anzich con la verit. Certo in Dostoevskij l'incontenibile ammirazione per Ges Pagina 7

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt arriva al paradosso, ma la sua osservazione esprime davvero il sentimento di molti: Quest'uomo fu il pi eccelso sulla terra, la ragione per cui la terra esiste. Tutto il nostro pianeta, con tutto ci che contiene, sarebbe una follia senza quest'uomo. Non c' stato e non ci sar mai nulla che gli sia paragonabile. E" qui il grande miracolo. [47] In effetti la personalit di Ges continua a sorprendere anche i non credenti. Dice Alfredo Oriani: Creduli o increduli, nessuno sa sottrarsi all'incanto di quella figura, nessun dolore ha rinunciato sinceramente al fascino della sua promessa. [49] Perfino il simbolo del laicismo italiano, Gaetano Salvemini, rimase folgorato dall'altezza sublime della sua figura e del suo insegnamento. Raccont, in Empirici e Teologi, di essersi trovato in una stagione della vita come sperduto nel buio e fu una impressione disperata. Si sent illuminato allora da una pagina di Pascal in cui una vecchietta dice: Io non so dimostrare a me stessa che c' un Dio. Ma mi regolo come se ci fosse. Salvemini spiega: Quella vecchierella mi insegn la via da seguire. Debbo aggiungere che nel seguire quella via, ho trovato un'altra guida e mi sono trovato bene a lasciarmene guidare. E questa guida stato Ges Cristo che ha lasciato il pi perfetto codice morale che l'umanit abbia mai conosciuto. Io non so se Ges Cristo sia stato davvero figlio di Dio o no. Su problemi di questo genere sono cieco nato. Ma sulla necessit di seguire la moralit insegnata da Ges Cristo non ho nessun dubbio. Sfogliando il diario del turbolento e inquieto autore di On the Road, Jack Kerouac, ci si pu imbattere in questa annotazione: So che soltanto Ges conosce la risposta definitiva. [49] Nell'itinerario tormentato di Giovanni Testori perfino la bestemmia segno dell'impossibilit di dimenticarlo e proprio perch non si pu sradicare dal cuore spada che lacera. Nel tempo della sua lontananza dalla Chiesa il poeta lombardo scriveva: T'ho amato con piet Con furia T'ho adorato. T'ho violato, sconciato, bestemmiato. Tutto puoi dire di me Tranne che T'ho evitato. Sembra che sia rimasta nel mondo - per chi non cristiano - una nostalgia incolmabile di lui. Con altrettanta drammaticit infatti Pier Paolo Pasolini grida al vuoto divorante della sua assenza: Manca sempre qualcosa, c' un vuoto in ogni mio intuire. Ed volgare, questo non essere completo, volgare, mai fui cos volgare come in questa ansia, questo "non avere Cristo" [...]. [50] Resta diffuso e inestirpabile, a quanto pare, il desiderio di sentirsi guardati dai suoi occhi, da cui furono guardati i diversi personaggi dei Vangeli. Il poeta libanese Gibran, in Ges Figlio dell'uomo, mette in scena varie voci che, tutte, parlano di Ges. [51] Le parole della Maddalena: Amico mio, io ero morta, sappilo [...]. Ma quando i suoi occhi d'aurora guardarono i miei occhi, tutte le stelle della mia notte si dileguarono. Jorge L. Borges, da non credente, dichiara: Gli uomini hanno perduto un volto, un volto irrecuperabile e tutti vorrebbero essere quel pellegrino [...] che a Roma vede il sudario della Veronica e mormora con fede: Ges Cristo, Dio mio, Dio vero, cos era dunque la tua faccia? [...] Abbiamo perduto quei lineamenti come si pu perdere un numero magico, fatto di cifre abituali, come si perde per sempre un'immagine nel caleidoscopio. Possiamo scorgerli e non riconoscerli. [52] Lo scrittore argentino confessa di non vedere personalmente il volto di Cristo nella sua vita, tuttavia insister a cercarlo fino al giorno dei miei ultimi passi sulla terra. [53] Il fascino di Ges per raggiunge tutti, non solo gli artisti. Pur rifuggendo dalla retorica un famoso giornalista dei nostri anni come Enzo Biagi, solitamente ironico e disincantato, di fronte al gigante che riempie le pagine dei Vangeli non nasconde il suo stupore: Ges [...] ha detto cose che a tutt'oggi sono insuperabili. E credo che nessuno abbia conosciuto l'uomo come lui. Ges una figura misteriosa, difficile da spiegare solo con l'umano. Regge da 2002 anni. Non vedo paragoni in giro. [54] Tutti parlano di lui come di un uomo sublime, di tale statura, bellezza e nobilt, che neanche la fantasia avrebbe potuto crearlo. Secondo un intellettuale laico come Umberto Eco, quand'anche Ges fosse - per assurdo un personaggio inventato dagli uomini, il fatto che abbia potuto essere immaginato da noi bipedi implumi, di per s, sarebbe altrettanto miracoloso (miracolosamente misterioso) del fatto che il figlio di un Dio si sia veramente incarnato. Questo mistero naturale e terreno non cesserebbe di turbare e ingentilire il cuore di chi non crede. [55] Un grande scrittore Pagina 8

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ebreo, Franz Kafka, interpellato dall'amico Janouch con una domanda inattesa: E Cristo?, dette la sensazione di una scossa all'anima: Chin il capo. "E" un abisso pieno di luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi". [56] Anche il laico Albert Camus accusa il colpo: Io non credo nella risurrezione per non posso nascondere l'emozione che sento di fronte a Cristo e al suo insegnamento. Di fronte a lui e di fronte alla sua storia non provo che rispetto e venerazione. [57] Umberto Saba, poeta triestino, ebreo, confidandosi in alcune sue lettere con l'amico monsignor Giovanni Fallani, dichiarava di non avere la fede, ma scriveva anche: Io amo Ges come l'uomo che pi si avvicinato al divino o, almeno, a quello che i poveri uomini immaginano essere il divino. S, amo infinitamente Ges, ma (se cos oso dire) lo amo come un ponte fra l'uomo e il Divino. Lo amo come un "fratello"; infinitamente grande, infinitamente buono e amabile. Ho bisogno di credere, di appoggiare, in ogni caso, la mia disperazione a Ges. E in un'altra lettera, raccontando del suo calvario nell'assistere la moglie malata: Quando mia moglie era ancora a casa e, almeno a tratti, in s, le ho parlato un giorno di Ges [...]. Si era a tavola e pareva molto commossa, tanto che, appena l'aiutai a mettersi a letto, le dissi: Lina mia, vuoi che ci baciamo in Ges? La povera vecchia mi rispose: Magari! Abbiamo provato entrambi momenti di grande dolcezza. Ci siamo baciati e abbiamo pianto. [58] E" sorprendente che un uomo - a distanza di duemila anni - possa commuovere a tal punto da medicare le ferite della vita di un uomo e una donna del XX secolo, come una carezza buona che arriva fin nel profondo dell'anima. Non mai accaduto nella storia. Oltretutto nel caso di Ges - lo stiamo considerando al momento come un semplice uomo - ancor pi inspiegabile con parametri mondani la sua capacit di attraversare e invadere i secoli e i cuori. \-\ * La malattia chiamata Ges Questo giovane rabbi ebreo nacque da un piccolo popolo, che era sotto il dominio della Roma di Augusto, nella lontana e polverosa periferia di quell'impero. Anzi, lui addirittura proveniva dalla periferia di Israele, la Galilea. Anche il suo modo di porsi sembrava destinarlo per forza a essere spazzato via e dimenticato dal rullo compressore della storia. Infatti visse totalmente inerme, senza mezzi, senza rivendicazioni di tipo terreno, col rifiuto radicale dell'uso della forza, del potere mondano (politico, militare, economico e intellettuale) e di ogni ambizione terrena. Addirittura in qualche caso dovette rendersi fisicamente irreperibile quando la folla, entusiasta di lui, voleva proclamarlo re politico. E" nei cuori che voleva stabilire il suo regno. Il senso di questa scelta stato spiegato da Soren Kierkegaard nei suoi Frammenti filosofici. Kierkegaard sostiene che la situazione fra Dio e noi paragonabile a quella di un grande Re innamorato che voleva conquistare l'amore di una donna comune. Se le si fosse fatto incontro in tutta la sua maest, bellezza, potenza e ricchezza lei sarebbe rimasta abbagliata da tanta magnificenza e non sarebbe stata veramente libera di amarlo come ci si innamora e ci si ama con spontaneit e in piena libert. Sarebbe stata attratta forse da tanta ricchezza e magnificenza. Per questo decise di farsi da lei conoscere in incognito nelle vesti di un uomo povero. Per poter suscitare il suo sincero amore. Ecco perch, spiega Kierkegaard, Dio si fatto uomo. E si fatto incontrare nella normalit della vita quotidiana, la vita della gente comune. [59] Egli - per usare un'immagine analoga - come un Re che torna in incognito nella sua terra, dominata da un usurpatore, un desposta sanguinario che tiene prigionieri i cuori. L'unico vero Re legittimo, avendo gi stabilito il giorno della sua manifestazione trionfale, con la gloria di un esercito invincibile, cerca, ora qui, amici e fratelli che si leghino a lui per sempre e portino subito, a tutti, la notizia della liberazione, della sua vittoria e del suo arrivo imminente a cui prepararsi. Quanti accetteranno di essere ora suoi cavalieri o soldati, che portano a tutti il conforto di questa notizia, saranno fatti grandi nel suo regno. L'unica regola o legge del suo Regno, gi ora, l'amore e il perdono (che sembrano quanto mai perdenti nel tritacarne della storia e della politica). Ges interessato solo al cuore degli esseri umani (ci che meno interessa ai potenti), interessato solo a conquistare i cuori, a partire da quelli dei pi marginali e insignificanti. Come ha notato Kierkegaard: Cristo non ritenne mai un tetto tanto misero da impedirgli di entrarvi con gioia, mai un uomo tanto insignificante da non voler collocare la sua dimora nel suo cuore. Non si era mai visto uno cos. Del resto Ges non promise ai suoi - un gruppetto di uomini semplici - n potere, n soldi, n Pagina 9

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt fama, n onori sulla terra, anzi li invit decisamente a disprezzare tutto questo e ad aspettarsi persecuzioni in cambio del suo Regno che non avrebbe avuto mai fine, godendo per, gi in terra, della felicit incomparabile che d la sua amicizia e l'avventura della vita vicino a lui. Cose che rappresentano il centuplo rispetto a tutto ci che il mondo spaccia come felicit. Insomma Ges un giovane rabbi itinerante la cui missione brevissima, come una meteora, dura solo due anni e mezzo. Appena trenta mesi. Un nulla, un soffio. Un'inezia nel corso dei secoli. Un istante al confronto dei lunghi regni di condottieri e imperatori. Oltretutto due anni nel corso dei quali egli (al contrario di tutti gli altri) non ammazz nessuno, anzi si lasci ammazzare senza opporre alcuna resistenza fisica. Venne spazzato via nel modo pi feroce e umiliante dal potere imperiale romano e dalla casta sacerdotale. Ammazzato col supplizio degli schiavi. Stando a un criterio di realismo storico e politico uno cos non doveva lasciare un'impronta profonda e indelebile. Personaggi del suo tempo che avevano suscitato molto pi clamore, capeggiando rivolte e usando spregiudicatamente la forza, sollevando popoli in nome di appassionanti ideali politico- nazionalisti, oggi sono pressoch dimenticati, al massimo sono un nome e una riga in qualche polveroso libro di storia. Lui invece da duemila anni ha sconvolto il mondo, l'Amato per cui arde il cuore di milioni di esseri umani, pronti a dare la propria stessa vita per lui. Perfino formidabili capi di imperi - come certi faraoni egiziani o altri sovrani orientali - che ebbero in vita un potere vastissimo e assoluto su immense nazioni, sono oggi solo un nome menzionato ogni tanto da qualche storico. Mentre Ges la passione dell'umanit. Come disse un mistico arabo: Chi soffre di una malattia chiamata Ges, non potr pi guarire. Chi lo ha incontrato e conosciuto non pu pi cancellarlo dal cuore e farne a meno. Expertus potest credere quid sit Jesum diligere. [60] E" un innamoramento, un ricordo, una nostalgia che non passa pi. E riguarda popoli e popoli. Ma perch? Come si pu spiegare un simile enigma? Oltretutto il finale della vicenda pubblica di Ges - dopo quei due brevissimi anni di predicazione - segnato da una totale disfatta. Egli in effetti far una fine orrenda, schiacciato come pochi altri, abbandonato in quella umiliazione da tutti i suoi amici, povera gente semplice, terrorizzata e in fuga. E" il pi totale fallimento che si poteva immaginare e avrebbe dovuto cancellarlo dalla memoria di tutti. Invece accaduto inspiegabilmente il contrario. Ernest Renan, che stato un acerrimo nemico della Chiesa e della fede, proprio nel suo libro su Ges afferma che, con la sua audace iniziativa e l'amore che seppe ispirare Ges cre qualcosa (il cristianesimo) che ha rappresentato la rivoluzione, l'avvenimento capitale della storia del mondo. [61] Com' possibile che anche i nemici dicano di lui parole simili? Mai si visto un caso analogo. Boris Pasternak, lo scrittore russo premio Nobel per la letteratura, cristiano di origini ebraiche, scrive nel suo romanzo- capolavoro: Si pu essere atei, si pu non sapere se Dio esista e per che cosa, e nello stesso tempo sapere che l'uomo non vive nella natura, ma nella storia, e che, nella concezione che oggi se ne ha, essa stata fondata da Cristo, e che il Vangelo ne fondamento. Ma che cos' la storia? E" un dar principio a lavori secolari per riuscire a poco a poco a risolvere il mistero della morte e a vincerla un giorno. Per questo si scoprono l'infinito matematico e le onde elettromagnetiche, per questo si scrivono sinfonie, ma non si pu progredire in tale direzione senza una certa spinta. Per scoperte del genere occorre un'attrezzatura spirituale, e in questo senso, i dati sono gi tutti nel Vangelo. In primo luogo, l'amore per il prossimo; questa forma suprema dell'energia vivente che riempie il cuore dell'uomo ed esige di espandersi e di essere spesa. Poi, i principali elementi costitutivi dell'uomo d'oggi, senza i quali l'uomo non pensabile e cio l'idea della libera individualit e della vita come sacrificio. Tenete conto che oggi ci ancora straordinariamente nuovo. Gli antichi non avevano storia in questo senso. Solo dopo Cristo, i secoli e le generazioni hanno potuto respirare liberamente. Solo dopo di lui, cominciata la vita nella posterit e l'uomo non muore pi per la strada, ma in casa sua, nella storia, nel pieno di un'attivit consacrata a vincere la morte, dedito lui stesso a questa impresa. [62] In effetti a una semplice considerazione storica le conseguenze nei secoli di quei due anni e mezzo di vita pubblica di Ges appaiono incalcolabili. Per tutti. \-\ * Non pi schiavi, ma uomini e donne Pagina 10

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Un giorno, raccontava Chesterton, un ateo molto leale con cui mi trovai a discutere fece uso di questa espressione: "Gli uomini sono stati tenuti in schiavit per paura dell'inferno". Gli ho fatto osservare che se avesse detto che gli uomini erano stati affrancati dalla schiavit per paura dell'inferno, avrebbe almeno fatto riferimento a un inoppugnabile fatto storico. [63] In effetti la sparizione della schiavit - una delle pi clamorose e stupefacenti rivoluzioni, conseguenti al cristianesimo (un evento unico in quanto la schiavit esisteva da sempre, tanto da essere addirittura ritenuta naturale, un diritto) - ha avuto un motivo esclusivamente spirituale. [64] Non c' affatto una ideologia sociale o politica all'origine di questo sconvolgimento, ma un uomo: Ges. Il fatto che fin da Paolo sia stata proclamata la totale uguaglianza - in forza di Cristo - di ebrei e pagani, uomini e donne, schiavi e liberi, il fatto che la Chiesa abbia portato dovunque, con la fede, questo annuncio di liberazione e che, nel momento delle grandi conquiste e dell'apogeo del pato, il Successore di Pietro, l'amico di Ges, abbia proclamato davanti al mondo, contro tutti gli appetiti delle potenze politiche ed economiche planetarie, che Indios veros homines esse, [65] una rivoluzione, un capovolgimento di mentalit che non si spiega certo con l'eredit della cultura classica (teorizzavano lo schiavismo sia i filosofi greci che il diritto romano), n era patrimonio della tradizione ebraica, tantomeno apparteneva alla cultura islamica. Non stato neanche - come qualcuno potrebbe credere - l'esito di un progresso civile, di un'evoluzione storica neutrale, perch - anzi - di l a poco, con la frattura protestante, l'avvento della cultura laica, illuminista e l'indebolirsi della Chiesa, torner a dominare proprio l'ideologia razziale della disegueglianza degli esseri umani. Addirittura giustificata con teorie scientifiche. [66] Dunque quella rottura storica, che andava contro le cosiddette leggi di natura, cio le leggi del dominio, era tutta e solo dovuta all'irrompere di Ges nella storia. Era dovuta al suo fare scudo agli uomini indifesi col suo stesso corpo, al suo essersi messo al posto di tutte le vittime e di tutti i sofferenti, al suo espiare per ciascun uomo, perfino per i colpevoli. Nessuno uomo poteva pi essere vulnerato, nel corpo o nell'anima. Come notava Lon Bloy: Ges sta al centro di tutto, assume tutto e si fa carico di tutto, tutto soffre. E" impossibile colpire oggi un qualunque essere senza colpire lui, impossibile umiliare qualcuno o annientarlo, senza umiliare lui, maledire o assassinare uno qualsiasi, senza maledire o uccidere lui. [67] C' voluto un grande filosofo come Ren Girard per far capire la colossale rivoluzione portata nella storia umana dal racconto evangelico della vita e della morte di Ges. [68] Cos cambi tutto. Nulla fu pi come prima. Anche se ci vollero secoli. Kant era convinto che il Vangelo fosse la fonte da cui scaturita la nostra cultura, tutto ci che noi chiamiamo la civilt. Se Ges non fosse nato, se non fosse stato fra noi - per fare qualche esempio - non ci sarebbero stati n l'Europa moderna (con tutto quello che ha dato al mondo, europeizzandolo), n pi il ricordo e le opere dell'antichit greca e romana che furono custodite e tramandate dai monaci. Non ci sarebbe stata neanche la moderna economia, [69] col suo inedito benessere perch sempre i monaci - seguendo Ges lavoratore - nobilitarono il lavoro manuale, un tempo ritenuto prerogativa degli schiavi, al livello divino della preghiera, e trasformarono l'Europa devastata dalle invasioni barbariche e coperta di foreste selvagge e acquitrini, in un giardino fertile e rigoglioso. Come ebbe a dire Henry Goodel i monaci benedettini lungo un arco di 1500 anni salvarono l'agricoltura. Quindi la sopravvivenza stessa dei popoli e il loro futuro. Un altro studioso aggiunse: Dobbiamo ai monaci la ricostruzione agraria di gran parte dell'Europa, [70] con tutto ci che comport in termini di alimentazione, benessere, esplosione demografica. Educatori economici, li defin lo storico Henri Pirenne. L'abolizione della schiavit [71] port all'invenzione (sostitutiva) di macchine per sfruttare l'energia idraulica che i monaci usavano per battere il frumento, setacciare la farina, follare i panni e per la conciatura. [72] Cos, questa messa al bando della logica dei sacrifici umani (a cui apparteneva lo schiavismo), non solo non fece decadere la societ, come riteneva Nietzsche, ma fece fare un balzo avanti nella tecnologia che produsse vantaggi straordinari e immensi progressi. I monaci insegnarono ai contadini a dissodare, bonificare, coltivare e irrigare e l'Europa divenne fertile. I monaci introdussero l'allevamento del bestiame e Pagina 11

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt dei cavalli, la fabbricazione della birra, l'apicoltura, la frutticoltura. Dovettero ai monaci la propria esistenza il commercio del grano in Svezia, la fabbricazione del formaggio a Parma, i vivai di salmone in Irlanda [73] e tante altre cose. Citiamo - per fare un altro esempio - la produzione del vino e la stessa scoperta dello champagne che si pu far risalire a un monaco benedettino, Dom Perignon, dell'Abbazia di Saint Pierre a Hautvillers sulla Marna. [74] Grazie a questa fiorente agricoltura rifondata dai monaci l'Europa super la sussistenza e fior il suo successivo progresso che umanizz il mondo. Perfino la celebre bellezza del paesaggio italiano - specialmente della campagna umbra e toscana - porta il segno vivo del cattolicesimo che - secondo Franco Rodano - ha plasmato la millenaria capacit contadina (conservata dalla Controriforma) di vivere il lavoro non solo come duro travaglio disseminato di "spine e triboli", ma anche come accurata e paziente ricerca, al tempo stesso, del necessario e del bello. [75] Tutta questa fioritura di una civilt non era stata perseguita dai monaci. Loro cercavano solo il regno di Dio, il resto - secondo la promessa di Ges - fu dato in sovrappi. Fu il frutto di una liberazione dell'umano. I monaci non avevano un progetto sociale, politico o culturale. Il loro pensiero quotidiano era alla Gerusalemme celeste, quella che rappresentavano come l'incontro definitivo con Ges. Ecco le travolgenti parole di un autore monastico del XII secolo: Egli il bellissimo d'aspetto, il desiderabile a vedersi, colui che gli angeli desiderano contemplare. Egli il re pacifico, il cui volto tutta la terra desidera. Egli la propiziazione dei penitenti, l'amico dei miseri, il consolatore degli afflitti, il custode dei piccoli, il maestro dei semplici, la guida dei pellegrini, il redentore dei morti, forte ausilio di chi combatte, pio remuneratore di chi vince. Egli l'altare d'oro nel Santo dei Santi, dolce riposo dei figli, visione di gioia per gli angeli [...]. Che gli renderemo per tutto ci che ci ha donato? Quando saremo liberati dal corpo di questa morte? Quando saremo inebriati dall'abbondanza della casa di Dio nella sua luce vedendo la luce? Quando apparir Cristo, vita nostra, e noi con Lui nella gloria?. [76] Ecco cos'avevano nel cuore e nella mente questi uomini forti e temerari mentre - in fraternit, umilt e obbedienza - salvavano la bellezza dalla barbarie, l'umanit dalla bestialit, mentre trascrivevano codici, dissodavano campi, dipingevano miniature, sanavano paludi, costruivano abbazie, inventavano sistemi di irrigazione e coltivazione e cantavano a ogni ora le lodi di Dio, dagli abissi delle foreste alle pendici delle montagne. Mi sono soffermato su particolari di vita quotidiana per sottolineare quante piccole, innumerevoli conseguenze - senza che ne abbiamo coscienza - ebbe la vita di Ges. Ma bisognerebbe menzionare anche cose e istituzioni pi importanti. Non ci sarebbero state n scuole, n universit, n ospedali, [77] con tutta una serie di grandi opere di carit, [78] n la scienza moderna e la tecnologia che conosciamo, senza i monaci che vivevano nella meditazione della vita di Ges. [79] E nemmeno la musica. E" facile provare storicamente che queste istituzioni, nate nel medioevo cristiano (insieme alle Cattedrali e all'arte occidentale), sarebbero state del tutto inconcepibili senza la storia cristiana. Se Ges non fosse venuto fra noi non sarebbe stato possibile conoscere neanche l'amore come oggi lo conosciamo, cio la felicit terrena fra un uomo e una donna innamorati che formano una famiglia, generano figli e si sostengono per la vita, facendo crescere la loro comunit e quindi il loro popolo. E" quanto mostra Denis De Rougement nella sua memorabile opera L'amore e l'Occidente. Prima di Ges all'uomo si presentava solo la disperata alternativa fra i contratti matrimoniali, dove non era previsto l'amore (e dove la donna era propriet del marito),[80] e l"amour passion, il mito della fusione e dell'estasi, sempre inappagata. Era l'uomo condannato all'infelicit nel suo desiderio di infinito. L'incarnazione del Verbo nel mondo scrive De Rougement questo l'inaudito evento che ci libera dall'infelicit di vivere. [81] I popoli cristianizzati scoprono, grazie all'insegnamento della Chiesa e alla testimonianza dei santi, l'amore monogamico e indissolubile di cui parla Ges. Prende inizio quella nuova storia dell'amore, finalmente felice, che si chiama famiglia: Amare diviene allora un'azione positiva, un'azione di trasformazione. Ges comand addirittura: Amate i vostri nemici. Dentro questa misura divina e infinita, chiese l'abbandono dell'egoismo, dell'io fatto di desiderio e d'angoscia; la morte dell'uomo isolato, ma altres la nascita del prossimo. A coloro che gli domandano ironicamente "chi il mio prossimo?" Ges risponde: l'uomo che ha Pagina 12

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt bisogno di te. Tutti i rapporti umani, da quell'istante, mutano di senso. Il nuovo simbolo dell'Amore non pi la passione infinita dell'anima in cerca di luce, ma il matrimonio di Cristo e della Chiesa. Lo stesso amore umano ne viene trasformato [...]. Un amore siffatto, essendo concepito sull'immagine dell'amore di Cristo per la sua Chiesa (Ef. 5, 25), pu essere veramente reciproco. Perch egli ama l'altro com', anzich amare l'idea dell'amore o la sua vampa mortale e deliziosa. Inoltre un amore felice, malgrado gli impacci del peccato, in quanto conosce fin da quaggi, nell'obbedienza, la pienezza del suo ordine. [82] Ges fa scoprire l"agap, l'amore che riconosce un tu prima di affermare il proprio desiderio. L'amore che ama l'altro (accettandone i limiti) e non l'idea dell'altro. L'amore che perdona e che sostiene. E dunque Tristano pu finalmente sposare la sua Isotta, smettendola di farne il simbolo del Desiderio (sempre inappagato e smanioso di morte). Pu sposarla sperimentando con lei la felicit e la fatica dei giorni, pu generare dei figli e costruire la dimora degli uomini, scoprendo il vero eroismo che quello della vita quotidiana, quello - come diceva Charles Pguy - del misconosciuto padre di famiglia e della madre. Un amore che crea e fa crescere, non distrugge nel possesso, un amore che permane fedelmente e quindi costruisce nel tempo. Un amore che protegge, che aiuta e che sostiene - per dirla con Chesterton - la pi straordinaria delle trasgressioni e la pi romantica delle rivolte. [83] E" anche la base della civilt, questo delicato e fragilissimo ponticello di umanit che sta sospeso sull'abisso dell'istinto selvaggio. E anche la base di ogni Stato concepito come casa di un popolo. Del resto senza Ges non avremmo mai avuto neanche lo Stato laico, perch - come ha dimostrato Joseph Ratzinger in un memorabile discorso alla Sorbona - Ges che ha desacralizzato il potere, il quale da sempre aveva usato le religioni per assolutizzare se stesso. Dopo Ges, Cesare non si pu pi sovrapporre a Dio, non pu avere pi un potere assoluto sulle persone e le cose. Con Ges inizia veramente la storia della libert umana. \-\ * La rivoluzione Puro filosofo quale sono e, per sincerit verso me stesso, voglio restare, scrisse Benedetto Croce io stimo che il pi profondo rivolgimento spirituale compiuto dall'umanit sia stato il cristianesimo. [84] Pur rimanendo laico, Croce nel memorabile saggio del 1942 Perch non possiamo non dirci cristiani, osserv: Il Cristianesimo stato la pi grande rivoluzione che l'umanit abbia mai compiuta: cos grande, cos comprensiva e profonda, cos feconda di conseguenze, cos inaspettata e irresistibile nel suo attuarsi, che non meraviglia che sia apparso o possa ancora apparire un miracolo, una rivelazione dall'alto, un diretto intervento di Dio nelle cose umane, che da lui hanno ricevuto legge e indirizzo affatto nuovo. Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate. [...] E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni [...] non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana, in relazione di dipendenza da lei, a cui spetta il primato perch l'impulso originario fu e perdura il suo. Quale motivazione adduce il filosofo di un tale giudizio? La ragione di ci spiega Croce che la rivoluzione cristiana oper nel centro dell'anima, nella coscienza morale, e, conferendo risalto all'intimo e al proprio di tale coscienza, quasi parve che le acquistasse una nuova virt, una nuova qualit spirituale, che fin allora era mancata all'umanit. Gli uomini, i geni, gli eroi che furono innanzi al Cristianesimo, compirono azioni stupende, opere bellissime, e ci trasmisero un ricchissimo tesoro di forme, di pensieri e di esperienze; ma in tutti essi si desidera quel proprio accento che noi accomuna e affratella, e che il Cristianesimo ha dato esso solo alla vita umana. Sulla sua scia anche un altro grande intellettuale laico, Federico Chabod, nella Storia dell'idea d'Europa, scrive: Non possiamo non essere cristiani, anche se non seguiamo pi le pratiche di culto, perch il Cristianesimo ha modellato il nostro modo di sentire e di pensare in guisa incancellabile; e la diversit profonda che c' fra noi e gli Antichi, fra il nostro modo di sentire la vita e quello di un contemporaneo di Pericle e di Augusto proprio dovuta a questo gran fatto, il maggior fatto senza dubbio della storia universale, cio il Pagina 13

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt verbo cristiano. Anche i cosiddetti "liberi pensatori", anche gli "anticlericali" non possono sfuggire a questa sorte comune dello spirito europeo. [85] In effetti pure il cardinale Giuseppe Siri notava che in Europa (ma oggi in gran parte del mondo, visto che la cultura europea ha globalizzato tutte le civilt) l'aria impregnata di Ges Cristo, anche dove non lo si vuole, anche dove non lo si ama, dove lo si bestemmia, dove non lo si cerca, lo si rinnega. Se Ges non ci fosse stato, se il mondo non avesse avuto quei due anni e mezzo, brevissimi e folgoranti, della sua vita pubblica - per fare qualche altro esempio pratico - le donne oggi non sarebbero considerate creature come gli uomini, non avrebbero eguali diritti, sarebbero ritenute ancora esseri su cui gli uomini hanno potere di vita e di morte, com'era perfino nella Roma imperiale, patria del diritto. [86] La Roma di Ponzio Pilato e di sua moglie Claudia che (avendo fatto un sogno che l'aveva turbata o forse avendo avuto contatti con seguaci del Nazareno e avendo sentito parlare di lui) lo esort accoratamente a non condannare Ges. Il messaggio di Claudia (a Pilato) scrive Fulton Sheen fu l'epitome di tutto ci che il cristianesimo avrebbe fatto per le donne pagane. Ella l'unica donna romana citata nei Vangeli... Quel suo sogno era l'epitome dei sogni e dei desideri di un mondo pagano, la secolare speranza di questo mondo in un uomo giusto: un salvatore. [87] In effetti con Ges che alle donne finalmente vengono riconosciuti la stessa dignit e lo stesso valore dell'uomo. E" un cambiamento incommensurabile. Se Ges non fosse vissuto, vecchi e malati continuerebbero a essere abbandonati. Se Ges non ci fosse stato non esisterebbero i diritti dell'uomo. N la democrazia (ripeto: la democrazia e la libert sarebbero stati inconcepibili). Si tratta di conseguenze che sono state rilevate dagli studiosi, indipendentemente dal loro eventuale credo religioso. Thomas S. Eliot espresse lo stesso paradosso: Un singolo europeo pu non credere che la fede cristiana sia vera, e tuttavia tutto ci che egli dice e fa scaturir dalla parte della cultura cristiana di cui erede, e da quella trarr significato. Solamente una cultura cristiana avrebbe potuto produrre un Voltaire e un Nietzsche. [88] Se Ges non fosse vissuto probabilmente avremmo ancora un sistema economico fondato strutturalmente sulla schiavit e quindi arretrato (oltrech disumano e bestiale), sempre al limite della sussistenza. Invece Ges venuto e il continente che l'ha accolto, il continente che Roma aveva preparato e che diventato quello cristiano per eccellenza, l'Europa, di colpo ha fatto un salto di qualit inaudito, lasciando indietro il resto del mondo, perfino civilt molto pi antiche, come quella cinese. Dopo Ges e grazie a lui l'essere umano fiorito: con la sua intelligenza, la sua umanit, la sua creativit, la sua razionalit (soprattutto!) e innanzitutto la sua libert. A illustrarlo in un libro brillante non un apologeta cattolico, ma un sociologo americano, Rodney Stark. Il volume uscito in Italia col titolo: La vittoria della Ragione. Sottotitolo: Come il cristianesimo ha prodotto libert, progresso e ricchezza. Il suo excursus lungo i secoli documentatissimo: quando gli europei per primi cominciarono a esplorare il mondo, ci che li stup fu la scoperta del loro grado di superiorit tecnologica rispetto alle altre societ. Oltretutto bisogna considerare il fatto che l'Europa - dopo il crollo dell'Impero romano - era partita da condizioni quasi primitive. Stark prende anche in considerazione alcuni particolari emblematici della vita quotidiana che per sottintendono una tecnologia e una notevole civilt: Perch per secoli gli europei rimasero gli unici a possedere occhiali da vista, camini, orologi affidabili, cavalleria pesante o un sistema di notazione musicale?. Il perch - risponde Stark risale a quella razionalit e a quel genio della realt fioriti col cristianesimo. Gli esempi sembrano minimi (gli occhiali, i camini), ma si tratta di oggetti di uso quotidiano che hanno letteralmente rivoluzionato la vita e la qualit della vita. Si possono citare conquiste ben pi grandi. Stark dimostra che dal cristianesimo, dalla certezza di un Dio che ha razionalmente ordinato il cosmo, che deriva la straordinaria fede nella ragione che connota l'Occidente cristiano. Sin dagli albori i padri della Chiesa insegnarono che la ragione era il dono pi grande che Dio aveva offerto agli uomini... Il cristianesimo fu la sola religione ad accogliere l'utilizzo della ragione e della logica come guida principale verso la verit religiosa. E" per questo che un grande convertito del Novecento, lo scrittore inglese Gilbert K. Chesterton fa dire a un suo personaggio: Il convertito non abbandona assolutamente Pagina 14

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt le ricerche e nemmeno le avventure.. la gente ha grossolanamente frainteso... Diventare cattolici non vuol dire rinunciare a pensare, esattamente come guarire dalla paralisi non vuol dire cessare di muoversi, bens imparare movimenti esatti. [89] Da qui, da questa vittoria della ragione, da questa certezza che il mondo non una divinit, n un capriccio di oscure divinit inconoscibile dagli uomini, ma creato da Dio secondo il Logos razionale e pu essere compreso e dominato dall'uomo, deriva la scienza. Stanley Jaki ha dimostrato in Science and Creation come il pensiero scientifico moderno nato su fondamentali presupposti cristiani, e analizza sette civilt non cristiane (araba, babilonese, cinese, egiziana, greca, hindu e maya) nelle quali la scienza nacque morta proprio per la loro concezione della natura, di Dio e della ragione. [90] Insieme con la scienza, da queste basi cristiane viene anche la tecnologia e, pi profondamente, la stessa idea di libert personale, su cui fiorisce - per esempio - come conseguenza sociale, pure quel sistema di produzione e di libero scambio regolato che ha portato a una prosperit mai conosciuta prima nella storia umana. Naturalmente potremmo dettagliare tutte le cose che sono contenute in questa rivoluzione: la nobilitazione del lavoro umano e i diritti di chi lavora, la legittimazione teologica e morale della propriet privata e del giusto profitto (ma anche il suo uso sociale), il diritto della persona a non essere schiavizzato che ha provocato, come si detto, una quantit di scoperte e conquiste tecnologiche, ma soprattutto la dottrina dei diritti dell'uomo che fior nelle universit medievali e nella teologia successiva. Ed stata recepita nelle istituzioni moderne. Come diceva Arnold Toynbee, la democrazia una pagina strappata dal Vangelo. E" iniziata la libert quando stata sancita la limitazione dell'arbitrio dello Stato, da quando cio a Cesare stato dato solo ci che era di Cesare e si riconosciuto che c'erano beni indisponibili per lo Stato: ci che appartiene a Dio. Era la fine dello stato assoluto e divino. Che si verificata grazie al cristianesimo, alla presenza della Chiesa. Lo stesso Bertrand Russell, nel suo libro pi anticristiano, lo riconosce sorprendentemente: La libert che vige nei paesi in cui la civilt ha origine europea (cio la sola libert esistente nel mondo, nda) si pu storicamente far risalire al conflitto fra Chiesa e Stato nel medioevo. [91] E" tutto un sistema di pensiero e di valori che ha letteralmente dato forma al nostro vivere quotidiano e che deriva da ci che Ges ha portato nella storia umana. Il progresso stesso un concetto nato dai padri della Chiesa e non concepibile se non nella concezione cristiana della storia. Stark dettaglia le conseguenze della rivoluzione cristiana fino a particolari a cui noi di solito neanche facciamo caso, ma che hanno umanizzato il mondo. Una quantit di nostri gesti quotidiani, come accendere la luce, avere acqua e riscaldamento in casa, muoversi a velocit inaudita sul pianeta coprendo distanze immense, comunicare da un capo all'altro del mondo, disporre di cibo oltre ogni immaginazione, dominare lo spazio, debellare tante malattie allungando la vita umana di decenni... Tutto questo - letteralmente - non sarebbe stato neanche immaginabile senza quella conoscenza razionale e scientifica che ci ha portato il cristianesimo. Non un caso se le conquiste dell'Occidente cristiano hanno civilizzato tutto il mondo. [92] Ripeto che stiamo facendo solo una valutazione dei fatti perch, per i cristiani, il fine ultimo non questa liberazione storica, il cristianesimo non si identifica con la civilt (n ovviamente con una civilt, per esempio quella occidentale). Ges - dice la Chiesa - non venuto innanzitutto per civilizzare il mondo, ma per santificare gli uomini, [93] per renderli, da bestiali, divini. [94] Ma noi per ora stiamo indagando sull'uomo Ges e su ci che storicamente la sua vita ha determinato. Ancora pi esplicito il libro di uno storico americano, Thomas E. Woods: Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, che segnala l'immensa quantit e qualit di cose di cui siamo debitori al cristianesimo. Perfino per l'elaborazione del concetto di diritto internazionale che si deve non agli intellettuali illuministi, ma alle universit spagnole del Cinquecento, specialmente a Francisco de Vitoria (sacerdote e teologo). E non si tratta solo di dottrina teorica: c'erano di mezzo i diritti umani di tanti popoli, soprattutto nelle terre appena scoperte. [95] Hegel - il grande nemico filosofico della Chiesa - ha sentenziato: Cristo il cardine della storia. [96] In effetti dopo di lui nulla stato pi come prima. Tutto cambiato. Non che sia mutato l'uomo: resta la sua bestiale ferocia e - sotto diverse maschere sempre persister la tentazione diabolica del potere e dell'abuso. Perfino inalberando strumentalmente vessilli cristiani. Anche i cristiani, come i Pagina 15

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt musulmani, i pagani o gli atei hanno commesso crimini, ma qual l'immensa novit? Che i cristiani mai potranno giustificarsi richiamandosi a Ges [97] perch lui (che non uccise nessuno e si fece uccidere) sempre con le vittime (di tutti). [98] Non cos - per esempio - per Maometto e i musulmani. Consideriamo anche solo il massacro della comunit ebraica di Medina, i Quraiza. Maometto fece scavare grandi fosse nel mercato di al- Madina. Gli ebrei vi furono condotti legati e furono decapitati uno per uno sull'orlo del fosso, poi gettati nel fosso stesso. Secondo gli uni erano seicento o settecento; secondo altri ottocento o novecento [...]. Poi furono venduti le donne e i bambini (come schiavi, nda). Il denaro ricavato dalla vendita e gli oggetti mobiliari furono spartiti, inoltre il profeta prese per s come concubina la bella Rayhana, vedova di uno dei giustiziati. [99] Uccisi a freddo, nel corso di diverse ore, dunque, e altri orrori. Un grande arabista come Francesco Gabrieli ha scritto: Questo inutile bagno di sangue resta come la pi perturbante macchia nella carriera religiosa del Profeta. Non condividiamo le disinvolte spiegazioni di chi se la sbriga sentenziando che "l'etica di Maometto non la nostra" [...]. E" anche da quell'episodio che ne consegu che chi, allora e poi, sparse sangue umano per la causa dell'islam, non ag affatto contro lo spirito di Maometto; mentre chi lo sparse in nome della fede cristiana ha sempre agito contro lo spirito di Ges. Il principio "l'etica di Maometto non la nostra" pu bastare a spiegare l'aspetto guerriero dell'Islam, ma non gli assassini individuali e i massacri di inermi di cui il Profeta si macchi. [100] \-\ * Gli occhi dei bambini Come e perch Ges riuscito a capovolgere la storia in un modo unico e radicale? I cristiani rispondono indicando il suo potere divino. Ma noi ora vogliamo restare alle considerazioni degli avversari della Chiesa. Sentiamo dunque la risposta di uno dei nemici pi acerrimi del cristianesimo, Friedrich Nietzsche: Dio in croce: si continua ancora a non comprendere lo spaventoso mondo di pensieri nascosto in questo simbolo? Tutto quanto soffre, tutto quanto appeso alla croce, divino... Noi tutti siamo appesi alla croce, quindi noi siamo divini. [101] Ecco la rivoluzione di Ges. Tutti hanno pensato di cambiare il mondo uccidendo. Ges solo l'ha cambiato lasciandosi uccidere. La rivoluzione cristiana, che per Nietzsche la pi grande sciagura, sta nel fatto che - dopo la croce di Ges - nessun essere umano pu essere pi ritenuto, per principio, sacrificabile. Ma proprio sui sacrifici umani nelle loro molteplici forme, politiche, rituali, sociali o militari - sono stati edificati da sempre tutti i regni e gli imperi, quindi Ges - inchiodato al patibolo - un colpo mortale alla storia precedente (come rileva Nietzsche), uno spazzar via tutta la storia pagana, fondata sul dominio del pi forte. Per questo chi come Nietzsche a quella storia pagana vorrebbe tornare giudica Ges come la peggiore sciagura del mondo: L'individuo fu tenuto dal cristianesimo cos importante, posto in modo cos assoluto, che non lo si pot pi sacrificare scrive il filosofo dell'Anticristo ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani [...] E questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo, vuole giungere appunto a far s che nessuno venga sacrificato.... [102] Tutti noi oggi consideriamo naturale che ogni essere umano abbia diritti inviolabili, che non possa essere propriet di nessuno e da nessuno sacrificabile, ma non affatto cos. E" sempre stato naturale l'esatto contrario. Peter Singer, [103] il famoso bioeticista che vuole disfarsi dell'eredit ebraico- cristiana - c'informa che i nostri atteggiamenti attuali datano dal sorgere del Cristianesimo. E" da quando Ges di Nazaret passato su questa terra che tutto cambiato. Infatti se ritorniamo alle origini della civilt occidentale, ai tempi dei Greci e dei Romani, spiega Singer troviamo che l'appartenenza alla specie homo sapiens non era sufficiente a garantire la protezione della propria vita. Non c'era rispetto per le vite degli schiavi o degli altri "barbari"; e anche tra gli stessi Greci e Romani, i neonati non avevano un automatico diritto alla vita. I neonati deformi venivano uccisi esponendoli alle intemperie sulla cima di una collina. Platone e Aristotele pensavano che lo Stato dovesse imporre l'uccisione dei neonati deformi. I tanto celebrati codici legislativi attribuiti a Licurgo e Solone contenevano disposizioni analoghe. [104] Ma veramente cos? Davvero con Ges che tutto cambia? Se interpelliamo un altro importante intellettuale laico del nostro tempo come Richard Rorty (simbolo del neopragmatismo Pagina 16

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt americano) troviamo lo stesso giudizio. Rorty, in Objectivity, relativism and Truth. Philosophical papers (Cambridge 1991) nota: Se si guarda a un bambino come a un essere umano, nonostante la mancanza di elementari relazioni sociali e culturali, questo dovuto soltanto all'influenza della tradizione ebraicocristiana e alla sua specifica concezione di persona umana. E" con Ges che anche i bambini diventano persone. Il suo sguardo di tenerezza e di protezione nei loro confronti ha anch'esso letteralmente cambiato lo sguardo del mondo. Nei Vangeli evidente la sua struggente commozione verso i bambini. Lo si comprende quando li abbraccia, o quando, prendendola per mano, resuscita la fanciulla morta. Le dice: Talit kum (Mc. 5,41), che significa letteralmente agnellino, alzati [105] (e come si rivela attento e realista subito dopo, quando, nella immaginabile concitazione dei presenti, raccomanda alla mamma: Datele da mangiare). C' poi quel senso di protezione verso di loro: il suo sguardo, sempre mite, sembra d'improvviso lanciare fiamme per difendere l'innocenza della loro anima, che anche la purit di quanti credono in lui; la sola frase terribile, spaventosa del Vangelo, quella in cui tuona: Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina e fosse gettato negli abissi del mare (Mt. 18,6). Ma c' anche di pi. I bambini per lui sono addirittura l'esempio da cui imparare. Una volta, lungo il cammino, gli apostoli confabulano su chi fra loro fosse il pi grande. Arrivati a un villaggio, Ges si siede, li guarda e chiede di cosa discutevano. Davanti al loro silenzio imbarazzato il Maestro, con dolcezza, spiega: Se uno vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti. Poi preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse: In verit vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini non entrerete nel regno dei cieli. Perch chiunque diventer piccolo come questo bambino, sar il pi grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me (Mt. 18,2-5). E un giorno in cui i discepoli sgridavano i bambini che letteralmente assalivano Ges, il quale li prendeva in braccio e li benediceva, egli s'indign per il comportamento dei suoi e disse: Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite, perch a chi come loro appartiene il Regno di Dio (Mc. 10,13-14). Non i sapienti, non gli eroi o i forti di Nietzsche, non i potenti o i giusti sono indicati come l'esempio da ammirare, ma i bambini. Non si pu apprezzare la forza di queste parole scrivono Corrado Augias e Mauro Pesce se non si considera che i bambini, in una societ contadina primitiva, erano nulla, erano non persone, proprio come i miserabili. Un bambino non aveva nemmeno diritto alla vita. Se suo padre non lo accettava come membro della famiglia, poteva benissimo gettarlo per la strada e farlo morire, oppure cederlo a qualcuno come schiavo. [106] Questo era il mondo prima di Ges. Bambini, miserabili, donne, vecchi, schiavi, malfamati, peccatori, ammalati, storpi e deformi, tutti coloro che erano considerati cose o rifiuti o esseri di minor valore o erano disprezzati, per Ges proprio loro sono le creature pi importanti, quelli a cui va specialmente il suo amore e la sua cura, coloro che passano avanti a quanti si sentono forti, giusti e importanti. Nella sua fondamentale opera Da Hegel a Nietzsche. La frattura rivoluzionaria nel pensiero del secolo XIX (Einaudi 1949), Lowith scrive: Il mondo storico in cui si potuto formare il "pregiudizio" che chiunque abbia un volto umano possieda come tale la "dignit" e il "destino" di essere uomo, non originariamente il mondo, oggi in riflusso, della semplice umanit, avente le sue origini nell""uomo universale" e anche "terribile" del Rinascimento, ma il mondo del Cristianesimo, in cui l'uomo ha ritrovato attraverso l'Uomo- Dio, Cristo, la sua posizione di fronte a s e al prossimo. Non si tratta solo di questioni filosofiche, ma di ci che ha fatto nascere la persona umana nella storia e quindi i diritti della persona, la sua libert, e che ha generato un oceano di carit, quell'immensa quantit di istituzioni, opere e iniziative che hanno letteralmente coperto - da secoli - l'Europa e il mondo, dove per la prima volta nella storia umana uno stuolo incalcolabile di persone - a diverso titolo (anche con donazioni e testamenti, come con l'offerta di se stessi) si speso per alleviare sofferenze, aiutare disperati, provvedere ad affamati, curare amorosamente ammalati, bimbi abbandonati e reietti. Uno spettacolo unico nella storia dell'umanit che nato dalla compassione che Ges aveva per i poveri, i sofferenti, gli ammalati, gli appestati, i menomati e che ha plasmato una civilt definita dalla solidariet e piena di istituzioni di Pagina 17

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt assistenza. Lo stesso Voltaire - anticlericale accanito - si arrese davanti a questo immenso e millenario spettacolo di amore dei seguaci di Ges, specialmente di tante donne: Non vi forse nulla di pi grande, sulla terra, del sacrificio della giovinezza e della bellezza compiuto dal gentil sesso giovani spesso di nobili natali - al fine di poter lavorare negli ospedali per l'alleviamento della sofferenza umana; la vista del qual sacrificio cosa rivoltante, per il nostro animo delicato. Gli individui che si sono staccati dalla religione romana hanno imitato in modo assai imperfetto un cos alto spirito di carit. [107] Prima di Ges, scrive Fielding Garrison, storico della medicina, l'atteggiamento degli uomini verso la malattia e la sfortuna non era di compassione... il merito di aver dato sollievo su vasta scala alla sofferenza umana appartiene al Cristianesimo. [108] E" precisamente la colpa che Nietzsche gli imputa: Il cristianesimo ha preso le parti di tutto quanto debole, abietto, malriuscito.' [109] Con Ges irrompe nel mondo la compassione di Dio. O, secondo Ren Girard, la piet per le vittime. E" entrata nel mondo la verit e la verit vi far liberi, aveva detto Ges. Spiega Girard che l'azione del cristianesimo nel nostro mondo ha reso possibile a tutti riconoscere le situazioni di oppressione e di persecuzione e chiamare le cose con il loro nome. Ha reso possibile conoscere la propria dignit e la dignit di ciascuno, cosa che, di fatto, alla lunga, delegittima e demolisce il dominio dell'arbitrio: nel corso dei secoli tale tendenza ha creato una societ che non comparabile a nessun'altra, e questa tendenza oggi ha unificato il mondo. [110] In genere noi non facciamo caso a questa globalizzazione spirituale, ma davvero, anche ormai in societ non cristiane, penso per esempio all'India, ha fatto irruzione quella che Girard chiama la preoccupazione per le vittime portata da Ges. Si tratta di un'assoluta novit nella storia umana: E" un fenomeno senza precedenti afferma Girard. Per quanto si esaminino le testimonianze antiche e si facciano inchieste... non si trover nulla che assomigli anche solo da lontano alla preoccupazione moderna per le vittime. N la Cina dei mandarini, n il Giappone dei samurai, n le Indie, n le civilt precolombiane, n la Grecia, n la Roma della repubblica o dell'Impero si curavano minimamente delle vittime che, con mano generosa, sacrificavano ai loro di, all'onore della patria, all'ambizione di grandi o piccoli conquistatori. [111] Ripeto: non che non vi siano state e non vi siano ricadute, anche gravissime, orrende, nella storia attuale, ma appunto - dopo il Golgota, il macello di Dio da parte dei poteri di questo mondo - il loro volto demoniaco stato smascherato e la contraddizione con gli enunciati umanisti (e con ogni forma di moralit) sar sempre stridente: Ormai per sfuggire davvero al cristianesimo, il nostro mondo dovrebbe rinunciare del tutto alla sensibilit per le vittime ed appunto quello che Nietzsche e il nazismo avevano compreso. [112] In questo senso si realizza sotto i nostri occhi, anche storicamente, l'affermazione di Ges: Io ho vinto il mondo (Gv. 16,33). Dichiarazione che poteva sembrare davvero molto velleitaria, folle, da povero illuso, quando la pronunci, cio alla vigilia del suo massacro, oltretutto annunciando persecuzioni anche ai suoi. Eppure, proprio attraverso quella sua croce, Ges ha vinto il mondo, ha vinto i forti e i potenti esaltati da Nietzsche. Ha davvero sbaragliato i poteri di questo mondo, paradosso supremo, con la sua sconfitta. Accettando volontariamente il sacrificio di s. Racconta Robert Hugh Benson: Il Venerd Santo, sotto le rovine del Palatino, andai alla chiesa di San Toto e ascoltai quel versetto: "Se liberi costui non sei amico di Cesare" (Gv. 19,12). Oggi "costui" il Re mentre Cesare non nulla. [113] \-\ * Gandhi, la Ginzburg e il crocifisso Infatti, storicamente, Ges rimane. I poteri mondani passano. Tutto ci che di buono, di umano, di vero stato detto o fatto nella storia umana, in questi venti secoli, porta l'impronta o l'evocazione di lui. Non un'affermazione di fede, ma una constatazione storica. Che pot fare, per esempio, anche Elio Vittorini sul Politecnico, quindi non certo un clericale: Come cultura, Cristo non meno importante di ci che come fede o vita dei fedeli. Nulla di quanto gli uomini hanno detto di nuovo o concreto o anche solo utile, dopo di lui, stato detto in contrasto con lui. [114] E ogni volta che si vorr Pagina 18

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt difendere l'uomo, si trover legittimit e forza evocando Ges. Perfino quando - fra Ottocento e Novecento - nasceranno i primi movimenti socialisti: il loro slancio umanitario, il grido dei miseri e degli sfruttati pronuncia il suo nome. Ignazio Silone, nel romanzo Uscita di sicurezza, descrivendo la sede della lega dei contadini, dentro una baracca per terremotati, dice: Affisso in una parete c'era un quadro che raffigurava Cristo Redentore, avvolto in un lungo camice rosso e sormontato dalla scritta: "Beati gli assetati di giustizia!". Nel 1988 scoppi in Italia una polemica sulla presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Soprattutto da Sinistra - per motivi ideologici e politici - arrivavano contestazioni e richieste di cancellazione di quel segno. Fu Natalia Ginzburg, scrittrice di sinistra e di origini ebraiche, a opporsi sull"Unit (del 22 marzo) con un articolo dal titolo Non togliete quel crocifisso. Scrisse fra l'altro: Il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. E" l'immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l'idea dell'uguaglianza fra gli uomini fino allora assente. La rivoluzione cristiana ha cambiato il mondo. Vogliamo forse negare che ha cambiato il mondo? Sono quasi duemila anni che diciamo "prima di Cristo" e "dopo Cristo". O vogliamo forse smettere di dire cos? Il crocifisso il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi, evocano le sue sofferenze. La croce che pensiamo alta in cima al monte, il segno della solitudine nella morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Ges Cristo il figlio di Dio. Per i non cattolici, pu essere semplicemente l'immagine di uno che stato venduto, tradito, martoriato ed morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi ateo, cancella l'idea di Dio ma conserva l'idea del prossimo. Si dir che molti sono stati venduti, traditi e martoriati per la propria fede, per il prossimo, per le generazioni future, e di loro sui muri delle scuole non c' immagine. E" vero, ma il crocifisso li rappresenta tutti. Come mai li rappresenta tutti? Perch prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidariet fra gli uomini. Ges Cristo ha portato la croce. A tutti noi accaduto o accade di portare sulle spalle il peso di una grande sventura. A questa sventura diamo il nome di croce, anche se non siamo cattolici, perch troppo forte e da troppi secoli impressa l'idea della croce nel nostro pensiero. Alcune parole di Cristo, le pensiamo sempre, e possiamo essere laici, atei o quello che si vuole, ma fluttuano sempre nel nostro pensiero ugualmente. Ha detto "ama il prossimo come te stesso". Erano parole gi scritte nell'Antico Testamento, ma sono divenute il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. [...] Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Un accanito anticlericale come Renan riconosceva che strappare il nome di Ges dal mondo sarebbe come scuoterlo dalle fondamenta. [115] E non solo nelle terre tradizionalmente cristiane. Consideriamo la situazione odierna, dopo duemila anni: non solo vi sono nel mondo due miliardi di cristiani su sei miliardi di abitanti (quindi due miliardi di persone che lo adorano come il Figlio di Dio fatto uomo), ma il fascino della su persona dilaga anche nel resto dell'umanit. Ai quattro angoli del pianeta, in qualunque civilt, a qualsiasi religione si appartenga, Ges fa breccia nei cuori. Consideriamo il continente indiano e il suo miglior simbolo moderno, il Mahatma Gandhi, una delle personalit pi suggestive del Novecento. Sebbene induista rimase fortemente impressionato dalla figura di Ges. Un giorno rivel: E" il Sermone della montagna che mi ha fatto amare Ges [...]. E" il Sermone della Montagna che mi ha rivelato il valore della resistenza. Io fui colmo di gioia leggendo: "Amate i vostri nemici, pregate per coloro che vi perseguitano". [116] Dunque la straordinaria vicenda biografica di Gandhi deve tantissimo all'incontro con la figura di Ges, cos come l'evoluzione dell'induismo dalla disumana dottrina delle caste all'emancipazione (almeno giuridica) dei dalit. [117] Si racconta che sulla parete di fango della sua capanna era appesa una stampa in bianco e nero con l'immagine del Cristo e la scritta: "Egli la nostra pace". [118] Nel dicembre 1931, in visita a Roma, Gandhi fu portato a visitare Pagina 19

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt la Cappella Sistina e si sofferm a lungo davanti al crocifisso del XV secolo che sta sopra l'altare. Dopo molto tempo sussurr: Non si pu fare a meno di commuoversi fino alle lacrime. [119] Il Mahatma arriv a dichiarare: Io dico agli ind che la loro vita sar imperfetta se non studiano con rispetto la vita di Ges. [120] Se prendiamo una grande personalit del mondo buddista, il Dalai Lama, sentiamo parole egualmente ammirate: Nell'entrare in contatto con Ges Cristo, che ha influito spiritualmente su milioni di persone, emancipandole e liberandole dalla sofferenza come dimostra chiaramente la sua biografia, un buddhista, che cerca rifugio soprattutto nel Buddha, proverebbe il sentimento di profondo rispetto riservato agli esseri pienamente illuminati o ai bodhisattva. E ancora: In quanto buddhista, il mio atteggiamento nei confronti di Ges Cristo questo: era un essere pienamente illuminato, oppure un bodhisattva con un altissimo livello di realizzazione spirituale. [121] \-\ * Nel Corano e non solo consideriamo il mondo islamico, che sulla terra ha oggi circa un miliardo e mezzo di fedeli. La figura di Ges venerata anche fra di loro. Nel Corano se ne parla come di un uomo sublime (anche se pare totalmente astratto dalla storia: il Corano nega la sua morte in croce perch Dio non pu permettere la sconfitta di un suo profeta). E" menzionato in 15 sure su 114 per un totale di 93 versetti: considerato un grande profeta dell'Islam. Spiega un dotto islamico: Ges Cristo uno dei due profeti secondo l'islam nati senza padre (l'altro Adamo). [122] Riassume Angelo Amato: Nato dunque dalla Vergine Maria, anche lei venerata, a dimostrazione della grande potenza di Dio, Ges ritenuto autore di molti miracoli; ritenuto il pi santo dei profeti prima di Maometto. Concezione verginale, miracoli e titoli (Messia, servo di Dio, benedetto, parola sicura messaggero...) vengono interpretati come segni della potenza di Dio. [123] Fra i musulmani il suo insegnamento provoca ancora ammirazione e rispetto. [124] Naturalmente non riconosciuto come Figlio di Dio, ma la sua figura venerata e suscita commozione e stupore, tanto che non sono rari coloro che, nei Paesi islamici, da questa descrizione della figura di Ges, sono indotti a cercare di saperne di pi nei Vangeli e - rischiando pesanti conseguenze, fino alla morte - si convertono. Ho amato Ges fin dalla mia infanzia confessa una ragazza, nata islamica, a Jean- Marie Gaudeul che ha raccolto le testimonianze di tanti musulmani sedotti da Ges. [125] Ecco un colloquio riferito da Gaudeul. "Puoi citarmi i profeti che l'islam conosce e che tu conosci?". Egli si mise a raccontarmi i profeti conosciuti. Gli dissi: "Non ti ho sentito citare il nome di Issa (Ges). Puoi parlarmi di lui?". Mi rispose: "E" esatto, non ho citato Issa. Egli ha avuto un potere che ci enormemente superiore: il signore del cielo e della terra e per questo non lo mescolo con gli altri profeti". E non aggiunse altro. [126] E" un fascino irresistibile che si prova appena si volge lo sguardo su Ges. Lo ha dimostrato anche Camille Eid raccontando la stupenda storia di Mariam, 43 anni, libanese di famiglia musulmana. A 16 anni - come tutte anche Mariam inizi lo studio del Corano. Il suo sogno nel cassetto era il pellegrinaggio alla Mecca e quando, a 17 anni, riceve una proposta di matrimonio da un uomo che vive appunto in Arabia Saudita coglie al volo l'occasione. In Arabia, col permesso del marito, continua gli studi alla Facolt di sharia islamica a Medina con ottimi voti. E proprio l accade qualcosa di imprevisto. Presentivo "qualcuno" che studiava con me racconta ad Avvenire che mi invitava a conoscerlo attraverso i miei libri. Chi che fa compagnia al suo cuore comincia a chiarirsi quando la donna decide di dedicare la tesina del primo anno a questo argomento: I profeti nel Corano e Cristo. La sua tesi dirompente. Ai professori, interdetti, spiega cos quel titolo: Perch assurdo includere Cristo nel novero dei profeti. Quindi cita loro le definizioni di Cristo contenute nel Corano: "Parola che viene da Dio", "un Suo Spirito", "un Segno per le creature", "eminente in questo mondo e nell'Altro". All'esame di Teologia islamica scrive Eid, Mariam osa addirittura affermare che "Ges semmai ha due nature, una umana e l'altra angelica, ma impossibile che sia solo un uomo". Poi aggiunge: "Conclusione: nato dallo Spirito Santo". Non la bocciano, ma le mettono un trattino sul libretto, accanto alla materia. Ovviamente avanzare quelle tesi gravissime in quella sede un fatto che non passa inosservato. I professori erano stupiti e curiosamente sono Pagina 20

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt stati ad ascoltarla anzich insorgere, con sorpresa di tanti, perch Mariam ha avuto l'intelligenza di usare proprio le parole del Corano per sostenere la sua posizione. In ogni caso Mariam torna in Libano dove insegna religione islamica a scuola. Circola presto la voce che ha consigliato ai suoi allievi di leggere il Vangelo scrive Eid perch "non affatto vero che l'islam ha abrogato le religioni precedenti". Arriva dunque la pericolosa accusa di apostasia. Mariam deve render conto davanti al tribunale religioso: Quando entrai - racconta - vidi attorno a me dei volti severi, gente che aspettava il verdetto per potermi tacciare di apostata e rendere lecita la mia uccisione. In quel momento mi venne in mente il passo del Vangelo che recita: "E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di cosa dovrete dire, perch vi sar suggerito in quel momento ci che dovrete dire". Tornai serena. Allo sceicco che mi chiedeva conto delle mie affermazioni, risposi con le parole che Allah rivolge a Cristo nel Corano: "Porr quelli che ti seguono al di sopra degli infedeli, fino al Giorno della Resurrezione". Poi aggiunsi: "Se il Vangelo fosse stato falsificato dai cristiani e quello autentico perduto, come affermate, perch mai il Corano non dice "fino alla venuta di Maometto" anzich "fino al Giorno della Resurrezion?. La diatriba divampa per un'ora e mezza, Mariam riesce a smontare tutte le obiezioni. A partire dal Corano. Ha perso il lavoro, ma nessuno ha pi osato sfidarla o cercare di infastidirla. Da l a poco tempo ha chiesto e ottenuto il battesimo. [127] Eid con Giorgio Paolucci ha raccolto in volume tante storie simili (I cristiani venuti dall'Islam, Piemme). Fatima, nata in Marocco da una famiglia islamica molto religiosa, arrivata all'adolescenza, comincia a interrogarsi: Dalla lettura del Corano e di altri testi islamici nascono domande sulla figura che pi la affascina oltre a quella di Maometto: Ges il Nazareno. Le hanno insegnato a considerarlo un grande profeta degno di rispetto e venerazione, ma lei, che non si accontenta delle spiegazioni ricevute, sembra intuire che c' sotto qualcosa di pi: il Nazareno era un uomo nato da una vergine, aveva compiuto miracoli, dunque c'era in lui qualcosa di speciale che faceva pensare a un interesse particolare di Dio nei suoi confronti... Il profeta Ges, autore di tanti miracoli e prodigi, non era forse pi grande del profeta Maometto? E se avessero avuto ragione i cristiani nel considerarlo figlio dell'Altissimo, vero uomo e vero Dio?. [128] Anche il mondo ebraico - dopo secoli di incomprensione con i cristiani - da duecento anni almeno sta riscoprendo Ges. Martin Buber lo definisce il grande fratello e per Shalom Ben Chorin, Ges qualcuno che non pu essere circoscritto con nessuna delle usuali categorie di pensiero. Un importante esponente dell'ebraismo francese come Edmond Fleg arrivato a scrivere: Come avrei voluto essere l per sentire, Ges, la tua voce cos dolce! Come ti avrei amato se ti avessi conosciuto!. [129] Lo scrittore yiddish Shalom Asch, una grande personalit della cultura ebraica internazionale, ha lasciato questo significativo giudizio: Ges Cristo per me la suprema personalit di tutti i tempi, di tutta la storia, sia come Figlio di Dio sia come Figlio dell'uomo. Tutto ci che lui disse o fece, ha per noi importanza fino al giorno d'oggi. Questo qualcosa che non si pu dire di nessun altro uomo, sia che viva ancora sia che sia morto. [130] Qual la ragione di questo fascino universale? L'umanit di Ges attrae e commuove quasi tutti: non credenti, ebrei, musulmani, buddisti o induisti a cui, naturalmente, vanno aggiunti attualmente due miliardi di cristiani. Cosa significa questo stupefacente fenomeno? Chiediamo il giudizio finale in questa indagine a un grande ingegno politico e militare, addirittura uno dei pi esaltati e ammirati, fra i condottieri della storia, colui sul quale Hegel - vedendolo entrare a Jena nell'ottobre 1806 verg un giudizio memorabile: Oggi ho visto lo Spirito del mondo seduto a cavallo che lo domina e lo sormonta. Parlo di Napoleone Bonaparte, un mito che fu celebrato oltrech da Hegel e da Fichte - da artisti come Beethoven, Goethe, Foscolo, Manzoni. Napoleone era uno stratega unico, un attento conoscitore della storia e un'intelligenza esperta di cose umane. Fu peraltro anche un cinico persecutore della Chiesa e del papa stesso (per le sue conquiste macin un oceano di vittime). Dunque il suo giudizio su quel Ges che fu la sua esatta antitesi, pu chiudere magnificamente questa prima tappa della nostra indagine. La parola a Napoleone. Nella solitudine di Sant'Elena, perso nell'immenso oceano Atlantico, l'Imperatore in esilio ebbe modo di meditare approfonditamente sulle vicende umane, su ci che veramente grande nella storia, sui movimenti storici e sul mistero della figura di Ges. Un libro ne Pagina 21

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt raccolse i pensieri sparsi, dando forma organica e letteraria al magma delle sue meditazioni esternate in circostanze diverse, con amici e ospiti. [131] Possiamo disinteressarci della precisione letterale delle frasi attribuite a Napoleone, considerando solo la forza degli argomenti. Dunque il punto di partenza una considerazione del generale Bertrand il quale concede che Ges sia stato un uomo eccezionale, ma al pari di tutti i grandi conquistatori, nulla di pi. Napoleone ascolta, ma dissente del tutto dal suo interlocutore: Conosco gli uomini e vi dico che Ges non (solo) un uomo. La somiglianza con i fondatori di Imperi o di altre religioni non esiste, c' la distanza dell'infinito. [132] Spiega: In Licurgo, in Numa, in Maometto, non vedo che dei legislatori i quali, poich occupavano il primo posto nello Stato, hanno cercato la migliore soluzione al problema sociale. Non ci trovo per nulla che nasconda la divinit ed essi stessi, del resto, non hanno mai alzato le loro pretese cos in alto [...]. La stessa cosa non si pu dire di Cristo. Tutto di lui mi sorprende. Il suo spirito mi supera e la sua volont mi confonde [...]. E" veramente un essere a parte. Le sue idee, i suoi sentimenti, la verit che egli annuncia, la sua maniera di convincere, non si riescono a spiegare n con le istituzioni umane n con la natura delle cose. La sua nascita e la storia della sua vita, la profondit della sua dottrina che raggiunge davvero la vetta delle difficolt e ne la soluzione pi ammirevole, il suo Vangelo, la singolarit di questo essere misterioso, la sua apparizione, il suo dominio, il suo cammino attraverso i secoli e i regni, tutto rappresenta per me un prodigio. E" un mistero insondabile [...]. Qui non vedo niente di umano... pi guardo da vicino, tutto al di sopra di me, tutto appare grande. [133] Cerco invano nella storia qualcuno simile a Ges Cristo o qualcuno che comunque si avvicini al Vangelo [...]. Nel suo caso tutto straordinario [...]. Anche gli empi non hanno mai osato negare la sublimit del Vangelo che ispira loro una specie di venerazione obbligata! Che gioia procura questo libro! [134] Ges si impadronito del genere umano. [135] Ma torniamo a considerare personalit come Confucio, Zoroastro, Numa, Maometto: in cosa Ges differente? Napoleone risponde: Mentre tutto ci che egli ha fatto divino, negli altri non c' nulla, al contrario, che non sia umano. L'azione di questi mortali si limit alla loro vita [...]. Il Cristo si aspetta tutto dalla propria morte. Si tratta forse dell'invenzione di un uomo? No, al contrario uno strano scambio, una fiducia sovrumana, una realt inspiegabile. [136] Dal primo giorno fino all'ultimo, egli lo stesso, sempre lo stesso, maestoso e semplice, infinitamente severo e infinitamente dolce... Ges non presta mai il fianco alla minima critica... Che parli o che agisca, Ges luminoso, immutabile, impassibile. [137] Napoleone non esita a dare il titolo di impostore a certi fondatori di religioni, ma quel titolo, afferma il grande corso, ripugna talmente a Cristo e credo che nessun nemico del cristianesimo abbia mai osato attribuirglielo! E tuttavia non c' una via di mezzo: Cristo o un impostore o Dio. [138] Ges il solo che abbia osato tanto. E" il solo che abbia detto chiaramente e affermato senza esitazione egli stesso di s: Io sono Dio [...]. [139] Fermiamoci qui. Torneremo sulle straordinarie meditazioni di Napoleone. A questo punto venuto il tempo di incontrare e guardare in faccia lui, l"indagato: Ges di Nazaret. E" il momento di provare a comprendere la sua personalit, la sua psicologia, la sua vita, il suo mistero. \-\ Indagine su Ges Oggi il difficile non l'accettare che Cristo sia Dio; il difficile sarebbe accettare Dio se non fosse Cristo J. Malegue Com'era precisamente quest'uomo che da duemila anni affascina il cuore di tutti? Occorre trovare e assemblare tutte le notizie storiche documentate che possono comporre il puzzle e mostrarci concretamente, nel suo momento storico, Ges in azione. Cerchiamo i dettagli che illuminano la sua personalit, vogliamo capire i suoi atteggiamenti, le parole e i gesti, infine - per quanto possibile - la sua stessa psicologia, la sua concezione delle cose e il suo intimo. Come lo vedevano i suoi contemporanei? Cosa provavano o pensavano coloro che lo incontravano, che lo ascoltavano o che gli vedevano compiere quei segni impressionanti? E" possibile ricostruire questa emozione? S, possibile. Seguiremo l'indagine di tre maestri, Karl Adam, Romano Guardini e Luigi Giussani mentre setacciano le cronache dei Vangeli, quattro piccoli libri scritti con stile asciutto, sobrio, quasi giornalistico, che sono un resoconto fedele e dettagliato dei fatti che lo riguardano. L sono riportate Pagina 22

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt le genuine testimonianze di chi c'era, di chi ha visto con i propri occhi, toccato con mano e - per rendere testimonianza a ci che ha visto - stato disposto ad affrontare pure arresti, processi ed esecuzioni capitali, un elemento questo davvero probante perch non ci si fa certo torturare e uccidere - in massa! - per una favola che si inventata. Vedremo in un prossimo volume come l'affidabilit dei Vangeli e la loro storicit sia stata confermata anche dalle fonti non cristiane e da tutte le pi recenti scoperte, serie e scientificamente fondate, che vengono ovviamente ignorate dalla pubblicistica pi ostile a Ges e al cristianesimo. [140] Com'era Ges? Dalle pagine dei Vangeli risulta chiaro che la persona di Ges non lasciava indifferenti. La fisionomia esteriore di Ges osserva Karl Adam, che seguiremo in questa fase dell'indagine doveva esercitare un fascino irresistibile. Un giorno una donna del popolo si lasci sfuggire, incontenibile, questo grido di lode: "Beato il grembo che t'ha portato e il seno che ti ha nutrito" (Lc 11,27). Ges rispose correggendo: "Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio" (11,28). Tale risposta lascia intendere che la donna aveva di mira non solo i pregi dello spirito, ma anche quelli del corpo di Ges. [141] Possiamo averne un'idea dalla Sindone. E" un uomo sui 35 anni, alto pi di 1 metro e 80 centimetri, fisicamente asciutto, sano e prestante come un uomo che ha svolto, fin da giovane, un impegnativo lavoro fisico. Scrive infatti il dottor Baima Bollone, medico legale che ha studiato la Sindone: Le masse muscolari del petto, del dorso, dei glutei, delle cosce e dei polpacci sono ben pronunciate. [142] Ha un volto allungato e tratti regolari, labbra carnose, fronte spaziosa, con i capelli fino alle spalle e la barba lunga. Ma questa solo la descrizione esteriore, che poco ci dice del suo modo di parlare o di rapportarsi agli altri, del suo temperamento, del suo sguardo. Dai Vangeli si capisce che quell'impressione di forza che subito, al primo apparire, Ges esercitava sul popolo, specialmente sui malati, sui peccatori, sulle peccatrici, era prodotta s dalle sue forze spirituali religiose, ma certamente, in parte almeno, doveva essere un effetto del suo aspetto affascinante che trascinava e tratteneva le folle. [143] Specialmente l'impatto con i suoi occhi doveva, in modo speciale suscitare vivissime impressioni: il suo sguardo era fiamma. [144] Non a caso i Vangeli, nel descrivere l'atteggiamento di Ges, usano talora la formula fiss lo sguardo o espressioni che sottintendono lo stesso gesto. [145] Doveva essere un modo di fare caratteristico di Ges quello di guardare dritto negli occhi e chi si trovava a parlargli probabilmente avvertiva una sensazione particolare, come sentirsi conosciuti e abbracciati nel mistero pi intimo dell'anima. Anche Pietro, come gli altri, non ha pi dimenticato quello sguardo. Perch segn il suo primo incontro con Ges, la sua prima fortissima impressione. E segn anche l'ultimo drammatico incontro con lui. Il primo incontro fu quando Andrea condusse il fratello da Ges e Ges, fissando lo sguardo su di lui, disse: "Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)" (Gv. 1,42). Forse Pietro si lasci trascinare a quell'incontro con disincanto e sarcasmo, ma subito tutto fu spazzato via quando quello sconosciuto si volt e fiss lo sguardo su di lui. Quante volte Pietro, negli anni seguenti, avr ripensato a quegli istanti. Quante volte, negli anni, avr avuto la sensazione che Ges, in quegli attimi, abbia visto tutto il suo destino, prendendone possesso (il nome ne il segno). E l'ultimo incontro (prima della morte di Ges) avvenne nei minuti drammatici dell'arresto e dell'interrogatorio, quando Pietro viene riconosciuto, nella casa del sommo sacerdote e rinnega il Maestro ben tre volte, mentre si sent cantare un gallo: Allora il Signore, voltatosi, guard Pietro e Pietro si ricord delle parole che il Signore gli aveva detto: "Prima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volte". E uscito, pianse amaramente (Lc. 22,61-62). Come poteva dimenticare quello sguardo che gli spalanc il cuore e orizzonti sconosciuti, nel primo incontro, e che lo fece scoppiare a piangere - lui, rude pescatore - nell'ultimo incontro? Su quello sguardo di Ges - che torna anche in alcuni episodi significativi, come l'incontro col giovane ricco o quello con Zaccheo - la tradizione cristiana ha meditato molto. [146] Talvolta sembra davvero che con un solo sguardo Ges spazzi via tutto (i pregiudizi del mondo, il moralismo che condanna i peccatori, il sospettoso scetticismo di chi non crede che si possa davvero essere amati con gratuit ed essere felici). E faccia irrompere un'imprevista felicit. Come per Zaccheo, personaggio di pessima fama a Gerico che, probabilmente, si riteneva lui stesso indegno. Ebbene Ges alza gli occhi verso l'albero dove Zaccheo si arrampicato per vederlo passare, nella folla, e gli dice: Zaccheo scendi subito, Pagina 23

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt vengo a casa tua. E cos d'improvviso, senza averne alcun merito, la primavera entra nella sua vita. [147] Sempre questo incontro con Ges accompagnato da un senso di liberazione e di letizia: Chi mi segue avr la vita eterna e il centuplo quaggi. Ed egualmente - come sullo sguardo di Ges - la tradizione cristiana ha meditato a lungo sulle lacrime di Pietro. [148] Fin quasi a far pensare che proprio in quell'episodio, apparentemente piccolo, intimo (lo sguardo di Ges e le lacrime di Pietro), sia contenuto il cuore e la dinamica del cristianesimo. [149] Da non confondere con la grandezza e la forza di una tradizione o di una cultura. [150] Dir Charles Pguy: Felici coloro che bevevano lo sguardo dei tuoi occhi. Sembra qualcosa di impercettibile, tale la sua intimit. Ma tutto si gioca qui. Un antico inno recita: O Iesu mi dulcissime/ spes suspirantis animae/ e quaerunt piae lacrimae/ et clamor mentis intimae. [151] Doveva essere un'esperienza impressionante incrociare i suoi occhi se perfino Pilato, di fronte a questo imputato silenzioso, straziato nelle carni, che pure in catene, resta come soggiogato dal suo sguardo, dal suo fascino, dalla sua posatezza, dal suo mistero. E il governatore romano, che era cos cinico e sprezzante, appare interdetto, stupito da quella personalit sicura di s, cos umile, ma anche cos forte e incrollabile. Pur nella circostanza del processo, quando la sorte di quell'imputato ebreo totalmente nelle sue mani (cos pensava il procuratore romano), tuttavia Pilato sembra non sapersi sottrarre a una strana curiosit, un'attrazione. E" colpito dalla sua calma sovrana, dalla sua dignit. Seppure incatenato, il volto, la voce e gli occhi di quell'uomo erano tutt'altro che quelli di un uomo confuso e frastornato dalla terribile situazione in cui si trovava. Non era un uomo terrorizzato, anzi non mostrava alcuna soggezione psicologica verso il suo giudice. Ma non aveva neanche l'atteggiamento di certi rivoltosi, che, per fanatismo o perch non hanno niente da perdere, sfidano il potere. Tanto che Pilato non trova assurdo chiedergli se per caso lui non sia veramente un re. Perch i suoi erano gli occhi di un re che certamente avrebbe potuto sottrarsi all'arresto e che si lasciato prendere volontariamente perch un misterioso disegno si compisse. Gli occhi di un re buono che conosce quale sar lo svolgersi degli eventi. Un volto in quei momenti triste per il miserabile squallore degli uomini, ma sovranamente calmo, padrone della situazione. Dunque torniamo all'impressione che Ges deve aver fatto, nei suoi tre anni di vita pubblica, a chi lo incontrava. Oltre allo sguardo, va sottolineata, dice Adam, l'impressione prodotta dal portamento sano, vigoroso, equilibrato di Ges. [152] Stando ai fatti dei Vangeli si capisce che doveva essere un uomo avvezzo alla fatica, resistente, sano, robusto. E gi per questo Egli si distingueva da altri celebri fondatori di religioni. [153] Non ha una casa, non possiede niente. Svolge la sua missione pubblica senza dimora, senza luogo dove posare il capo, dormendo spesso all'aria aperta, esposto alle intemperie, al caldo pi afoso e al gelo dell'inverno. E" un continuo peregrinare per vallate e monti e deserti. Instancabilmente. Spesso i suoi, che lo seguono, lamentano la fame e la sete, sotto il sole del deserto. Notevole, osserva Adam, la sua ultima salita da Gerico a Gerusalemme... sotto la sferza del sole su sentieri senza ombra, attraverso ammassi rocciosi, nel deserto, dovette compiere una marcia di sei ore in salita, superando un dislivello di oltre mille metri. Ci che meraviglia che Ges non si stanca. Alla sera stessa prende parte a un convito preparatogli da Lazzaro e dalle sue sorelle (Gv. 12,2). [154] Del resto le sue eccezionali risorse fisiche e morali risulteranno molto chiare soprattutto nelle ore in cui verr sottoposto a tormenti e torture insopportabili a qualunque essere umano fino al supplizio pi bestiale. La sola flagellazione, di per s, fatta con quelle modalit e con quella quantit del tutto inconsueta di colpi (sul corpo dell'uomo della Sindone sono state contate centoventi lesioni da flagello, in ogni parte del corpo) avrebbe schiantato chiunque. Qual era la sua personalit? Dunque Ges appare ai suoi contemporanei come un giovane rabbi galileo, alto, prestante, forte. Tanto instancabile, quanto disponibile per tutti: fin dall'inizio si trova assediato dalla gente, spesso anche da grandi folle cosicch Marco dice che spesso non aveva neppure il tempo per mangiare (Mc. 3,20; 6,31), perch fino a notte fonda andavano e venivano i malati (Mc. 3,8) e lui aveva compassione di tutti. Li guardava, in tutte le loro pene nascoste, e sbocciavano in lui queste parole struggenti come un abbraccio: Venite a me voi tutti che siete tribolati e oppressi ed io Pagina 24

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt vi conforter (Mt. 15,28). Il Vangelo ripete diverse volte l'espressione: Ed ebbe compassione. Come una tenerezza che veniva dall'intimo, dalle profondit del cuore di Ges per ognuno di quegli essere umani. Ecco, se vogliamo capire la concezione della vita e della realt che ha Ges si pu definire molto bene cos: per lui tutto il mondo non vale la pi piccola persona umana. [155] Questa concezione traspare in tutti i suoi gesti, in tutte le sue parole, in tutti i suoi atteggiamenti e le sue scelte. [156] Dice a proposito del ricco della parabola, che si riteneva soddisfatto dell'immenso patrimonio accumulato: Stolto, stanotte stessa ti sar richiesta la tua anima.... E domanda: Che ti vale conquistare il mondo intero, se poi perdi te stesso?. Ai suoi occhi ciascun uomo un tesoro di valore infinito, che supera il valore dell'universo stesso: per la sua anima, il suo destino divino, cio Dio. Per questo agli occhi di Ges non c' neanche la pi piccola differenza fra il grande della terra, il sapiente, il pi potente degli imperatori e il derelitto che si trascina nei bassifondi della vita. Anzi, specialmente a questi uomini feriti e disperati lui va incontro, per caricarseli sulle spalle. Kierkegaard ha delle immagini commoventi in proposito: Cristo non ritenne mai un tetto cos misero da impedirgli di entrarvi con gioia, mai un uomo tanto insignificante da non voler collocare la sua dimora nel suo cuore, cos come non ha mai rinnegato la sua autorit divina. [..] Anche la Sua voce potente ti parler dicendo: "Io voglio essere anche tutto per te, essere il tuo Dio, e concludere con te il mio patto; io non sar pi per te come una poesia che ti entusiasma in un momento felice, ma forse se ne fugge non appena le angustie oscureranno il tuo animo. Rester con te e, quand'anche ti smarrissi lungi da te stesso, anche se tu mi dimenticassi, io per di te non mi dimenticher (Is. 49,15) e ti ammonir e ti metter in guardia, ti richiamer nel momento opportuno perch tu ti attenga a me. Quando ti sentirai impotente e sfinito, le forze celesti si muoveranno in te. Quando starai per dubitare, nell'ora opportuna sentirai la certezza celeste" [157] Mentre la salvezza e la giustificazione degli eletti non passeranno mai (In Evang. Johan., 72,3). Inoltre per Agostino la giustificazione dei peccatori supera la stessa creazione degli angeli nella giustizia perch manifesta una pi grande misericordia (Catechismo della Chiesa Cattolica n. 1994). I polemisti pagani obiettavano ai cristiani che se davvero Dio si fosse fatto uomo e fosse risorto avrebbe dovuto mostrarsi al Senato di Roma o all'Imperatore. Kiekegaard ci mostra perch, al contrario, gli occhi di Ges cercano soprattutto gli uomini comuni, piccoli e insignificanti. Pi dell'imperatore o dello Zar di tutte le Russie: L'amore sta in rapporto inverso alla grandezza e all'eccellenza dell'oggetto. Se quindi io sono proprio una nullit - se nella mia miseria mi sento il pi miserabile di tutti i miserabili - bene, certo allora, eternamente certo, che Dio mi ama. Cristo dice: "Neppure un passero cade in terra, senza la volont del Padre" (Mt. 10,29). Oh, io faccio un'offerta pi umile ancora: davanti a Dio io sono meno di un passero: tanto pi certo allora che Dio mi ama, tanto pi saldamente si chiude il sillogismo. [..] Quando ti senti abbandonato nel mondo, sofferente, quando nessuno si prende cura di te, tu concludi: "Ecco che Dio non si prende cura di me". Vergognati, stolto e calunniatore che sei! Tu che parli cos di Dio. No, proprio chi pi abbandonato sulla terra, egli pi amato da Dio. E se non fosse assolutamente il pi abbandonato, se avesse ancora una piccola consolazione; anzi, anche se questa gli venisse tolta: nello stesso momento diventerebbe ancora pi certo che Dio lo ama. [158] Bisogna riconoscere che i resoconti del Vangelo mostrano proprio questa accorata passione di Ges per le creature umane. Si capisce perch nell'Antico Testamento si dice che le sue delizie (di Dio) sono nello stare coi figli degli uomini. Nel racconto della moltiplicazione dei pani i fatti si svolgono cos: Ges ha insegnato e guarito fino a sera e la gente non se ne va, sebbene sia ormai il crepuscolo. Gli apostoli vanno da Ges a dirgli che deve congedarli, per farli andare nei villaggi vicini a cercare da mangiare, ma Ges invece desidera tenerli ancora con s, vicini a s, non farli andare via. Si avverte in lui come uno struggente desiderio di proteggerli e prendersene cura. Come se non volesse abbandonarli pi, come volesse stare sempre fra loro, accanto a loro. E" a questo punto che dice ai suoi dategli voi stessi da mangiare! e, davanti a loro, sbigottiti, opera quella clamorosa moltiplicazione dei pani. E" l probabilmente che ha quell'intuizione sconvolgente: pensa di restare per sempre fra gli uomini sotto le apparenze del pane e del vino. Per la sua compassione sembra instancabile. Dopo un miracolo fatto di sabato - che dunque far molto Pagina 25

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt discutere - si fa portare dal peschereccio dei suoi amici sull'altra riva del lago per stare un po'"in solitudine a pregare, ma in molti lo seguono pure l: malati, disperati, storpi, tutta una folla dolorante. Il Vangelo riferisce che Lui guar tutti cio, come diceva don Giussani commuovendosi, Ges guard tutti, cap tutti, prese sul serio tutti. Si d letteralmente in pasto. E non mai sopraffatto dalle circostanze, dagli umori, dal pericolo, dalla fatica o dal nervosismo. Certo, per la sua defatigante missione, a volte crolla pure lui di stanchezza. Come quel giorno, sulla barca: si mise in un angolo, chiuse gli occhi per lo sfinimento e si addorment mentre il legno di Simone attraversava le acque calme del lago. Poi d'improvviso si scaten uno di quei tremendi cicloni che ancora oggi imperversano sul lago di Tiberiade. Simone e i suoi, sebbene esperti, vengono presi dal panico, sanno che di l a pochi minuti potrebbero essere risucchiati dai gorghi. Concitati svegliano Ges e lui appena desto dal sonno profondo subito si ritrova e domina la situazione. Tutto questo mostra quanto fosse lungi dall'avere un temperamento eccitabile, nervoso. Invece Egli era sempre padrone dei suoi sensi. [159] E" un episodio che d la percezione della sua calma costante, della sua profonda pace interiore, del dominio delle situazioni che aveva sempre. Ma chi - si chiedono sgomenti i suoi - uno che pu comandare perfino alla tempesta e farla cessare all'istante? I suoi e coloro che lo incontrano o lo ascoltano sono colpiti anche dalla straordinaria chiarezza del suo pensiero e dalla virile fermezza nell'eseguire la volont del Padre. E" significativa la sua reazione in tre episodi in cui i suoi tentano di indurlo ad abbandonare la via della Passione che Lui aveva scelto irrevocabilmente. Ha parole sorprendentemente dure. Perch Ges l'uomo dalla volont chiara, dall'azione sicura e decisa... sa ci che vuole, lo sa fin dall'inizio, in tutta la sua vita pubblica non si trova un solo istante in cui si mostri indeciso e pensieroso sul da farsi. [160] Non esita a seguire la volont del Padre neanche quando viene abbandonato da tutti: Voi pure volete andarvene? (Gv. 6,68) Niente di quello che pu trattenere un uomo osserva Siri trattenne mai Cristo. Per questo solo, la sua figura si leva gi purissima sulle misere contingenze e passioni umane. [161] Egli non mai precipitoso, sconsiderato o istintivo. Ges l'uomo delle decisioni limpide, senza compromessi e patteggiamenti, senza codardia. Ma non manifesta mai arroganza o schematismo, al contrario: sempre pronto a comprendere gli altri, anche le loro debolezze e meschinit, ama la libert degli altri, anche se possono sbagliare o tradirlo. Per nel suo comportamento non c' mai posto per bassezze o piccinerie. Lui sempre nobile, grande. E" sempre teso ad affermare gli altri, a difendere e proteggere. Nel momento pi drammatico, la notte concitata dell'arresto, non solo si lascia prendere volontariamente, ma negli attimi di massima tensione grida alle guardie armate e scatenate di prendere solo lui, si preoccupa cio che lascino andare i suoi amici, fa loro da scudo. Adam osserva che Ges un carattere eroico al sommo grado: l'eroismo incarnato. Per lui l'eroismo la regola. [162] E chiede a chi lo segue coraggio e decisione: anche se sa che al momento non saranno all'altezza, anche se conosce la vilt degli uomini, non si stanca di chiamarli alla nobilt, a fare come lui, continua a esortarli e sostenerli (e a rialzarli) per innalzare la loro umanit fino a s. Fa cos col giovane ricco e fa cos con Giuda (che fino all'ultimo chiama amico). Fa cos con tutti gli altri suoi amici, che continuamente sorregge, corregge e rafforza. Tutto sopporta, tutto accetta e tutto valorizza per non farli scoraggiare e per farli crescere, per farli camminare, ciascuno come pu. Colpisce in lui l'assenza di ogni paura, come nota Romano Guardini. E questo non solo una dote del suo temperamento e non significa solo che avesse i nervi sani, sangue freddo e resistenza o intraprendenza; o che Egli sentisse il pericolo come qualcosa che esalta la vita... La sua mancanza di paura una conseguenza del fatto che Egli , senza inquietudine, una cosa sola con ci che solo vero e importante. [163] Cio con colui che chiamava il Padre mio. \-\ * I segreti di Ges Solo lui lo chiamava cos e insegn anche ai suoi a chiamarlo Padre nostro. Diceva in aramaico Abb (che significa pap): stato il primo a rivolgersi cos all'Onnipotente: una tenerezza e confidenza che sarebbe stata impensabile nella preghiera giudaica, [164] che pure talora aveva definito Dio Pagina 26

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt come Padre (Sal. 68). In questa totale comunione col Padre, in questa confidenza, Ges si abbandona con assoluta fiducia al suo disegno che gli si svolge davanti. Ecco perch l'agire di Ges mostra che egli non ha una sua tattica o un suo disegno o progetto. Vive la sua missione seguendo appassionatamente ci che il Padre gli fa incontrare e leggendo nella realt la volont del Padre. Solo la gloria del Padre lui vuole. Rivelare agli uomini il Padre, farlo conoscere e amare. Per questo parla a tutti per farsi capire da tutti e per questo parla con semplicit, con piccole storie tratte dalla vita di tutti i giorni. Tuttavia manifesta un'autorevolezza che nessun altro ha. Quando i suoi contestatori provano a metterlo in contraddizione, vengono sbaragliati. Nessuno riesce a resistergli, neanche quei maestri di retorica e cavillosit che sono gli scribi, sempre pronti a tendergli trappole. E" unico perch pur essendo veramente umile ha un carattere dominatore, regale. Gli stessi suoi amici, a cui un giorno lui laver i piedi - con loro sconcerto - come fosse il servo, invitandoli a fare lo stesso fra s, avevano un timore reverenziale per il Maestro. Lui che era sempre, notoriamente, inerme, e rifiutava ogni violenza, perfino per legittima difesa, era come temuto dai nemici. Addirittura la squadraccia armata che va ad arrestarlo di notte ha un momento di sbandamento davanti alla forza che manifestano le sue parole: Sono io, lasciate stare loro. [165] In effetti in Ges si manifesta un potere superiore. E" evidente quando viene sottoposto alle sevizie dei soldati, che gli sputano in faccia, lo prendono a pugni e lo irridono, mentre lui subisce in silenzio e non proferisce parola. Ma quella superiorit traspare in particolare dal suo potere concreto su tutto. Sulla tempesta, sui demoni, sulle malattie, sulle debolezze umane, perfino sulla morte. Un giorno un padre concitato lo supplica di andare da lui perch la sua bambina sta morendo. Quando arriva Ges la piccola gi spirata e giace sul letto inerte. Troppo tardi. Ma Ges, lo abbiamo ricordato, si china accanto a lei, le prende una mano e le dice: Talita Kum (agnellino, alzati). Cos la bambina torna in vita nello sconcerto dei presenti. Non c' solo la potenza, ma la tenerezza di quell'espressione: agnellino. Un uomo cos non si mai visto. Tanto potente e cos buono. Per semplice, ha un cuore stupendo e s'illumina ammirando la gloria del Padre nella bellezza dei fiori di campo o nella spensierata allegria degli uccellini. Invita ad affidarsi totalmente a Dio come loro. Questo (come le parabole dove parla del contadino, del pastore, del grano, della festa nuziale) mostra che egli aveva osservato bene e tante volte le cose e le persone, non gli erano indifferenti, ma aveva un atteggiamento di simpatia verso di esse. [166] E" particolarmente sensibile all'amicizia. Lo testimonia il fatto che con questo legame con i suoi ha fondato la sua Chiesa, il suo regno, ma lo si vede anche da come viveva altri legami di amicizia: quelli, per esempio, con Lazzaro e le due sorelle, Maria e Marta. Ama l'amicizia degli uomini e tutto ci che la esprime, come certi momenti conviviali nei quali si condivide lo stesso pane. A tal punto che ha voluto paragonare il Regno dei Cieli a un grande banchetto e proprio cenando con gli amici nel momento pi drammatico ha istituito il sacramento con cui sarebbe rimasto per sempre fra di loro e in loro: trasformando il pane e il vino nel suo stesso corpo e nel suo sangue. Osserva Romano Guardini: Egli va verso gli uomini con cuore aperto. Sta quasi sempre insieme con loro... pieno di un inesauribile desiderio di aiutare.... [167] Se malati e sofferenti si rivolgono a lui in massa, se i bambini gli vanno cos incontro perch sentono la sua calda simpatia, la sua accoglienza. In tutto ci non c' nulla della calma atarassia di uno stoico o dell'avversione per il mondo di un Buddha. Ges pieno di vita e di umana sensibilit... [168] Dunque, pur amando la solitudine e le lunghe ore di preghiera (soprattutto di notte), stava volentieri fra gli uomini, ha simpatia per loro, anche per i pagani (cosa rivoluzionaria), specialmente si mostra pieno di affetto quando sono noti come peccatori. Lui che cos puro non li disprezza, ma ne ha profonda compassione, mostra loro la stima dentro il perdono e cos scandalizza gli osservanti. Ges invita tutti a seguire e ad amare lui, cambiando vita. Lui rivendica il potere di perdonare (e perdona tutti, sempre). Perdona perfino i suoi carnefici durante il supplizio. Perdona sempre. Tutti i peccati. Un potere che era solo di Dio. Lui si pone addirittura al di sopra della Legge e del Sabato. Nessuno poteva farlo, se non Dio solo. Uno cos non si era mai visto. Rompeva tutti gli schemi, i preconcetti e tutti i moralismi. Era una continua sorpresa, sconcertava, eppure chi stava vicino a lui si sentiva a casa pi che a casa sua, si sentiva se stesso come mai era accaduto, neppure da bambino, quasi che ognuno fosse nato solo per Pagina 27

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt incontrare lui e cos ritrovare s. Diceva: Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati (Mt. 10,30). E soprattutto faceva percepire con tutto se stesso questa cura di ciascuno, questo struggimento di non voler perdere nessuno. Cos ognuno, nel suo nulla, sentiva di essere al centro del mondo, guardato come nessuno mai l'aveva guardato. Ges, all'ultima cena, arriva a inginocchiarsi davanti a ciascuno dei suoi discepoli, uno per uno. Fece quel gesto inaudito - lavare i piedi - che nelle case signorili era dovere dello schiavo verso gli ospiti del suo padrone. Il gesto pi umiliante dunque. A tal punto che Pietro, che ben conosceva la propria miseria di rozzo pescatore e impetuoso peccatore, quasi si ribell: non poteva vedere lui inginocchiato davanti a s, proprio lui, il Maestro, Ges, cos puro, santo, grande. Ma si dovette arrendere. Per questo ognuno si sentiva prediletto, scelto. Proprio questo ascoltarono da lui i suoi amici: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi. Li aveva scelti e amati cos come erano. Peccatori, a volte meschini, testardi, incoerenti. Li aveva scelti e amati cos. [169] L'obiezione, la resistenza poteva venire solo da chi incontrava Ges perch Ges non aveva obiezioni per nessuno. Non c' mai nessuno cos peccatore o miserabile dal quale Ges si ritragga. Lui sembra non avvertire neanche il problema di salvaguardare la sua reputazione, non prende mai le distanze dal malfamato, anzi gli va incontro, perfino si autoinvita da lui (si pensi a Zaccbeo). E i suoi discepoli sono tutte persone semplici, che amano stare con lui, sentirlo parlare, guardarlo, essergli amici, uomini senza fronzoli e senza intellettualismi, senza superbia, che si entusiasmano come bambini quella volta in cui mandandone settantadue nei villaggi dove lui non poteva arrivare - tornano pieni di meraviglia per le cose grandiose che si sono trovati a fare, tanto che anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome. Cosicch, rendendosi conto di come il Padre apriva a lui i cuori dei semplici, donando loro i suoi tesori, Ges se ne usc quasi con un inno di entusiasmo ed facile qui immaginare il suo bel sorriso: Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. S, Padre, perch cos a te piaciuto (Lc. 10,21). \-\ * Rivoluzione e rivelazione Quando incontra il giovane ricco c' un'espressione strana, paradossale nel Vangelo che di solito non viene notata. Questo giovane, cos pio da osservare tutti i comandamenti, attratto da Ges si fa avanti chiedendo come poter meritare la vita eterna. Gli disse Ges: se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi. Udito questo, il giovane se ne and triste poich aveva molte ricchezze. Allora Pietro, prendendo la parola disse: ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito, che cosa dunque ne otterremo. E Ges disse loro: in verit vi dico: [...] chiunque avr lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, ricever cento volte tanto e avr in eredit la vita eterna (Mt. 19,16-29). Dunque il giovane se ne and (testualmente) triste poich aveva molte ricchezze: una frase straordinaria, che segna un ribaltamento nella storia del mondo. [170] Fino ad allora si poteva essere tristi perch poveri, miserabili, spiantati. Non perch ricchi. Con Ges entra nel mondo una nuova e sconosciuta tristezza, quella dell'avere e del potere, che impediscono di assecondare l'attrazione e il fascino di Ges. [171] Ed entra nel mondo anche una nuova e sconosciuta felicit: arrendersi a quel fascino, ricevendo in cambio il centuplo di ci che si lascia. Un fiume di persone, soprattutto giovani, nei secoli, dar tutto (ricchezze, mondanit, successo, piaceri, gloria, perfino regni) per poter avere questa felicit. Come - per fare un solo esempio - Ludovico d'Angi che, splendido ventenne, rinunci alla corona del regno di Napoli per indossare il saio di Francesco, da re a felice mendicante di Cristo: Ges Cristo il mio regno disse. Se posseggo solo lui, potr avere tutto. Se non lo posseggo, perder tutto. Mor a 23 anni, nel 1297, venendo incoronato principe di un regno che non avrebbe mai avuto fine. [172] E" decisivo comprendere che seguono Ges non perch sono d'accordo con le idee, come accadrebbe in un partito o in un salotto (tanto vero che per molto tempo i suoi non capiranno molto di quanto lui dice). No, lo seguono perch egli sprigiona una irresistibile forza di attrazione (Nessuno pu venire a me, se non attratto dal Padre Gv. 6,66) e Pagina 28

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt perch avvertono in questa sua compagnia, nell'avventura che li ha coinvolti, in ogni suo sguardo, gesto o parola, un piacere smisurato e ignoto che solo appaga completamente la loro sete di felicit, di vita, di significato. [173] L'unico paragone (seppure pallidamente) possibile - che infatti sar fatto da sant'Agostino - quello dell"uomo innamorato che incontra la donna dei suoi sogni oppure dell"uomo assetato che cammina nel deserto e d'improvviso s'imbatte nella fresca e inesauribile sorgente di un'oasi da favola. Infatti di godimento e di piacere che parla Agostino per spiegare perch tanti seguirono e seguono Ges. [174] Come nell'Antico Testamento che deve ricorrere a un poema d'amore, il Cantico dei cantici, per far comprendere l'amore appassionato di Dio per il suo popolo (e per l'anima umana), nella vicenda di Ges per capire lo stupore di chi lo ascoltava e soprattutto degli amici che avevano lasciato tutto per andare insieme a lui, in giro per villaggi e citt, nella misteriosa avventura del suo regno, si pu pensare all'esperienza dell'innamoramento perch intender non lo pu chi non lo prova. Cos gli amici di Ges avrebbero potuto riconoscere se stessi nei versi d'amore di Juan Ramon Jimnez: Parlava diversamente da tutti noi, di altre cose, di qui, ma mai dette prima che le dicesse lei. Era tutto: natura, amore e libro. Come l'aurora, sempre, cominciava in modo non previsto, cos diverso da ci che si sognava! Come le dodici, sempre, arrivava allo zenit, in un modo impensato, cos distante da ci che si cantava! Come il tramonto, sempre, taceva in modo inatteso, cos distante da ci che si pensava! Cos lontano e cos vicino [...] Come dice Javier Prades, l'incontro dei discepoli con Ges fa pensare che essi avevano davanti a s Uno che parlava "diversamente da tutti noi,/ di altre cose, di qui, ma mai dette". [175] Talora scandalizzando. Era abituale a quel tempo l'esecrazione moralistica dei pubblici peccatori da parte soprattutto di un'lite e di movimenti spirituali molto ossessionati dal tema della purit e che ritenevano se stessi giusti, retti, onesti, pii (e abilitati a giudicare i peccati altrui). Ma a chi sbandiera la propria rettitudine, le proprie pratiche di piet e giudica con disprezzo il peccatore, Ges racconta una parabola scomoda. La storia di un pio fariseo che stando in piedi, pregava cos tra s: O Dio, ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte la settimana e pago le decime di quanto possiedo. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: O Dio, abbi piet di me peccatore. Ges conclude cos: Io vi dico: questi (il pubblicano, nda) torn a casa sua giustificato, a differenza dell'altro (il fariseo, nda), perch chi si esalta sar umiliato e chi si umilia sar esaltato (Lc. 18,10-14). Eppure l"uomo onesto era veramente una persona perbene, osservante della Legge, anche sinceramente impegnato. In alcuni episodi troviamo le scandalizzate invettive di alcuni (non tutti) scribi e farisei contro Ges reo di parlare con pubblicani e prostitute. La purezza interiore di Ges assoluta (se il tuo occhio ti scandalizza, toglilo Mt. 18,9), la santit della sua vita sotto gli occhi di tutti, inarrivabile (solo lui pu proclamare: Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha gi commesso adulterio con lei nel suo cuore) tanto che sfida tutti a rimproverargli un solo peccato (mai nelle sue preghiere al Padre c' una richiesta di perdono). Passa tante notti immerso in preghiera, eppure questo Ges accetta con simpatia umana l'invito a pranzo di pubblici peccatori, ha affetto per ciascuno di loro, e - con somma indignazione dei benpensanti lascia che una povera donna di pessima fama gli baci i piedi bagnandoli con le sue lacrime di dolore. Erano in tanti a scandalizzarsi di questa totale libert di Ges dalle loro regole. Eppure a questi tali, a questa gente perbene, onesta e osservante della Legge, Ges non risponde giustificandosi o arrampicandosi sui vetri, ma con un colpo da ko: I pubblicani e le prostitute vi Pagina 29

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt passano avanti nel Regno di Dio (Mt. 21,31). Doveva essere per loro come un pugno nello stomaco. E quando, secondo la Legge, pretendono di lapidare l'adultera e di avere il suo consenso, dice loro: Chi di voi senza peccato, scagli la prima pietra (Gv. 8,7). Silenzio generale, imbarazzo e poi, uno a uno, se ne vanno. Un giorno fissando negli occhi questa gente perbene (che giudicava gli altri e li disprezzava come peccatori) scandisce queste parole: Guai a voi, scribi e farisei ipocriti che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Cos anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquit. [...] Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? (Mt. 23,27-28 e 33). Si resta sinceramente sconcertati davanti a queste parole di fuoco che Ges pronuncia contro delle persone perbene, mentre dolce con i peccatori che, in fin dei conti, sono davvero gente discutibile (anche noi, oggi, detestiamo i disonesti, i profittatori, gli opportunisti e certi sfrenati gaudenti e normalmente vediamo tutti questi vizi negli altri: ognuno di noi istintivamente si mette nel novero delle persone che fanno il proprio dovere, le persone perbene). Non che Ges invitasse a essere peccatori, ma a essere umili e a non giudicare gli altri, a non vantare la propria rettitudine. [176] Perch questo rende superbi, fa presumere di se stessi e delle proprie capacit. Ges invece drastico: Senza di me non potete far nulla. Nulla. Non dice potete fare ben poco. Dice non potete fare nulla. E" un'espressione pesantissima, sconcertante. Chi mai costui che avanza una simile pretesa? In effetti dai Vangeli risulta che sono pi pronti ad accoglierlo i peccatori (talvolta criminali) che i giusti. Anche quando Ges in croce, viene dileggiato dai notabili, osservanti della Legge, e viene implorato dal ladrone, che certo non era uno stinco di santo. Ges arriva al suo cuore attraverso le ferite della sua vita, ed il cuore di uno che sta morendo come criminale, non il cuore di uno corazzato con la sua superba moralit. Ges chiede di essere amato da tutti cos come ciascuno . Sembra dire a peccatori, incoerenti, poveracci: N i limiti e i peccati vostri, n quelli altrui possono comunque impedirvi di volermi bene e rimanere con me. Io far il resto. Vi cambier io. Questo atteggiamento di Ges particolarmente evidente nel caso di Pietro, il pi emblematico. Dopo tutto quello che aveva ricevuto e visto, nel momento dell'arresto di Ges e dell'interrogatorio lo rinneg ben tre volte per paura. Con le labbra, non con il cuore, dice sant'Ambrogio, cio lo rinneg per vergognosa vilt e ne pianse amaramente, ma continuava a volergli bene. Neanche lui sapeva spiegarsi questa cosa, ma gli voleva bene. Questo gli era chiaro. Di certo voleva sprofondare mentre lo diceva a se stesso, sentendosi ormai indegno dell'amicizia di Ges, ma era innegabile quanto fosse attaccato al suo Maestro. Lo cercava sempre con gli occhi. E lo sguardo di Ges, mentre cant il gallo, fu il suo ultimo incontro con lui prima dell'esecuzione capitale sulla croce. Poi accade l'inaudita, imprevedibile resurrezione di Ges e una serie di eventi convulsi. Ges appare pi volte, vivo, fra i suoi. Una di queste volte, il Maestro, era sulla riva del lago di Tiberiade - con la tenerezza che lo caratterizzava - aveva preparato del pesce per i suoi amici stanchi che con la barca tornavano dalla pesca. A un certo punto di quello stupefacente pasto insieme, Ges fissa Pietro, che si sar sentito morire. Ma, diversamente da quanto temeva, Ges non gli chiede affatto conto del tradimento, non si mette a rimproverarlo per la sua vilt, non gli dice non peccare, non tradire, non essere incoerente. Ma gli dice: Simone, tu mi ami?. E addirittura glielo ripete tre volte e per tre volte gli consegna il suo piccolo gregge di amici e lo chiama alla sua grande missione. Cos Ges fa capire la sola cosa che chiede: il cuore, che si voglia bene a lui. Al resto penser lui. Trasformer lui quel focoso e rozzo pescatore, quel codardo nel momento del pericolo, nel pilastro della sua Chiesa, in un padre forte e buono, disposto un giorno a dare anche lui, con eccezionale eroismo, la sua vita su una croce. Ges si compiace di gente cos: l'amico che lo ha rinnegato, la Maddalena, Zaccheo, la Samaritana, il ladrone del Golgota. Li ama cos come sono e li perdona. Cos li trasforma. Li cambia lui stesso. \-\ * Domande su Ges Romano Guardini, nel libro La realt umana del Signore, dice che dai Vangeli emerge una figura di sconvolgente grandezza e incomprensibilit. [177] Guardini si chiede: Che impressione fa in complesso la figura di Ges se la Pagina 30

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt confrontiamo con grandi figure dell'Antico Testamento come Mos ed Elia? Innanzitutto quella di una grande calma e mitezza. Tuttavia noi congiungiamo facilmente a queste parole l'impressione di una certa debolezza, mentre invece l'impressione che la figura di Ges fece ai suoi contemporanei stata evidentemente quella di una persona che possedeva una forza misteriosa. Secondo il resoconto evangelico gli uomini che lo vedono restano colpiti, anzi profondamente scossi dalla sua presenza[78] Calma, sicurezza e una profonda bont. Ma questa pacatezza non gli impedisce di indignarsi quando si trova davanti l'ottusit cattiva, per esempio, di chi si scandalizza perch ha guarito un poveraccio nel giorno di sabato (gir con indignazione lo sguardo su di loro Mc. 10,21). N gli impedisce di manifestare talvolta una incontenibile felicit, come nell'episodio gi ricordato in cui ringrazia il Padre perch il suo mistero viene compreso e accolto dagli umili e dai semplici e resta incompreso e osteggiato dai sapienti presuntuosi. [179] In Ges c' una umanit meravigliosamente pura [...]. Egli capace di portare la persona alla coscienza perfetta e alla realizzazione di quello che significa essere uomo [...] appartiene essenzialmente alla figura di Ges la mancanza di ogni stranezza ed anormalit. [18] Osserva Guardini che Ges non ha per un comportamento stoico, non manifesta mai distacco da questo mondo avvilente, egli accetta quello che gli accade, anche se indegno o insignificante o umiliante, anzi lo prende a cuore. [181] Guardini coglie altri aspetti dai Vangeli: Ges d sempre l'impressione di essere infinitamente di pi di quello che appare, di potere di pi di quello che Egli fa, di sapere di pi di quello che dice, [182] in Ges non si trova affatto malinconia che una forma diffusissima della patologia religiosa. [183] Anche nella tentazione di Satana un caso unico: non deve fare nessuno sforzo per resistere, perch, come dice lui stesso: Il principe del mondo non pu nulla contro di me (Gv 14,30). E" un inattaccabile. Perci coloro che vivono con Lui o che lo incontrano nelle piazze, nei villaggi, nelle sinagoghe, sempre pi si domandano: Ma chi veramente quest'uomo?. Giussani sottolinea innanzitutto che c' la scoperta di un uomo senza paragone. [184] La gente starebbe delle ore a guardarlo, affascinata da tutti i suoi gesti, le sue espressioni, il suo volto, il suo modo di parlare, quello sguardo. I Vangeli fanno capire che spesso, anche dopo ore, nessuno va via, anche quando si fa tardi. Lui sa leggere nel segreto di tutti i cuori (come scoprono la samaritana al pozzo, Nicodemo, Giuda), cos che tutti crollano davanti a lui. La sua intelligenza sventa ogni tentativo di coglierlo in fallo. Come quando gli portano la donna colta in flagrante adulterio, che per la legge doveva essere lapidata: Chi di voi senza peccato.... Uno cos non si era mai visto. Un giorno entrando in un villaggio s'imbatte in un corteo funebre ed toccato dal pianto di quella madre, le si avvicina e le dice: Donna, non piangere... E dopo questo gesto di tenerezza le restituisce il figlio vivo. E" difficile commenta Giussani che una persona potente sia veramente buona. Ma lui invece proprio cos. Lui si commuove guardando Gerusalemme e pensando alla sua fine e sempre lui, cos austero e potente, si scioglie di tenerezza davanti ai bambini stringendoseli al cuore. E" una meraviglia mai vista sulla terra. E" l'essere umano che ciascuno desidererebbe incontrare nella vita. Eppure, dicono i suoi contemporanei, si sa da dove viene, si conoscono i familiari (pure i nemici si sono informati bene su di lui) tanto che ci si chiede: da dove gli viene questo sapere? Ma tale la sua eccezionalit che subito dopo ci si chiede chi sia veramente. Anche fra i suoi amici che ogni giorno gli vedono compiere quelle opere cresce sempre di pi la sensazione che in lui vi sia un mistero inafferrabile. Finch lui stesso si rivela apertamente: Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che io sono (Gv. 8,28). Un'espressione vertiginosa e inaudita che ripeter: Prima che Abramo fosse, Io Sono (Gv. 8,58). Quell'espressione, Io Sono era per gli ebrei il sacro e impronunciabile nome dell'Altissimo Dio. Una bestemmia (passibile di morte) dunque per i suoi nemici e una bestemmia anche per certe persone pie e osservanti che non erano ostili a Ges. E, va detto, un caso unico nella storia. Come si pu davvero credere che il figlio di un falegname di Nazaret sia l'Eterno, l'Onnipotente, Colui che ha disegnato il corso delle galassie e dei millenni? Ma Pagina 31

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt veramente Ges ha dichiarato di s questo? Dal XVII secolo in poi si molto almanaccato in ambito illuminista, idealista e protestante. Si scritto che Ges neanche sapeva di essere il Messia e che la sua coscienza messianica sarebbe emersa progressivamente; si scritto che la sua divinizzazione stata successiva, ad opera delle comunit cristiane che lo hanno mitizzato. E che mai e poi mai Ges avrebbe preteso di dirsi Dio. Ma questa tesi non supportata dalla minima prova. Anzi tutto dimostra l'esatto contrario. [185] Fin dal primo incontro Giovanni e Andrea tornano a casa annunciando di aver trovato il Messia e certo devono averlo sentito dichiarare a lui. Di questo i suoi sono convinti fin dall'inizio e infatti si aspettano l'instaurazione del suo regno, secondo le idee messianiche pi diffuse del tempo. Semmai si faceva strada in loro la convinzione che egli fosse un mistero ben pi grande, finch lui ha rivelato la sua identit. Gli apostoli non hanno scoperto che Ges era Dio, ma stando con lui, ne hanno avuto un'impressione grande, tale da "dover" dire: se non dobbiamo credere a questo uomo non dobbiamo credere neppure ai nostri occhi. E" per questa evidenza che, pur senza capire bene, hanno ripetuto le sue parole, quelle parole che hanno poi investito la storia. [186] Perci Carsten P. Thiede pu affermare: Non ci sono prove che la "deificazione" di Ges rappresenti uno sviluppo posteriore. La fede nella sua divinit fu spontanea e inequivocabile. [187] Ed attestata dai Vangeli e dalle lettere apostoliche. Giovanni riporta fedelmente la precisa rivelazione di Ges, quando Filippo insiste per vedere il Padre: Filippo, da tanto tempo sei con me e ancora non hai capito? Chi vede me, vede il Padre (Gv. 14,9). Si pu immaginare in quale silenzio attonito dovevano cadere quelle parole, si pu capire quanto vertiginosa e sconvolgente dovesse suonare quella frase alle orecchie di ascoltatori ebrei, consapevoli che Dio assolutamente e totalmente oltre le nostre immaginazioni, infinitamente pi grande di ogni nostra possibile rappresentazione. Eppure Filippo e gli altri sapevano bene che non avevano davanti un matto o un buontempone che poteva dire a cuor leggero una cosa simile, che sarebbe stata una bestemmia gravissima, un sacrilegio degno della morte. Avevano di fronte un uomo eccezionale, che compiva segni immensi, che viveva una santit e una purezza mai viste prima e custodiva un grande mistero. E che, a chiare lettere, rivelava loro la sua identit: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv. 10,30). Fin da ora lo conoscete e lo avete veduto (Gv. 14,9). Di conseguenza Giovanni riporta pure la scandalizzata accusa delle autorit religiose contro Ges: Perch tu, che sei uomo, ti fai Dio? (Gv. 10,33). Se anche - e senza motivo - non volessimo credere a quanto riferito da Giovanni, lo stesso svolgimento dei fatti successivi (cio la sua condanna) a provare che proprio questa era la pretesa avanzata da Ges. Ce lo spiega un grande rabbino, dottissimo e acuto, Elia Benamozegh, 1[88] il quale afferma, con certezza assoluta: Senza la divinit di Ges l'opposizione ebraica inspiegabile, infatti mai l'ebraismo processerebbe, e ancor meno pronuncerebbe una condanna a morte contro chi non aspirasse che alle prerogative e al ruolo di Messia. [189] Dei tanti che si sono proposti come Messia, mai nessuno stato processato per bestemmia. Autodefinirsi Messia (che, nella sua accezione generica e popolare, una qualifica umana, terrena) del tutto legittimo per la tradizione ebraica. Ben diverso, abissalmente diverso e assolutamente inaudito, dirsi Dio. [190] La sola disputa tra Ges e la Sinagoga riguard l'Incarnazione, afferma Benamozegh. \-\ * Un rabbino parla con lui Qual era l'effetto che una tale pretesa produceva su degli ebrei osservanti - com'era per esempio Saulo di Tarso, cresciuto alla scuola di Gamaliele? Abbiamo una sorta di diario di un rabbino che cerca sinceramente di capire questo Ges, di comprendere bene il suo insegnamento. Anche se un rabbino dei nostri giorni, Jacob Neusner si come immedesimato con coloro che lo andavano ad ascoltare chiedendosi se si trattava di un nuovo grande profeta. E nel libro Un rabbino parla con Ges descrive benissimo quale choc doveva provocare in un animo religioso l'incontro con Ges. [191] Innanzitutto la personalit dell'uomo dice Neusner attrae l'attenzione. Il suo insegnamento migliora in modo impressionante la Torah, ma ascoltandolo si scopre che Ges pretende di porsene al di sopra, perci la gente sorpresa. Perch la Torah la rivelazione di Dio a Mos sul monte Sinai ed , per il pio ebreo, la volont di Dio e la strada certa della santit. Neusner ha ragione. La novit di Ges non riguarda elementi marginali, ma il cuore. Per esempio, osserva il rabbino, Ges non si rivolge a Israele, all'eterno Israele a cui hanno parlato i profeti e i patriarchi. Parla direttamente al tuo io. Sembra Pagina 32

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt che neanche si ponga il problema, non parte dall'idea che esiste Israele e poi c' il resto dei gentili. Anzi, parlando di un pagano, un soldato romano, arriva ad affermare: Non ho mai trovato una fede simile in Israele. Quasi una provocazione. In effetti anche i Vangeli riferiscono, onestamente, lo spavento delle folle [192] perch Ges non insegna come i rabbini, ma come uno che ha autorit. [193] Non solo i rabbini, ma anche i profeti, a cominciare da Mos, esordivano richiamandosi sempre a un'altra autorit: Il Signore dice.... Ges invece esordisce in una maniera assolutamente unica: Io vi dico, <Avete inteso che fu detto..., ma io vi dico... (Mt. 5,21-48). Da dove gli viene questa autorit? Dopo aver ascoltato Ges, per esempio il giorno in cui chiede di essere amato pi di quanto si ami il padre e la madre, Neusner, se avesse potuto parlare con un discepolo di quel rabbi galileo, gli avrebbe chiesto, sconcertato, a bruciapelo: Il tuo maestro Dio?. Infatti solo Dio pu esigere da me quello che sta chiedendo Ges. Anche quando Ges pronuncia queste parole (sconvolgenti per gli ebrei che ascoltavano): Qui c' qualcosa di pi grande del tempio; o dove si pone addirittura come signore del sabato quando si sa che solo Dio il signore del sabato, Neusner ascolta e, sconcertato, attonito, di nuovo obietta al discepolo di Ges: Il tuo maestro Dio?. Neusner si immagina presente anche nell'incontro col giovane ricco e sente Ges che pronuncia queste parole: Vendi tutto quello che hai, d il denaro ai poveri e seguimi. Ma subito Neusner si ricorda che un maestro della Torah come Akiba dir una cosa analoga: Liberati dei beni di questo mondo, consacra ogni tua ricchezza alla Torah. S, l'equazione la stessa, ma Cristo ha preso il posto della Torah. Cosicch l'essere santi non consisterebbe pi nell'osservare i precetti della Torah, ma nel seguire Ges. Certo, Neusner riconosce che Ges insegna ci che la Torah insegna. Ma c' un problema. A un saggio che gli chiede: Che cosa ha tralasciato, risponde: Niente. E alla domanda: Che cosa ha aggiunto allora?. Risponde acutamente: Se stesso. Questo il cuore di tutto. L'idea che Ges sia stato semplicemente un pio ebreo o un rabbi come tanti, viene decisamente demolita da Neusner, il quale coglie benissimo che mentre i vari maestri studiano la Torah e la osservano, Ges intende se stesso come la Torah, la parola di Dio in persona. [194] Neusner coglie perfettamente il centro della predicazione di Ges: esso ruota intorno a lui e non intorno al suo messaggio. Immaginando di parlare con un saggio di questo sconvolgente Ges, dice ancora: Io credo davvero che ci sia una differenza fra "voi sarete santi, perch io, il Signore, vostro Dio, sono santo", e "se vuoi essere perfetto, va", vendi tutto quello che hai e segui me. E il saggio obietta: Suppongo allora che dipenda davvero da chi questo "me". Quel me infatti pu essere solo Dio stesso e qui di nuovo torna ad affacciarsi la domanda di Neusner: Ges di Nazaret, il figlio di Maria e di Giuseppe, Dio? Neusner non esita a riconoscere i suoi segni straordinari, i suoi miracoli, anche perch delle guarigioni prodigiose di Ges parla perfino il Talmud babilonese (Sanhedrin, 43a) oltretutto in un passo di polemica anticristiana. Del resto Neusner afferma: Avevo sentito parlare di santi uomini capaci di cose simili, di come le loro preghiere guarissero persone lontane. Dunque i miracoli non significano - sottintende Neusner - che Ges fosse Dio. Qui per Neusner non coglie l'unicit incomparabile di Ges anche nei miracoli, la sua regale sicurezza nel compierli per dirla con Karl Adam. Anche dei profeti si riferiscono non pochi miracoli. Elia ed Eliseo risuscitano un morto (1Sam. 17,19 ss; 2Sam. 4,32; 2Re 13,21). Anche i rabbini espellono i demoni. Ges stesso lo attesta (Mt. 12,27). Ma tali fatti straordinari succedono in seguito all'invocazione e nel nome dell'Onnipotente. Viceversa i miracoli di Ges non si effettuano come esaudimento di preghiera, ma come naturali irradiazioni della sua personalit. Non dal Padre, ma da lui stesso procedono gli effetti meravigliosi: "Lo voglio io, sii mondato" (Mc. 1,41), "Ephpheta! Apriti!" (Mc. 7,34); "Talitha kumi!", Fanciulla, io te lo dico, alzati (Mc. 5,41); "Prendi il tuo lettuccio e v a casa tua" (Mc. 2,11). Qui non vi sono soltanto dei pieni poteri, ma la stessa Onnipotenza [195] Ges infatti non esita ad applicare a se stesso dei passi della Scrittura che parlano dell'Onnipotente. [196] Una pretesa che ovviamente crea enorme scandalo. Specialmente quando - guarendo un paralitico - rivendica il potere di perdonare i peccati che per la religione ebraica era un potere esclusivo di Dio. Adam osserva che in quel caso Ges nel rimettere i peccati non nomina neppure Pagina 33

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Iddio, e sottolinea solennemente codesto potere che cos chiaramente si attribuisce come di piena pertinenza personale mediante la guarigione di un paralitico. [197] E" inimmaginabile per il monoteismo ebraico che Dio si sia fatto uomo, eppure Dio aveva annunciato al profeta Abacuc: C' chi compir ai vostri giorni una cosa che a raccontarla non sarebbe creduta (1,5). E Isaia profetizz: Fu per loro un salvatore/ in tutte le angosce./ Non un inviato n un angelo/ ma egli stesso li ha salvati (62,8-9). Nel Libro dei Giubilei (1,26) addirittura si legge: Finch Io (Dio) discenda sulla terra e abiti con loro (gli uomini) per l'eternit. [198] Ges parla dei suoi miracoli (Mt. 11,5) citando Isaia (35,4) il quale annunciava, secoli prima, i miracoli che saranno fatti da Dio: cos facendo identifica se stesso con Jahv. Questo accade quando i discepoli del Battista, che in carcere, vanno da Ges a chiedergli: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?. Ges risponde: Andate e riferite a Giovanni ci che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l'udito) i morti risuscitano, ai poveri predicata la buona novella. Questo elenco di segni e miracoli rivela anzitutto la sua passione per la nostra umanit. E mostra che Dio stesso all'opera fra gli uomini e le antiche profezie si stanno realizzando sotto gli occhi dei presenti. Quei miracoli e il compiersi di quelle profezie, insieme a tutto il suo essere, ai suoi gesti e alle sue parole, rendono plausibile l'inaudita pretesa avanzata da quest'uomo: essere Dio. Nel testo, dopo l'elenco di tali segni, Ges aggiunge: E beato colui che non si scandalizza di me (Mt. 11,3-6). Cio colui che non giudica a priori una bestemmia la sua pretesa divina, ma considera l'evidenza dei fatti. Ges l'unico uomo della storia che si identificato con Dio scrive Luigi Giussani. L'unico che ha osato dire: Io sono la via, la verit e la vita. Noi, distratti dalle vicende quotidiane e dalla superficialit del nostro vivere, non realizziamo la sconfinata sproporzione, la lontananza infinita che separa l'uomo da Dio. Ma un animo profondamente religioso colui che questa sproporzione sente enorme e la insegna a tutti gli altri: che Dio solo Dio. Cos hanno fatto tutti i grandi nomi della storia delle religioni, anche Buddha, anche Maometto. Mos aveva un tale senso della propria piccolezza davanti a Dio da supplicarlo che investisse della missione un altro al posto suo. Unico, fra tutti, unico caso al mondo, questo uomo che Cristo si dice Dio. [199] A questo punto Guitton ci mette con le spalle al muro: Nel problema riguardante Ges, si stretti tra due ipotesi: o davvero un uomo divino o un pazzo furioso. Non ci sono mezzi termini. Nel problema "Ges" si giunge a un punto in cui bisogna scegliere: tra zero e infinito. [200] Fa scudo col suo corpo Il fatto supremo, il pi toccante in cui pi si esprime per la personalit di Ges e anche quello che pi scandalizza, il modo in cui and incontro ai suoi carnefici e come si fece silenziosamente macellare. Avrebbe benissimo potuto sottrarsi all'arresto imminente, che ben conosceva e invece volontariamente decise di lasciarsi prendere. Con i poteri che aveva usato per guarire e aiutare gli altri, avrebbe potuto sbaragliare tutti i nemici e i soldati in un secondo e invece non volle mai usarli per s (come gi aveva affermato durante le tentazioni nel deserto) e in quelle ore drammatiche si lasci malmenare, calunniare, umiliare, sputare, torturare ogni oltre limite e infine si lasci macellare col supplizio pi crudele e ignobile. [201] Perch non us, per se stesso, gli immensi poteri che tante volte aveva usato per gli altri, facendo miracoli spettacolari? Perch gli uomini sarebbero rimasti impressionati, ma non sarebbero stati commossi. Intimoriti avrebbero riconosciuto che lui era Dio. Per non avrebbero potuto conoscere la misura sconfinata del suo amore, che la natura profonda di Dio, e non sarebbero stati liberi di scegliere di amarlo. Non avrebbero capito che l'amore pi forte del potere della forza, anzi che l'amore addirittura Dio. [202] Dio amore. Ges non voleva essere riconosciuto Dio grazie alla forza e al timore, ma desiderava essere amato da uomini liberi prendendo su di s le loro sofferenze e il loro male. [203] Matteo descrive questo modo di essere di Ges, ricordando che proprio cos era stato profetizzato da Isaia: Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacci gli spiriti con la sua parola e guar tutti i malati, perch si adempisse ci che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: "Egli ha preso le nostre infermit e si addossato le nostre malattie" (Mt. 8,16-17; vedi Is. 53,4). Ges vuole far conoscere agli uomini un amore sconfinato e non la Pagina 34

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt forza. Ges non ha iniziato mostrando il suo potere osserva Guitton. Lo straordinario si svolto marginalmente, stato dato in sovrappi. Ci che esisteva in primo luogo era lui; era la vita con lui, la familiarit con lui, con la sua persona e col segreto di questa persona. L'interlocutore di Guitton aggiunge: Il Vangelo parla di questi rapporti nuovi con un solo essere, che presso l'uomo occupa visibilmente il posto del suo creatore. E" l'amicizia, nel senso forte che gli antichi davano a questa parola E...] il Vangelo costruito come una piramide di amicizie. [204] Un'amicizia dove uno, Ges, sostiene tutti. E d riparo a tutti. Secondo Georges Bernanos per comprendere gli uomini bisogna impadronirsi del loro dolore, forse sarebbe meglio dire che il cuore di un uomo si commuove e si spalanca per colui che prende su di s il suo dolore. Ecco forse il senso di quella profezia di Ges: Quando sar innalzato da terra, attirer tutti a me (Gv. 12,32). Lui accetta di abbassarsi cos tanto per poter innalzare al cielo delle creature di fango, si fa trattare da dannato per poterle salvare e per portare una massa criminale alla divinizzazione. Questa la sua inimitabile umilt. [205] Avrebbe potuto vincere con un solo gesto da dominatore, ma cos non avrebbe donato se stesso, non avrebbe condiviso la sofferenza degli uomini, addossandola su di s e gli uomini avrebbero dovuto pagare per i loro crimini un prezzo che non erano in grado di addossarsi. Ora invece si realizza quanto era stato predetto e promesso dai profeti: Getta nel Signore il tuo affanno/ ed egli ti dar sostegno. [206] Su di lui ciascuno pu scaricare i suoi pesi e le sue colpe, i suoi crimini e i suoi dolori. Lui li porta e lui li paga tutti. Crimine per crimine, uno per uno. Questo lui stesso vuole. Vedendolo cos, sulla via del Golgota, sanguinante e sfigurato, caricato di tutti gli strazi, le piaghe e di tutto il peso della croce del mondo, e sentendolo mentre invita tutti a scaricare i propri pesi su di lui, nessuno pu evitare di commuoversi, impossibile non volergli bene. Non si pu negare che Ges cos risulti essere amabile per chiunque, in qualunque condizione, anche per l'uomo sofferente, quello che recrimina dicendo che nessuno pu capirlo, quello che - dice Kierkegaard - a qualunque discorso filosofico o teologico contrappone l'argomento: Tu non mi capisci, non ti metti al mio posto. La qual cosa, dice Kierkegaard, significa: Anche tu vedresti e capiresti che non esiste conforto. Ma, obietta Kierkegaard: C' uno solo che pu mettersi fino in fondo al posto tuo e di ciascun sofferente: il Signore Ges Cristo [...] Cristo si messo fino in fondo al tuo posto [...] solo la compassione divina lo pu. E Dio divenne uomo. E divenne quell'uomo che tra tutti, tutti incondizionatamente, ha sofferto di pi; mai nato e mai nascer o potr nascere l'essere umano capace di soffrire quanto lui. Oh, quale sicurezza per la Sua compassione, quale compassione offrire una tale sicurezza! Compatendo apre le sue braccia a tutti i sofferenti; venite qui, dice, voi tutti che soffrite e siete oppressi; venite a me. [207] Precisamente Ges dice: Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorer (Mt, 11,28). Non solo conforta, ma si prende i nostri pesi e le nostre sofferenze. Si mette al posto di ciascuno: Son divenuto debole per amore dei deboli, affamato per amore degli affamati, assetato per amore degli assetati. [208] Ges vuole farci scudo col suo stesso corpo. Per prendere su di s i colpi destinati a noi. Esattamente come fece nel Getsemani per proteggere i suoi amici. Pensa a una persona che si mette davanti a un'altra e con il suo corpo la copre completamente dice Kierkegaard, allo stesso modo Ges nasconde il tuo peccato con il suo corpo santo [...]. Li nasconde letteralmente. Pensa a una chioccia che, preoccupata, nel momento del pericolo raccoglie i pulcini sotto le proprie ali, [209] li copre, ed pronta a dare la sua vita piuttosto che privarli di quel riparo che ne rende impossibile la vista all'occhio del nemico: allo stesso modo egli nasconde il tuo peccato. Allo stesso modo: perch anch'egli preoccupato, infinitamente preoccupato nell'amore, dar la sua vita prima di privarti di questo riparo sicuro sotto il suo amore. Prima dar la sua vita, anzi no, proprio per questo ha dato la sua vita, per assicurarti un riparo sotto il suo amore. [210] Ges il valoroso che da solo sta sulla breccia e col suo stesso corpo fa scudo alla citt, impedendo la sua devastazione, che pure essa meriterebbe per le sue colpe. [211] E prende su di s ogni colpo destinato ai colpevoli. Questo Ges sfigurato - a guardarlo - scioglie il cuore, ma dov' finita la sua bellezza, il suo fascino umano, ridotto com'? Dovrebbe quasi ripugnare. Eppure Agostino vede la bellezza di Ges diventare sublime quando il suo volto tumefatto e straziato. [212] Perch il suo il volto di un amore totale, disposto a tutto per ciascuno, cos come egli . E questo attrae indicibilmente. Grida Jacopone da Todi: Cristo me trae tutto, tanto bello. Pagina 35

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt [213] L'attrattiva che esercita sugli esseri umani ancora pi grande, perch comprende il dolore e il peccato, dunque non una bellezza effimera, che sfiorisce, ma che rimane e attraversa i secoli. Ges non solo il pi bello dei figli dell'uomo, come dice il salmo, ma la Bellezza stessa, ogni cosa bella fatta di lui. [214] E" percepito come la stessa Bellezza che salver il mondo di cui parla Dostoevskij, perch la Bellezza che anche l'Amore e la Bont. Quello per cui fatto il cuore di ciascuno. Giovanni Paolo II dir, davanti a due milioni di giovani, al Giubileo della giovent: In realt, Ges che cercate quando sognate la felicit; Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; Lui la bellezza che tanto vi attrae. [215] Nessuno come lui corrisponde alle attese profonde del cuore umano e, nel corso dei secoli, un fiume di persone gli corre letteralmente dietro, dando follemente tutto per stargli accanto, rinunciando a tutte le ricchezze come Francesco, per esempio, e con lui il giovane ricco Bernardo di Quintavalle che spogliatosi di tutti gli averi si scalz prima, e dietro a tanta pace / corse e, correndo, gli parve esser tardo. [216] E poi migliaia e migliaia di altri, perfino re che rinunciavano al loro regno (come san Ludovico), cavalieri che rinunciavano alla gloria e bellissime fanciulle che donavano al Cielo il loro splendore di giovent e la vita. Tutti alla conquista di questo imperdibile tesoro, ognuno - pronto perfino al martirio per godere di lui - dietro a tanta pace / corse e, correndo, gli parve esser tardo. La stessa sensazione del tanto tempo perso che faceva scrivere ad Agostino, dopo la conversione: Tardi ti ho amato, o Bellezza, sempre antica e sempre nuova, tardi ti ho amato! Ed ecco tu eri dentro di me e io ero fuori e l ti cercavo ed io nella mia deformit mi gettavo sulle cose ben fatte che tu avevi creato. Tu eri con me ed io non ero con te. Quelle bellezze esteriori mi tenevano lontano da te e tuttavia se esse non fossero state in te non sarebbero affatto esistite. Tu mi hai chiamato e hai squarciato la mia sordit; tu hai brillato su di me e hai dissipato la mia cecit; tu hai emanato la tua fragranza e io ho sentito il tuo profumo e ora ti bramo; ho gustato e ora ho fame e sete; tu mi hai toccato e io bramo la tua pace. [217] \-\ * Il miracolo che abbiamo di fronte Tutto questo ci fornisce una prima risposta alla domanda di Flew con cui si apre questo libro, se cio pu essere Ges di Nazaret a rivelare Dio, se pu essere tramite Ges che Dio si messo in contatto con gli uomini, anzi se lui stesso Dio fatto uomo. Ascoltiamo la risposta di un intellettuale laico, lo storico Ernesto Galli Della Loggia, che, parlando di Ges (precisamente dell'episodio evangelico dell'adultera perdonata), ha espresso questa considerazione - direi - oggettiva, neutrale: Se Dio esiste, se esiste una rivelazione, impossibile che non sia questa. Solo qui c' questa commossa solidariet con l'umano. Si pu non credere, ma tutto questo incomparabile. [218] Jean Guitton lo esprime con altre parole: Se Ges non Dio, Dio non esiste!. E Malegue va perfino oltre: Oggi il difficile non l'accettare che Cristo sia Dio; il difficile sarebbe accettare Dio se non fosse Cristo. [219] La constatazione storica che perfino alcuni laici sono indotti a fare, dunque, la seguente: abbiamo di fronte un uomo cos sublime, cos perfetto, tanto eccezionale e incomparabile, che nessun Dio potrebbe essere migliore, che nessun Dio potrebbe superare. [220] E questo spiega pure perch il suo mistero e la sua bellezza sono inesauribili. [221] Come dimostra ci che continua ad accadere. Nonostante si succedano i secoli infatti il fascino che emana da Ges di Nazaret non diminuisce, ma ingigantisce. Ed sempre la sua stessa storia che accade, eppure sempre nuova, la stessa avventura, ma che si presenta in forme imprevedibili e inimmaginabili: chi infatti avrebbe mai potuto immaginare - dopo san Paolo e san Benedetto e dopo sant'Agostino e san Bonifacio - che qualcuno potesse inventare Francesco d'Assisi o Ignazio di Loyola e i suoi compagni? Chi poteva prevedere Caterina da Siena o Teresa d'Avila o padre Pio o Madre Teresa? O Bernadette o Giovanna d'Arco? Un'eterna giovinezza, una serie infinita di primavere, tutte egualmente luminose e tutte con colori diversi. E chi poteva immaginare che potesse conquistare il mondo e la storia chi si era lasciato annientare e massacrare? Ma quale uomo pu vincere attraverso il proprio martirio? Che paradosso questo? Che assurdit storica questa? Quale uomo pu conquistare tutti, rinunciando a tutto? Quale invincibile potere pu manifestarsi sulla terra dopo che si scelto il totale Pagina 36

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt rifiuto di ogni potere umano e terreno? La risposta urge perch l"istruttoria si arricchisce di un altro sorprendente dossier. Un altro enigma. Infatti proprio quanto abbiamo detto finora ci pone davanti a un fatto clamoroso: dobbiamo constatare il verificarsi, sotto i nostri occhi, oggi, di un'antichissima profezia. Possiamo veramente toccare con mano il suo clamoroso realizzarsi storico grazie a Ges. Cosa che pone molti interrogativi in quanto il futuro per gli esseri umani inconoscibile. E ci si chiede dunque chi poteva prevedere millenni fa un fenomeno, totalmente imprevedibile, che si sta verificando oggi. Si tratta di questo. Circa quattro mila anni fa, secondo le antichissime Sacre Scritture ebraiche, un uomo di nome Abramo, appartenente a un popolo che abitava la zona fra l'attuale Siria e la Turchia, si sent fare una promessa solenne e strupefacente. Ecco come la riferisce il primo libro della Bibbia, la Genesi: Ora il Signore Iddio disse ad Abramo: "Vattene dalla tua terra, dal tuo parentado, dalla casa di tuo padre, verso la terra che ti mostrer. Io far di te una grande nazione, ti benedir e render glorioso il tuo nome e sarai una benedizione [...]. In te saranno benedette tutte le famiglie della terra" (Gen. 12,1-3). Pi avanti si legge: Poi il Signore lo condusse fuori e gli disse: "Guarda il cielo e conta le stelle, se puoi", e aggiunse: "Cos sar la tua discendenza". Ed Abramo credette a Dio che glielo ascrisse a giustizia (Gen 15,5-6). Certo, a quel momento una simile predizione pareva del tutto inverosimile. Come poteva - in una terra dominata da grandi imperi - un nomade, senza patria, senza alcuna forza o potere immaginare per s una discendenza planetaria? Anche il piccolo popolo d'Israele che nasce da lui e che per secoli custodisce questa profezia nei suoi sacri testi, ha creduto con certezza, per millenni, al suo adempimento, pur essendo il pi piccolo dei popoli, sempre minacciato, aggredito, schiacciato fra tanti imperi, talvolta sterminato e deportato, sempre a rischio della libert. Ma per secoli ha custodito e creduto a questa promessa confermata dalle profezie messianiche, a cominciare da quelle di Isaia. [222] In effetti questa profezia si realizzata clamorosamente, quando, dal popolo ebraico, nato Ges. E" grazie a lui che quella promessa fatta ad Abramo, che realisticamente sembrava del tutto impossibile, inimmaginabile, si realizzata. E oggi possiamo vederlo con i nostri occhi. Infatti oggi, all'inizio del Terzo millennio cristiano - oltre al popolo ebraico - due miliardi di abitanti della terra (tanti sono i cristiani) si dicono figli di Abramo nella fede. A cui si potrebbero aggiungere pure i musulmani, un miliardo e mezzo, che anch'essi si dicono figli di Abramo e che sono arrivati al monoteismo di Abramo (dall'antico paganesimo) proprio grazie all'espansione del cristianesimo (soprattutto nell'impero bizantino) e all'influenza degli insediamenti cristiani che dilagarono anche in Arabia (sebbene si tratti delle correnti monofisite, da cui Maometto ricevette attraverso i vangeli apocrifi - una conoscenza parziale e distorta sul cristianesimo). [223] Non a caso per tutto il Medioevo si riterr l'Islam una eresia cristiana e Dante porr Maometto nel girone degli scismatici. In sostanza sul pianeta tre miliardi e mezzo di persone sono oggi figli di Abramo, pi del 50 per cento della popolazione mondiale. Quindi vediamo realizzarsi davanti a noi una profezia straordinaria grazie a Ges. Sennonch nella Bibbia ebraica era detto che questa profezia doveva realizzarsi grazie all'arrivo del misterioso Messia, l'inviato di Dio, colui al quale tutte le nazioni accorreranno, secondo il profeta Aggeo. [224] Colui che il profeta Isaia definisce luce delle genti (42,6) che sar ( Dio che parla) la mia salvezza fino all'estremit della terra (49,6). Una quantit di profezie sottolineano questo avvenimento planetario: Cos dice il Signore Dio: "Ecco, io far cenno con la mano ai popoli, per le nazioni isser il mio vessillo. Riporteranno i tuoi figli in braccio, le tue figlie saran portate sulle spalle. I re saranno i tuoi tutori, le loro principesse tue nutrici (Is. 49,2223). [225] E questo esattamente ci che noi oggi possiamo vedere, sotto i nostri occhi, davvero verificato con Ges. Dunque sembrerebbe naturale dedurne che proprio Ges l'Atteso dalla notte dei tempi, il preannunciato per secoli da tutti i profeti di Israele. Perch lui che ha realizzato questa fondamentale profezia. [226] C' chi ha rilevato una significativa elusione di questa Pagina 37

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt evidenza storica, per secoli e secoli, da parte della teologia ebraica. [227] Ma invece nel nostro tempo, con gli animi pi distesi, ci sono autori ebrei che s'interrogano su questa sorprendente realizzazione delle antiche profezie in Ges. Realizzazione che un fatto storico, non un'affermazione di fede. Per questo uno studioso ebreo come Pinchas Lapide [228] lo dichiara con un'affermazione netta: Ges di Nazaret diventato il salvatore dei gentili. Per questo non occorre una teologia... Per affermarlo occhi e orecchi mi bastano. [229] Ma seguiamo la sua straordinaria riflessione: Pretendere che Ges fu solo un ebreo, soltanto un fariseo o nient'altro che un predicatore itinerante, sarebbe in misura somma un'arroganza contraria alla Bibbia... Quel che so con certezza... ( che) il chiaro compito missionario che i profeti hanno dato a Israele suonava cos: "essere una luce per le nazioni" "Non basta che tu sia mio servitore per ristabilire le trib di Giacobbe e ricondurre a casa i dispersi; io ti ho posto anche a luce delle genti, affinch tu porti la mia salvezza fino ai confini del mondo!" (Is. 49,6). [...] Questa "diaconia cattolica" al servizio dell'umanit, che l'unico fondamento della nostra elezione, anteriore alla nostra nascita come popolo. Fin dai primi inizi di Israele, infatti, gli fu posto questo obbligo missionario, allorch al suo capostipite fu rivolta la promessa: "In te saranno benedette tutte le nazioni della terra" (Gen. 12,3). Tutte le nazioni, detto - e questo prima ancora che esistesse un popolo ebraico. [...] Da sempre nostro compito di portare i gentili al Dio unico, non di integrarli nella sinagoga... La nostra missione mono- teizzare non ebraizzare! [...] I profeti l'hanno predicata e promessa; nel nome di Ges di Nazaret questa missione stata in parte adempiuta. Se l'annuncio salvifico dell'amore di Dio fosse stato rivolto all'universo delle nazioni da un filosofo greco o da un augure romano, avrei probabilmente notevoli difficolt a riconoscere in esso un momento del piano divino della salvezza. Poich invece questa mono- teizzazione dell'Occidente stata compiuta nel nome di un pio ebreo, cui i vangeli per tredici volte danno il titolo di rabbi, posso e debbo riconoscere nella storia dei suoi effetti una parte integrante del progetto salvifico di Dio, e accettare la Chiesa dei credenti [...] come istituzione di salvezza voluta da Dio. [230] Una pagina eccezionale. Ma Lapide va fino in fondo e riconosce che allora, a questo punto, torna prepotente la domanda su chi Ges, dal momento che in lui si realizza l'antica profezia che ha dato vita e scopo a Israele. Dev'essersi quindi trattato di pi che un semplice galileo figlio di falegname, che diede vita a un movimento di penitenza. Che cosa sia stato questo "di pi", non so [...]. Fu un predicatore di salvezza? Un operatore di miracoli? Un uomo di Dio? Un annunciatore del regno dei cieli? Fu tutto questo, cos ci sembra, considerando oggi le cose retrospettivamente, ma ci non basta a render conto del fatto inconfutabile che tutto l'Occidente, dall'Islanda al Cile, dalla California alla Sicilia, ha preso il nome da questo galileo, e che grazie a lui decine di nazioni gentili sono diventate monoteiste. [...]. E" chiarissimo che questo Ges di Nazaret, per le vie imperscrutabili di Dio, diventato il salvatore del mondo dei gentili - proprio come ha annunciato il vecchio Simeone nel secondo capitolo del vangelo di Luca: Ges diventato "una luce che illumina i gentili e la lode del popolo d'Israele" che l'ha generato. [231] E" naturale a questo punto chiedere perch non riconoscere in Ges, visti gli effetti, il Messia atteso. Risponde Lapide: Potr anche essere il futuro messia - ma anche questo lo sapremo quando verr o ritorner. [232] Peccato per che in quel momento sar troppo tardi. Perci urge sapere ora chi Ges, in particolare se lui l'Atteso, l'Inviato. Questo il senso della nostra indagine. Che adesso pu buttarsi a capofitto in un altro affascinante mare: quello delle profezie messianiche. Ne anticipiamo una fra le pi suggestive perch ha un'attinenza con quella di cui abbiamo appena trattato. Rivela il modo sorprendente e inimmaginabile in cui il Regno di Dio sarebbe stato stabilito dal Messia sulla terra. Lo preannuncia il profeta Daniele, con secoli di anticipo. Dunque si riferisce a un sogno fatto, nel secondo anno del suo regno, da Nabucodonosor. [233] Il sovrano stava osservando una immensa statua dall'aspetto terribile, con la testa d'oro, il petto e le braccia d'argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro e i piedi in parte di ferro e in parte di creta: Mentre stavi guardando spiega Daniele una pietra si Pagina 38

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt stacc dal monte, ma non per mano di uomo, e and a battere contro i piedi della statuta. In breve si frantum tutto, ferro, argilla, bronzo, argento, oro, tutto polverizzato senza lasciare traccia, mentre la pietra, che aveva colpito la statua, divenne una grande montagna che riemp tutta quella regione. Daniele spiega il sogno come la rappresentazione di una successione di quattro regni dopo quello di Nabucodonosor (simboleggiato dalla testa d'oro). Al tempo dell'ultimo regno il Dio del cielo far sorgere un regno che non sar mai distrutto e non sar trasmesso ad altro popolo: stritoler ed annienter tutti gli altri regni, mentre esso durer per sempre. Questo significa quella pietra che tu hai visto staccarsi dal monte, non per mano di uomo, e che ha stritolato il ferro, il bronzo, l'argilla, l'argento e l'oro. Dio grande concluse Daniele e ha rivelato al re quello che avverr da questo tempo in poi (Dan. 2,31-45). La profezia messianica rivela dunque che il Regno di Dio inizier sulla terra non col clamore di conquiste, proclami, rivoluzioni, dominio e forza terrena, ma, al contrario, come una piccola cosa, non di provenienza umana, che entra nel gioco delle forze terrene quasi senza essere notata e poi per polverizza poteri che sembravano invincibili, diventando una grande montagna che riempie tutta la regione, cio un regno che durer per sempre. Pascal comment: E" predetto che Ges Cristo sarebbe piccolo al principio e crescerebbe dopo. La piccola pietra di Daniele. E" inevitabile pensare che tutto cominciato dal piccolo s di una sconosciuta fanciulla, pronunciato nella solitudine, davanti a un angelo, nel minuscolo e irrilevante villaggio di Nazaret. Poi, da l, tutto proseguito con una silenziosa nascita, ai margini del mondo, in una stalla. E infine, quando quel bambino cresciuto, il Regno di Dio cominciato nel mondo con una normalissima e semplice trama di incontri, a cominciare da quello sul greto del fiume Giordano, con due amici, Giovanni e Andrea. Questo il sassolino che polverizzer tutti i poteri di questo mondo e della storia e che diventer un regno eterno. Fu Ges stesso a sottolineare questa peculiarit: Il regno dei cieli si pu paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso il pi piccolo di tutti i semi, ma, una volta cresciuto, pi grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i suoi rami (Mt. 13,31-32). La corrispondenza fra la profezia della piccola pietra di Daniele e la piccolezza del s della giovane Maria a Nazaret ancor pi impressionante perch l'idea che si aveva dell'avvento del Messia era del tutto opposta. Nella semplicit della casa di Maria ha detto papa Benedetto XVI, in un povero borgo di Galilea, incomincia ad adempiersi la solenne profezia della salvezza: "Io porr inimicizia fra te e la donna,/ tra la tua stirpe/ e la sua stirpe:/ questa ti schiaccer la testa/ e tu le insidierai il calcagno" (Gen. 3,15)... Senza violenza, ma con il mite coraggio del suo "si", la Vergine ci ha liberati non da un nemico terreno, ma dall'antico avversario, dando un corpo umano a Colui che gli avrebbe schiacciato la testa una volta per sempre. [234] Si resta sbigottiti, visitando la casa di Maria a Nazaret, a vedere concretamente dove tutto questo cominciato. Basta sentire padre Bellarmino Bagatti, l'archeologo che scav e fece riemergere quella povera casupola di Maria: Tutte le case di Nazaret erano cos: miseri tuguri ricavati nel calcare, grotte nel fianco della collina, dove persone e animali vivevano assieme. [235] Luigi Giussani ha colto splendidamente questo modo cos semplice e quotidiano con cui cominci e sempre comincia, nel tempo, il regno di Dio sulla terra: La cosa pi impressionante che tutto nato da quei "buchi", da una povert assoluta. Mi fa impressione perch per sua natura il cristianesimo comincia sempre cos, sempre. [236] Oggi proseguiva Giussani sembra pi importante tutto il resto, la politica, l'economia... che questo avvenimento cos facilmente e a buon mercato identificabile con una fiaba. Ma la concretezza di quell'avvenimento cos umana vedendo quei luoghi che non si pu tornare dalla Palestina col dubbio che il cristianesimo sia una favola. [237] Dicevamo dell'inizio della missione di Ges. Anche in questo caso tutto comincia con una circostanza semplice, quotidiana, di una normalit disarmante. Due amici originari di Betsaida, Giovanni e Andrea, erano arrivati al fiume con molti altri della regione, ad ascoltare le parole di Giovanni Battista e a farsi battezzare da lui. C'era nell'aria, fra la gente, una grande curiosit e un Pagina 39

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt senso di profonda attesa per questo nuovo profeta che dopo tanto tempo era finalmente sbocciato in Israele. Dunque vanno, lo ascoltanto, stanno con lui. Il giorno dopo lo sentono mentre pronuncia una delle sue frasi misteriose: Ecco l'Agnello di Dio. La dice seguendo con lo sguardo un giovane che sta allontanandosi e loro due allora, a cui non era sfuggita quell'espressione, si mettono alle calcagna di quell'uomo. Dopo poco lui si volta, guardandoli: Che cosa cercate?. E loro, forse imbarazzati, per trarsi d'impaccio: Rabbi, dove abiti?. E lui, con un sorriso di simpatia: Venite a vedere. Infatti loro lo seguirono e stettero con lui tutta la sera. Erano circa le 4 del pomeriggio, annoter molti anni dopo uno dei due, Giovanni, ormai vecchio, scrivendo il Vangelo, ossia ci che da quell'incontro era nato. Giussani ha sottolineato tante volte come quell'ora si impresse nella mente di Giovanni perch era l'ora che gli aveva cambiato la vita. E che aveva cambiato la storia del mondo, la storia dell'umanit. Eppure chi l'avrebbe detto? Era un giorno come tanti e lui un uomo, sembrava solo un uomo. Ma non ci volle molto ai due a intuire la sua eccezionalit. Tanto vero che l'indomani tornarono dal loro gruppo e quando Andrea incontr suo fratello Simone, tutto galvanizzato gli disse, nientemeno: Abbiamo trovato il Messia!. Si chiede Giussani: Come ha fatto a dire: "Abbiamo trovato il Messia"? Ges, parlando loro, avr detto questa parola, che era nel loro vocabolario, perch dire che quello fosse il Messia, in "quattro e quattr'otto" cos asseverato, sarebbe stato impossibile. Si vede che, stando l ore e ore ad ascoltare quell'uomo, vedendolo, guardandolo parlare - chi che parlava cos? Chi aveva mai parlato cos? Chi aveva detto quelle cose? Mai sentite! Mai visto uno cos! - lentamente, dentro il loro animo, si faceva strada l'espressione: "Se non credo a quest'uomo non credo pi a nessuno, neanche ai miei occhi" [...]. Avr dunque detto, quell'uomo, tra l'altro, che era Lui colui che doveva venire, il Messia che doveva venire. Ma era stato cos ovvio nell'eccezionalit quell'annuncio, che loro hanno portato via quell'affermazione come se fosse una cosa semplice era una cosa semplice! - come se fosse una cosa facile da capire [...]. Quei due, Giovanni e Andrea - Andrea era molto probabilmente sposato con figli come hanno fatto a essere cos conquisi subito e a riconoscerlo? [...] Riconoscere che quell'uomo era qualcosa di eccezionale, di non comune [...] irriducibile ad ogni analisi, riconoscere questo doveva essere facile. Se Dio diventasse uomo, venisse tra di noi, se venisse ora, se si fosse intrufolato nella nostra folla, fosse qui tra noi, riconoscerlo, a priori dico, dovrebbe essere facile: facile riconoscerlo nel suo valore divino. Per una eccezionalit, che quando qualcosa fa battere il cuore per una corrispondenza. [238] Ecco cosa significava quell'antica profezia di Daniele: una piccola pietra (un normale incontro) ma non mossa da mano umana (quindi co la percezione di qualcosa di eccezionale). E" ancora Ges che - guardando quel piccolo pugno di amici - un giorno, con tenerezza, li rassicura cos: Non temere, piccolo gregge, perch al Padre vostro piaciuto di darvi il suo regno (Lc. 12,32). In queste parole si riflette perfettamente l'immagine della piccola pietra che diventa una immensa montagna. E" una delle profezie che si realizzano in Ges. Infatti l'uomo di Nazaret, con i suoi dodici amici, stato seguito da duemila anni di stupore, ammirazione, fervore e adorazione che hanno cambiato il mondo e la storia. Tuttavia Ges non ha realizzato solo la profezia fondamentale, quella relativa alla missione di Abramo e di Israele e quella della pietra di Daniele. Egli stato preceduto, per un millennio e mezzo, da centinaia di altre profezie, circa 300, codificate nella Sacra Scrittura del popolo di Israele. Sono le profezie relative al Messia, il misterioso personaggio preannunciato fin dalla Genesi. Andiamo dunque a vedere cosa dicono le Sacre Scritture di colui che era atteso dal popolo di Dio per la salvezza di tutti i popoli della terra. Vediamo quale ritratto ne tracciano. E valutiamo se l'identikit somiglia o addirittura corrisponde a quello di Ges. \-\ Lo sconvolgente identikit che lo precedette Tutta la terra desidera il suo volto Antifona dei Primi Vespri di Natale E" uno dei fatti pi straordinari e inspiegabili della storia ed stupefacente che venga cos generalmente rimosso, eluso o superficialmente liquidato senza alcun serio argomento critico, anche in ambito cristiano. Si tratta di questo: esiste un insieme di antichissimi testi, che il popolo ebraico definisce Scrittura Sacra, ritenendola ispirata direttamente da Dio. Questi testi, scritti nell'arco di molti secoli prima di Ges, da tanti autori diversi, Pagina 40

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ruotano attorno a una fondamentale profezia dov' prefigurato l'arrivo di un misterioso inviato di Dio, l"unto del Signore (Unto, cio consacrato, si dice Messia in ebraico e Cristo in greco), che vincer il Male. [239] Tale preannuncio, negli stessi libri, viene dettagliato e approfondito da circa trecento profezie messianiche, molto diversificate, che nel corso dei secoli definiscono tanti e significativi particolari di questa venuta, e indicano con esattezza tutto ci che sarebbe accaduto. Ebbene tutte queste profezie, nessuna esclusa, risultano perfettamente realizzate nella persona e nella vita di Ges. Solo su Ges e su nessun altro. Descrivono con una precisione sconvolgente e con secoli di anticipo, i particolari della sua vita. Com' possibile che si possano prevedere eventi che poi si realizzeranno a distanza di secoli? E soprattutto com' possibile che tutte insieme queste diverse profezie si siano realizzate in uno stesso individuo? Proviamo - per cominciare ad averne un'idea - a passarne in rassegna le principali. Naturalmente sappiamo bene che su ciascuna di esse si potrebbe fare un approfondimento storico, teologico e filologico. Sappiamo che il profetismo biblico presenta una grande variet di forme, di persone, di messaggi, di stile, di sensibilit e cultura [240] e sappiamo che alla complessa stratificazione e redazione dei libri profetici sono state dedicate montagne di studi. Sappiamo del diverso peso e valore di queste profezie (ci sono quelle pi importanti ed esplicite e altre meno, quelle in cui parla il profeta e quelle in cui egli riporta le parole di Dio), sappiamo della cautela con cui va maneggiato questo materiale e molte altre cose, compreso il fatto che talora in esse il futuro adombrato, ma diventa chiaro solo alla luce della sua realizzazione (ha qualche ragione Pascal quando dice: Si comprendono le profezie solo quando si vedono avverate). [241] Bisogna tener conto che la salvezza, nella concezione ebraico- cristiana, una storia, Dio parla attraverso gli eventi e infatti la figura del Messia si venuta precisando progressivamente nel corso dei secoli, anche in base alle vicende che viveva il popolo d'Israele. Dunque questo (limitato) catalogo per argomento, utile a dare un'idea di cosa parliamo e di quanto straordinaria la materia, serve soprattutto a percepire l'unit di tutte queste profezie disseminate nei secoli e fra tanti autori, come un disegno, un identikit, che pian piano si chiarisce, fin nei minuti dettagli, emergendo dalle tenebre. [242] Tema Profezia Compimento Nota di chi ha effettuato la scansione: di seguito c' una tabella in tre colonne la cui comprensione risulta facilitata per chi legge con la barra braille. I vari ocr con cui ho provato ad acquisisrla non sono stati in grado di farlo senza errori che ho cercato di correggere. In certi casi per ho dei dubbi soprattutto quando la formattazione del testo non chiara. Comunque ho lasciato la formattazione pi posibile vicina all'originale alterando solo gli spazi tra una colonna e l'altra. Non sempre ci sono tutte e tre le colonne. Ogni tema inizia con il rientro di cinque spazi e con la lettera maiuscola. Fare attenzione al punto e virgola che, come nel testo originale, indica che nella riga corrente o in quella successiva c' un riferimento allo stesso testo biblico. Dio annuncia la venuta di Gen. 3,15 Rm. 5,12-21 Colui che schiaccer la testa a Satana: sar un uomo e sar progenie di una donna Sar discendente di Sem Gen. 9,26 Lc. 3,23-34 Il Messia avr come Gen. 12,3 Mt. 1,1 progenitore Abramo Il Messia discender da Isacco Gen. 17,19 Lc. 3,23-34 Il Messia discender Gen 28,14 Lc. 3,23-34 da Giacobbe (Israele) Fra i dodici figli di Giacobbe Gen. 49,10 Lc. 3,23-34 apparterr alla trib di Giuda Ap.5,5 Mos riceve l'annuncio da Dio Deut. 18,15 Gv. 5,45-47 del Messia che sar un grande At. 3,20-22 profeta Sar discendente di Boaz e Ruth Ruth 4,12-17 Lc. 3,23-34 All'interno della trib di Giuda Is. 11,1 Lc. 3,23-32 il Messia discender dalla famiglia di Iesse, padre di David Il Messia discender da 2Sam. 7,12-13 Mt. 1,1 Davide Pagina 41

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Indagine su Ges.txt

Ma eterno, alla destra Sal. 110,1 Mt. 22,44 di Dio e Davide lo chiama Signore Il Messia discender Ag. 2,23 Lc. 3,23-27 da Zorobabele Nascer da una Vergine Is. 7,14, Lc. 1,34-35 ebrea Ger. 31,22 Nascer a Betlemme Michea 5,1 Mt. 2,5-6 Efrata Nascer quando la trib Gen. 49,10 Gv. 19,15 di Giuda non avr pi la Gal. 4,4 regalit (cio al tempo di re Erode e di Roma) Il Messia porter il regno Dan. 2,31-45 Mt. 13,31 di Dio che all'inizio sar piccolo e trascurabile come una pietruzza, ma che poi frantumer tutti i grandi regni e diventer una montagna che durer per sempre La sua nascita accadr Sal. 72,7 toto orbe in pace in un periodo Is. 2,4 composito... Jesus di pace universale Christus... in Bethlem Iudae nascitur... (l'annuncio natalizio nella liturgia dellaChiesa) Alla sua nascita ci sar Num. 24,17-19 Mt. 2,2 un segno nel Cielo (una stella) Sar adorato da re Sal. 72,10-11 Mt. 2,1-11 d'Oriente che gli Is. 60 offriranno ore e incenso Ci sar un pianto Ger. 31,15-17 Mt. 2,16-18 di bambini... Il Messia soggiorner Os. 11,1 Mt. 2,1 in Egitto da dove viene chiamato Sar umile Is. 42,2 Mt. 11,29 Zac. 9,9 Sar il Giusto Ger. 23,5-6 Gv. 5,30 Tutto il mondo attende Is. 42,4 Gv. 12,20-23 la sua parola Sar la luce di tutte Is. 42,6 Lc. 2,30-32 le nazioni Sar re di un regno Sal. 2,7-8 Lc. 1,32-33 eterno che abbraccer 1Cron. 17,11-14 Ap. 22,3-5 tutta la terra e 16 la sua missione verr Mal. 3; Mt. 11,10 annunciata e 3,23 preparata da un inviato La voce del quale grider Is. 40,3-5 Lc. 3,3-6 nel deserto spianando Mal. 3,1 Mt. 3,14 la strada al Messia Il Messia si manifester Is. 9,1-2 Mt. 4,12-17 anzitutto in Galilea E" la Sapienza con cui Dio Prov. 8,30 Gv. 1,2-3 ha creato il mondo Egli onorer il secondo Mal. 3,1 Lc. 2,27-32 Tempio con la sua Ag. 2,6-9 presenza Non tacer di fronte a Sal.69,10 Gv. 2,13-17 chi abusa del Tempio Il Messia sar umile e Zac. 9,9-10 Mt. 11,29 porter la pace Il Messia far guarigioni Is. 35,5-6 Lc. 6,17-19 miracolose Il Messia saner ciechi Is. 35,5-6 Mc. 10,51-52; e sordi 7,32-35 Is. 42,7 Mt. 9,27-30 E storpi e muti Is. 35,6 Mt. 12,10-13; Pagina 42

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 9,32-33 Il Messia annuncer Is. 61,1-3 Lc.4,17-21 la buona novella ai poveri e ai cuori spezzati, la libert per gli schiavi, la liberazione dei prigionieri e la misericordia del Signore La sua parola sar tagliente Is. 49,2 Ap. 2,12-16 come una spada Eb. 4,12 Il Messia parler in parabole Is. 6,9 Mt. 13,13-15 Il Messia parler con Deut. 18,15-19 Gv. 12,48-50 un'autorit che gli viene da Dio Il Messia avr compassione Is. 42,3; 40,11 Mt. 11,4-5 di chi ferito, smarrito o bisognoso Il Messia spiegher che Sal. 40,8-9 Lc. 24,44 le Scritture annunciavano di lui e che in lui hanno compimento le profezie Il Messia non giudicher Is. 11,3 Gv. 7,24 secondo le apparenze Dio ha un Figlio Prov.30,4 Mt. 3,16-17 Il Messia il Figlio di Dio Sal. 2,7 Lc. 1,31-35 2Sam. 7,14 Mc. 9,7 Cron. 17,13 Il Messia dichiarer di essere Sal. 2,7 Gv. 5,18; Il Figlio di Dio 9,35-37 Il Messia sar uomo Ger. 23,5-6 Gv. 10,33 ma si riveler come Dio Il Messia avr un aspetto Dan. 7,13-14 Mc. 8,31; umano ma avr origine 9,1-8 divina Sar Dio stesso venuto Sal. 46,6-12 Gv. 12,45; 10,30; in soccorso agli uomini Is. 7,14; 9,5-6; 14,7;10-11 e abitar fra loro 40,3 Il Messia stipuler una Ger. 31,31-34 Mt. 26,28 IS. 63,8-9 Nuova Alleanza e la Legge Eb. 8,6-7; sar scritta nei cuori 8,13; 10 la circoncisione antica Deut. 30,6 At. 15,5-29 era solo un segno Eb.7,18; passeggero perch nella 10,1-14 nuova alleanza Dio circoncider i cuori Il Messia porr fine Dan. 9,24 Gal. 1,3-5 al peccato e stabilir Eb. 10,11-14 una giustizia nuova ed eterna Il Messia porter il Is. 61,1-2 Lc. 3,16-22 lieto annuncio ai poveri, liberer dalla schiavit del peccato e della morte e consoler gli afflitti Il Messia far un ingresso Zac. 9,9 Gv. 12,9-15 trionfale a Gerusalemme, Lc. 21,1-10 ma per umilt (poich il suo un regno d'amore) cavalcher un'asina e non un destriero da dominatore Il Messia sar riconosciuto Zac. 9,9 Gv. 12,12-13 come Re Nel tempo in cui verr Zc. 11,4-5 Mt. 23,1-4 il Messiai! popolo di Israele sar oppresso e angariato da pastori indegni Il Messia sar vittima di una Sal. 2,2 Mt. 26,3-4 congiura di tutti i potenti Lc. 23,12 Il Messia sar colpito Zac. 13,7 Mc. 14,27 Pagina 43

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt e i suoi dispersi Il Messia si trover solo e Sal. 22,12 Mc. 14,50 senza aiuto di alcuno Sal. 69,9 e 22 il Messia sar tradito da un Sal.41,10 Mc. 14,17-18 amico che mangiava At. 1,16-17 alla sua mensa Sar tradito per trenta Zc. 11,12-13 Mt. 26,14-15; monete d'argento 27,3-5 gettate nel tesoro del Tempio La casa del traditore Sal. 69,26 At. 1,16-20 rester deserta Il traditore avr vita breve Sal. 109,8 At. 1,16-26 e il suo posto sar preso da un altro Contro il Messia verranno Sal. 109,2-5 Mc. 14,55-59 portati falsi testimoni di accusa e il processo sar irregolare Maltrattato, si lascer umiliare Is. 53,7 Mt. 27,12-14 senza aprire bocca davanti agli accusatori Il Messia si lascer flagellare, Is. 50,6 Mt. 26,67; insultare, colpire, strappare 27,26 la barba e sputare in faccia Il suo aspetto sar Is. 52,14 Gv. 19,1-5 orrendamente sfigurato dalle torture e le percosse Il Messia verr condannato Is. 53,8 Gv. 18,13-22; a morte con una ingiusta 29-32; 19,6-7; sentenza 12-16 Sar annoverato fra i Is. 53,12 Lc. 23,32 mal fattori mentre Gv. 19,18 prender su di s i peccati altrui Il Messia sar messo a morte Is. 53,9 Gv. 18,38 sebbene gli stessi giudici riconoscano la sua innocenza Il Messia sar ucciso Is. 53,8 Mt. 27,35 in modo violento Dan. 9,26 Il Messia sar ucciso mediante Sal. 22>17 Mt. 27,26 il supplizio della crocifissione Zac. 13,6 Sar circondato da un branco Sal. 22,17 Mt. 27,22-23; di pagani urlanti e da alcuni 41-43 malvagi del suo popolo Lc. 23,36-37 Sar abbandonato dagli amici Sal. 38,11 Lc. 23,49 Il Messia sar odiato Sal. 69,4 Lc. 23,35-38 senza motivo e sopporter Is. 50,6; Mt. 26,65-67 insulti e scherni Sal. 21,8 Lc. 23,13-22 La gente comune guarder Sal. 22,18 Lc.23,35 il Messia durante la crocifissione Il Messia sar uomo dei dolori Is. 53,3 Mt. 27,20 disprezzato e reietto Gv. 10,20 Lc. 4,28-29; 23,11 Ma al trono del suo supplizio Is. 49,7 Mt. 2,11 si prostreranno i re Fil. 2,8-10 Dio far ricadere su Is. 53,6 1Gv. 4,10 di lui i peccati di tutti gli uomini E per guarirli prostrer con Is. 53,10 Gv. 18,11 dolori lui che offrir la vita Mt. 20,28 Egli si caricher di tutte Is. 53,4 1Pt. 2,24 le nostre sofferenze Servo di Dio, espier Is. 53,11-12 Gv. 12,27 per tutti i peccatori e Dio gli dar la vittoria e il regno su moltitudini Per l'iniquit del suo popolo Is. 53,8 1Gv. 2,2 il Messia sar percosso e Pagina 44

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt messo a morte Il Messia si lascer umiliare Is. 53,7 Gv. 1,29 e si far condurre al macello muto come l'agnello sacrificale Come l'agnello della pasqua Sal. 34,21; Gv. 19,33-36 ebraica, non gli saranno Es. 12,46 spezzate le ossa, ma gli Sal. 22,15 saranno slogate Trattato da verme, non Sal. 21,7 Lc. 23,35-38 da uomo obbrobrio di tutti, rifiuto del suo popolo E stabilir l'amore Os. 6,3-6 Mt. 9,9-13 al posto dei sacrifici antichi Egli sar trafitto Is. 53,5 Gv. 19,18e34 per le nostre iniquit Verr ucciso sul monte Moria Gen. 22,13-14 Lc. 23,33 cio a Gerusalemme dove Dio salv Isacco dal sacrificio di Abramo provvedendo lui stesso alla vittima (profezia figurale) Il Messia agonizzante Sal. 22,2 Mt. 2t. 27,46 invocher Dio con le Mc. 15,34 parole del salmo profetico che parla della sua passione E poi gli uomini guarderanno Zac. 12,10 Gv. 19,37 colui che hanno trafitto Lc. 23,47 Il Messia sul patibolo sar Sal. 22,16 Gv. 19,28 arso dalla sete Quando avr sete gli Sal. 69,22 Mt. 27,34 daranno da bere aceto Il Messia verr giudicato Is. 53,4 Mt. 27,41-43 un uomo maledetto da Dio Lo scherniranno dicendo: Sal. 22,9 Mt. 27,42-43 Si affidato al Signore, lui lo liberise suo amico Pregher per i suoi nemici Is. 53,12 Lc. 23,34 Si divideranno le sue vesti Sal. 22,19 Gv. 19,23-24 Quel giorno si oscurer Amos 8,9 Mt. 27,57-60 il sole Il Messia sar sepolto nella Is. 53,9 Mt. 27,57-60 tomba di un uomo ricco Israele avr il cuore indurito Is. 6,9-10 Gv 12,3743 e gli occhi ciechi di fronte Rm. 11,7-8 al Messia A causa dei pastori Zac. 11,4-6 Mt. 23,1-38 indegni di Israele il paese sar devastato Il Messia sar la pietra Sal. 18,22 Mt. 21,42-44 scartata dai capi di Israele E diventer pietra Is. 8,14 Mt. 21,43-44; d'inciampo per Israele Sal. 117,22 13,13-15 e per Gerusalemme a cui Zc. 11,4-6; sar tolto il regno e sar dato 8-9 a un altro popolo Il Messia sar ucciso 483 Dan. 9,24-27 Lc. 3,1 anni dopo il decreto per la ricostruzione del Tempio di Gerusalemme (cio fra 30 e 33 d. C.) Dopo la sua ucCisione Dan. 9,26 Mt. 24,15 il Tempio Stesso sar Ag. 2 distrutto da un re straniero Mal. 3 Il Tempio sar ripudiato Gen. 7,12-14 Lc. 21,5-6 Il corpo del Messia Sal. 16,9-10 At. 13,33-37 nOn sar lasciato Pagina 45

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt alla decomposizione Il Messia risusciter Sal. 16,8-11 Mt. 28,6 Is. 53,10-11 Mc. 16,16 Os. 6,1-3 [243] Lc. 24,1 Il Messia risusciter Gv. 20,1 1Cor. 15,4-8 il terzo giorno Il Signore eliminer la morte Is. 25,8 Ap. 1,18; 21,4 Il Messia annienter la morte Os. 13,14 1Cor. 15,55-56 per il suo sacrifcio Dio a lui Is. 53,12 Mt. 28,18 dar in premio i regni e le moltitudini Il Messia salir in Cielo Dan. 7,13-14 At. 1,9-11 da dove proviene e Prov. 30,4 Gv. 3,13 dove ricever un potere eterno su tutti i popoli Dio glorificher il suo 1sam. 2,10 Mt. 28,18 Messia dandogli potere Sal. 2,8 su tutto Il Messia star alla destra Sal. 110,1 e 5 Mc. 16,19 di Dio Pt. 3,22 Il Messia figlio di Dio e 1Cron. 17,11-14 Lc. 1,30-33 Dio e avr un regno eterno Is. 9,5-6 Mos prima di morire rivela Deut. 32,21 Rm. 10,16-21 che un giorno Dio, a causa del tradimento di Israele, sceglier un altro popolo Il Messia avr un popolo Is. 65,15; Mt. 26,28 nuovo con un nome 66,18-22 1Pt. 2,4-10 nuovo da tutte le nazioni, Os. 1,9; 2,1; 2,25 Rm. 10,18-20 stipuler una nuova Sal. 110,4 alleanza con un nuovo sacerdozio Ma rimarr un resto Is. 10,22 Rm. 11,5 di Israele cosicch non revocata l'Alleanza Il Salvatore risorto Is. 53,10 Mc. 16,20 vive per sempre Dan. 7,14 Mt. 28,20 Is. 9,6 Lc. 1,31-33 \-\ * E" accaduto l'impossibile? Quale conclusione trarne? Innanzitutto una constatazione di fatto. C' un solo uomo nella storia su cui tutte queste antiche profezie vanno a convergere e compiersi: Ges. Egli l'unico personaggio della storia umana la cui vita stata predetta, in tutti i particolari, molti secoli prima della sua venuta al mondo, in testi sacri ufficialmente presentati come profezie e diffusi nel mondo prima della sua nascita, testi pubblici e la cui autenticit non mai stata contestata. Julien Green ebbe a dire: La prima parte della Bibbia scritta come se gli autori ne avessero letta la seconda. L'Antico Testamento uno specchio, dentro vi un volto: quello di Cristo. Una cosa simile non mai accaduta, nella storia, a nessun altro essere umano, n a fondatori di religioni, come Buddha o Maometto, n a grandi condottieri come Alessandro Magno o Napoleone. N ai vari personaggi che, nel corso della storia di Israele, hanno accampato la pretesa di essere il Messia (una quarantina) e che non corrispondevano affatto alle profezie e dopo un primo clamore sono sprofondati nella dimenticanza. [244] Hegel ebbe a dire: La prova di Dio sarebbe che il profeta realizzasse le sue profezie. [245] In effetti accaduto e, secondo Pascal, la pi grande prova di Ges Cristo sono le profezie. [246] In realt in questa indagine su Ges troveremo molto di pi (lo vedremo), ma certo il fenomeno delle profezie messianiche impressionante e interpella la ragione di tutti. E" un caso unico. Ed curioso che un tale mistero - anche dal punto di vista storico - sia cos poco considerato. Viene solitamente relegato nelle discipline teologiche, ma in realt siamo davanti a un enigma della storia. O una casuale coincidenza o la rivelazione di qualcosa di eccezionale. Jean Guitton, dopo aver menzionato varie considerazioni filosofiche sulla possibilit razionale di previsione del futuro (da Kant e Laplace fino alla relativit di Einstein che ha rivoluzionato la concezione del tempo e dello spazio), Pagina 46

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ha concluso, a proposito della realt delle profezie: Nessuna mente scientifica, a maggior ragione filosofica, dovrebbe considerarsi tranquilla finch la questione non sia stata risolta. [247] Dicevamo che - in teoria - potrebbe trattarsi di una casuale coincidenza. Ma possibile? Prescindendo dalle questioni esegetiche, storico- bibliche e filologiche, c' chi ha provato a tradurre in linguaggio scientifico- matematico il fenomeno delle profezie messianiche compiutesi nella storia di Ges: un calcolo delle probabilit, niente pi di un gioco statistico, ma che pu dare un'idea di quanto sia impossibile attribuire al caso questo eccezionale fenomeno su cui normalmente sorvoliamo. Il calcolo stato realizzato anni fa da uno scienziato, Peter W. Stoner nel libro Science speaks. [248] Voglio ripetere che Stoner ha un approccio al problema non da biblista, ma da matematico e ne ha tutti i titoli. [249] Dunque Stoner considera all'inizio solo otto profezie, [250] neanche le pi clamorose, poi calcola per ciascuna la possibilit di realizzazione, quindi combina insieme le chances di tutte le otto profezie. Infine, considera il numero approssimativo di persone vissute dai tempi dei profeti a oggi: quante chances poteva avere un solo uomo vissuto da quell'epoca a oggi di realizzare tutte queste otto profezie? Ecco la conclusione a cui Stoner arriva applicando la moderna scienza della probabilit: 1 su 10 alla diciasettesima, cio 1 su 100.000.000.000.000.000, ovvero una su cento milioni di miliardi. Analogamente Stoner spiega: I profeti avevano una sola chance su 10 alla diciasettesima che si realizzassero (tutte le loro otto profezie) in un unico uomo, ma esse si sono davvero realizzate in Cristo. Applicando gli stessi criteri probabilistici, con stime prudenziali, Stoner calcola che le chances che ha un unico uomo di realizzare quarantotto profezie messianiche contenute nella Bibbia e arriva a calcolare che c' 1 possibilit su 10 alla centocinquantasettesima (questa cifra 1 seguito da 157 zeri, un numero addirittura indicibile). Per capire le sue dimensioni supponiamo di considerare una quantit di 10'57 elettroni (l'elettrone una delle entit pi piccole che noi conosciamo). Supponiamo dunque di prendere questa quantit di elettroni, scrive Stoner di segnarne uno solo e di mescolarlo con tutti gli altri. Poi bendiamo un uomo perch tenti di trovare quello segnato. Quante possibilit ha di scoprire l'elettrone giusto? Che genere di ammasso far questo numero di elettroni? Un volume inconcepibilmente grande. Grande quanto l'universo? Gli esperti affermano che per esaurire tutti quegli elettroni ce ne vorrebbero tanti di universi con queste dimensioni. In ogni caso, accontentandoci solo di questo nostro universo che conosciamo. Per avere un'idea del paragone di Stoner diremo che azzeccare quelle quarantotto profezie tutte e su un singolo essere umano come indovinare l'unico elettrone giusto fra tutti, in una massa grande quanto l'intero universo conosciuto. Ora di profezie messianiche nella Sacra Scrittura non ce ne sono soltanto quarantotto, ma circa trecento e tutte si sono realizzate nella vita di Ges di Nazaret. E" come se i profeti (tutti) avessero azzeccato l'unico, minuscolo, infinitesimale elettrone in una massa che riempirebbe tanti e tanti universi simili al nostro. Questo gioco statistico d un'idea dell'eccezionalit del fenomeno. E" inevitabile constatare dunque che ci troviamo davanti a un fatto assolutamente unico, inaudito e umanamente inspiegabile. Ogni uomo pu fare quel che ha fatto Maometto; perch non fece alcun miracolo, non fu predetto; nessuno pu fare quel che fece Ges Cristo, osserva Pascal. [251] E" tutta una successione di uomini durante quattromila anni che scrive ancora Pascal costantemente e senza variazioni, sorgono uno dopo l'altro a predire lo stesso avvenimento. E" tutto un popolo che lo annuncia e che esiste da quattromila anni per rendere in massa testimonianza delle promesse ricevute. [252] Come si spiega? Che diverse persone abbiano potuto prevedere, molti secoli prima, i dettagli della vita dello stesso essere umano, dovuto, secondo la tradizione di Israele, al fatto che essi ricevevano una particolare rivelazione da Dio, che solo conosce il futuro, erano infatti detti profeti. Cos Israele li ha ritenuti per secoli. Nel Deuteronomio Dio stesso che dice al suo popolo come riconoscere i veri dai falsi profeti: Se tu pensi: come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta? Quando il profeta parler in nome del Signore e la cosa non accadr e non si realizzer, quella parola non l'ha detta il Signore; l'ha detta il profeta per presunzione: di lui non devi aver paura (18,21-22). Nel corso di quei secoli si poteva dubitare che in un uomo potessero davvero compiersi tutte quelle profezie messianiche. Ma con Ges quelle profezie si sono davvero compiute e rivelate autentiche. Questo un fatto. Che sia veramente Pagina 47

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt nato, esattamente nel tempo predetto, un uomo, la cui vita ha realizzato tutte le loro profezie - cosa che era, anche statisticamente, pressoch impossibile - s'impone oggi a noi come constatazione storica, non come nozione religiosa. E" un fatto, non un articolo di fede. E questo fatto impone alla nostra attenzione l"unicit di Ges nella storia umana, suscita la domanda sulla sua eccezionale identit, accredita la pretesa divina e fa ritenere che veramente i profeti di Israele fossero la voce di Qualcuno che conosce il futuro, che ha potere sul tempo. Perch il futuro inconoscibile a qualunque essere umano. Chi pu tracciare un ritratto di un uomo non ancora nato? si chiede Canon Dyson Hague. Sicuramente Dio e Dio solo. Nessuno conobbe con 500 anni di anticipo che sarebbe nato Shakespeare; o 250 anni prima che Napoleone stava per nascere. E qui nella Bibbia noi abbiamo il pi impressionante ritratto di un uomo, perfettamente somigliante, realizzato non da uno, ma da venticinque artisti nessuno dei quali aveva mai visto la persona che loro stavano dipingendo. [253] Tuttavia prima di accettare un fatto tanto eccezionale, unico, sconvolgente, dobbiamo indagare, fare tutte le verifiche possibili. Per esempio, una prima domanda da porsi, a proposito delle suddette profezie, contenute nelle Sacre Scritture ebraiche, la seguente: pu trattarsi di antichi testi manipolati dai cristiani al fine di far coincidere, post eventum, tutte quelle profezie con la figura e la vita di Ges? Questo sospetto decisivo. Senza una risposta chiara e indiscutibile non si pu credere a cuor leggero a delle profezie. Ebbene, la risposta a questo dubbio molto facile e non lascia la minima incertezza. Specialmente oggi siamo in grado di avere l'assoluta sicurezza che la manipolazione postuma totalmente da escludere. Non sarebbe neanche stata possibile. Infatti tali testi sono custoditi da almeno 2500 anni dal popolo ebraico, nel cui seno sono nati, ed erano gi pubblici prima della nascita di Ges. Quindi sono autenticati paradossalmente - da non cristiani. Inoltre esiste ed stata diffusa, quasi due secoli prima della nascita di Ges, la versione in greco della Sacra Scrittura tradotta dai famosi 72 rabbini - da cui il nome Septuaginta o dei Settanta su richiesta del re egizio Tolomeo, nel 285 a. C. [254] E l sono contenute tutte quelle profezie. Quel testo le ha rese note al mondo prima della nascita di Ges. E" quindi impossibile - del resto mai stato ipotizzato da alcuno che tali profezie siano state inserite, dopo Ges, da manipolatori cristiani. Infine il pi clamoroso ritrovamento archeologico del XX secolo lo ha confermato in modo spettacolare. Quando nel 1947 furono scoperti, nelle grotte di Qumran, sul Mar Morto, i manoscritti l nascosti e sigillati prima della distruzione di Gerusalemme del 70 d. C., si trovarono tutti i libri dell'Antico Testamento (eccetto il libro di Ester). Per fare qualche esempio fu ritrovato un rotolo contenente il libro completo del profeta Isaia, copiato fra il I e il II secolo a. C. (il libro di Isaia contiene molte profezie messianiche e fra le pi importanti) cos come fu ritrovato un salterio (contenente i salmi dove si leggono molte altre profezie messianiche) scritto nel II secolo a. C. E si constat che i testi erano di fatto identici a quelli tramandati fino a noi. E identiche erano le profezie. Perci acclarato incontestabilmente che le profezie sono tutte anteriori (di molto) alla nascita di Ges. C' per un'altra possibile obiezione: si tratta veramente di profezie o sono stati i cristiani a dare, arbitrariamente, a quei passi biblici, il significato di profezia messianica? Quale senso gli ebrei attribuivano a quelle parole? Uno studioso ebreo, che anche per questo suo lavoro poi abbracci il cattolicesimo, M. Brierre- Narbonne, dal 1934 al 1938 pubblic cinque straordinari volumi: Exgse talmudique, Exgse mi drashique, Exgse targumique, Exgse zoharique ed Exgse apocryphe des Prophties messianiques. [255] In questi studi (molto poco conosciuti) compuls attentamente tutta la letteratura religiosa ebraica e giunse alla conclusione che tutti i passaggi biblici citati esplicitamente dai Vangeli come profezie, che si sono compiute in Ges, erano stati interpretati dai rabbini come profezie messianiche, prima e dopo che cos le interpretasse il Nuovo Testamento. [256] E" molto importante, perch in questi ultimi anni di demitizzazione, di aggressione ideologica al cristianesimo, diverse voci avevano parlato di appropriazioni fatte da cristiani per attribuire arbitrariamente valore messianico a certi passi dell'Antico Testamento. Pagina 48

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Negli stessi ambienti cattolici da decenni dilaga un'esegesi che demolisce (pregiudizialmente e immotivatamente) la credibilit dei Vangeli nei loro richiami ai profeti: molti seminaristi scrive Dom Guy- Dominique Sixdenier osb hanno sentito i loro venerabili professori parlare di queste citazioni raccomandando loro di non utilizzare - e anche di non commentare - questi accostamenti tra Antico e Nuovo Testamento se non in ambiente di credenti, ferventi, poich gli esegeti "critici" non ci vedevano niente di valido, ma un semplice modo di parlare per similitudine. [257] Il lavoro di Brienne- Narbonne (ma non solo il suo, ovviamente) taglia la testa al toro. Il significato messianico delle profezie citate dai Vangeli era gi stato attribuito loro in ambito rabbinico. E lo vedremo, pi precisamente, per le profezie messianiche che hanno maggiore rilevanza. Cionondimeno vi sono anche dettagli che sono stati interpretati come profetici solo alla luce della vita di Ges. Riteniamo che in alcuni casi possa esserci qualche forzatura tuttavia non affatto da disprezzare e da scartare l'esegesi tradizionale secondo cui alla luce del compimento che si chiarisce il senso profetico di certi passi. Complessivamente il fenomeno che abbiamio davanti unico. E conservano attualit le considerazioni che svolse il Lacordaire nella sua 41a conferenza, sia pure col linguaggio del 1846: Eccovi, o signori, due fatti paralleli e correlativi, tutti e due certi, tutti e due di una proporzione gigantesca, l'uno che dur duemila anni prima di Ges Cristo, l'altro che dura da mille ottocento dopo Ges Cristo: l'uno che annunzia una rivoluzione importante ed impossibile a prevedere, l'altro che ne il compimento, aventi tutti e due Ges Cristo per principio, per termine, per congiunzione. Vi chiedo un'altra volta: che ne pensate? Prendereste forse il partito della negazione? Ma che cosa neghereste? Forse l'esistenza dell'idea messianica? Ma questa si trova nel popolo giudeo, che vivente, in tutta la serie dei monumenti della sua storia, nelle tradizioni universali del genere umano [...]. Forse l'anteriorit delle circostanze profetiche? Ma il popolo giudeo [...] vi asserisce che le sue Scritture erano un tempo ci che sono oggid [...]. Vi rivolgerete all'altro polo della questione, e negherete il compimento dell'idea messianica? Ma la Chiesa cattolica, figlia di questa idea, sotto i vostri occhi, vi ha battezzati. Forse cercherete il vostro punto d'appoggio nell'incontro di questi due formidabili avvenimenti? Negherete che Ges Cristo abbia nella sua persona verificato l'idea messianica, che egli sia giudeo, della trib di Giuda, della casa di Davide, colui che fond la Chiesa cattolica sopra la doppia rovina della Sinagoga e dell'idolatria? Ma le due parti interessate e nemiche inconciliabili convengono in tutto ci. Il giudeo dice: s; e il cristiano dice: s. Direte che questo incontro di prodigiosi avvenimenti, al punto preciso di Ges Cristo, l'effetto del caso? Ma il caso, se pur ve n'ha, non che un accidente breve e fortuito, la sua definizione esclude l'idea di successione: non si d caso di duemila anni, e di altri mille ottocento da aggiungersi a quei duemila. Signori, quando Dio lavora, nulla rimane a fare contro di lui, e Ges Cristo ci appare il motore del passato e il motore dell'avvenire, l'anima dei tempi a lui anteriori, e l'anima dei tempi a lui posteriori. Per mezzo d suoi antenati egli si lega al popolo giudeo, che il pi grande monumento sociale e religioso dei tempi antichi, e per la sua posterit si lega alla Chiesa cattolica, che la pi grande opera sociale e religiosa dei tempi nuovi. Egli ci appare tenendo nella sua mano sinistra l'Antico Testamento, il pi gran libro dei tempi che lo precedettero, e nella sua mano destra tenendo il Vangelo, il pi gran libro dei tempi che lo seguirono. E intanto, cos preceduto e seguito, egli in se stesso ancora pi grande dei suoi antenati e della sua posterit dei patriarchi e dei profeti, degli apostoli e dei martiri. Bench tutto quanto c' di pi illustre prima e dopo di lui lo suffraghi, la sua personale fisionomia si stacca ancora da questo fondo sublime, e ci rivela il Dio che non ha n modello n uguale. \-\ * Millenni di attesa L'aspettativa del Messia spiega Giuseppe Siri ha un carattere preciso e determinato. Cio non siamo di fronte ad una aspirazione vaga. La vita di Israele si unifica in questa attesa; stimolata da essa. [258] Bisogna partire dalla prima, misteriosa profezia che risale alle origini dell'umanit, prima ancora che il popolo ebraico cominciasse a esistere. Israele l'ha custodita Pagina 49

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt come il tesoro pi prezioso, per millenni. Anzi, proprio attorno a questa promessa si costituisce il popolo di Israele e si svolge la sua storia straordinaria, unica fra tutti i popoli della terra. Nella Genesi, primo libro della Torah, si afferma dunque che stato Dio stesso a formulare quella promessa: nell'Eden, subito dopo il peccato originale che rovin l'uomo. Dio l preannuncia che un giorno una donna avrebbe generato colui che doveva schiacciare la testa al Serpente. Quindi era l'annuncio che il Male sar sconfitto e colui che lo sconfigger sar un essere umano, nato da donna (Gen 3,15). C' poi dopo questa misteriosa e consolante promessa - il progressivo precisarsi storico, di questo vaticinio, nella vicenda dei patriarchi. A cominciare da No, il quale preannuncia che Dio dimorer nelle tende di Sem (Gen. 9,27). Poi, circa nel XIX secolo a. C., avviene la vocazione di Abramo. Dio gli fa intravedere ripetutamente che il Messia sar un suo discendente. Gli ordina di andare verso una terra promessa dove dar inizio al popolo d'Israele. In tale profezia si delinea l'eccezionale missione storica di questo popolo - ancora non nato - a beneficio di tutta l'umanit. Ad Abramo infatti viene detto: In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra (Gen. 12,1-3). Promessa (o alleanza) poi spiegata dettagliatamente nel capitolo 17 della Genesi e progressivamente precisata nei capitoli successivi (Gen. 18,18; 26,3-4; 28,10 e ss.) finch il patriarca Giacobbe (siamo verso il 1760 a. C.) davanti ai suoi dodici figli, padri delle dodici trib del popolo di Dio, profetizza non solo da quale di queste trib sarebbe nato l'atteso inviato di Dio, ma perfino quando: Non sar tolto lo scettro da Giuda, n il bastone del comando tra i suoi piedi, finch verr colui al quale esso appartiene e a cui dovuta l'obbedienza dei popoli (Gen. 49,10). [259] Peraltro il discorso di Giacobbe prosegue con un'espressione enigmatica e inquietante, che riveler il suo significato profetico solo con gli eventi della vita di Ges. Di colui a cui appartiene il bastone del comando dice infatti il patriarca: Egli lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto. In queste parole, pronunciate 1700 anni prima della nascita e dell'uccisione di Ges, contenuto l'annuncio della veste porpora del sovrano futuro, la veste lavata nel sangue nel momento della sua incoronazione regale. E perfino il suo sangue come bevanda di vita. Dunque da questa cornice di profezie sappiamo che Dio mander un uomo a sconfiggere il Male, che Dio dimorer nelle tenda di Sem, che render Abramo padre di tutti i popoli della terra attraverso l'Atteso, il quale nascer dal popolo eletto di Israele, precisamente nella trib di Giuda, nel tempo in cui finir la dinastia di Giuda, cosa che avverr precisamente con Erode il quale era idumeo: in effetti nel tempo di Ges finisce tale dinastia e non torner mai pi. Il patriarca previde, 1700 anni prima, che alla fine del regno di Giuda sarebbe nato l'atteso dominatore del mondo. Si potrebbe obiettare che in realt anche durante l'esilio babilonese la regalit di Giuda fu spazzata via e che quindi quella profezia avrebbe potuto riferirsi anche a quel periodo. Ma, in realt, non cos: Anche durante la cattivit babilonese scrive il Liebi l'identit nazionale di Giuda non s'era sfasciata, giacch tale trib fu in un certo senso solo spostata geograficamente come nazione. Da Ezechiele 8,1 e 20,1 si ricava che pure in quel periodo Giuda ebbe una guida politica. La trib pass semplicemente, da tale momento, sotto il dominio straniero. Inoltre Pascal avanza un ulteriore argomento: Lo scettro non fu interrotto dalla cattivit di Babilonia, perch il ritorno era promesso e predetto. E aggiunge: Quando Nabucodonosor condusse via il popolo ebreo, per paura che si credesse che lo scettro fosse stato tolto a Giuda, fu loro detto in precedenza che sarebbero rimasti via poco, e che sarebbero stati presto riportati. Essi furono sempre confortati dai profeti, i loro re continuarono. [260] Dunque la fine del regno di Giuda - profetizzata dal patriarca per il tempo del Messia si verifica precisamente negli anni di Ges, quando prende il potere Erode a cui segue un breve dominio romano e la distruzione di Gerusalemme, del Tempio, con la sparizione definitiva della regalit di Giuda. Questi dati corrispondono tutti esattamente al tempo e alla figura di Ges. Nella cui vicenda trova compimento e chiarificazione anche l'enigmatica profezia di Giacobbe sul mantello lavato nel sangue. Questi due aspetti del Messia, apparentemente inconciliabili, cio una regalit eterna, estesa a tutto il mondo, e il presagio di un suo orrendo macello, caratterizzeranno l'insieme della profezia messianica e soprattutto si trovano insieme negli stessi passi. [261] Infine il pi grande dei patriarchi, Mos, il liberatore, il legislatore, che riceve Pagina 50

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt e trasmette la profezia messianica (Dt. 18,15), annunciando uno come lui, quindi un liberatore. Ma l'identikit dell"Atteso si arricchisce sempre pi di dettagli nel corso dei secoli. Prima di ripercorrere quell'impressionante rassegna di profezie enucleate poco fa, tutte antecedenti di secoli la vita di Ges, dobbiamo ricordare di nuovo la particolare caratteristica del linguaggio profetico. [262] E soprattutto bisogna tener presente che l'identikit del Messia futuro viene intuito progressivamente dai profeti anche in base alla storia, a ci che Dio faceva accadere e rivelava con gli eventi. Cos, nell'attesa di questa epoca di felicit e di giustizia che sar realizzata dal Messia, si delineano tre identikit o tre immagini dell'Atteso nel corso dei secoli: il Re Messia, il Servo sofferente che espia innocente per tutti e la figura divino- umana del Figlio dell'uomo. Vediamo come emergono dalle nebbie dei secoli. Inizialmente i profeti annunciano l'Inviato di Dio con connotati regali, [263] il Re Messia, perch il periodo monarchico di Israele e il profeta non ha altri esempi che il re per indicare al popolo il potere sul mondo che avr l'Unto di Dio. Dopo l'esilio questo connotato sar accentuato nella certezza della discendenza da Davide a cui Dio ha promesso il regno eterno. Sar confermata dal profeta Natan (2Sam. 7,12-16) e da Isaia per cui la radice di Iesse si lever a vessillo per i popoli (11,10): Poich un bimbo nato per noi, ci stato dato un figlio. Sulle sue spalle il segno della sovranit. Ed chiamato: "Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace"; grande sar il suo dominio e la pace non avr fine sul trono di Davide e sul regno (Is. 9,5-6). E" inevitabile osservare quanti significati profetici, che sfuggono al profeta stesso, ma appariranno chiari nel futuro, sono contenuti in questo passo di Isaia (dal segno della sovranit che star sulle spalle del Messia, la croce, al titolo a lui attribuito di Dio potente). [264] Ma nel periodo della prova - quando il re spazzato via e il popolo si trova drammaticamente in esilio, nel succedersi delle delusioni e dei fallimenti di tutti i punti di riferimento cui si era affidato - il profeta rivela un altro connotato del Messia futuro, apparentemente contraddittorio col precedente: Una nuova figura, umile e sofferente, eletta da Dio per "giustificare le moltitudini" (Is. 53,11): il Servo del Signore, delineato nei quattro canti del Secondo Isaia. L'evolversi ulteriore della situazione, d luogo a una terza figura, diversa e per qualche aspetto complementare, sorta al tempo della prima grande persecuzione religiosa di Antioco IV nel secondo secolo a. C.: il Figlio dell'uomo (Dan. 7). [265] La misteriosa figura messianica del Figlio dell'uomo, [266] che Daniele vede in visione, un personaggio celeste, divino dall'aspetto umano, a cui, secondo il profeta, l"Antico di giorni, cio Dio, conferisce potere, gloria e regno su tutte le nazioni e il suo potere un potere eterno. Ora, come si concilia il Re Messia della dinastia di Davide, con il Servo sofferente, umile, pacifico, disprezzato, rifiutato e massacrato? E poi ancora con la figura divino- umana della visione di Daniele? Siri pone una domanda decisiva: Le profezie messianiche si distribuiscono tra molti scrittori e tra epoche diverse, nell'ambito di circa tredici secoli, ma i diversi vaticini si riferiscono ad un unico soggetto, in modo da delineare un'unica figura?. [267] Sembrerebbe di dover constatare la contraddittoriet di queste tre profezie messianiche. Una tale contraddittoriet dal profeta Geremia (Ecco verranno giorni - dice il Signore - nei quali susciter a Davide un germoglio giusto, che regner da vero re e sar saggio ed eserciter il diritto e la giustizia sulla terra, Ger. 23,5), quindi da Aggeo (2,20-23) e Zaccaria (4,617; 9,9-10). Nota di chi ha acsuisito il libro: qui dovrebbe esserci un errore di stampa visto che la frase successiva non ha la maiuscola nonostante il pnto fermo che la precede. Mi sembra manchi qualcosa. depone a favore dell'autenticit dell'ispirazione profetica, che annuncia ci che viene ispirato senza preoccuparsi di renderlo coerente. In effetti l'idea del Messia osserva von Balthasar non s'incontra con quella del Figlio dell'uomo, che a sua volta non s'incontra con quella del Servo di Dio. [268] Ma l'altro lato, sconvolgente, della medaglia che, sorprendentemente, nella vita di Ges (e solo nella vita di Ges) tutte le profezie, soprattutto quelle apparentemente contraddittorie, ritrovano una stupefacente unit e coerenza. [269] Non solo. In lui trova risposta anche il pi grande limite di tutte le promesse dell'Antica Alleanza. Nell'Antico Testamento nota Amato vi un limite chiaro e invalicabile alla manifestazione completa della gloria di Dio. E tale limite costituito dal fatto che la morte non superata. Pagina 51

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt E" questo uno degli enigmi pi oscuri dell'Antico Testamento. Solo l'evento pasquale infranger questo limite, diventando cos il sommo compimento delle promesse. [270] Nel corso dei secoli, dinanzi al ripetersi di sconfitte e invasioni, ci che si rendeva evidente era innanzitutto l'insuccesso dei mediatori terreni, infatti falliscono davanti a Dio e alla storia i re, i sacerdoti, i profeti. La misteriosa figura del Figlio dell'uomo che appare poco prima di Cristo, il quale l'applicher a se stesso, pu anche significare che in fin dei conti il regno di Dio, come globalit dei beni di giustiziapace- vita, una realt talmente divina che non pu essere affidata a un re terreno storico. La sua gestione richiede un cuore e una mente grande come Dio. Tuttavia tale regno di Dio per gli uomini, per la loro salvezza nella storia. [271] Che Ges si autodefinisse con quell'espressione di Daniele, Figlio dell'uomo, un fatto storico che fa riflettere (peraltro l'episodio della Trasfigurazione lo mostrer ai suoi negli stessi tratti descritti da Daniele). Buona parte dei critici moderni ha affermato che in realt l'immagine di Daniele era solo un simbolo, che indicava un personaggio collettivo, il popolo di Israele o il popolo dei santi di Dio e quindi non aveva valore messianico, non si riferiva a colui che era atteso. Altri (Vermes) hanno affermato che l'autodefinizione di Ges come Figlio dell'uomo non ha significati particolari, ma vuol dire semplicemente io. Ma - come ha mostrato il professor Paolo Sacchi - tutte queste ipotesi possono essere accantonate, perch c' un testo che ci rivela esattamente come gli ebrei del tempo di Ges interpretavano la figura del Figlio dell'uomo di Daniele e cosa intendeva dire Ges attribuendosi quella stessa espressione. Questo straordinario documento il Libro delle parabole che - sottolinea Sacchi - datato con sicurezza a circa l'anno 30 a. C.. Ebbene vi appare una figura chiamata Figlio dell'Uomo che ha le seguenti caratteristiche: una persona, non una collettivit; ha natura superumana, perch creato prima del tempo e vive tuttora, conosce tutti i segreti della Legge e perci ha il compito di celebrare il Grande giudizio alla fine dei tempi. Questa figura dotata delle funzioni di giudice escatologico osserva Sacchi doveva essere ben nota alla gente perch nessuno domanda mai a Ges che cosa mai sia questo Figlio del'Uomo. [272] Anche lo studioso ebreo David Flusser conferma che il Figlio dell'uomo originariamente il cavaliere escatologico. [273] Tuttavia non detto che vi sia contraddizione fra l'interpretazione individuale del passo di Daniele e quella che rimanda al popolo dei santi. Come spiega Angelo Amato il significato collettivo potrebbe prolungare il senso personale, per cui il Figlio dell'uomo anche il rappresentante, il capo e il modello del popolo dei santi. [274] Ma nella pagina di Daniele ci troviamo di fronte a due elementi: da una parte un uomo "celeste", dall'altra una scena di intronizzazione, solita per il re davidico... E" un indizio importante per l'applicazione che Ges fa a se stesso di questo titolo, che armonizza l'umanit del re davidico (vedi Sal. 110,1) con la trascendenza del figlio dell'uomo danielico, e la conseguente universalit del suo regno (vedi Mt. 14,62 par). [275] C' un'altra profezia messianica in Daniele che trover una impressionante realizzazione con Ges ed quella - di cui abbiamo gi parlato - della piccola pietra che non per mano d'uomo si stacca dalla montagna e distrugge tutti i regni umani diventando una montagna immensa. Ma la profezia messianica pi straordinaria di Daniele sembra addirittura definire esattamente il momento in cui arriver il Messia. E" la cosiddetta profezia delle Settanta settimane. Che ha un antefatto. La storia comincia con un altro grande profeta: Geremia. \-\ * L'enigma delle Settanta settimane Il profeta Geremia svolse la sua dolorosa e incompresa missione, per cui fu perseguitato, nel regno di Giuda, all'incirca tra il 622 e il 587 a. C. Nel quarto anno del regno di Ioiakim (dovremmo essere pi o meno nel 604-606 a. C.), il profeta ricorda a tutti gli abitanti di Giuda e di Gerusalemme il drammatico appello che in nome di Dio aveva lanciato per un ventennio senza essere ascoltato. Geremia prosegue cos: Dice il Signore degli eserciti: Poich non avete ascoltato le mie parole [...]. Tutta questa regione sar abbandonata alla distruzione e alla desolazione e queste genti resteranno schiave del re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i Pagina 52

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt settanta anni, io punir il re di Babilonia e quel popolo - dice il Signore per i loro delitti. [276] In effetti dal 597 al 587 a. C. Gerusalemme viene assediata pi volte ed espugnata da Nabucodonosor e il popolo ebraico progressivamente deportato. Alla fine sia la citt santa che il Tempio di Salomone vengono rasi al suolo e gran parte della popolazione trascinata schiava a Babilonia. A settant'anni circa dall'inizio della schiavit (perch gi nel 603 Gerusalemme era stata presa da Nabucodonosor), Ciro il grande, re dei Persiani - come era stato predetto - conquista il regno babilonese e sostanzialmente libera il popolo ebraico. Gruppi di ebrei cominciano a tornare a Gerusalemme, si presenta e rimane un panorama di rovine. Si succedono eventi, re persiani e decreti e Daniele, [277] il nuovo, grande profeta della trib di Giuda, secondo Giuseppe Flavio della stirpe regale davidica, [278] vissuto nell'esilio babilonese, si interroga sulla fine di questo esilio, sul ritorno di Israele a Gerusalemme e sulla ricostruzione del Tempio, meditando la profezia di Geremia che diceva: Solamente quando saranno compiuti, riguardo a Babilonia, settanta anni, vi visiter e realizzer per voi la mia buona promessa di ricondurvi in questo luogo. Io infatti conosco i progetti che ho al vostro riguardo - dice il Signore - progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudir (29,10-14). Dunque Daniele dopo settant'anni di esilio invoca Dio, rivolgendogli una preghiera penitenziale (Tutto Israele ha trasgredito la tua legge). Daniele poi implora il ritorno del popolo di Israele nella sua terra, la ricostruzione di Gerusalemme e del Tempio. Mentre sta ancora pregando gli appare l'arcangelo Gabriele: si tratta dello stesso che porter poi l'annuncio dell'Incarnazione a Maria e forse questo ha un significato profondo perch istruisce il profeta non solo sulla fine dell'esilio che prossima, ma sul perdono dei peccati e sulla fine dello stesso regno del male, cio gli svela il tempo della venuta del Messia, della sua soppressione e del destino di Israele. Ecco il passo memorabile che contiene questa portentosa profezia, unica nell'Antico Testamento: Settanta settimane sono fissate Per il tuo popolo e per la tua santa citt Per mettere fine all'empiet, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquit, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi. Sappi e intendi bene. Da quando usc la parola sul ritorno e la ricostruzione di Gerusalemme Fino a un principe consacrato, vi saranno sette settimane. Durante sessantadue settimane saranno restaurati, riedificati piazze e fossati e ci in tempi angosciosi. Dopo sessantadue settimane un unto (che significa Messia, Cristo, nda) sar soppresso senza colpa in lui; [279] il popolo di un principe che verr distrugger la citt e il santuario; la sua fine sar un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate. Egli stringer una forte alleanza con molti per una settimana e, nello spazio di met settimana, far cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del Tempio porr l'abominio della desolazione e ci sar sino alla fine; fino al termine segnato sul devastatore (9,24-27). In questa profezia si annuncia che non solo sta per finire l'esilio e Israele sta per tornare, ma che quell'esilio era una figura dell'universale esilio che vive la condizione umana, schiava del peccato. Perci l'arcangelo, insieme alla fine della schiavit di Babilonia, annuncia a Daniele che in un preciso momento della storia - fra Settanta settimane di anni, cio 490 anni - sar messo fine all'inimicizia con Dio, saranno perdonati i peccati e gli uomini saranno liberati dalla schiavit del Maligno; sar espiata l'iniquit, la disobbedienza originale (il peccato originale); le profezie saranno compiute e non avremo pi i profeti e le loro visioni. Cos sar stabilita una giustizia eterna, ovvero sar instaurato il regno messianico. Poi l'arcangelo spiega, scendendo nei particolari, che vanno distinte tre diverse fasi delle Settanta settimane: 7 + 62 + 1. Dal momento in cui sar emanato il decreto per la Pagina 53

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ricostruzione di Gerusalemme, fino alla fondamentale figura di un consacrato (vedremo trattarsi di Esdra, che ricostruir l'identit religiosa e civile di Israele), passeranno le prime sette settimane di anni (cio 49 anni). Seguiranno sessantadue settimane di anni (cio 434 anni) durante i quali saranno ricostruiti Gerusalemme e il Tempio e sar un periodo di prove e di lotte. Dopo questi 483 anni, complessivi, verr il Messia e sar ucciso ingiustamente. Collegata misteriosamente all'uccisione l'ultima settimana di anni, nella quale l'esercito di un principe straniero verr a distruggere Gerusalemme e il Tempio ponendo in esso l'abominio della desolazione (che questa fine del culto antico sia definita un'inondazione ne sottolinea il carattere apocalittico, come un nuovo diluvio: inizia infatti la nuova alleanza) e cos saranno compiute le profezie e sar consacrato un nuovo tempio e un nuovo sacerdozio (il Santo dei Santi) ovvero Cristo e il suo Corpo mistico, la Chiesa (Ef. 2,21-22; 1Tim. 3,15; Ap. 21,2), grazie al nuovo e definitivo sacrificio. Innanzitutto una considerazione storica: bisogna riconoscere che esattamente ci che accaduto. Comprensibilmente perci la tradizione cattolica ha visto qui una formidabile profezia messianica realizzata. Nell'antico testo liturgico della Kalenda, col quale tuttora si annuncia al mondo la nascita di Ges nella notte di Natale, si legge che trascorsi molti secoli dalla creazione e dal diluvio, ventuno secoli dopo la partenza di Abramo da Ur dei Caldei, tredici secoli dopo l'uscita di Israele dall'Egitto, circa mille anni dall'unzione regale di Davide nella sessantacinquesima settimana, secondo la profezia di Daniele, all'epoca della 194a olimpiade, nell'anno 752 dalla fondazione di Roma, nel 42 anno dell'impero di Ottaviano Augusto, nacque Ges Cristo in Betlemme di Giudea. Quel riferimento alla profezia delle Settanta settimane (hebdomada sexagesima quinta, iuxta Danielis prophetiam) esplicito e solenne. Nel Catechismo maggiore di san Pio X c' un'appendice, Breve storia della religione, dove si dichiara compiuta questa profezia, nei tempi predetti, con la passione e morte di Ges e la distruzione di Gerusalemme e del Tempio da parte degli eserciti romani al comando di Tito, nel 70 d. C. Ci si potrebbe chiedere perch la celeberrima profezia di Daniele non sia stata tenuta presente da quelle autorit religiose di Israele che certamente la conoscevano benissimo. Ma chiss che invece proprio la consapevolezza di questo vaticinio non abbia fatto da sfondo alla condanna di Ges. C' infatti una pagina strana nel Vangelo di Giovanni, che pi di tutti conosceva dall'interno gli ambienti sacerdotali: proprio la pagina dove si riferisce la riunione nella quale si decide la morte di Ges. E" appena avvenuta la resurrezione di Lazzaro, il clamore del fatto arrivato fino a Gerusalemme, dove perci si riuniscono i sommi sacerdoti e i farisei. E questi sono i loro ragionamenti: Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare cos, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione (Gv. 11,47-48). Non un curioso teorema? Perch se Ges continua a fare questi miracoli i Romani dovrebbero distruggere il tempio e la citt santa? Cosa sottintende questo ragionamento? Par di capire che le autorit religiose si rendano perfettamente conto che Ges, per i segni che opera e per tanti altri requisiti (tutti elementi in loro possesso), pu essere davvero il Messia e che comunque cos sar presto acclamato dal popolo. E siccome interpretano la figura del Messia in chiave prevalentemente politico- nazionalistica (non comprendendo invece che Ges la rifiuta), prevedono che in suo nome, e al suo seguito, il popolo si ribeller al dominio romano e che tutto si concluder con la distruzione di Israele e del Tempio. Era esattamente la serie di avvenimenti che da secoli era prospettata nella profezia delle Settanta settimane. Non sapremo mai se e quanto l'oracolo di Daniele sia stato tenuto presente per sostenere quel teorema. Fatto sta che fu deciso di consegnare Ges ai romani come un aspirante Re. Infatti, a questo punto intervenne Caifa, il Sommo Sacerdote, che concluse: E" meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera. Conclude Giovanni: Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo (Gv. 11,53). Paradossalmente proprio questo rifiuto di Ges a portare verso la distruzione temuta. Infatti, dopo la morte di Ges, l'attesa messianica frustrata si incanala verso l'estremismo politico e verso il sogno della grande rinascita nazionale del regno di Israele. Il nesso tra i due avvenimenti evidente. Lo storico Giuseppe Flavio, che fu anche protagonista diretto della Pagina 54

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt guerra, spiega che a eccitare verso la rivolta antiromana del 66 fu la profezia che annunziava, per quegli anni, la nascita del dominatore del mondo dal popolo ebraico: Quello che incit maggiormente (gli ebrei) alla guerra (del 67-74) fu un'ambigua profezia, ritrovata ugualmente nelle Sacre Scritture, secondo cui in quel tempo uno proveniente dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo. [280] Cos, continuando a dare a quell'attesa messianica un'interpretazione politico- nazionalista, andarono allo scontro suicida con l'esercito romano che distrusse la citt santa, il tempio e disperse la nazione stessa. Nel Dictionnaire de la Bible, curato da insigni biblisti e pubblicato nel 1912, si legge: Esistono attualmente due fondamentali interpretazioni della profezia (delle Settanta settimane, nda), l'una razionalista, l'altra cattolica. Quella cattolica - come si detto - legge l'avveramento della profezia, in tutti i suoi particolari, nell'uccisione di Ges e nella successiva distruzione di Gerusalemme e del Tempio con la fine dell'antico sacrificio. Invece i razionalisti spiega il Dictionnaire riportano questa profezia ai tempi di Antioco IV Epifane e ne indicano il compimento finale al pi tardi all'anno 163 a. C. Per costoro non si tratta di una profezia - non ne riconoscono alcuna - ma di un "vaticinium post eventum", cio di una storia gi accaduta, scritta in stile profetico. Essi non riconoscono che vi si tratti del Messia. [281] La tesi secondo cui sarebbe una falsa profezia scritta nel II a. C. e riferita ai fatti degli anni 167-164 a. C., alla presa del potere di Antioco Epifane e alla lotta contro di lui, risale al neoplatonico Porfirio (234-306 ca d. C.), che la formul nel suo libello Contro i cristiani (libro XII). Tale tesi riemerse poi, secoli dopo, in ambito razionalista nel XVIII secolo. Il Dictionnaire oppone la tesi razionalista e quella cattolica. Sennonch dopo il Concilio gli esegeti cattolici hanno giudicato troppo letteralista l'interpretazione tradizionale della Chiesa e hanno tentato una interpretazione pi complessa. Che conciliasse le due prospettive. Le conclusioni pratiche di questo nuovo indirizzo si trovano nella nuova Edizione ufficiale della Bibbia pubblicata dalla Cei nel 1974 (all'epoca della presidenza Poma). Infatti vi si legge che l'adempimento della profezia, cio l'ultima settimana il tempo dei Maccabei; il consacrato il sommo sacerdote Onia III trucidato nel 171 (2Mac. 4,30-38). La persecuzione di Antioco Epifane dur dal 168 al 164, per tre anni, con la soppressione del culto ebraico e la profanazione del tempio con l'installazione di un idolo, abominio della desolazione (2Mac. 6,2). Infine si aggiunge, in quella nota, che l'epoca maccabeica fu il prodromo dell'era messianica . [282] Cos si ammette che si tratterebbe di una profezia posteventum, cio non di una profezia, ma se ne recupera il valore simbolico indicando nell"epoca maccabeica una figura, una prefigurazione della definitiva sconfitta del Male realizzata da Ges. Naturalmente si tratta di un'ipotesi di tutto rispetto. Tuttavia inevitabile chiedersi quali sono le scoperte, le acquisizioni storiche, che stanno alla base di un cos vistoso mutamento di posizioni sul carattere profetico e messianico del passo di Daniele. Non sembra che ve ne siano. Anzi, le nuove scoperte archeologiche (che non sono state tenute in considerazione) sono venute a confermare semmai la tradizionale interpretazione cattolica. Per esempio una, stupefacente, fatta fra i manoscritti del Mar Morto, che cos spiegata da Firpo: Da Qumran provengono alcuni oroscopi messianici... i risultati degli studi del Wacholder sul cronomessianismo sabbatico e del Beckwith sui calcoli esseni intorno alla venuta del Messia, dicono che essa era attesa tra il 10 a. C. e il 2 d. C.. [283] Scopriamo cio che gli esseni riuscirono a definire esattamente un lasso di tempo, per l'arrivo del Messia, che andava dal 10 a. C. e il 2 d. C., che precisamente il periodo in cui nacque Ges a Betlemme. Una coincidenza che colpisce. Ma soprattutto qui va sottolineato che la fonte di questo calcolo sui tempi messianici indicata in un documento di Qumran, 11Qmelch 7-8, relativo alla profezia danielina delle 70 settimane. [284] Quindi gli esseni - che erano una delle correnti pi dotte e mistiche del mondo ebraico - ritennero che la profezia messianica di Daniele andasse a cadere proprio in quegli anni. Gli anni in cui nacque Ges. Non sembra un dettaglio secondario. Eppure non risulta sia mai stato considerato. La nuova esegesi su Daniele attribuisce una grande importanza alle cosiddette forme letterarie (in questo caso si tratta del genere apocalittico): si ritenuto di leggere il capitolo IX come facente parte dei capitoli dove si parla Pagina 55

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt dell'epoca di Antioco Epifane. I tradizionalisti sostengono che vi sia qui una subalternit, nel clima postconciliare degli anni Settanta, ai pregiudizi razionalisti che non ammettono la possibilit di profezie e miracoli, cio non ammettono la possibilit che il soprannaturale irrompa nella storia. Gi un allarme era stato lanciato dal cardinal Siri nel 1960 (la precendete stagione della Cei) a proposito del metodo positivistico e la ipercritica protestantica. [285] Vediamo precisamente la nuova interpretazione della profezia delle Settanta settimane. Ce la presenta la monografia dedicata al libro di Daniele da un autorevole biblista moderno, Benito Marconcini. [286] Marconcini spiega bene il quadro dell'attuale interpretazione secondo la quale le Settanta settimane portano alle vicende del secondo secolo (si intende II secolo a. C.), quindi non avrebbero a che fare direttamente con Ges. In questa interpretazione, oggi largamente maggioritaria, l'unzione del Santo dei Santi sarebbe la dedicazione del tempio fatta da Giuda Maccabeo il 14 dicembre 164, il primo consacrato sarebbe il re persiano Ciro e il Messia innocente che viene ucciso sarebbe il sommo sacerdote Onia III soppiantato dall'avido Menelao [287] [...] mentre gli ultimi anni pi dettagliatamente descritti dall'autore che li vive stimmatizzano la crudele persecuzione di Antioco IV (167-164), che ingann molti e interruppe il sacrificio. [288] In conclusione: si pu dire che l'esegesi postconciliare abbia fatto sua l'interpretazione che risale a Porfirio (III secolo d. C.), che stata poi ripresa dai razionalisti e che fu combattuta dalla Chiesa? In buona parte. Nelle intenzioni si voleva andare oltre le antiche diatribe e prospettare un'interpretazione spirituale di quelle vicende storiche, un'evoluzione progressiva della storia sacra. Cercando di conciliare quelle che sembravano le acquisizioni scientifiche della critica con la prospettiva cristiana. Si liquidata per l'esegesi tradizionale cattolica in modo sorprendetemente sbrigativo: L'interpretazione che vi vede (nel capitolo IX di Daniele, nda) una profezia su Cristo (Volgata: "fino a Cristo duce" v. 25; "dopo 62 settimane sar ucciso Cristo" v. 26) o sulla distruzione del secondo tempio non pi accettabile, poich non rispetta il senso storico del testo.289 In che senso e in che modo non accettabile e non rispetta il senso storico del testo? Questo non chiaro e non spiegato. Uscendo dunque dalla diatriba teologica e tornando sul terreno fattuale della nostra indagine, bisogna chiedersi: se l'interpretazione tradizionale cattolica non rispettava il senso storico del testo, la nuova interpretazione ha invece le carte in regola? Francamente non sembra. Vi si ravvisano anzi assurdit storiche e cronologiche. Vediamo. Marconcini ci fornisce - in un altro saggio [290] - il calcolo su cui si basa l'interpretazione oggi dominante. Secondo tale ricostruzione cronologica i 490 anni del vaticinio raggiungono il secondo secolo iniziando o dalla caduta di Ninive (612) o dal regno di Nabucodonosor. [291] Ma questo in totale contrasto col testo di Daniele che fa iniziare i 490 anni precisamente dal decreto di ricostruzione di Gerusalemme e non da altri eventi che non c'entrano niente. Tale punto di partenza dunque potrebbe sembrare un imbarazzante tentativo di spostare indietro l'inizio del calcolo delle settimane per poterle far finire agli anni di Antioco IV e Onia III. Peraltro cos non si contraddice solo il testo e la storia, ma anche l'aritmetica, infatti se dal 612 si scende di 490 anni si finisce comunque all'anno 122 a. C., una data che non c'entra niente con l'uccisione dell"unto senza colpa: non ce n' alcuno in quel tempo, tanto meno Onia III che fu ucciso da Andronico nel 171 a. C. (2Mac. 4,30-38), cio 50 anni prima. E ancor pi se si calcola dall'inizio del regno di Nabucodonosor (che storicamente un'assurdit). Un'altra ipotesi cronologica di questa scuola parte dall'anno della distruzione di Gerusalemme e del Tempio, il 586 a. C. ed gi una incongruenza e un controsenso perch la profezia fa partire il computo precisamente dall'evento opposto, dal momento in cui sar emanato il decreto per la ricostruzione della citt santa. In ogni caso, partiamo pure dal 586 a. C.: solo dopo le prime sette settimane di anni troviamo uno dei vari decreti favorevoli al ritorno degli ebrei, quello di Ciro il Grande (538 a. C.) il quale sarebbe cos da individuare come il primo consacrato menzionato da Gabriele. Ma se da l calcoliamo le successive 62 settimane di anni della profezia (434 anni) arriviamo al 104 a. C. e addirittura sotto al 100 a. C. se calcoliamo Pagina 56

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anche l'ultima settimana. [292] Se poi - pi sensatamente - considerassimo come punto di partenza quel decreto di Ciro del 538, arriveremmo al 55 a. C. calcolando 69 settimane e addirittura al 48 calcolando le Settanta settimane. Come si vede una data ancora pi lontana dagli eventi di Onia III e pericolosamente sempre pi vicina invece all'uccisione di quell"Unto senza colpa che Ges. Se davvero quella delle Settanta settimane fosse stata una profezia scritta dopo gli eventi di cui parla, relativi a Onia III e Antioco (quindi una falsa profezia), poteva e doveva definire al millimetro i tempi e fatti che fingeva di preannunciare. Invece risulta sballata di una grande quantit di anni. Non si spiega il perch. Non solo. Essendo una profezia post eventum avrebbe dovuto descrivere ci che effettivamente era accaduto e non una serie di fatti clamorosamente diversi. Infatti la profezia annuncia che - dopo l'uccisione dell"unto senza colpa - un principe straniero distrugger la citt e il santuario, mentre Antioco IV nel II secolo a. C. conquist Gerusalemme senza distruggere la citt, n il Tempio (che fu solo profanato), finch i Giudei, capeggiati dai Maccabei, nel 164 a. C., abbatterono il tiranno ristabilendo il culto. Come si pu capire c' una differenza abissale fra distruggere Gerusalemme e il tempio, cancellando per sempre il culto antico, e non farlo. Anche l'abolizione del sacrificio antico momentanea, mentre nella profezia di Daniele per sempre. La profezia e i fatti del II secolo a. C. dunque non sembrano davvero coincidere per quanto riguarda i tempi e non trovano corrispondenza nemmeno per quanto riguarda i fatti descritti. [293] Anche la portata teologica delle cose annunciate nella profezia fa riflettere: non si pu certo riferire agli episodi storici del 170 circa a. C., vissuti da personaggi secondari come Onia e Antioco, l'evidente tono messianico e apocalittico di un vaticinio che annuncia la fine dell'empiet, mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquit, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei Santi. Una serie di immagini che coincidono con ci che Isaia profetizzava a proposito della figura messianica del Servo di Jhavh (52,13; 53,12). Prima di liquidare frettolosamente l'ipotesi tradizionale cattolica (scrivendo: E" pertanto contraria al contesto ogni interpretazione che voglia raggiungere l'era cristiana, come intese la Volgata o non pi accettabile, poich non rispetta il senso storico del testo), forse si deve ripensare almeno la plausibilit storica e cronologica dell'interpretazione oggi corrente nell'esegesi. Questa nuova esegesi peraltro sembra avere un altro punto debole, di eccezionale importanza: infatti Ges in persona che applica a se stesso la profezia delle Settanta settimane, riformulando e arricchendo di dettagli il preannuncio della prossima distruzione del tempio e di Gerusalemme (Mt. 23,38-39; 24,1-2; 24,15-25). Inoltre Ges applica a s (identificandosi cio con il messia innocente soppresso di Daniele) il nesso che la profezia stabilisce fra l'uccisione del Messia e la distruzione di Gerusalemme e del tempio (Lc. 19,41-44). Non solo. Ges fa esplicito riferimento a profezie antiche sulla distruzione di Gerusalemme che stanno per compiersi (Lc. 21,22), evoca pi volte, a questo proposito, le parole del libro di Daniele (Lc. 21,24 o Mt. 21,21 che una citazione letterale di Dan. 12,1), identifica se stesso col Figlio dell'uomo di Daniele e spiega che la distruzione della citt, del tempio e del culto antico rappresenteranno il giudizio del Figlio dell'uomo (Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con potenza e gloria grande Lc. 21,27), [294] che una testuale citazione di Daniele (7,13-14). [295] Ma soprattutto, Ges, nel suo discorso su Gerusalemme, richiama esplicitamente e direttamente Daniele e la sua profezia delle Settanta settimane come prossima a realizzarsi con la distruzione e la profanazione del tempio: Quando vedrete l'abominio della "desolazione" di cui parl il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda - allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti (Mt. 24,15-16). [296] Inoltre Ges dice ai sacerdoti ostili ecco la vostra casa sta per esservi lasciata deserta (remos) (Mt. 23,38): questa parola greca la stessa usata in 24,15 per citare l'abominio della desolazione di Daniele (eremseos, tradotto con desolazione): una conferma, addirittura data ufficialmente ai sacerdoti. Non si pu negare che Pagina 57

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt qui Ges sta indicando la prossima distruzione del tempio (e la cancellazione del culto antico), che sar perpetrata in effetti dalle truppe romane di Tito nel 70 d. C., come l'esatta realizzazione della profezia di Daniele. [297] Prendiamo atto dunque che la profezia delle Settanta settimane ha un esegeta d'eccezione: Ges. Che l'applica esplicitamente a se stesso. La cosa dovrebbe essere almeno considerata dagli esegeti cristiani. Perch, anche da un punto di vista laico, puramente scientifico, l'articolato discorso di Ges un documento di enorme importanza. Infatti mostra che al tempo di Ges, nel mondo ebraico, non si riteneva che la profezia di Daniele si fosse realizzata con i fatti di Antioco e Onia, ma che piuttosto avesse un significato messianico e che dovesse ancora compiersi. Esistono altre conferme a questa tesi? S, non c' nessun dubbio che la distruzione di Gerusalemme e del tempio (e la fine del culto antico) siano stati giudicati da molti autori ebrei come il realizzarsi della profezia delle Settanta settimane. Cos afferma lo storico ebreo Giuseppe Flavio, [298] nella sua Guerra giudaica. [299] Giuseppe indica nelle profanazioni e nei crimini degli zeloti la causa immediata della distruzione. Per le sue posizioni politiche (antizelote e filoromane) [300] Giuseppe tenta, arbitrariamente, di identificare i loro orrori con il crimine preannunciato da Daniele (l'uccisione del Messia innocente), mentre tutt'altra cosa. Secondo Daniele infatti quel Messia innocente ucciso il vero antefatto da cui deriva la distruzione e la rovina della citt e del tempio. Tuttavia - sia pure con l'evidente manipolazione politica di uno che ha tradito il proprio popolo questo passo di Giuseppe conferma che quello era il tempo della profezia di Daniele e che la disfatta era considerata conseguenza di un grande male che era stato perpetrato. Anche nelle Antichit giudaiche infine conferm esplicitamente che la profezia delle Settanta settimane, che preannuncia la distruzione di Gerusalemme e del tempio, si riferisce agli eventi del 70 d. C. [301] E" significativo che fra i segni della fine - durante l'assedio romano e le profanazioni e le violenze perpetrate dagli zeloti - Giuseppe citi questo episodio: Alla festa che si chiama Pentecoste, i sacerdoti che erano entrati di notte nel tempio interno per celebrarvi i soliti riti riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: "Da questo luogo noi ce ne andiamo". [302] Uno dei segni che - a suo parere indicavano l'imminente fine del tempio e del culto. Abbiamo visto che, paradossalmente, erano state proprio le profezie messianiche, riferite a Ges, ma che invece venivano interpretata in chiave politico- nazionalista, a infiammare gli animi fra le fazioni ebraiche pi inquiete, secondo Giuseppe, e a indurle all'offensiva armata contro i romani (quello che maggiormente li incit alla guerra fu un'ambigua profezia, ritrovata ugualmente nelle sacre scritture, secondo cui in quel tempo uno proveniente dal loro paese sarebbe diventato il dominatore del mondo. Questa essi la intesero come se alludesse a un loro connazionale, e molti sapienti si sbagliarono nella loro interpretazione). [303] Certo, poi Giuseppe aggiunge servilmente che - con l'espressione dominatore del mondo - l'oracolo annunciava in realt l'impero di Vaspasiano proclamato durante il suo soggiorno in Giudea. Vespasiono e Tito erano diventati infatti i suoi benefattori. Cos Giuseppe fa lo stesso errore che imputa ai suoi connazionali: dare un'interpretazione politica a quella profezia (per questo la definisce ambigua, definizione data con una certa malafede). A posteriori possiamo dire che certamente n i capi degli zeloti, n gli imperatori romani Tito e Vespasiano, possono essere definiti con tale titolo, essendo tramontato il loro potere nel volgere di pochi anni ed essendo infine spariti loro stessi dalla scena in breve tempo. Ma la storia - confermando la profezia - dice che in effetti proprio in quegli anni e proprio da Israele, venne un uomo che oggi - a distanza di duemila anni - riconosciuto e adorato come Re e Signore dell'universo, da miliardi di persone, da una quantit di popoli di tutta la terra e che ha letteralmente cambiato la storia: Ges di Nazaret. Possiamo dunque concludere che - considerando Ges - la profezia preannunciava qualcosa che sarebbe in effetti accaduto e possiamo pure concludere che avevano ragione gli ebrei del tempo a ritenere che le profezie messianiche - e segnatamente quella delle Settanta settimane - indicavano proprio quel pugno di anni. Come gli esseni - lo abbiamo visto - avevano Pagina 58

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt capito benissimo, al punto da prevedere con esattezza gli anni della nascita del Messia a partire proprio dalla profezia di Daniele. Dopo il 70 d. C., anche i primi (autori, nda) ebrei la interpretano come lui (cio come Giuseppe Flavio, dunque compiuta con la distruzione del tempio e di Gerusalemme, nda), in particolare gli autori del tempo di san Girolamo (In Dan., t. XXV, col. 552). Si divideranno pi tardi, ma i pi illustri continuano ad attribuire a questa profezia il carattere messianico e riconoscono la rovina della loro nazione negli ultimi versetti. Citiamo Saadias ha- Gaon, R. Salomon Jarchi, Aben- Esra, Abarbanel. (Vedi Fr. Fraidl, Die Exegese, p. 124-134.) [304] Interessante anche notare che nel III secolo d. C. il rabbino Rab (Abba Arika) riconobbe che tutte le date predette erano passate. [305] Non si pu evitare di constatare la coincidenza impressionante, come osserva Bossuet, fra la profezia e gli avvenimenti accaduti dopo l'uccisione di Ges: la distruzione di Gerusalemme e del tempio, con la fine del culto antico e anche la fine delle profezie considerato che proprio nel I secolo a. C. l'autorit religiosa ebraica definisce il canone dei libri della Bibbia. Questi eventi di enorme importanza per la storia ebraica erano stati profetizzati e si sono puntualmente realizzati, quindi non resta che interrogarsi su chi sia il Messia ucciso prima di quella rovina. Che il Messia sia venuto prima del 70 d. C. affermato nella Sacra Scrittura, perch, come ricorda, nella sua appendice storica, il Catechismo di Pio X, i profeti Aggeo e Malachia annunziavano ai giudei che il Messia sarebbe venuto nel secondo tempio, e quindi prima della sua distruzione. Ne consegue che il Messia innocente soppresso va cercato negli anni precedenti il 70 d. C. Ma quale anno, precisamente, indica la profezia, dal fondo dei secoli, per l'uccisione del Messia innocente? Se appare evidente che, dal tempo della conquista persiana di Babilonia e della liberazione degli ebrei, le settanta settimane di anni portano chiaramente all'epoca di Ges (e non certo a quella di Onia III e Antioco IV), pi difficile il calcolo esatto dell'anno in cui la profezia annuncia che sar perpetrata l'uccisione del Messia innocente. Molte infatti sono le varianti per definire tale data: bisogna capire quale, tra i tanti, sia il decreto per la ricostruzione di Gerusalemme e del Tempio che il libro di Daniele indica come punto di partenza delle Settanta settimane; quali sono i re citati, essendovene alcuni con lo stesso nome; qual l'esatta succesione degli eventi riferiti in diversi libri della Bibbia; chi sia il primo consacrato a cui si fa riferimento. Poi bisogna stabilire che significa precisamente la settimana di anni e a che tipo di anno si fa riferimento (se a quello solare di 365 giorni o a quello di 360 di cui si parla nella Genesi e anche nell'Apocalisse). Infine bisogna considerare tutto con un margine di errore di qualche anno, ricordando le tante e complesse regole della cultura ebraica nel calcolo degli anni. Per tutto questo le ipotesi di calcolo sono molte. Due sono riportate da Messori. La prima (che abbiamo gi visto) parte dal decreto di Ciro del 538 e arriva al 48 a. C. La seconda inizia il calcolo dal decreto di Artaserse del 458-457 a. C. e termina nel 32-33 d. C. Anche il grande fisico e matematico Isaac Newton (1642-1727), che scrisse le Osservazioni sopra le profezie di Daniele e l'Apocalisse di San Giovanni, sostenne che tale profezia si riferiva a Ges e che il calcolo delle settimane doveva cominciare dal 458 (Newton lo concludeva per al 34 d. C., data, a suo parere, della crocifissione di Cristo). Tuttavia quei decreti non hanno le caratteristiche richieste dal testo di Daniele, inoltre in questi due casi si calcolano Settanta settimane (490 anni), mentre l'evento dell'uccisione del Messia accade dopo 69 settimane. E vi sono altri dettagli che non concordano. Il decreto che sembra contenere tutti i requisiti definiti dalla profezia, concernendo anche la ricostruzione della citt santa, pu essere quello di cui parla Neemia (2,1), emanato nell'anno ventesimo del regno di Artaserse che dovrebbe coincidere col 445 a. C. C' soprattutto una ipotesi, fra le altre, che pare poter collocare tutti i tasselli del mosaico al posto giusto: quella che fu elaborata da Anderson [306] ed stata perfezionata in forma compiuta, pi di recente, da Hoehner. [307] Adottando l'anno biblico di 360 giorni a partire dal decreto di Artaserse pi corrispondente ai requisiti di Daniele, quello del 445 a. C., le sessantanove settimane, attraverso un calcolo preciso dei giorni, vanno a cadere nel 32 d. C., che coglie in pieno il tempo della Passione di Ges. Inoltre cos si spiegherebbe anche il senso della prima settimana di anni, quella che va dal 445 al 397 a. C.: perch cos importante? Cosa accade nel 397 e Pagina 59

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt chi il principe consacrato di cui si parla nella profezia? Proprio a quella data corrisponderebbe - nota Gianluigi Bastia - il nulla osta di Artaserse II ad alcuni capi di Israele capeggiati da Esdra per tornare a Gerusalemme rifondando lo stato ebraico. [308] Esdra la figura chiave della rinascita di Israele, nell'epoca del secondo tempio, sia dal punto di vista religioso che civile. Il suo ruolo pu essere paragonato a quello di Mos per l'epoca precedente, finita con la prima distruzione di Gerusalemme. Da qui l'importanza che la profezia attribuisce al principe sacerdote. Un'ultima ipotesi di calcolo delle settimane, molto convincente, che parte dallo stesso decreto, quella elaborata da Bouges [309] e successivamente perfezionata da Newman. [310] Considerato che tutta la profezia di Daniele basata sul numero sette dei cicli sabbatici (anche la schiavit babilonese provocata dalla trasgressione precedente dei cicli sabbatici che sono il tempo della misericordia di Dio), si ritiene che si debbano calcolare le Settanta settimane di anni come settanta cicli di sette anni (scanditi da un anno sabbatico). Cos il decreto emanato nel ventesimo anno di Artaserse cade nel ciclo sabbatico che va dal 450 al 444 a. C. e il Messia viene ucciso alla 69a settimana, il ciclo sabbatico che va dal 28 al 34 d. C. Ora c' una larga convinzione che la data della passione e della morte di Ges - definita in base a studi complessi - sia il 7 aprile dell'anno 30. Anche se una minoranza propende per il 2 aprile del 33. In ogni caso storicamente certo e accettato dalla generalit degli studiosi, che l'intervallo temporale entro cui si colloca la data dell'uccisione di Ges va dal 29 al 34 d. C. [311] Ci significa che la profezia di Daniele, sul Messia ucciso, va a coincidere esattamente con gli anni dell'uccisione di Ges. A distanza di secoli fu formulata dunque una profezia che definiva perfettamente il momento dell'uccisione del Messia. Una profezia unica e straordinaria. Resterebbe da definire l'ultima settimana di anni, la settantesima. La coincidenza fra gli eventi preconizzati nella profezia, per questa ultima settimana, e la guerra romano- giudaica del 67-74 d. C. impressionante. Innanzitutto la prima corrispondenza: questa guerra dura proprio sette anni, una settimana di anni come voleva la profezia. Ma non solo. La profezia dice: Il popolo di un principe che verr [312] (cio l'esercito romano di Vespasiano e poi Tito), stringer una forte alleanza con molti per una settimana (infatti i romani si allearono con i regni circostanti e proprio costoro furono i pi crudeli con gli ebrei). Poi si legge nella profezia che l'esercito straniero distrugger la citt e il santuario: esattamente ci che faranno i romani. Ma c' un aspetto impressionante: Nello spazio di met settimana, far cessare il sacrificio e l'offerta; sull'ala del Tempio porr l'abominio della desolazione e ci sar sino alla fine. In effetti ci vollero circa tre anni e mezzo per conquistare e distruggere il tempio, [313] quindi esattamente nello spazio di met settimana, precisamente a met della settimana di anni, come prevedeva Daniele, fu profanato il tempio e messo fine al culto antico. Anche il resto della profezia (la sua fine sar un'inondazione e, fino alla fine, guerra e desolazioni decretate... fino al termine segnato sul devastatore) corrisponde precisamente a ci che avvenne: la citt e il tempio completamente rasi al suolo, la dispersione di Israele e la fine dell'antico sacrificio e dell'antico culto. L'unico dettaglio che, in questa ricostruzione, sembrerebbe non quadrare quel periodo di circa quarant'anni che separa la crocifissione di Ges dalla distruzione di Gerusalemme e del tempio. E" possibile che gli eventi relativi alla 69a settimana siano cos distanti da quelli della 70a? E" compatibile questo strano intervallo col testo della profezia? O rappresenta una incongruenza che invalida l'identificazione con la vicenda di Ges? In realt in Daniele non affatto detto che l'ultima settimana di anni segua immediatamente la 69a, anzi c' un particolare da cui - come hanno notato Hoehner e Gundry[314] - deduciamo precisamente il contrario. La profezia infatti annuncia che il Messia innocente sar soppresso dopo 69 settimane. Curiosamente non dice durante la settantesima, come sarebbe stato logico fare nel caso in cui la 70a settimana fosse stata consecutiva alla 69a. No, il testo dice dopo la 69a. Che pu significare? La sola spiegazione adeguata di questo strano giro di parole che la settantesima Pagina 60

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt settimana non segua immediatamente la sessantanovesima, ma che un intervallo separi le due "settimane" (Gundry). Fra l'altro che tale intervallo sia di quarant'anni fortemente evocativo perch, nella storia ebraica, i quarant'anni sono quelli dell'Esodo, del pellegrinare di Israele fra la schiavit e la terra promessa, il periodo in cui viene data da Dio, sul Sinai, la Legge. Dunque quello che va dalla crocifissione di Ges alla distruzione della citt, del tempio e del culto antico, un quarantennio di grande significato simbolico per il popolo d'Israele e anche per quel resto di Israele che la neonata Chiesa, la quale si sta affrancando dalla Legge, dal tempio e dall'Antico patto e sta partorendo per il mondo un nuovo sacerdozio, per offrire il nuovo e definitivo sacrificio di espiazione. E" anche significativo che la distruzione di Gerusalemme e del tempio avvenga nel 70 d. C., perch tutta la profezia di Daniele fondata sul numero 70. Ma perch? Che significa questa cifra? Qui un luminoso affresco di teologia della storia prende forma. Il numero sette rimanda infatti agli anni sabbatici. A immagine della settimana di giorni, Dio prescrive nella Torah che ogni sette anni si celebri l"anno sabbatico che il tempo in cui si devono lasciare a riposo i campi, si condonano i debiti e i crediti e si liberano gli schiavi. Il Deuteronomio lo definisce l'anno di remisione del Signore [315] perch simboleggia, come il sabato che il giorno di Dio, il tempo della misericordia, prefigurazione del tempo messianico e del regno di Dio. Cosa c'entra con la nostra vicenda? Nella Bibbia esplicitamente dichiarato che la ragione della deportazione e della schiavit di 70 anni a Babilonia dovuta al fatto che non hanno ascoltato i profeti, [316] che sono stati infedeli all'Alleanza e idolatri, contaminando il tempio. [317] Perci Dio disse, tramite Geremia: Finch il paese non abbia scontato i suoi sabati, esso riposer per tutto il tempo della desolazione, fino al compiersi di settanta anni (2Cron. 36,21). [318] C' qui una notizia preziosa. Hoehner la riassume cos: La prigionia era un risultato della violazione dell'anno sabbatico che doveva essere osservato ogni sette anni. Ogni anno di cattivit rappresenta un ciclo sabbatico in cui il settimo o anno sabbatico non stato osservato. [319] Quindi settanta anni va riferito a precedenti Settanta settimane sabbatiche di trasgressioni, cio 490 anni. La trasgressione dell'anno sabbatico - scontata con l'espiazione - significa il non aver voluto godere della misericordia di Dio, del suo perdono, prefigurazione del suo regno messianico, regno di misericordia. E cos Daniele si colloca esattamente al centro fra i precedenti 490 anni di peccato, conclusi con la distruzione di Gerusalemme, del tempio e con i settanta anni di esilio, e i 490 anni futuri che si concluderanno con un'identica (e definitiva) distruzione della citt, del tempio e del culto antico, ma anche - dice la profezia - con l'immolazione del Messia che rappresenta la definitiva espiazione di tutti i peccati, la fine dell'empiet e l'instaurazione di una giustizia eterna. A ben vedere, se si risale indietro di Settanta settimane (490 anni) da Daniele, cio dalla prigionia babilonese, si arriva all'epoca di Davide, quando conquist Gerusalemme e ne fece la sua citt e al tempo del figlio Salomone che costru qui il tempio. Quindi ritroviamo ancora una volta - all'altro capo della profezia - la citt santa e il tempio. Sappiamo dalla Sacra Scrittura che Dio fece a Davide le promesse pi grandi, ma sappiamo anche dalla Bibbia che in effetti con lui e con Salomone subito inizia anche una storia di tradimento, di peccato e pure di idolatria che sfocer in seguito nella prima distruzione di Gerusalemme, del tempio e nella deportazione da parte di Nabucodonosor. Gli israeliti scrive Armstrong non erano monoteisti nel senso che noi attribuiamo al termine. Yhwh, il Dio di Mos, era il loro Dio, e alcuni ritenevano che gli israeliti dovessero venerare solo lui. Ma essi credevano anche nell'esistenza di altri di e, come si apprende dagli scritti dei profeti e degli storici, molti di loro continuarono ad adorarli [...]. Sappiamo che altre divinit furono venerate dagli israeliti a Gerusalemme fino al 586 a. C., quando la citt fu distrutta da Nabucodonosor [...]. Fu solo con l'esilio babilonese che il popolo di Israele decise infine che Yhwh era il solo Dio e che non esisteva nessun altro all'infuori di lui. [320] In realt furono gli eventi che confermarono ci che avevano predetto i profeti e quindi fecero constatare a Israele che esisteva solo Yhwh. Infatti dall'esilio babilonese che poi - grazie a Esdra, Neemia e Hillel - nasce il culto spirituale di Israele come noi lo conosciamo. Abbiamo quindi un primo Pagina 61

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ciclo di Settanta settimane che si conclude con la distruzione della citt, del tempio e la deportazione. Poi settanta anni di schiavit e quindi un altro ciclo, anch'esso di Settanta settimane, che si conclude con l'identica distruzione di Gerusalemme, del tempio e la dispersione. Ma stavolta pure con il sacrificio definitivo del Cristo innocente che espia tutti i peccati e fonda una giustizia eterna. Il tema la misericordia di Dio che scrive diritto sulle righe storte degli uomini e, nonostante il loro tradimento e il loro peccato, anzi proprio sul loro tradimento e il loro peccato, manifesta la sua misericordia, prima durante i secoli e infine in modo definitivo, con l'espiazione vicaria di Ges per tutti i peccatori. Entrambi i cicli di Settanta settimane hanno al centro Gerusalemme e il tempio perch quello il territorio di Moria dove avvenne il mancato sacrificio di Isacco da parte di Abramo su cui si fond l'Alleanza. In quel drammatico episodio Dio si rivela per la prima volta e si rivela come l'unico Dio che ha orrore dei sacrifici umani su cui sono fondate tutte le religioni pagane. In quel caso l'angelo indic ad Abramo un capretto, come sacrificio sostitutivo, e il luogo fu chiamato il Signore provvede. E" l in effetti che, alcuni millenni dopo, Dio provveder a donare la vittima perfetta, il vero e unico capro espiatorio: il Figlio suo. Alla luce di questo affresco storico, quei due cicli di Settanta settimane finiscono per evocare delle parole di Ges, riportate nel Vangelo, che hanno una curiosa assonanza con la profezia. Quando infatti gli amici di Ges chiedono quante volte bisogna perdonare, se si debba arrivare fino a sette volte, Ges risponde: Non sette, ma settanta volte sette. Intendeva dire sempre. E intendeva cos svelare che questa la misericordia di Dio: lui perdona sempre. Quell'espressione, settanta volte sette, sar pure casuale, una semplice metafora per dire sempre, ma inevitabile pensare alla misericordia di Dio che si manifestata con il popolo eletto (e quindi, essendo la sua una storia paradigmatica, con tutti): non solo settanta volte sette, ma il doppio di settanta volte sette. Quindi il doppio di sempre, in una misura infinita. Ed insieme misericordia e giustizia. \-\ * Altri segni del tempo del Messia Dunque con Daniele e le Settanta settimane siamo di fronte alla predizione esatta del tempo della venuta del Messia. Pascal osserv: Il tempo (della sua venuta, nda) e lo stato del mondo furono predetti in modo pi chiaro della luce del sole. [321] In effetti una imponente quantit di fatti concordava nell'indicare proprio quel momento della storia per l'arrivo del Messia. Tutto puntava su quegli anni cruciali. La profezia millenaria fatta dal patriarca Giacobbe (e riportata nella Genesi) secondo cui il Messia arriver quando la trib di Giuda perder per sempre lo scettro, si realizza con il regime dell'idumeo Erode e paradossalmente viene ufficializzata dalle stesse autorit del Tempio quando - per far crocifiggere Ges e negare la sua regalit dichiarano a Pilato: Non abbiamo altro re che Cesare. [322] Significa che in quel momento era finita per sempre la dinastia regale di Giuda e proprio con la crocifissione del suo ultimo germoglio, inizia il regno eterno del virgulto di Iesse, quello - preannunzi Giacobbe - a cui dovuta l'obbedienza dei popoli, quello che lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto (Gen. 49,10-11). Con una tale affermazione solenne erano le stesse autorit del tempio a dichiarare compiuta l'antica profezia di Giacobbe in quel momento. [323] Cos dicendo quei dotti dovevano rendersi conto che, secondo la Scrittura, era giunto il tempo del Messia. [324] C' una coincidenza cronologica di profezie che Pascal vede convergere tutte sugli anni di Ges: Occorreva che le quattro monarchie idolatre o pagane, la fine del regno di Giuda e le settanta settimane si compissero nel medesimo tempo e il tutto prima che il secondo tempio fosse distrutto. [325] In effetti storicamente documentato che proprio in quegli anni si aspettava l'arrivo del Messia. Una prova ulteriore arrivata con la scoperta della spiritualit essenica dovuta anche al ritrovamento, nel 1947, dei famosi manoscritti antichi nelle grotte di Qumran. Da essi anzitutto abbiamo scoperto una grande personalit religiosa dell'ebraismo, colui che in questi testi viene chiamato Il Maestro di Giustizia. Come scrive Jean Danilou non colpisce solo la profondit della sua esperienza religiosa, la sua grande umilt davanti a Dio, il suo doloroso senso del peccato, la sua ammirevole fiducia in Dio, ma vi qualcosa di pi Pagina 62

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt straordinario. Fu l'oggetto di una rivelazione, concernente il fatto che gli ultimi tempi annunciati dai profeti erano giunti e che il Messia era vicino. Egli ha inaugurato una nuova esegesi della Scrittura. Ora questa profezia si rivelata esatta, e ci stupefacente. Cos, fra gli ultimi grandi profeti dell'Antico Testamento e Giovanni Battista, sorge un nuovo anello della preparazione del Cristo. [326] In effetti, circa una ventina di anni prima della nascita di Ges gli esseni cominciarono a costruire quegli insediamenti monastici, dove ferveva la preparazione per l'arrivo imminente del Messia. Proprio dai loro calcoli sulla profezia delle Settanta settimane, come si visto, erano giunti a definire precisamente il momento storico del suo arrivo compreso tra il 10 a. C. e il 2 d. C. [327] Torniamo a rileggere Firpo: Da Qumran provengono alcuni oroscopi messianici... i risultati degli studi del Wacholder sul cronomessianismo sabbatico e del Beckwith sui calcoli esseni intorno alla venuta del Messia - attesa tra il 10 a. C. e il 2 d. C. - danno la misura di quanto ansiosa fosse ormai divenuta, verso la fine dell'era precristiana almeno in determinati circoli - l'attesa del liberatore e del consolatore di Israele. [328] Erode lo sapeva. E, sospettoso com'era, doveva essere ossessionato dalle antiche profezie ebraiche. Innanzitutto c'era quella antichissima di Giacobbe contenuta nella Genesi (49,10), che di fatto riguardava proprio lui. Proprio Erode era il primo straniero (idumeo per parte di padre e arabo per parte di madre), a regnare su Israele cosicch proprio lui - secondo quegli antichi vaticini - era destinato a lasciare il suo regno al re messianico. [329] Per questo Erode giunse a falsificare la propria genealogia (distruggendo persino gli archivi), per tentare di accreditarsi quale figlio di Davide e, secondo un'ipotesi recente, come Messia. [330] Si pu immaginare quanto rimase turbato dall'incontro con i Magi, secondo i quali era nato il re dei Giudei (Mt. 2,2). Sanguinario com'era fece sterminare i bambini venuti alla luce a Betlemme negli ultimi due anni (perch nella citt di Davide, dalla sua discendenza, secondo la promessa, doveva nascere il Messia). [331] Uno di questi bimbi si salv dalla strage grazie alla fuga precipitosa dei suoi genitori. Proprio un fanciullo nato dal ramo davidico, la stirpe regale: il suo nome era Yehshua, Ges (che significa Dio salva). Ed era proprio quello che cercavano i Magi ed Erode. L'attesa da parte del popolo ebraico del dominatore del mondo, che sarebbe uscito dal suo seno in quegli anni, era cos viva che questa aspettativa di palingenesi si era gi diffusa, da secoli, attraverso Israele, nel mondo. Da varie fonti scrive Firpo sappiamo dell'esistenza, nel I sec. d. C., di una credenza (sorta in Oriente, e poi diffusasi altrove) secondo la quale uomini provenienti dalla Giudea avrebbero dominato il mondo: ce ne parlano Giuseppe Flavio, Tacito e Svetonio, ed una eco di queste voci forse riscontrabile anche nella predizione, fatta da alcuni astrologi a Nerone, di una futura signoria di quest'ultimo sull'Oriente oppure proprio sul regno di Gerusalemme. [332] Si pensi, ancora, alla IV egloga virgiliana; e alla tradizione conservata da Zaratustra secondo cui "il principe del bene trionferebbe sul male grazie ad un alleato, verit incarnata, che doveva nascere da una vergine che nessun uomo aveva avvicinato". [333] Vediamo nei particolari cosa riferiscono i due pi importanti storici dell'Impero, Tacito e Svetonio. Costoro avevano letto probabilmente quanto scritto da Giuseppe Flavio sull'eccitazione bellica degli zeloti in riferimento al tempo presente come quello nel quale sarebbe arrivato il Messia, che avrebbe realizzato quanto annunciavano le grandi profezie di Isaia, Michea, Geremia, Ezechiele, che anche Daniele prospetta: Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;/ il suo potere un potere eterno,/ che non tramonta mai, e il suo regno tale/ che non sar mai distrutto (7,13-14). Tacito (55-120 d. C.) scrive infatti nelle Historiae a proposito della guerra giudaica del 66-74: Nella maggioranza (degli ebrei, nda) vi era la convinzione che negli antichi libri dei loro sacerdoti fosse contenuta la profezia che l'Oriente sarebbe diventato molto potente e dei condottieri provenienti dalla Giudea erano destinati a conquistare il mondo. [334] E Svetonio (75-130 d. C.) scriveva: Cresceva per tutto l'Oriente l'antica e perdurante opinione secondo cui era destino che in quel tempo dalla Giudea dovessero arrivare i dominatori del mondo. [335] Possiamo considerare anche la famosa IV Egloga di Virgilio, scritta pochi anni prima della nascita di Ges, come la prova di una imponente e misteriosa attesa dell'umanit di quel tempo? Celebra l'inizio di una grande serie di secoli Pagina 63

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt grazie a una nuova progenie inviata dall'alto cielo. Dice: Ormai torna anche la Vergine, tornano i regni di Saturno e col fanciullo che ora nasce... cesser la razza del ferro e sorger in tutto il mondo quella dell'oro. Egli ricever la vita divina e regger il mondo pacificato. Infine vi si legge: Guarda come si allieta ogni cosa per il secolo venturo. E" comprensibile che questo testo sia stato letto fin dal medioevo come una profezia pagana di Ges che doveva nascere proprio qualche anno dopo che Virgilio aveva scritto questa Egloga. Certo, la dedica al console Pollione (sotto il cui consolato, afferma il poeta, inizier questa splendida et) induce a pensare che il fanciullo cantato, nelle intenzioni di Virgilio, fosse un figlio del console che era stato protagonista dell'accordo di Brindisi nel 40, mirante a porre fine alle ostilit fra Antonio e Ottaviano, [336] tuttavia colpisce che il grande Virgilio colga cos bene la pi vasta attesa del tempo [337 e soprattutto colpisce il fatto che egli si ispiri al libro 3 di quegli Oracoli Sibillini, [338] scritti dagli ebrei di Alessandria, che evoca chiaramente le profezie messianiche della Bibbia: Rallegrati, o vergine, ed esulta, poich a te il creatore del cielo e della terra ha donato gioia eterna. In te egli abiter e tu avrai una luce immortale. E lupi e agnelli insieme brucheranno l'erba sui monti e leopardi si nutriranno insieme con capretti. [339] L'eco dell'attesa ebraica dunque sembra aver contagiato l'Occidente, ma non solo. Anche l'Oriente ne risente, forse proprio grazie all'epoca di contaminazione culturale che fu l'esilio babilonese. Lo documenterebbe appunto il citato episodio, riferito da Matteo, dei sapienti orientali, i Magi, che - guidati da una luminosissima stella - sarebbero venuti addirittura ad adorare il bimbo appena nato. Naturalmente questo un passo evangelico bersagliato dalla critica come leggendario. Anche la stella, come i Magi, stata considerata una costruzione letteraria che imiterebbe analoghi racconti sulle nascite di personaggi importanti. E che inoltre adatterebbe al natale di Ges la profezia del libro dei Numeri che, secoli prima, preannunziava la nascita del Messia con il segno di una stella: Io lo vedo, ma non ora/ Io lo contemplo, ma non da vicino:/ una stella spunta da Giacobbe/ e uno scettro sorge da Israele (Num. 24,17). D'altra parte l'apparire e scomparire di una stella, o comunque di un corpo luminosissimo nel cielo, come lo descrive Matteo, sembra in effetti non essere un fenomeno naturale, almeno dei pi comuni. Dunque molti lo considerano un'immagine letteraria. Sennonch nel dicembre 1603, il grande Keplero, osservando l'allineamento di Giove e Saturno nella costellazione dei Pesci, che sembrava, dalla terra, una stella luminosissima, calcol che lo stesso fenomeno doveva essersi verificato anche nell'anno 7 a. C., cio precisamente quando stava per nascere Ges (com' noto, per l'errore di calcolo di Dionigi il Piccolo, si dice che Ges sia nato nell'arco di tempo dal 6 al 4 a. C.). Keplero scopr pure un'opera del rabbino Abarbanel dove si sosteneva che il Messia sarebbe nato proprio quando si fosse verificata quella congiunzione nei Pesci, e pubblic la sua tesi a Praga nel 1606 col titolo De Jesu Christi Salvatoris nostri vero anno natalitio. Vittorio Messori, nel suo Ipotesi su Ges, aggiunge a questa prima notizia, nota da tempo, una serie di altre scoperte. La prima. Nell'Ottocento lo studioso danese Munter trova, proprio in un commentario ebraico alla profezia delle Settanta settimane di Daniele, che certi altri dotti ebrei consideravano precisamente la congiunzione di Giove e Saturno nei Pesci come uno dei segni della nascita del Messia. La seconda. Un antico papiro egiziano, la Tavola planetaria, viene pubblicato nel 1902 e conferma il calcolo di Keplero testimoniando - per osservazione diretta - che davvero quel fenomeno celeste, nel 7 a. C., fu vistosissimo. Il terzo elemento, pubblicato nel 1925, e riferito da Messori il pi clamoroso: il Calendario stellare di Sippar. Questa antichissima tavoletta di terracotta, contenente una scrittura cuneiforme e proveniente dall'area dell'Eufrate, documenta quanto complesse fossero le conoscenze astronomiche acquisite in area babilonese. Ma soprattutto prova l'attenzione di quegli antichi studiosi all'anno 7 a. C., informandoci che la congiunzione di Giove e Saturno nei Pesci, che rarissima, quell'anno si sarebbe verificata addirittura tre volte, corrispondenti agli attuali giorni 29 maggio, 1 ottobre e 5 dicembre. Questo ripetersi del fenomeno potrebbe essere la spiegazione Pagina 64

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt dello strano comportamento della stella dei Magi che, nel Vangelo di Matteo, appare, scompare e poi riappare. Da notare aggiunge Messori che quella congiunzione si verifica soltanto ogni 794 anni e per una volta sola: nel 7 a. C. invece si ebbe per tre volte. Anche questo calcolo degli antichissimi esperti di Sippar fu trovato esatto dagli astronomi contemporanei. [340] A tutto questo, che sarebbe gi tanto, Messori aggiunge un'ultima acquisizione recente, secondo cui, per gli astrologi babilonesi Giove era il pianeta dei dominatori del mondo, Saturno il pianeta protettore di Israele e la costellazione dei Pesci era considerata il segno della "Fine dei tempi", dell'inizio cio dell'era messianica, tutti elementi che danno davvero uno spessore realistico alla domanda con cui i Magi, secondo il Vangelo, si sono presentati a Gerusalemme: Dov' nato il re dei giudei?. [341] Dunque la stella di cui parla il Vangelo di san Matteo, potrebbe essere proprio quella congiunzione di pianeti particolarmente luminosa. A dire il vero si pu avanzare qualche riserva perch - stando al testo evangelico, che molto dettagliato - i Magi trovano il bambino con la madre in una casa (Mt. 2,11), dove Giuseppe e Maria abitavano. Sembra implicito che sia passato un po'"di tempo dalla nascita. Sicuramente sono passati due anni dal primo avvistamento della stella, perch Matteo dice espressamente che questo i Magi hanno riferito a Erode (Mt. 2,16). Ma siccome la stella era di nuovo visibile al momento della visita al bambino (Mt. 2,9) ne deriverebbe che il fenomeno si ripete da due anni. Che non collima con i tempi di quella congiunzione planetaria. Come del tutto improbabile che Ges sia nato due anni prima del 7 a. C.. Inoltre Antonio Panaino obietta che in realt delle tre congiunzioni Giove- Saturno verificatesi nell'anno 7 a. C., nessuna fu cos stretta da dare adito ad una possibile confusione con una sola stella di luminosit straordinaria. [342] Ma altri non sono d'accordo. Fra le tante ipotesi fatte sulla stella dei Magi (dalla cometa di Halley che transit in quegli anni, all'esplosione di una Supernova o a Venere che nel 6 a. C. ebbe una luminosit straordinaria a mille altre ipotesi, anche di ordine soprannaturale) quella della congiunzione GioveSaturno resta comunque forte. Ma soprattutto (a prescindere dal fatto che sia stato o no la stella dei Magi) significativo che il fenomeno si sia verificato (in quella forma eccezionale), che sia stato interpretato come segno messianico dagli ebrei, anche in relazione ai tempi profetizzati da Daniele nelle Settanta settimane, e anche da sapienti dell'area babilonese. Firpo scrive: Si ritiene possibile che taluni astrologi, interpretando questo evento eccezionale (previsto e registrato a Babilonia e in Egitto) come l'annuncio della nascita di un re (Giove era l'astro del re), si siano diretti proprio verso la Giudea (in quanto unico regno di tutta la Siria- Fenicia; inoltre, Saturno, per i Babilonesi, indicava il regno di Amurru, cio la Siria; infine, secondo una tradizione rabbinica medievale, Saturno era la stella dei Giudei). [343] Ecco perch quella congiunzione di pianeti poteva avere, per dei sapienti orientali, tutti i contenuti simbolici che i Magi di cui parla il Vangelo attribuiscono alla luce avvistata nel cielo. Eppure non basta. C' qualcosa di pi. La cronaca evangelica dice: Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov' il re dei Giudei che nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo" (Mt 2,1-2). Perch mai quei sapienti persiani avrebbero dovuto (nientemeno) adorare quel fanciullo? Non una forzatura dell'evangelista, una leggenda cristiana? In realt no. Era la stessa cultura di quei popoli ad attendere un soccorritore divino. [344] Giuseppe Ricciotti, nella sua famosa Vita di Ges Cristo uscita nel 1941, gi trattava ovviamente dell'ipotesi di Keplero. Egli sosteneva che i Magi, pur studiando il corso degli astri, come tutte le persone colte a quei tempi, non potevano essere astrologi e fattucchieri... anzi, come discepoli di Zarathushtra e fedeli trasmettitori dell'Avesta, essi dovevano essere i naturali nemici delle dottrine astrologiche e mantiche dei Caldei, le quali sono recisamente condannate nell'Avesta. [345] Dunque come si spiega il loro viaggio e la loro adorazione? In Persia spiega Ricciotti si aspettava per tradizione interna una specie di salvatore e inoltre si sapeva che una analoga aspettativa esisteva in Palestina (nell'area babilonese non solo aveva vissuto il popolo d'Israele, ma viveva ancora una forte comunit ebraica, dunque la contaminazione culturale pi che plausibile). Il pensiero teologico professato da questi sapienti, come risulta nell'Avesta, imperniato Pagina 65

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt sulla lotta fra il Bene e il Male, fra Ahura- Madzah (il "Saggio Signore") e AngraMainyu, lo spirito del male. Ricciotti sottolinea che in questa lotta entra come protagonista la figura del saushyant, un soccorritore, un personaggio escatologico che verr sulla terra e far vincere il Bene. Col tempo tale soccorritore viene identificato in tre personaggi futuri che sarebbero nati dalla stirpe di Zarathushtra. Quello principale, definito col tempo, che si chiamer Astvat- ereta, che vuol dire verit incarnata, assicurer il trionfo del Bene e il ritorno dell'umanit alla condizione di felicit. Significativo anche il terzo soccorritore che sar partorito da una fanciulla senza che alcun uomo le si avvicini (si tratta cio di un concepimento miracoloso) e con lui si verificheranno la resurrezione dei morti, il giudizio universale sull'umanit e il ristabilimento del regno di Ahura- Mazdah. La consonanza di queste profezie con il cristianesimo impressionante. Ma per la verit gi in ambito ebraico era stata notata l'analogia con il Messia di Israele. I cosiddetti "Oracoli di Ystaspe", un libro di cui ci sono pervenuti solo scarsi frammenti, mostrano chiaramente osserva Ricciotti la tendenza ad intrecciare concetti della Bibbia con idee persiane [...] Storicamente dunque del tutto verosimile che verso l'inizio dell'Era cristiana fosse diffusa nella casta dei Magi in Persia la conoscenza dell'aspettativa giudaica di un Re- Messia: che questa aspettativa straniera fosse identificata con l'aspettativa persiana di un "saushyant"-soccorritore e che taluni dei magi si interessassero in una maniera qualsiasi della comparsa di questo gran personaggio. [346] Quale conclusione trarre da tutto questo? La affidiamo allo storico Franco Cardini: I magi veri c'erano, eccome [...]. Matteo per, povero pubblicano galileo, dei magi mazdei non doveva saper un bel niente o quasi: com' che con tanto sostanziale esattezza ha mostrato reminiscenze di tradizioni che noi conosciamo soltanto dall'Avesta, giuntoci peraltro attraverso redazioni tardive e non anteriori comunque al III secolo d. C.?. [347] L'unica risposta, a quanto pare, che Matteo, il solo a parlare dei Magi, non si sia inventato questi strani personaggi quali figure di una favola simbolica, come qualcuno vorrebbe, ma che abbia riferito un fatto autentico. Inoltre se non possibile definire, con certezza assoluta, la questione della stella dei Magi (Matteo non parla di cometa, ma di stella), che potrebbe essere stata anche un segno soprannaturale, certo che vi fu un segno eccezionale nel cielo, di tipo naturale, a ridosso della nascita di Ges, e che quella congiunzione astrale, confermata dalla scienza, rende verosimile l'arrivo di sapienti orientali come si racconta nel Vangelo. Ed chiaro pure che la struggente attesa di Israele era tracimata a Oriente e a Occidente, da dove si fissava quel piccolo lembo di terra che, in quel breve lasso di tempo, doveva veder sorgere il dominatore del mondo. Cosa notevole! mentre l'Europa aspettava un Salvatore dall'Oriente osserva il Devivier S. J., gl'Indiani e i Cinesi l'aspettavano dall'Occidente. Codesto affermato da Voltaire nelle sue aggiunte alla storia generale. Dall'una e dall'altra parte gli sguardi si concentravano sopra un piccolo punto del globo, che Boulanger, un altro incredulo, assai giustamente chiama "il polo della speranza di tutte le nazioni". [348] Lo stesso evangelista Luca fa chiaro riferimento a questo clima febbrile: Il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni (Battista) se non fosse lui il Cristo (Lc. 3,15). Ma lui risponder chiaramente: Io non sono il Cristo (Gv. 1,20); Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che pi forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali (Lc. 3,16). Proprio Giovanni Battista, l'ultimo dei profeti di Israele, ormai a ridosso dell'Atteso, quel Giovanni Battista a cui rende onore anche Flavio Giuseppe (Ant. XVIII, 109-119) e che probabilmente ebbe contatti personali con il mondo essenico, concentra la sua missione in questo accorato annuncio: Convertitevi, perch il regno dei cieli vicino (Mt. 3,2). Di l a poche settimane, sulla riva di quello stesso fiume, lo stesso Battista indica fisicamente, con lo sguardo e con la mano, un trentenne galileo che sta camminando sul greto: eccolo, lui l'Atteso, il conquistatore del mondo. [349] E proprio costui, si chiamava Ges, veniva da Nazaret, inizier in quei giorni la sua missione pubblica per villaggi, piazze e citt, con questa notizia: Il tempo compiuto (Mc. 1,15), giunto fra voi il regno di Dio (Mt. 12,28), oggi si adempiuta questa scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi (Lc. 4,21). Pagina 66

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt \-\ * L'imbarazzo di quella nascita Ma chi questo Ges? Che titoli ha per avanzare una simile pretesa? Secondo le profezie, il Messia - come abbiamo visto - doveva provenire dalla trib di Giuda. Ma esse aggiungono perfino da quale clan familiare: discender da re David, figlio di Iesse. In effetti la famiglia di Ges discende proprio dal ramo regale davidico. Lo proclama Matteo che con la genealogia di Ges addirittura inizia il suo Vangelo (non a caso scritto originariamente in aramaico e rivolto agli ebrei). E anche Luca che propone anch'egli una genealogia. La loro (parziale) diversit ha dato luogo, com'era ovvio, a mille speculazioni dei critici (e anche ironie), che ne hanno messo in discussione l'autenticit non capendo n la diversit di compilazione dei due documenti, n il senso e la funzione delle genealogie nella storia ebraica: non sono certo documenti come quelli compilati oggi negli uffici comunali dell'anagrafe, n fonti storiche come oggi si intendono. Le genealogie erano memorie familiari che nel corso dei secoli dovevano documentare l'appartenenza a una determinata trib e il riferimento alla complessiva storia del popolo d'Israele. Ci che le liste di progenitori di Luca e Matteo provano che il clan familiare di Ges certamente conservava tali genealogie e che allora erano ritenuti attestati di appartenenza alla discendenza di Davide. La conferma della sua appartenenza alla stirpe regale ci viene da una fonte incontestabile: uno dei testi pi duri e polemici con Ges di tutta la tradizione ebraica, le Toledt (recentemente ripubblicate e studiate da Calimani e Di Segni). Vi si legge che sua madre Miriam era ebrea e aveva un marito che era della stirpe reale della casa di David. [350] Vista l'intenzione denigratoria di questo scritto e considerando l'importanza della storia di Davide e della sua discendenza reale e messianica nella Bibbia, sarebbe impossibile che le Toledt confermassero l'appartenenza davidica della famiglia di Ges se ci fosse stato inventato dagli evangelisti. Quindi una conferma storica importante. Una cosa dunque colpisce in quelle genealogie e certamente dimostra che quelle serie di nomi non furono inventate a scopo laudatorio, ma erano le autentiche genealogie della famiglia: molti personaggi che l vengono citati, come progenitori di Ges, sono tutto fuorch esempi di virt e moralit. Tanto da far scrivere a Charles Pguy: Bisogna riconoscerlo, la genealogia carnale di Ges spaventosa [...]. E" in parte ci che d al mistero dell'Incarnazione tutto il suo valore, tutta la sua profondit, tutto il suo impeto, il suo carico di umanit. Di carnale. Inimmaginabile che fossero costruite a tavolino per mitizzare Ges. Vi stato addirittura chi vi ha trovato la presenza di quella trib che nei testi biblici era rammentata come discendente di Caino, il primo omicida della storia. [351] Ma soprattutto la genealogia carnale di Ges sconvolgente per i peccatori (talora perfino i criminali) che contiene. A cominciare dal patriarca della trib, quel Giuda che il padre, Giacobbe, sceglie come titolare del regno e della promessa messianica. E" uno degli undici fratelli che vendettero il piccolo Giuseppe. Uno che finisce in una unione incestuosa con la nuora, Tamar, travestita da prostituta. Ed proprio dal frutto di quell'unione che si dice discendere, molti secoli dopo, la famiglia di Ges. E poi fanno parte di questa genealogia dei re che, in gran parte, furono idolatri, immorali e qualcuno criminale (si contano due sole eccezioni). La stessa vicenda di Davide, il pi importante dei re e il pi amato da Dio, Davide il profeta, colui a cui va la promessa messianica, si macchia di peccati e delitti spaventosi. Le cose non cambiano di molto se si considerano i nomi del periodo post- babilonese. E infine le donne della genealogia di Ges. Scrive il cardinale Van Thuan: Colpiscono per le loro storie, sono donne che si trovano tutte in una situazione irregolare e di disordine morale: Tamar una peccatrice, che con l'inganno ha avuto una unione incestuosa col suocero Giuda; Raab la prostituta di Gerico che accoglie e nasconde le due spie israelite inviate da Giosu e viene ammessa nel popolo ebraico; Rut una straniera; della quarta donna... "quella che era stata moglie di Uria", si tratta di Betsabea, la compagna di adulterio di David. [352] Sembra una storia terribile, ma proprio attraverso questa storia terribile che avanza la storia della salvezza. E" questa la storia - emblematica della vicenda umana - in cui Ges nasce, quella che ha voluto riscattare e salvare. E" proprio il caso di dire che Dio sa scrivere diritto sulle nostre righe molto storte e compie Pagina 67

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt sempre il suo disegno. Ges ha voluto riservarsi totalmente puri e santi solo gli ultimi rampolli di quei clan familiari: Maria (immacolata e santa in modo speciale) e Giuseppe, un grande uomo, nobile e giusto. In ogni caso di questo clan familiare, anche dei discendenti della famiglia di Ges, c' traccia a Nazaret pure dopo Ges, per almeno tre secoli. Lo conferma, fra gli altri, lo storico del II secolo Egesippo, ebreo passato al cristianesimo, il quale ha fatto ricerche accurate e c'informa su tutta la famiglia di Ges e sulla sua certa discendenza davidica. [353] Dunque questo Ges che inizia la sua predicazione dopo il battesimo di Giovanni ha tutti i titoli. La profezia messianica infatti recitava: Un germoglio spunter sul tronco di Iesse/ un virgulto germoglier dalle sue radici (Is. 11,1-2); In quel giorno la radice di Iesse si lever a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sar gloriosa (11,10). Molte altre profezie confermano questo preannuncio e Dio stesso promette a Davide: Io render stabile per sempre il trono del suo regno (2Sam. 7,13). [354] Ma cos'altro dicevano le profezie? Mentre quella messianica, nel corso dei secoli, andava facendosi sempre pi precisa e dettagliata riguardo a colui che era Atteso, quasi un identikit, diventava anche pi misteriosa nel suo contenuto: viene infatti predetto che la dinastia regale di Giuda finir e proprio quando arriver l'Inviato di Dio, il quale discende da Giuda (clan di Davide). Ma viene anche predetto che lui regner per sempre e su tutte le genti. La profezia di Daniele traccia proprio questo futuro inaudito per il Messia: Tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;/ il suo potere potere eterno/ che non tramonta mai e il suo regno tale/ che non sar mai distrutto (Dan. 7,13-14). Ne consegue che la sua non sar una regalit di tipo politico, come quella che Israele ha conosciuto in passato. Dunque di che tipo di regno pu trattarsi? E che significa un regno eterno e che abbraccia tutti i popoli? E" inevitabile riconoscere che Ges l'unico a realizzare tutte queste predizioni messianiche apparentemente contraddittorie e altrimenti inconciliabili le une con le altre. Ma torniamo all"identikit del Messia tracciato dalle altre profezie. Scopriamo che l"Emmanuele, Dio con noi (Is. 7,14) nascer da una Vergine. Infatti ecco la profezia: Pertanto il Signore stesso vi dar un segno. Ecco: la vergine concepir e partorir un figlio, che chiamer Emmanuele. [355] Isaia la chiama la vergine, [356] annuncia che essa concepir e la definisce signum. [357] Essa stessa un segno, come un presagio, un preannuncio dato all'umanit. E il concepito un maschio. Corrisponde alla cronaca della nascita di Ges, del resto nei Vangeli di Luca (1,26-38) e Matteo (1,16 [358] e 1,18) e anche Giovanni (1,1-13) [359] si apprende pure che le modalit del concepimento sono prodigiose, assolutamente eccezionali. [360] Vediamo se sono anche storicamente plausibili. Il proposito di verginit fatto da Maria, pur sposandosi, storicamente del tutto credibile. I testi di Qumran, specialmente il Documento di Damasco, che Ammassari vede in relazione con le notizie sulla verginit nelle prime comunit cristiane, giustificano la perfetta plausibilit storica di quel voto fatto da Maria e accettato da Giuseppe. [361] Del resto ormai acclarato che Maria non ebbe altri figli oltre a Ges e i cosiddetti fratelli e sorelle di Ges, citati nei Vangeli, siano stati in realt i cugini. [362] Ma dai Vangeli - dicevamo - si apprende qualcosa di pi: che Maria concepisce per l'intervento dello Spirito Santo e che Dio volle rispettare il voto di Maria anche durante il parto e la vergine Maria resta miracolosamente Vergine, tale nella concezione, tale nel parto, tale per antonomasia. [363] Ovviamente tutto il mistero sta nel concepimento direttamente da Dio, senza intervento di un uomo, perch se si accetta la possibilit che Dio abbia potuto far questo, ne viene di conseguenza che l'Onnipotente, a cui nulla impossibile per definizione, abbia potuto anche rispettare il voto di Maria mantenendola intatta. [364] D'altro canto la verginit di Maria dopo il parto , di per s, una prova molto concreta, del fatto che quel concepimento stato miracoloso, cio senza intervento dell'uomo. Va detto obiettivamente che nella profezia di Isaia non si diceva che la ragazza avrebbe concepito senza intervento di uomo, n si diceva che sarebbe rimasta vergine anche dopo il parto. Anche se vero che la profezia di Isaia fa percepire un mistero in relazione a questo concepimento. Tuttavia ci sono altre profezie messianiche che prospettano questo mistero. Per esempio quella di Daniele Pagina 68

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt sulla pietra che si stacca dal monte (metafora del Messia) non per mano di uomo (Dan. 2,31-45), espressione che potrebbe significare un concepimento divino, senza che la madre conosca uomo. Tanto vero che nei testi di Qumran, ci spiega Paolo Sacchi, si parla del Messia dicendo che la sua nascita sar in qualche modo miracolosa. [365] In effetti, aggiunge Antonio Ammassari, a Qumran, in vista del Salmo 110, attendevano una generazione del Messia direttamente da parte di Dio. [366] Per la spiritualit quasi iniziatica degli esseni era abbastanza esclusiva e non era condivisa da altre correnti dell'ebraismo. Che normalmente non interpretavano il passo di Isaia in questo senso. Ma questo accredita molto la notizia data dai Vangeli, perch significa che non si invent un prodigio per adattarsi a una profezia. Certo, l'evangelista Matteo, riferendo l'evento della nascita di Ges, aggiunse una delle sue citazioni di compimento per ritrovare tracce di quanto accaduto nei profeti: Questo avvenne perch si adempisse la profezia del profeta Isaia: "Ecco la Vergine concepir e partorir un figlio che sar chiamato Emmanuele", che significa "Dio con noi" (Mt. 1,22-23). Ma chiaro che qui si parte dall'evento osserva il De Fiores poich i rabbini non interpretavano Is. 7,14 nel senso che la ragazza diventava madre restando vergine o che il messia sarebbe stato il figlio di una vergine. E Segalla aggiunge: Il movimento ermeneutico procede quindi dal fatto, trasmesso dalla tradizione prematteana al testo isaiano, e non viceversa. La novit non postulata da una pretesa necessit apologetica. Anzi, la concezione verginale creava semmai qualche difficolt all'ascendenza davidica di Ges per la linea del davidide Giuseppe. La novit non pu derivare che dalla storia. [367] Che vi fosse qualcosa di strano e misterioso nel concepimento di Ges devono averlo appreso subito anche scribi, farisei e sadducei mettendo poi in giro quella calunnia - un concepimento adulterino o per stupro - che fu diffusa per secoli. Se ne trova traccia anche nel Vangelo di Giovanni (8,12-47) che riferisce di un infuocato scambio polemico fra Ges e i farisei. Tutta la discussione ruota attorno al Padre che Ges chiama a suo testimone, mentre i suoi avversari si dicono discendenti di Abramo: Ges pronuncia frasi di questo tipo: Voi non sapete da dove io vengo n dove vado. Voi giudicate secondo la carne. E allora quelli gli gridano: Noi non siamo nati da fornicazione. Una frase generica che potrebbe contenere un'insinuazione pesantissima. Probabilmente, appena questo giovane rabbi galileo entr in scena, immediatamente alcune autorit di Gerusalemme spedirono le loro spie a prendere informazioni su di lui nel suo villaggio e nei dintorni. E" possibile che - tra la gente del paese - abbiano appreso qualcosa sul misterioso concepimento di Ges che era trapelato dalla cerchia familiare e che l'abbiano tradotto in quella grave insinuazione. In sostanza, anche oggi, a distanza di secoli, facile comprendere che doveva essere un fatto vero, non un mito (sarebbe stato per gli evangelisti una bestemmia evocare i miti pagani), n un teologumeno (una idealizzazione con un senso teologico). Non poteva che essere un fatto vero perch la professione pubblica del concepimento verginale per i cristiani era imbarazzante e infatti provoc polemiche con i Giudei. [368] Era tutt'altro che un argomento apologetico. Era veramente imbarazzante perch esponeva Maria a pesanti malevolenze sulla natura adulterina di quel concepimento e poi perch metteva addirittura in seria discussione la genealogia davidica di Ges che veniva da parte di Giuseppe e su cui gli evangelisti insistevano trattandosi di legittimare la pretesa messianica di Ges. Se dunque, nonostante questo, i Vangeli danno questa notizia, semplicemente perch era questa la verit dei fatti. Peraltro la verginit post partum era una realt ben concreta per Maria, constatabile fisicamente (come avrebbe fatto un'ostetrica secondo un famoso passo di un vangelo apocrifo). Infatti sulla nascita verginale di Ges esisteva una solida tradizione anche negli ambienti giudeocristiani che ruotavano attorno al clan familiare di Maria e Giuseppe, segno che quel fatto era trapelato nella cerchia stretta dei parenti. [369] E ovviamente che Maria fosse rimasta intatta nonostante il parto (e cos tutta la vita) era il segno indiscutibile che davvero quel suo concepimento era stato miracoloso e quindi che c'era stato veramente un intervento divino. Mi sono dilungato su questo particolare perch documenta bene tre cose importanti. La prima che i Vangeli si Pagina 69

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt rivelano sempre molto attendibili storicamente e gli evangelisti molto rigorosi, magari ricevendo conferma a certe loro notizie (come vedremo) da scoperte fatte qualche millennio dopo. La seconda si pu sintetizzare con la frase di sant'Agostino: Dio ha disposto che il Nuovo Testamento fosse nascosto nel Vecchio e il Vecchio diventasse chiaro nel Nuovo. E questo spiega perch alla luce della storia di Ges - i cristiani abbiano compreso il significato profetico di tanti passi o episodi dell'Antico Testamento con cui Dio prefigurava - a insaputa degli stessi protagonisti antichi - l'avvenimento di Ges. Penso anche alle cosiddette profezie figurali, quelle cio che consistono in eventi e non in parole, come il fondamentale episodio del (mancato) sacrificio di Isacco, il cui misterioso significato diventa pienamente chiaro solo alla luce del sacrificio del Figlio di Dio. [370] Il terzo motivo quello segnalato da Joseph Ratzinger: A partire dal secolo dei lumi i racconti dell'Infanzia e della Resurrezione di Cristo - che costituiscono l'inizio e la fine dei Vangeli - sono divenuti il centro della critica storica. L'allora cardinale bavarese proseguiva: Lo scuotimento che la continuit della Tradizione ha subito, nella Chiesa Cattolica, col Vaticano II, ha fatto scoppiare in tutta la loro acutezza le questioni (suddette, nda) [...] anche nella teologia cattolica e nella predicazione del Vangelo [...] si assistito per qualche anno alla quasi completa capitolazione di fronte a schemi di pensiero provenienti dal secolo dei lumi. I Vangeli dell'infanzia furono considerati come dei "theologoumena", dietro i quali non bisognava cercare una realt storica, ma soltanto delle sceneggiate che esprimevano alcune idee- forza della cristologia degli evangelisti. Per la coscienza cristiana il Mistero ricadeva cos nel Mito. [371] Tuttavia da un moderno vaglio critico proprio la storicit dei Vangeli che esce vincente e non la loro tentata demolizione. Lo dimostra, per esempio, Ren Laurentin, nel libro dedicato appunto ai Vangeli dell'Infanzia di Cristo dove afferma: La critica testuale ne ha confermato l'integrit. L'analisi letteraria ha provato l'unit d'autore: Matteo 1-2 senz'altro di Matteo, e Luca 1-2 senz'altro di Luca. Non si riusciti a ridurre questi racconti a modelli prestabiliti o a processi leggendari o mitici. I tentativi moltiplicati in questo senso hanno condotto solo a incoerenze e contraddizioni. I diversi metodi hanno semplicemente rivelato l'originalit profonda dei vangeli dell'infanzia. [372] Qui Laurentin dimostra pure che il movente della teoria mitica non esegetico, cio non basato su dati di fatto storico- filologici, ma filosofico, cio un pregiudizio ideologico, non dimostrato. Strauss, prendendo le mosse da Hegel secondo cui Dio non pu manifestarsi cos nel quotidiano, sentenzia: Non posso arrivare a immaginare come la natura divina e la natura umana abbiano formato parti integranti, distinte e tuttavia unite di una persona storica. Siccome Strauss non ammette che Dio possa fare questo, e i poteri di Dio sono notoriamente sottoposti ai divieti del signor Strauss, ne deduce che dove si racconta un fatto simile in realt bisogna cogliere solo il simbolo di una idea collettiva e non una realt. Laurentin dimostra il contrario: La concezione verginale, lungi da essere un'esigenza dell'ambiente circostante, stata una difficolt cruciale e addirittura uno scandalo per Luca e soprattutto per Matteo. Essa contrariava la preoccupazione apologetica di mostrare che Ges era figlio di Davide, nonch l'intenzione stessa che aveva spinto Matteo a cominciare il Vangelo con una genealogia. Dunque questa notizia imbarazzante che i due evangelisti hanno raccolto per vie diverse li ha messi in seria difficolt. Da dove viene tale notizia? Maria ne sembra la fonte ovvia, e Luca si riferisce alla sua memoria in 2,19.51. Tale la conclusione cui conduce lo studio ovvio dei testi. Questa notizia riferita dai Vangeli era un vero scandalo per i giudei e una stoltezza per i pagani. Essa suscitava da ambedue i lati scetticismo o ironia, esattamente come oggi. Se Matteo e Luca avessero voluto fabbricare un "theologoumenon" adattato all'uomo del loro tempo, avrebbero detto che Cristo era disceso dal cielo, oppure che era figlio di Davide mediante Giuseppe. Quel che hanno ritenuto di dover assumere andava controcorrente. [373] Dunque solo per scrupoloso e leale rispetto dei fatti che, con discrezione, hanno riferito lo svolgimento degli eventi, nonostante ci creasse serio imbarazzo. Del resto questa lealt traspare dovunque nei Vangeli. Con lo stesso scrupolo gli evangelisti hanno riferito i molti fatti nei quali gli apostoli si dimostravano sciocchi o meschini o duri di cervice o addirittura traditori. Quasi dovunque, nei Vangeli, i dodici appaiono cos ed significativo che tali Pagina 70

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Vangeli siano quelli canonici, cio approvati proprio dal collegio apostolico come gli unici rispondenti alla verit dei fatti. Quale gruppo dirigente di un nuovo movimento approverebbe e diffonderebbe mai come sacri testi quelli nei quali le loro autorit personali sono cos fatte a pezzi? E quale motivo avrebbero avuto di approvare tali resoconti, cos umilianti per se stessi, se non avessero riferito l'esatto svolgimento degli eventi? Se i Vangeli fossero stati manipolati e adattati alla convenienza della predicazione apostolica, le cose pi importanti da manipolare in senso elogiativo dovevano essere proprio quei passi relativi agli apostoli. Infatti nessuno che voglia far proseliti, e che manipola i documenti, diffonderebbe testi nei quali lui stesso appare umanamente squalificato. Come dovette riconoscere un filosofo illuminista che pure era un nemico della Chiesa, Jean Jacques Rousseau: Non cos che si inventa. Torniamo dunque - con la consapevolezza della profonda lealt dei cronisti dei Vangeli - al corpus delle profezie esplicite che preannunciano addirittura il luogo della nascita del Messia. Michea, vissuto nell'VIII secolo a. C., scrive infatti: E tu, Betlemme di Efrata/ cos piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda,/ da te uscir colui/ che deve essere il dominatore di Israele; le sue origini sono dall'antichit,/ dai giorni pi remoti./ Perci Dio li metter in potere altrui/ fino a quando colei che deve partorire/ partorir (Mich. 5,1-2). In effetti Matteo (2,1) e Luca (2,4) riferiscono che Ges nasce a Betlemme e Luca indica, come motivazione, la circostanza storica del censimento. Di quale censimento precisamente si tratti stata questione assai dibattuta, ma ormai accertato [374] che fra Augusto, Erode, Archelao e Quirino (ognuno secondo i suoi poteri e i suoi interessi), in quegli anni vengono ripetutamente fatti (e protratti negli anni) in Giudea dei censimenti delle propriet a fini statistici o ai fini delle tassazioni a beneficio dei sovrani locali e di Roma (con relative rivolte dei tartassati, come quella capeggiata da Giuda il Galileo). [375] Ultimamente Klaus Rosen, anche in base a ritrovamenti di documenti fiscali antichi, nell'area del Mar Morto, ha dimostrato la precisione e l'attendibilit storica di Luca, anche a proposito di tale censimento. [376] Del resto se l'evangelista avesse dovuto inventare la nascita di Ges a Betlemme, avrebbe potuto tranquillamente riferire che, con il matrimonio, la famiglia si trasfer nella citt di Giuseppe. Cosa del tutto naturale. O stare sul generico. Non si capisce perch mai doveva inventare una notizia cos precisa, ben verificabile e smentibile al tempo in cui fu pubblicato il Vangelo, come il censimento per un viaggio a Betlemme con Maria incinta al nono mese. Oltretutto sappiamo che i censimenti di quei tempi erano veramente legati, nel caso di Israele, al luogo d'origine e al clan d'appartenenza, come pure alle propriet. [377] Ed testimoniato da Egesippo che, al tempo di Domiziano, i parenti di Ges, ancora vivi e conosciuti, avevano delle terre che lavoravano personalmente e tali possedimenti fondiari dei parenti di Ges potrebbero appunto essere stati situati nell'ager Bethlemiticus. Va ricordato che ogni ebreo, secondo la legge rabbinica, era considerato titolare di una porzione della terra di Israele: perci a Betlehem Giuseppe poteva essere titolare di un piccolo appezzamento in quanto appartenente alla discendenza davidica. [378] D'altronde le critiche ai resoconti evangelici sono di natura opposta e si elidono a vicenda: da una parte c' chi sostiene - ma senza provarlo - che i Vangeli si inventano la discendenza davidica di Ges e la nascita a Betlemme per adattare la sua vita alle precedenti profezie. Dall'altra c' chi, per attaccare i Vangeli, sostiene che sarebbero marginali le profezie su un Messia davidico, che non c'era nel giudaismo antico nessuna continua, diffusa o dominante attesa di un Messia davidico [379] tanto che diversi personaggi antichi si proposero come Messia (essendo accolti al momento come tali) senza essere discendenti di Davide. Ma allora, se cos stanno le cose, non si capisce perch mai i Vangeli avrebbero dovuto inventare per Ges dei requisiti che nessuno richiedeva. La risposta ovvia che, in realt, i Vangeli riferirono semplicemente i fatti come si svolsero. Il piccolo Ges rimase ben poco a Betlemme. Ancora infante fu portato dai genitori in Egitto e poi a Nazaret dove crebbe e l visse circa 30 anni fino all'inizio della sua missione. Che part proprio dalla Galilea. Per questo era noto, a Gerusalemme, come galileo ed egualmente galilei erano gran parte dei suoi. Del resto, a ben Pagina 71

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt vedere, era gi tutto profetizzato nella Scrittura. Se Michea aveva predetto la nascita del Messia a Betlemme, in Giudea, Isaia, confermandone la discendenza davidica, predisse che per egli non si sarebbe manifestato innanzitutto in Giudea, ma in Galilea, dove in effetti Ges inizi la sua missione: In passato umili la terra di Zabulon e la terra di Nefatli scrive il profeta ma in futuro render gloriosa la via del mare, oltre il Giordano e il territorio dei Gentili (8,23). [380] Va detto per che Ges, divenuto un personaggio noto a Gerusalemme e nei villaggi della Giudea, non fu mai chiamato dalla gente il betlemita, ma il nazareno o meglio Nazoreo. [381] Perch? Non contraddittorio? Non pu significare che in realt Ges era nato a Nazaret e i Vangeli parlano di una nascita a Betlemme per adattare la vita di Ges alla profezia di Michea? E" vero esattamente il contrario. La storicit della nascita a Betlemme ampiamente documentata da una quantit di fonti convergenti (Matteo, Luca, Protovangelo di Giacomo, Giustino, Ascensio Isaiae). [382] Si tratta semmai di capire quell'appellativo che sembra nascondere un enigma. \-\ * Ges era un principe ebreo? La definizione Nazoreo deve essere davvero significativa dal momento che accompagner la missione pubblica di Ges. Fino al punto che sar addirittura riportata da Pilato nel titulus che appese alla croce, reperto che in parte onservato tuttora a Roma, [383] ovvero nel testo della condanna a morte dove si attribuiva a Ges anche il titolo di Re (Ges Nazoreo Re dei Giudei). Che vuol dire? Si ritenuto che Nazoreo significasse semplicemente abitante di Nazaret. Altri lo hanno messo in relazione con i nazirei, citati nell'Antico testamento, che erano quanti facevano voto di nazireato, come l'antico Sansone? [384] In realt quella parola nasconde un segreto, o meglio un significato profondo. [385] C' infatti un primo enigma. Perch la gente del tempo di Ges interpretava immediatamente quell'appellativo come riferito alla stirpe regale di David? Lo prova, fra gli altri, un episodio riferito nel Vangelo. Lungo la strada per Gerico vive un mendicante, cieco, che a un certo punto sente la gente in grande agitazione. Ne chiede il motivo e gli dicono che sta per arrivare Ges il Nazoreo. Ebbene, immediatamente lui prende a chiamarlo: Figlio di Davide, abbi piet di me! (Lc. 18,37 e Mc. 10,47). Come e perch un uomo del popolo mette immediatamente in relazione il termine Nazoreo/ Nazareno, con la stirpe davidica? Cos' che a quel tempo era noto a tutti e oggi non si comprende? Anche l'evangelista Matteo, che scrive per lettori ebrei, allude apertamente al significato messianico di quel termine, dando per scontato che i lettori sappiano bene a cosa si riferisce. E" dove spiega che dall'Egitto Giuseppe, con Maria e il piccolo Ges, torn in Galilea e and ad abitare in una citt chiamata Nazaret, perch si adempisse ci che era stato detto dai profeti: "Sar chiamato Nazareno" (2,24). Ci si interrogati a lungo su quale sia la profezia a cui allude Matteo. Ovviamente doveva avere in mente un passo messianico delle Scritture molto preciso e molto noto al pubblico ebraico. In effetti c' qualcosa nella Scrittura che ci suggerisce la soluzione dell'enigma: con quale parola i profeti definiscono il Messia discendente da David? Con la parola germoglio o il sinonimo virgulto o rampollo. Dice il profeta Geremia: Ecco verranno giorni - dice il Signore nei quali susciter a Davide un germoglio giusto, che regner da vero re e sar saggio (23,5). Ecco verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali io realizzer le promesse di bene che ho fatto alla casa di Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo far germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciter il giudizio e la giustizia sulla terra (33,14-15). E Isaia: In quel giorno Il germoglio del Signore crescer In onore e gloria (4,2). Ed ecco la profezia messianica pi celebre: Un germoglio spunter sul tronco di Iesse Un virgulto germoglier dalle sue radici. Su di lui si poser lo Spirito del Signore... (11,1 e ssgg). E Zaccaria (circa nel 520 a. C.): Ecco, io faccio venire il mio servo, il Germoglio (3,8). Cos parla l'Eterno degli eserciti: Ecco un uomo che ha nome Germoglio (6,12) [386] In effetti fra la gente Ges veniva chiamato esattamente cos: Nazoreo/ nazareno che viene da nezer (o netser), che significa germoglio, virgulto. Il termine netser usato da Isaia e qualifica la sua profezia messianica. La parola germoglio usata da Geremia e Zaccaria resa in ebraico con semach, un sinonimo di netser. Questo spiega perch il Pagina 72

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt soprannome Nazoreo/ Nazareno di Ges da mettere in relazione con la famosa profezia di Isaia ed a quella che l'evangelista Matteo si riferiva. Lo svela, commentando Isaia, nel 390 d. C., san Girolamo che, vivendo a Betlemme, ha interpellato in proposito gli stessi rabbini: Riguardo a qualcosa che tutti gli studiosi cercano e non trovano, e cio dove (nei profeti) stia scritto: "sar chiamato Nazoreo" (Mt. 2,23), gli studiosi ebrei sono dell'opinione che la citazione sia presa da questo brano di Isaia (11,1). [387] Sempre Girolamo, in una lettera a Pammachio, nel 395 d. C., cita cos Isaia: E dalla sua radice germogli il Nazoreo (lettera 57). [388] Pare chiaro che per questo Padre della Chiesa, il pi importante ed esperto negli studi biblici, l'appellativo di Ges sia senz'altro da leggere in riferimento al passo messianico di Isaia sul germoglio di Iesse (Iesse era il padre di David). [389] Da tutto questo Bargil Pixner conclude che con il titolo di Nazoreo non si alludeva dunque tanto alla patria di Ges, quanto piuttosto alla sua discendenza davidica. Ma allora perch Matteo lo pone anche in relazione a Nazaret? Ges nel Nuovo Testamento ben sedici volte viene chiamato Nazoreo. Anche dai nemici. E addirittura lo ripeto perch decisivo - il testo della sua condanna a morte riporta questo appellativo, accanto al titolo di re. Ma possibile che non vi sia alcun nesso fra il termine Nazoreo/ nazareno, dato a Ges da tutti, e Nazaret, il suo paese di provenienza? Per anni il piccolo centro ha rappresentato un giallo per gli studiosi. Infatti il minuscolo villaggio di Nazaret, un centinaio di abitanti, a parte i Vangeli non mai nominato nella Bibbia, nel Talmud o nelle altre fonti storiche. Eppure l'esistenza del villaggio attestata fin dall'antichit dagli scavi archeologici condotti nel 1955 da padre Bellarmino Bagatti. [m90] E" segno che il villaggio era denominato anticamente con un altro nome, quindi fu abbandonato e fu ripopolato in epoca prossima a Ges con il nuovo nome di Nazaret. Infatti, nel 1962, si finalmente trovata traccia di questo toponimo in un'epigrafe, rinvenuta durante alcuni scavi a Cesarea Marittima, risalente al III- IV secolo d. C., [391] che quindi documenta l'emergere di quel toponimo poco prima della nascita di Ges. Si tratta di un'epigrafe preziosa non solo perch la pi antica relativa al villaggio di Ges, ma anche per un altro motivo: La scoperta spiega Pixner decise su una questione a lungo disputata. Difatti, a causa della maniera greca di scrivere Nazareth, non era chiaro se in ebraico fosse scritta con la "Z" (Zade) oppure con la "S" (Sayn). La chiara "Z" dell'iscrizione ebraica ha risolto il problema a favore di "nezer" (germoglio). Questo fece anche cadere la supposizione che l'appellativo Nazoreo avesse una qualche relazione con "Nazireo" cos come alcuni Padri della Chiesa greci avevano creduto. [392] A questo punto sappiamo che l'appellativo che davano a Ges non aveva niente a che fare con i Nazirei, quei consacrati che si astenevano dalle bevande e si lasciavano crescere i capelli. Ma veniva proprio da nezer. E sappiamo che anche Nazaret ha a che fare con la stessa radice di nezer. Dunque fra Nazaret e Nazoreo/ Nazareno c' un legame che passa attraverso l'espressione messianica di Isaia (nezer). Per questo il passo del Vangelo di Matteo stabiliva una relazione fra il nome Nazoreo, l'antica profezia sul germoglio (nezer) e anche il villaggio. Qual questo nesso storico? Qui dobbiamo seguire di nuovo il biblista- archeologo citato finora, Bargil Pixner. Innanzitutto al tempo di Ges il termine nezer- germoglio pu anche definire tutto un clan familiare. Lo dimostrano gli stessi manoscritti di Qumran - che risalgono a quello stesso periodo - dove due inni scritti dal fondatore della comunit essena definiscono gli affiliati nezer (germoglio) della pianta divina (1QH VI 15, VII 5, 8, 10). La stessa cosa - secondo Pixner - deve essere accaduta col termine Nazoreo che, non a caso, dopo Ges definiva quei suoi seguaci che erano legati a Giacomo (fratello del Signore, quindi appartenente al suo clan familiare) e poco dopo definisce tutti i suoi fedeli. Sono gli Atti degli Apostoli a informarci che i seguaci di Ges per alcuni anni vengono chiamati Nazorei, [393] prima di venir definiti, ad Antiochia, cristiani. [394] D'altronde gli ebrei ancora oggi chiamano i cristiani "Nozrim" e anche l'espressione popolare usata dagli arabi per i cristiani "Nassara". [395] Termini che derivano chiaramente da Nazorei. Ed ecco la tesi di Pixner: Si pu giustamente supporre che Nazara- Nazaret (piccolo nezer) aveva ricevuto il nome da un clan davidico il quale, presumibilmente, Pagina 73

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt verso la fine del II secolo a. C. era tornato da Babilonia. Si potrebbero portare molti esempi di nomi di trib o di clan trasmessi a localit. Non si sa quale fosse il nome che questo villaggio ebbe nell'et del bronzo. Pare che sia stato abbandonato attorno a 1733 a. C. quando l'assiro Tiglat- Pileser III invase la Galilea che da allora divent una terra pagana. E" a questo periodo che risale la (citata) profezia di Isaia sulla terra di Zebulon e di Neftali che in futuro vedr manifestarsi la luce del Messia. In effetti dagli scavi archeologici a Nazaret si evince che il borgo stato a lungo disabitato, dal VI al II secolo a. C., finch un gruppo del clan davidico dei Nazorei, nel periodo dei Maccabei, ripopol di nuovo il villaggio abbandonato, di ritorno dall'esilio babilonese [...]. Dal momento che la stirpe davidica di Nazaret, come mostrano le narrazioni evangeliche, era costituita non soltanto dalla famiglia di Ges, ma anche da altri membri della stessa trib (syngeneis: Mc 6,4), dal piccolo numero degli abitanti si pu supporre che la maggior parte dei Nazaretani appartenesse alla stessa grande famiglia, al clan dunque dei Nazorei. [396] Ma davvero plausibile l'esistenza di questi clan familiari che si attribuivano una discendenza davidica a mille anni di distanza? La questione delle genealogie una delle cose pi importanti di cui il popolo d'Israele si occupato per secoli. Noi sappiamo che esistevano tavole genealogiche dove tutto il popolo ebraico era censito (1 Cronache 9,1). Giulio Firpo sottolinea che ancora al tempo di Erode si conservavano nei pubblici archivi registri contenenti le genealogie delle famiglie ebraiche: la continuit della tradizione non s'era del tutto interrotta, [397] al punto che, infatti, Erode (nato da padre idumeo e madre araba) giunse a falsificare la propria genealogia (distruggendo persino gli archivi) per tentare di accreditarsi quale figlio di Davide e, secondo un'ipotesi recente, come Messia. [398] Chi non era in grado di dimostrare la propria appartenenza familiare e di trib non era facilmente riconosciuto come cittadino con tutte le sue prerogative. Soprattutto dopo l'esperienza dell'esilio babilonese il problema si faceva scottante. E le genealogie erano specialmente importanti (com' facile comprendere) per le famiglie sacerdotali e per il clan davidico che era, per eccellenza, la dinastia regale e messianica di Israele. Era ovvio e normale dunque che dei personaggi pubblici o di coloro che s'imponevano all'attenzione pubblica dovesse essere conosciuta la genealogia. Prendiamo il caso di Ges. Dai Vangeli si evince che era nota a tutti la sua provenienza dal clan davidico. Nota Roger Liebi: Nel popolo ebraico la sua ascendenza fu resa nota pubblicamente, perci veniva chiamato "Figlio di David" (Lc. 18,38-39, Mt. 21,9-15; 9,27 e 15,22). Se tutto ci non avesse avuto riscontro nella realt, i capi del giudaismo d'allora avrebbero potuto farvi ricorso come argomento da opporre alla pretesa messianica di Ges. Per un fatto tanto facilmente verificabile non poteva essere negato o contestato. In sostanza, per discendenza, Ges era un principe. Sebbene la famiglia di David fosse, a quel tempo, molto decaduta e ridotta in umili condizioni, la sua stessa esistenza era sufficiente per dare inquietudine a Erode e fargli braccare il nuovo nato. E questo probabilmente spiega anche la pericolosit con cui Ges, pure da adulto, veniva visto dalle autorit. Effettivamente avrebbe avuto titolo per essere proclamato re d'Israele e messia. Sebbene avesse pi volte mostrato che non aveva alcun interesse al potere mondano il popolo lo vedeva in quella prospettiva. Lo dimostra l'episodio della moltiplicazione dei pani, quando esplicitamente vogliono proclamarlo re. Ma anche il suo ingresso trionfale in Gerusalemme , a questo proposito, un evento clamoroso: la folla lo acclama apertamente come il re d'Israele. Infatti gridano: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Il re d'Israele (Gv. 12,12). E anche: Osanna al figlio di Davide! (Mt. 21,9). Pinchas Lapide parla, a proposito di questo avvenimento, della presenza di un materiale politico esplosivo, di espressioni rivoluzionarie. [399] Che potrebbero essere state il presupposto dell'arresto e della sua eliminazione. A noi qui interessa rilevare che, dalla cronaca di questi fatti risulta che era noto a tutti, a quel tempo, che Ges apparteneva alla stirpe regale di David e che in genere si interpretava la sua missione messianica e la sua regalit in senso politiconazionalistico. Perfino da parte dei suoi apostoli, tanto vero che addirittura dopo la resurrezione, poco prima dell'ascensione al cielo, gli chiedono: Signore questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele? (At. Pagina 74

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 1,6). Non avevano ancora capito. E non capiranno fino alla Pentecoste. In ogni caso quel dirompente ingresso regale in Gerusalemme spiega anche il senso della condanna a morte scritta nel titulus, che recitava: Ges Nazareno Re dei Giudei. Non per caso Pilato scriveva cos. Aveva infatti appreso che effettivamente quel giovane galileo apparteneva alla stirpe regale, era dunque un principe d'Israele e - secondo coloro che l'avevano denunciato e gliel'avevano consegnato - si era autoproclamato re contro Cesare. Infatti nell'interrogatorio, con le maniere sbrigative dei romani, Pilato gli aveva chiesto esplicitamente: Tu sei il re dei Giudei? (Gv. 18,33). Ges aveva dato una risposta misteriosa, riferita a un regno che non di questo mondo. Allora Pilato, andando al sodo, aveva replicato: Dunque tu sei re?. E Ges: Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo io sono venuto nel mondo. Mai Pilato avrebbe potuto immaginare che proprio nell'orrendo supplizio che stava per infliggergli si manifestava precisamente la regalit sul mondo e sulla storia per cui Ges era nato, la regalit dell'amore. In effetti Ges riceve la corona (di spine), il manto scarlatto con lo scettro (la canna con cui sar percosso), gli onori regali (gli sputi, i dileggi e le sevizie) e il trono (la croce) da cui dominer i tempi e il cosmo. E tutto questo tragico macello del Re Messia - come vedremo - era stato profetizzato puntualmente, per filo e per segno, proprio nelle pi importanti profezie messianiche. Del tutto incomprese. Ges compie la pi radicale delle rivoluzioni: nasce povero (Lc. 2,7,23) e nel'ombra (2,40,52), rifiuta la regalit (Gv. 6,5; At. 1,6) e si sottomette alle autorit di questo mondo (Lc. 2,1-4), che laicizza (Lc. 20,24-25), e muore condannato da esse: crocifisso e abbandonato. [400] Ebbene, tutto questo era stato profetizzato, proprio mentre i profeti parlavano dell'identit divina del Messia arrivando a indicare, da secoli lontani, Maria, la Figlia di Sion, con questo annuncio: Il Signore viene in lei. [401] E per questa apparente contraddizione delle profezie che tutti si aspettavano il regno messianico in chiave di trionfo mondano, come liberazione politico- nazionalista. Anche il suo stesso clan davidico. Che con orgoglio conservava, gelosamente, le genealogie (non a caso due Vangeli cominciano riportando proprio le genealogie familiari di Ges). Giulio Africano, un autore giudeocristiano del II secolo d. C., che vive a Emmaus, vicino a Gerusalemme, c'informa che i familiari di Ges vivono ancora al suo tempo nei villaggi di Kochaba e Nazara e parla proprio del loro attaccamento alle tavole genealogiche. [402] Questa preziosa informazione il tassello che mancava al mosaico e che permette a Pixner di formulare la pi plausibile ricostruzione degli eventi. Infatti i toponimi dei due villaggi citati da Giulio Africano, Kochaba e Nazara, sono chiaramente messianici. Il primo significa Villaggio della Stella e si riferisce alla nota profezia messianica. Il secondo - lo abbiamo detto - viene dal nezer messianico di Isaia: Villaggio del Virgulto. E" chiaro che entrambi i villaggi vengono cos denominati dall'arrivo dei Nazorei. Scrive Pixner: E" possibile che una parte dei Nazorei che tornavano in patria, come molti altri gruppi, si siano stabiliti dapprima nella Batanea, fondando poi Kochaba (citt della Stella). Una parte di questo clan che apparteneva alla trib di Giuda potrebbe essersi cercata pi tardi una nuova patria in Galilea, la regione della trib di Zabulon, trasmettendo a questa fondazione il proprio nome di "Nazara" (citt del Germoglio). [403] Cos tutti i conti tornano. Nazaret viene ad assumere questo nome quando viene ripopolata dai Nazorei, attorno al 100 a. C. e Ges viene chiamato Nazoreo/ Nazareno dal nome del suo clan, dal quale deriva anche il toponimo del villaggio. D'altra parte questa particolare identit di quel villaggio, nella zona, ben conosciuta. Cos si spiega un curioso accenno critico e sarcastico sugli abitanti di Nazaret riportato nel Vangelo: Pu mai venire qualcosa di buono da Nazaret?, sbotta Nicodemo quando gli presentano Ges. E" evidente che gli abitanti di questo borgo - fra tutti gli altri paesini della zona - hanno una brutta fama, probabilmente sono ritenuti un clan chiuso, orgoglioso e geloso della sua identit familiare. Non a caso all'inizio della sua missione pubblica Ges, innanzitutto, se ne va da Nazaret e si stabilisce a Cafarnao. Perch l abitano i suoi nuovi amici, la sua nuova famiglia e perch vuole essere libero da vincoli familiari, anche per evitare di confondere se stesso e il suo Pagina 75

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt annuncio del Regno con l'idea messianica del suo clan, ancora forse legata al sogno di indipendenza politica di Israele. Infatti il suo primo ritorno a Nazaret provoca una sorta di scontro. L'incomprensione dei suoi paesani evidente. E il giudizio di Ges su di loro molto severo. Considera cecit non accorgersi neanche dell'avverarsi delle profezie. E perfino sulla croce continuer a chiamare, in sua testimonianza, i profeti. Sant'Agostino sottolinea cos l'umilt di Ges: Nato da una madre che, sebbene sposata ad un artigiano, aveva concepito verginalmente ed era rimasta sempre vergine [...] pose fine ad ogni orgoglio di nobilt carnale. Nato in una citt chiamata Betlemme che tra tutte le citt di Giuda era cos piccola che anche oggi viene chiamata villaggio, non volle che qualcuno si gloriasse della grandezza di una citt terrena. E" infatti diventato povero, lui al quale ogni cosa appartiene e per mezzo del quale ogni cosa stata creata, perch nessuno di coloro che credono in lui osasse farsi forte delle ricchezze che possiede. Non volle essere fatto re dagli uomini perch (cos) faceva vedere la strada dell'umilt ai miseri che la superbia aveva allontanato da lui. Fu flagellato lui che ha allontanato dai corpi degli uomini i flagelli di ogni dolore. Fu crocifisso lui che ha posto fine ai nostri tormenti. E" morto, lui che ha risuscitato i morti. Ma anche risorto per non morire mai pi, perch da lui nessuno imparasse a disprezzare la morte come se non si dovesse pi esistere. [404] \-\ * Sotto i loro occhi... E" uno degli episodi pi drammatici e fraintesi dei Vangeli. Ges sulla croce, ormai stremato. Ha subito ogni genere di torture e crudelt, nondimeno, con l'ultimo fiato che ha in gola, lui che venuto per difendere tutti e fare scudo a tutti col suo stesso corpo, tenta di salvare dalla dannazione perfino i suoi carnefici, portandoli sotto il manto della sua misericordia: Padre, perdonali - e sussurra - perch non sanno quello che fanno (Lc. 23,34). Infine, verso le ore 15, Ges grid a gran voce: El, El lem sabactni?, che significava: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato? (Mt. 27,46). Spirando subito dopo. Alcuni che erano l ritennero che stesse invocando il profeta Elia, cos come, nei tempi moderni, si tende a interpretare quelle parole nel segno della disperazione umana di Ges, del suo sentirsi abbandonato anche dal Padre. Ma molto difficile definire la coscienza di Ges, che un mistero. Ancor pi definirla in quel momento. Perci sembra ragionevole stare ai dati di fatto, che pare siano sfuggiti ai pi. Infatti l'unica cosa certa che Ges, con quelle parole, stava proclamando il Salmo 22. Quella frase infatti il primo versetto del salmo. Cosa significa? Ges stava pregando? Forse s. Ma leggendo il Salmo si scopre che si tratta di un testo messiannico e soprattutto che prefigura profeticamente tutti i supplizi che sarebbero toccati al Messia futuro. Quindi se ne pu dedurre che Ges, con quelle parole, volesse affermare, davanti a tutta Gerusalemme, che l, davanti ai loro occhi, in quel preciso momento, si stava compiendo alla lettera la profezia contenuta in questo celebre salmo messianico. Ed incredibile che nessuno se ne sia reso conto. Cosa dice infatti questo salmo, mille anni prima dell'arrivo del Messia? Anzitutto che il re Messia sarebbe stato crocifisso. E tutto coincide con quello che effettivamente Ges stava vivendo in quelle ore, davanti agli occhi di tutti. Inizia con quell'espressione di abbandono divino del primo versetto (perch quello della croce il supplizio di chi maledetto dal Cielo), poi l'umiliazione e il disprezzo inflitti da uomini che lo riducono a un reietto (ma io sono verme, non uomo,/ infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo), Quindi il dileggio: Mi scherniscono quelli che mi vedono,/ storcono la bocca, scuotono il capo:/ "Si affidato al Signore, lui lo scampi;/ lo liberi, se suo amico". La cronaca che i Vangeli fanno dei giorni della Passione e della crocifissione coincide alla lettera con la profezia. Poi il salmo preannuncia gli insulti e la furia degli aggressori: Mi circondano tori numerosi,/ mi assediano tori di Basan./ Spalancano contro di me la loro bocca/ come leone che sbrana e ruggisce. E i tanti tormenti che gli vengono inflitti, lo sfinimento, la sete: Come acqua sono versato,/ Pagina 76

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt sono slogate tutte le mie ossa./ Il mio cuore come cera,/ si fonde in mezzo alle mie viscere./ E" arido come un coccio il mio palato,/ la mia lingua si incollata alla gola. Infine c' la profezia esatta del supplizio con cui verr ucciso il Messia, la crocifissione, mille anni prima di quel 7 aprile dell'anno 30. E c' pure la profezia che a eseguire quella crocifissione saranno dei pagani (cani era infatti la metafora tipica della cultura ebraica per definire gli idolatri). Ecco cosa dice testualmente il salmo: Un branco di cani mi circonda,/ mi assedia una banda di malvagi;/ hanno forato le mie mani e i miei piedi,/ posso contare tutte le mie ossa. Che sia stata formulata, con mille anni di anticipo, la profezia della crocifissione del Messia e che Ges sia stato precisamente ucciso tramite crocifissione resta una delle coincidenze pi strabilianti. [405] Ma il Salmo continua e fornisce ulteriori dettagli sulle umiliazioni che subir il Messia e che effettivamente si verificheranno sotto la croce di Ges: Essi mi guardano e mi osservano:/ si dividono le mie vesti,/ sul mio vestito gettano la sorte. Ma a questo punto, quando sembra si sia giunti al culmine dello strazio e colui di cui si parla trafitto su una croce, con le ultime invocazioni di aiuto (Signore non stare lontano/ mia forza accorri in mio aiuto/... salvami dalla bocca del leone), il Salmo cambia totalmente impronta e sembra prefigurare una misteriosa, trionfale vittoria della vittima. Come se qualcosa fosse accaduto e avesse capovolto la situazione. Eccone i passi salienti: Annunzier il tuo nome ai miei fratelli, ti loder in mezzo all'assemblea. Lodate il Signore, voi che lo temete, [...] Perch Egli non ha disprezzato N sdegnato l'afflizione del misero, non gli ha nascosto il suo volto, ma, al suo grido di aiuto, lo ha esaudito. E poi la prefigurazione di un regno che abbraccia tutti i popoli (perfino l'umanit defunta) e che sembra germinare proprio da questa vittoria del Messia sulla morte: Ricorderanno e torneranno al Signore Tutti i confini della terra, si prostreranno davanti a lui tutte le famiglie dei popoli. Poich il regno del Signore, egli domina su tutte le nazioni. A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra, davanti a lui si curveranno quanti discendono nella polvere. E io vivr per lui. Inevitabile - confrontando l'incipit del salmo e tutta la sua prima parte vedere preannunciata velatamente, in quest'ultimo versetto, la resurrezione del Messia ucciso. Cosicch la proclamazione di questo salmo fatta da Ges, sul patibolo, assume, in un certo modo, anche il significato di un annuncio pubblico che egli fa, davanti ai suoi carnefici, ai suoi discepoli e a Gerusalemme, della sua imminente resurrezione dopo la morte in croce. \-\ * Roma 1944 e il ritratto di Isaia Abbiamo visto l'annuncio dell'uccisione del Messia innocente, contenuto nelle Settanta settimane di Daniele, poi il Salmo 22 che prefigura addirittura con esattezza il tipo di supplizio cui sar sottoposto. Ed entrambe queste profezie vengono richiamate da Ges in persona e applicate a se stesso. Ma la Sacra Scrittura contiene un'altra vera e propria prefigurazione della Passione di Ges, di una precisione sconvolgente. Sono le profezie messianiche di Isaia che, molti secoli prima, nei Carmi sul Servo di Jahv ( la parte del libro del cosiddetto Deutero- Isaia), rappresenta i giorni dell'Atteso e i dettagli della sua Passione. E la corrispondenza con la vicenda di Ges s'impone clamorosamente, come constatazione evidente che tutti possono fare. Bisogna precisare che - diversamente da quanto vorrebbero far pensare certe interpretazioni - la figura del Servo sofferente di Jahv descritta da Isaia un individuo preciso e non la metafora di una realt collettiva, come l'intero Israele, tanto vero che nelle parole di Isaia le sue sofferenze devono riscattare Pagina 77

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt proprio i peccati del popolo eletto (e di tutti). [406] Nel primo Carme Dio stesso parla di lui e della sua missione: Ecco il mio servo che io sostengo il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui (Is. 53,8); egli porter il diritto alle nazioni. Non grider n alzer il tono, non far udire in piazza la sua voce, non spezzer una canna incrinata, non spegner uno stoppino dalla fiamma smorta... non verr meno e non si abbatter, finch non avr stabilito il diritto sulla terra... (Is. 42,1-4). Io, il Signore... ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perch tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre (Is. 42,6-7). Nel secondo Carme l'Atteso che parla annunciando la sua venuta: Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane: il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha riposto nella sua faretra (Is 49,12). Mi disse: E" troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le trib di Giacobbe... Io ti render luce delle nazioni perch porti la mia salvezza fino all'estremit della terra (Is 49,6). Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perch io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola (Is 50,4). E poi un flash folgorante sulle crude torture della Passione del Messia: Jahv, cio come colui in cui si compir la profezia di Isaia. E" curioso perch Isaia aveva preannunciato anche Giovanni: Una voce grida: "nel deserto preparate la via al Signore, appianate nella steppa la strada per il nostro Dio..." (Is. 40,3). E Giovanni Battista a sua volta parla di Ges, vedendolo da lontano, con le parole di Isaia: Ecco l'Agnello di Dio. (Gv. 1,29). E a conferma di ci una voce dal Cielo pronuncer anch'essa le antiche parole di Isaia, applicate a Ges: Questo il Figlio mio prediletto nel quale mi sono compiaciuto (Mt. 3,17). Il dettaglio illuminante questo: i tre termini figlio, agnello e servo in aramaico si esprimono con la stessa parola, talya (vedi Nodet- Taylor, Le origini del cristianesimo, cit., p. 95 e Judith Cabaud, Il Rabbino che si arrese a Cristo, San Paolo 2002, p. 53). Ho presentato il dorso ai flagellatori, la guancia a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore mi assiste, per questo non resto confuso, per questo rendo la mia faccia dura come pietra (50,6-7). Nei Carmi successivi si riprende la sorprendente descrizione delle umiliazioni e delle torture che subir il servo di Dio ed una profezia messianica che lascia senza parole: Ecco, il mio servo avr successo, sar innalzato, onorato grandemente. Come molti si stupirono di lui, tanto era sfigurato per essere d'uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell'uomo, cos si meraviglieranno di lui molte genti; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poich vedranno un fatto mai ad essi raccontato e comprenderanno ci che mai avevano udito (52,13-15). E" un paradosso quello preannunciato da Isaia perch profetizza che il pi grande trionfo sar conseguito attraverso la pi terribile umiliazione. Sembra un'assurdit, che urta soprattutto chi si sarebbe aspettato dal Messia un normale trionfo terreno. Ma ecco, al capitolo 53 (l'inno messianico per eccellenza), la descrizione dettagliata di questo annichilimento straziante del Servo di Dio che, per un misterioso disegno, apre la strada alla sua gloriosa vittoria. Ecco cosa al profeta fu dato di vedere dal fondo dei secoli: Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? E" cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza n bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per potercene compiacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si caricato delle nostre sofferenze, si addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli stato trafitto per i notri delitti, schiacciato per le nostre iniquit. Il castigo che ci d salvezza si abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquit di noi tutti. Maltrattato si lasci umiliare e non apr la sua bocca: era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non apr la sua bocca. Con oppressione Pagina 78

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? S, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquit del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza, n vi fosse inganno sulla sua bocca. Ma al Signore piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrir se stesso in espiazione, vedr una discendenza, vivr a lungo, si compir per mezzo suo la volont del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedr la luce e si sazier della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificher molti, egli si addosser la loro iniquit. Perci io gli dar in premio le moltitudini, dei potenti egli far bottino, perch ha consegnato se stesso alla morte ed stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori. L'insieme di questi testi profetici di Isaia quasi un identikit. Ed sconvolgente constatare la corrispondenza con il volto di Ges. Ha detto Karol Wojtyla: Bench scritti tanti secoli prima di Cristo, servono in maniera sorprendente all'identificazione della sua figura, specialmente per quanto riguarda la descrizione del servo di Jahv sofferente: un quadro cos aderente e fedele che si direbbe ritratto avendo sotto gli occhi gli avvenimenti della Pasqua di Cristo. [407] Come si spiega una tale coincidenza fra la profezia e i fatti? Siamo di fronte a una profezia esplicita che poi si avvera. Che Ges fosse il Servo di Dio profetizzato da Isaia stato la sicura convinzione (e anche l'annuncio) degli apostoli. [408] C' stato chi ha negato che il capitolo 53 di Isaia fosse una profezia messianica, ma - a parte la conferma della storia - anche in questo caso la tradizione ebraica fornisce un'eloquente risposta. Rachmiel Frydland riferisce che nell'educazione rabbinica ricevuta in giovent quel testo non veniva studiato, ma quando lo lessi, la mia mente si riemp di domande. Di chi parla questo capitolo? Le parole sono chiare, parla di un Servo del Signore il cui aspetto sfigurato, ed afflitto e ferito. Egli non ha meritato dolori o ferite, ma fu ferito per le nostre trasgressioni e colpito per le nostre iniquit, ed attraverso le sue ferite noi siamo stati guariti. A questo punto si imponeva una domanda: Ma chi il Servo? I nostri antichi commentatori d'accordo ritenevano che il testo si riferisse all'Unto del Signore, il Messia. La traduzione Aramaica di questo capitolo, ascritta a Rabbi Jonathan Ben Uzziel, un allievo di Hillel del secondo secolo C. E. riporta questo, e c' la stessa interpretazione nel Talmud babilonese (Sanhedrin 98b). Allo stesso modo accade nel Midrash Rabbah, in una spiegazione di Ruth 2:14, e nel Midrash Tanhuma, parash Toldot, fine della sezione. Queste sono solo alcune delle antiche interpretazioni che attribuiscono questo capitolo al Messia. In et medievale, per, alcuni rabbini cominciarono a identificare quella figura con Israele stesso, ma altri obiettarono ricordando l'interpretazione degli antichi, sottolineando che il testo parla di un individuo singolo e segnalando l"insormontabile versetto 8 dove si dice che egli soffrir per le trasgressioni del mio popolo, che inequivocabilmente Israele. Frydland cita anche Moshe Kohen, un Rabbino spagnolo del XV secolo, che confutando queste nuove interpretazioni, conclude: Io sono felice di interpretarlo, in accordo con l'insegnamento dei nostri rabbini, come referentesi al re Messia. E cos pure il Rabbino Moshe Alsheikh. [409] Vi sono altri testi, nella tradizione ebraica, di straordinario interesse. [410] E anche nei tempi moderni diversi sono i casi di studiosi ebrei che - di fronte all'imponenza e all'evidenza delle profezie contenute nelle Sacre Scritture di Israele, che fotografano esattamente Ges - sono diventati cristiani. [411] In certi casi si tratta di personalit molto famose e importanti come il filosofo francese, di origini ebraiche, Henri Bergson. [412] Ma il caso pi straordinario forse quello di Israel Zolli, un uomo di grande dottrina, che fu Rabbino Capo della comunit ebraica di Roma dal 1939 fino al 1945. Perch il 13 febbraio 1945 chiese e ricevette il battesimo, divenendo cattolico (insieme alla moglie Emma e, in seguito, alla figlia Miriam). Un fatto clamoroso, maturato anche attraverso i suoi studi biblici e che merita di essere compreso, considerata l'autorevolezza di Zolli. Nella sua autobiografia racconta che il primo incontro con Ges avvenne, quando era ragazzo, a casa di un suo amico di scuola (vivevano in Polonia). Il crocifisso alla parete suscitava in lui molte domande e cominci a sorgere nel giovane Israel il pensiero che proprio quel Ges, innocente e buono, fosse il Servo sofferente Pagina 79

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt di Dio di cui parlano i quattro canti del profeta Isaia. [413] Con gli anni pi volte torn, meditando, al Servo di Dio e a Ges. E la lettura dei profeti, della Torah e dello Zohar and di pari passo con la lettura dei Vangeli e di san Paolo. La figura di Ges era sentita da lui come quella di un maestro buono. Nel 1917 un episodio misterioso. Mentre stava scrivendo, alla scrivania come rapito, cominciai a invocare il nome di Ges, n trovai pace finch non apparve come in un grande quadro, senza cornice, nell'angolo oscuro della stanza. Lo contemplai a lungo, senza alcuna sovraeccitazione. Anzi, in perfetta serenit di spirito. N allora, n oggi, dopo oltre 30 anni, saprei dire che cosa si sia svolto nell'anima mia per produrre un simile fenomeno [...]. A me bastava allora quanto mi basta oggi: la vicinanza di Ges. Reale o soggettiva? Non lo so [...]. Ges era entrato nella mia vita interiore come un dolce ospite, invocato e bene accolto. L'amore per Ges non doveva significare rinnegare l'ebraismo, n abbracciare il cristianesimo. [414] Zolli diventa uno dei maggiori maestri di religione ebraica in Italia e, da Gran Rabbino di Trieste, nel 1938, pubblica un libro Il Nazareno che ci porta ormai sulla soglia del cristianesimo. Da vero esperto si rende conto che la lingua dei Vangeli la traduzione di un originale in lingua semitica (una scoperta importante che comporta la loro piena storicit). La sua ammirazione per Ges arriva fino a esprimersi cos: Ges di Nazaret Ges il Nazareno: annunciato da Isaia egli il "fiore dei profetr. [415] Ma soprattutto la coincidenza fra i canti di Isaia del Servo sofferente e la Passione di Ges a essere colta da Zolli: Ges il profeta era investito della regalit messianica [...]. Era stato inviato da Dio. Egli il Servo di Dio predetto da Isaia; in lui, le profezie dell'Antico Testamento trovano il loro compimento. [416] Il Gran Rabbino in questa sorprendente e complessa meditazione su Ges, piena di erudizione, ma anche molto coraggiosa, giunge a scrivere: Il Cristo il Messia; il Messia Dio; quindi il Cristo Dio. [417] Per quanto possa sembrare strano questo libro non suscita particolare scalpore in seno alle comunit ebraiche, che in quei mesi, in tutta Europa, sono minacciate dalla satanica tempesta nazista. Zolli, che fra i primi intu l'orrore che si stava preparando, dall'alto della sua cattedra nel Tempio di Trieste, os criticare severamente le leggi di Norimberga e le recenti leggi razziali introdotte in Italia. [418] Esponendosi cos in modo speciale alle persecuzioni. Nel 1940 la comunit ebraica di Roma, una delle pi antiche e famose della Diaspora, offre a Zolli il posto di Gran Rabbino. Si succedono anni ed eventi tragici nei quali, specie dopo l'occupazione nazista della capitale, la stessa vita di Zolli, per la carica che ricopre, in gravissimo pericolo. Dovr nascondersi a lungo. Finalmente, il 5 giugno 1944, dopo tante tragedie e tante vittime dell'orrore nazista, arriva la liberazione. A Roma il Tempio riapre e Zolli, in autunno, si trova a presiedere i riti dello Yom Kippour, ossia il giorno del Grande Perdono. Il Gran Rabbino assorto in una strana nebbia di pensieri, mentre i suoi due assistenti stanno cantando e pregando: D'improvviso, racconta Zolli, con gli occhi dello spirito, vidi una grande prateria e, in piedi, in mezzo all'erba verde, c'era Ges Cristo rivestito di un manto bianco; sopra di Lui il cielo era tutto blu. A quella vista provai una pace indicibile [...]. E allora, in fondo al cuore, sentii queste parole: "Sei qui per l'ultima volta. D'ora in poi seguirai me!". Le accolsi con la massima serenit e il mio cuore rispose immediatamente: "Cos sia, cos sar, cos dev'essere!". [419] Il Gran Rabbino torna a casa in silenzio. Poteva insinuarsi in lui il dubbio di un'autosuggestione, come se la stanchezza avesse prevalso per un attimo provocando una specie di sogno a occhi aperti. Sennonch, una volta a casa, passata la cena, la moglie Emma - all'oscuro di quello che egli aveva vissuto - gli fa una confidenza: Oggi, mentre eri davanti all'Arca e alla Torah, mi sembrato di aver visto Ges Cristo accanto a te. Era vestito di bianco e ti teneva una mano sul capo come se ti benedicesse. Il Rabbino, meravigliato, mantiene la calma e - dicendo di non aver compreso bene - si fa ripetere precisamente dalla moglie ci che ha visto. A questo punto, dall'altra stanza la figlia Miriam, ventenne, chiama il padre e, una volta arrivato, gli dice: Stavate parlando di Ges Cristo... Sai, pap, stasera, stavo proprio sognando una figura di Ges, molto alto e tutto bianco come di marmo, ma non ricordo il seguito. [420] Difficile restare dubbiosi davanti a una tale quantit di segni. Israel Zolli si dimette dalla carica che ricopre di Gran Rabbino di Roma, quindi chiede il battesimo che riceve il 13 febbraio 1945, prendendo il nome di Eugenio, in segno di omaggio e riconoscenza a papa Pacelli per tutto quello che aveva fatto per salvare gli ebrei braccati dai nazisti. [421] La scelta di diventare cattolico, che fece grande scalpore, comport per Israel- Eugenio Zolli tante difficolt. In pratica, dovette duramente Pagina 80

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ricominciare da capo e rifarsi una vita. Ma fu una scelta convinta e molto consapevole. La storia del Rabbino Zolli fa fare un sorprendente passo avanti alla nostra indagine e ci porta alla soglia della scoperta decisiva. Dobbiamo infatti constatare - e ne vedremo dopo le enormi conseguenze - che il Ges su cui stiamo indagando non solo il personaggio storico, vissuto duemila anni fa, che stato preannunciato dai profeti e dalla Scrittura e di cui parlano i Vangeli. Ma si rende incontrabile, oggi, talora anche in una forma eccezionale come quella che accadde a Paolo sulla via di Damasco o a Israel Zolli nel Tempio ebraico di Roma, nell'autunno del 1944. Insomma: vivo. Oggi. \-\ Indagine sulla notizia: davvero risorto? Io non credo che a ci che tocco, che a ci che vedo, che a ci che s'incorpora nella mia sostanza; ed perci che ho fede in Cristo. F. Mauriac Ma come possibile? Nessuna persona ragionevole pu credere senza argomenti certi e prove convincenti a un fatto cos inaudito. L'esegeta luterano Rudolf Bultmann addirittura non credeva a priori al fatto storico della resurrezione di Ges. Non lo riteneva possibile punto e basta. Lo ridusse perci a un simbolo teologico. [422] Sosteneva che non si pu usare la luce elettrica, la radio o far ricorso alle moderne cure mediche e nello stesso tempo credere al mondo dei miracoli e della resurrezione del corpo propostoci dal Nuovo Testamento. In pratica riteneva scontata l'esistenza dell'elettricit, delle onde radio o della vita umana (perch ogni giorno le constatiamo) e riteneva egualmente scontata la non- esistenza della resurrezione (perch non cosa che capita tutti i giorni). E" un pensiero banale e superficiale, in base al quale per esempio si dovrebbe rifiutare a priori anche la teoria scientifica del Big Bang (che invece generalmente accettata) perch non capita tutti i giorni che dal nulla abbia inizio un universo. In Pascal - che da matematico era appassionato alla logica - troviamo, con due secoli di anticipo, una sarcastica risposta a Bultmann: Con che ragione vengono a dirci che non si pu risuscitare? Che cos' pi difficile: nascere o risuscitare? E" pi difficile che ci che non mai stato sia o che ci che stato sia ancora? E" pi difficile essere o ritornare a essere? L'abitudine ci fa sembrare facile l'essere; la mancanza di abitudine ci fa sembrare impossibile il ritornare ad essere. Che modo ingenuo, popolare di giudicare!. [423] Oggi si potrebbe obiettare che proprio gli esempi fatti da Bultmann (l'elettricit e le onde radio) mostrano l'esistenza di forze che prima non si conoscevano e si ritenevano impossibili. Soprattutto sono forze che non si vedono, ma di cui si constatano gli effetti. Parafrasando una battuta di Chesterton potremmo dire: se bisogna credere a qualcosa che non si vede, ma mostra di esistere col produrre effetti, pare pi sensato credere all'esistenza di Dio e alla presenza viva di Ges risorto, che a quella di un microbo. Anche perch gli effetti dell'azione nel primo caso sono un po'"pi visibili e interessanti di quelli del microbo. [424] Inoltre la lampadina e la radio sono un po'"meno importanti, per l'esistenza umana, dell'eventuale notizia della resurrezione di Ges, cio della vittoria sulla morte. Perci non possiamo permetterci il lusso di non credere a priori, senza prima indagare e senza prima verificare la fondatezza della notizia. Siamo assetati di sapere e appassionati a cercare ci che dia scacco alla morte. Come ben intuiva Wittgenstein, che non si perdeva nei sofismi di certi esegeti: Se non risorto, si putrefatto nella tomba come ogni uomo. Egli morto e putrefatto. Allora un maestro come qualsiasi altro e non pu pi essere d'aiuto; e noi siamo di nuovo in esilio, soli. E possiamo accontentarci della sapienza e della speculazione. Siamo, per cos dire, in un inferno dove possiamo soltanto sognare, separati dal cielo come da un soffitto. [425] Cio: se lui non risorto, noi siamo dei disperati, siamo condannati all'infelicit e la vita un crudele imbroglio. Se risorto invece cambia tutto. In ogni singola giornata di ciascun essere umano. Da qui viene l'urgenza di capire che cosa veramente accaduto a Gerusalemme dopo la morte di Ges, quel 7 aprile dell'anno 30. Soprattutto: cosa accaduto la mattina del 9 aprile dell'anno 30. L'enigma da risolvere precisamente racchiuso in un pugno di ore: fra le ore 18.30 del 7 aprile, quando (all'incirca) stato sigillato quel sepolcro, fuori di Gerusalemme, con una pesante pietra, e le ore 5 o 6 del mattino del 9 aprile. Per indagare su questo Pagina 81

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt avvenimento storico, che certo il pi sconvolgente della storia umana, abbiamo molti indizi, reperti e testimonianze che vaglieremo come si fa per risolvere un giallo. Innanzitutto abbiamo delle testimonianze scritte di chi c'era e ha visto. Poi dobbiamo valutare la credibilit di tali testimoni e delle prove da loro addotte. Quindi abbiamo un reperto interessante: il lungo lenzuolo di lino che avvolgeva il corpo di Ges nella tomba. Infine vaglieremo altri elementi che ci forniscono indizi preziosi. \-\ * Si alzi il teste Le fonti storiche che abbiamo, cio soprattutto i Vangeli, riferiscono quelle 48 ore che vanno dal venerd 7 aprile alla domenica 9 aprile documentando ineccepibilmente (e lo confermano le fonti pagane e giudaiche) che Ges il venerd era sicuramente morto, che stato sepolto in una tomba (chiusa da una grande pietra e sorvegliata dai soldati) e che al mattino della domenica quella stessa tomba stata trovata aperta e vuota, con dentro qualcosa di inspiegabile: il telo che stava attorno al cadavere, legato, si era come afflosciato su se stesso, senza essere stato sciolto, come se il cadavere fosse svanito di colpo dal suo interno. Ma soprattutto questi testi riferiscono una serie di sconvolgenti incontri con Ges di nuovo vivo, a cominciare dalla mattina della stessa domenica. Pietro e gli altri si rendono conto che proprio lui, con il suo stesso corpo segnato dai chiodi, lui che parla, che si fa toccare, addirittura che mangia del pesce con i suoi, ma ha un corpo che non pi sottoposto ai limiti di tempo e di spazio, perch Ges entrato nel cenacolo chiuso senza aprire nessuna porta e perch poi sparisce di colpo. Il resoconto di questi incontri fatto dai Vangeli veramente strano. Non somiglia a nessun testo letterario conosciuto. E" come se, coloro che testimoniano questi fatti e che li riferiscono - lo ha notato N. T. Wright - fra le righe stessero dicendo ai lettori: So che stai trovando una enorme difficolt a credere a ci che leggi, ma questo effettivamente ci che accaduto. [426] E noi te lo riferiamo cos come accaduto. Con totale sincerit. Scopriamo infatti che gli stessi apostoli hanno avuto tutti i nostri stessi dubbi: pensavano di avere delle allucinazioni o di vedere un fantasma. Erano del tutto increduli e sconvolti da ci che stava loro capitando. Non hanno affatto creduto subito. Hanno resistito a quell'enormit. Si sono dovuti arrendere solo davanti a prove fisiche incontestabili e ripetute fornite da Ges. Cos si sono convinti perch altrimenti - ragionevolmente - non avrebbero pi potuto credere ai loro occhi, alle loro mani che toccavano, alle loro orecchie che ascoltavano, alla loro ragione. E" interessante cogliere tutti questi stati d'animo, che sono anche i nostri, nel resoconto di Luca, e questa resa progressiva davanti all'evidenza: Mentre essi parlavano di queste cose, Ges in persona apparve in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: "Perch siete turbati, e perch sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". Dicendo questo, mostr loro le mani e i piedi. Ma poich per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangi davanti a loro (24,36-43). Giovanni riferisce che quella sera mancava un apostolo, Tom maso. Quando arriv e gli amici gli dissero concitati Abbiamo visto il Signore!, lui reag con lo stesso comprensibile scetticismo che il nostro, quasi con amaro sarcasmo, come se fossero tutti impazziti: Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non creder. Allora accadde - secondo lo scarno resoconto - che otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tom maso. Venne Ges, a porte chiuse, si ferm in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tom maso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano e mettila nel mio costato; e non essere pi incredulo, ma credente!". Rispose Tom maso: "Mio Signore e mio Dio!" (20,24-28). La scena - sebbene riferita con il consueto stile sobrio dei Vangeli - straordinaria ed emozionante. Ma la concretezza di questi fatti e di questi resoconti, che arriva fino alla porzione di pesce arrostito mangiata da Ges e fino al dito che entra nelle carni di Ges (come nel meraviglioso quadro di Caravaggio), tale che qualcuno ha potuto definirla rozza e grossolana. In effetti il disgusto degli spiriti raffinati e degli gnostici ci fa capire che l'eventuale idealizzazione postuma di un personaggio, la sua divinizzazione leggendaria, mai sarebbe Pagina 82

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt stata plasmata cos, dando al protagonista divinizzato una rozza scodella con del pesce arrostito che era avanzato e guardandolo mentre ne assaggia un po'. Troppa volgare concretezza per essere un falso, troppo squalificante materialismo per essere una simbolizzazione, una mitizzazione. Proprio questa naturalezza di Ges e quell'iniziale incredulit degli apostoli, mostrano che gli evangelisti non stanno illustrando delle idee teologiche, o un mito, ma riferendo fatti. Fatti concreti, carnali, dettagliati. Fatti inimmaginabili e sorprendenti innanzitutto per loro che certo non si aspettavano una cosa simile. Altro che fantasia e mitizzazione. Non cos che si inventa, osserv un fior di illuminista come Jean Jacques Rousseau. Da par suo Vittorio Messori, con un'accurata analisi dei testi e delle circostanze, ha documentato, nel libro Dicono che risorto, la storicit e la credibilit delle testimonianze evangeliche sulle apparizioni di Ges risorto. Perfino le loro diversit nei resoconti sono il segno dell'autenticit. E ha dimostrato l'impossibilit che si tratti di leggende apologetiche tardive: basti solo ricordare che - stando ai Vangeli - Ges apparve, prima di tutto, a delle donne, che nelle societ del tempo non erano neanche accettate come testimoni in tribunale. Un eventuale evangelista falsario si sarebbe ben guardato dall'inventare un fatto simile che era del tutto controproducente in societ che non ritenevano le donne testimoni attendibili (specialmente nel mondo greco e romano). Tanto vero che Celso, nel II secolo, poteva irridere e screditare i cristiani per questo: I Galilei credono a una risurrezione testimoniata soltanto da qualche femmina isterica. Jean Guitton ha analizzato con scrupolo nel suo libro Ges, [427] tutte le possibili spiegazioni per il sorgere improvviso di questa idea o questa notizia di resurrezione che non ha presupposti e precedenti e che connota fin dall'inizio l'irrompere del cristianesimo. Fin da quell'anno 30 d. C. infatti, col discorso in pubblico di Pietro, i cristiani si identificano con l'annuncio di questa notizia: Essere cristiano e credere nella Risurrezione di Ges per la storia una sola e identica cosa. [428] Guitton - dopo aver vagliato con obiettivit tutte le tesi - conclude che la sola ipotesi capace di spiegare tutti gli eventi accaduti e le testimonianze quella della resurrezione fisica di Ges e del suo effettivo manifestarsi fra i suoi i quali constatano empiricamente che egli vivo. Tutto questo dimostra che stiamo parlando di fatti: accaduti, in modo sorprendente e anche sconcertante, ma - ripeto - fatti. I discepoli ha osservato Joseph Ratzinger si lasciarono travolgere da un fenomeno che si palesava loro, da una realt inaspettata, inizialmente pure incomprensibile, e la fede nella resurrezione scaturita da questo travolgimento e cio da un avvenimento che precedeva il loro pensare e volere, che anzi lo rovesciava. [429] Del resto se fosse stata una loro autosuggestione provocata dall'affetto, dalla mitizzazione della sua persona, se come supponeva Renan, era l'amore dei suoi ad aver fatto risorgere Ges nei loro cuori, non si spiegherebbe l'analogo incontro con Ges risorto da parte di Paolo, che di certo non amava per niente Ges, ma anzi lo detestava, ritenendolo un bestemmiatore. A tal punto da perseguitare i suoi seguaci: quel giorno, lungi dal rimpiangere Ges, Paolo stava appunto cavalcando verso Damasco con delle guardie per arrestare alcuni di questi eretici e condurli in catene a Gerusalemme. Era un volenteroso e feroce repressore di questa nuova setta. Questa svolta della sua vita, questa trasformazione di tutto il suo essere dice Benedetto XVI non fu frutto di un processo psicologico, di una maturazione o evoluzione intellettuale e morale, ma venne dall'esterno: non fu il frutto del suo pensiero, ma dell'incontro con Cristo Ges. [430] Un incontro cos concreto, cos proveniente dall'esterno, da buttarlo gi da un cavallo ( significativo che anche qui ci sia questa fisicit). Altro che evoluzione intellettuale. Nella prima lettera ai Corinzi, che sappiamo essere stata scritta nel 55 (o al massimo nel 57), ci d un'informazione dettagliata e preziosa: E" risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture, e apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a pi di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me (15,4-8). Non sappiamo a quale episodio si riferisca l'apparizione a cinquecento fratelli, perch i Vangeli raccolgono solo alcuni eventi della vita di Ges, ma apprendiamo che esistono tanti testimoni oculari e Paolo afferma che tutti possono interpellarli, eventualmente pure coglierli in contraddizione qualora raccontassero il falso. Sono testimoni oculari e sono pronti a dire dappertutto quello che hanno visto. Pagina 83

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Nel caso di Ges spiega Guitton non si tratt di un mito raccontato in modo vago da cantori popolari, ma di una storia predicata subito in pubblico, nello stesso tempo, negli stessi luoghi, nelle medesime circostanze. Se tale predicazione ha potuto compiersi senza essere, fin dall'inizio, respinta e dimostrata falsa, questo avvenne perch si era davvero verificato in quegli stessi luoghi e sotto gli occhi dei contemporanei un qualche avvenimento strano e inspiegabile, ma innegabile, che per la sua evidenza s'era imposto tanto agli amici quanto agli avversari. [431] Qual era questo avvenimento strano e inspiegabile? Appunto la resurrezione di Ges e il suo essere di nuovo, misteriosamente, vivo, nel suo stesso corpo, con cui stato visto da tantissimi testimoni. Anche gli avversari sanno bene che qualcosa di enorme accaduto, perch sanno che quella tomba era sorvegliata dai soldati. A tal punto che Pietro, nel suo primo intervento pubblico a Gerusalemme (At. 2,14-36), dove annuncia a tutti la resurrezione di Ges pu sfidare i capi che hanno voluto la sua crocifissione dicendo di andare a vedere dove era stato sepolto Ges e di spiegare perch non c' pi il suo corpo, perch non c' un cadavere che va in putrefazione. Fa capire che si rende conto dell'enormit di ci che sta affermando, ma ribadisce che lui e i suoi amici non sono ubriachi come voi sospettate, essendo appena le nove del mattino. Ricorda che Davide mor e la tomba con i suoi resti ancora oggi fra noi. Ma non cos per Ges. Le autorit che hanno messo le guardie al suo sepolcro dicano e mostrino ora, se ci riescono, dov' il suo corpo. Non pi l dentro perch risorto. Pietro ricorda che proprio Davide, poich era profeta aveva profetizzato la resurrezione del Messia suo discendente, che si realizzata e tutti noi ne siamo testimoni. Questo accade nel maggio dell'anno 30, a Gerusalemme, pochi giorni dopo l'uccisione di Ges, mentre sono ancora nella citt e nelle loro cariche tutti i protagonisti di quella vicenda. Che facilmente avrebbero potuto sbugiardare Pietro e i suoi, mostrando che il cadavere di Ges era ancora nella tomba e andava in putrefazione. Ripeto e riassumo: certo - ed riconosciuto perfino dalla scuola storico- critica che il primo annuncio cristiano, da parte degli stessi apostoli, a ridosso degli eventi, ebbe come contenuto proprio questa notizia della resurrezione di Ges (quindi non si tratta di un mito creato tardivamente). Ed altrettanto certo che i capi dei Giudei non riuscivano a confutare l'affermazione dei discepoli che Ges era risorto, anche se avevano tutti i motivi per farlo e ne avevano il potere. Questi personaggi erano proprio nella citt nella quale i discepoli andavano dicendo che Ges era risorto. Essi avevano i mezzi per verificare queste affermazioni e per esaminare la tomba vuota. Eppure, questi nemici di Cristo non riuscivano a confutare quel messaggio. [La loro incapacit di farlo secondo Stevenson e Habermas una prova della veracit dei discepoli. [432] Pietro, per fare l'esempio pi importante, il solido e concreto pescatore di Cafarnao, che certo non insegue chimere intellettualistiche e conosce bene la differenza fra le idee e i fatti, scrive testualmente a proposito di quel Ges per il quale sta rischiando la vita e ha lasciato la casa, la famiglia, le barche e il suo villaggio: Non per essere andati dietro a favole artificiosamente inventate vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Ges Cristo, ma perch siamo stati testimoni oculari della sua grandezza (2Pt. 1,16). E Giovanni, l'amico a cui Ges voleva pi bene, insiste: Ci che era fin dal principio, ci che noi abbiamo udito, ci che noi abbiamo visto con i nostri occhi, ci che noi abbiamo contemplato e ci che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poich la vita si fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ci rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si resa visibile a noi), quello che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi (1Gv. 1,1-3). E" impressionante questo continuo riferimento di Pietro e di Giovanni al vedere con gli occhi, sentire con le orecchie e toccare con queste mani di carne. Loro non parlano infatti di una dottrina, ma di un uomo in carne e ossa e di quello che lui ha fatto e del suo essere vivo ora, dopo la morte in croce. Addirittura Renan era impressionato da questa accesa rivendicazione di Giovanni e arriv a riconoscere che quando un biografo dice io ero il suo amico intimo, tutto ci che ho detto vero perch l'ho visto, va preso molto sul serio. Certo, si pu obiettare, a questo punto, che - anche se molto - non basta ancora affermare di aver visto e toccato con mano e indicare altri testimoni presenti Pagina 84

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt ai fatti. Per convincerci - vista l'enormit dei fatti che essi riferiscono: un uomo morto che risorto - vorremmo qualcosa in pi. Ebbene, Pietro e gli altri ci danno molto di pi. Infatti questi testimoni oculari, per testimoniare quanto avevano visto e toccato con mano, sono andati incontro alle persecuzioni e alle torture, fino ad accettare il martirio. Difficilmente si disposti a lasciare la propria famiglia, il proprio lavoro, i propri beni, la propria terra per andare in giro a raccontare favole artificiosamente inventate (che oltretutto sarebbero state sacrileghe e blasfeme, e loro erano pur sempre ebrei devoti a Dio). Ma francamente incredibile che questi uomini, per continuare a ripetere delle menzogne che loro stessi hanno inventato e che a loro possono portare solo persecuzioni, siano stati disposti a subire la prigione, atroci sofferenze e poi addirittura il supplizio del martirio. Perch questa stata la sorte degli apostoli e tutti loro sapevano in anticipo che era questo che li aspettava e non il potere, le ricchezze o gli onori. Loro vero, umano e comodo interesse sarebbe stato il tacere. [433] Scappare da Gerusalemme, tornare alle loro barche e riprendere la loro vita. Se Ges era morto e basta - e la sua era stata la morte dei criminali, dei maledetti, una morte di cui vergognarsi, una morte feroce, bestiale - certo non poteva dare loro pi nulla, se non dei guai: l'unica cosa sensata da fare era evitare di finire anch'essi nel mirino, voltare pagina, mettersi al sicuro. E, terrorizzati com'erano quel venerd sera (per paura avevano lasciato solo Ges dall'arresto fino al Calvario), in effetti pensavano solo a stare nascosti e aspettare il momento buono per fuggire da Gerusalemme e tornare in Galilea. Cosa accadde di cos sconvolgente da trasformare dei poveri individui terrorizzati, che si sentivano braccati, in temerari che sfidano apertamente le autorit nelle piazze, senza pi paura di nulla, pronti a tutto? Cosa vissero di cos enorme da capovolgere il loro terrore in ardente e tenace coraggio? Cosa si verific per produrre in loro un cos clamoroso cambiamento, da renderli tutti pronti a subire, con semplicit e decisione, il martirio? Conoscevano bene infatti le conseguenze a cui andavano incontro. Avevano visto il bestiale macello di Ges. E cionondimeno il loro terrore spar di colpo. Infatti furono ripetutamente arrestati, malmenati e avvertiti. L'unica ipotesi plausibile che davvero Ges sia tornato, vivo, risorto fra loro. Questo l'unico fatto che pu spiegare un cos repentino e stupefacente mutamento. Se non hanno mai voluto rinnegare ci che affermavano di aver visto e toccato con mano, se non se lo sono rimangiato neanche di fronte ai tormenti degli aguzzini, significa che dovevano esserne ben certi e che doveva essere tutto vero. Vuole dire pure che tutti loro ritenevano ci che era accaduto e la missione che avevano ricevuto pi importante di tutti i loro beni, dei loro stessi affetti familiari e financo della loro vita personale (perfino della vita dei loro cari che comunque, a causa di quel loro annuncio e di quella loro azione, in qualche modo esponevano al rischio, alla precariet e alle prove). E" difficile trovare una conferma fattuale pi grande e pi indiscutibile di questa alle loro testimonianze concordi. Bisogna riconoscere che la statura morale di cui hanno dato prova questi testimoni un argomento di credibilit senza uguali. La storiografia comune (e perfino i processi penali, la giustizia umana) si fonda sulle testimonianze e giudica sicuri, veri, certi quegli eventi che sono suffragati da testimonianze concordi. Di solito si prende per buona perfino una testimonianza interessata. A nessuno studioso dell'antichit osserva ad esempio Thiede potrebbe mai passare per la mente di degradare a inventore di leggende lo storiografo Tacito perch nelle pagine da lui stese sui romani in Britannia si rif ai resoconti di un testimone oculare, il legato Agricola, che era suo suocero, e per giunta riconosce apertamente di scrivere per garantire fama imperitura a quest'uomo, legando l'opera al suo nome. [434] Ebbene nel nostro caso siamo di fronte a eventi che non solo sono testimoniati da tanti, concordemente, ma i cui testimoni sono stati disposti a pagare i costi pi alti (i loro beni, i loro affetti e la loro stessa vita, tolta con grandi strazi) a garanzia delle loro testimonianze. Non solo. Hanno fatto tutto questo per rendere testimonianza a una storia dove loro, in prima persona (a cominciare da Pietro) facevano figure ben meschine, talora vergognose e miserabili, come attestano i Vangeli che sono stati approvati e diffusi da Pietro stesso con gli altri apostoli. Ripeto: gli amici di Ges hanno testimoniato concordemente, pagando con la vita, contro la loro stessa reputazione. Contro se stessi. Cosa che obiettivamente ingigantisce la loro Pagina 85

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt credibilit e la rende pressoch indiscutibile. Non c' un solo evento storico, fra quelli ritenuti certi dalla manualistica e dagli storici, che sia stato testimoniato con argomenti e garanzie cos formidabili. Da nessuno, mai. Non credo sia leale prescindere dalla statura morale e dall"interesse contrario di simili testimoni, n dal prezzo che essi hanno pagato per ci che, in questa maniera, attestavano. Un'indagine storiografica seria e onesta deve tenerne conto. Invece si teorizzato che, nel caso di Ges, vale l'opposto. Non solo non si riconosce il valore eccezionale di quelle testimonianze garantite col sangue, ma non deve valere neanche il credito normalmente accordato ai testimoni. [435] E proprio alla nostra generazione, che non crede a simili testimoni, sembra sia stato dato un segno eccezionale della loro credibilit. E" una prova della resurrezione di Ges che solo noi, nel nostro tempo, possiamo decifrare: la Sindone. \-\ * Il giallo del lenzuolo Innanzitutto facciamo piazza pulita di un dubbio. Il 13 ottobre 1988 fu reso noto che, secondo il test del radiocarbonio eseguito sulla Sindone di Torino, questo lenzuolo sarebbe stato tessuto in un arco temporale che va dal 1260 al 1390 d. C. Con ci tale reperto sarebbe diventato di colpo una falsa reliquia medievale e non potrebbe pi essere studiato come documento di ci che accadde nel sepolcro di Ges quella mattina del 9 aprile. Sennonch il test del radiocarbonio tutt'altro che infallibile. La datazione di oggetti col C14 ha dato in certi casi risultati grotteschi. Emanuela Marinelli e Orazio Petrosillo riferiscono qualche divertente esempio: Il laboratorio di Tucson ha datato un corno vichingo al 2006 d. C. (The Sunday Times, 7 agosto 1988). Una mummia egiziana ha fornito date diverse per le ossa e le bende. Queste ultime sono risultate 800-1000 anni pi "giovani" delle ossa, forse per le resine e gli unguenti usati nella mummificazione. La rivista scientifica Science riporta che alcuni gusci di lumache ancora vive al C14 risultarono vecchi di 26.000 anni. Il periodico di ricerche geo- biologiche delle terre polari Antarctic Journal rende noto che al C14 una foca appena uccisa risult morta da 1300 anni. Su Radiocarbon si legge che una pelliccia di mammuth, vecchia 26.000 anni, venne datata ad appena 5.600 anni fa. [436] Ci significa che vi sono tanti fattori che possono intervenire a falsare il risultato e che quindi questo tipo di analisi va realizzato seguendo procedure accuratissime, rigorose, che escludano ogni possibile inquinamento. Ma cos non si fatto nel 1988. Un elemento di forte alterazione l'accumulo di sostanze portatrici di carbonio che nel caso della Sindone documentato: dall'incendio del 1532 alle sue ripetute esposizioni all'aria, dal frquente contatto con molte mani fino all'esposizione alla radiazione, derivante da una fonte di energia misteriosa, che ha formato l'immagine e che potrebbe aver aumentato la quantit di radiocarbonio usato per la datazione col C14. Poi c' il problema delle ricuciture realizzate nel corso dei secoli (per restaurare il Lenzuolo) che sono andate a intrecciarsi col lino originario e che possono essere finite nei campioni prescelti per il test del C14: stato lo stesso laboratorio di Oxford a dichiarare di aver trovato fili di cotone nei campioni da analizzare, [437] cosa che avrebbe dovuto allertare seriamente. Il chimico statunitense Raymond N. Rogers nel 2005 - sull'autorevole rivista Thermochimica Acta - ha reso noto di aver trovato incrostazioni di coloranti e fibrille di cotone nel lino proveniente dalla zona in cui nel 1988 si prelevarono i campioni per il test. Probabilmente sono le tracce di uno di quei rammendi fatti, nel corso dei secoli, alla Sindone. Questo ed altri elementi hanno portato Rogers ad affermare che i campioni usati per la datazione radio- carbonica non sono rappresentativi della Sindone. [438] E c' infine il problema di funghi e batteri. Leoncio Garza Valds, microbiologo dell'universit di San Antonio (Texas), sostiene di aver addirittura scoperto, su un campione di Sindone ottenuto per vie informali, una vernice bioplastica che riveste le fibrille di lino e falsa la datazione al radiocarbonio ( una sostanza che rende difficilissima la pulizia). [439] Sulle discutibilissime procedure seguite nel 1988 per l'analisi ufficiale della Sindone, [440] sulle scelte che furono fatte in relazione al tessuto, [441] gli errori compiuti, [442] su una certa mancanza di trasparenza e sulla poca conformit alle consuetudini scientifiche, [443] Pagina 86

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt le stranezze [444] e le superficialit [445] di quell'operazione di datazione, si accumulata ormai, in venti anni, una cos ampia e documentata biblioteca che oggi un autorevole gruppo di scienziati americani ed europei, alcuni dei quali parteciparono agli esami condotti a Oxford, Zurigo e Tucson nel 1988, afferma che quegli esami potrebbero aver dato un risultato distorto e sollecita una nuova definitiva indagine sul lenzuolo di lino. Cos scrive Vittorio Sabadin, corrispondente da Londra della Stampa, in occasione della messa in onda sulla BBC del clamoroso documentario di David Rolfe intitolato Shroud of Turin. Il titolo di questo articolo della Stampa del 23 marzo 2008 mi sembra significativo: La scienza ammette: "Forse sulla Sindone abbiamo sbagliato". Sottotitolo: Esperti americani ed europei confidano alla BBC: "Gli esami dell'88 non soddisfano, bisogna rifarli". Fra l'altro il professor Christopher Ramsey, attuale direttore del laboratorio di Oxford, ha dichiarato: Pare proprio esserci un conflitto tra le misurazioni del radiocarbonio e tutte le altre prove raccolte sulla Sindone. Credo che tutte le persone che hanno lavorato in questo campo debbano considerare in modo critico le conclusioni alle quali sono arrivate, in modo da consentirci di ricavare una storia coerente, che ci dica la verit su questo intrigante pezzo di stoffa. Ramsey si riferisce alle notizie storiche e scientifiche acquisite sul telo di Torino. Per esempio, ormai sappiamo che esso ebbe tutta una storia prima di arrivare a Lirey, in Francia, nel 1353: nel primo millennio, in Oriente, era venerato come reliquia, vera e prodigiosa immagine di Cristo, e arriv a Bisanzio nel X secolo. [446] Questi dati storici naturalmente confliggono con la datazione fatta col C14: se il tessuto del XIII secolo, non poteva esistere nel primo millennio. Del resto l'immagine della Sindone non un dipinto (non esiste alcun pigmento), prodotta dalla disidratazione e ossidazione delle fibrille superficiali e nessun solvente riesce a cancellare questa traccia. La non direzionalit dell'immagine esclude che si siano applicate sostanze con pennelli o altro che implichi un gesto direzionale. E ci svela che l'irradiazione stata trasmessa da tutto il corpo (tuttavia il volto ha valori pi alti di luminanza, come se avesse sprigionato pi energia o pi luce). L'immagine dovuta al corpo di un uomo che il lenzuolo ha sicuramente avvolto da morto e che poi ha prodotto questa figura. Ma non un fenomeno naturale e non riproducibile. Non deriva cio dal contatto perch altrimenti non sarebbe tridimensionale e non si sarebbe formata l'immagine anche in zone del corpo che sicuramente non erano in contatto col telo (come la zona fra la guancia e il naso). Oltretutto, spiega Marinelli, l'immagine dorsale non influenzata dal peso del corpo [447] e anche questo conferma che l'immagine non da contatto. Del resto se fosse stata dovuta al contatto fra il lenzuolo e il corpo, l'immagine, una volta disteso il lenzuolo, avrebbe dovuto apparire deformata come la maschera di Agamennone. Invece come se fosse stata impressa da una sorta di esplosione di energia sconosciuta che dal corpo ha irradiato in proiezione verticale, o ortogonale, il lenzuolo. Non era assolutamente possibile produrre questa immagine nel medioevo perch non si riusciti a riprodurla neanche oggi, con tutti gli strumenti tecnologici del XXI secolo. Del resto le sue caratteristiche eccezionali (il fatto di essere un negativo fotografico che veicola un'informazione tridimensionale) sono visibili solo oggi, grazie alla tecnologia pi sofisticata. Non era possibile ottenere una cosa simile nel medioevo e tantomeno si avevano gli strumenti per leggerla. L'immagine di quel corpo scientificamente inspiegabile e impossibile da ottenere con queste stesse caratteristiche. Per questo Jean- Baptiste Rinaudo, ricercatore di medicina nucleare e assistente alla facolt di medicina di Montpellier, in una mia intervista di qualche anno fa, sosteneva che l'immagine della Sindone non un manufatto umano. Che sia un"immagine non fatta da mano umana lo dimostra il fatto che nessuno poteva farla in passato e nessuno pu riprodurla oggi. E il manufatto del Lenzuolo, invece, che informazioni d? Innanzitutto filato a mano con le caratteristiche dei tessuti fabbricati nel I secolo d. C. nell'area del Medio Oriente. Addirittura nei ritrovamenti di tessuti giudaici a Masada, in Israele, documentata una speciale tipologia della cimosa, uguale a quella presente sulla Sindone, per il periodo compreso tra il 40 a. C. e la caduta di Masada nel 74 d. C.. [448] Da analisi condotte con tecnologie avanzate dal professor Raes, direttore del Laboratorio di tecnica dei tessuti dell'Universit di Gand, si sono scoperte nel lino tracce di cotone probabilmente di origine egizia e piuttosto antico. Questo induce Pagina 87

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt a pensare che la tessitura del Lenzuolo sia stata fatta in Medio Oriente e non in Europa, perch nell'Europa cristiana la tessitura del cotone inizia soltanto nel secolo XVII. [449] Inoltre poich non si sono trovate fibre tessili d'origine animale, mischiate a quelle vegetali, si pu ipotizzare che il manufatto sia stato realizzato in Giudea, dove veniva osservata l'antica proibizione mosaica di tenere separata la lana dal lino (Deut. 22,11). Infine sulla Sindone si sono trovate tracce di aloe e mirra che venivano usate in Palestina, al tempo di Ges, per le sepolture. Tanti indizi del Lenzuolo dunque portano a individuare la Giudea come il luogo pi probabile di provenienza e il I secolo d. C. come sua possibile datazione. Del resto, sempre con le attrezzature moderne, stata trovata una grande variet di pollini, circa settantasette specie, che ci mettono anch'essi in condizioni di identificare la regione di origine del Lenzuolo: infatti alcuni rimandano a piante presenti in Europa e questo ovvio, ma la maggioranza di essi appartengono a piante caratteristiche della Giudea. C' ad esempio il polline dello Zygophillum dumosum, che cresce esclusivamente nei dintorni di Gerusalemme e al Sinai. E la met dei pollini trovati sulla Sindone appartiene alla Gundelia Tournefortii, una pianta mediorientale che fiorisce in primavera (potrebbe essere la pianta con le spine che fu usata per intrecciare la terribile corona conficcata in testa a Ges). Ci sono anche alcuni (pochi) pollini dell'area libanese, di Edessa e di Costantinopoli che sono precisamente le zone dove sappiamo, in base documenti storici, che stata segnalata ed esposta quell'immagine prodigiosa di Ges del primo millennio che si ritiene fosse appunto la Sindone. Il fatto che sulla Sindone siano state ritrovate parti fresche di specie vegetali che, in tutto il mondo, si potevano raccogliere solo nell'area fra Gerusalemme ed Hebron e il fatto che quelle specie principali l trovate fioriscano fra marzo e aprile, inevitabilmente fa pensare alla vicenda di Ges che viene avvolto in quel lenzuolo funebre fuori dalle porte di Gerusalemme, la sera del 7 aprile del 30 d. C. E" obiettivamente impossibile che un falsario medievale abbia potuto immaginare tutto questo, reperendo quelle piante fresche in Europa (come?), prevedendo che dopo secoli sarebbero stati inventati dei microscopi capaci di individuare quelle tracce e si sarebbero acquisite conoscenze di botanica (che nel medioevo non c'erano) capaci di decifrarle. Cos come le macchie di sangue sulla Sindone presuppongono, qualora fossero state fabbricate nel XIII secolo, delle conoscenze scientifiche che si sono acquisite solo nei tempi moderni. Un ulteriore indizio. Si analizzata la terra sui talloni dell'uomo della Sindone trovando tracce di aragonite. E" un minerale presente, con le stesse tracce di impurezze, anche nelle tombe della zona di Gerusalemme. Particelle di materiale terroso sono state trovate pure all'altezza del naso e del ginocchio sinistro, come se l'uomo della Sindone fosse caduto per terra battendo il volto al suolo. Esattamente ci che accaduto a Ges sulla via dolorosa, quando, avendo la traversa della croce sulle spalle, crollato a terra senza potersi proteggere con le mani. Cos pure per le escoriazioni alle ginocchia. E" stupefacente la corrispondenza, fin nel dettaglio, fra tutti i supplizi sopportati da Ges, riferiti dai Vangeli, e quelli dell'uomo della Sindone, documentati nell'immagine. Una coincidenza eccezionale perch i vari condannati uccisi sulle croci dai romani non si presentavano cos. Ci che Ges sub fu veramente cos bestiale e sanguinario da rappresentare un caso pi unico che raro. Anche perch occorreva una forza morale eccezionale per sopportare tutto senza avere prima un crollo fisico e la morte. E questa forza, davvero rarissima, caratteristica di Ges, la ritroviamo nell'Uomo della Sindone. Tutto l'insieme di quelle torture e ferite sono peculiari di Ges. Facciamo questo elenco agghiacciante: innanzitutto i centoventi colpi di flagello romano che sono stati dati prima e non durante il trasporto del patibulum (perch ce ne sono anche sulle spalle) e che hanno devastato tutto il corpo (ogni colpo strappava la carne in tre punti). Per quantit e ferocia un supplizio anomalo (si pu spiegare col fatto che Pilato pensava di placare cos le ire degli accusatori di Ges, mentre non accadde e dunque, dopo, lo consegn pure alla crocifissione). Poi la contusione e le ferite lasciate sulle spalle da un peso ruvido (evidentemente la traversa della croce); la testa trafitta da una corona di lunghe e dolorosissime spine (circa cinquanta), un caso unico; le tumefazioni sul volto (il naso rotto, l'occhio gonfio, i sopraccigli feriti), che fanno pensare, fra Pagina 88

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt l'altro, alla bastonata in faccia inflitta a Ges durante l'interrogatorio del Sinedrio [450] (Gv. 18,22-23); quindi le ferite al volto e al ginocchio per le cadute. E soprattutto le quattro ferite dei chiodi, per la crocifissione, e il colpo di lancia al costato, anch'esso descritto dal Vangelo, da cui uscirono sangue e acqua (Gv. 19,34), come in effetti si vede anche nella Sindone [451] (i medici hanno ricostruito per quali traumi, in quelle ore, si era formata quell'acqua nel torace). Quello della Sindone stato analizzato ed vero sangue umano, maschile, che all'analisi del DNA risulta molto antico. Appartiene al gruppo AB. Lo stesso gruppo sanguigno a cui appartiene il sangue del miracolo eucaristico di Lanciano (ne parleremo pi avanti). E" il gruppo sanguigno meno comune: lo posseggono solo il 5 per cento circa degli individui. [452] Ed del gruppo AB anche il sangue rilevato sul sudario di Oviedo, antica tela (cm. 85 per 52) che la tradizione vuole sia il sudario posto sulla testa di Ges. Ci sono altri dati ricavabili dal Lenzuolo. L'Uomo della Sindone non era un cittadino romano, altrimenti non sarebbe stato crocifisso, ricorda Marinelli. E le modalit della crocifissione (i chiodi nei polsi) sono precisamente quelle storiche (mentre tradizionalmente si immaginava che fossero inchiodate le palme delle mani). Le sue caratteristiche fisiognomiche sono piuttosto quelle delle popolazioni mediorientali. Marinelli aggiunge: Dall'analisi medico- legale risulta che l'uomo della Sindone era disidratato (i Vangeli parlano infatti della tremenda sete di Ges, Mt. 27,48; Mc. 15,36). Una cos totale coincidenza fra le cronache evangeliche e i supplizi dell'Uomo della Sindone, una coincidenza anche del suo profilo psicologico, della forza morale, fa riflettere perch la Sindone non un dipinto: quell'uomo veramente esistito, l stato contenuto il cadavere di un uomo vero, che ha realmente subto tutto quello strazio prima di morire. Chi era quell'uomo a cui stata inflitta la stessa identica sorte di Ges? E perch? In nessuna fonte storica a quanto se ne sa - si riferisce un caso analogo. Del resto, la crocifissione sembra essere stata una (triste) caratteristica del sistema penale romano. Le coincidenze sono tali e tante che, sommate alle acquisizioni scientifiche, diventa statisticamente sicuro che quell'uomo sia Ges di Nazaret. Il calcolo anche stato fatto, basandosi su cento affermazioni derivanti dai risultati pi importanti delle ricerche eseguite. Le equazioni che definiscono il modello probabilistico si trovano in uno studio pubblicato anche su Internet, [453] ma i risultati, in sintesi, sono riportati da Giulio Fanti ed Emanuela Marinelli nel libro La Sindone rinnovata. Misteri e certezze. Le probabilit che la Sindone sia autenticamente il lenzuolo che avvolse il corpo morto di Ges sono del 100 per cento con un'incertezza del 10 alla meno ottantatre che significa un numero compreso fra 99 seguito da ottantuno 9 dopo la virgola e 100 per cento. In pratica la certezza assoluta raggiungibile umanamente. [454] E ora veniamo alla vera notizia che la Sindone fornisce. Le analisi scientifiche condotte con strumenti che solo oggi possediamo sono pervenuti a quattro certezze: 1) la medicina legale afferma che quel lenzuolo ha sicuramente avvolto un corpo morto di un uomo crocifisso (lo dimostra il tipo di sangue fuoriuscito e la rigidezza cadaverica). Del resto, il famoso chirurgo parigino Pierre Barbet, l'inglese David Willis e tanti altri, sono giunti alla conclusione, studiando la ferita al fianco di Ges, che la lancia aveva trapassato il cuore. 2) L'quipe di scienziati americani dello STURP che nel 1978 pot analizzare dettagliatamente, con strumenti raffinatissimi, la Sindone giunta alla conclusione che questo corpo morto non stato dentro al lenzuolo pi di quaranta ore perch non vi si riscontra alcun segno di putrefazione. 3) Inoltre dai loro studi si apprende che i contorni della macchie di sangue rivelano che non vi fu alcun movimento fra il corpo e il lenzuolo. Questo mancato strappo dei coaguli ematici rivela che il corpo non si spost, n fu spostato (cade quindi l'antico sospetto di una sottrazione del cadavere). Ma soprattutto porta alla constatazione scientifica di una sorta di smaterializzazione improvvisa del corpo dentro al lenzuolo. 4) Insieme a questo fenomeno avvenuto l'inspiegabile sprigionamento di un'energia sconosciuta dal corpo stesso [455] che ha cos impresso - con modalit sconosciute - l'immagine del lenzuolo, come se lo avesse attraversato Pagina 89

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt (Arnaud- Aaron Upinsky nota che la Sindone porta la prova di un fatto metafisico). [456] Queste quattro notizie, considerate insieme, sono spiegabili solo nel caso in cui il corpo morto di questo trentenne ebreo, crocifisso dai romani, che ha sui calcagni e in faccia tracce di terra di Gerusalemme, d'improvviso, circa 36 ore dopo la morte, avesse sprigionato un'energia sconosciuta, attraversando il lenzuolo che lo avvolgeva da parte a parte, senza alcun movimento fisico fra il corpo e il tessuto, con il lenzuolo che poi si affloscia su se stesso. E" una descrizione che pu essere sintetizzata solo da una parola: resurrezione. Quelle quattro acquisizioni scientifiche sulla Sindone, nel loro insieme, possono essere solo la descrizione fisica di una resurrezione. Che io sappia non ci sono altre definizioni (se qualcuno ne conosce di pi appropriate le proponga). Questa dunque la notizia: l'uomo della Sindone risorto e lo provano senza dubbio quei dati scientifici, appena citati, reperibili sul telo. Attenzione, non stiamo parlando di una resurrezione come rianimazione di un cadavere, analoga - diciamo - a quella di Lazzaro, riferita dai Vangeli, perch in questo caso vi sarebbero stati segni di sfregamento delle macchie di sangue sul tessuto, di alterazione dei coaguli e probabilmente di putrefazione, inoltre non vi sarebbe stata la formazione dell'immagine. No. La Sindone documenta la resurrezione di un corpo (dopo un giorno e mezzo dalla morte) che lo stesso corpo, ma con caratteristiche fisiche diverse da prima, perch adesso quello stesso individuo fisico non appare pi sottoposto ai limiti spaziotemporali, tanto che passa attraverso il lenzuolo. Sono esattamente le caratteristiche che - secondo la descrizione evangelica - aveva il corpo risorto di Ges, che infatti mostrava i buchi provocati dai chiodi: un corpo che si poteva toccare, il corpo vivente di un uomo che si mette a mangiare del pesce con i suoi amici, ma - dicono i testimoni oculari nei Vangeli - anche un corpo che adesso entra nella stanza a porte sbarrate, come attraversando i muri, e che ha il potere di apparire o scomparire all'improvviso. Quindi ancora una volta la Sindone contiene una prova fisica di una notizia inaudita scritta nei Vangeli. E certamente non pu essere una prova fabbricata ad arte perch quelle caratteristiche si sono potute scoprire sulla Sindone solo alla fine del XX secolo, grazie ai moderni mezzi tecnici, e non si possono produrre neanche oggi, quindi nessun uomo medievale che avesse fabbricato tale manufatto (non si sa come) avrebbe mai potuto produrle. Per questo c' chi ha visto nella Sindone un messaggio rivolto specialmente all'uomo del nostro tempo. Che - diversamente dal passato - pu decifrare questi dati sconvolgenti, ma che - come l'uomo medievale - non pu produrli. Anche per noi, oggi, impossibile far resuscitare un morto. E ancor pi impossibile attribuire a quel corpo quei poteri sovrannaturali. La Sindone contiene dunque due notizie enormi: 1) c' l'immagine, misteriosa e inspiegabile, di un uomo crocifisso che non pu essere stata fatta da mano umana, ma solo da una fonte di energia ignota irradiata da quel corpo; e 2) soprattutto c' la prova scientifica che nella storia esistito un caso di resurrezione ed stata la resurrezione di un uomo crocifisso il cui corpo tornato a vivere, circa trentacinque ore dopo la morte, con poteri nuovi che superano le leggi naturali. Sembra del tutto razionale, a questo punto, riconoscere nella Sindone la prova fisica della resurrezione di Ges. [457] Se Bultmann, che vedeva la lampadina come simbolo di una modernit che spazza via i miti del Vangelo, avesse voluto e potuto considerare queste indagini scientifiche, un po'"pi sofisticate e avanzate della lampadina, avrebbe dovuto constatare che proprio la scienza, oggi, a metterci davanti all'evidenza del soprannaturale, del miracolo. In particolare all'evidenza della resurrezione di Ges. Un fatto storico documentato. Oltretutto c' una prova la quale garantisce che il corpo morto e risorto che fu avvolto dalla Sindone proprio quello di Ges. Una prova che dimostra al tempo stesso la veridicit del resoconto del Vangelo e della resurrezione. Troviamo tale prova in un saggio che l'eruditissimo monsignor Francesco Spadafora pubblic nel 1952 (attenzione alla data) su Divus Thomas e che ha ripubblicato nel libro La resurrezione di Ges. Quell'autorevole esegeta ha studiato il racconto che Giovanni fa della sua corsa, verso il sepolcro di Ges, con Pietro la mattina di pasqua (Gv. 20,3-10). Al versetto 8 si dice che l'apostolo, entrando dentro, Pagina 90

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt vide e credette. Vide cosa? E credette cosa se Ges vivo non era ancora apparso a nessuno e nessuno ancora pensava alla resurrezione? Infatti la stessa Maddalena aveva detto ai due apostoli: Han levato il corpo del Signore dalla tomba e non sappiamo dove sia stato messo. Il fatto che Pietro e Giovanni entrarono dentro la tomba e osservando attentamente si resero conto di un fatto che immediatamente fece loro pensare alla resurrezione. Qual era questo fatto? Spadafora lo ha ricostruito con una pi attenta traduzione del testo greco del Vangelo. La traduzione italiana corrente infatti non chiara. Il testo greco invece fa capire bene, scrive Spadafora, che il sudario stava avvolto, cos come era stato avvolto [...] la sera del venerd, intorno alla testa del Redentore; allo stesso modo, le fasce (to othnia = fasce e lenzuolo) che erano state legate (Gv. 19,40, cos come era costume presso gli ebrei; vedi la resurrezione di Lazzaro Gv. 11,44, in modo da fare aderire il lenzuolo stretto intorno al corpo, dai piedi alle spalle), rimanevano l cosa come (l'apostolo) le aveva viste avvolgere intorno al corpo, al momento della sepoltura. Solo che non stringevano pi nulla: giacevano (kimena) le fasce ed il sudario, come se il corpo di Cristo si fosse volatilizzato. [458] Per questo Giovanni vide e credette che Ges era risuscitato. Infatti, osserva Spadafora, era umanamente impossibile spiegare altrimenti l'assenza del corpo di Cristo; era fisicamente impossibile che qualcuno lo avesse sottratto e comunque toccato, senza slegare le fasce, smuoverle, senza svolgere il sudario. L'evangelista ha la dimostrazione fisica della Risurrezione di Ges. [459] Pi avanti Spadafora, attraverso i due termini greci di Giovanni, deduce che il telo dava l'impressione che il corpo di Ges si fosse improvvisamente volatilizzato. [460] La cosa straordinaria che queste cose venivano scritte nel 1952, da un esegeta del tutto ignaro delle scoperte che sarebbero state fatte, quasi trenta anni dopo, sulla Sindone e che confermano esattamente questi dettagli, queste modalit della resurrezione. Infatti nel 1952 lo studio scientifico della Sindone non ci aveva ancora fornito queste informazioni preziose che risalgono alle analisi condotte nel 1978 (progetto Sturp). Dunque questa la situazione. L'evangelista Giovanni duemila anni fa descrive l'eccezionalit di ci che ha visto in quel sepolcro, senza sapere che proprio il lenzuolo della Sindone, duemila anni dopo, sotto i moderni microscopi, avrebbe dato la conferma di quella smaterializzazione senza alcun movimento del corpo. L'esegeta che nel 1952 ricostruisce l'esatto resoconto di Giovanni descrive perfettamente anche quello che si scoprir dalla Sindone decenni dopo (tutti elementi impossibili da produrre manualmente, tanto pi nel medioevo). Cos la Sindone conferma la storicit della descrizione evangelica e il Vangelo di Giovanni conferma che la Sindone di Torino l'autentico lenzuolo funebre di Ges. Prova scientifica della sua resurrezione. \-\ * Lo stupore di Napoleone Ma Pietro e i suoi amici - un pugno di poveri uomini - come hanno potuto convincere il mondo intero di una cosa tanto inaudita? Con quali argomenti, loro che non avevano n cultura n mezzi, che non potevano vantare fra le loro fila n persone potenti, n intellettuali, n strateghi e che furono subito perseguitati e ostacolati in ogni modo? Ce lo svela Ges stesso nell'esplosivo finale del Vangelo di Marco, quando lancia la sua piccola comunit alla conquista dei cuori umani e dei secoli futuri: Ges disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi creder e sar battezzato sar salvo, ma chi non creder sar condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recher loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Ges, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano (Mt. 16,16-20). Il finale del Vangelo di Matteo riporta anche un'altra frase di Ges che conferma quanto abbiamo appena letto: Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt. 28,20). Il vero argomento vincente, non stava nelle parole persuasive o nella sapienza degli apostoli, ma si trova svelato in quelle due notizie: Il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Perch io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Pagina 91

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Pietro e gli altri, cio, non solo testimoniavano che Ges era risorto ed era vivo, ma sapevano che era vivo accanto a loro e operava con loro: potevano cos mostrare i prodigi con cui si manifestava vivente per confermare le loro parole. Chi li ascoltava poteva vedere con gli occhi e toccare con mano che Ges era vivo dalle cose grandi che egli continuava a compiere attraverso i suoi. E naturalmente era segno della sua presenza viva anche l'amore vicendevole fra i cristiani e la carit che avevano verso tutti, la loro umanit. Un segno non meno persuasivo in una societ cos feroce e disumana come quella antica. Questa fu, fin dagli inizi, la prova della sua resurrezione. Questo fu (ed ) l"argomento convincente. Che attraverso Pietro e gli altri si manifestasse un potere misterioso, un'umanit bella e divina, era un'evidenza concreta, che tutti potevano constatare. Del resto perfino a distanza di secoli, delle intelligenze laiche, solo sulla base dei fatti accaduti al tempo degli apostoli, sono arrivati a intuire la presenza viva di Ges fra i suoi. Un esempio il filosofo socialista dell'Ottocento Proudhon che pure era un anticlericale, ma che aveva esperienza di fatti sociali e rifletteva sull'espansione del cristianesimo nel mondo: arriv alla conclusione che quello che accadde non si poteva spiegare, doveva per forza esserci Ges vivo. Ma, ovviamente, rifiutando a priori l'ipotesi che fosse risuscitato, immagin che la sua fosse stata solo una morte apparente e che, da un qualche nascondiglio, avesse continuato a guidare la conquista. Ecco la sua sorprendente analisi: La rapidit della propaganda nazarena, dopo la morte apparente di Ges, un argomento di pi in favore della sua presenza [...]. Si estende in Galilea, Samaria, Siria, e di qui in Asia Minore, nelle isole e in Grecia. Meno di quarant'anni dopo la morte di Ges, giungeva a Roma. [461] Non appena queste comunit di credenti erano fondate, affiliate, egli diventava indistruttibile. Ora, come difficile ammettere la morte di Ges, cos sarebbe difficile spiegare la sua affermazione in sua assenza. Egli solo ha potuto salvare la sua opera, uccisa nella sua persona sul Golgota; egli solo ha potuto farla crescere dopo la dispersione del gregge [...]. Per conto mio, l'azione di Ges non meno necessaria dopo la sua morte putativa di quanto lo fosse prima. Pietro o Giovanni avrebbero saputo tener duro di fronte al dilagare di sette e di gnosi? Il pensiero fondamentale di Ges ha trionfato su tutto. Fino alla risurrezione non era stato compreso; in seguito, dopo la rovina di Gerusalemme, stato alterato ed esagerato; dunque, dall'anno 29 all'anno 70 egli era presente. Ges avr mantenuto il silenzio sulla sua risurrezione, attribuendo il suo ritorno alla vita a un soccorso di Dio [...]. Condannato a non farsi pi vedere in pubblico, e non potendo seguire negli atti del loro ministero i discepoli divenuti suoi successori, trovandosi inoltre in una situazione falsa, ha dovuto, dopo un rinnovamento e un complemento di istruzione, sottrarsi in seguito ai loro sguardi [...] e sparire poi del tutto. [462] A parte la ridicola fantasia che Proudhon deve inventarsi per non fare i conti con l'ipotesi, anzi la notizia, della resurrezione, colpisce l'intuizione che quell'espansione del cristianesimo non si spiegherebbe se lui non fosse stato presente. Per la verit ancor pi inspiegabile - senza la presenza di Ges l'espansione che si verifica dopo il 70, che ben pi eccezionale: Proudhon, se fosse stato coerente, avrebbe dovuto riconoscere che Ges continu a essere presente, vivo, per decenni e poi per secoli. Ma in questo caso, siccome un uomo comune non pu vivere per secoli, avrebbe dovuto ammettere che era davvero risorto. Non volendolo fare si arrampicato sugli specchi inventandosi la data dell'anno 70. Prima di lui aveva meditato su questo fenomeno un altro grande laico, addirittura persecutore della Chiesa, Napoleone, ma pi coerentemente e pi profondamente. E non aveva avuto paura di trarre tutte le conseguenze. Nelle conversazioni con gli amici a Sant'Elena, che abbiamo gi citato, [463] svolse dunque queste riflessioni: Voi parlate di Cesare e di Alessandro, delle loro conquiste e dell'entusiasmo che seppero suscitare nel cuore dei soldati per trascinarli con loro in spedizioni avventurose (p. 68) [...] ma quanti anni durato l'impero di Cesare? Per quanto tempo si mantenuto l'entusiasmo dei soldati di Alessandro? (p. 69). Invece per Cristo stata una guerra, un lungo combattimento durato trecento anni, cominciato dagli apostoli e proseguito dai loro successori e dall'onda delle generazioni cristiane. Dopo san Pietro i trentadue vescovi di Roma che gli sono succeduti sulla cattedra hanno, come lui, subito il martirio. Pagina 92

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Durante i tre secoli successivi, la cattedra romana fu un patibolo che procurava sicuramente la morte a chi vi veniva chiamato. E raramente gli altri vescovi, nel corso di questo periodo di trecento anni, ebbero un destino migliore (p. 67). In questa guerra tutti i re e tutte le forze della terra si trovano da una parte, mentre dall'altra non vedo nessun esercito, ma una misteriosa energia, alcuni uomini sparpagliati qua e l nelle varie parti del globo e che non avevano altro segno di fratellanza che una fede comune nel mistero della Croce (p. 68). Potete concepire un morto che fa delle conquiste con un esercito fedele e del tutto devoto alla sua memoria? Potete concepire un fantasma che ha soldati senza paga, senza speranza per questo mondo e che ispira loro la perseveranza e la sopportazione di ogni genere di privazione?. Napoleone lo nega citando il suo stesso esempio: Quanto a me, i miei eserciti mi dimenticano mentre sono ancora vivo, come l'esercito cartaginese fece con Annibale. Ecco tutto il nostro potere di grandi uomini! (p. 69). Se io, che li avevo cos spesso guidati alla vittoria, non ho potuto da vivo riscaldare i loro cuori egoisti, come potrei mai, una volta che fossi io stesso ghiacciato dalla morte, riuscire a conservare e a risvegliare il loro zelo! (pp. 69-70). Questa la storia dell'invasione e della conquista del mondo da parte del cristianesimo. Ecco il potere del Dio dei cristiani e il miracolo perpetuo del progresso della fede. I popoli passano, i troni crollano e la chiesa rimane! Quale , dunque, la forza che mantiene in piedi questa chiesa, assalita dall'oceano furioso della collera e dell'odio del mondo? Qual il braccio, dopo diciotto secoli, che l'ha difesa dalle tante tempeste che hanno minacciato di inghiottirla? (p. 70). Che abisso tra la mia profonda miseria e il regno eterno di Cristo, pregato, incensato, amato, adorato, vivo ancora in tutto l'universo (pp. 84-85). \-\ * Il pianeta di Margherita Ci che la Chiesa annuncia non solo il fatto che Ges, duemila anni fa, risorto. Perch in questo caso - come scriveva Lessing - non sarebbe nient'altro che una certezza di tipo storiografico. E" curiosa la sfida che questo filosofo illuminista lanci alla Chiesa. Fu lui che pubblic l'opera di Reimarus dando inizio al grande attacco razionalista contro i Vangeli. Lessing affermava che anche considerando veri i miracoli di Ges e autentica la sua resurrezione, tuttavia si tratterebbe di fatti del passato, che a noi arrivano solo come notizie di miracoli. E lui, per credere, dovrebbe vedere attendibili miracoli attuali. Anche la resurrezione di Ges se solo un fatto del passato una verit per i libri di storia, non d speranza. E" un divino sentito come astratto, che non c'entra con la vita e non dissolve la disperazione oggi, qui: Questo il brutto, largo fossato che non riesco a valicare. Tuttavia questo tipo di critica poteva esser fatta, da Lessing, solo al protestantesimo del suo tempo che era una religione del libro, della morale e dell'individuo, ma non alla Chiesa Cattolica. La Chiesa non ha mai annunciato che Ges era risorto come una certezza storiografica. Ma sempre come gli apostoli - indicando la sua presenza viva, tangibile, ora. Ha annunciato quella notizia sempre proponendone la verifica sperimentale nel presente, offrendo l'amicizia di Ges vivente. Presenza amica che d senso alla vita, che guarisce, che illumina le tenebre, che si manifesta anche con segni prodigiosi. Una presenza fatta anche di volti, di fratelli, una presenza che conforta, salva e d energia. Anche se quel 9 aprile del 30 vi fosse stata una telecamera o una macchina fotografica nel sepolcro, che avesse immortalato l'evento, cos da darci, a distanza di anni, oltre alla certezza storiografica, anche una certezza visiva (e in un certo senso la Sindone questo e forse molto di pi per la quantit di informazioni che contiene), tuttavia questo sapere ci che accadde, di per s, non avrebbe cambiato la vita degli uomini del XXI secolo, non avrebbe dissolto la tristezza, non avrebbe persuaso, affascinato e dato senso e gioia alla vita. Come invece d, tangibilmente, ai cristiani, la presenza viva di Ges fra i suoi (sperimentabile nella Chiesa): Ges che attrae e innamora oggi, perch oggi presente fra i suoi e si manifesta. E" questo il cristianesimo degli apostoli. Atanasio, il grande santo del IV secolo, padre della Chiesa, che si batt come un leone contro la dilagante Pagina 93

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt e potente eresia ariana, nel De incarnatione Verbi affermava che una delle prove che Ges aveva veramente vinto la morte sono i martiri cristiani: Un tempo, prima della divina venuta del Salvatore, tutti piangevano i morti, come se fossero perduti; mentre da quando il Salvatore ha risuscitato il suo corpo la morte non fa pi paura, ma tutti quelli che credono in Cristo la calpestano, come se non fosse nulla e preferiscono morire piuttosto che rinnegare la fede in Cristo. Non un segno della disfatta della morte provocata dalla resurrezione di Ges? Se poi qualcuno non ritiene sufficiente questa dimostrazione a proposito della risurrezione aggiungeva Atanasio creda a quel che ho detto in base a ci che accade davanti ai suoi occhi. Se una volta morti non si pi capaci di far nulla - solo i vivi infatti agiscono ed operano nei confronti degli altri uomini - veda chi vuole e giudichi confessando la verit in base a ci che vede. Se il Salvatore compie opere cos grandi tra gli uomini, se ogni giorno e in ogni angolo della terra persuade invisibilmente una cos grande moltitudine, proveniente dai greci e dai barbari, a passare alla fede in lui... si potr ancora dubitare che il Salvatore ha operato la risurrezione e che Cristo vive o piuttosto che egli stesso la vita? Pu forse un morto commuovere l'animo degli uomini cos che rinneghino i costumi patrii e adorino Cristo?. Ecco la straordinaria sfida proposta da Atanasio: Dunque se non ci sono le opere, giusto che non credano a ci che non si vede; ma se le opere gridano e lo rivelano chiaramente, perch negano deliberatamente la vita della risurrezione, che cos evidente? Anche se sono diventati ciechi nell'animo, possono vedere almeno con i sensi esteriori l'incontestabile potenza e divinit di Cristo. Un cieco che non vede il sole, ma sente il calore che emana da lui, sa che c' il sole sulla terra. Cos i nostri avversari, anche se non credono ancora, perch sono ancora ciechi di fronte alla verit, conoscendo la potenza di altri che gi credono, non rinneghino la divinit di Cristo e la risurrezione da lui operata. Queste eccezionali, emozionanti parole di Atanasio non valgono solo per il suo tempo, ma descrivono l'insegnamento costante della Chiesa. Le stesse identiche cose ha ripetuto un grande maestro di cristianesimo del Novecento, don Luigi Giussani che sembra quasi rispondere a Lessing: Dio ha sfondato questa separazione, questo vuoto tra S e l'esperienza dell'uomo [...]. Quell'uomo in cui Dio si reso carne per diventare compagnia all'uomo ha detto: "Io sar con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Solo se presenza ora infatti Egli pu influire su di me e cambiare la mia ora e rendermi quello che Lui vuole. Solo ci che agisce nel presente "". Ci che non agisce nel presente "non , non c'. Perch noi non possiamo uscire dal presente [...] Il presente la grande caratteristica dell'essere. "Sar con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo". Ma se "" con noi tutti i giorni, deve essere visibile, tangibile, udibile, misurabile in tempo e spazio, oggi, adesso. Altrimenti "non c'", c' solo un vuoto. Se Ges non fosse "hic et nunc" [...] ci sarebbe un vuoto sterminato. Il Suo nome - Ges Cristo - non sarebbe che una pura parola. [464] E sarebbe solo disperazione il cercare di riempire quel vuoto sterminato, anche fra i credenti, con l'attivismo o con il moralismo o con la cultura. Inutilmente. O presente (quindi operante tangibilmente) o non c'. Stiamo avventurandoci in un territorio sconosciuto, su dirupi vertiginosi. Perch la nostra indagine attorno a Ges di Nazaret, vissuto circa duemila anni fa, fra la Galilea e la Giudea, si svolta finora (idealmente) dentro un'immensa, antica biblioteca, dove cercavamo le tracce di Ges e le testimonianze relative a lui su antichi libri, documenti, reperti storici. Ora, dai suoi testimoni e amici siamo stati portati fuori, per strada, a proseguire l'inchiesta sulle sue tracce nel mondo. Sulle tracce di lui vivente, oggi. E" come se - dai suoi amici - ci fossimo sentiti dire ci che gli angeli dissero alla Maddalena e alle altre due donne, la mattina del 9 aprile: Perch cercate tra i morti colui che vivo? (Lc. 24,5). Infatti abbiamo incontrato persone che testimoniano di averlo visto vivo, di aver toccato con mano come l'apostolo Tom maso. E che dicono: Egli qui! Come il primo giorno (Pguy). E a impressionarci non sono tanto queste parole, che possono essere solo parole, quanto i volti e gli occhi che le dicono. Gli occhi che hanno visto e le mani che hanno toccato arrivano al cuore. Esattamente come dicevano coloro che, nei primi giorni delle apparizioni di Lourdes, andavano alla Grotta di Massabielle con Bernadette e rimanevano incantati dal suo volto, mentre parlava con Aquer: Noi non abbiamo visto la Madonna dicevano ma abbiamo visto Pagina 94

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt il volto di Bernadette mentre la vede. E l'impressione, lo stupore, la commozione erano enormi (ancor pi grande lo stupore e la commozione per la semplice umanit di Bernadette, cos come fiorita stando sempre, col cuore, davanti alla Madonna). Provo dunque a capire. Il Vangelo di Marco termina riferendo dei primi cristiani che dappertutto annunciavano la Buona Notizia mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano. Testuale. Se cos anche oggi, se con noi tutti i giorni, come diceva Giussani, deve essere visibile, tangibile, udibile, misurabile in tempo e spazio, oggi, adesso. Altrimenti "non c'", c' solo un vuoto. [465] Infatti i suoi non lo dicono presente alla maniera in cui certi militanti politici dicono di un uomo simbolo vivo e lotta insieme a noi. Quello triste sentimentalismo. C' solo un vuoto riempito dalle parole. Allora ci interessa capire e toccare con mano se veramente quel Ges che fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e che risorto, presente come noi e pi di noi, se cio opera, agisce concretamente, se manifesta la sua presenza anche compiendo i grandi prodigi che faceva per le strade della Palestina e che faceva con i primi cristiani. Il grande Atanasio invitava a verificarlo e si spinge a dire se non ci sono le opere, giusto che non credano a ci che non si vede; ma se le opere gridano e lo rivelano chiaramente, perch negano deliberatamente la vita della risurrezione, che cos evidente?. Questo vieni a vedere sembra una proposta ragionevole. Rifiutarla sarebbe insensato e autolesionista. Sarebbe suicida. La sfida prospettata da Atanasio e da don Giussani, fra l'altro, corrisponde perfettamente ai procedimenti logici della moderna indagine scientifica. In un'interessante intervista alla Stampa del 25 aprile 2007, l'astronoma Margherita Hack annunciava la scoperta di un pianeta attorno alla stella Gliese 581 e aggiungeva che esso stato misurato con la tecnica delle velocit radiali. Dava poi questa spiegazione: Il pianeta non si vede, ma se ne desume l'esistenza attraverso i disturbi gravitazionali che il pianeta stesso apporta al moto della stella. E" una logica cos lineare che viene da considerarla esemplare. Il pianeta non si vede, ma si certi della sua esistenza per gli effetti che produce. La scienza procede cos in tutti i campi. E anche il nostro buon senso: se si vede grandinare tutti siamo sicuri che vi sono delle nuvole in cielo. Anche se non si alza lo sguardo. L'effetto implica sempre la causa. Dunque, tornando a noi, accadono anche oggi i miracoli, segni della sua presenza viva e potente? Si fa vedere operare? Prendiamo un uomo moderno, un perfetto rappresentante del mondo scientifico positivista, che (inconsapevolmente) accett l'invito di Ges: Vieni e vedi. \-\ * Il Nobel tocca con mano Alexis Carrel (1873-1944) stato definito da Guitton: Uno degli uomini pi intelligenti del suo tempo. Forse a causa di quel Premio Nobel per la medicina che prese nel 1912, a soli 39 anni. La nostra storia comincia attorno al 1900. In Francia, negli ambienti medico- scientifici, si discute animatamente dei miracoli che, secondo i giornali, stanno avvenendo a Lourdes. Agnostico e impregnato di ideologia positivista naturalmente anche Carrel attribuiva quelle guarigioni a fenomeni di autosuggestione. Tuttavia accett di verificare personalmente, di toccare con mano, appena se ne present l'occasione, visto che pure Zola, testimonio non sospettabile, aveva visto fatti sbalorditivi. Nel 1903 un collega, che doveva andare a Lourdes per assistere gli ammalati- pellegrini durante il viaggio in treno, dovette rinunciare all'ultimo momento e chiese a lui di sostituirlo. Carrel accett e si inser nell'quipe di medici. Durante il viaggio verso il Santuario visit gli ammalati del suo scompartimento. Uno dei casi pi gravi gli sembr quello della ventenne Marie Ferrand. [466] La situazione della fanciulla di Bordeaux era disperata. Aveva una peritonite tubercolare all'ultimo stadio. Pochi giorni prima il chirurgo si era rifiutato di operarla per la gravit delle sue condizioni. Perci non volevano neanche lasciarla partire. La poveretta era ammalata dall'et di 17 anni. Gi i familiari erano morti di quella malattia. Ormai anche per lei non c'era pi niente da fare. Carrel deve intervenire pi volte con iniezioni durante il viaggio. La visita, palpa quel suo ventre gonfio, annota le sue condizioni che vede peggiorare sempre di pi. A Lourdes il medico trova un suo vecchio compagno di collegio che aveva gi incontrato in treno. Constatano che la vita li ha portati per sentieri diversi. Il secondo era rimasto cattolico Pagina 95

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt praticante, il primo, Carrel, assorbito dagli studi scientifici, affascinato nello spirito dalla critica tedesca, s'era convinto, a poco a poco, che al di fuori del metodo positivo, non esisteva certezza alcuna. Trovandosi ora a Lourdes sentiva dentro al cuore un certo disprezzo verso il fanatismo dei pellegrini, ma al tempo stesso diceva a se stesso: Io sono infelice. [467] Cos il dialogo fra i due fin sui miracoli. L'amico, incuriosito, gli domanda quali siano per lui le guarigioni che disposto a definire miracolose. Carrel risponde: La guarigione improvvisa di una malata organica come un cancro scomparso... Se mi fosse concesso di vedere un fenomeno tanto interessante, tanto nuovo, sacrificherei tutte le teorie e le ipotesi del mondo. Ma non ho il minimo timore di arrivare a questo. Aggiunge, quasi beffardo: Ti assicuro che se vedessi anche soltanto una piaga chiudersi istantaneamente sotto i miei occhi, o diventerei un credente fanatico o impazzirei. [468] Di fronte all'amico che cercava di offrire testimonianze di guarigioni di questo tipo verificatesi davvero a Lourdes infine Carrel taglia corto, come lanciando la sua sfida al Cielo: C' una ragazza, Marie Ferrand, presso la quale mi hanno chiamato forse dieci volte ed in pericolo di vita. Questa disgraziata ha una peritonite tubercolare, all'ultimo stadio. Tutti i suoi parenti sono morti di tubercolosi; la ragazza ha avuto piaghe tubercolose, caverne polmonari e, dopo qualche mese, una peritonite, diagnosticata da un medico e da Bromilloux, il notissimo chirurgo di Bordeaux. Ora in uno stato pietoso. Temo che mi muoia tra le mani. Se guarisse quest'ammalata sarebbe veramente un miracolo. Io crederei a tutto e mi farei frate!. [469] L'ateo Carrel si era spinto molto avanti con la scommessa, ancora pi di Lessing (mi farei frate!), certo che non c'era mai stato e non poteva esserci veramente nessuno capace di accettare e vincere una simile sfida. Ma era molto sicuro di s. Detto questo il medico informa il suo amico che deve tornare proprio a visitare Marie perch le sue condizioni peggiorano ed assai dubbio che torni viva a Bordeaux. La Superiora dell'ospedale infatti lo accoglie cos: Vi aspettavo con impazienza. Si aggravata. Non so pi che fare. Il dottore capisce che il cuore stava per cedere. Dopo averla visitata e aiutata con un'iniezione dice all'amico l vicino: Morir prestissimo. Pu darsi che viva ancora qualche giorno, ma finita. Incredibilmente a questo punto la ragazza che assiste Marie chiede di poterla portare alle piscine. Carrel obietta che potrebbe morire nel tragitto. E lei: Marie mi ha detto che vuole assolutamente essere immersa nella piscina. E" venuta da Bordeaux per questo. La si visita di nuovo. Risultato: E" in agonia. Pu morire davanti alla grotta. Una suora dice: Questa ragazza non ha pi niente da perdere... a questo punto che muoia ora o fra qualche giorno non cambia molto. Sarebbe crudele rifiutarle la suprema grazia d'esser portata alla Grotta, anche se dubito che sia in grado di arrivarci.... Cos Marie viene preparata. Carrel, con un sarcasmo fuori luogo, invita due colleghi ad accompagnarla insieme con lui: Si tenter "l'impossibile prodigio della resurrezione della morta". Poi ribadisce: Se costei guarisce, io creder ai miracoli. La malata non pot essere immersa nell'acqua: gli assistenti si limitarono a bagnarla con l'acqua nelle parti dove era pi gonfia. Poi lei sussurr alla suora che voleva andare alla Grotta e fu accontentata. Carrel segu la barella. Marie fu collocata in prima fila mentre cominci una liturgia di preghiera. Secondo il medico era pi di l che di qua. Mentre continuavano le preghiere Carrel non perdeva di vista la malata, convinto che stesse per andarsene e l, sotto i suoi occhi, a un certo punto, avviene l"impossibile. Sono circa le 14.40. Il dottor Carrel si rende conto che c' un miglioramento nel respiro, anche il volto cadaverico che Marie aveva fino a quel momento sta tornando quasi normale. Carrel capisce che c' qualcosa di strano. Prende il polso e conta le pulsazioni. Le sue condizioni sembrano migliorare. Il viso di Marie Ferrand continuava a modificarsi, i suoi occhi erano volti, brillanti ed estasiati, verso la grotta. Un miglioramento importante si era verificato... D'un tratto Lerrac (Carrel, nda) si sent impallidire. Vedeva, verso la cintura, la coperta abbassarsi a poco a poco a livello del ventre. Alle ore 15 la tumefazione del ventre sembrava completamente scomparsa. Il medico pensa: Io credo di stare impazzendo davvero. Sconcertato chiede alla ragazza come si sente e lei, sussurrando, con un sorriso, finalmente risponde: Benissimo. Non sono molto in forze, ma sento che sono guarita. Il miglioramento, anzi il totale cambiamento, del suo stato era evidente. A questo punto Carrel turbato, incapace di riflettere... non parlava pi, non pensava pi. Il fatto inatteso era talmente contrario a tutte le sue previsioni, che egli credeva di sognare!. [470] Marie ora beve una tazza Pagina 96

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt di latte, solleva la testa, si guarda attorno e addirittura si mette su un fianco senza alcun dolore. Carrel si alz, travers le file serrate dei pellegrini... e se ne and. Erano circa le 16. Quel ch'era accaduto era la cosa impossibile, la cosa inattesa, il miracolo!. Riportata in clinica per i controlli, Marie stava seduta sul letto, sorridente. Tutti i medici confermano l'avvenuta (istantanea) guarigione di Marie. Anche Carrel la visita: quel ventre, fino a pochi minuti prima orrendamente gonfio, ora piccolo, magro e morbido come quello di una normale ventenne. La pelle bianca e liscia. Il medico rimase muto, la trasformazione era prodigiosa... lui provava la sensazione di aver ricevuto un pugno alla testa. Marie era raggiante. La gioia di lei sembrava comunicarsi a tutti. Non solo una guarigione istantanea da una malattia mortale e inguaribile, ma - come prescrivono i protocolli - anche definitiva, infatti Marie, una volta tornata a casa e rimessasi in forze, si far suora tra le Figlie della Carit e dedicher la sua vita proprio all'assistenza agli ammalati. Di miracoli a Lourdes ne sono accaduti e ne avvengono a iosa (6772 sono solo le guarigioni fisiche segnalate dal 1858 al 1998). E i primi a constatarli, in questo santuario dei Pirenei, sono gli specialisti del rigoroso Bureau Mdicale che esaminano i pi clamorosi. Cos come i miracoli riconosciuti dalla Chiesa nell'ambito delle beatificazioni e delle canonizzazioni, devono prima superare il vaglio serissimo della scienza e della medicina. Proprio quella scienza moderna in nome della quale si era preteso di lanciare la sfida, per uno strano e ironico disegno della Provvidenza, diventata oggi il grande aiuto della Chiesa sia nel riconoscere indiscutibilmente l'evidenza del miracolo, sia nel fornire per ognuno quel dossier clinico, quell'ampia documentazione scientifica - derivante da esami accurati e oggettivi - che permette a tutti, anche a quelli che non erano presenti al fatto mentre stava accadendo, di poter toccare con mano, di verificare quanto avvenuto. L"oggettivit che oggi ci fornisce la scienza su una guarigione totale, irreversibile, istantanea e definitiva, perfino superiore a quella che ci data dalla nostra osservazione empirica, che deve fidarsi solo delle apparenze esteriori che talora potrebbero anche ingannare. Cosicch l'obiezione di Lessing ai miracoli di Ges (di cui lui conosce solo la notizia storiografica), di fronte alla mole di documentazione scientifica dei miracoli di oggi, perde totalmente di consistenza. Se proprio i razionalisti e i positivisti infatti non credessero pi alla scienza e non si fidassero pi della scienza, verrebbe meno anche la loro identit ideologica. Il loro sarebbe un suicidio intellettuale. Ma cosa accadde al dottor Carrel? Quando sent Marie, l in clinica, che, tutta felice, diceva di voler andare a vivere dalle suore di San Vincenzo per assistere gli ammalati, si commosse e usc. Nella notte di Lourdes incroci il fiume di gente con le fiaccole che andava in processione verso la Grotta. Ma stavolta guard con occhi diversi tutti quei poveracci che prima gli sembravano dei poveri ingenui. L a Lourdes c'era davvero Qualcuno che per loro, per far sentire loro il suo amore, faceva l'impossibile. Loro lo sapevano, mentre lui, a causa dell'orgoglio della sua scienza, lo aveva capito solo ora. E solo perch aveva ricevuto una grazia eccezionale. Vedendolo, l'amico gli and vicino: Sei convinto ora, filosofo incredulo?. Carrel - che aveva una mentalit ormai abituata, professionalmente, a registrare i dati di fatto sperimentali - rispose facendo parlare gli avvenimenti: Una giovane molto malata... stata guarita in pochi istanti sotto i miei occhi. E" una cosa meravigliosa, un miracolo... Bisogna constatare i fatti. Il vecchio compagno di scuola lo salut con una battuta ironica, ricordandogli l'impegno che aveva preso, di farsi frate. E lo lasci. Camminando Carrel faceva il punto della sua vita da positivista: Sono stato sempre pi infelice... Ora eccomi solo nella notte. I sistemi puramente intellettuali non esistono pi. Che importano le teorie di fronte alla vita e alla morte?. Entr nella Basilica e si trov davanti alla statua della Madonna. Dal suo cuore sal questa preghiera: Vergine dolce, che soccorri gli infelici che ti implorano umilmente, proteggimi. Io credo in Te.... [471] L'ateo era ormai sulla via della conversione, anche se rester figlio del suo tempo e di quegli ambienti scientifici con idee talora opposte all'insegnamento della Chiesa. Metter tutte le sue capacit al servizio della medicina guadagnandosi il Nobel. Naturalmente si potrebbero raccontare centinaia di guarigioni di questo genere. La quantit Pagina 97

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt di miracoli che Ges opera nei santuari mariani o per intercessione dei santi enorme (anche nel Vangelo accade cos, che la madre di Ges o i suoi amici caldeggino le preghiere o i bisogni di tanti poveretti). La Chiesa questo luogo unico del mondo dove accadono i miracoli. Quotidianamente. E di solito neanche ci pensiamo. Solo una cultura della cecit pu indurre a non accorgersi di un fatto tanto eclatante e stupefacente. Che mai esistito nei millenni prima di Cristo e mai sarebbe stato neanche immaginabile. E" letteralmente un altro mondo in questo, il Cielo sulla terra. Basti considerare la miriade di beatificazione e canonizzazioni per ognuna delle quali c' almeno un miracolo, certo e documentato. E la scienza moderna il primo tribunale che riconosce l'operare di una Presenza che ha un potere superiore alla natura. Sono documentati miracoli di tutti i tipi, anche quello che gli scettici di tutti i tempi hanno sempre evocato come sfida impossibile, cio la ricrescita di una gamba amputata: Un miracolo del genere, che pur sarebbe decisivo scriveva Flix Michaud non mai stato constatato. E possiamo tranquillamente prevederlo, non lo sar mai. Si sbagliava. Vittorio Messori si divertito a raccogliere altri pronunciamenti egualmente temerari [472] nel bel libro che ha dedicato proprio allo sconvolgente milagro avvenuto a Calanda, in Aragona, il 29 marzo 1640, a beneficio di Miguel Juan Pellicer, giovane contadino a cui, essendo stato investito da un carro, fu amputata una gamba nell'ottobre 1637 presso il Real Hospital de Gracia di Saragozza. [473] I documenti dell'epoca riportano tutto. Conosciamo pure i nomi dei chirurghi che tagliarono la gamba poco sotto il ginocchio: il professor Juan de Estanga, primario e docente all'universit di Saragozza, e il maestro chirurgo Diego Millaruelo. Per tre anni il poveretto dovette fare vita da mendicante e tutti conoscevano lui e la sua spaventosa mutilazione perch chiedeva la carit davanti al Santuario della Madonna del Pilar. Dunque nella notte di quel 29 marzo il povero Miguel Juan, che tante volte aveva implorato la Vergine di ottenergli da Ges il miracolo, addormentatosi con una sola gamba, si svegli con entrambe. Il clamore fu enorme. Segu addirittura un atto pubblico certificato da un notaio, un funzionario pubblico, con la firma e le dichiarazioni dell'interessato e di dieci testimoni oculari scelti fra i tanti, per attestare che Miguel Juan fino al 29 marzo aveva la gamba tagliata al ginocchio e dopo quella notte quella gamba era tornata normale. E" giunto fino a noi addirittura l'originale dell'atto, datato 2 aprile, ed un documento eccezionale perch non risulta che un altro fatto miracoloso - in questo caso assolutamente eclatante, che non ha bisogno di referti medici perch sta sotto gli occhi di tutti - sia attestato perfino da un rogito notarile, garantito dai testimoni oculari concordi. Vi fu addirittura un processo dove fu ascoltato un numero ancora maggiore di testimoni: centodue. L'evidenza del miracolo ricevette cos il suo sigillo dalla stessa magistratura. Del resto Messori cita un altro caso analogo avvenuto, pi di recente. Il 16 febbraio 1867 il giardiniere Peter van Rudder, si era recato a un santuario - che riproduceva la Grotta di Lourdes con una gamba spezzata che non poteva calcificare perch, fra i due tronconi di tibia e perone, mancavano tre centimetri di osso (sei in tutto). Rifiut l'amputazione, che si rendeva indispensabile e, pieno di fede, si rec dalla Madonna. Giunto davanti alla statua della Vergine chiese anche lui il perdono dei peccati e l'intercessione di Maria presso suo Figlio, per poter tornare a lavorare e mantenere la numerosa famiglia. In breve si sent addosso una sensazione sconvolgente e di colpo lasci le stampelle mettendosi a correre per buttarsi poi in ginocchio, tutto felice. I successivi controlli medici constatarono che le piaghe in cancrena si erano cicatrizzate all'istante, le gambe non erano pi gonfie ed entrambe le ossa si erano saldate con una ricrescita istantanea dei sei centimetri di osso (le due gambe infatti avevano la stessa lunghezza). Scrive Messori: Il visconte Alberich du Bus, notabile della Gran Loggia massonica del Belgio, senatore del partito anticlericale e di cui il van Rudder era dipendente, si convert al cattolicesimo, vedendo il suo giardiniere ritornare guarito di colpo dal pellegrinaggio. [474] Ecco cosa intendeva dire Atanasio quando invitava l'uomo del suo tempo a credere alla resurrezione di Ges in base a ci che accade davanti ai suoi occhi, in base a ci che il Risorto sta operando adesso. Perch, se una volta morti non si pi capaci di far nulla - solo i vivi infatti agiscono ed operano nei confronti degli altri uomini - veda chi vuole e giudichi se Ges, che compie opere cos grandi vivo e presente o no. [475] Pagina 98

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\-\ * Segni planetari Bisogna riconoscere che dai tempi di Atanasio la presenza di Ges nel mondo si manifestata con fatti ancora pi imponenti, sempre pi stupefacenti. Che hanno davvero e letteralmente capovolto la storia. Per questo Ges, duemila anni fa, poteva preannunciare ai suoi che loro avrebbero fatto miracoli anche pi grandi dei suoi: Perch spiegava Giussani pi grande l'evidenza della forza di Cristo adesso, nella sua Chiesa, che neanche duemila anni fa: duemila anni fa faceva alcuni miracoli, adesso ne fa a bizzeffe. Si dimostra molto pi grande adesso il valore di Cristo e del suo corpo, misterioso ma visibile, che neanche duemila anni fa. [476] Anche i segni si sono fatti - per cos dire planetari. Basti considerare il pi clamoroso miracolo del Novecento, pubblico e preannunciato con largo anticipo, un evento mai verificatosi prima: la sconvolgente rotazione del sole a Fatima, nell'ultima apparizione, il 13 ottobre 1917. Quella straordinaria vicenda ha tre caratteristiche decisive: 1) Lucia aveva chiesto alla Madonna un miracolo perch tutti credano. Voleva mostrare delle prove, perch c'era gente che della piccola Lucia diceva: E" un'imbrogliona che merita di essere impiccata o bruciata. [477] Inoltre le autorit usavano tutti i mezzi di polizia per minacciare e impaurire i tre bambini e i mass media anticlericali promossero una chiassosa campagna presentando le apparizioni come un colossale imbroglio; [478] 2) nell'apparizione del 13 settembre a Cova de Iria la Vergine - secondo il resoconto di Lucia - chiese che si perseverasse nella recita del rosario per ottenere la cessazione della guerra e rinnov la promessa del 19 agosto precedente, preannunciando che nell'ultima apparizione sarebbero venuti San Giuseppe e il Bambino Ges per dare la pace al mondo, e Nostro Signore per benedire il popolo; e pertanto essi si trovassero col immancabilmente il giorno 13 ottobre. Quindi la Madonna conferm la promessa di un miracolo per quel giorno. [479] Perci Lucia ha preannunciato pubblicamente, con largo anticipo, che il 13 ottobre 1917 sarebbe stato dato il segno indiscutibile della presenza di Ges e Maria; 3) proprio per questo annuncio pubblico, il 13 ottobre, a Cova de Iria convenne una folla immensa e arrivarono soprattutto i mass media, a partire da coloro che erano l, con intento fortemente polemico, desiderosi di testimoniare la bufala di un miracolo annunciato e mai avvenuto (cos pensavano). Invece si verific, allora, il caso stupefacente di un miracolo annunciato (avvenuto nei tempi moderni, per la prima volta sotto gli occhi dei mass media, pronti a immortalarlo), in risposta alla sfida dell'incredulit e dell'irrisione. Ecco allora cosa si verific quel 13 ottobre 1917. [480] Basti riferire ci che accadde al giornalista Avelino de Almeida, direttore responsabile del quotidiano O Seculo, di Lisbona, il pi diffuso, di area laicista. Lui stesso si era recato, quel 13 ottobre, nella sperduta localit dove erano convenute circa 70 mila persone. Era andato per denunciare, l'indomani, uno dei pi colossali imbrogli clericali mai visti. Ma il 15 ottobre - firmato dallo stesso direttore De Almeida - usc un articolo che fin dal titolo riferiva ben altro: Cose straordinarie! Come il sole ha danzato a mezzogiorno a Fatima. Il giornalista, rimasto chiaramente impressionato dagli eventi, di cui era stato testimone oculare, cos ricostruisce quei minuti del 13 ottobre: Dalla strada dove i carri erano raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio di attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l'immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d'argento ed era possibile fissarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava, come se vi fosse stata una eclissi. Poi si ud un urlo possente e la gente pi vicina cominci a gridare: Miracolo, miracolo! Meraviglia! Meraviglia!. Davanti agli occhi estasiati delle persone... sbalordite il sole trem, comp degli strani e bruschi movimenti, al di fiori di qualsiasi logica scientifica. La testimonianza di Avelino de Almeida, che era conosciuto come acceso laicista, fece molta impressione e irrit i suoi ambienti anticlericali, che lo attaccarono duramente sugli altri organi di stampa. Ma lui, due settimane dopo, con un altro articolo sull"Ilustracao Portuguesa, conferm la sua testimonianza, ripetendo ci che aveva visto con i suoi stessi occhi e pubblicando alcune foto. Concluse: Miracolo, come afferma la gente? O fenomeno naturale come dicono gli esperti? Per il momento, questo non mi riguarda, io sto solo dicendo Pagina 99

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt quel che ho visto... il resto una faccenda che riguarda la Scienza e la Chiesa. Naturalmente il fatto fu riferito anche da altri giornali che avevano mandato l dei reporter, come O Dia. Ef osservato anche dai villaggi circostanti, anche quelli posti a molti chilometri di distanza e le testimonianze uscirono su vari giornali (vi furono anche quelle di personaggi importanti come il poeta Alfonso Lopez Vieira che da casa sua, a San Pietro di Moel, a 40 km da Fatima, osserv il fenomeno). [481] Naturalmente non c' alcuna spiegazione scientifica a ci che l accadde, perch non fu un fenomeno naturale. E" il pi clamoroso prodigio mai verificatosi, dopo un pubblico preannuncio, davanti alla folla e ai testimoni della parte avversa. Quindi ben pi di quanto pretendeva nel Settecento Voltaire che - beffardamente - lanciava questa sfida: Insomma perch un miracolo fosse veramente appurato, sarebbe augurabile che avvenisse in presenza di tutta l'Accademia delle Scienze di Parigi o della Societ Reale di Londra. [482] A prescindere dal fatto che tutti i miracoli dei tempi moderni - a cominciare da quelli di Lourdes - sono in effetti sottoposti al tribunale della scienza e della medicina e il superamento delle leggi naturali viene riconosciuto da questi giudici, a prescindere dal fatto che da pi di venti anni si possono studiare in presa diretta le apparizioni quotidiane di Medjugorje (e alcuni medici e scienziati lo hanno fatto, constatando fenomeni che non hanno spiegazione naturale), [483] l a Fatima il miracolo accaduto davanti a un tribunale ben pi vasto di qualche accademico: quello costituito da settantamila persone, fra cui intellettuali, uomini di scienza e giornalisti anticlericali. [484] Siccome era stato preannunciato, i luminari dell'Accademia delle Scienze avrebbero potuto anch'essi assistervi, se avessero voluto. Dopo un segno cos enorme cos'altro si pu chiedere? Quale altro segno pi clamoroso di questo si pu immaginare? Come non pensare, ancora una volta, alla sfida di Atanasio? Sbagliano di molto coloro che pensano che noi cristiani crediamo in Cristo senza alcun indizio nei suoi confronti scrive anche sant'Agostino nel De fide rerum invisibilium. Certo, la nascita dalla Vergine, i miracoli, la passione, la resurrezione, l'ascensione di Cristo e tutte le cose divine da lui dette e fatte, tutto questo voi non l'avete visto, perci vi rifiutate di crederlo. Guardate, dunque, volgetevi, pensate a ci che vedete e che non vi narrato come fatto del passato, n vi annunciato come evento del futuro, ma vi mostrato come realt del presente. Tutte quelle cose che riguardo a Cristo sono state gi fatte e sono passate, non le avete viste, ma non potete negare di vedere queste cose che sono presenti nella sua Chiesa. Infatti anche oggi comunque accadono miracoli nel suo nome. In effetti il prodigio del sole di Fatima una prova davvero inconfutabile perch nessuno pu dire non ho il dono della fede oppure si pu credere o non credere: infatti qua si tratta di un evento concreto, fattuale, empirico, per constatare il quale non occorre affatto la fede, ma solo gli occhi. Tanto vero che l'hanno constatato tutti, anche gli atei e gli anticlericali i quali non possono essere sospettati di esserselo inventato o averlo prodotto per autosuggestione essendo l con le intenzioni esattamente opposte. Va aggiunto che con il prodigio del sole di Fatima, Ges si manifesta non solo vivo e presente fra i suoi, non solo dimostra di avere il totale dominio della natura cosmica, ma mostra di avere anche il totale dominio della storia e del tempo che da lui inizia e con lui finir. Infatti il segno del 13 ottobre viene dato per confermare l'autenticit delle apparizioni e quindi dei messaggi che la Madonna aveva dato ai tre pastorelli, fra i quali le profezie che delineavano tutta la storia del Novecento: la fine prossima della Grande Guerra, l'avvento del comunismo in Russia (che si verifica poche settimane dopo), la sua espansione mondiale, le persecuzioni alla Chiesa, la Seconda guerra mondiale, genocidi che decimeranno popoli interi, infine il martirio che arriver ai vertici della Chiesa. E" all'inizio di questi nuovi tempi travagliati ed esaltanti che vengono dati questi segni eccezionali della presenza di Ges, divina e misteriosa, sulla terra, nella sua Chiesa. Gli uomini infatti hanno necessit di toccare con mano. Come l'apostolo Tom maso, l'incredulo del Vangelo, che - dice Agostino tocc l'umanit, riconobbe la divinit; tocc la carne, fiss lo sguardo sul Verbo, poich "Il Verbo si fatto carne ed venuto ad abitare in mezzo a noi". [485] E" la dinamica della conoscenza umana che lo esige. E Tom maso Pagina 100

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt d'Aquino lo spiega nella Summa: E" naturale per l'uomo scoprire la verit intelligibile a partire da fenomeni sensibili. Perci l'uomo, come guidato dalla ragione naturale pu arrivare a una certa conoscenza di Dio per mezzo di effetti naturali, cos mediante alcuni effetti soprannaturali, chiamati miracoli, pu arrivare a una certa conoscenza soprannaturale delle verit di fede. Ges vuole farci vedere e toccare con mano come l'apostolo incredulo. [486] Sempre l'Aquinate afferma che la fede non termina agli enunciati, ma alle cose e giustamente padre Raniero Cantalamessa conclude: Noi non possiamo accontentarci di credere nella formula "una persona", dobbiamo raggiungere la persona stessa e, in un certo senso, toccarla [487] Quella persona che Ges vuol essere guardata in volto, abbracciata, fino ad appoggiarsi su di lui. Lasciarsi portare sulle sue spalle, come la pecorella smarrita o come l'uomo moribondo soccorso dal Buon Samaritano che Ges. E" questo, dunque, il cristianesimo? S. In effetti Ges intendeva questo quando annunci: Sar con voi tutti i giorni. Cerchiamo di capire meglio. Che Egli presente provato dall'imponenza dei segni, dalle cose eccezionali che opera. Fatti che accadono nella Chiesa, il luogo dove si vive di stupore perch facile e possibile vedere ci che fuori da questa dimora impossibile. [488] Tuttavia, sebbene siano tantissimi i miracoli che accadono e che sono accaduti, c' poi la vita quotidiana. E la vita quotidiana proprio quella dove si pu sprofondare, sopraffatti dai problemi o risucchiati negli abissi della noia, aggrediti dalla violenza del mondo o dell'istintivit, piegati dalla fatica di vivere e dalla solitudine o dai propri limiti. Padre Pio diceva: Bisogna avere lo sguardo della fede rivolto al Dio degli eserciti che combatte con noi. Il Dio degli eserciti infatti ha gi sconfitto il Male e la morte. Dunque giusto chiedersi precisamente - c'invita a farlo don Giussani - se davvero Ges risorto ed qui fra noi, nella vita quotidiana dove ? Come ? Come Ges Cristo presente in modo sensibile, visibile, tangibile, udibile, cos che il pensiero possa rendersene conto e l'affezione dirigervisi, e la nostra vita essere incisa, dominata e cambiata dalla Sua presenza, avere in essa il suo punto d'appoggio (origine), intravedervi il destino, sperimentarne la costitutivit?. \-\ * Gli occhi di Rose Questa la storia di una giovane donna ugandese. Anzi di due: Vicky e Rose. Ma Vicky che la racconta perch si tratta appunto del suo incontro con Rose. E" una storia di vita quotidiana che, nel caldo pomeriggio riminese del 26 agosto 2008, al Meeting di Comunione e Liberazione, ha commosso dodicimila persone che l'hanno ascoltata col groppo in gola. Dunque Vicky vive a Kampala. Da giovane ha dovuto smettere di studiare perch la madre con cui viveva, insieme a una sorella piccola, si era ammalata di tumore. Inizia a lavorare come contabile all'ospedale dove rimarr per dieci anni, durante i quali si sposa e ha due bambini. Nel 1992 rimane incinta la terza volta e il marito assume uno strano atteggiamento: vuole che abortisca, altrimenti - minaccia la lascer. Vicky non capisce e decide di portare avanti la gravidanza. Ma, con sua sorpresa, dopo il parto, viene davvero lasciata dal marito. Nel 1996 il bimbo pi piccolo comincia a star male. I sintomi sono quelli della tubercolosi. Poi, dopo qualche mese, arriva l'herpes. I medici continuano a minimizzare, finch, nel 1997, non si ammala Vicky. Stando molto male deve lasciare il lavoro e, con tre figli piccoli, tutto si complica. Un giorno cade a terra e si risveglia in ospedale, dove fa il test dell'HIV e scopre di essere sieropositiva. Le crolla il mondo addosso: Mi sono chiesta: perch io? Ero sposata regolarmente e sono sempre stata fedele a mio marito. Vicky sta ricoverata per due settimane: Quando mi hanno dimessa per tornare a casa era gi un miracolo, perch attorno a me vedevo molti morire. Ma il peggio doveva arrivare. A casa infatti scopre che il bimbo piccolo sta molto male. Cos chiede di fare anche a lui il test dell'HIV e le viene detto che sieropositivo pure lui. Per lei il dolore pi grande: Perch lui? Ho visto donne affette da HIV che hanno dato vita a bambini sani. Allora che cosa mai ho fatto? Era condannato a morire fin dall'utero a causa della presa di posizione di suo padre, ma io l'avevo tutelato fino alla nascita, eppure quel destino continuava a seguire mio figlio. Vicky continua: Non riuscivo a capire Dio. Ho pianto. Se fossi stata malata solo io l'avrei potuto sopportare, ma mio figlio no! Un innocente! E mi sembrava che Dio rimanesse in silenzio. Dal 1998 Pagina 101

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt al 2001 sono vissuta su un altro pianeta, pur rimanendo sulla terra. Tutti gli amici di sempre hanno smesso di venirci a trovare. Che torto avevo fatto loro? Ammalarmi? I miei parenti, che di tanto in tanto venivano a trovarci, mi hanno abbandonata. Non avevamo denaro, nessuno ci sorrideva, tutti ci odiavano come se ci fossimo procurati noi la malattia. Poi, un giorno del 2001, accade un fatto insolito. A casa di Vicky vengono alcuni volontari del Meeting Point International a cui stato detto che l c' qualcuno che sta morendo. Spiegano quello che fanno e la invitano a lasciarsi aiutare, ma Vicky non crede a una parola. Pensa che non sia possibile che degli sconosciuti vogliano occuparsi di lei quando tutti quelli che la conoscevano l'hanno lasciata sola. Tornano pi volte. Vicky neanche vuole pi ascoltarli. Intanto a casa le cose precipitano. I figli abbandonano la scuola e anche il pi piccolo, malato, perch veniva deriso dal maestro a causa della sua estrema magrezza. Un acuto dolore e un'altra umiliazione per Vicky. Un giorno i volontari arrivano con una persona nuova: Rose, che un'infermiera del Meeting Point ( cattolica, del movimento di Comunione e Liberazione). Vicky si vergogna che loro vedano una casa cos sporca, ma lei non ha i soldi neanche per mangiare e sta molto male. Rose va a sedersi accanto a lei. Vicky per si alza e va pi in l, perch si vergogna dello stato in cui si trova (senz'altro non emanavo un buon odore e dal naso e dalla bocca usciva pus, ero coperta di piaghe, dai piedi uscivano altre sostanze). Ma anche Rose si alza e le va di nuovo accanto. La cosa si ripete cos diverse volte. Rose le parla, ma lei non vuol saperne. Quando per se ne vanno Vicky continua a pensare a una frase che le ha detto Rose: Se tu non vuoi, almeno permettimi di curare tuo figlio. Ha una vita che pu vivere. Dammelo, ti prego!. Lei aveva risposto di no, ma ci pensa e ci ripensa. E un giorno si presenta col fanciullo al Meeting Point. Arrivando sente una musica ed entrando si accorge che stanno ballando. E" sbigottita: Non riuscivo a capire come un malato potesse ballare, come riuscivano a sorridere, come potevano essere felici. Si convince che ha sbagliato ad andare l e torna a casa. Per Vicky colpita dal fatto che quei volontari continuano a occuparsi di suo figlio e a curarlo. E comincia a svanire la sua diffidenza. Torna al Meeting Point, per rimanendo chiusa in se stessa. Non vuole parlare con nessuno. Cos un giorno, mentre preparano il bimbo per la terapia, Rose la invita nel suo ufficio: Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Vicky tu hai un valore! E questo valore pi grande del valore della malattia. Ce la puoi fare, hai solo bisogno di ritrovare la speranza. Tu hai un valore e questo valore grande!". Io sono rimasta in silenzio mentre Rose continuava a guardarmi. Ha pronunciato solo queste parole, ma gli occhi, gli occhi che mi guardavano, gli occhi parlavano molto pi della sua bocca. Quegli occhi mi invitavano a crederle, come se mi dicesse: "C' qualcosa sopra di te nel quale devi riporre la tua speranza". Mi guardava con quegli occhi che erano un raggio di speranza per me! Occhi di amore! Quegli occhi parlavano, anche se la bocca ripeteva solo poche parole: "Vedrai che la terapia consentir a tuo figlio di sopravvivere". Lo sguardo di Rose diceva alla donna: Vicky ritrova la speranza! Devi vivere per vedere i tuoi figli crescere. Lei colpita, commossa, stupita. Ma subito, dentro di s, si chiede: Anche se mio figlio si cura e si salva, dove trovo i soldi per dare loro da mangiare? Come posso sopravvivere? Che miracolo deve mai accadere?. Tornata a casa Vicky rivede con la mente tutto quel che accaduto in quei mesi. Tutti l'avevano rifiutata. Le prime parole che le sono state rivolte sono state quelle di Rose. Le prime parole di speranza. Dentro di lei si accende qualcosa di indescrivibile. Continua a pensare e ripensare a quello sguardo. In quel momento sente di aver davvero incontrato Rose. Cos entra la speranza nella sua vita. Quando si rende conto che la terapia per suo figlio lo fa stare gi meglio felice. Vicky comincia a frequentare il Meeting Point. Rose non torna a dirle quelle cose, ma i suoi occhi sempre. E Vicky, ogni volta che incontra il suo sguardo, pensa: Se Rose pu guardarmi in questo modo, come sar mai il volto di Dio? Dio in qualche modo mi guarda anche attraverso il volto di Rose e mi sono resa conto che il volto di Dio era sul volto di Rose. Rose mi ha dato una spalla su cui appoggiarmi, Cristo che mi ha dato quella spalla perch io potessi appoggiarmi quando nessun altro era l per me. Cristo, attraverso Rose, venuto da me e mi ha dato la speranza (quella vera!). Tutto cominciato con un incontro. Quando ho incontrato Rose ho incontrato Cristo e questo incontro ha fatto risorgere la mia vita e questa risurrezione si fatta sempre pi forte. E quando le mie speranze sono risorte, anche il mio Pagina 102

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt corpo ha cominciato a risorgere. Oggi io sono la prova di questa realt. Come sia successo non so spiegarlo, ma so che ho un compagno, un Amico. Rose c' sempre ed lei che mi ha fatto capire che Ges sempre accanto a me in questo cammino che anche di sofferenza. Cos Vicky dal 2003 comincia la terapia. La sua vita cambia. Gli altri figli tornano a scuola e vanno all'universit. Noi abbiamo fatto un incontro, sul quale ci appoggiamo anche oggi, col Creatore della nostra vita. Che ci ha ridato la dignit. Ma Vicky intuisce che tutto dipende da Rose, dall'incontro che aveva fatto lei e che l'ha resa cos: Non riuscivo a capire perch Rose si comportasse cos. E" stata lei a spiegarlo a Vicky, stato il suo incontro col movimento di Comunione e Liberazione a farle incontrare Ges e a cambiarla. Vicky lo ha capito e ha voluto farne parte: Il movimento una Persona, una vita e genera vita. Lasciamo stare Lazzaro che risuscitato tanti anni fa, ma se non avete mai visto un miracolo, sono io, eccomi qua. Perch ero morta e ho riacquistato la vita. Il movimento, che ha conosciuto nello sguardo di Rose, l'ha aiutata a capire quale fosse il mio destino e mi accompagna a ritrovare la speranza. Ora so soprattutto di avere una famiglia: la famiglia del movimento. Non ho madre, non ho padre, non ho marito, ma ho una spalla sulla quale appoggiarmi. Anche se ha addosso la condanna del virus, Vicky si sente libera: Tutti possono essere liberi: bisogna dire "s" quando arriva la chiamata. Rifiutarsi significa rimanere prigionieri. E suo marito? Fa la sua vita altrove. Vicky dice: Si trover davanti al Giudice. Io non sono il Giudice, io l'ho perdonato. Da quel momento la mia libert stata totale. Sono libera, mio figlio libero. E quando verr il momento di morire, moriremo come chiunque altro, non schiavi del virus. Vicky ha imparato a dire s anche alla croce e Rose ha accettato di aiutarci a portarla. Il movimento con noi e non verremo meno a questo compito. Per questo Vicky definisce don Carron, che succeduto a don Giussani nella guida di Comunione e Liberazione, padre della mia speranza, la cui umilt mi rende umile. A lui Vicky, dopo averlo incontrato al Meeting di Rimini, ha lasciato una lettera dove fra l'altro scrive: Don Carron, che gioia averti conosciuto! Ci che ha cambiato la mia vita sono stati gli occhi di Rose, pieni d'amore e di speranza, cos carichi di attrattiva. Ma poi arriva un momento, altri occhi, uno sguardo di vita e risurrezione. Non riesco a spiegare i sentimenti che ho provato non appena ti ho visto, ho sentito il potere della resurrezione colpirmi improvvisamente e per questo sono scoppiata a piangere. E" stato cos improvviso e cos forte che anche le mie ginocchia sono diventate deboli e non sono riuscita a controllare le mie lacrime anche se eravamo in pubblico. Il tuo sguardo far crescere molte persone che Dio sempre condurr a te. Io sono semplicemente una tra i tanti [...]. Accetta il mio amore. Tua figlia, Vicky. [489] Torniamo dunque alla domanda che abbiamo lasciato in sospeso. La storia di Vicky, una donna che pure vive una condizione estrema, dove tutti credono che non ci possa essere speranza, ci aiuta a capire meglio la risposta che don Giussani dava, nel 1993, a quella domanda. La presenza di Cristo la compagnia di coloro che ha chiamato. Questa compagnia Cristo nella sua realt umana, il Corpo di Cristo che ti si rende presente, tanto che Lo tocchi, Lo vedi, Lo senti... Cristo ti aiuta accompagnandoti. Ti accompagna fisicamente con la compagnia in cui ti ha collocato. [490] Questa la prova della sua resurrezione e della sua presenza viva. Poi Giussani, in quella straordinaria conversazione del settembre 1993, dice qualcosa che sembra spiegare in anticipo la storia di Vicky: Questa compagnia in cui Cristo ti ha chiamato e con cui ti si stringe attorno ti rivela quello che Lui per te: attraverso lo sguardo e il comportamento che Egli suscita in coloro che ti ha messo attorno [...] tu conosci di pi chi Cristo. [491] In effetti - scrive Julian Carron - sarebbe illusorio pensare di capire adeguatamente ci che il cristianesimo attraverso un esame della sua storia o attraverso una lettura diretta dei Vangeli, come fossero libri da cui attingere "motti" e notizie. Quello che il fatto dell'Incarnazione si comunica oggi come duemila anni fa attraverso un incontro umano che ci rende contemporanei ad esso, come avvenne per Giovanni e Andrea, i primi due che incontrarono Ges. [492] \-\ * La felicit di uomini divini Un incontro che pu stupire, che pu incuriosire, che pu commuovere. Pu essere un incontro fortuito, come quello che fa dire a un personaggio Pagina 103

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt dell'Andrei Rublv di Tarkovskij: Tu lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai pi. E d'un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno, ed come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente pi semplice. L'incontro che ti cambia la vita imprevisto come quello in cui si trova la donna (o l'uomo) della vita. Ges si fa incontrare, vivo e tangibile, oggi. E questo pu capitare e capita a chiunque, dovunque sia, qualunque siano le sue capacit o incapacit, i suoi meriti o le sue colpe, perfino nelle condizioni durissime di Vicky in Uganda. Perfino una malattia, come abbiamo visto, la porta che si apre all'incontro imprevisto con Ges. Incontri casuali? Cos pare agli uomini. In realt siamo cercati, siamo desiderati, siamo amati, prima che noi ci accorgiamo di lui. Lo dice lui stesso parlando di s come del pastore che va in cerca della pecorella smarrita. Ha attraversato i cieli facendosi uomo per cercarla e arriva perfino a coloro che si sono perduti in sentieri solitari e oscuri, sconosciuti a tutti: Dove c' soltanto una traccia, quella dell'infelice che fuggito per quella via con la sua miseria, dove manca ogni traccia che indichi la possibilit di tornarsene indietro: anche l dice Kierklegaard penetra l'invito che trova facile e sicura la via del ritorno e tanto pi facilmente, quando esso riconduce il fuggiasco all'invitante. Venite a me, venite voi tutti: anche tu, e tu ancora, e tu pure, che sei il pi solitario di tutti i fuggitivi. [493] Perch ci ha guardati - e voluti - ancora prima che nascessimo. Conosciuti fino a un'intimit che neanche noi abitiamo. Dice il salmo 138: Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre./ Ti lodo, perch mi hai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere, Tu mi conosci fino in fondo./ Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondit della terra./ Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi e tutto era scritto nel Tuo libro: i miei giorni erano fissati quando ancora non ne esisteva uno. Dice Ges: Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi. Dalla profondit del tempo chiamati a esistere, dal nulla, e poi chiamati alla salvezza. Infatti anche i capelli della vostra testa sono contati. Lo dichiara san Paolo: Dio mi scelse fin dal seno materno e mi chiam con la Sua grazia (Gal- 1,13). Ancora Ges spieg come lui chiama: Nessuno pu venire a me, se non attirato dal Padre. Agostino commenta queste parole andando in profondit: Non pensare di essere attirato contro la tua volont; l'animo attirato per amore. Parlare di volont poco, occorre dire che si attirati dal piacere. Ma che significa essere attirati dal piacere? "Godi nel Signore ed Egli soddisfer i desideri del tuo cuore". Vi un piacere del cuore che gode di quel dolce pane celeste. Del resto se il poeta (Virgilio) ha potuto scrivere "Ciascuno attratto dal proprio piacere" - e non dice necessit, dice piacere; non dice obbligo, dice diletto - quanto pi noi dobbiamo dire che attratto a Cristo l'uomo che gode della verit, gode della felicit, gode della giustizia, della vita eterna, dal momento che Cristo proprio tutto questo. Se il cuore non avesse piaceri propri, che senso avrebbero queste parole: "I figli degli uomini porranno la loro speranza all'ombra delle tue ali, si inebrieranno dell'abbondanza della tua casa e tu li disseterai col torrente del tuo piacere; poich presso di te la fonte della vita e alla tua luce vedremo la luce? Un uomo innamorato comprende quello che dico. Un uomo che abbia desideri, che abbia fame, uno che cammini in questo deserto e sia assetato, che aneli alla sorgente della patria eterna, un uomo cos sa di cosa sto parlando. Se mi rivolgo invece a un uomo freddo, costui non capisce neppure di che cosa parlo. [494] Anche Bernardo di Chiaravalle dice: Expertus potest credere quid sit Jesum dirigere, solo chi ne fa esperienza pu capire cosa sia l'amore di Ges, che esperienza umana di liberazione sia. Ges cerca gli esseri umani, li attrae col piacere della sua compagnia. Per questo compie oggi pi che mai quegli straordinari miracoli che abbiamo visto. I miracoli sono segni della sua compassione per l'umanit sofferente, ma sono segni con i quali vuole mostrare che lui l'unico medico che pu guarire i cuori e le anime, che pu guarire la malattia mortale che la nostra condizione. E salvarci. Gi sulla terra cos gli amici di Ges godono dunque un anticipo di Paradiso, una letizia sconosciuta al mondo. Ges lo aveva promesso: Il centuplo quaggi e la vita eterna. In effetti un famoso letterato, Pietro Citati, addirittura leggendo i trattati mistici dei grandi padri del monachesimo medievale, uomini che pure avevano abbandonato il mondo e che vivevano una vita di penitenza per il Cielo, loro vera patria, si stupito di trovare nelle loro pagine Pagina 104

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt un'inattesa gioia, un sorprendente e invidiabile gusto della vita quotidiana sulla terra: Guglielmo di Saint- Thierry, Bernardo di Clairvaux, Aelredo di Rievaulx, frate Ivo, Riccardo di San Vittore non parlano della vita celeste, ma soprattutto della vita terrena. Sanno di essere ancora lontani da Dio, che sta altrove, lontanissimo, al culmine dei cieli. Ma, mentre abitano questa terra, pregano, viaggiano, predicano, ripetono i riti, essi anticipano la vita celeste, la rendono attuale e quotidiana, come si fosse gi incarnata tra le pianure, le colline e i conventi d'Europa. Ci che futuro presente. Ci che invisibile viene visto. Per usare il robusto linguaggio fisico dei padri, essi pregustano la vita celeste. Il loro amore per Dio cresce: viene via via appagato, ma continua a crescere; non ha fine e non pu mai avere fine. Conosce soltanto il desiderio ininterrotto, mai l'ansia. Quanti toni aveva il linguaggio dei Padri! Soprattutto, era leggero, perch "il giogo del Signore soave e il suo peso leggero", ripetevano Guglielmo, Bernardo, Aelredo, Ivo, Riccardo, ricordando il passo di Matteo. Il primo segno del cristianesimo proprio quello di trasformare tutti i pesi - il peso del dolore, della sventura, della legge, del comando, dell'incertezza, dell'analisi, dell'inquietudine, del dubbio, dell'angoscia - in qualcosa di sovranamente leggero: leggero come il respiro e il battito di una piuma. Chi non conosce la leggerezza, diceva Aelredo, non conosce nemmeno la fede cristiana. [495] In realt vero che Dio lontanissimo da questa valle di lacrime, in un regno di luce e felicit, ma il Figlio si fatto uomo ed rimasto fra i suoi. Dio presente, la Bellezza presente, lui che rende tutto leggero, positivo e pieno di significato. E" questa la gioia di vivere che si percepisce - per esempio - nelle pagine di Bernardo di Chiaravalle e che lo rendeva cos affascinante da attrarre, con la sua vita ascetica, folle di giovani della sua generazione nei suoi monasteri. Cosicch centinaia di cavalieri, uomini rudi e giovani brillanti, abituati alle armi, alle donne e alle avventure, da un giorno all'altro rinunciavano a tutto per seguire Bernardo, a costruire abbazie bonificando paludi, nelle foreste pi selvagge e vivere in comunit come i primi apostoli con Ges, [496] in attesa desiderante di vederlo e goderne la presenza per sempre in Paradiso. E", spiega padre Leclercq, il desiderio di una esperienza indescrivibile... Il monastero dunque una Gerusalemme anticipata: un luogo di attesa e di desiderio, di preparazione a questa citt santa alla quale si guarda con gioia. Di un discepolo di san Bernardo, il beato Davide d'Himmerod, sempre sorridente, il suo biografo ha scritto: "Aveva, come i santi, il viso risplendente di gioia; aveva sul volto l'espressione di chi cammina verso Gerusalemme. [497] Certi volti, certi sguardi, certe presenze, quelle dei santi, rendono pi tangibile la presenza di Ges. Ecco dunque cosa fa Ges anche oggi: cambia gli uomini attraverso l'amicizia come fece con i suoi primi compagni. Li assimila a s. Per osmosi il suo cuore e il suo sguardo si comunicano e trasformano, quanti lo seguono, in uomini nuovi. Uomini la cui vita cambia totalmente. Le vicende dei santi sono spesso le pi clamorose. Uomini animati da una febbre di vita che contagia, da una carit che abbraccia tutte le miserie e tutte le desolazioni del mondo, da una speranza che fa irrompere la luce nelle tenebre della vita e della storia. Uomini capaci di sciogliere il ghiaccio dell'odio col perdono, come Francesco, ma in generale come tutti coloro che guardano a Ges. [498] Cristo presente tutti i giorni spiega ancora Giussani in quanto afferra talune persone che il Padre gli d in mano - coloro che il Padre destina alla vita eterna - e le fa parte del mistero della Sua persona (non per nulla il segno pi grande e reale di questa assimilazione il mangiare e il bere: l'agape eucaristica. Un mangiare e un bere: c' qualcosa di pi assimilabile di un boccone che si mangia e di un sorso che si beve?). [499] L'eucaristia , con gli altri sacramenti, il pi potente gesto fisico con cui Ges letteralmente assimila a s, anche fisicamente, i suoi fin da questa terra. Cos Ges, alfa e omega, ricapitola la storia. E" per i sacramenti che san Francesco invitava a baciare le mani anche di sacerdoti personalmente indegni. E" per essi che - ai giorni nostri - un grande incompreso come don Lorenzo Milani diceva di stare nella Chiesa. [500] Il destino definitivo, eterno, degli uomini infatti diventare come Ges. Gi il battesimo ci ha rivestiti di Cristo (Gal. 3,27), ci ha fatto immedesimare con lui. Poi in Cielo diceva padre Pio saremo tanti Ges per somiglianza. Pagina 105

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Altrimenti sar l'orrore eterno. L'alternativa, che inizia sulla terra e sar definitiva in cielo, quella delineata da sant'Agostino: O sarai deiforme o sarai deforme. Qui scopriamo lo scopo assoluto della venuta di Ges sulla terra: divinizzarci. I Padri della Chiesa lo hanno espresso con parole chiarissime ed emozionanti. Ecco san Ireneo: Il Verbo di Dio, Ges Cristo Signore nostro, nella sua immensa carit, si fatto ci che noi siamo per elevarci a ci che Lui . [501] Sant'Agostino: Colui che era Dio si fatto uomo, facendo di coloro che erano uomini. [502] San Tom maso d'Aquino: L'unigenito Figlio di Dio, volendoci partecipi della sua divinit, assunse la nostra natura e si fece uomo per fare di noi da uomini di. [503] Per capire cosa sar questa divinizzazione che investir anche i nostri corpi carnali risorti, abbiamo qualche indizio: nella descrizione che i Vangeli fanno del corpo risorto di Ges e nella descrizione che i mistici e i veggenti fanno di Maria, che la prima dei risorti, presente con il corpo in cielo e che nelle sue apparizioni connotata da una bellezza inimmaginabile e da una sorta di eterna giovinezza. La mistica Marthe Robin la descrive cos: Il suo volto di una bellezza incomparabile. Non si possono descrivere i lineamenti della Vergine perch sono perfetti. Non ha niente di eclatante, perci ancora pi bello. La Vergine mi lascia senza parola, per la bellezza, l'atteggiamento e il gesto. Attira e conquista. [504] Come spiega Tom maso d'Aquino, in Paradiso anche i corpi parteciperanno pienamente alla felicit della nostra anima che avr l'appagamento del suo desiderio con il possesso di tutti i beni ed essi si serviranno dei sensi per godere di quelle di quelle cose (Sent. IV, d. 44, q. I, a. I, q. I, 2). Dante ha un'intuizione commovente. Nel XIV canto del Paradiso spiega che la resurrezione ci restituit tutto delle persone care, il volto e tutti gli altri aspetti che amammo. Cosicch niente perduto e tutto, nell'eternit, ci sar restituito per sempre, perfino quel sorriso e quegli occhi di chi nella vita terrena ci fu caro. Dunque ritroveremo la gioia terrena, ma ovviamente stiamo parlando di una felicit che del tutto inimmaginabile e indescrivibile essendo il godimento di Dio stesso. Se tanto ci attira e ci appassiona il godimento delle cose terrene, la cui bellezza una remotissima e infima scintilla della Bellezza di Dio, se tanto ci avvince il loro piacere, quale sar mai la beatitudine della comunione col loro stesso Creatore? Come sar mai quella felicit, quella divinizzazione, quell"indiarsi, come dice Dante? E" in questo senso che Dante definisce il Paradiso come il luogo del piacere, della felicit totale e infinita. D'altra parte che la nostra natura sia fatta per quella felicit e non possa essere appagata che l, lo dimostra l'insoddisfazione che gli uomini inevitabilmente provano sempre dopo aver sperimentato tutti i piaceri terreni, pure ubriacandosene nel modo disordinato e mondano che ci abituale. Un poeta della sregolatezza come Jack Kerouac, l'autore di On the Road, annota in un appunto del 1949: La vita non abbastanza [...]. Allora cosa voglio? Voglio una decisione per l'eternit, qualcosa da scegliere e da cui non mi allontaner mai [...] Qui sulla terra non c' abbastanza da desiderare. Eppure la purificazione e la divinizzazione, ci spiega Giovanni Paolo II, pu cominciare gi qui, sulla terra: La partecipazione alla vita trinitaria si realizza attraverso la liturgia e in modo particolare l'Eucaristia, mistero di comunione con il corpo glorificato di Cristo [...] Nella divinizzazione e soprattutto nei sacramenti, la teologia orientale attribuisce un ruolo tutto particolare allo Spirito Santo: per la potenza dello Spirito che dimora nell'uomo la deificazione comincia gi sulla terra, la creatura trasfigurata e il Regno di Dio inaugurato. [505] Il cielo e la terra, il tempo e l'eterno, infatti si uniscono nella liturgia che rinnova l'immolazione della Vittima. La Chiesa gi la nuova creazione, la nuova Gerusalemme. L'uomo partecipa con tutto il suo essere, anche con il corpo, al mistero di Dio che si fa carne ed espia per noi salvandoci. Tutti i cinque sensi dell'uomo sono chiamati ad assaporare, adorare e lasciarsi assorbire dall'abbraccio di Dio. La tangibile concretezza di questa realt, dell'eucaristia cio come misterioso cibo che trasfigura la carne e l'anima e d vita eterna, si coglie - ancora una volta - in modo speciale nei santi. C' di nuovo un segno miracoloso che ci fa riflettere: il fatto che alcuni di essi abbiano potuto vivere nutrendosi solo di Eucaristia. Che abbiano letteralmente potuto vivere di essa. E" il caso di Marthe Robin che per 53 anni, dal 1928 al 1981, non ha mai potuto mangiare e bere perch era fisicamente impossibilitata ad assumere qualunque cibo: vissuta solo di Eucaristia che misteriosamente riusciva a ingerire. [506] E" un fatto che documenta in un modo sconvolgente Pagina 106

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt le parole di Ges: Io sono il pane della vita, il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivr in eterno. Ci sono del resto, nella storia cristiana, una quantit impressionante di miracoli eucaristici con i quali Ges ha fatto toccare con mano il mistero della sua presenza reale sotto le specie del pane e del vino. Ricordo - fra i tanti casi [507] - ci che avvenne a Lanciano in Abruzzo. Secondo la tradizione nell'anno 750, durante una celebrazione eucaristica, il sacerdote che dubitava vide trasformarsi, nelle sue mani, l'ostia grande in carne e il vino in sangue. Da allora la reliquia, di carne e di sangue, conservata nella chiesa di san Francesco. Nel novembre 1970 l'Arcivescovo del luogo chiese un suo esame scientifico. E il 4 marzo 1971 il dottor Edoardo Linoli, professore di anatomia, istologia, di chimica e microscopia clinica, present la sua relazione sulle analisi che aveva fatto (coadiuvato dal professor Ruggero Bertelli dell'Universit di Siena). In essa si leggeva che il Sangue e la Carne del Miracolo eucaristico di Lanciano, sono vero sangue e vera carne, appartengono alla specie umana e per entrambi il gruppo sanguigno AB (lo stesso della Sindone). Dalle ricerche istologiche stato accertato che la Carne si compone di un tessuto mesodermale riconoscibile come cuore, miocardio ed endocardio. Inoltre la diagnosi istologica di miocardio [...] rende poco accettabile l'ipotesi di un "falso" effettuato in antico. Infatti, anche supponendo che fosse stato prelevato il cuore da un cadavere, si deve ritenere che solo una mano esperta di dissezione anatomica avrebbe potuto, e non senza serie difficolt, ottenere da un viscere cavo una "fetta" uniforme e continua, tenendo conto che le prime dissezioni anatomiche si ebbero posteriormente al 1300. Quindi pi di 500 anni dopo il fatto. Ma quando i religiosi si trovarono di fronte quel pezzo di cuore, come era? In che stato? A questo proposito troviamo un passo sconvolgente nella relazione di Linoli: Tenendo presente i fori da chiodo si deve dedurre che il frammento di cuore miracolosamente apparso sull'altare della chiesetta lancianese fosse allo stato vivente, e quindi tendente, per "rigor mortis", alla retrazione concentrica; alla quale si opposero i monaci brasiliani, inchiodando su tavoletta di legno la sezione di cuore; e questo, cos contenuto, si retrasse allora in senso centrifugo, lacerandosi. [508] Alla luce di questi segni si comprende come un padre benedettino possa dire: Chi si nutre dell'Eucaristia immerso nel Suo Corpo. L'Eucaristia l'inizio di una comunione con Lui sia fisica che spirituale, cio totale. Il lavoro della vita far vivere quella Carne e quel Sangue nel proprio sangue e nella propria carne. [509] Ogni cristiano pu dire con san Paolo: Non sono pi io che vivo, ma Cristo vive in me. L'offerta di s unita all'offerta di Ges e partecipa alla salvezza del mondo. Mai la natura umana stata innalzata cos in alto. Mai all'uomo, alle sue sofferenze, alle sue fatiche, al suo lavoro, stato attribuito un valore cos vertiginoso. Divino. Ogni cristiano pu dire anche, con san Paolo: Perci sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che la Chiesa (Col. 1,24). I santi sono cos immedesimati con l'Amato da partecipare fisicamente addirittura alla sua stessa passione, da poter portare, misteriosamente, con lui quella croce che Ges port sulla via dolorosa, quel giorno di duemila anni fa. A beneficio dei loro fratelli. Egli (Ges) si sceglie delle anime scriveva padre Pio nel 1912 e, tra queste, contro ogni mio merito, ha scelto anche la mia per essere aiutato nel grande negozio dell'umana salvezza. E quanto pi queste anime soffrono senza verun conforto, tanto pi si alleggeriscono i dolori del buon Ges. Ancora una volta si possono vedere, toccare con mano, dei segni straordinari che Ges ha dato per provare la verit di tutto questo: le stimmate che alcuni dei suoi portano. E" il caso appunto di padre Pio. [510] Ma non solo lui. Sono tanti gli stimmatizzati. Sessantatue santi e venti beati hanno avuto le stimmate. [511] Anche Marthe Robin a cui, una notte di fine settembre del 1930, Ges apparve chiedendole: Vuoi essere come me?. Al s di Marthe seguirono quei segni della Passione nelle sue carni. Nel 1942 il vescovo di Valence chiese a due famosi medici di visitare Marthe e dare una loro spiegazione. Il dottor Andr Ricard era chirurgo degli Ospedali di Lione e il dottor Jean de Chaume era professore alla Facolt di Medicina, sempre a Lione, nonch primario della Clinica Neuropsichiatrica. I due uomini di scienza visitarono Marthe per un'intera giornata. Alla fine trasmisero al vescovo un rapporto medico giurato dove stava scritto: Non presenta turbe psichiche di rilievo, n segni di affezione clinica; escludiamo la frode, la simulazione e l'origine isterica delle manifestazioni (stigmate, inedia, visioni, estasi); siamo obbligati a Pagina 107

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt riconoscere la nostra impotenza; dichiariamo la presenza di vere stigmate sanguinanti, al di fuori da ogni imbroglio, e preferiamo riconoscere che non vediamo n la causa n il meccanismo in base alle nostre attuali conoscenze e le consideriamo di ordine soprannaturale. \-\ * Che dicono gli intellettuali? Abbiamo visto il caso delle stimmate di padre Pio e di Marthe Robin. Potremmo allargare l'indagine alla vicenda di Gemma Galgani, Teresa Neumann e tanti altri. Un aspetto fa pensare: La stigmatizzazione un fenomeno esclusivamente cattolico. [512] Un altro dei segni straordinari che sono davanti ai nostri occhi e davanti agli occhi della scienza, davanti a mass media e intellettuali. Come diceva sant'Agostino in manibus nostris sunt codices, in oculis nostris fatta, abbiamo fra le mani le testimonianze antiche sulla resurrezione di Ges e davanti agli occhi i fatti con cui si mostra vivo oggi. Ne abbiamo visti molti di segni e miracoli. Compreso il sole vorticante davanti a settantamila persone e davanti ai rappresentanti della stampa. E" stupefacente che la cultura moderna - che pure continua a protestare la sua aderenza alla realt materiale - sia cos evasiva e fuggitiva di fronte a questa plateale realt. Constatabile e studiabile. I cristiani non rimproverano al mondo di essere materialista, ma di non esserlo. [513] Di nascondersi dentro al pregiudizio, nelle astrazioni dell'ideologia. Di non voler vedere, n toccare con mano. I cristiani non rimproverano al mondo di negare Dio, ma di negare la realt. C' una frase di Ges che fa al caso nostro: Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perch sappiate e conosciate che il Padre in me e io nel Padre (Gv. 10,38). Come possibile che Ges continui a operare miracoli cos grandi se morto duemila anni fa? C' forse qualcun altro capace di fare prodigi cos e soprattutto capace di farne ancora di pi dopo la sua morte? L'unica risposta che si sentita balbettare quella secondo cui le guarigioni sarebbero casi inspiegabili che statisticamente possono verificarsi, per cause che ancora la medicina non sa comprendere, ma capir in futuro. Questa risibile obiezione pu valere per le remissioni spontanee di certe malattie che sono chiaramente processi naturali e seguono tempi e modalit naturali. Non vale per i miracoli che hanno tutt'altre caratteristiche, non vale per un fenomeno (oltretutto preannunciato) come il sole che rotea nel cielo di Fatima, non vale per profezie avveratesi come quelle di Rue du Bac [514] o di Fatima [515] o di padre Pio, [516] non vale per fenomeni come le stimmate o - per fare un esempio - per la scrutazione dei cuori e le provate bilocazioni di santi come padre Pio o per la lacrimazione di statue della Madonna, accertate e studiate, come quella di Siracusa [517] o di Civitavecchia. [518] Inoltre - per tornare alle guarigioni - se fosse vera quell'obiezione si dovrebbero poter conoscere casi ancora pi numerosi (perch su masse ancor pi grandi) di guarigioni identiche (guarigioni da malattie mortali, istantanee, totali e definitive) avvenute senza aver nulla a che fare con la Chiesa. Ma dove sono questi casi, sia chiaro, casi accertati, studiati e riconosciuti dalla scienza, come i miracoli cattolici? Dove sono le gambe ricresciute come a Calanda o i tumori scomparsi di colpo o la cecit guarita in un istante? Com' possibile che si verifichino sempre e soltanto in relazione a santuari cattolici, a preghiere e a segni da parte di santi o della Madonna, cio sempre in rapporto a Ges? E" mai possibile si chiedeva Giuseppe Siri che, per una specie di armonia prestabilita, tutte le forze strane di natura si siano date convegno solo nella persona di Cristo o solo dove passava lui, o solo nell'opera che vive nel suo nome, o, comunque, solo l dove c' un riferimento a lui?. Siri trae questa conclusione: La universalit delle leggi, richiesta dall'equilibrio universale, render assolutamente inspiegabile come il fatto miracoloso, mentre accade nelle pi contraddittorie situazioni, sia ristretto - se lo si prende nella sua pura rigorosissima espressione - ad un determinato ambiente storico e cio a quanto direttamente od indirettamente si connette col cristianesimo. [519] E" razionale concludere che questo fatto enorme per cui nella Chiesa il miracolo continua getti la sua luce sui miracoli di Cristo narrati dai Vangeli e sulla sua resurrezione. Confermandoli clamorosamente. Le tracce di Ges vivo dunque sono certe e tangibili. E hanno un volto concreto, quello della Chiesa, quello dei suoi amici, un volto umano, ma che misteriosamente fa intravedere il suo volto e la sua presenza. Un conforto immenso e dolce, per chi ha la semplicit e la Pagina 108

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt povert di riconoscersi amato e soccorso. \-\ * Un quinto vangelo sconosciuto Infine Ges, ai giorni nostri, ci parla e anche si pronuncia sui grandi fatti o le situazioni della nostra storia: attraverso la sua Chiesa. Ma ad alcuni dei suoi, particolarmente vicini a lui, Ges continua a mostrarsi visibilmente per parlare personalmente a tutti. Si potrebbero raccogliere le cose che egli ha detto a questi mistici moderni compilando quasi un quinto evangelo. [520] E" da studiare la prima delle apparizioni moderne di Ges (con il termine moderne intendo parlare di apparizioni che hanno una connotazione profetica, che tramite il mistico sono rivolte a tutti, soprattutto in vista di eventi che devono accadere o situazioni che si stanno vivendo). Dunque il primo caso che voglio considerare riguarda suor Margherita Maria Alacoque che dal 1673 (aveva 27 anni) fino al 1690, nella Chapelle de la Visitation del suo monastero a Paray- le- Monial, in Francia, ebbe una serie di importanti apparizioni di Ges da cui scaturita la moderna devozione della Chiesa al suo Sacro Cuore. [521] Quello delle apparizioni di Paray- le- Monial, il tardo XVII secolo, il tempo in cui, nella cristianit francese, sta pericolosamente allargandosi l'eresia giansenista e siamo anche in pieno assolutismo, quel sistema autocratico che torna quasi a divinizzare lo Stato e il sovrano (come nell'antichit), un sistema che sta portando la Francia - mancano solo cento anni - a quella Rivoluzione francese che segner l'inizio della guerra sanguinaria alla Chiesa, l'inizio delle moderne persecuzioni totalitarie contro la Chiesa. E anche l'inizio dei grandi stermini. Al cupo rigorismo giansenista, che pensava la predestinazione in termini quasi calvinisti e induceva a disperare della propria salvezza, rappresentando Dio come un giudice implacabile, Ges risponde a Paray- le- Monial mostrando tutta l'infinita misericordia e la tenerezza del suo Cuore. Nella prima apparizione, quella del 27 dicembre 1673 - festa di san Giovanni evangelista - Margherita pot, come quell'apostolo, appoggiare la testa al petto di Ges che le svel i segreti inesplicabili del suo Sacro Cuore. Margherita stava pregando davanti al santissimo Sacramento quando il Divin Cuore mi fu presentato come in un trono di fiamme [...] era circondato da una corona di spine [...] e sormontato da una croce. E mi fece vedere come l'ardente desiderio di essere amato dagli uomini e di ritrarli dalla via della perdizione, dove Satana li precipita in molti, gli aveva fatto concepire questo disegno di manifestare il suo Cuore agli uomini, con tutti i tesori di amore, di misericordie, di grazie che esso conteneva. E chiedeva di essere onorato sotto la figura di questo Cuore di carne. Ges le disse: Il mio Cuore divino cos appassionato d'amore per gli uomini, e per te in modo speciale, che, non potendo pi contenere in s le fiamme della sua carit ardente, sente il bisogno di spargerle per tuo mezzo e manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprir [...] per ritrarli dal precipizio della perdizione. Il 2 luglio 1674 avvenne la seconda apparizione. Il Sacro Cuore era un sole brillantissimo. Poi Ges, con le sue piaghe sfolgoranti, le disse: Sono tormentato dalla sete che gli uomini mi onorino nel Santissimo Sacramento, ma non si trova quasi nessun mortale che tenti di estinguere la mia sete e di rispondere al mio amore [...]. Questo mi fa soffrire pi di tutto ci che ho sofferto nella mia Passione, mentre se, in cambio, mi rendessero almeno un po'"di amore, stimerei poco ci che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, fare ancora di pi. Invece non ho dagli uomini che freddezza e ripulse alle mie infinite premure. Bisogna comprendere queste parole in una maniera non banale e superficiale. Ci accostiamo a un mistero insondabile, dove tutte le parole sono insufficienti e dove la mente umana brancola. L"implorazione di Ges il grido del potente che tende la mano per salvare dei disgraziati che stanno per essere inghiottiti dalle sabbie mobili e stanno per sprofondare nell'orrore. E" il grido del re che implora il disperato di afferrare la sua mano potente. N le nostre capacit, n la nostra volont, n la Legge potevano salvarci, perch la nostra natura incapace di tutto. Solo Dio in persona. E si fatto uomo per questo. Ma perch allora chiede l'amore degli uomini? L'amore significa afferrare quella mano forte. Ed la cosa pi facile. E" impossibile per l'uomo non stupirsi di Ges, non commuoversi, non volergli bene. E" impossibile non esserne attratto. Gli basta assecondare il suo cuore. Ed questo dunque lo strumento scelto Pagina 109

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt per salvarli. Cosicch l'uomo non deve fare niente, se non seguire quello stupore, quell'affezione che sente per lui. L'unico ostacolo alla salvezza il nostro farci violenza, l'impedire alla nostra umanit che attratta da Ges di farsi afferrare da lui. Questo il senso del grido di Ges. Ges, attraverso Margherita, volle sottoscrivere unilateralmente l'impegno a ricoprire di tesori chi si fosse abbandonato all'amore del suo Sacro Cuore. E formul dodici commoventi promesse. Nella terza apparizione, quella del 1675, mostrando a Margherita il suo Cuore luminoso, dice queste parole: Ecco il Cuore che ha tanto amato gli uomini, che non ha risparmiato nulla fino ad esaurirsi e a consumarsi per testimoniare loro il suo amore. E invece di riconoscenza non riceve dai pi che ingratitudine per le irriverenze e i sacrilegi per la freddezza e il disprezzo che hanno per me in questo sacramento di amore. Ges chiede riparazione e amore. Infine nel 1689, esattamente cento anni prima dello scoppio della Rivoluzione, consegna a Margherita un appello da far arrivare al re di Francia. E" l'ancora di salvezza per salvare la Francia e l'Europa. Ma queste richieste non furono ascoltate da Luigi XIV. E cento anni dopo la Francia fu stravolta dalla Rivoluzione, che abbatt la monarchia. La figlia primogenita della Chiesa divenne il regime del terrore anticristiano e tutta l'Europa ne pag le conseguenze materiali e spirituali. Inizi l'epoca nera delle ideologie. Dal fondo della prigione rivoluzionaria, nel 1792, re Luigi XVI si ricord di quelle richieste e pens di dar loro compimento, ma troppo tardi. Il 21 luglio 1793 fu ghigliottinato. Questa tragica vicenda fu ricordata dallo stesso Ges a suor Lucia (di Fatima), nell'agosto 1931, quando le apparve per chiedere la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria e per ammonire gli ecclesiastici ad ascoltarlo. [522] Ci sono alcune altre cose che Ges disse a Margherita, che fanno riflettere: Se crederai, vedrai il potere del mio Cuore; Non temere, regner malgrado i miei nemici. Ma interessante sottolineare che molti anni dopo Ges torner a confidare a un'altra anima la sua sete divorante. E" il 10 settembre 1946. Una suora di 36 anni, d'origine albanese, che vive missionaria in India, Madre Teresa delle Suore di Loreto, quel giorno, sorpresa, stupita, riceve una locuzione interiore di Ges che le chiede addirittura di lasciare il suo ordine, dedito all'educazione scolastica dei giovani di buona famiglia, e di seguirlo nei bassifondi per servirLo nei pi poveri tra i poveri. [523] Per mesi si ripetono altri appelli accorati di Ges. Le sussurra: Sei diventata mia sposa per amore mio, per me sei giunta in India. La sete che avevi di anime ti ha portato cos lontano... Hai paura di compiere un altro passo per il tuo Sposo, per me, per le anime? [...]. Voglio missionarie indiane. Suore della Carit, che siano il mio fuoco d'amore fra i pi poveri, gli ammalati, i moribondi, i bambini di strada. Sono i poveri che devi condurre a me e le sorelle che offrissero la loro vita come vittime del mio amore porterebbero a me queste anime. Rifiuterai?. [524 E ancora: Hai sempre detto: fai di me ci che ti piace. Ora voglio agire, lasciamelo fare, mia piccola sposa, piccola mia. Non temere. Sar sempre con te. Tu soffrirai e gi ora soffri, ma se sei la mia piccola sposa, la sposa di Ges crocifisso, dovrai sopportare questi tormenti nel tuo cuore. Lasciami agire. Non rifiutarmi. Fidati di Me con amore, fidati ciecamente di Me. Piccola mia, dammi anime, le anime dei poveri bambini di strada. Quanto fa male, se solo sapessi, vedere questi bambini, insudiciati dal peccato. Anelo alla purezza del loro amore. Se solo rispondessi alla mia chiamata e conducessi a me queste anime, strappandole dalle grinfie del maligno! Se solo sapessi quanti piccoli cadono nel peccato ogni giorno! Ci sono conventi con un gran numero di suore che si prendono cura di persone ricche e capaci, ma per i miei pi poveri non c' assolutamente nessuno. Sono loro che desidero ardentemente, sono loro che amo... Rifiuterai?. [525] Pochi anni prima Ges si era rivelato quasi quotidianamente a una giovane ragazza polacca, Elena Kowalska, diventata suor Faustina e morta a Cracovia, nel 1938, all'et di 33 anni. E" stato Karol Wojtyla, prima da vescovo e poi da papa, a far conoscere la grandezza delle rivelazioni della Divina Misericordia a suor Faustina nel cuore del Novecento degli orrori. E" il papa polacco che ha poi canonizzato, nel 2000, la religiosa. Ecco dunque le parole di Ges alla sua prescelta: Sono tre volte santo e ho orrore del pi piccolo peccato. Non posso amare un'anima macchiata dal peccato, ma quando essa si pente la mia generosit verso di lei illimitata. La mia Misericordia l'abbraccia e la perdona. Con la mia Misericordia inseguo i peccatori su tutte le loro strade e il mio Cuore felice quando essi ritornano da me. D ai peccatori che nessuno sfuggir Pagina 110

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt alle mie mani. Se fuggono davanti al mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della mia giustizia. D ai peccatori che li attendo sempre, sto in ascolto del battito del loro cuore per sapere quando batter per me. Scrivi che parlo loro con i rimorsi di coscienza, con gli insuccessi e le sofferenze, con le tempeste ed i fulmini; parlo con la voce della Chiesa e, se rendono vane le mie grazie, comincio ad adirarmi contro di essi, abbandonandoli a se stessi e d loro quello che desiderano. Ed ancora: Desidero che i miei Sacerdoti annunzino questa mia grande misericordia per le anime peccatrici. Il peccatore non tema di avvicinarsi a Me. Anche se l'anima fosse come un cadavere in piena putrefazione, se umanamente non ci fosse pi rimedio, non cos davanti a Dio. Le fiamme della misericordia mi consumano, desidero effonderla sulle anime degli uomini. Io sono tutto amore e misericordia. Un'anima che ha fiducia in Me felice, perch Io stesso mi prendo cura di lei. Nessun peccatore, fosse pure un abisso di abiezione, mai esaurir la mia misericordia, poich pi vi si attinge pi aumenta. Quanto dolorosamente mi ferisce la mancanza di fiducia nella mia bont! [...] Anche se i suoi peccati fossero neri come la notte, rivolgendosi alla mia misericordia, il peccatore mi glorifica e onora la mia Passione. Nell'ora della sua morte Io lo difender come la stessa mia gloria. Quando un'anima esalta la mia bont, Satana trema davanti ad essa e fugge fin nel profondo dell'inferno. Se non credete alle Mie parole, credete almeno alle Mie piaghe! \-\ Epilogo dell'indagine Chi conosce Te, conosce s Sant'Agostino Verr il giorno in cui gli uomini non potranno pronunciare il nome di Ges senza piangere G. Bernanos Primo pensiero Pur poveri peccatori, come tutti e peggio di tutti, i cristiani sono coloro che dicono con A. J. Mohler: Io penso di non poter pi vivere se non Lo sentissi pi parlare. Aveva ragione Karl Barth a rovesciare il motto cartesiano: Cogitor ergo sum. Sono pensato, dunque esisto. Sono stato voluto, sono amato, sono perdonato: dunque sono. Secondo pensiero Un giorno chiesero a Jean Paul Sartre di Ges, del cristianesimo. Rispose: Che Cristo morto per me, proprio per me? Troppo bello per essere vero. Troppo bello per essere vero? In effetti una cosa dell'altro mondo (letteralmente), ma perch non accettare l'invito vieni e vedi? Perch non verificare? Perch non cercare di capire, non toccare con mano? Secondo Luigi Pozzoli per Sartre e Simone de Beauvoir il silenzio su Ges il risultato di una rimozione che appare volontaria e che si rovescia in una furtiva inesausta presenza. [526] La rimozione di Ges in genere superficiale, banale. Pregiudiziale. Come se non si riuscisse a guardarlo in faccia davvero. Infatti, in genere, una rimozione di se stessi. Si fugge dal suo sguardo per sfuggire a se stessi, al proprio cuore che ne sente il fascino. Ma la vita un istante e tutto, proprio tutto, passa. Un brevissimo flash affacciato sull'eternit e ogni attimo potrebbe spalancarcela davanti. La sola cosa che resta, che non passa, quel faccia a faccia con Ges. Se si rifiuta il suo sguardo di Misericordia sulla terra, si incontrer la Giustizia. Ci giochiamo noi stessi: questa la posta in gioco. La pi alta. Abbiamo solo poco tempo e tutto sar definitivo. La Felicit per sempre oppure sentirsi dire da Ges giudice quelle terrificanti parole: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno... (Mt. 25,41). Il Paradiso e l'Inferno cominciano quaggi. La vita pu essere la bella avventura della salvezza, che stare davanti al suo sguardo. O pu essere la nausea, lontani da lui. Senza di lui la vita una passione inutile (Sartre). Senza di lui non esistono amori felici (Aragon). Senza di lui la vita una favola crudele raccontata da un ubriaco in una notte di follia (Shakespeare). Oggi la gente vive nel benessere senza gioia. In fondo a una lunga sfilata di bollette della luce, del telefono e del gas, non intravede altro che il conto delle Onoranze funebri (Bruce Marshall). Eppure scoprire Pagina 111

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt il senso della vita pi importante perfino del pane. Narcotizzati come siamo nel nostro surrealismo di massa non si avverte l'urgenza della scelta. E cos l'esistenza quotidiana sprofonda nel tedio. Lo notava gi Bernanos: Il mondo divorato dalla noia. Bisogna rifletterci sopra, non si sente subito. E" una specie di polvere. Andate e venite senza vederla. La respirate, la mangiate, questa noia, la bevete. E" cos tenue, cos sottile che sotto i denti nemmeno si avverte. Eppure se voi sostate un momento, vi copre subito il volto e le mani. Perci dovete agitarvi senza sosta, per scuotere questa pioggia impalpabile di cenere. E" solo per questo che il mondo s'agita molto. E" per questo che ci si accalora e ci si scanna per cose senza senso o valore o addirittura per cause indegne o per mero interesse. Ma sono tutte distrazioni. Per fare i conti davvero, fino in fondo, con il caso Ges, con il suo invito vieni e vedi, forse alla fine bisogna guardare sinceramente se stessi, la propria vita, il dramma dell'umanit e gli immensi desideri del nostro cuore, la nostra sete di felicit e di giustizia. Il filosofo Ludwig Wittgenstein ha scritto: Posso rifiutare tranquillamente la soluzione cristiana al problema della vita (redenzione, resurrezione, giudizio, cielo, inferno); tuttavia con questo non si risolve il problema della mia vita, perch io non sono n buono n felice. Non sono redento [...]. Tu hai bisogno di redenzione, altrimenti sei perduto. [527] La vita stessa ce lo dice. Prima o poi viene il momento della verit. Quando cadono tutte le maschere e tutti gli alibi. Maurice Clavel, famoso intellettuale parigino, con Camus nella Resistenza e nel giornale clandestino Combat, dopo il Sessantotto tra i fondatori di Liberation, padre nobile dei nouveax philosophes, si convert al cattolicesimo quando il pensiero non ce l'ha pi fatta e le cose scritte avevano perso ogni consistenza, perch, disse, a partire dal mio niente che Dio si pu manifestare. Aggiunse che alla fine, come confid Claudel: Bisogna essere capaci di infilarsi nel confessionale. Perch siamo peccatori. [528] E questo perdono, quel suo sguardo di infinita Misericordia, fa rinascere: l'impero della Grazia, l'unico, vero regno di Dio. Ed bellissimo e durevole. Non difficile. Il regno dei cieli diceva Giussani frutto della libert [...], non qualcosa di drammatico o di eroico; una cosa semplice: "Aiutami, Signore!". [529] \-\ Indice Prologo. Il caso Flew, Einstein e Ges 9 Chi Ges di Nazaret? 25 Indagine su Ges 77 Lo sconvolgente identikit che lo precedette 137 Indagine sulla notizia: davvero risorto 255 Epilogo dell'indagine 343 --Finito di stampare nel mese di novembre 2008 presso il Nuovo Istituto Italiano d'Arti Grafiche - Bergamo Printed in Italy \-\ Note 1: Jean Jacque Rousseau scrive: A quali occhi non prevenuti l'ordine sensibile dell'universo non annuncia una suprema intelligenza?... Perch dunque la natura si alla fine prescritta leggi alle quali da principio non si era sottomessa?... Se si venisse a dirmi che caratteri di stampa, fatti a caso, hanno dato l'Eneide, gi composta, non mi degnerei di fare un passo per verificare la menzogna... Credo dunque che il mondo governato da una volont potente e saggia... Questo essere che vuole e pu, questo essere attivo in se stesso, questo essere infine, qualunque esso sia, che muove l'universo e ordina le cose, io lo chiamo Dio. (Emilio). 2: Antony Flew (with Roy Abraham Varghese), There is a Gocd, HarperOne 2007, p. 93. 3: Ivi, p. 1. 4: Il libro di Antony Flew far infuriare quanti presumono (erroneamente) che la scienza dimostri che Dio non esiste. Flew un celebre filosofo le cui convinzioni sono state cambiate dalla forza degli argomenti relativi al senso delle scoperte scientifiche. Questa affascinante e personale retrospettiva sul pellegrinaggio filosofico di Flew mostra che rischioso per un ateo riflettere Pagina 112

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt troppo profondamente attorno al proprio grande impegno di studio sulla religione. Pu darsi che (alla fine) non ne sia pi convinto, Ian H. Hutchinson, Professor and Head of the Department of Nuclear Science and Engineering, MIT. 5: La Chiesa ha sempre affermato che la semplice ragione di ogni uomo in grado di conoscere con certezza che Dio esiste. Non serve la fede cristiana (che ha un altro contenuto), basta l'intelligenza. Infatti Aristotele, fin dall'antichit, solo per via logico- scientifica arriv a dedurre con certezza, dalla conoscenza della natura, l'esistenza di Dio. Oggi queste prove logiche e scientifiche sono ancor pi certe ed evidenti che nei secoli passati. La Chiesa ha sempre affermato questa capacit del lume naturale della ragione. Nella Costituzione dogmatica Dei Filius (2 canone) del Concilio Vaticano I, si dichiara solennemente: Se qualcuno dir che l'unico vero Dio, nostro Creatore e Signore, non pu essere conosciuto con certezza dal lume naturale della ragione umana, attraverso le cose che da Lui sono state fatte: sia anatema (Vedi anche Pio X, Pascendi Dominici Edizioni Cantagalli 2007 pp. 4950). E" curioso che i detrattori della ragione siano oggi dei laici che si dicono razionalisti. E" la Chiesa a esaltare le capacit e le possibilit della ragione e, curiosamente, sono loro a diminuirle. Il caso Flew conferma quanto afferma la Chiesa, ovvero che la ragione da sola in grado di conoscere l'esistenza di Dio. 6: L"ateismo che ancora oggi dichiarano molti intellettuali e politici sembra essere l'ultima delle macerie delle antiche ideologie (marxista o positivista), che molti hanno abbandonato, ma senza avere il coraggio di un riesame critico. Lo spiegava benissimo Gianni Vattimo gi nel 2002: Il silenzio della filosofia su Dio sembra oggi privo di ragioni filosoficamente rilevanti. Nella massima parte i filosofi non parlano di Dio, o anzi si considerano esplicitamente atei o irreligiosi, per pura abitudine, quasi per una sorta di inerzia. Il fatto che con il tramonto dei grandi metaracconti [...] sono venute meno anche tutte le ragioni forti dell'ateismo filosofico, quindi con la caduta delle ragioni filosofiche dell'ateismo... la filosofia dovrebbe cominciare a fare i conti (Gianni Vattimo, Dopo la cristianit, Garzanti 2002, pp. 92-93). Contrariamente a ci che si pensa, l'ateismo fra gli scienziati non affatto dominante. Al contrario. Era cos anche al tempo dei filosofi dell'Illuminismo. 7: Francis S. Collins l'autore del best- seller The Language of God (Sperling&Kupfer 2007). 8: Ge Gerald L. Schroeder, un autore che citeremo pi avanti, una sorprendente figura di scienziato. Fisico uscito dal Massachusetts Institute of Technology e raffinato teologo ebreo, ha saputo coniugare queste due diverse formazioni con una originale indagine sulla concordanza fra la formazione dell'universo e della vita e il racconto della Genesi. 9: In Tracce, marzo 1997, p. 51. 10: Stephen Hawking, Dal Big Bang ai buchi neri, Rizzoli 1988, p. 144. 11: Ivi, p. 147. 12: Ivi, p. 149. 13: Gerald L. Schroeder, Genesi e Big Bang, Interno giallo 1991, p. 152. 14: Ivi, p. 159. 15: Ivi, pp. 157-158. 16: Ivi, p. 161. 17: Jean Guitton, Igor Bogdanov e Grichka Bogdanov, Dio e la scienza, Bompiani 1992, p. 44. 18: Eugenio Corti e Giancarlo Cavalieri, Scienza e fede, Mimep Docete 1995, p. 13. Corti e Cavalieri riportano le affermazioni del professor Bucci del Campus Biomedico Universitario di Roma al congresso internazionale su La probabilit nelle scienze. 19: Owen Gingerich, Cercando Dio nell'universo, Lindau 2007, p. 39. 20: Michael J. Behe, professore di biochimica presso la Lehigh University di Bethlehem (Pennsylvania), autore del best- seller Darwin's Black Box: The Biochemical Challenge To Evolution (The free Press 2003), spiega: Fin dalla sua scoperta (del Dna) i chimici hanno dichiarato esplicitamente che le informazioni contenute nel codice genetico non sono materia o energia, ma qualcos'altro. Il Dna contiene informazioni che trascendono le sue propriet chimiche o fisiche. Le parti del Dna, chiamate nucleotidi, sono disposte in Pagina 113

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt una stringa. Cos come una serie di lettere in una parola, una frase o un paragrafo, queste contengono informazioni intelligenti che indicano alla cellula come formarsi. Pertanto se le informazioni non sono n materia n energia diciamo che esista qualcos'altro nel Dna ovvero la componente dell'intelligenza (intervista a La Buona Notizia, anno XI, n. 3, settembredicembre 2006, pp. 7-8). 21: In Giovanni Martinetti, Ragioni per credere oggi, Elle Di Ci 1991, p. 29. 22: In Antony Flew, There is a God, cit. p. 99. 23: Ivi, p. 102. 24: Ivi, p. XXIV. 25: pp. 102-103. 26: E" stato lo stesso papa Benedetto XVI, nel celebre discorso di Ratisbona, ad affermare che Dio nell'opera della creazione si legato al Logos, alla razionalit: La convinzione che agire contro la ragione sia in contraddizione con la natura di Dio, soltanto un pensiero greco o vale sempre e per se stesso? Io penso che in questo punto si manifesti la profonda concordanza tra ci che greco nel senso migliore e ci che fede in Dio sul fondamento della Bibbia. Modificando il primo versetto del Libro della Genesi, Giovanni ha iniziato il prologo del suo Vangelo con le parole: "In principio era il Logos". E" questa proprio la stessa parola che usa l'imperatore: Dio agisce con logos. Logos significa insieme ragione e parola - una ragione che creatrice e capace di comunicarsi ma, appunto, come ragione. Giovanni con ci ci ha donato la parola conclusiva sul concetto biblico di Dio, la parola in cui tutte le vie spesso faticose e tortuose della fede biblica raggiungono la loro meta, trovano la loro sintesi. In principio era il logos, e il logos Dio, ci dice l'evangelista. 27: Antony Flew, There is a God, cit., p. 157. 28: Ivi, p. 157. 29: In Andrea Tornielli, Inchiesta su Ges Bambino, Gribaudi 2005, p. 15. 30: In Angelo Amato, Ges il Signore, EDB 2003, p. 85. Perfino Bertrand Russell, in Perch non sono cristiano (Tea 2008), pur attaccando a tutto campo la Chiesa e il cristianesimo non arriva a mettere in discussione la storicit di Ges e si limita a lanciare una banale insinuazione in forma impersonale (non si sa nulla di lui, e si arriva anche a dubitare de de de de de de de della sua esistenza, p. 22) non potendo affermarlo esplicitamente per evitare di dover fornire seri argomenti. Oltretutto non esita a dichiarare, contraddicendosi, che Cristo per me stato un uomo eccezionale (p. 16). Affermazione che in palese contrasto con la precedente. A suo rimorchio va Piergiorgio Odifreddi nel pamphlet Perch non possiamo essere cristiani (Longanesi 2007), dove parla del Cristianesimo come una religione per letterali cretini, aggiungendo che il Cristianesimo indegno della razionalit e dell'intelligenza dell'uomo (p. 10). Ciononostante perfino Odifreddi, che pure scrive tante cose palesemente assurde e storicamente infondate, dichiara: Il che, naturalmente, non significa che egli (Ges) non sia esistito (p. 90). 31: Forse per questo Renan, che pure stato un appassionato demolitore dei Vangeli, sente addirittura il bisogno di negare che Strauss abbia mai negato l'esistenza di Ges... ogni pagina del suo libro ne implica l'esistenza (Introduzione a Vita di Ges, Bur 1992, p. 62). 32: Piero Martinetti, Ges Cristo e il cristianesimo, Il Saggiatore 1964, p. 97. 33: Enrico Zoffoli, Cristianesimo. Corso di teologia cattolica, Edizioni Segno 1994, p. 60. 34: Riccardo Calimani, Ges ebreo, Mondadori 1998, p. 133. 35: Ivi, p. 175. 36: Ren Girard, Vedo Satana cadere come la folgore, Adelphi 2001, p. 164. 37: Antony Flew, There is a God cit. p. 213. 38: In Karl Adam, Ges il Cristo, Morcelliana 1995, p. 103. 39: Ernest Renan, Vita di Ges, cit., p. 105. 40: Ivi, pp. 410-411. 41: Giovanni Papini, Storia di Cristo, Vallecchi 1921, pp. 1-2. 42: In Vittorio Messori, Ipotesi su Ges, Sei 1976, p. 91. 43: J. J. Rousseau, Emilio, La Scuola 1967, pp. 325-326, (La professione di fede del vicario savoiardo). 44: Karl Marx, Sulla religione, (a cura di Luciano Parinetto), Sapere edizioni 1972, p. 93. Pagina 114

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 45: Luigi Pozzoli, Immagini di Dio nel Novecento, Paoline 1999, p. 37. 46: Fedor Dostoevskij, Epistolario, Edizioni scientifiche italiane 1951, vol. I, p. 169. 47: In Jos L. M. Descalzo, Ges di Nazaret, Dehoniane 1998, p. 25. 48: In Luigi Santucci, Scrittori. Incontri e scontri con Cristo, Avvenire, 17.2.2008, pp. 4-5. 49: Jack Kerouac, Un mondo battuto dal vento, Mondadori 2006, p. 62. 50: Pier Paolo Pasolini, L'alba meridionale, in Le poesie, Garzanti 1975, p. 505. 51: Luigi Pozzoli, Immagini di Dio nel Novecento, cit., p. 59. 52: Ivi, p. 34. 53: Ivi, p. 43. 54: In Michele Brambilla, Gente che cerca, Ancora 2002, p. 26. 55: Umberto Eco, Cinque scritti morali, Bompiani 1997, p. 90-91. 56: Gustav Janouch, Conversazioni con Kafka, Guanda 1991, p. 193. 57: In Jos L. M. Descalzo, Ges di Nazaret, cit., p. 13. 58: In Luigi Pozzoli, Immagini di Dio nel Novecento, cit. pp. 60-61. 59: Dice san Bernardo di Chiaravalle: Il Dio invisibile ha voluto mostrarsi nella carne e vivere come un uomo, perch le creature carnali non potevano amare se non nella carne. Solo cos potevano essere condotte verso l'amore salvifico della Sua Persona: in questo modo Cristo li aveva liberati da ogni amore carnale, soltanto con la grazia della Sua presenza carnale. 60: Questo inno attribuito a san Bernardo di Chiaravalle: [la traduzione di ogni frase sulla colonna di destra.] Jesu, dulcis memoria Ges, dolce memoria dans vera cordis gaudia, che dai la vera gioia al cuore, sed super mel et omnia, pi del miele e di ogni cosa eius dulcis praesentia. la sua presenza dolce. Nil canitur suavius, Nulla si canta di pi soave, nil au diturjucundius, nulla si ascolta di pi giocondo, nil cogitatur dulcius, nulla si pensa di pi dolce quam Jesus Dei Filius, che Ges, Figlio di Dio. Jesu, spes pa pa paenitentibus, Ges, speranza ai penitenti, quam pius es petentibus, quanto pio sei a chi ti prega, quam bonus te qe quaerentibus, quanto buono sei a chi ti cerca, sed quid inveniantibus? ma che cosa sei per chi ti trova? Nec lingua valer dicere, N la lingua basta a dire, nec littera exprimere, n lo scritto pu esprimere, expertus potest credere solo chi prova, pu credere quid sit Jesum diligere. che cosa sia amare Ges. Sis, Jesu, nostrum gaudium ii, Ges, la nostra gioia, qui es fiturus praemium, Tu che sarai il nostro premio, sit nostra in Te gloria sia in Te la nostra gloria per cuncta semper saecula. per i secoli eterni. 61: Ernest Renan, Vita di Ges, cit., p. 105. 62: Boris Pasternak, Il Dottor Zivago, Feltrinelli 1976, pp. 12-13. 63: Gilbert K. Chesterton, San Francesco d'Assisi, Lindau 2008, p. 31. 64: Ecco la situazione di Roma, patria del diritto, all'arrivo del cristianesimo descritta da Gustave Bardy: All'ultimo posto della societ e, almeno in certi casi, pi vicini agli animali che all'uomo, ci sono gli schiavi. Essi non sono persone, ma cose, beni di propriet che si acquistano e si vendono, che si utilizzano a discrezione e da cui ci si separe una volta che si cessa di averne bisogno. La pratica potr essere di benevolenza, ma, fino agli Antonimi, la teoria resta quella: la legge non riconosce agli schiavi alcun diritto civile o religioso. Cos come lo schiavo non autorizzato a fondare una famiglia, altrettanto impedito dall'accedere ai culti nazionali, in La conversione al cristianesimo nei primi secoli, Jaca Book 2002, pp. 19-20. 65: Dopo la scoperta dell'America si pose di nuovo il problema della schiavit e il 2 giugno 1537 papa Paolo II emana la memorabile Bolla Sublimis Deus (o anche Veritatis Ipsa) con la quale spazza via tutti gli appetiti schiavistici sulle popolazioni del Nuovo Mondo, proclamando che Indios veros homines esse. Per renderli schiavi e razziare i loro beni, si adduceva l'idea che fossero dei selvaggi, non veri esseri umani, e si portava come prova il fatto che non avevano la fede cristiana. Il papa risponde definendo i portatori di questi potenti interessi addirittura manutengoli di Satana, desiderosi di soddisfare la loro avidit, e costringere gli indios occidentali e meridionali Pagina 115

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt e altri popoli, che ci sono venuti a conoscenza in questi ultimi tempi, a servirli come fossero animali bruti, sotto il pretesto che non hanno la fede. Noi che, seppure indegnamente, facciamo le veci dello stesso nostro Signore in terra e che cerchiamo con ogni sforzo di portare allo stesso ovile le pecore del suo gregge a noi affidate che sono fuori di questo ovile, vedendo che gli stessi indios, in quanto veri uomini, non solo sono capaci di ricevere la fede cristiana, ma come ci stato riferito, accorono con entusiasmo ad accettarla, abbiamo deciso di prendere dei provvedimenti adeguati. Con l'autorit apostolica e attraverso questo documento stabiliamo e dichiariamo che i predetti indios, e tutti gli altri popoli che in futuro verranno scoperti dai cristiani, anche se non sono cristiani, non si possono privare della libert e del dominio della loro propriet, e che lecito ad essi godere della loro libert e dei loro beni e acquisirne, n che si debbono ridurre in schiavit. Se qualche cosa sar stata fatta in contrario la dichiariamo nulla e invalida alla detta fede di Cristo. Certo, nel corso dei secoli le turpitudini si continueranno a perpetrare e anche uomini di Chiesa assumeranno atteggiamenti e formuleranno posizioni contrapposte a questo pronunciamento solenne del magistero, tuttavia sempre questo sar fatto in contrapposizione all'insgenamento del Vangelo e sotto il giudizio di condanna. 66: Vedi Leon Poliakoakoakoakov, Il mito ariano, Editori Riuniti 1999. 67: In Jos L. M. Descalzo, Ges di Nazaret, cit., pp. 25-26. 68: I Vangeli si riveleranno da s come potenza universale di rivelazione scrive Girard. Demitizzano e distruggono i meccanismi della persecuzione e della colpevolizzazione della vittima. Girard ha mostrato come tutte le civilt precristiane si fondavano sul rito sacrificale del capro espiatorio e sulla pratica cultuale o culturale dei sacrifici umani (letteralmente, nelle religioni pagane, e come meccanismo sociale e politico per esempio nello schiavismo o nella pratica della guerra). Tutto questo stato spazzato via e che lo si sappia o no, responsabili di questo crollo sono i Vangeli, Ren Girard, Il capro espiatorio, Adelphi 1999, pp. 164-165. 69: Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, Cantagalli 2007, p. 14, p. 75 e ss. e p. 161. [non mi convince la sigla ss. ma ho fatto controllare il libro ed stampato cos.] 70: Ivi, pp. 36-37. 71: Rodney Stark, La vittoria della ragione, Lindau 2006, pp. 51-62. 72: Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, cit., p. 41. 73: Ivi, p. 39. 74: Ivi, p. 40. 75: Franco Rodano, Lettere dalla Valnerina, La Locusta 1986. Questa intuizione ripresa e valorizzata dal filosofo marxista Mario Tronti nel saggio su Rivista Trimestrale n. 3-4/87. 76: Jean Leclercq, Cultura umanistica e desiderio di Dio, Sansoni 1983, p. 77. 77: Come ha spiegato Ren Girard anticamente si conosceva la solidariet familiare, di trib, di etnia, di connazionalit, ma che dovesse essere soccorso il sofferente in quanto uomo, anche se straniero e sconosciuto, una rivoluzione morale e culturale portata dal cristianesimo. Scrive lo storico della medicina Adalberto Pazzini: Ancora nelle ambasce create dalle persecuzioni, il Cristianesimo mise in atto quel che pu essere definito il maggior comandamento "sociale" della nuova religione, e cio la carit e l'amor del prossimo, concetti assai vaghi (se pur esistevano) per l'innanzi. Questo amor di prossimo, giusta la parabola evangelica detta del "Buon Samaritano", si esplic in una organizzazione che la primitiva Ecclesia istitu in favore dei sofferenti e, principalmente, degli ammalati. Ad essa conseguente il concetto di "ospedale" come luogo in cui, per solo e unico spirito di carit, si ospitavano e si curavano i malati cui mancasse ogni possibilit di risorsa. Xenodochi furono chiamati questi ospizi, parola la cui etimologia significa "ricovero per stranieri" (pellegrini), ma che assunse, poi, significato vero e proprio di ospedale. Pie persone e Santi si resero esecutori del comandamento evangelico, quando ancora infierivano le persecuzioni. Secondo la tradizione, il Papa s. Cleto, nell'anno 80, trasform la propria casa in ospizio, e ugualmente avrebbe fatto s. Agnese al principio del IV secolo, nella sua casa sulla Nomentana (Adalberto Pazzini, Storia dell'arte sanitaria dalle origini a oggi, Edizioni Minerva Medica 1973, pp. 370-372). Woods aggiunge: Gi nel IV Pagina 116

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt secolo la Chiesa inizi a promuovere la creazine di ospedali su larga scala, al punto che quasi ogni citt principale si trov ad averne uno (Come la ChiesaCattolica ha costruito la civilt occidentale, cit. p. 184). 78: Tutto nasce in modo spontaneo, non da progetti sociali o politici, ma solo dalla carit, dal comandamento di Ges di amare il prossimo come se stessi e di amare perfino i nemici. Fin dagli inizi questa novit fu - anche dal punto di vista sociale - un ciclone imprevisto. Rodney Stark, nel volume The Rise of Christianity (HarperCollins 1997) dimostra che uno dei fattori decisivi della diffusione del cristianesimo nei primi anni fu queluelueluelueluell'inedito prendersi cura di poveri, senzatetto, vecchi, malati, abbandonati, vedove, orfani. Da sempre costoro avevano dovuto affrontare da soli la crudelt del mondo e le prove dell'esistenza, ma quando irruppe il cristianesimo la sua superiore capacit di affrontare questi problemi cronici divent presto evidente e gioc un grande ruolo nel suo definitivo trionfo (p. 162). 79: Nota Gimpel che il Medioevo introdusse in Europa le macchine in una misura fino ad allora sconosciuta anche ad altre civilt. E furono i monaci, come spiega un altro storico, gli esperti e non pagati consiglieri tecnici del terzo mondo del loro tempo, vale a dire l'Europa, dopo l'invasione dei barbari [...]. In effetti, che fosse la macinatura del sale, del piombo del ferro, dell'allume o del gesso, o la metallurgia, l'escavazione del marmo, il tener bottega di coltellinaio o una fabbrica di vetro, o il forgiare piastre di metallo, note anche come "piastre del focolare", non vi era alcuna attivit in cui i monaci non dessero prova di creativit e di uno spirito di ricerca fecondo. I benedettini sapevano incanalare il proprio lavoro verso la perfezione. La perizia coltivata nei monasteri si sarebbe diffusa per tutta l'Europa (Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, cit., p. 43). 80: Seneca affermava che male amare la propria moglie come se fosse un'amante. Quindi, nel migliore dei casi, nell'antica Roma fra i coniugi c'era, oltre al contratto matrimoniale, una rapporto di reciproca solidariet (vedi Eva Cantarella, Passato prossimo, Feltrinelli 1996, p. 103). 81: Denis De Rougement, L'amore e l'occidente, Rizza 1977, p. 110. 82: Ivi, pp. 111-112. 83: Quello che Emilio Cecchi dice di Chesterton illuminante per capire il cristianesimo. Dunque il grande convertito inglese ha voluto dimostrare, secondo Cecchi, che non i fumi dell'oppio, non le volutt acide e complicate, non gli eccessi dell'individualismo sono poetici e vitali, ma gli affetti semplici della realt pratica. Ha fatto vedere che c' pi romanzo che in qualunque romanzo nella famiglia dove non succede nessun romanzo; mentre tutti erano disposti a riconoscere un'avventura in un amore clandestino, e non gi nella fedelt del matrimonio. 84: Benedetto Croce e Maria Curtopassi, Dialogo su Dio: Carteggio 19411952, Archinto 2007, p. 11. 85: Federico Chabod, Storia dell'idea d'Europa, Laterza 2001, pp. 162 C SS. 86: Dal libro di Eva Cantarella, Passato prossimo, citato in precedenza, enucleo alcune notizie sulla condizione femminile in quel tempo: su una figlia il padre ha diritto di vita o di morte (Ponzio Aufidiano per esempio uccise la figlia innocente quando scopr che era stata violentata) e sempre il padre decide a chi darla in moglie secondo il suo interesse (pp. 57-58); anche il marito poteva uccidere la moglie (e poteva ucciderla pure il suocero), ma solo nei casi previsti dalla legge (pp. 58-59) uno dei quali, ad esempio, se la donna ha bevuto vino (p. 61): si tramanda il caso di un certo Ignazio Mecenio che ammazz la moglie a bastonate perch aveva bevuto vino e non venne accusato di omicidio (p. 62); un altro caso l'adulterio di lei. Spiega Catone: Se sorprendi tua moglie mentre commette adulterio, puoi ucciderla impunemente; se lei sorprende te invece non pu toccarti nemmeno con un dito (p. 61). Una prati 92: Naturalmente non intendo dire che l'occidente cristiano sia di colpo diventato immune dal male. Tutt'altro. Il rischio di ripiombare nelle tenebre della disumanit stato sempre presente ed continuo. Un grande poeta, Thomas. S. Eliot, ha colto questa drammatica lotta (di ogni giorno) dei popoli cristiani per vincere nel corso dei secoli la barbarie e la bestialit in un ce celebre poema: Attraverso la Passione e il Sacrificio, salvati a dispetto del loro essere negativo; Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima; Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata Pagina 117

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt dalla luce. Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via. (T. S. Eliot, Cori da La Rocca, Bur 1994, p. 99.) 93: Diceva sant'Agostino: Dio si fatto uomo. Saresti morto per sempre se lui non fosse nato nel tempo. Mai saresti stato libero dalla carne del peccato, se lui non avesse assunto una carne simile a quella del peccato. Ti saresti trovato sempre in uno stato di miseria, se Lui non ti avesse usato misericordia. Non saresti ritornato a vivere, se Lui non avesse condiviso la tua morte. Saresti venuto meno, se Lui non fosse venuto in tuo aiuto. Ti saresti perduto, se lui non fosse arrivato. 94: Il caso di Benedetto da Norcia particolarmente significativo perch nel suo saggio realismo cristiano, lui che voleva vivere da eremita e che solo per obbedienza al cielo accett di farsi padre, abate, di tanti che venivano a cercare Dio, modific profondamente il monachesimo egiziano, trasformandolo, spiega Thomas Merton, in una vita che gli uomini normali potessero sopportare. San Benedetto trasfer l'ascetismo dalle grandi pratiche di penitenza corporale, che avrebbero spezzato i pi fragili e inorgoglito fino all'autolatria i pi forti, all'obbedienza dell'esistenza quotidiana, che significa il ridimensionare l'orgoglio tramite la vita comune e l'umilt del lavoro fisico che nell'antichit era ritenuto prerogativa dei soli servi: I suoi monaci avevano da mangiare a sufficienza e potevano dormire quanto bastava. Egli ridusse di circa due terzi gli uffici corali degli egiziani e mand la comunit a lavorare nei campi per sette, otto ore al giorno. Le mortificazioni straordinarie furono proibite o sconsigliate. La virt consisteva nel non attirare l'attenzione pi che nel fare colse di grande rilievo. Merton aggiunge: Uno degli intimi scopi di san Benedetto fu di purificare i cuori degli uomini mediante atti apparentemente semplici, ordinari, insignificanti: il destino comune, il lavoro giornaliero, il piccolo sacrifico di andare d'accordo con gli altri. Queste piccole mortificazioni non sono fini a se stesse: esse ci vengono imposte solo per aprire i nostri occhi alla luce deificante che Dio vuole riversare su di noi per farci pronti alla Sua azione in noi, cos che in ogni cosa i monaci possano vedere e lodare Dio... Essi gioiranno della Sua presenza e Lo ringrazieranno con le loro lodi. Come dice la Regola nel suo Prologo: Apertis oculis ad deificum lumen. Dopo l'Incarnazione, dopo che Dio aveva vissuto nell'umilt e nel silenzio di Nazaret, nel lavoro umano, proprio la vita quotidiana poteva diventare la via privilegiata per la divinizzazione. Ecco perch Merton pu concludere: Il vero contributo di san Benedetto alla civilt europea non si veda nel fatto che i suoi monaci furono pionieri, costruttori, insegnanti, conservatori della cultura classica: attivit da considerarsi soltanto quali insignificanti sottoprodotti della vita in comune, meravigiliosamente semplice e cristiana, che veniva condotta nei primi monasteri benedettini. L'influenza e l'esempio di tale vita giovarono pi di ogni altra cosa all'Europa invasa da ondate di trib barbariche (Thomas Merton, Le acque di Siloe, Garzanti 1992, pp. 39-41). Insegnarono a essere uomini e non belve, resero affascinante la pace, l'amore alla bellezza e l'unit fra gli esseri umani, pi della rapacit predatoria. 95: Memorabile fu, per fare un esempio, l'infuocato sermone tenuto do do do do dal domenicano padre Antonio de Montesinos nel dicembre 1511, nell'isola di Hispaniola, davanti a importanti autorit spagnole. Questo fu il tenore: Allo scopo di farvi conoscere i vostri peccati contro gli Indiani sono venuto su questo pulpito, io che sono la voce di Cristo che grida nel deserto di quest'isola e perci dovete ascoltarla [...]. Questa voce dice che voi siete in peccato mortale, che voi vivete e morite nel peccato mortale, a causa della crudelt e della tirannia che voi usate nel trattare con queste genti innocenti. Ditemi, per quale diritto o giustizia tenete questi Indiani in tale crudele e orribile servit? Sulla base di quale autorit avete dichiarato una guerra detestabile a questa gente, che viveva tranquillamente e pacificamente nella propria terra? [...] Non sono uomini questi? Non hanno anime razionali? Non siete tenuti ad amarli come amate voi stessi?, in Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, cit. pp. 143, 145 e 151. 96: In Vittorio Messori, Ipotesi su Ges, cit., p. 57. 97: Ha scritto Joseph Ratzinger: Tutti i peccati dei cristiani nella storia non derivano dalla loro fede nel Cielo, ma dal fatto che non credono abbastanza nel Cielo. Pagina 118

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 98: Peraltro molti capitoli della leggenda nera costruita contro la Chiesa Cattolica, a un pi sereno esame degli storici, sono decaduti con il tempo o sono stati alquanto ridimensionati. Perfino quello dell'Inquisizione che fu ben altra cosa rispetto alla caricatura che se n' fatta (vedi AAVV, Processi alla Chiesa, a cura di Franco Cardini, Piemme 1994). Non che questo, peraltro, attenui le colpe degli individui (che talora sono dei criminali anche se indossano un abito religioso) e gli errori delle varie istituzioni, ma a voler essere obiettivi, studiando approfonditamente i problemi, si comprende che i mezzi sbagliati usati talvolta dagli uomini di Chiesa derivavano da una resa alla mentalit e ai sistemi dei loro tempi. Errore comunque grave per dei cristiani. Nel complesso tuttavia aveva ragione G. K. Chesterton quando osservava che la Chiesa l'unica istituzione che ha sempre tentato di creare un macchinario di perdono. Il bastone e la ruota di tortura rappresentavano le debolezze della religione, il suo modo di arrendersi al mondo. Il tratto distintivo o, se preferite, la stranezza della Chiesa era questa sua impietosa piet: era come un inesorabile segugio che insegue la preda per salvarla, non per ucciderla. 99: Maxime Rodinson, Maometto, Einaudi 1995, pp. 211-212. 100: In Vittorio Messori, Pensare la storia, Edizioni paoline 1992, pp. 625-626. 101: Friedrich Nietzsche, L'Anticristo. Maledizione del cristianesimo, Adelphi 1977, p. 73. 102: In Ren Girard, Vedo Satana, cit., p. 228. 103: Peter Singer, bioeticista e convinto animalista, ha insegnato nelle universit di Oxford, New York e oggi Princeton. Hanno suscitato molte controversie e polemiche certe sue idee e la sua definizione di persona. Singer ad esempio scrive: Un essere che non una persona non ha lo stesso interesse a continuare a vivere in futuro che di solito ha una persona, ma ha nondimeno interesse a non soffrire e a provare il piacere che gli deriva dalla soddisfazione dei propri bisogni. Poich n un neonato n un pesce sono persone, uccidere questi esseri non moralmente cos negativo come uccidere una persona. Ma questo non significa che i bisogni del bambino, di essere nutrito, di essere riparato dal freddo, di sentirsi a proprio agio e di non soffrire per tutto il tempo in cui vive, possano venire lecitamente disattesi, in Ripensare la vita, Il Saggiatore 1996, p. 220. 104: Peter Singer, Etica pratica, Liguori 1989, pp. 82-83. 105: Vedi Pinchas Lapide, Bibbia tradotta Bibbia tradita, EDB 1999, p. 52. 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 106: Corrado Augias e Mauro Pesce, Inchiesta su Ges, Mondadori 2006, p. 90. 107: In Thomas Woods, Come la Chiesa Cattolica ha costruito la civilt occidentale, cit., pp. 177-178. 108: "vi, p. 185. 109: Friedrich Nietzsche, L'Anticristo. Maledizione del cristianesimo, cit., p. 136. 110: Rene Girard, Vedo Satana, cit., p. 218. 111: Ivi, p. 212. 112: Ivi, p. 234. 113: Robert Hugh Benson, Confessioni di un convertito, Gribaudi 1995, p. 138. 114: In Vittorio Messori, Ipotesi su Ges, cit., p. 92. 115: Ivi, p. 91. 116: Il Sole 24 ore, 3.2.2008. Vedi anche Angelo Amato, op. cit., p. 17. 117: Scrive padre Piero Gheddo: L'induismo, rimasto immobile da sempre, per influsso delle missioni cristiane dalla met dell'Ottocento si sta rinnovando attraverso varie samaj (associazioni) e grandi personalit religiose, alcune delle quali (Gandhi, Vivekananda, Vinoba Bhave, Aurobindo) fortemente influenzate dalla figura di Ges Cristo e dal cristianesimo (cosa che non avviene nel rinnovamento islamico) (vedi Piero Gheddo, Se l'estremismo ind ha paura di Cristo, Tracce, settembre 2008, pp. 56-59). Cos si spiega l'abolizione giuridica delle caste nel 1947, al momento dell'indipendenza. Per capire l'origine del sistema delle caste bisogna rifarsi ai libri sacri induisti: Coloro la cui vita stata virtuosa - dice il Chandogya Upanishad Pagina 119

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt rinascono nel corpo di un bramino o di un nobile guerriero o di qualche altro essere umano onorabile. Coloro che si sono abbandonati ai vizi rinascono in esseri inferiori e vili, nel corpo di un paria o di un cane o di qualsiasi altro animale immondo. Cos i paria sono ritenuti esseri inferiori da millenni (anche questo spiega le loro conversioni attuali al cristianesimo, dove ritrovano la loro dignit e da qui deriva la violenza dei fondamentalisti ind contro i cristiani). L'abolizione giuridica delle caste non ha comportato la sparizione totale di questa mentalit che proviene dalla religione, ma ha comunque provocato il primo vero, grande cambiamento dopo millenni. 118: Il Sole 24 ore, 3.2.2008. 119: Ibidem. 120: Jos L. M. Descalzo, Ges di Nazaret, cit., p. 9. 121: Dalai Lama, Incontro con Ges: una lettura buddista del Vangelo, introduzione di Laurence Freeman, osb, a cura di Robert Kiely, Mondadori 1997. 122: L'articolo di Niyazi Oktem, professore dell'universit di Istanbul, apparso su 30 Giorni 10/2005. 123: Angelo Amato, Ges il Signore, cit., pp. 22-23. 124: Ibidem. Addirittura Ges ha un ruolo decisivo nell'escatologia islamica, dovendo tornare alla fine dei tempi quando sconfigger l'Anticristo (vedi Ahmad Abd al- Waliyy Vincenzo, Islam: l'altra civilt, Mondadori 2001, pp. 280281). Scrive Niyazi Oktem: E" Ges ad avere la conoscenza di un evento fondamentale come il Giudizio finale. E" lui che dispone della saggezza, verr prima del Giudizio finale per farne partecipi le genti, vale a dire salver l'umanit. La credenza che Ges ritorner ancora abbastanza diffusa anche nell'islam (da 30 Giorni, n. 10/2005). 125: Jean- Marie Gaudeul, Vengono dall'Islam chiamati da Cristo, E. M.I. 1995 p. 35, Vedi anche Giorgio Paolucci e Camille Eid, I cristiani venuti dal'Islam, Piemme 2005. 126: Jean- Marie Gaudeul, Vengono dall'Islam chiamati da Cristo, cit., p. 34. 127: Camille Eid, Musulmana scopre il mistero di Cristo insito nel Corano e si converte, in Avvenire 28 maggio 2008. 128: Giorgio Paolucci e Camilla Eid, I cristiani venuti all'Islam, cit., p. 103. 129: In Jean Danilou, Dialogo con Israele, Archeosolica 1991, p. 58. 130: Nicola Martella, Offensiva intorno a Ges, vol. II, Punto a croce 2000, p. 109. Benjamin Disraeli, primo ministro britannico, di originiiniiniiniini ebraiche, afferm: Chi pu negare che Ges di Nazaret, il Figlio del Dio Altissimo venuto nella carne, sia l'eterno vanto del popolo giudaico!. 131: Napoleone, Conversazioni religiose, Editori Riuniti 2004. 132: Ivi, p. 57. 133: Ivi, pp. 62-63. 134: Ivi, p. 65. 135: Ivi, pp. 71-72. 136: Ivi, p. 66. 137: Ivi, pp. 70-71. 138: Ivi, p. 73. 139: Ivi, p. 81. 140: In un prossimo volume affronter la guerra da duecento anni dichiarata a Ges e ai Vangeli che ormai sta generando divulgazione superficiale su giornali e tv. Alcuni pseudo- scoop dei media, che documentano la superficialit e l'ostilit ideologica preconcetta con cui si tratta il caso Ges, fatta da Giovanni Magnani, Origini del cristianesimo, vol. 2, Cittadella editrice 1996, pp. 111-112. Ovviamente non pu neanche essere preso in considerazione per una confutazione Il Codice da Vinci (Mondadori 2004) trattandosi di un romanzo totalmente di fantasia. Invece merita due parole il recente libro di Corrado Augias (che intervista Remo Cacitti), Inchiesta sul cristianesimo (Mondadori 2008) che - pur essendo connotato da forte acredine anticattolica - pretende di proporsi come discorso obiettivo e scientificamente indiscutibile. Quanto lo sia si capisce gi in apertura del volume, dove sono enucleate una serie di affermazioni che Augias definisce nientemeno incontestabili verit (p. 3), cosa che pare non solo temeraria, ma anche contraddittoria quando chi la scrive contesta la Chiesa perch afferma di professare la Pagina 120

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt verit. Suscita pi di un sorriso la prima incontestabile verit proclamata da Augias (giornalista che non pare propriamente informatissimo di questioni teologiche): Ges non ha mai detto di voler fondare una Chiesa. In effetti Ges ha detto di voler fondare la Chiesa, l'unica sua Chiesa (Mt. 16,18). Secondo scoop: Ges non ha mai detto di essere unica e indistinta sostanza con suo padre, Dio. Davvero? Ges ha affermato: Io e il Padre siamo una cosa sola (Gv. 10,30), il Padre in me e io nel Padre (Gv. 10,38) e chi vede me, vede il Padre (Gv. 14,9). Un'altra clamorosa rivelazione: Ges non ha mai dato al battesimo un particolare valore. Infatti l'ha indicato come la condizione per salvarsi (se uno non generato da acqua e da spirito non pu entrare nel regno di Dio, Gv. 3,5) e come il compito fondamentale degli apostoli e la missione essenziale della sua Chiesa fino alla fine dei tempi. Il Vangelo si conclude esattamente cos: Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ci che vi ho comandato (Mt. 28,19-20). Frase quest'ultima che risponde a un'altra idea di Augias secondo cui Ges mai ha parlato di precetti e norme. Infatti ha affermato: Chi dunque trasgredir uno solo di questi precetti, anche minimi, sar considerato minimo nel regno dei cieli (Mt. 5,17 e 19). Un'altra incontestabile verit di Augias: Ges non ha istituito alcuna gerarchia ecclesiastica. Basterebbe qui citare il primato che invece attribu a Pietro (Mt. 16, 17-19), quindi il fatto che istitu la ristretta cerchia dei tre (Pietro Giacomo e Giovanni), poi il collegio dei dodici apostoli e quindi i 72 discepoli. Augias arriva a proclamare - e sempre come incontestabilie verit (non come sua tesi) - che Ges mai ha detto di dover morire per sanare con il suo sangue il peccato di Adamo ed Eva, per ristabilire cio l'alleanza tra Dio e gli uomini. Ma si d il caso che Ges abbia affermato di essere venuto per dare la propria vita in riscatto per molti (Mc. 10, 45) e - istituendo l'eucaristia nell'ultima cena - abbia solennementententente proclamato: Questo il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati (Mt. 26, 28). L'elenco delle obiezioni sarebbe lungo, ma quelle citate mi sembrano esaurienti. Perfino Enzo Bianchi ha dovuto rilevare, a malincuore, diverse imprecisioni e inesattezze. Una per tutte: Ci pare improprio insistere a lungo sull'accostamento fra i martiri cristiani e gli attentatori suicidi che si rifanno all'Islam, senza nemmeno ricordare che i primi non hanno mai dato la morte ad altri e che anzi sovente hanno offerto il perdono ai persecutori (La Stampa Tuttolibri, 4.10.2008). 141: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 83. 142: Baima Bollone, Sindone: 101 domande e risposte, San Paolo 2000, p. 167. 143: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 83. 144: Ibidem. 145: Per esempio: Gv. 1,42; Mc. 10,21 e 10,27; Lc. 22,60 e 19,5; Gv. 19,26. 146: Per l'episodio del giovane ricco vedi Luigi Giussani, Affezione e dimora, Bur 2001, p. 272. 147: Su Zaccheo ancora Luigi Giussani, Un avvenimento di vita cio una storia, Il sabato 1993, pp. 187-206. Il guardare, in questo episodio, particolarmente sottolineato da sant'Agostino: Non ti insuperbire, sii come Zaccheo, sii piccolo. Ma mi dirai: se sar come Zaccheo non potr vedere Ges a causa della folla. Non essere triste: Sali sul legno dove per te Ges fu crocifisso e vedrai Ges (qui Agostino d un'interpretazione simbolica al sicomoro su cui Zaccheo, che era piccolo di statura, dovette salire per veder passare Ges). A questo punto Agostino chiarisce tutto il significato: E il Signore guard proprio Zaccheo. Fu guardato e allora vide. Giacomo Tantardini fornisce una bella spiegazione: Lo avrebbe visto passare anche se Ges non avesse alzato gli occhi, ma non sarebbe stato un incontro. Avrebbe magari soddisfatto quel minimo di curiosit buona per cui era salito sull'albero, ma non sarebbe stato un incontro: "Sed nisi visus esset, non videret/ se non fosse stato guardato, non Lo avrebbe visto/ [...] Ut videremus, visi sumus/ per poter vedere dobbiamo essere guardati;/ ut diligeremus, diletti sumus/ per poter amare, dobbiamo essere amati". Agostino conclude dicendo: "Deus meus, misericordia eius praeveniet me/ O mio Dio la tua misericordia mi preverr, sempre verr prima" (Giacomo Tantardini, in 30 Giorni 12/2007, pp. 50-51). Pagina 121

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 148: Vedi Luigi Giussani, L'attrattiva Ges, Bur 1999, pp. VII- XIV. 149: Giacomo Tantardini ha proposto, in un articolo per 30 Giorni, una serie di testi della tradizione cristiana su questo tema. Innanzitutto l'inno Iesu dulcis memoria che attribuito a san Bernardo di Chiaravalle. Quindi un brano di sant'Ambrogio a commento del Vangelo di Luca (che qui riporto con la traduzione e il commento di Tantardini): Come sono buone (care al cuore) le lacrime che lavano i peccati. Pertanto quelli che Ges guarda, si mettono a piangere (quando Ges guarda un povero peccatore, questo si mette a piangere). Pietro non ha pianto dopo i primi due rinnegamenti perch il Signore ancora non lo aveva guardato. Ma la terza volta Ges lo ha guardato e lui ha pianto amaramen te. Spiega Tantardini: Il pianto non viene dal peccato... Il peccato ci conduce al vizio, non al pianto... Quando Ges guarda, si piange. E si piange nella memoria di Lui. "Il Signore, voltatosi, guard Pietro e Pietro si ricord" (Lc. 22,61). Si piange non per l'umiliazione, si piange perch si cos voluti bene. Si piange per gratitudine, perch siamo guardati cos. Perch, poveri peccatori, siamo cos voluti bene. "Respice, Domine Iesu/ Guardaci, Signore Ges,/ ut sciamus nostrum deflere peccatum/ perch impariamo a piangere i nostri peccati./ LinLinLinLinLinLinLinde etiam lapsus sanctorum utilis/ Per questo anche il peccato dei santi utile. Non mi ha recato nessun danno che Pietro Lo abbia tradito, mi ha giovato il fatto che (Ges) lo abbia perdonato". Tantardini cita un altro brano di sant'Ambrogio dove, parlando ancora di Pietro, dice: Chi il Signore guarda, lo salva. Infatti le parole di Pietro, che lo rinnega per paura e fragilit, non cancellano il suo attaccamento a Ges. Perci, dice sant'Ambrogio, Cristo lo ha guardato e Pietro ha pianto e cos (col pianto) ha lavato il proprio errore. Cos colui che con la parola sembrato agli altri rinnegare il Signore, con le lacrime Lo testimoniava. Infine due splendide preghiere di sant'Ambrogio. Nell'inno Aeterne rerum conditor si legge: O Ges, guarda noi che cadiamo/ e sollevaci guardandoci/ se Tu ci guardi i peccati vengono meno/ e nel pianto la colpa viene sciolta. E l'inno di Pasqua Hic est dies verus, centrato sul buon ladrone: Porgi la tua mano a noi che siamo caduti/ Tu che al ladrone che Ti ha riconosciuto hai aperto le porte del Paradiso. E" suggestivo il commento di Tantardini: Come bello quel "latroni confitent! Non ha fatto niente quell'assassino. Lo ha solo riconosciuto. Ha solo riconosciuto. Confessio. E domandato. Supplex confessio: "Ges, ricordati di me quando sarai nel tuo regno". Solo quel "Ges", quel: "Ricordati di me". Solo quel riconoscimento supplice. E Ges gli ha detto: "Oggi sarai con me in Paradiso" (vedi Lc. 23, 39-43). Oggi, in questo istante. Come nel sacramento della confessione: "Io ti assolvo". Cos, in questa fede di un istante, cos si comunica anche a noi la salvezza di Ges Cristo (in 30 Giorni nn. 23/2008). 150: Diceva il cardinale Newman: La verit debole nel mondo (in Vittorio Messori, La sfida della fede, Sugarco 2008 p. 102). Tuttavia la debolezza della gemma d'aprile di cui parla Charles Pguy (I Misteri, Jaca Book 1984, pp. 289-292). La gemma che sembra niente a confronto del tronco della quercia millenaria e invece da lei che tutto viene. Qui la gemma rappresenta la piccola esperienza personale della commozione per Ges, del sentirsi amati, da cui sgorga l'amore, la fede. La lotta col nichilismo, contro il nichilismo, questa commozione vissuta (Luigi Giussani, Il tempo e il tempio, Bur 1995, p. 74). E diventa sempre pi stupenda la Sua familiarit (De imitatione Christi 11,1,1). 151: Giacomo Tantardini d questa suggestiva traduzione personale: O Ges mio dolcissimo, Tu speranza del mio cuore che geme (di noi che sospiriamo, come diciamo nel Salve Regina), Ti cercano le mie lacrime pie (lacrime che non pretendono, che attendono, che domandano) e il grido ultimo del mio cuore. Anche quando, magari, questo grido del cuore non sale neppure alle nostre labbra. 30 Giorni, 2-3 2008, pp. 63-65. 152: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 83. 153: Ivi, p. 84. 154: Ivi, pp. 84-85. 155: Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana, Rizzoli 2001, p. Pagina 122

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 104. 156: I grandi dottori della Chiesa, come sant'Agostino e san Tom maso, nei secoli successivi, hanno definito teologicamente il fatto che la salvezza di un singolo essere umano valga pi dell'intero universo naturale. San Tom maso d'Aquino: Il bene soprannaturale di uno solo superiore al bene naturale di tutto l'universo (Summa Theologiae I- II, q.113 a.9 ad 2). Agostino: la giustificazione dell'empio un'opera pi grande della creazione del cielo e della terra perch il cielo e la terra passeranno, 157: Soren Kierkegaard, Diario, Morcelliana 1980-1983, vol. II, p. 187. 158 Ivi, vol. IX, p. 28. 159: Karl Adam, Ges il Cristo, p. 85. 160: Ivi, pp. 86-87. 161: Giusiusiusiusiuseppe Siri, La Rivelazione, Studium 1952, p. 109. 162: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 88. 163: Romano Guardini, La realt umana del Signore, Morcelliana 1970-1979, pp. 49-50. 164: Angelo Amato, Ges il Signore, cit., p. 178. Ancor meno l'Islam conosce Dio come Padre. E" stato notato che il nome di Padre manca nei 99 attributi di Allah che il pio musulmano ripete sgranando il suo rosario (Vittorio Messori, La sfida della fede, cit., p. 113). 165: Israel- Eugenio Zolli, grande dotto ed ex Rabbino Capo di Roma, diventato cattolico nel 1945, ritiene che quel vacillamento del manipolo armato sia stato causato dalla risposta di Ges, perch essi compresero il significato pi profondo della risposta. Infatti l'espressione sono io in ramaico si scrive `nj hw" (e si pronunzia: "Anj hwal" quindi suona quasi identica all'espressione `nj jhwh", che si vocalizza "Ani jhwh'e significa io sono Dio (Eugenio Zolli, Prima dell'alba. Autobiografia autorizzata, San Paolo 2004, p. 85). Un altro strano, ma significativo, gioco di parole contenuto nell'espressione scettica di Pilato che, davanti a Ges che parla della verit, obietta ironicamente e che cos' la verit?. In latino Quid est veritas, anagrammato, diventa: est vir qui adest, l'uomo che sta di fronte. 166: Romano Guardini, La realt umana del Signore, cit., p. 53. 167: Ivi, p. 57. 168: Ivi, p. 63. 169: Anche in questo caso si trova il riverbero dello sguardo di Ges nei suoi amici, i santi. Come Francesco d'Assisi che scriveva a un suo frate: Io ti dico, come posso, per quello che riguarda la tua anima, che quelle cose che ti sono di impedimento nell'amare il Signore Iddio, ed ogni persona che ti sar di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti coprissero di battiture, tutto questo tu devi ritenere come una grazia. E cos tu devi volere e non diversamente. E questo tu tieni in conto di vera obbedienza da parte del Signore Iddio ed mia per te... E ama coloro che agiscono con te in questo modo, e non esigere da loro altro se non ci che il Signore dar a te. E in questo amali e non pretendere che divengano cristiani migliori. E questo sia per te pi che stare appartato in un eremo. E in questo voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se ti diporterai in questa maniera, e cio: che non si sia alcun frate al mondo che abbia peccato, quanto possibile peccare, che dopo avere visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo perdono se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono, chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito, mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo pi di me per questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre misericordia per tali fratelli (Fonti Francescane, 234-235). 170: C' un pensiero di Franz Kafka che esprime meravigliosamente questo fenomeno esistenziale: Non sono solo perch ho ricevuto una lettera d'amore, eppure sono solo perch non ho risposto con amore (cit. in Luigi Giussani, L'uomo colmo di dolore e di certezza, 30 Giorni 1/2000, p. 85). 171: Nota Julian Carron, a proposito dell'esperienza cristiana: La fatica che facciamo non dovuta alla mancanza di energia, ma a una resistenza... E" come se in noi ci fosse tante volte una resistenza a lasciare entrare il Suo sguardo. Don Giussani spiega: E" una resistenza alla bellezza, non al sacrificio. Ma perch questa resistenza alla bellezza? si chiede Carron. Perch se uno lasciasse entrare per un istante quello sguardo, la partita sarebbe "persa", ne sarebbe travolto, sarebbe cos affascinato che ne sarebbe subito travolto (da Amici cio testimoni, Tracce 2007, p. 9). Per quanto possa sembrare paradossale, data la condizioneoneoneone dell'uomo che quella di un Pagina 123

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt condannato, di uno che sta sprofondando nelle sabbie mobili, sembra che dentro di noi vi sia una resistenza oscura all'accettare di essere semplicemente tirati fuori, cio salvati per pura grazia, per pura piet, per misericordia. Non si accetta di essere cos totalmente dipendenti dall'iniziativa di un Altro e quindi di poter solo mendicare da lui la salvezza. Cos si fa resistenza all'attrazione potente che egli esercita su di noi, pretendendo di appropriarsi di quella salvezza di farne una cosa nostra, un sistema di pensiero o progetto o sforzo o iniziativa propria. Questa oscura resistenza interiore che recalcitra a ricevere tutto per grazia sembra avere le sue radici gi in Adamo ed Eva che perpetrarono per questo il grande disastro. Si riverbera per in ciascuno di noi come resistenza alla bellezza (vedi Luigi Giussani, Affezione e dimora, cit., p. 65 e 55). Ma se l'approccio di Ges questo, sottolineato dal suo ammonimento senza di me non potetre far nulla, allora non si tratta innanzitutto di fare, di sforzarsi, cio di contare su di s, ma l'esatto contrario: arrendersi alla bellezza, guardarlo, affidarsi a lui, abbandonarsi alla sua attrazione, non cessare di mendicarne l'aiuto. Come diceva san Faustina Kowalska: Noi dobbiamo solo non opporci all'azione divina. E allora, assicura santa Teresina il Signore operer per noi meraviglie che sorpasseranno i nostri immensi desideri. 172: Nella Basilica di San Francesco, a Siena, uno splendido affresco di Ambrogio Lorenzetti rappresenta san Ludovico che prende il saio e, in primo piano, il fratello Roberto che assume la corona rifiutata dal fratello maggiore. Re Roberto per rappresentato stranamente perplesso, quasi triste: seduto, col gomito sulla gamba e la faccia appoggiata alla mano. Sembra chiedersi chi dei due abbia davvero conquistato un regno. 173: Rappresenta splendidamente questo fenomeno il Caravaggio nella Conversione di san Paolo che sta a Santa Maria del popolo, a Roma. Il persecutore caduto a terra, schienato, le mani tese al cielo, beffando le leggi pi elementari della fisica dato che la gravit agli occhi dello spettatore sembra invertita: Saulo cade di peso verso il cielo (Jean- Loup Charvet, L'eloquenza delle lacrime, Medusa 2001, p. 47). E" il cielo che gli caduto addosso, perci egli sembra cadere verso l'alto. Ges una forza di attrazione pi potente della gravit e di tutte le leggi naturali che portano verso il basso, verso la decadenza e la morte: la grazia, l'attrazione Ges. In un certo senso il gotico, con le sue guglie marmoree sparate nel cielo d espressione simbolica a questa forza che entrata nella storia. Potrebbe essere sintetizzata da un'espressione dell'Aquinate: Dalla natura viene il terrore della morte, dalla grazia l'audacia. 174: Sant'Agostino, in Ioahn. 26, 4. 175: Javier Prades, Nostalgia di resurrezione, Cantagalli, 2007, p. 129. 176: Cos faranno i santi, gli amici pi vicini a Ges, che mettono sempre se stessi nel novero dei peccatori. Un giorno, si legge nei Fioretti, frate Masseo chiede a frate Francesco: perch a te tutto il mondo viene dietro, e ogni persona pare che desideri di vederti, d'udirti, d'ubbidirti? Tu non sei un uomo bello nell'aspetto, tu non sei di grande scienza, tu non sei nobile; dunque perch a te tutto il mondo viene dietro?. E Francesco: Vuoi sapere perch a me tutto il mondo mi venga dietro? Questo io ho dagli occhi dell'Altissimo, che in ogni luogo contemplano i buoni e i rei: poich quegli occhi santissimi non hanno veduto fra i peccatori nessuno pi vile, n pi insufficiente, n pi grande peccatore di me; e perch per fare quell'operazioziozioziozioziozione meravigliosa che egli intende fare, non ha trovato pi vile creatura sopra la terra... cosicch si conosca che ogni virt e ogni bene viene da lui e nessuna creatura si possa gloriare al suo cospetto. 177: Romano Guardini, La realt umana del Signore, cit., p. XVII. 178: Ivi, p. 21. 179: Il giornalista Paolo Rumiz (con Monika Bulaj) ha descritto, in un libro, un suo viaggio da Roma a Gerusalemme, passando per le terre dell'Islam, dove essere cristiani veramente eroico. C' un episodio, semplice e commovente, che gli capitato ad Antiochia (la citt turca dove per la prima volta Pagina 124

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt i nazareni furono chiamati cristiani). Rumiz l incontra una donna poverissima, Maria, che conservava un ritaglio di giornale vecchio di vent'anni, dove una foto riproduceva un'icona, un volto di Ges. Lei conservava quel ritaglio ingiallito come la cosa pi preziosa che aveva e mostrandolo al giornalista italiano, disse: Guardalo bene, come fai a non fidarti di una faccia cos?. Il cronista annotava: Maria guarda dolcemente la sua icona di Cristo... Con Ges, Maria parla continuamente; ha pi di ottant'anni - nata non sa nemmeno lei quando - capelli nerissimi e una serenit contagiosa. S' fatta battezzare da vecchia da padre Domenico e quel Cristo bizantino il suo unico amico... E" povera in canna, ma mi mette in mano un sacchetto di caff... Il sorriso di Maria la mia ultima immagine della Turchia (Monika Bulaj- Paolo Rumiz, Gerusalemme perduta, Frassinelli 2005, p. 174). 180: Romano Guardini, La realt umana del Signore, cit., p. 22. 181: Ivi, p. 36. 182: Ivi, p. 65. 183: Ivi, p. 66. 184: Luigi Giussani, All'origine della pretesa cristiana, cit., p. 59. 185: Vedi Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., p. 95 e ss. 186: Luigi Giussani, Uomini senza patria: 1982-1983, Bur 2008, p. 9. 187: C. P. Thiede e Matthew D'Ancona, Testimone oculare di Ges, Piemme 1996, p. 29. 188: Elia Benamozegh (1823-1900) uno dei pi grandi maestri dell'ebraismo italiano e sefardita. Questo grande studioso della Sacra Scrittura e del Talmud, cabbalista e filosofo della religione, poco conosciuto in Italia. Ma le sue opere sono pietre miliari anche nel dialogo ebraico- cristiano. 189: Elia Benamozegh, L'origine dei dogmi cristiani, Marietti 2002, p. 208. Qui Benamozegh si riferisce al processo religioso davanti al Sinedrio riferito dai Vangeli. La condanna a morte vera e propria in realt stata pronunciata dall'autorit romana, il governatore Ponzio Pilato. 190: Benamozegh peraltro - grande esperto di Cabala - sostiene che l'ebraismo, nelle sue correnti mistiche, era s arrivato a concepire o intuire l'esistenza di un eone divino che era definibile il Figlio tuttavia, rimanendo Dio stesso senza essere una persona distinta dello stesso unico Dio (come riveler Ges), e questa dottrina era professata nelle ristrette lite religiose. Si trova traccia evidente di questa credenza, a suo avviso, proprio nell"interrogatorio di Ges, precisamente nelle domande del Gran Sacerdote, le risposte di Ges, le repliche, le azioni che ne conseguono. Ma con Ges s'imponeva qualcosa di scioccante, ecco la bestemmia che gli viene rimproverata e che costituisce da sola il titolo del suo crimine, ossia che lui, Ges, il figlio di Giuseppe e Maria, quel Cristo Figlio di Dio, quel Yesod, che si era abituati a considerare come un eone del tutto divino (ivi, pp. 211-212). 191: Jacob Neusner, Un rabbino parla con Ges, San Paolo 2007. E" notevole peraltro che Neusner rifiuti quella distinzione fra il Ges della storia e il Cristo della fede che stata inventata in tempi moderni per allontanare la persona di Ges rendendola praticamente irraggiungibile (e (e (e (e (e (e (e (e (e (e (pp. 14, 86-88). 192: Joseph Ratzinger nota che la traduzione dei Vangeli della Cei addolcisce purtroppo (quel termine) usando il vocabolo "stupore", ma il testo greco in realt recita spavento (Ges di Nazaret, Rizzoli 2007, p. 128). 193: Mt. 7,28; Mc. 1,22; Lc. 4,32. 194 Joseph Ratzinger, Ges di Nazaret, cit., p. 137. 195: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 155. 196: Per esempio Mt. 21,16 dove cita il Salmo 8,3, applicando a se stesso quanto l viene detto di Jahv. 197: Karl Adam, Ges il Cristo, cit., p. 156. 198: In Paolo Sacchi, Storia del mondo giudaico, Sei 1976, p. 187. Sacchi aggiunge: L'idea che Dio stesso debba in qualche modo scendere sulla terra documentata anche in altri testi del II sec. a. C. e che possono essere confrontati col passo del Figlio dell'Uomo di Daniele. 199: Luigi Giussani, Uomini senza patria, cit., p. 8. 200: Guitton, Ogni giorno che Dio manda in terra (conversazione con Philip pe Guyard), Mondadori 1997, p. 159. 201: E ora la Passione di Cristo: aver divinamente tutto in proprio potere, e poi liberamente soffrire da uomo, potendo a ogni istante - come Dio cambiar tutto. Perci egli dice ai discepoli: "Voi tutti vi scandalizzerete di Pagina 125

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt me in questa notte" (Mt. 26,31). Dove sta tutta la possibilit dello scandalo? Semplicemente in questo: o essi devono dubitare che Cristo sia colui che ha detto di essere, dal momento che egli non mostra di essere il pi forte: o egli realmente lo ; ma allora, umanamente parlando, una terribile pazzia tutto questo, cio vedere un Dio soffrire a quel modo!, Soren Kierkegaard, Diario, 1847-1848, VIII" A 579; tr. it. n. 1656, t. 4, pp. 131ss. 202: Ges ci appare come il Servo di Dio, che porta salvezza agli uomini, che li guarisce, che li libera dalla loro iniquit, che li vuole guadagnare a s non con la forza ma con la bont., Giovanni Paolo II, udienza generale, 25 febbraio 1987. 203: Il cristianesimo non predica la Legge; al contrario esso predica quel che Dio, con infinito amore, ha fatto per gli uomini. A Dio certamente deve sembrare che questo sia un tale eccesso d'amore da dover commuovere le pietre. Allora la predicazione, per cos dire, si arresta: si ha una pausa, perch Dio non ordina la gratitudine, per egli se l'aspetta, cio attende che il suo eccesso d'amore commuova l'uomo a tal punto da decidersi ad amare Dio, Soren Kierkegaard, Diario, 1851-1852, X4 A 624; tr. it. n. 3677, t. 9, p. 156. 204: Jean Guitton, Ges, Elle Di Ci 1997, p. 148. 205: Agostino inviter a lasciarsi portare dal legno della Sua umilt, In Evangelium Ioannis II, 4. Sal. 55,23. 206: E" lo stesso san Pietro che indica in Ges il compimento di questa profezia, quando invita a gettare in lui ogni vostra preoccupazione, perch egli ha cura di voi (1Pt. 5,7). 207: Segen Kierkegaard, Il giglio nel campo e l'uccello nel cielo, Donzelli 1998, pp. 77-79. 208: Questo lghion riportato da Origene (in Matth. 26,26 ss; Patrologia graeca 13, 1097). Se non da considerarsi come una parafrasi del Vangelo, pu ben valere come un detto genuino del Signore (Karl Adam, Ges il Cristo, p. 107). 209: Mt. 8,26-27. 210: Soren Kierkegaard, Il giglio nel campo e l'uccello nel cielo, cit., pp. 143-144. Un'immagine analoga si trova nel poema Il Mistero dei santi innocenti di Charles Pguy (I Misteri, Jaca Book 1984, p. 306), dove Madame Gervaise a un certo momento fa dire a Dio Padre: Ecco cosa ha raccontato loro mio figlio. Mio figlio ha svelato loro il segreto del giudizio stesso. Ed ecco come mi sembrano, ecco come li vedo; ecco come sono obbligato a vederli. Come la scia di un bel vascello va allargandosi fino a sparire e a perdersi. Ma comincia con una punta, ta, che la punta stessa del vascello. Cos la scia immensa dei peccatori s'allarga fino a sparire e a perdersi. Ma comincia con una punta, ed questa punta che viene verso di me, che volta verso di me. Comincia con una punta, che la punta stessa del vascello. E il vascello il mio stesso figlio, carico di tutti i peccati del mondo. E la punta del vascello son le due mani giunte di mio figlio: E davanti allo sguardo della mia collera e davanti allo sguardo della mia giustizia Si sono nascosti tutti dietro di lui. 211: E" esattamente questa l'immagine che si trova in una pagina memorabile del profeta Ezechiele (Ez. 22,23-31). 212: E il Verbo si fatto carne (Gv. 1,14), di una sublime bellezza [...]. Ma perch anche nella croce aveva bellezza? Perch la follia di Dio pi sapiente degli uomini; e la debolezza di Dio pi forte degli uomini (Cor. 1,23-25) [...] Bello Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinit e assunse l'umanit; bello il Verbo nato fanciullo, perch mentre era fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato le sue lodi, la stella ha diretto il cammino dei magi, stato adorato nel presepio, cibo per i mansueti. E" bello dunque in cielo, bello in terra; bello nel seno, bello nelle braccia dei genitori: bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell'invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte, bello nell'abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello sulla croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo. Ascoltate il cantico con intelligenza, e la debolezza della carne non distolga i vostri occhi dallo splendore della sua bellezza. Suprema e vera bellezza la giustizia; non lo vedrai bello, se lo considererai ingiusto; se ovunque giusto, ovunque bello. Venga a noi per farsi contemplare dagli occhi dello spirito (Enarrationes in Ps. 44, tr. it. Esposizioni sui salmi, Opere di sant'Agostino, pt. III, V, XXV, Citt nuova editrice 1967). 213: Jacopone da Todi, Como l'anima se lamenta con Dio de la carit superardente in lei infissa, Lauda XC, in Le Laude, Libreria Editrice Fiorentina, Pagina 126

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Firenze 1989, p. 313 214: Cristo, nella sua Incarnazione, ha portato con s tutta la Bellezza. E" lui la misura della Bellezza, lui che porta, con la sua venuta, un nuovo sguardo sulla bellezza. Egli , per cos dire, il "canone della Bellezza", Christoph. Schonborn, A Sua immagine e somiglianza, Lindau 2008, pp. 19-20. 215: Il papa proseguiva: E" Lui che vi provoca con quella sete di radicalit che non vi permette di adattarvi al compromesso; Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; Lui che vi legge nel cuore le decisioni pi vere che altri vorrebbero soffocare. E" Ges che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volont di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrit, il coraggio di impegnarvi con umilt e perseveranza per migliorare voi stessi e la societ, rendendola pi umana e fraterna (Giubileo dei giovani, Tor Vergata, 19 agosto 2000). 216: Dante Alighieri, Paradiso, XI, 79-81. 217: Sant'Agostino, Confessioni, X. 218: In Libero, 6 dicembre 2001. L'articolo il resoconto dell'intervento del professor Galli Della Loggia alla presentazione del libro di Luigi Giussani All'origine della pretesa cristiana (Rizzoli 2001). 219: In Jos L. M. Descalzo, Ges di Nazaret, cit., p. 13. 220: Ci innanzitutto affermato da Ges stesso, quando Filippo gli chiede di vedere il Padre: Filippo, da tanto tempo stai con me e ancora non hai capito? Chi vede me, vede il Padre (Gv. 14,9). E" definito da san Paolo: In Lui abita corporalmente la pienezza della divinit. Ribadito dai padri della Chiesa: Cristo, nella sua venuta, ha portato con s, ogni novit (san Ireneo). San Giovanni della Croce, sulle orme di tanti altri, ha affermato: Dal momento in cui ci ha donato il Figlio suo, che la sua unica e definitiva Parola, ci ha detto tutto in una sola volta in questa sola Parola... Perci chi volesse ancora interrogare il Signore e chiedergli visioni o rivelazioni, non solo commetterebbe una stoltezza, ma offenderebbe Dio, perch non fissa il suo sguardo unicamente in Cristo e va cercando cose diverse e novit (Salita al Monte Carmelo, 2,22). Tutto questo confermato dall'insegnamento costante della Chiesa nei secoli. Fino al recente Catechismo universale che recita: Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo, la Parola unica, perfetta e definitiva del Padre, il quale in lui dice tutto, e non ci sar altra parola che quella (n. 65). Particolarmente significativo come Pio XI ha ribadito questa dottrina di fede nell'enciclica Mit brennender Sorge contro il nazismo, laddove (n. 3) afferma: La rivelazione culminata nell'Evangelo di Ges Cristo definitiva e obbligatoria per sempre, non ammette appendici di origine umana e, ancora meno, succedanei o sostituzioni di "rivelazioni" arbitrarie, che alcuni banditori moderni vorrebbero far derivare dal cos detto mito del sangue e della razza. Da quando Cristo, l'Unto del Signore, ha compiuto l'opera di Redenzione, infrangendo il dominio del peccato e meritandoci la grazia di diventare figli di Dio, da allora non stato dato agli uomini alcun altro nome sotto il cielo, per diventare beati, se non il nome di Ges (Act. IV, 12). Anche se un uomo identifichi in s ogni sapere, ogni potere e tutta la possanza materiale della terra, non pu gettare fondamento diverso, da quello che Cristo ha gettato (I Cor. III, 11). Colui quindi che con sacrilego disconoscimento della diversit essenziale tra Dio e la creatura, tra l'Uomo- Dio e il semplice uomo, osasse porre accanto a Cristo e ancora peggio, sopra di Lui o contro di Lui, un semplice mortale, fosse anche il pi grande di tutti i tempi, sappia che un profeta di chimere, al quale si applica spaventosamente la parola della Scrittura: "Colui che abita nel Cielo, ride di loro" (Psal. II, 4). 221: Dal Cantico spirituale di san Giovanni della Croce: Per quanto siano molti i misteri e le meraviglie scoperte dai santi dottori e intese dalle anime Sante nel presente stato di vita, tuttavia ne rimasta da dire e da capire la maggior parte e quindi c' ancora molto da approfondire in Cristo. Egli infatti come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavit si scoprono nuovi filoni di ricchezze. Perci san Paolo dice di lui: "In Cristo si trovano nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" (Col 2,3) nei quali l'anima non pu penetrare, se prima non passa per le strettezze della sofferenza interna ed esterna. Infatti a quel poco che possibile sapere in questa vita dei misteri di Cristo, non si pu giungere senza aver sofferto molto, aver ricevuto da Dio numerose grazie intellettuali e sensibili e senza aver fatto precedere un lungo esercizio spirituale, poich tutte queste grazie sono pi imperfette della sapienza dei misteri di Cristo, per la Pagina 127

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt quale servono di semplice disposizione. 222: Visione di Isaia, figlio di Amoz, riguardo a Giuda e a Gerusalemme. Alla fine dei giorni,/ il monte del tempio del Signore sar elevato sulla cima dei monti/ e sar pi alto dei colli:/ ad esso affluiranno tutte le genti./ Verranno molti popoli e diranno:/ "Venite, saliamo/ sul monte del Signore,/ al tempio del Dio di Giacobbe,/ perch ci indichi le sue vie/ e pospospospospospossiamo camminare per i suoi sentieri"./ Poich da Sion uscir la legge/ e da Gerusalemme la parola del Signore./ Egli sar giudice fra le genti/ e sar arbitro fra molti popoli./ Forgeranno le loro spade in vomeri,/ le loro lance in falci (Is, 2,1-4). 223: Vedi Maxime Rodinson, Maometto, cit., pp. 3-4. 224: Il profeta Aggeo nel 520 a. C. esorta i reduci dall'esilio di Babilonia a ricostruire il Tempio di Dio a Gerusalemme, segno dell'avvicinarsi dell'era messinica quando tutte le genti si convertiranno al vero Dio: Dice infatti il Signore degli eserciti: Ancora un po'"di tempo e io scuoter il cielo e la terra, il mare e la terraferma. Scuoter tutte le nazioni e affluiranno le ricchezze di tutte le genti e io riempir questa casa della mia gloria, dice il Signore degli eserciti [...]. La gloria futura di questa casa sar pi grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porr la pace, oracolo del Signore degli eserciti (Ag. 2, 6-9). 225: Gen. 18,17-18; Gen. 22,16-18; Gen. 28,14; 2Sam. 22,50; Sal. 18,47-51; Is. 11,10; Is, 49,1; Is. 42,1. 226: Pascal rileva che proprio nel momento storico indicato dalle profezie accaduto che i pagani in folla adorano Dio e conducono una vita angelica; le fanciulle consacrano la loro verginit e la loro vita a Dio, gli uomini rinunziano a tutti i piaceri. Laddove Platone non era riuscito a persuadere pochi uomini scelti e ben istruiti, riesce a farlo una forza segreta con milioni di uomini ignoranti, in virt di poche parole. I ricchi abbandonano i loro beni, i figli abbandonano la casa agiata dei loro padri per recarsi nell'austerit di un deserto [...]. Che significa tutto ci? E" quanto stato predetto da tanto tempo. Da duemila anni nessun pagano aveva adorato il Dio degli ebrei; e nel tempo predetto, la folla dei pagani adora questo unico Dio. I templi distrutti, gli stessi re si sottomettono alla croce. Che mai tutto questo? [...] Nessun pagano, da Mos a Ges Cristo, secondo gli stessi rabbini. La moltitudine dei pagani, dopo la morte di Ges Cristo, crede nei libri di Mos e ne osserva l'essenza e lo spirito (Pensieri, n. 724). 227: Secondo Giuseppe Ricciotti questa prospettiva universale del Messia che viene per tutta l'umanit, prospettiva indicata chiaramente e ripetutamente dai profeti, stata elusa dal pensiero rabbinico che ha preferito un orizzonte pi nazionalistico per il Messia stesso. Ricciotti cita una prova: La diligentissima raccolta Strack e Billerbeck, Kommentar, vol. II, p. 139, non riesce a trovare un solo passo in tutta la letteratura rabbinica, in cui si prendano in considerazione le due citazioni di Isaia riportate qui sopra (42,6 e 49,6); si direbbe che quella "luce delle genti" desse fastidio agli occhi dello spirito, e non potendo essere spenta se ne distornava lo sguardo (Giuseppe Ricciotti, Vita di Ges Cristo, Mondadori 2000, p. 268). 228: Pinchas Lapide (1922-1997) stato console di Israele a Milano. Ma principalmente noto come grande esegeta. In effetti ha insegnato Esegesi neotestamentaria in molte universit europee ed stato direttore di Istituto all'Universit di Tel Aviv. Ha pubblicato molti libri partecipando da protagonista al dialogo ebraico- cristiano. 229: Pinchas Lapide, Predicava nelle loro sinagoghe, Paideia 2001, p. 39. 230: Ivi, pp. 35-38. 231: Ivi, pp. 38-39. 232: Ivi, p. 39. 233: E" il re babilonese, vissuto tra VII e VI sec. a. C., che conquist e distrusse Gerusalemme nel 587 a. C. deportando il popolo ebraico. Il profeta Daniele visse sotto il suo regno in Babilonia. 234: Benedetto XVI, Omelia durante la Messa del 14 giugno 2008 al Santuario di Santa Maria de finibus terrae a Santa Maria di Leuca (in Avvenire, 15 giugno 2008). Nel suo pellellellellellegrinaggio a Lourdes, il 14 settembre 2008, Benedetto XVI ha aggiunto: Cercare il sorriso di Maria l'aspirazione di coloro che hanno maturit spirituale e sanno riconoscere la loro povert davanti a Dio, quel sorriso, vero riflesso della tenerezza di Dio, la sorgente di una speranza invincibile [...]. Li si trova misteriosamente nascosta la forza per Pagina 128

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt proseguire. 235: Vittorio Messori, Inchiesta sul Cristianesimo, Mondadori 2003, p. 140. 236: Luigi Amicone, Sulle tracce di Cristo, Bur 1994, p. 54. 237: Ivi, p. 182. 238: Luigi Giussani, Il tempo e il tempio, cit., pp. 45-47. 239: Gen. 3,15. E" la traduzione greca dei Settanta, testo ispirato, che formula questa profezia non genericamente, ma in riferimento a una persona particolare, di sesso maschile, che verr a schiacciare la testa a Satana. 240: AAVV, Profetici e Apocalittici (a cura di Benito Marconcini e collaboratori), Elle Di Ci 2007, p. 45. 241: Pascal, Pensieri, n. 698. 242: In diversi casi si potrebbero dare vari riferimenti di una profezia, ripetuta in diversi passi o da diversi profeti, ma per ragioni di spazio ne daremo solo qualcuno. Cos pure per i passi neotestamentari che ne indicano il compimento. 243: Vedi Marie- Christine Ceruti- Cendrier, Les Evangiles sont des reportages, Pierre Tqui diteur 1997, p. 116 e ss. 244: L'ultimo caso, recentissimo, riguarda il rabbino Menachem Mendel Schneerson, morto nel 1994 a Brooklyn, negli Stati Uniti. Il gruppo degli hassidim Lubavitch che egli guidava nacque dall'insegnamento del Rabbi Schneur Zalman di Liadi (1745-1813), nella cittadina bielorussa di Lubavich da cui il movimento prese il nome. L'ultimo leader dei Chabad Lubavitch, appunto Menachem Mendel Schneerson, studi matematica e ingegneria alla Sorbona di Parigi, quindi si trasfer negli Stati Uniti, guidando una grande espansione del movimento in tutte le comunit ebraiche del mondo. Rabbi Schneerson, chiamato il Rebbe, particolarmente dopo il crollo del comunismo annunci l'imminente arrivo di un tempo di pace ed in esso la manifestazione del Messia. Specialmente dopo la riconquista israeliana di Gerusalemme, nel 1967, i seguaci cominciarono a venerare proprio lui come l'atteso Messia, finalmente apparso sulla terra. Alcuni dicono che egli abbia scoraggiato tutto questo, altri affermano che in privato abbia avallato questa tesi. Il fatto che una corrente cos importante dell'ebraismo ritenga di poter indicare il Messia, nella persona del Rebbe, ha scatenato un grande dibattito all'interno del mondo ebraico. E" un dibattito che potrebbe avere sviluppi sorprendenti anche per i cristiani. Ad accendere i riflettori su questa trasformazione a dir poco rivoluzionaria, che si silenziosamente consumata nel corso degli ultimi sette anni e ha colto di sorpresa l'ebraismo, un autorevole studioso, uno storico, ebreo ortodosso, David Berger, dalle colonne di Commentary (e gi prima su Jewish Action e su Haretz). L'attesa del Messia il pilastro dell'ebraismo secondo la confessione di fede stilata nel Medio Evo da Mos Maimonide: Dio invier il Messia, annunciato dai Profeti. Berger riassume cos il credo ebraico: un re sorger dalla linea del David biblico e questo re governer un mondo dove ci sar prosperit, pace, monoteismo, con il Tempio di Gerusalemme ricostruito e il popolo ebraico che, compresi i suoi morti risorti, sar riportato alla sua terra. Nella storia di Israele in tanti si sono proclamati Messia, ma i loro seguaci osserva Berger si sono dissipati alla morte di questi personaggi insignificanti. Le uniche due eccezioni fino ai tempi recenti? Sono state Ges e il messia ottocentesco Shabbetai Tzevi, i cui movimenti si sono separati rapidamente dalla corrente principale dell'ebraismo. Rifacendosi a Maimonide e Nahmanide si dice per che non si pu riconoscere come Messia chi come Ges morto senza far avverare la profezia di pace universale e di conoscenza di Dio. Per questo - spiega Berger ancora oggi identificare Ges con il Messia rimane un anatema. Tuttavia l'ebraismo ortodosso di questi ultimi anni avrebbe sostanzialmente dichiarato che erano in fin dei conti i cristiani ad avere ragione. Questa la polemica di Berger. Lo avrebbe fatto accettando il dilagare di un movimento ortodosso chassidico assai importante e influente, quello appunto dei Lubavitch, secondo cui il Rebbe Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel Schneerson, seppellito nel giugno 1994 (a Brooklyn), ha dato inizio alla missione messianica autentica e torner fra non molto per completare la redenzione nella sua veste di messia. I chassidim che proclamano questa fede hanno oggi grande autorit e potere religioso, con l'approvazione delle autorit ortodosse. Secondo Berger cos per dissolta la differenza teologica di fondo fra ebraismo e cristianesimo. Fra l'altro i fedeli del Rebbe hanno setacciato duemila anni di letteratura messianica per trovare una manciata di citazioni... per dimostrare che l'ebraismo consente di credere in un messia che fa ritorno dalla morte. Con il passare dei mesi poi alcuni hanno preso a sostenere che il Rebbe non mai Pagina 129

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt morto e che comunque la cosa significativa che per un numero importante di chassidim Lubavitch, il Rebbe stesso non altro che divinit pura. Un settimanale Chabad in Israele, tempo fa, ha definito fra l'altro Creatore quello che chiama il Re Messia. Come si pu immaginare, questa l'idea che pi fa storcere il naso a Berger per il quale, accettando costoro come ortodossi assegniamo una vittoria al cristianesimo. I Lubavitch indicano anche un brano nel trattato Sanhedrin (98b) il quale, secondo un'interpretazione, esprime esplicitamente la possibilit di un messia che risorga dalla morte. Nella dura polemica di Berger (reperibile sull'ottimo sito di cultura ebraica Morasha. it) molte autorit rabbiniche sembrano restie a prendere posizione. Forse perch i Lubavitch rappresentano un elemento di grande fervore religioso nell'ebraismo. In sostanza i chassidim sono classificati come ebrei ortodossi nonostante prestino fede in un messia deceduto e divino, identificato con il rabbino Menachem Mendel Schneerson. Va tutto bene, solo che hanno appuntato le loro speranze sul candidato sbagliato. Questa la battuta di un missionario cristiano che Berger cita a dimostrare il fatto che, a questo punto, il cristianesimo non dovrebbe pi essere anatema. 245: In Jean Guitton e Jean Jacques Antier, Poteri misteriosi della fede, Piemme 1994, p. 278. 246: Pascal, Pensieri, n. 706. 247: Jean Guitton e Jean Jacques Antier, Poteri misteriosi della fede, cit., p. 277. 248: Il libro usci nel 1958 (Moody Bible Institute of Chicago) ed ha avuto molte nuove edizioni e aggiornamenti. Trattandosi di un volume di grande interesse e successo dal 2002 pubblicato online. 249: Si legge nel curriculum di Stoner: Chairman of the Departments of Mathematics and Astronomy at Pasadena City College until 1953; Chairman of the science division, Westmont College, 1953-57; Professor Emeritus of Science, Westmont College; Professor Emeritus of Mathematics and Astronomy, Pasadena City College. Nell'edizione online, curata e aggiornata dal nipote Donald Wayne Stoner, viene riportato anche il curriculum del professor Robert C. Newman che ha collaborato con Stoner: Robert C. Newman, S. T.M., Ph. D. (Ph. D. in Astrophysics, Cornell University, 1967; S. T.M., Biblical School of Theology, 1972; Associate Professor of Physics and Mathematics, Shelton College, 19619619619619619619619619619689-71; Associate professor of New Testament, Biblical School of Theology, 1971). 250: Le otto profezie considerate sono Michea 5,2; Malachia 3,1; Zaccaria 9,9; Zaccaria 13,6; Zaccaria 11,12; Zaccaria 11,13; Isaia 53,7; Salmo 22,16. 251: Pascal, Pensieri, n. 600. 252: Ivi, n. 710. 253: In Fred John Meldau, The prophets stili speaks, Denver 2003, p. 10. 254: L'ebreo Aristobulo scrisse, ai primi del II secolo a. C. che la traslazione della Legge in greco fu completata regnando Tolomeo Filadelio [..]. Secondo la testimonianza di Aristobulo possibile che questa versione dell'intero Antico Testamento fosse disponibile gi alla fine del III secolo a. C. A ogni modo sicuro che era terminata gi prima del 130 a. C., giacch dal prologo del libro apocrifo detto Siracide o Ecclesiastico, compilato in detta epoca, risulta chiaramente che allora la versione dei Settanta era terminata in ogni sua parte, in Roger Liebi, Profezia messianica, Diffusione Letteratura Cristiana 1989 (http://camcris. altervista. org/ profezie. htmi). 255: Vedi Marie- Christine Ceruti- Cendrier, Les Evangiles sont des reportages, cit., p. 112 e ss. 256: non si tratta di tutti i rabbini, essendo sempre molto variegata la letteratura rabbinica, ma ci che conta che quei passi scritturali erano gi stati qualificati come messianici secoli prima di Ges e continueranno a esserlo, nel mondo ebraico, fino al X secolo. 257: In La Lettre des Amis de l'abb Jean Carmignac, n. 19, marzo 1994. 258: Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., pp. 131 e 135. 259: La stessa profezia si trova in 1Cronache 5,2 (530 a. C.): Giuda ebbe la prevalenza tra i suoi fratelli, essendo il principe un suo discendente. 260: Pascal, Pensieri, nn. 637 e 638. 261: Nel fondamentale capitolo 53 di Isaia e nel salmo 21, come vedremo nel dettaglio in seguito, il Messia annunciato al tempo stesso come colui che espier per tutti e sar ucciso, ma anche come colui che dopo l'annientamento trionfer e regner in eterno. Pagina 130

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 262: La spiega il cardinale Giuseppe Siri con questa lunga nota: Il profeta "vede" spesso fuori della successione del tempo. Per chi non ne tenesse conto riuscirebbe assai duro il capacitarsi dinnanzi a due fatti distintissimi eppur uniti fra di loro: non potrebbe, per esempio, darsi ragione del come il segno della sopravvivenza della sua dinastia, dato all'empio re Achaz (Is. 7,15), sia un fatto che sarebbe accaduto molti secoli dopo. Inoltre la espressione della profezia ama il vario e figurato linguaggio orientale, spesso cos ardito e cos originale per la nostra abitudine letteraria. Si tenga conto che il passaggio dal discorso ordinario a quello squisitamente profetico spesso brusco, improvviso, potente; qualche volta si direbbe disorientante. Si confronti ad esempio il Salmo LXXI, dove il discorso cambia improvvisamente soggetto dal re teocratico al Re messianico, subito ai primi versetti. Si direbbe questo un segno della indipendenza divina da tutte le circostanze. Talvolta poi un fatto presente o vicino al profeta diventa rivelatore, simbolo, immagine di una realt futura. Il primo si chiama "tipo", la seconda "antitipo". E" questo un caso di potentissimo passaggio e di fortissima prospettiva: dare alla realt l'ufficio di preannunciare altre realt. Isaia, per esempio, nell'ultima parte della sua profezia parla del Cristo attraverso la figura di Ciro, che segue di qualche secolo il veggente. Per tutte queste ragioni, la lettura dei Profeti richiede sempre una preparazione adeguata (La Rivelazione, cit., pp. 134-135). 263: Vedi AAVV, Profetici e apocalittici, cit., p. 77. 264: Questa regalit messianica, nel corso degli anni, sar confermata 265: AAVV Profetici e apocalittici, cit., p. 77. 266: Per la sua interpreprepreprepreprepretazione messianica in ambito ebraico ivi, p. 373374. 267: Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., pp. 134-135. 268: Hans Urs von Balthasar, Gloria VI: Antico Patto, Jaca Book 1980, p. 343. 269: Pascal sostiene che le contraddizioni dei libri della Bibbia senza Cristo restano tali: In Ges Cristo tutte le contraddizioni sono conciliate. Gli ebrei non saprebbero accordare la fine della monarchia e della sovranit predetta da Osea, con la profezia di Giacobbe. Se si prendono la legge, i sacrifici e il regno, per realt, non si possono accordare tutti i passi. E" dunque necessario che siano soltanto figure. Non si potrebbero neppure mettere d'accordo i passi d'uno stesso autore, n d'uno stesso libro, n talvolta d'uno stesso capitolo, perch ci indica troppo qual il senso dell'autore; come quando Ezechiele, cap. XX, dice che si vivr nei comandamenti di Dio e non ci si vivr (Pensieri, n. 684). 270: Angelo Amato, Ges il Signore, cit., p. 146. 271: Ivi, p. 144. 272: Paolo Sacchi, Qumran e le origini cristiane, in AAVV, Tra giudaismo e cristianesimo, Las 1995, p. 76. Sacchi, dopo aver esaminato i passi del Vangelo dove Ges parla del Figlio dell'uomo (se stesso) e ne rivela i poteri, nota: Dunque, per Ges il Giudice escatologico (questo lo sapevano tutti) poteva rimettere i peccati al momento del Giudizio finale e questo appare ben chiaro dalla lettura del "Libro delle parabole"; ma Ges aggiunge "qui sulla terra". Se anche non si identific col Figlio dell'Uomo delle credenze del tempo, Ges afferm almeno di avere quei poteri che si attribuivano comunemente alla figura del Figlio dell'Uomo e li aveva gi, cio da sempre (p. 77). 273: David Flusser, Jesus, Morcelliana 1997, p. 147. 274: Angelo Amato, Ges il Signore, cit. p. 143. 275: Ivi, p. 143. 276: Ger. 25. 277: Il libro di Daniele pare sia stato scritto attorno al 160 a. C. elaborando materiali antichi. La stratificazione di testi diversi si riflette anche nel fatto che scritto parte in ebraico, parte in aramaico e parte in greco. 278: Antichit giudaiche, X, X, 1. 279: Questa espressione, che alla lettera recita e non a lui, in realt un rompicapo ed stata tradotta in molti modi diversi: Non sar pi (Septuaginta); la colpa non in lui (versione Cei); nessuno lo difender (moderne edizioni Paoline); nessuno sar per lui (Luzzi e Nuova Diodati). Sul Dictionnaire de la Bible si prospettano altre possibilit, pi pregnanti e di notevole interesse: Fra le ipotesi possibili, due sembrano probabili. La Pagina 131

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt prima: "Sar colpito a morte, ma non ci sar morte per lui"; ipotesi che accreditata dal contesto successivo (logico) e dall'analogia stretta con, in particolare, la dottrina di Isaia, che, nello stesso contesto, presenta il Servo di Dio come ucciso e non ucciso (Is. 53,3-9; vedi Sal. 21,22,23; Sal. 15,10. Vedere Knabenbauer, In Danie4 p. 236). La seconda: "Sar colpito a morte e non avr ci che deve avere, ci che gli appartiene". Ora ci che gli appartiene come Messia il popolo (Paris 1912, Tome deuxime, deuxime partie, p. 1279). 280: Guerra giudaica, VI, V, 4. Giuseppe naturalmente definisce ambigua quella profezia perch lui, per le sue scelte politiche e personali, vuole identificare l'imperatore romano in quell'oracolo che invece parla di un dominatore che proviene da Israele. 181: Dictionnaire de la Bible, cit., p. 1280. 282: La Sacra Bibbia, Cei. Ueci 1976, p. 930. 283: Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascita di Ges, Paideia 1983, p. 96. 284: Ivi, p. 93. 285: Il prelato affermava: Tale metodo ha insegnato ai cattolici la paura del soprannaturale ed il complesso di inferiorit rispettottottotto a quelli che non vi credono. Per tale metodo moda: ridere di tutto ci che non banale, fare ecatombe degli argomenti storici, quando non piacciono perch concludono in senso spiacevole per le posizioni protestantiche. Ancora una volta deve ricordarsi che il metodo positivistico e il metodo dell'iper critica protestante sono falsi non meno delle sorgenti pregiudiziali dalle quali derivano. 286: Monsignor Benito Marconcini stato preside della Facolt Teologica dell'Italia centrale, dove ha insegnato Esegesi veterotestamentaria ed ha al suo attivo un nutrito numero di pubblicazioni. 287: Onia III fu deposto dal fratello Giasone (2Mac. 4,7 e ss.), il quale, dopo tre anni, fu a sua volta deposto da Manelao (2Mac. 4,23 e ss.). 288: Benito Marconcini, Daniele, Queriniana 2001, p. 35. E" interessante segnalare un dettaglio: quello in cui si afferma che il capitolo nono di Daniele, dove si riportano appunto le parole dell'arcangelo Gabriele a Daniele sulle Settanta settimane, non una visione, ma una interpretazione (midras) di un oracolo di Geremia (p. 33). Un'affermazione cos categorica si potrebbe prestare in effetti all'accusa, da parte tradizionalista, di subalternit al razionalismo. E potrebbe confermare quanto sarcasticamente affermava il cardinale Giacomo Biffi: la teologia dei nostri giorni sembra dimostrare poca propensione a prendere sul serio i Cherubini e i Serafini. Il (quasi omonimo) teologo Inos Biffi rincarava la dose: In realt la teologia d'oggi sembra dimostrare poca propensione a prendere sul serio tutti i cori angelici, anzi, il mondo stesso del mistero e della grazia. Si ha l'impressione che gli occhi della teologia si siano stancati, com' detto nel salmo, di guardare in alto (Avvenire, 4.9.2008). Tuttavia non sembra sia il caso di Marconcini che, in un libro successivo (Daniele, Paoline 2004), precisa meglio sottolineando che l'angelo di Daniele addirittura chiamato per nome e dunque una presenza reale (pp. 125-128). Quindi quel giudizio da lui riportato va inteso come l'opinione dominante degli esegeti. 289: Marconcini, Daniele, Queriniana 2001, p. 35. 290: Il saggio in questione contenuto nel volume curato dallo stesso Marconcini e collaboratori, Profeti e apocalittici, che addirittura un diffusissimo corso di studi biblici. 291: Ivi, p. 259. 292: Come ha notato Gianluigi Bastia, anche se si considerasse l'anno di 360 giorni si arriverebbe al 110 a. C. e le vicende maccabaiche e premaccabaiche si sono svolte una cinquantina di anni prima, fra il 174 e il 164 a. C. (La profezia delle Settanta settimane, in http://digilander. libero. it/ Hard_ Rain/ Settanta. pdf). Del resto nella prima parte di questa interpretazione, per definire la prima settimana di anni, era stato considerato l'anno solare e non sarebbe sensato che nella seconda fase si passasse all'anno di 360 giorni. 293: Curiosamente Marconcini, dopo aver provato a fornire delle date di riferimento (il 586 a. C.) e dei calcoli cronologici delle settimane, arriva ad ammettere, in conclusione, che, per quell'ipotesi riferita all'assassinio di Onia III nel 170 a. C., la verifica storica delle sessantadue settimane impossibile (Benito Marconcini, Daniele, Paoline 2004, p. 125). Un'ammissione Pagina 132

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt importante, che tuttavia non induce alcun ripensamento nell'interpretazione delle Settanta settimane. 294: Vedi anche Mt. 24,30. 295: Interessante, a questo proposito, la tesi di Marconcini il quale afferma che diversamente da chi identifica il Figlio dell'uomo di Daniele con il Messia o addirittura un'ipostasi divina... noi pensiamo che... sia una collettivit, quel popolo oppresso per il quale il libro ricerca nuovi motivi di speranza (Daniele, Queriniana 2001, p. 88). Aggiunge per che l'espreprepressione il Figlio dell'uomo che viene sulle nubi (Dn. 7,13), citato da Ges, se viene sulle nubi un essere divino, una specie di manifestazione visibile di Dio invisibile, simile all'incarnazione della gloria divina di Ez. 1 e ammette che esattamente in questo senso che leggono i LXX e la Peschitta e intende Mt. 24,30; 26,64; Ap. 14,16. Tuttavia lui preferisce il Testo Masoretico che legge con le nubi cosicch il Figlio dell'uomo simbolo di una relat umana, che sale dalla terra fino alla corte celeste [...] e non una realt divina che scende tra gli uomini: non discende, ma ascende (p. 90). Poi col tempo la sensibilit ebraica ha personalizzato la figura del Figlio dell'uomo e nei Vangeli, a proposito di Ges, si usano entrambe le espressioni con le nubi e su le nubi: ci rappresenta bene l'unicit di Ges vero Dio e vero uono. Ges ama definirsi con questa espressione piuttosto che con il termine Messia perch questo secondo titolo pare essere solo umano e soprattutto interpretato in chiave prevalentemente politica. 296: Dictionnaire de la Bible, cit., p. 1260. 297: Cionondimento la nota a pi di pagina della Bibbia di Gerusalemme, in riferimento a queste parole di Ges, recita testualmente: "L'abominio della desolazione... nel luogo santo": Daniele designava con ci, sembra, un altare pagano che Antioco Epifane aveva fatto erigere nel tempio di Gerusalemme (nel 168; Cfr 1Mac. 1,54). L'applicazione evangelica si realizz quando la citt santa e il suo tempio furono investiti e poi occupati dagli eserciti pagani di Roma (p. 86). In realt, le parole di Ges non si rifanno per nulla all'episodio di Antioco Epifane, applicandolo al presente. Ges neanche rammenta quei fatti. Invece cita direttamente le parole di Daniele. Annuncia ai suoi discepoli che essi vedranno precisamente l'abominio della desolazione di cui parl il profeta Daniele, dice testualmente cos, quindi Ges afferma chiaramente che quanto Daniele aveva profetizzato non si era ancora compiuto nel momento in cui lui stava parlando ai discepoli, ma stava per compiersi. 298: Giuseppe Flavio, vissuto tra 37 e 103 d. C., appartenente a una stirpe sacerdotale (la prima delle 24 classi) e, da parte di madre, alla stirpe regale asmonea, quindi all'lite politca, religiosa e intellettuale di Israele, nonch protagonista diretto di quella tragica guerra, la fonte pi importante di cui oggi disponiamo per la ricostruzione di quelle vicende. 299: Giuseppe riporta un discorso che lui stesso fece, durante quei drammatici giorni, parlando, a coloro che resistevano con le armi ai romani, del destino e di Dio che - a suo dire - aveva gi emesso la sentenza di condanna: chi ignora ci che fu scritto dagli antichi profeti e l'oracolo che incombe su questa misera citt e che sta ormai per avverarsi? Predissero che essa sarebbe stata espugnata quando qualcuno avesse cominciato a far strage dei suoi connazionali (in realt Daniele dice dopo l'uccisione del Messia, nda). La citt e il tempio intero non sono ora ricolmi dei cadaveri delle vostre vittime? E Dio, certamente Dio in persona che insieme coi romani vi porta il fuoco purificatore e distrugge la citt con il suo enorme carico di nefandezze (Guerra giudaica, Societ Editrice Internazionale, VI, 2 108-110). 300: Giuseppe Flavio arriva a scrivere che i romani erano costernati per le profanazioni del tempio perpetrate dagli zeloti (VI, 2,3 e VI, 2,4), cosa che sembra un po'"esagerata per motivi propagandistici. 301: Nelle Antichit giudaiche Giuseppe definisce Daniele come uno dei pi grandi profeti e aggiunge: i libri che scrisse e lasci (ai posteri) da noi si leggono anche adesso, e da essi ci ci ci ci ci ci ci convinciamo che Daniele parlava con Dio, perch non soltanto preannunciava le cose future come gli altri profeti, ma segn anche il tempo nel quale sarebbero avvenute (X, 7, 266-267). Giuseppe parla di libri probabilmente perch quello che noi conosciamo, come Libro di Daniele, composto da parti scritte in tempi e da autori diversi. E" una stratificazione di molteplici tradizioni. Il libro di Daniele in effetti assembla capitoli dove si parla chiaramente di fatti del II secolo, al tempo Pagina 133

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt di Antioco e Onia, con tradizioni antiche e visioni messianiche di significato pi ampio. L'accenno di Giuseppe alla profezia del momento esatto di compimento delle profezie, da parte di Daniele, sembra un riferimento alle Settanta settimane. E poco dopo Giuseppe scrive che Daniele vide molti anni prima che avvenissero gli sfortunati eventi sotto Antioco Epifanie che per tre anni impedir l'offerta dei sacrifici. Quindi aggiunge: Allo stesso modo Daniele scrisse anche a proposito dell'impero dei Romani, che Gerusalemme sarebbe stata presa da loro e il tempio distrutto. Tutte queste cose rivelategli da Dio, egli tramand per iscritto, sicch quanti le leggono e osservano come esse accaddero, si stupiscono dell'onore fatto da Dio a Daniele (X, 7, 275277). Questo testo dunque contiene - ai fini della nostra indagine - una notizia preziosa: Giuseppe Flavio interpretava i fatti del 70 d. C. come il compimento della profezia delle Settanta settimane e c'informa che Daniele era ritenuto l'unico profeta che aveva previsto il momento esatto in cui le profezie si sarebbero compiute. 302: Guerra Giudaica, cit., VI, 5, 299. 303: Ivi, VI, 5, 4, 310-313. 304: Dictionnaire de la Bible, cit., pp. 1281-1282. 305: Talmud babilonese, Sanhedrin, 97b. 306: Robert Anderson, The coming Prince, Kregel Classics 1957. 307: Harold W. Hoehner, Chronological Aspects of the Life on Christ, in Bibliotheca sacra, vol. 132, . 525 del 1975, pp. 47-65. 308: Vedi anche Paolo Sacchi, Le origini cristiane e il giudaismo del secondo tempio, in Le origini del cristianesimo. Una guida, a cura di R. Penna, Carocci 2004, p. 22. 309: T. Bouges, Dissertation historique et polmique sur le soixante- dix semaines du prophte Toulouse 1702. 310: R. C. Newman, The time of the Messiah, 1981. 311: John Meier, Un ebreo marginale, cit., p. 403. 312: La Septuaginta traduce: Il regno dei pagani distrugger la citt e il santuario. 313: Ai primi mesi del 67 Vespasiano posto al comando dell'esercito romano che comincia l'offensiva sugli insorti, nel luglio del 70 viene espugnato e distrutto il tempio e nella primavera del 74 avviene l'episodio conclusivo della guerra, la conquista di Masada. 314: Harold Hoehner, Chronological Aspects of the Life on Christ, cit., pp. 59-60 e Gundry, The Church and the Tributati on, p. 190. 315: Deut. 15,1-3 e anche Es. 21,2-4. 316: Non hanno ascoltato le mie parole - dice il Signore - quando mandavo loro i miei servi, i profeti (Ger. 29,19). 317: Tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedelt, imitando in tutto gli abomini degli altri popoli, e contaminarono il tempio che il Signore si era consacrato in Gerusalemme (2Cron. 36,21). Nota di chi ha effettuato la scansione: in un'edizione C. e.I. della Bibbia questo passo corrisponde a 2Cron 36,14. 318: Nel Levitico, (capitolo 26), importantissimo libro della Torah che la tradizione vuole scritto da Mos, viene precisamente prefigurata tutta la vicenda di Israele, innanzitutto della punizione che incombe su di lui per il suo tradimento dell'Alleanza, anche con i dettagli della distruzione delle citt, del santuario e della deportazione e la dispersione fra le nazioni. Il libro pare sia stato sc sc sc sc sc sc sc sc scritto nel periodo esilico o post esilico, quindi dopo gli eventi. Ma importante l'interpretazione che fornisce: nel periodo dell'esilio la terra godr i suoi sabati... il riposo che non le fu concesso da voi con i sabati, quando l'abitavate. 319: Harold Hoehner, Chronological Aspects of the LO on Christ, cit. p. 49. 320: Karen Armstrong, Gerusalemme, Mondadori 1999, p. 34. 321: Pascal, Pensieri, n. 571. 322: Ivi, nn. 720-721. 323: Ivi, n. 753. 324: Luis De La Palma, La Passione del Signore, Ares 1996, p. 136. Nei giorni della Passione c' un altro gesto solenne (lo strapparsi le vesti) fatto dal Gran Sacerdote in persona, di fronte alla pretesa divina avanzata da Ges: strappandosi le vesti, Caifa si spogliava, praticamente, della propria dignit e cos metteva fine al sacerdozio di Aronne e apriva la strada a quello di Melkisedec (Fulton Sheen). 325: Pascal, Pensieri, n. 709. Vedi anche n. 738. 326: Jean Danilou, I manoscritti del Mar Morto e le origini del cristianesimo, Pagina 134

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Archeosolica 1990, p. 66. 327: Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascita di Ges, cit., p. 96. 328: Ivi, p. 93. Dagli Atti degli Apostoli veniamo a sapere poi che saranno molti i sacerdoti che si faranno cristiani e tutto lascia pensare che si tratti appunto degli esseni. 329: Ivi, p. 94. 330: Ivi, p. 94. 331: Per la verosimiglianza storica di questo fatto vedi Giulio Firpo, op. cit., pp. 111 e ss. 332: Svetonio, Nerone, 40.2 333: Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascita di Ges, cit., p. 90. 334: Tacito, Historiae V, 13. Il brano prosegue cos: Queste misteriose profezie erano relative a Vespasiano e Tito ma la gente comune, con la solita cecit dovuta all'ambizione, aveva interpretato questi grandi destini a loro stessi e neppure i disastri avevano il potere di portarli a credere alla realt. 335: Vite dei dodici Cesari (Vespasiano IV, 5). Il brano prosegue cos: questa profezia, che riguardava un imperatore romano, come gli eventi dimostreranno di l a poco, fu applicata a se stessi dai Giudei. In realt gli eventi dimostreranno che quella profezia era applicabile solo a Ges e ai suoi discepoli che proprio in quegli anni stavano, silenziosamente moltiplicandosi anche a Roma, dove Svetonio scriveva, e che cresceranno fino a conquistare l'imperatore e l'impero. Ma il fatto che entrambi gli storici romani, che scrivono attorno al 100 d. C. applicassero il vaticinio all'imperatore romano (Tito e Vespasiano) e che Svetonio sottolineasse in quel tempo, cio nel I sec. d. C., dimostra che la profezia era comunumente ritenuta doversi compiere in quegli anni. 336: Romano Penna, L'ambiente storico- culturale delle origini cristiane, EDB 2006, pp. 99-100. 337: Secondo Marta Sordi, con la IV Egloga Virgilio esprimeva l'aspettativa etrusco- romana di rinnovamento del secolo, come fa il carme 64 di Catullo nel vagheggiamento di nozze umano- divine (Vedi Orazio e Virgilio divisi sull'Avvento, Avvenire 26.11.2000). La Sordi aggiunge che Virgilio, anche con l'Eneide (aspera tam positis mitescent saecula bellis, I, 291), annuncia la pax di Augusto nella quale nacque Ges. E" una coincidenza piena di suggestioni che il monumento emblenatico di quell'epoca, l'Ara Pacis Augustae, che celebra il mondo finalmente in pace, sia stato consacrato ufficialmente nel 9 a. C, cio alla vigilia della nascita di Ges. 338: Vedi Romano Penna, L'ambiente storico- culturale delle origini cristiane, cit., p. 78. 339: Ivi, p. 79. 340: Vittorio Messori, Ipotesi su Ges, cit., pp. 112-113. 341: Ivi, p. 113. Vedi anche Andrea Tornielli, Inchiesta su Ges bambino, cit., pp. 147-174. 342: Antonio Panaino, I Magi evangelici, Longo editore 2004, pp. 28-29.29.29.29.29.29.29.29. 343: Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascita di Ges, cit., p. 61. 344: Vedi AAVV, Profetici e apocalittici, cit., p. 371. 345: Giuseppe Ricciotti, Vita di Ges Cristo, cit., p. 270. 346 Ivi, pp. 271-272. 347: In Avvenire, 27.11.2007. 348: Walter Devivier S. J., Corso d'apologetica cristiana. Esposizione ragionata dei fondamenti della fede, 6' ediz. italiana riveduta e aggiornata da P. Celestino Testore S. J., Libreria Emiliana Editrice 1937. 349: Il giorno dopo, Giovanni vedendo Ges venire verso di lui disse: "Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi passato avanti, perch era prima di me" [...]. Giovanni rese testimonianza dicendo: "Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi il Figlio di Dio". Il giorno dopo Giovanni stava ancora l con due dei suoi discepoli e, Pagina 135

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt fissando lo sguardo su Ges che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i due discepoli sentendolo parlare, seguirono Ges. Ges allora si volt e, vedendo che lo seguivano, disse: "Che cercate?". Gli risposero: "Rabbi (che significa maestro), dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete" (Gv. 1,2939). 350: In Riccardo Calimani, Ges ebreo, cit. p. 173. 351: Tom maso Federici, docente alla Pontificia Universit Urbaniana e colleboratore dell"Osservatore romano scrive: In Genesi 15,19 il Qenita considerato come un popolo antico che secondo la Promessa e l'alleanza (Gen 15,1-18) la discendenza di Abramo chiamata a possedere come parte integrante della terra promessa. I Qeniti, spiega Federici, sono i discendenti di Caino, sono dunque "una sottotrib di Giuda", la loro terra sta nella "parte montagnosa", con capitale Hebron. Essa comprendeva la Betlemme di Kaleb, attraverso la sua sposa Efrata. Tali Qeniti si possono chiamare con termini esplicitato e svolto "Cainiti". La trib di Giuda la pi importante, quella da cui, secondo la Promessa, deve nascere il Messia. E la promessa fatta a David, della trib di Giuda e della sottotrib dei Cainiti. Da David infatti, pastore di Betlemme, discende Giuseppe. Dunque i Davididi sono i Qeniti o Cainiti. Ecco - commenta Federici sopra quale abisso disceso l'Immortale Eterno per assumere la carne dei peccatori. Cristo Signore cos riassume in s ogni Caino d'ogni tempo, per salvarlo. Ges dunque il segno che Dio aveva posto sopra Caino per cui questi ha salva la vita. Nel profeta Isaia leggiamo infatti: Egli si caricato delle nostre sofferenze, si addossato i nostri dolori... stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquit. Il castigo che ci d salvezza si abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Nello stesso ceppo familiare di Ges, infatti, sono riassunti sia Israele, sia Giuda, sia i pagani ed i peccatori pi lontani. Di fatto spiega Federici a Betlemme, Booz, antenato di David, sposando Rut la Moabita, dunque pagana e idolatra, l'inserisce a pieno titolo nel popolo di Dio, tanto che diventa antenata di David. Tom maso Federici, Resuscit Cristo, Eparchia di Piana degli albanesi 1996, 1355-1358. 352: In 30 Giorni, n. 11/2000, pp. 69-71. 353: Del suo libro, Memorie, ci sono pervenute solo le ampie citazioni che fa Eusebio di Cesarea. Scrive dunque Eusebio, in riferimento a fatti accaduti alla fine del I secolo d. C.: Un'antica tradizione riferisce che, quando lo stesso so Domiziano comand di sopprimere i discendenti di Davide, alcuni eretici denunciarono anche i discendenti di Giuda che era fratello carnale del Salvatore ( il Giuda cugino di Ges menzionato in Mt. 13,55 e Mc. 6,3, nda) come appartenenti alla stirpe di Davide e alla parentela di Cristo stesso. Egesippo riporta queste notizie (circa 60 anni dopo, verso la met del II sec. d. C., nda), dicendo testualmente: Della famiglia del Signore restavano ancora i nipoti di Giuda [...] i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide. Il soldato li condusse davanti a Domiziano Cesare [...] ed egli chiese loro se erano discendenti di Davide e ne ebbe la conferma. Chiese allora quante propriet e quanto denaro avessero. Essi risposero che avevano in totale novemila denarii, met per ciascuno, e dicevano di non averli in contanti, ma che erano il valore di un terreno di soli 39 plethri, di cui pagavano le tasse e di cui campavano, coltivandolo essi stessi. E gli mostrarono le mani, testimoniando il loro lavoro personale con la rudezza del corpo e i calli formatisi sulle mani per la continua fatica. Interrogati su Cristo e il suo regno, sulla sua natura, il luogo e il tempo in cui si sarebbe manifestato, risposero che il suo regno non era di questo mondo n di questa terra, ma celeste e angelico, e che si compir alla fine dei secoli, quando Cristo verr nella gloria a giudicare i vivi e i morti [...]. Allora Domiziano non inflisse loro nessuna condanna, ma li disprezz giudicandoli di poco conto, li lasci andare e con un editto fece cessare la persecuzione contro la chiesa. Una volta liberati, essi furono a capo delle chiese come testimoni e insieme parenti del Signore e ritornata la pace rimasero in vita fino a Traiano (Hist. Eccl. 3, 19.20, 1-6). Vedi anche Giovanni Magnani, Origini del cristianesimo, cit., p. 138 e ss. e p. 224 e ss. 354: La profezia ribadita in 2Sam. 7,16; 1Cron. 17,11-12; Sal. 89,37; Sal. 132,11 e 17; Is. 7,13-14; Ger. 23,5-6; Ger. 33,14-15; Ez. 34,23-24. 355: Is. 7,14. Per tutta la questione vedi Stefano De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, Edb 2006, voli. 2, pp. 1771-1814 del vol. Pagina 136

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 356: Su questo straordinario passo sono divampate molte polemiche. Vi si parla veramente di una Vergine? Isaia in ebraico usa il termine almah. Come va tradotto? Anche in ambito cattolico alcuni affermano che quella parola significa giovane ragazza (Ren Laurentin, I Vangeli dell'infanzia di Cristo, Edizioni Paoline 1989, p. 70 e Ignace de la Potteri, Maria nel mistero dell'alleanza, Marietti 1992, p. 73), mentre altri traducono vergine (Giuseppe Siri, Getsemani, Roma 1980, p. 304 e ss). Il cardinale Siri cita, a suffragio di questa traduzione, san Girolamo nel Dizionario della Bibbia del Migne, il Dizionario universale di filologia sacra, il padre Giuseppe Girotti nonch Angelo Penna e molti altri autori. Potrebbe essere risolutiva la versione greca dei Settanta (II sec a. C.) che traduce parthenos. Termine che, in effetti, quasi generalmente ritenuto significare vergine, ma anche in questo caso c' chi sostiene significhi giovane donna matura (Cos Gerhard Kittel in Giuseppe Siri, Getsemani, p. 308). Se non fosse che nella letteratura greca (da Plutarco ad Aristofane, da Omero ed Esiodo a Senofonte, Sofocle, Erodoto ed Euripide) parthenos sta per giovane donna che non conosce affatto uomo (ivi, p. 308), cio vergine. La soluzione potrebbe essere quella del celebre rabbino Akiba, del II secolo d. C., che, pur estremamente polemico con i cristiani, traduce almah con vergine (ivi, p. 310). Tuttavia risale allo stesso periodo anche una nuova versione greca fatta da Giudei ellenisti che - probabilmente in polemica con i cristiani - traducono quel termine con una giovanvane (In Ignace De La Pone- rie, p. 73). Si deve obiettivamente riconoscere che (se ogni traduzione una interpretazione) debba far testo, come dice la tradizione cristiana, la versione dei Settanta, per l'autorevolezza dei rabbini e perch, essendo del II secolo a. C., scevra da ogni sospetto. Quindi almah di Isaia significa Vergine. Tuttavia anche la traduzione di almah con giovane donna sarebbe accettabile dal punto di vista cristiano perch contiene in s, sia pure non esplicitandolo, la nozione di verginit, e soprattutto perch mostra che il dogma della verginit di Maria non sarebbe stato costruito a posteriori dalla Chiesa per adeguarsi alla profezia, ma piuttosto la registrazione di un fatto che nella profezia era contenuto in modo implicito. 357: Si veda il saggio di Cornelio Fabro L'Immacolata nella storia del mondo, in Profili di santi, Istituto padano di arti grafiche 1957, pp. 112130. 358: Ignace De la Potterie, Maria nel mistero dell'alleanza, cit., p. 76. 359: Il riferimento al concepimento verginale nel prologo del Vangelo di Giovanni spiegato in Ignace De La Potterie, op. cit., pp. 119-128. 360: Il concepimento verginale segno della nuova creazione, della rigenerazione dell'uomo a figlio di Dio, Angelo Amato, Ges il Signore, cit., p. 421. 361: Vedi anche Ren Laurentin, I Vangeli dell'infanzia di Cristo, cit., pp. 555-556. 362: L'indagine pi accurata in proposito stata condotta da Josef Blinzer, I fratelli e le sorelle di Ges, Paideia 1974, le cui conclusioni, molto interessanti, sono le seguenti: I cosiddetti fratelli e sorelle di Ges erano suoi cugini e cugine. Per Simone e Giuda, la loro parentela con Ges veniva dal loro padre Cleofa, che era fratello di san Giuseppe e come questi un davidide; il nome della loro madre non noto. La madre dei fratelli del Signore, Giacomo e Joses era una Maria, diversa dalla madre del Signore; essa (o suo marito) era imparentata con la famiglia di Ges, ma non si pu accertare di che parentela si trattasse. Esiste qualche indizio che il padre di Giacomo (e di Joses) fosse di origine sacerdotale o levitica e che fosse un fratello di Maria (p. 173). Del resto noto che la cugina di Maria, Elisabetta, era di stirpe sacerdotale (Lc. 1,5 e 1,36). La possibilit dunque che Maria fosse di stirpe sacerdotale molto forte. Del resto sappiamo che Giacomo, fratello del Signore (cugino), il Giacomo che fu il primo vescovo di Gerusalemme e che fu ucciso dai Giudei, poteva varcare la soglia del sancta sanctorum, cosa assolutamente vietata a chi non fosse sacerdote. Questa notizia ci viene da Egesippo, scrittore del secondo secolo, di origine ebraica, che pot reperire le notizie sulla famiglia di Ges da fonti non scritte e che viene valutato dagli storici come autore molto attendibile. Come gi abbiamo visto Egesippo afferma pure che Giuda e Simone erano della stirpe di Davide e che il loro padre fu Cleofa, fratello di san Giuseppe. L'ipotesi di Blinxer che Giuseppe sia morto tra il 12 e il 13 compleanno di Ges, Pagina 137

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt quindi subito dopo l'episodio del suo smarrimento al Tempio, e Maria, con Ges, da quel momento, sia andata a vivere presso uno di questi parenti prossimi, con dei figli adulti, cugini di Ges (p. 59). 363: Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., p. 137. 364: Abbiamo a che fare qui, ovviamente, con un fatto del tutto inspiegabile nell'ordine naturale, come i tanti miracoli attribuiti nei Vangeli a Ges. Si tratta dunque, per ora, di registrarne l'enunciazione per approfondire e discutere pi avanti la possibilit e la ragionevolezza del miracolo, dell'irrompere del soprannaturale, nonch la credibilit storica dei Vangeli che riferiscono questi fenomeni. 36 36 36 36 36 36 36 36 36 36 365: Paolo Sacchi, Ges e la sua gente, San Paolo 2003, p. 41. 366: Antonio Ammassari, La famiglia del messia, in Bibbia e Oriente, n. 5, settembre- ottobre 1977, p. 202. 367: Giuseppe Segalla, Una storia annunciata. I racconti dell'infanzia in Matteo, Morcelliana 1987, p. 85. 368: Antonio Ammassari, La famiglia del messia, cit. p. 202. 369: Vedi AAVV, Tra giudaismo e cristianesimo, cit., p. 99-100. 370: I due significati della Sacra Scrittura, letterale e figurale, non sono professati solo dai cristiani, ma dalla tradizione ebraica come sottolinea Pascal (Pensieri, cap. X, I figurativi). Per il significato figurale della vicenda di Giuseppe vedi Pascal, Pensieri n. 768 e per l'interpretazione figurale della manna, n. 782. 371: Prefazione a Ren Laurentin, I Vangeli dell'infanzia di Cristo, cit., p. 5. 372: Ivi, p. 599. 373: Ivi, pp. 552-553. 374: Vedi Dario Bazec, La cronologia dei Vangeli secondo il calendario ebraico, Edizioni Italo Svevo 2001, pp. 112-120. 375: Studiando la lapide definita Iscrizione con il ricordo di un censimento di Sulpicius Quirinus in Siria, Laura Boffo giunge a queste conclusioni: Alla luce di quanto finora detto si potrebbe allora non escludere una successione di eventi che contempli: 1. una delegazione di Quirinio in Siria intorno al 5/4 a. C. (dopo la legazione in Galazia e Panfilia e la guerra contro gli Homanadenses), con il coinvolgimento in operazioni pluriennali di un censimento rispondente a intenzioni di generalit [...] le quali furono estese dalla provincia di competenza anche al vicino regno vassallo (data la natura del provvedimento e il rapporto della Giudea con la provincia di Siria) e ai fini solo statistici; 2. una funzione speciale giudiziaria e censoria nel 6 d. C. in Giudea, in concomitanza con l'annessione di quest'ultima all'impero, Laura Boffo, Iscrizioni greche e latine per lo studio della Bibbia, Paideia 1994, p. 199-200. 376: Klaus Rosen, Jesu Geburtsdatum, der Census der Quirinus und eine judische Steuererklarung aus dem Jahr 127 d. C, in Jahrbuch fur Antike und Christentum 38 (1995), pp. 5.15. In Carsten Peter Thiede, La nascita del cristianesimo, Mondadori 1999, p. 384. 377: Vedi Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascita di Ges, cit., p. 179 e p. 119 e ss. 378: Ivi, p. 185. 379: Giorgio Jossa, Ges il Messia?, Carocci 2006, pp. 40-41. 380: Ecco, subito dopo, come il profeta scorge, dal profondo dei secoli, questa manifestazione: Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete E come si gioisce quando si divide il bottino. Poich tu, come al tempo di Madian, hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle e il bastone dell'aguzzino (Is. 9,1-3). 381: Nei manoscritti greci dei Vangeli di Matteo e Giovanni il termine Nazoraios (cos pure negli Atti degli Apostoli). Nei Vangeli di Marco e Luca il termine traslitterato in greco come Nazarenos. 382: Vedi Jean Danilou, I Vangeli dell'Infanzia, Morcelliana 1968, pp. 54 e ss. 383: Vedi Maria Luisa Rigato, Il Titolo della croce di Ges, Editrice pontificia Universit Gregoriana 2003; Michael Hesemann, Titulus Crucis, San Pagina 138

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Paolo 2000; Carsten Peter Chiede e Matthew D'Ancora, La vera croce, Mondadori 2001. 384: Il termine nazar significa separato, consacrato, ma viene segnalato anche il significato di vigna non potata, cosa che potrebbe alludere al fatto che chi faceva quel voto non si radeva i capelli. Vedi Levitico 25,5; Numeri 6,2; Maccabei 3,49; 6,13; 6,18; 6,21 eccetera. 385: Seguiremo specialmente le ipotesi dell'arcarcarcarcarcarcarcarcarcheologo e biblista padre Bargil Pixner, Con Ges attraverso la Galilea, Corazin 1997. Su questo tema vedi anche Etienne Nodet e Justin Taylor, Le origini del cristianesimo, Piemme 2000, pp. 340-358; John Meier, Un ebreo marginale, Queriniana 2001, pp. 197198; Giovanni Magnani, Ges costruttore e maestro, Cittadella editrice 1996, pp. 138-146. 386: Per il significato messianico anche di questi due passi si veda il Targum Jonathan (in Roger Liebi, Profezia messianica: adempimento e verit, Diffusione letteratura cristiana 1989). 387: In Bargil Pixner, Con Ges attraverso la Galilea, cit. p.14. 388: Ibdem. 389: Anche se una tesi diversa gli attribuita da padre Laurentin, I Vangeli dell'infanzia di Cristo, cit., p. 370. A quest'opera rimando anche per l'analisi esegetica e per lo studio delle due genealogie evangeliche di Ges (p. 442 e ss). 390: Attestazioni archeologiche di vita nel posto sono le tombe del periodo medio del Bronzo e, come resti di abitazioni, dal periodo medio del Ferro fino a noi (Bellarmino Bagatti, Gli scavi di Nazareth I, dalle origini al secolo XII, Gerusalemme 1967). 391: M. Avi- Yonah, A list of Priestly Courses from Cesarea, Israel Exploration Journal, 12, pp. 137-139, 1962. 392: Bargil Pixner, Con Ges attraverso la Galilea, cit., p. 15. 393: Abbiamo scoperto che quest'uomo (Paolo di Tarso) una peste, fomenta continue rivolte tra tutti i Giudei che sono nel mondo ed capo della setta dei Nazorei (At. 24,5). 394: Atti 11,26. 395: Bargil Pixner, Con Ges attraverso la Galilea, cit., p. 16. 396 Ivi, p. 15. 397: Giulio Firpo, Il problema cronologico della nascit di Ges, cit., p. 179. 398: Ivi, p. 94. 399: Pinchas Lapide, Bibbia tradotta, cit., pp. 177-180. L'autore, per far capire la forza dirompente della situazione, nota: La folla stende i propri mantelli e i rami di palma davanti a Ges. E" un insolito tributo di onore riservato fino ad allora solo a due eroi nazionali: Giuda Maccabeo (2Mac 10,7), che aveva purifcato e riconsacrato il tempio dopo la sua profanazione ad opera di Antioco IV Epifane, e il re Ieu (2Re 9,13), che era stato unto da un discepolo del profeta Eliseo e aveva poi potuto estirpare il culto di Astarte imperversante nel regno del Nord (p. 178). Pinchas Lapide ipotizza perfino che una delle grida attribuite alla folla, Osanna nel pi alto dei cieli (Mc. 11,10; Mt. 21,9), contenga un errore di traduzione. Infatti l'espressione Osanna, Hoshia'na, significa Aiuta dunque! o Salva dunque, e l'espressione ba- meromim (nel pi alto) quasi identica a mi- haromim (dai romani), rendendo ipotesi plausibile che la folla, in quel contesto, abbia acclamato Ges come re, gridandogli: Salvaci (liberaci) dunque dai romani!. 400: Ren Laurentin, I Vangeli dell'infanzia di Cristo, cit., p. 75. 401: Cos la versione di Laurentin (p. 76) di Sofonia 3,14-18, un passo che per il mariologo si sovrappone precisamente al Vangelo dell'annunciazione (Lc. 1,28). 402: Soltanto pochi nell'antichit hanno dato importanza al fatto di dover lasciare annotazioni private nelle quali riportare i nomi desunti dalla memoria o quelli desunti dagli archivi, per vantarsi della propria nobile nascita. Tra questi ci furono i gi ricordati "desposynoi" (gente del Signore), i quali erano cos chiamati a motivo della loro parentela con il nostro Salvatore. Provenendo dai villaggi ebraici di Nazara e Kochaba si sono sparsi in tutto il paese. Avevano desunto il succitato albero genealogico, per quanto fu possibile, dal "Libro dei giorni". Questa lettera di Giulio Africano, scritta attorno al 200 ad Aristide, riportata da Eusebio e citata da Pixner (p. 18). 403: Bargil Pixner, Con Ges attraverso so so so so so la Galilea, cit., pp. Pagina 139

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 18-19. 404: De catechizandis rudi bus, 22,40. 405: Questa profezia cos clamorosa e evidentemente evocatrice di Ges che da talune parti si ritenuto di tradurre diversamente quel versetto, in base al testo masoretico: Come il leone sono le mie mani e i miei piedi. Una traduzione che non ha senso e che contraddice il contesto. Infatti i manoscritti pi antichi, pre- masoretici, confermano che il testo del salmo dice: essi hanno forato le mie mani e i miei piedi. Lo confermano due testi del Salmo ritrovati fra i Rotoli del Mar Morto e prima ancora l'antica traduzione greca della Bibbia dei Settanta. Come pure la Peshitta (siriaca). Tutte danno la versione suddetta, che era ufficiale nel mondo ebraico ben prima che fosse riportata nella Bibbia cristiana. Vedi Ruben Barrett, L'interpretazione del salmo 22:16, in http://camcris. altervista. org/ ebrsalmo22.htmi. 406: Queste espressioni di Isaia e le seguenti tornano nel Vangelo Mt. 3,17 e Lc. 4,17-19. Ma soprattutto Giovanni Battista, prima ancora dell'inizio della missione pubblica di Ges che lo identifica con il servo sofferente di 407: Giovanni Paolo II, udienza generale, 25 febbraio 1987. 408: At. 3,13.26; 13,46-47; 4,27.30; 1Pt. 2,22-25, Fil. 2,6-8. Questa medesima convinzione osserva Giovanni Paolo II la ritroviamo quindi nella "Didach", nel "Martirio di san Policarpo", e nella Prima Lettera di san Clemente Romano. Bisogna aggiungere un dato di grande importanza: Ges stesso parla di s come di un servo, alludendo chiaramente a Is. 53, quando dice: "Il Figlio dell'uomo [...] non venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc. 10,45; Mt. 20,28). Lo stesso concetto egli esprime quando lava i piedi agli apostoli (Gv 13,4.12-15). Udienza generale, 25 febbraio 1987. 409: L'articolo pubblicato sul sito internet http://camcris. altervista. org/ ebrisaia. htmi. 410: Giorgio Faro segnala l'antologia Pesiqta Rabbati, redatta nel VI- VII secolo. In essa un midrash (pinga 36) sembra commentare il Salmo 22 e il servo sofferente di Isaia e immagina un dialogo fra Dio e il Messia. Dio dice: Coloro i cui peccati saranno perdonati per te, ti imporranno un giogo di ferro e ti tratteranno come un vitello che viene accecato; essi soffocheranno il tuo respiro sotto il giogo e, a causa dei loro peccati, la tua lingua si incoller al tuo palato. Accetti ci?. Il Messia chiede: Questo supplizio durer parecchi anni?. E Dio: una settimana!. E il Messia risponde che con la gioia nell'anima e nel cuore, io prendo su di me ci, purch - aggiunge cos siano salvi i figli di Israele e tutti coloro che sono morti e tutti coloro che non sono ancora nati. l'articolo di Faro reperibile qui: www. documentazione. info/ article. php? idsez=17&id=610. 411: Il caso di F. Friedmann si segnala per la sua lucida conclusione: O tutte le profezie sono false e dunque la Bibbia non parola di Dio; o sono tutte vere e allora Ges veramente il Messia. Perci - concluse - non mi resta che farmi cattolico (in Daniel Mariano, Ges e Maometto, Edizioni Segno 2001, p. 93). Il suo cammino raccontato nel volume La Croce e la Stella di Davide, ed. Ave. 412: Nel suo testamento, datato 7 febbraio 1937, scrive testualmente: Le mie riflessioni mi hanno sempre pi accostato al cattolicesimo, in cui scorgo il compimento perfetto del giudaismo. Io mi sarei convertito se non avessi assistito alla spaventosa ondata di antisemitismo che da qualche anno si sta roveschiando sul mondo (siamo nel periodo tremendo del nazismo che prepara la guerra, nda). Son voluto restare fra coloro che domani saranno i perseguitati. Tuttavia spero che un sacerdote cattolico, se il cardinale Arcivescoscoscoscoscoscovo di Parigi lo autorizza, voglia venire a recitare le preghiere alle mie esequie. Qualora questa autorizzazione non venisse accordata, bisogner rivolgersi a un rabbino, senza per nascondere n a lui n a chicchessia, la mia adesione morale al cattolicesimo, in Eugenio Zolli, Prima dell'alba, cit. pp. 107-108. 413: Ivi, pp. 51-53. 414: Ivi, p. 109. 415: In Judith Cabaud, Il rabbino che si arrese a Cristo, cit., p. 41. 416: Ivi, p. 45. 417: Ivi, p. 55. 418: Ivi, p. 65. 419 Ivi, p. 87. 420: Ivi, p. 88. 421: Vedi Pierre Blet S. J., Pio XII e la Seconda Guerra mondiale, San Paolo Pagina 140

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 1999; Andrea Tornielli, Pio XII, il papa degli ebrei, Piemme 2001; Joseph Lichten, Pio XII e gli ebrei, EDB 1988; David G. Dalin, La leggenda nera del Papa di Hitler, Piemme 2005; Antonio Gaspari, Gli ebrei salvati da Pio XII, Logos 2001. 422: Jean Danilou ha spiegato: La dottrina di Bultmann e di altri teologi ed esegeti, secondo la quale la risurrezione della carne un mito che significa soltanto il rinnovamento interiore operato dalla fede, molto vicina alle concezioni gnostiche combattute da san Paolo (in Vittorio Messori, Dicono che risorto, Sei 2000, pp. 90-91). 423: Pascal, i Pensieri, n. 222. 424: In realt Bultmann mostra, con quel pensiero, una scarsa conoscenza delle nuove frontiere che la scienza stava varcando proprio nei suoi anni. Nella sua ansia di sentirsi al passo con i tempi moderni sembra ancora fermo all'ingenuo positivismo ottocentesco. Sembra ignaro, ad esempio, della rivoluzione filosofica portata da Einstein che ha sbaragliato le stesse antiche categorie di tempo e di spazio che sembravano intangibili e su cui si fondavano sia la scienza che la filosofia. Arrivati al cuore della nostra indagine, al mistero dei misteri, dobbiamo chiederci: dal punto di vista scientifico ragionevole riconoscere la possibilit che si verifichino avvenimenti totalmente inspiegabili sul piano naturale? O ammettere tale possibilit, e quindi indagarla, significa piombare irrimediabilmente nella sciocca credulit, nel vaneggiamento irrazionale, nel leggendario e nell'infantilismo? A questa domanda ha risposto chiaramente l'ex simbolo massimo dell'ateismo filosofico: Antony Flew (lo abbiamo visto nel prologo). Una volta riconosciuto che la scienza contemporanea deve constatare l'evidenza di Dio, nell'organizzazione intelligente dell'universo (che non sarebbe altrimenti spiegabile), per Flew, ne deriva che: Non si possono limitare le possibilit dell'onnipotenza. E" la risposta della logica filosofica: razionale riconoscere che Dio pu tutto. La categoria della possibilit quella con cui l'intelligenza umana si affaccia su ci che la supera. Anche per la scienza razionale riconoscere che certi eventi non possono avere una spiegazione naturale. Quando la scienza stessa viene chiamata a studiare casi di guarigioni prodigiose non fa che riconoscere, attraverso le sue analisi, l'evidenza di un mistero e di un potere che supera le leggi naturali, le nostre conoscenze e i nostri poteri. Tuttavia la scienza moderna ha fatto ancora di pi: scoprendo il Mistero nella stessa struttura dell'universo naturale ha elaborato delle sue categorie scientifiche (ribadisco: scientifiche, non solo filosofiche) che sono porte razionalmente aperte all'irruzione possibile del soprannaturale. Per esempio la cosiddetta singolarit. Una singolarit nuda il Big Bang, cio l'improvvisa ed esplosiva comparsa dal nulla, della materia, dell'energia, dello spazio (infinitamente piccolo) e del tempo. E" un evento istantaneo che si produce dal nulla, senza alcuna causa fisica a noi nota che appartenga alla nostra dimensione spaziotemporale. Anzi, nel venir meno di tutte le leggi fisiche. Paul Daviesiesiesiesiesiesiesiesies spiega: Oggigiorno molti astronomi e cosmologi sostengono la teoria secondo cui c' effettivamente stata una creazione databile a circa diciotto miliardi di anni fa, quando l'universo fisico sorse all'improvviso con l'inimmaginabile esplosione volgarmente detta "big bang". La teoria pu risultare sorprendente, ma non infondata. A parte questo o quel particolare su cui pu non esserci accordo, l'ipotesi fondamentale - che, cio, si sia data una creazione - da un punto di vista scientifico del tutto accettabile. Essa infatti nasce da un vastissimo insieme di dati scientifici accomunati dalla legge fisica pi universale a noi nota, la seconda legge della termodinamica (p. 24). Per essere pi chiari, Davies - che non un autore vicino alla sensibilit religiosa - scrive: Carattere essenziale di una singolarit il suo porsi come limite o confine dello spaziotempo e quindi, si suppone, dell'universo fisico [...]. Poich tutte le nostre teorie fisiche sono state fino ad ora formulate nel contesto dello spazio e del tempo, l'ipotesi di un limite allo spaziotempo comporta l'impossibilit che i processi fisici si diano anche oltre questo confine. Una singolarit dunque rappresenta, secondo questa impostazione, il limite estremo dell'universo naturale: e dunque ammette comportamenti - quali la comparsa o la scomparsa della materia nel e dal mondo fisico - e forze del tutto imprevedibili, anche in linea teorica, dalle scienze fisiche. Una singolarit quanto di pi prossimo a una entit Pagina 141

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt sovrannaturale che la scienza ha saputo scoprire (Dio e la nuova fisica, Mondadori 1994, p. 84). Dunque non c' solo la filosofia a riconoscere che - per definizione - Dio, essendo onnipotente, pu manifestarsi come vuole nel tempo e nello spazio, ma la scienza stessa, a quanto pare, con i suoi stessi procedimenti, scopre che l'universo naturale ha le porte aperte per l'irruzione del soprannaturale. Anzi, che l'esistenza stessa dell'universo, uscito da una singolarit che confina col soprannaturale, stato un evento totalmente gratuito, imprevedibile e inspiegabile dal punto di vista scientifico. Ecco perch - facendo un salto logico e temporale - la scienza non pu assolutamente escludere, anzi deve riconoscere la possibilit, sul piano strettamente logico- scientifico, che Ges di Nazaret sia veramente risorto quel 9 aprile dell'anno 30 a Gerusalemme. Del resto la teologia accosta la creazione dell'universo alla resurrezione di Cristo perch quest'ultima letteralmente una nuova creazione. Dice il cardinal Newman: Egli un secondo creatore del mondo, che condiscende a ripetere sotto forma umana, per la nostra contemplazione, l'opera personale che fa cantare in coro le stelle del mattino e trasalire di gioia i figli di Dio (cit. in Jean Guitton, Ges, Elledici 1997, p. 267). 425: Ludwig Wittgenstein, Pensieri diversi, Adelphi 1980, p. 68. 426: In Antony Flew, There is a Goch cit., p. 204. 427: Jean Guitton, Ges, cit., pp. 155-209. 428: Ivi, p. 161. 429: Heinrich Schlier, Sulla risurrezione di Ges Cristo, Morcelliana 1971. 430: Benedetto XVI, Udienza 3 settembre 2008. 431: Jean Guitton, Ges, cit., p. 96. 432: Kenneth Stevenson e Gary R. Habermas, Verdetto sulla Sindone, Queriniana 1982, p. 172. 433: Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., p. 91. 434: Carsten P. Thiede, La nascita del cristianesimo, cit., pp. 288-289. 435: Negli ultimi due secoli invalsa l'idea di considerare i Vangeli come delle testimonianze di fede, definizione che serve a negare la loro attendibilit storica. Naturalmente un sofisma illogico. Perfino Hans Ming, in una sua pagina, ne contesta l'assurdit: Non fu la fede dei discepoli a risuscitare Ges per loro, ma fu il RisRisRisuscitato da Dio a condurli alla fede ed alla sua professione. Il Maestro non vive grazie ai suoi discepoli, sono questi che vivono di lui... Il messaggio della risurrezione si testimonianza di fede, ma non un prodotto della fede (Essere cristiani, Mondadori 1976, p. 421). 436: Orazio Petrosillo e Emanuela Marinelli, La Sindone. Un enigma alla prova della scienza, Rizzoli 1990, pp. 152-153. 437: Orazio Petrosillo e Emanuela Marinelli, La Sindone. Storia di un enigma, Rizzoli 1998 p. 214. 438: Marinelli, La Sindone. Il mistero di un'immagine, I Quaderni del timone, Edizioni Art 2007, pp. 34-35. 439: Vedi Giulio Fanti e Emanuela Marinelli, La Sindone rinnovata, Progetto Editoriale 2003, p. 101. 440: Per fare qualche esempio, non fu redatto neanche un verbale delle operazioni di prelievo. Inoltre gli stessi prelevatori non sono manifestamente in grado di indicare esattamente il quantitativo di tessuto staccato dalla Sindone (Pierluigi Baima Bollone, Sindone. 101 domande e risposta, cit., p. 141). Infine il test, di fatto, non fu alla cieca come avrebbe dovuto e i risultati furono inspiegabilmente anticipati alla stampa (Fanti e Marinelli, La Sindone rinnovata, cit. p. 104). 441: Non apparso tecnicamente accettabile che la radiodatazione sia stata effettuata su un solo prelievo da un unico punto all'estrema periferia del Lenzuolo... Qualsiasi sindonologo avrebbe fatto osservare che il punto prescelto era uno dei meno indicati visto che si trova proprio dove la Sindone stata afferrata e sostenuta durante le numerose ostensioni avvenute per secoli e secoli da ringhiere e balconi (Pierluigi Baima Bollone, Sindone. 101 domande e risposte, cit., p. 140). 442: Il matematico Arnaud- Aaron Upinsky dimostr che il test statistico di Pearson, eseguito sui risultati della datazione, indica l'esistenza del 95,7 per cento di probabilit che la data ottenuta non corrisponda a quella dell'intero Lenzuolo (Fanti e Marinelli, La Sindone rinnovata, cit. p. 105). Pagina 142

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Lingegner Ernesto Brunati segnala inoltre un errore contenuto nell'articolo ufficiale su Nature proprio sul test di significativit statistica. Il valore minimo da raggiungere, affinch la verifica con il chi quadro sia accettabile, il 5 per cento. Quando il risultato inferiore significa che la differenza fra i risultati troppo grande e quindi il test deve essere rifiutato. Ebbene, per la Sindone, stando ai calcoli di Brunati sui dati di Nature, risulterebbe del 4,07 per cento. Quindi sarebbe tale da invalidare i risultati. Ma, non chiaro come e perch, questo 4,07 per cento su Nature stato portato alla soglia minima richiesta, cio al 5 per cento (Nature, 16.2.1989, p. 613). 443: Non stata data importanza alla storia del campione, quindi non sono stati valutati i possibili eventi che avrebbero potuto alterare il risultato. Infine i dati grezzi sono stati ripetutamente richiesti e mai ottenuti, (Pierluigi Baima Bollone, Sindone. 101 domande e risposte, cit., p. 144). Assai strano anche l'aver concluso l'articolo su Nature con la presunzione di aver fornito conclusive evidente cio prove definitive/ indiscutibili che la Sindone di Torino medievale. Un articolo scientifico su un'analisi al C14 - nella prassi scientifica - presenta i risultati ottenuti, non pretende di proclamare conclusioni definitive di tipo storico. 444: Ad esempio, sorprende la notizia secondo cui, dopo che furono resi noti i risultati, un gruppo anonimo di "uomini d'affari" si dichiar soddisfatto dei risultati dimostrandolo con una donazione di un milione di sterline all'Universit di Oxford allo scopo di creare una cattedra per il dottor Tite, direttore del Museo Britannico che aveva condotto in porto la la la la la la la la la vicenda, (ivi, p. 147). 445: E" necessario ricostruire il clima ideologico di quella vicenda del 1988, le scelte (fatte e subite) degli ecclesiastici, i comportamenti dei diversi studiosi, i protocolli, le opposizioni dei tanti che sollevarono sospetti (una storica come Anna Benvenuti, ordinario di Storia medievale all'Universit di Firenze, arrivata a fare dichiarazioni molto dure su 30 Giorni, n. 6/7 2008, p. 99), le repliche dei protagonisti, infine il comportamento dei media. 446: Vedi Andr- Marie Dubarle, Storia antica della Sindone di Torino, Ed. Giovinezza 1989. 447: Emanuela Marinelli in 30 Giorni, n. 6/7 2008. Nota di chi ha eseguito la scansione: l'autrice scritta sopra veniva riportata con il cognome di Marinella che, viste le altre note e le ricerche in internet, presumo essere un errore di stampa e per tanto l'ho riportato con Marinelli come negli altri casi. 448: Emanuela Marinelli, La Sindone. Il mistero di un'immagine, cit., p. 15. 449: Pierluigi Baima Bollone, Sindone. 101 domande e risposte, cit., p. 15. 450: La Vulgata traduce erroneamente con schiaffo, ma il testo greco parla di rpisma, cio colpo di verga. 451: Kenneth Stevenson e Gari Habermas, Verdetto sulla Sindone, cit., p. 158 e ss. 452: Orazio Petrosillo e Emanuela Marinelli, La Sindone. Un enigma alla prova della scienza, cit., p. 224. 453: All'indirizzo: http://www. shroud. it/ FANTI1A. PDF. Si possono trovare poi le affermazioni all'indirizzo: http://www. shroud. it/ FANTI2A. PDF. 454: Anche altri studiosi in precedenza hanno fatto calcoli analoghi, arrivando tutti alle stesse conclusioni. Vedi Stevenson e Habermas, Verdetto sulla Sindone, cit., p. 142. 455: Un gruppo di scienziati italiani dell'Enea, al laboratorio di Frascati, nel 2008, finalmente riuscito a ottenere su un telo di lino immagini che hanno le stesse caratteristiche fisiche della figura della Sindone (la colorazione interessa solo le fibrille superficiali e non passa sul rovescio). Hanno conseguito il risultato irradiando il telo con un fortissimo e istantaneo lampo di luce prodotto da laser a eccimetri. I risultati sono stati pubblicati su una rivista scientifica (Baldacchini G. - Di Lazzaro P. - Murra D. - Fanti G. - Coloring linens with excimer laser to simulate the body image of the Turin Shroud Applied Optics, vol. 47, no. 9, March 20, 2008, pp. 1278-1285). Pagina 143

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt Questo esperimento conferma la tesi di quanti ritengono che l'immagine sindonica sia stata provocata dallo sprigionamento di una fortissima luce (di natura ignota) all'interno del Lenzuolo, dal corpo stesso. Uscendo dall'analisi scientifica e tornando all'esegesi, inevitabile ricordare che il grandioso evento della Trasfigurazione, riferito nei Vangeli, anch'esso connotato dalla luce. In quella circostanza fu pienamente svelata, davanti agli occhi dei tre apostoli, la natura divina di Ges che si rese evidente nel SUO stesso corpo. 456: Pierluigi Baima Bollone, Sindone. 101 domande e risposte, cit., p. 205. 457: Chi si ostinasse a sostenere ancora la datazione medievale dunque a questo punto dovrebbe spiegare chi l'uomo che, nel Medioevo - dopo aver subito lo stesso identico supplizio di Ges (un supplizio antico, non pi praticato e la stessa sepoltura antica, di tipo ebraico) - risorto dai morti. Manifestando, dopo la resurrezione, quelle stesse, anomale, caratteristiche fisiche. E dovrebbe spiegare come e perch di un avvenimento cos enorme e sconvolgente nessuno si sia accorto e nessuno abbia dato notizia alcuna. E perch costui, dopo una tale resurrezione, si sia totalmente eclissato senza lasciar tracce, n testimoni. A questo punto infatti diventerebbe del tutto secondaria l'eventuale conferma di una datazione medievale e si aprirebbe be be be be be be be be be be be be be be be un enigma colossale e insolubile. Chi l'uomo che era stato avvolto dal Lenzuolo e che - unico nella storia - risorto, come prova la Sindone, assumendo nel corpo poteri soprannaturali? Le uniche testimonianze storiche che attestano un evento simile sono nei Vangeli e negli altri libri del Nuovo Testamento. 458: Francesco Spadafora, La risurrezione di Ges, Istituto pagano di arti grafiche 1978, p. 126. 459: Ivi, p. 127. 460: Ivi p. 135. 461: In realt sappiamo che il cristianesimo giunse a Roma subito e addirittura Pietro venne una prima volta nella capitale dell'impero nel 42. 462: In Jean Guitton, Ges, op. cit., p. 160. 463: Napoleone, Conversazioni religiose, cit. 464: Luigi Giussani, E" se opera, Supplemento a 30 Giorni n. 2 febbraio 1994, pp. 68 e 71. 465: Ivi, p. 71. 466: Il nome vero era Marie Bailly, ma Carrel, nel suo libro Viaggio a Lourdes (Morcelliana Edizioni 2008) usa degli pseudonimi. Il suo stesso nome viene scritto al contrario: Lerrac. Lo scritto ricostruisce giorno per giorno quella sua vicenda, raccontandola in terza persona e noi ne seguiamo qui il racconto. 467: Ivi, p. 32. 468: Ivi, p. 38. 469: Ivi, pp. 39-40. 470: Ivi, p. 53. 471: Ivi, p. 71. 472: Per esempio quello di Ambrogio Donini, marxista e storico delle religioni: Neanche i sostenitori pi sprovveduti della possibilit di interventi divini prodigiosi osano pi evocare "miracoli", che sarebbero davvero "soprannaturali", come la ricrescita di gambe o di braccia amputate. 473: Vittorio Messori, Il Miracolo, Rizzoli 1998, p. 26. 474: Vittorio Messori, Il Miracolo, cit., p. 35. 475: La bellissima conversazione di don Giussani, raccolta nel libretto E" se opera, si apre con un esergo di san Tom maso d'Aquino che sembra riprendere alla lettera quel pensiero di Atanasio: Ex hoc aliquis percepir se animam habere et vivere et esse, quod percepit se intelligere, sentire et alia huiusmodi opera vitae exercere (De Veritate). Per verificare se davvero Ges risorto ed vivo - sembra dirci tutta la tradizione della Chiesa - bisogna andare a vedere se si comporta da vivente, se agisce, se opera. Anche sant'Agostino lega direttamente i miracoli alla resurrezione di Ges, indicandoli come prova di essa: (i miracoli) furono necessari prima che il mondo credesse per indurlo a credere e oggi provano quell'unico, grande e salutare miracolo secondo cui Cristo asceso al cielo con la carne con cui risorto (La Citt di Dio, XXII, 8-9). Pagina 144

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 476: Luigi Giussani, Si pu vivere cos?, Bur 1994, p. 120. 477: Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fatima, San Paolo 1997, p. 65. 478: Lo storico Luigi Gonzaga da Fonseca segnala che la stampa liberale massonica, nella sua vigorosa campagna contro le apparizioni e i tre pastorelli, parl di crisi epilettiche, di suggestioni, di montature clericali per aizzare il fanatismo. Quindi si fecero le ipotesi pi strampalate, per finire, come al solito, all'insinuazione della speculazione finanziaria per lanciare una (appena scoperta) sorgente di acque minerali di quella zona da parte dell"astuto proprietario, a cui quindi si faceva risalire questa trovata pubblicitaria delle apparizioni. 479: Luigi Gonzaga da Fonseca, Le meraviglie di Fatima, cit., pp. 64-65. 480: Riprendo una pagina del mio libro Il quarto segreto di Fatima, Rizzoli 2006, p. 20. 481: Questo particolare commenta padre Valinho, nipote di suor Lucia, dimostra che non si tratt di una suggestione collettiva che aveva colpita la folla presente all'apparizione (in Renzo e Roberto Allegri, Reportage da Fatima, Ancora 2000, p. 167). 5. 482: Voltaire, Dizionario filosofico, Einaudi 1955, p. 335. 483: Vedi Antonio Socci, Mistero Medjugorje, Piemme 2005; Livio Fanzaga, Perch credo a Medjugorje, Sugarco 1998. 484: E" interessante notare come la gente comune, che non ha un pregiudizio ideologico e che pi realista, magari perch ferita dalla vita, colga con pi attenzione i segni della presenza di Ges. La descrizione che fa Lucia, ricordando quei giorni, ci riporta di colpo a ci che narrano i Vangeli, a quello che accadeva quando Ges entrava nei villaggi. Ma oggi, paradossalmente, in modo ancora pi clamoroso e massiccio (come notava don Giussani), per di pi in questo caso i suoi amici, i suoi apostoli, sono tre semplici bambini: Avvicinandosi l'ora (dell'apparizione, nda) m'incamminai con Giacinta e Francesco in mezzo a molta gente che a stento ci lasciava camminare. Le strade erano gremite e tutti ci volevano vedere e parlare. Non vi era rispetto umano; molti, anche persone distinte, rompendo la folla che si accalcava intorno a noi, cadevano in ginocchio, pregandoci di presentare i loro bisogni alla Madonna. Altri, che non riuscivano a farsi strada, gridavano da lontano [...]. "Per amor di Dio! Pregate Nostra Signora che guarisca mio figlio che un povero storpio! Un altro: che mi guarisca mio figlio che cieco! Il mio, che sordo! Che riporti a casa mio marito!... mio figlio che sta al fronte... che mi converta un peccatore! Che mi dia salute perch sono tubercoloso!". L si vedevano tutte le miserie della povera umanit [...]. Quando adesso leggo nel Vangelo quelle scene incantevoli di Ges che passa fra le turbe in Palestina, ricordo queste, a cui il Signore, bench ancora bambina, mi fece assistere in quelle povere straducole, che portano da Aljustrel a Ftima e alla Cova da Iria [...] e penso: se questa gente si prostra cos dinanzi a tre poveri fanciulli, soltanto perch loro concesso misericordiosamente la grazia di parlare con la Madre di Dio, cosa non farebbero, se vedessero dinanzi a s Ges stesso?, in Quarta memoria (storia delle apparizioni). 485: Sant'Agostino, Discorso 258, 3. 486: C' una frase di Ges nel Vangelo che sembra dire l'opposto. E" pronunciata alla fine dell'episodio dell'incredulit dell'apostolo Tom maso: Perch mi hai veduto hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno (Gv. 20,29). Viene evocata da coloro che propugnano un cristianesimo molto fideista, che fa a meno di segni e di ragioni razionali. In una intervista che mi rilasci nel 1992, padre Ignace de la Potterie, uno dei grandi esperti del Vangelo di Giovanni, dimostr, analizzando precisamente il testo greco, che si era in presenza di una traduzione errata che poteva indurre in grave errore (l'intervista usc sul Sabato, 14.11.1992 e poi nel volume Il cristianesimo invisibile, Sei). In effetti le nuove traduzioni del messale recepiscono la correzione suggerita dal padre De la Potterie. Il quale spieg come le parole di Ges esortassero non a una fede cieca, ma ad una intelligenza dei segni che sa comprendere la verit profonda dai fatti che accadono e sa conoscere la verit tramite i testimoni credibili (in sostanza Ges rimprovera Tom maso di non aver dato credito ai suoi compagni, perch sarebbe stato ragionevole e giusto fidarsi di loro). In questo senso Ges mostra la ragionevolezza della fede di coloro che verranno nei secoli futuri e che non erano presenti nel Cenacolo, ma dispongono delle testimonianze e dei segni che accadono nel loro presente. Pagina 145

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt 487: Cantalamessa, Ges Cristo. Il Santo di Dio, Edizioni Paoline 1990, p. 101. 488: Pguy nel suo splendido poema Cinque preghiere nella cattedrale di Chartres, scrive: Ecco il luogo del mondo ove tutto diventa facile/ il rimpianto, la partenza e anche l'avvenimento,/ e l'addio temporaneo e la se se se se se separazione,/ il solo angolo della terra ove tutto si fa docile. 489: I brani di questa lettera sono stati pubblicati su Tracce, settembre 2008, p. 24. La storia di Vicky Aryenyo, insieme al lavoro che svolge Rose Busingye fra i malati a Kampala, in Uganda, stata raccontata da Emanuel Exitu con una pellicola, intitolata Greater, che stata premiata a Cannes 2008 dalla giuria presieduta da Spike Lee. 490: Luigi Giussani, E" se opera, cit., p. 75. 491: Ivi, p. 76. Ricapitola tutto sant'Agostino con un affresco stupendo (Sermone 229). Agostino si chiede: e noi che non c'eravamo, a vedere, a toccare con mano i fori dei chiodi, a mangiare con lui? Risponde cos: Ascolta e guarda. Ascolta le parole (la testimonianza degli apostoli su Ges risorto, che ci viene dalla Tradizione della Chiesa e dai Vangeli, nda) e guarda i fatti. Ascolta ci che stato promesso, guarda quello che gi attuato. Le promesse si compiono, (quindi) la fede certa. Ascoltiamo ancora Agostino: Ecco la grazia: ecco egli risorge, ecco si fa vedere agli occhi degli apostoli. Ecco offre se stesso per essere visto con gli occhi, offre se stesso per essere toccato con le mani. Gli apostoli vedevano il Capo, ma non vedevano la Chiesa futura, una cosa la vedevano, un'altra la credevano. Il Capo lo vedevano, riguardo al Corpo si fidavano, credevano. Noi vediamo il Corpo e crediamo al Capo. Ascoltiamo le spiegazioni di un altro testo eccezionale di Agostino: Perch infatti non dovremmo credere agli atti compiuti nei tempi passati che ci vengono raccontati, mentre vediamo accadere quelli che erano stati predetti come futuri? Infatti quei libri che ci hanno raccontato gli eventi passati sono gli stessi che hanno preannunziato quelli futuri, che ora possiamo scorgere. Questi eventi che ora vediamo sulla terra, cio che tutti gli uomini abbandonano i demoni che prima servivano... e che l'intero genere umano si converte a un solo Nome, sono stati predetti nei Libri santi, e quando venivano predetti sembravano del tutto incredibili [...]. Eppure quei fatti sono accaduti. Ebbene, dove sono state scritte queste cose che vediamo e che, quando venivano dette, non erano viste, l sono state scritte anche quelle cose che ancora non si vedono. E quali sono queste cose che ancora non si vedono? Che il Signore stesso verr [...] che vi sar un giudizio; che tutti i morti risorgeranno dalle tombe, che tutti i corpi ritorneranno da ogni forma di distruzione (Sermone inedito pubblicato sull'inserto culturale del Sole 24 ore, 13 aprile 2008). 492: Julian Carron, Un caso di ragione applicata. La storicit dei Vangeli, Il Nuovo Areopago, 3/1994, p. 5. 493: Seren Kierkegaard, Esercizio di Cristianesimo, in Opere (a cura di Cornelio Fabro), Piemme 1995, vol. III, p. 161. 494 Sant'Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, Trattato 26, par. 4. 495: Pietro Citati da la Repubblica, 19 giugno 2008. 496: Vedi Jean Leclercq, Bernardo di Chiaravalle, Vita e pensiero 1992; M. Raymond, La famiglia che raggiunse Cristo, Paoline 1960. 497: Jean Leclercq, Cultura umanistica e desiderio di Dio, Sansoni 1983, pp. 65 e 67. 498: c' niente che ci spinga ad amare i nemici - ci che la perfezione dell'amore fraterno - quanto la dolce considerazione di quella ammirabile pazienza per cui egli, il pi bello tra i figli dell'uomo offr il suo bel viso agli sputi dei malvagi. Lasci velare dai malfattori quegli occhi, al cui cenno ogni cosa ubbidisce. Espose i suoi fianchi ai flagelli. Sottopose il capo, che fa tremare i Principati e le Potest, alle punte acuminate delle spine. Abbandon se stesso all'obbrobrio e agli insulti. Infine sopport pazientemente la croce i chiodi la lancia il fiele e l'aceto, lui in tutto dolce mite e clementententententente. Alla fine fu condotto via come una pecora al macello, e come un agnello se ne stette silenzioso davanti al tosatore e non apr la bocca. Orgogliosa impazienza dell'uomo osserva colui che ha sofferto tutto ci e considera il modo con cui l'ha sopportato. Ci sarebbe pi da meditare che da scrivere! Chi al sentire quella voce meravigliosa piena di dolcezza, piena di carit, piena di inalterabile pacatezza: Padre, perdonali, non abbraccerebbe Pagina 146

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt subito i suoi nemici con tutto l'affetto? Padre, perdonali. Che cosa si poteva aggiungere di dolcezza e di carit a una siffatta preghiera? Tuttavia, il Signore aggiunse qualcosa. Gli sembr poco pregare, volle anche scusare. Padre, disse, perdonali, perch non sanno quello che fanno. (Elredo di Rievaulx, Speculum caritatis, III, 5, in PL 195, 582). 499: Luigi Giussani, E" se opera, cit., pp. 71-72. 500: Don Milani ribatteva a certi radicali: In che cosa la penso come voi? In qualche piccolissimo particolare. Esterno della vita politica e sociale. Al primo ordine che il vescovo mi d, se mi sospendesse eccetera, io mi arrendo immediatamente. Rinuncio subito alle mie idee. Delle mie idee non m'importa nulla. Perch io nella Chiesa ci sto per i sacramenti e non per le idee (vedi Neera Fallaci, Dalla parte dell'ultimo. Vita del prete Lorenzo Milani, Milano libri 1974, p. 454). Scrive ancora: questa Chiesa quella che possiede i sacramenti. L'assoluzione dei peccati non me la d mica l'Espresso. 501: San Ireneo, Contro le eresie, libro V, Prologo, Edizioni Cantagalli 1984. 502: Serm. 192,1. 503: Espos. In Symb., a3, 906. 504: In Jean Guitton, Ritratto di Marthe Robin, Paoline 2001, p. 95. 505: Giovanni Paolo II, Orientale Lumen, Lettera Apostolica, maggio 1995. 506: Marthe Robin (1902-1981) nasce nella campagna francese da famiglia contadina, rimasta inchiodata a un letto per mezzo secolo, totalmente immobilizzata, senza mai mangiare e senza mai bere, era dotata di doni mistici straordinari. Sia il generale De Gaulle che il cardinale Danilou la definirono la persona pi eccezionale di questo secolo. Su di lei Jean Guitton, che ebbe un intenso rapporto spirituale, ha scritto un libro importante, Ritratto di Marthe Robin. 507: Vedi Sergio Meloni, I Miracoli eucaristici e le radici cristiane dell'Europa, ESD 2005; Nicola Nasuti, L'Italia dei prodigi eucaristici, Cantagalli 2003. 508: Edoardo Linoli, Ricerche istologiche, immunologiche e biochimiche sulla carne e sul sangue del Miracolo eucaristico di Lanciano, S. M.E. L. 1992, pp. 11-15. Questa relazione, stando a quanto si legge nel volume I miracoli eucaristici e le radici cristiane dell'Europa (cit, pp. 22-28) fece tanto scalpore che nel 1973 se ne occup addirittura l'Organizzazione Mondiale di Sanit, la quale nomin una commissione scientifica che - dopo lunghi esami conferm i risultati di Linoli e asser che non si poteva assimilare quel reperto a tessuti mummificati. Infine rilev che la conservazione di quel tessuto di cuore dopo 12 secoli non scientificamente spiegabile. La sintesi di questi esami, pubblicata nel 1976 a New York e Ginevra, dichiara la scienza incapace di dare una spiegazione. 509: Col Verbo Incarnato, nell'Eucaristia, vengono a noi anche le altre due Persone della Santissima Trinit, il Padre e lo Spirito Santo, in virt dell'ineffabile mistero della "circuminsessione", che le rende inseparabili. Mai il cristiano diviene tempio della Santissima Trinit cos perfettamente come dopo la comunione. Per questo divino e ineffabile contatto, l'anima e anche il corpo del cristiano diventano pi sacri della pisside e delle stesse specie sacramentali, le quali, pur contenendo il corpo di Ges, non ricevono da lui alcun influsso santificante, (Royo Marin, Teologia della perferferferferferferferferferferfezione cristiana, Paoline 1987, p. 541). 510: Francesco Castelli, Padre Pio sotto inchiesta, Ares 2008. Per gli studi medici sulle stimmate di padre Pio vedi Antonio Socci, Il segreto di padre Pio, Rizzoli 2007. 511: Vedi Jean Guitton e Jean Jacques Antier, Poteri misteriosi della fede, cit., p. 171. 512: Ivi, p. 171. Per lo studio medico e teologico del fenomeno delle stimmate vedi Paolo Maria Marianeschi, La stimmatizzazione somatica. Fenomeno e segno, Libreria editrice vaticana 2000. 513: Ma allora il cattolicesimo materialistico? Certo, e lo come la Creazione e l'Incarnazione, n pi n meno, Robert H. Benson, Confessioni di un convertito, cit., p. 135. 514: Nel 1830, Catherine Labour, la veggente di Rue du Bac, predisse le disgrazie della Comune di Parigi del 1871. Nella notte fra il 18 e il 19 luglio 1830, le apparve la Vergine che le disse: "Ci saranno grandi sventure. Il pericolo sar grande e ci saranno delle vittime. La croce sar disprezzata, Pagina 147

Antonio Socci - Indagine su Ges.txt il sangue scorrer e il vescovo sar spogliato dei suoi abiti". "A queste parole, dice Catherine, pensai: Quando capiteranno? Capii bene: Tra quarant'anni" (Guitton- Antier, Poteri misteriosi della fede, cit., pp. 268-269). Infatti monsignor Darboy, arcivescovo di Parigi, fu arrestato per ordine della Comune il 4 aprile 1871 e fucilato il 24 maggio successivo. 515: Vedi Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima, cit. 516: Antonio Socci, Il segreto di padre Pio, Rizzoli 2007. 517: Saverio Gaeta, La Madonna tra noi. Ecco le prove, Piemme 2003. 518: AAvv Lacrime di sangue: indagine su un mistero, (prefazione di Vittorio Messori), Sei 2005. 519: Giuseppe Siri, La Rivelazione, cit., p. 171. 520: Naturalmente solo un'immagine letteraria in quanto la rivelazione terminata con la morte dell'ultimo apostolo e tutti i fenomeni mistici che la Chiesa riconosce non aggiungono nulla alla rivelazione. La Chiesa non ritiene vincolanti per la fede questi eventi, neanche le grandi apparizioni mariane, li giudica per una grande grazia, un grande aiuto alla fede del popolo cristiano, un aiuto a vivere i nostri tempi. Questi avvenimenti dunque, pur essendo solo oggetto di una fede umana, sono autentici e meritano una grande considerazione. 521: Nel 1928, l'enciclica Miserentissimus Redemptor di Pio XI, sull'atto di riparazione al Sacratissimo Cuore di Ges, indica nella devozione al Sacro Cuore di Ges la sintesi del mistero della redenzione: nel segno del Sacro Cuore contenuta tutta la sostanza della religione. 522: Vedi Antonio Socci, Il quarto segreto di Fatima, cit., p. 190. 523: E" cosa che Madre Teresa di Calcutta sintetizzer, anni dopo, quella chiamata nella chiamata. Queste parole e quelle sono riportate nel libro Madre Teresa. Sei la mia luce, a cura di Brian Kolodiejchuk, Rizzoli 2008. 524: Ivi, p. 59. 525: Ivi, p. 60. 526: Luigi Pozzoli, Immagini di Dio nel Novecento, cit., p. 15. 527: In Prades, Nostalgia di resurrezione, cit. p. 30. 528: In Roberto Righetto, La conversione del filosofo maoista, Piemme 1998, pp. 46 e 43. 529: Luigi Giussani, L'attrattiva Ges, cit. p. 300.

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