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Riassunto di Psicologia Generale di L.Anolli e P. Legrenzi.


Capitolo 1 Origini e sviluppi della psicologia scientifica.

In questo capitolo si cerca di distinguere la differenza tra psicologia ingenua e psicologia scientifica.
La psicologia ingenua quella forma di psicologia che utilizziamo tutti i giorni per risolvere in maniera pi o meno veloce ed
efficace i problemi e le situazioni che ci troviamo dinanzi. Da essa si fonda di conseguenza una psicologia scientifica, basata su di
una ricerca approfondita e sulla sperimentazione. Si ha quindi che entrambe le psicologie affrontano le opportunit e i vincoli della
vita cui andiamo incontro, ma le trattano in maniera differente a seconda specialmente della nostra esperienza, sia filogenetica sia
ontogenetica.

Paragrafo 1 PSICOLOGIA INGENUA E PSICOLOGIA SCIENTIFICA

1.1: Presupposti evolutivi della psicologia:

In questo paragrafo si cerca di comprendere la nascita della psicologia nei nostri antenati.
Si parte da una differenziazione rispetto alle scimmie inizialmente solo di carattere fisiologico (cambiamento della struttura genitale
maschile con una derivata capacit di prolungare il rapporto sessuale, caratteristica essenziale per la costruzione di una coppia).
In seguito anche il gene inibitore del tumore celebrale scompare, di conseguenza siamo soggetti a tale tumore ma il nostro cervello si
evoluto, ingrossato, quadruplicato.
Si inizia ad usare il simbolo, inteso come unentit che ne rappresenta altre a livello mentale. Questa capacit simbolica e linizio
della linguistica (che si innestano su capacit non verbali) consentono alluomo di divenire una specie psicologica, in grado di
riflettere in termini mentali.
Con lavvento dellagricoltura luomo si stanzia nei luoghi, smette di essere nomade. Si creano di conseguenza le prime forme ci
civilt. Si creata dunque una sorta di cassetta degli attrezzi mentali (pensiero, coscienza, comunicazione, elevata socialit, valori
ecc..) tuttora validi ed in uso. la configurazione base della psicologia e rappresenta la nascita della cultura.

1.2: Esperienza, psicologia del senso comune e scienze psicologiche:

Secondo gli empiristi inglesi la base della conoscenza dunque lesperienza e in questa sede parleremo solo dellesperienza intesa
come la totalit delle singole esperienze, cio quel raggruppamento di conoscenze esplicite ed implicite, accumulate nel corso del
tempo tramite il coinvolgimento personale nelle azioni o limitazione dei comportamenti altrui.
Lesperienza essenziale, utile per prendere decisioni o agire in maniera efficace in una data situazione.
Dallesperienza nasce di conseguenza la psicologia del senso comune o psicologia ingenua, che ci permette di utilizzare lesperienza
stessa per cercare di comprendere e interpretare i comportamenti nostri e altrui in base al ragionamento pratico. Si evince per che la
psicologia ingenua inattendibile dal punto di vista scientifico, poich priva di metodo sperimentale e/o spiegazioni plausibili e
dimostrate. Dunque la mancanza di controllo che dimostra la differenza tra psicologia ingenua e scientifica.
Sta di fatto comunque che la psicologia scientifica, come ogni altra scienza, presenta un carattere di contingenza, cio un proseguo
delle conoscenze della psicologia ingenua.
Inoltre da considerare anche il carattere di necessit della psicologia scientifica; i criteri scientifici da essa ammessi valgono per tutti
gli studiosi di tale materia: necessario dare la possibilit a qualunque scienziato di verificare i dati raccolti da altri scienziati, in
modo che le teorie precedenti possano essere confutate o meno. Questa divulgazione scientifica il vero distacco tra i due tipi di
psicologie qui affrontati.

1.3: Presupposti moderni per la comparsa della psicologia scientifica:

In questo breve paragrafo si descrive il percorso della psicologia, a partire dai primi contributi filosofici, con
Aristotele che descrisse alcuni processi cognitivi (percezione, memoria), con Ippocrate e le sue definizioni di
personalit, infine Erasistrato che per primo comprese la differenza tra nervi sensoriali e nervi motori.
Ma non si pu parlare di psicologia intesa come al giorno doggi sino al 1700 quando, per la prima volta, Christian
Wolff distinse la psicologia razionale da quella empirica. La prima di natura filosofica, basata su riflessioni teoriche, la
seconda naturalistica, fondata sul metodo dellosservazione, la base per lattuale psicologia scientifica. Si passa poi
dal razionalismo, inteso come quel primato della ragione sul corpo, allempirismo, che consente di studiare la mente
come un insieme di facolt.
Col tempo e con linizio dello studio diretto sullapparato celebrale, iniziarono ad essere stilate le prime teorie sul
funzionamento della mente direttamente connesso con lorgano preposto; si arriv alla teoria dellarco riflesso
(connessione fra sensazioni e movimenti) e in seguito alla frenologia, secondo cui le varie funzioni mentali dipendono
da aree ben definite del cervello.
Ma taluni, come Kant, mossero critiche su questi metodi di ricerca, poich la mente rimaneva qualcosa non misurabile
con la matematica, quindi non poteva rientrare nella categoria di studi scientifici.
Si iniziarono dunque a fare misurazioni temporali di tempi di reazione del cervello sotto vari stimoli; nasce la
cronometria mentale, che port alla psicofisica odierna, grazie al quale si studiano le corrispondenze tra stimoli fisici
e risposte psichiche.

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Paragrafo 2 NASCITA DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA

Si fa coincidere la data di esordio della psicologia scientifica con la fondazione del laboratorio sperimentale a Lipsia da parte di
Wilhelm Wundt nel 1879.

2.1: Wilhelm Wundt e lo strutturalismo.

Per Wundt oggetto della psicologia lesperienza immediata che differisce dallesperienza mediata dalle altre scienze naturali, che
ricorrono a strumenti di mediazione per lo studio della stessa. Per contro la psicologia non ha necessit di ricorrere a questi strumenti,
poich lo studio pu essere effettuato direttamente dal soggetto tramite lintrospezione, cio quella capacit di accertare
lavvenimento di una data esperienza, sia essa interna che esterna. Questo metodo non esente da difficolt: a causa dello
spostamento di attenzione dallavvenimento accaduto allintrospezione stessa possibile che alcuni dati vengano distorti o persi.
Wundt dunque comprende che la chiave la variazione tra un atto di introspezione e un altro comparabile e non il contenuto stesso
dellintrospezione. Grazie a questo elabor una teoria complessa in cui distinse:
-la percezione: sensazioni immediate cos come si presentano in coscienza;
- la appercezione: organizzazione delle sensazioni cos come si presentano in coscienza;
- la volont di reazione: intervento della volont per produrre azioni congrue con gli stimoli.
La scuola di Lipsia fall miserabilmente; negli annali si verr chiamata Strutturalismo questo metodo di ricerca di Wundt, atto a
rilevare le strutture della mente umana.

2.2: Evoluzionismo e Funzionalismo.

Secondo il Funzionalismo, che un punto di vista, la psicologia uno studio dellattivit mentale tutta (percezione, memoria,
apprendimento, emozioni, ecc) come via per adattarsi allambiente in modo adattivo. Quindi il funzionalismo si occupa di
verificare come opera un processo mentale e non che struttura presenta. Con esso si comprese che non possibile comprendere la
struttura della coscienza con il solo atto dellintrospezione.
Con Evoluzionismo intendiamo il proseguo del lavoro di Darwin e il suo darwinismo. Secondo la sua teoria dellevoluzione vi
una discendenza comune di tutti gli organismi e una selezione naturale secondo cui solo gli individui capaci a evolversi in
determinati ambienti sopravvivono.
Con la Sintesi moderna o Neodarwinismo si arriva ad una concezione di sopravvivenza (fitness) pi elaborata. A parit di
condizioni si riproduce di pi (fitness assoluta) e sopravvive pi a lungo (fitness relativa) una popolazione con un grado di fitness
superiore alle altre (ma v!?).
Con la sintesi moderna si arriv in seguito a comprendere anche il modello degli equilibri punteggiati, confutando la precedente
teoria che levoluzione avvenisse tramite lenti e graduali cambiamenti; per la nuova teoria invece levoluzione avviene in balzi
improvvisi derivanti da cambiamenti bruschi di condizioni esterne varie.
Questi salti evolutivi implicano lexaptation: una struttura biologica destinata ad una certa funzione inizia a svolgerne unaltra
mantenendo la principale. Ad esempio le pieghe laringee umane, che originariamente avevano la sola funzione di impedire al cibo
rigurgitato di entrare nei polmoni, si modificarono in corde vocali in grado di emettere suoni, mantenendo la funzione originaria.
Nei primi anni del Duemila venne proposta la Sintesi estesa; questa introduce tra i vari concetti, tre idee madri.
Il modello evo-devo (evolutionary developmental biology) studia la relazione tra lo sviluppo embrionale e fetale di un organismo
(ontogenesi) e levoluzione della sua popolazione di appartenenza (filogenesi).
Con la costruzione di una nicchia si vuole dimostrare quanto la selezione naturale venga influenzata a seconda dei cambiamenti del
proprio habitat che un organismo compie consciamente per aumentare le probabilit di sopravvivenza.
Infine con levolvibilit si vuole dimostrare non solo che siamo il frutto delle specie pi adatte alla sopravvivenza, ma anche quelle
specie che si sono dimostrate pi disponibili ad evolvere.

Paragrafo3 REAZIONI ALLO STRUTTURALISMO IN EUROPA E NEGLI USA

Brentano costituisce in antitesi allo strutturalismo la psicologia dellatto, constatando che la mente costituita da atti dotati di
intenzionalit. Dicendo ad esempio vedo un cerchio rosso non importante il contenuto (cerchio) bens latto di vedere. Da qui si
arriva alla in-esistenza intenzionale, cio il fatto che il contenuto sia necessariamente posto in funzione dellatto.
Lintenzionalit della mente larchitrave della causalit degli atti mentali, paragonabile alla forza per gli atti fisici.
Le idee di Brentano trovano evoluzione nella scuola di Graz dalla quale deriver la scuola della Gestalt.
La scuola della Gestalt si occupa principalmente ai processi cognitivi, specialmente alla percezione e al pensiero. Uno dei principi
il tutto pi della somma delle singole parti, poich percepiamo molto di pi di quanto gli stimoli ci presentano. Da qui infatti gli
studi psicologici sulla percezione delle figure geometriche; prendendo ad esempio un quadrato, esso non costituito dalla somma dei
singoli elementi che lo compongono, bens dallinsieme dei rapporti fra loro esistenti. Esso percepito quadrato sia coi lati interi, sia
anche solo con gli angoli, sia in condizioni estremamente minimali: quattro puntini disposti in modo regolare. In fondo, essi non sono
un quadrato, ma noi lo percepiamo come tale.
Ci che contraddistinse la Gestalt fu lutilizzo del metodo fenomenologico, che consiste nel definire il campo percettivo in cui il
soggetto si trova e nel rilevare ci che in esso gli appare (fenomeno). Per campo percettivo si intende linsieme dei suoi percetti,
ci che vede, non ci che sa o pensa di sapere. Quindi necessario evitare lerrore dello stimolo: descrivere ci che vediamo
(percetto) e non ci che sappiamo (concetto).
Khler intu la tendenza alla conferma riguardo alla formazione del pensiero creativo: si arriva a forme di fissit funzionale del
pensiero, secondo cui si pi abituati a prospettare le cose secondo i modi di conoscere rispetto alla ricerca di soluzioni originali.

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Il Comportamentismo inteso come linsieme delle risposte muscolari o ghiandolari dellorganismo in risposta ad un dato stimolo.
Lo stimolo un dato fisico mentre la risposta un dato fisiologico. Lo psicologo comportamentista dunque studia le associazioni
stimolo-risposta (S-R), non entrambi gli elementi in maniera separata e si concentra in particolare le variazioni di stimoli tra variabile
indipendente e la variabile dipendente. Da ci Watson attribu importanza allapprendimento, atto a istituire nuove associazioni S-R
in funzione delladattamento allambiente.
Il Neocomportamentismo si distinse dal comportamentismo poich prese in considerazione anche le variabili intermedie, cio le
pulsioni, le intenzioni e/o le motivazioni che un dato individuo ha mentre compie una data azione. Si evince che questo tipo di
variabile incalcolabile. La mappa cognitiva, rappresentazione mentale schematica di un luogo, una situazione, un movimento, un
percorso, ecc. (utilizzata anche dai ratti per apprendere la strada in un labirinto), per Tolman una variabile interveniente.

Paragrafo 4 COGNITIVISMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE.

Verso gli anni settanta sono sorte le scienze cognitive, cui scopo quello di studiare il funzionamento di un sistema (sia esso naturale
che artificiale) di conoscenza della mene in grado di riprodurre una serie di operazioni che indichiamo come percepire, ragionare,
calcolare, memorizzare, immaginare o progettare. Sono operazioni che consentono allindividuo di conoscere il mondo in cui vive e
di farne una mappa cognitiva (diversa dal significato inteso da Tolman).
Oggetto di studio del cognitivismo sono i processi di conoscenza: come gli individui elaborano le informazioni e costruiscono
rappresentazioni mentali utili per interagire con lambiente.
Con lintelligenza artificiale si cerca di ricreare i processi mentali seguendo determinate coordinate: i calcoli, i confronti, le
graduatorie, le combinazioni logiche, le manipolazione dei simboli, le operazioni di misura, ladeguamento a regole prefissate ecc
Lelaborazione digitale delle informazioni il processo necessario per digitalizzare questi dati elementi, ma ci avviene in maniera
esclusivamente binaria: il processo ha esclusivamente valore di 0 (inesistente) o di 1 (esistente).
Grazie al codice binario si arriva alla teoria della computabilit, cio un insieme finito di elementi semplici pu essere impiegato per
costruire una variet illimitata di processi complessi livello mentale o digitale.
Con essi si pot simulare lintelligenza umana con macchinari elaboratissimi, tanto che riguardo a determinati comportamenti e
risoluzioni di compiti le macchine e le persone possono essere indistinguibili da un esterno (test di Turing).
Per contro lIA non assoluta, poich si basa esclusivamente sulla logica binaria (valida per la sintassi formale), ma priva della
logica sfocata, esclusiva della mente umana, e riguarda tutti quei processi sfumati e imprecisi, continuamente variabili della stessa.
Questo accade perch non solo la mente umana manipola sintatticamente i simboli, ma li interpreta e vi attribuisce un significato che
la sintassi, da sola, non in grado di spiegare.

Paragrafo 5 MODULARISMO, PSICOLOGIA EVOLUZIONISTICA E CONNESSIONISMO

Jerry Fodor propose una concezione forte della mente computazionale, governata dal linguaggio della mente (mentalese). Per egli,
la combinazione di concetti semplici ed innati, intesi come entit univoche e chiuse, discrete e fisse, in grado di esprimere verit
necessarie, elaborate secondo regole logiche, attente solo alla forma (sintassi) e non ai contenuti (semantica).
Secondo il modularismo la mente organizzata in modulo o cassetti, ciascuno dei quali con una struttura specializzata che lo
rende un sistema esperto in ambito scientifico nellinterazione con lambiente.
Secondo la psicologia evoluzionistica questi moduli sarebbero il risultato delle selezioni naturali avvenute per la razza umana in
decine e decine di migliaia di anni. Si conf che questi moduli sarebbero universali e costruiti in base ai cosiddetti algoritmi
darwiniani. La prospettiva modulare per, non avendo prove empiriche certe n tanto meno verificata sul piano neuropsicologico,
in sostanza infondato.
Verso la met degli anni ottanta nasce una nuova corrente, il connessionismo, che pone in relazione strettissima la struttura biologica
del cervello con la struttura della mente cognitiva.

Paragrafo 6 MENTE SITUATA E RADICATA NEL CORPO

Lerrore dellessenzialismo: la mente non pu essere unentit separata dai vincoli biologici ed ecologici. Lerrore sta nel considerare
gli stati mentali come entit fisse, regolari, corrispondenti a fenomeni circoscritti e isolati. una sorta di cecit platonica,
unincapacit di vedere limportanza decisiva del contesto.
Mente situata e radicata nel corpo: ad oggi nella psicologia si da molta importanza alla situazionalit della mente, costantemente
immersa in un contesto immediato, inteso come linsieme delle informazioni disponibili nella situazione contingente, compresi i
particolari secondari. In quanto tale, fondata sullesperienza, intesa come motore di ogni attivit mentale.
La mente inoltre radicata nel corpo, fondata sullelaborazione dei dati da parte delle singole modalit sensoriali e di controllo
motorio. In particolare sono oggetto di studio i neuroni specchio, che ci pongono in condizione di capire e imitare gli altri.
Nel futuro la psicologia diretta, in ambito sperimentale, verso frontiere che legano sempre pi assiduamente la mente con il corpo,
poich ogni teoria psicologica priva di evidenze cerebrali in supporto appare debole e inconsistente.

Capitolo 2 Metodi della ricerca in psicologia.

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Paragrafo 1 OGGETTO E METODO DELLA PSICOLOGIA SCIENTIFICA

Come detto nel capitolo 1, esistono differenze tra psicologia ingenua e scientifica; di conseguenze esistono anche nella teoria
ingenua e teoria scientifica. La differenza fondamentale risiede nei metodi di controllo delle spiegazioni nella capacit di impiegare
criteri espliciti per acquisire conoscenze e fare previsioni. Viene adottato il metodo sperimentale, che considerato lunione delle
sensate esperienze con le necessarie dimostrazioni supportate dal contributo della matematica.
Si ottiene dunque con questo metodo un oggetto (ci che osservo) e metodo (punto di vista con cui osservo); questi due fattori
sorgono congiuntamente, poich per natura inseparabili.
Il ricercatore deve predisporre un disegno di ricerca: la mappa delle sue attivit, ne orienta le scelte e le decisioni e consente di
apportare eventuali modifiche e correzioni.
Prima per necessario trovare la meraviglia, quel qualcosa che desta in noi attenzione, stupore e curiosit, da cui derivano anche le
volont di trovare nuove soluzioni a teorie gi avanzate e proposte.
necessario dunque porsi la domanda di ricerca: cosa voglio studiare? Perch?
Queste domande servono per creare un percorso di senso della ricerca e delineare i confini del campo di ricerca. Questi confini non
devono essere troppo estesi (dispersione), troppo limitati (ripetizione) n troppo complessi (fallimento calcolo variabili).
Ovvio che la domanda deve avere carattere di originalit; per evitare questo necessario che il ricercatore sia perfettamente a
conoscenza della letteratura di riferimento e i risultati dei precedenti scienziati, poich da essi e dal loro lavoro che si pu partire
con nuove teorie (contingenza della ricerca).
Da definire inoltre lo scopo della ricerca, ci che si vuole ottenere e dimostrare con essa.
In un momento successivo la domanda di ricerca diviene lipotesi di ricerca, cio enunciati provvisori che, sia pure in forma
probabilistica, stabiliscono una relazione esplicita e accurata fra pi fatti osservati.
Lipotesi costruibile con il metodo seallora; essenziale stabilire la natura del legame fra antecedente e conseguente. Tale
legame pu essere in relazione al causa-effetto (causalit) oppure in associazione tra due o pi eventi (correlazione).
Le operazioni per verificare le ipotesi devono essere rispettose dei criteri di protocollarit ammessi dalla data scienza (es: per
valutare la temperatura di una stanza, per il fisico sar un criterio corretto dire ci sono 37, per uno psicologo invece dire fa molto
caldo).
Infine per verificare la validit delle ipotesi si procede con la verifica sperimentale, metodo non sempre totalmente attendibile in
senso positivo e diretto, questo perch ci sono da considerare ed ammettere eventuali errori umani sia a livello di ipotesi sia a livello
di verifica. Non essendo al 100% attendibile, si ricorre per verificare una data ipotesi al metodo dellipotesi nulla: se lipotesi
diametralmente opposta a quella effettuata dallo scienziato dimostrabilmente falsa, allora si pu avere ragione di credere che
lipotesi originale sia attendibile. La totalit dei risultati atti alla dimostrazione dellinattendibilit dellipotesi nulla viene chiamata
regione critica.
Precisate le ipotesi si passa al metodo scientifico vero e proprio. necessario assicurarsi la partecipazione dei soggetti che
corrispondano alle variabili decise dallo scienziato (et, sesso, ecc..). Linsieme di questi soggetti costituisce il gruppo target.
I gruppi sono portati a compiere i propri compiti sperimentali nellambiente preposto, che pu essere in condizioni artificiali
(laboratorio) o in condizioni naturali. Ne consegue che in laboratorio abbiamo esperimenti guidati mentre nellambiente
esperimenti naturali. I partecipanti verranno sottoposti, attraverso strumenti atti ad una precisa misurazione, agli stimoli
sperimentali loro presentati e gli sperimentatori ne constateranno laccuratezza attraverso losservazione.
La combinazione di alternanza di stimoli, interferenze, condizioni di facilitazione o inibizione, compiti di distrazione ecc
compongono la situazione sperimentale. Infine il ricercatore si serve del controllo di manipolazione, che consiste nel verificare la
coerenza e la congruenza fra gli obbiettivi dellesperimento, le istruzioni fornite e il comportamento dei soggetti sperimentati.
I dati raccolti vengono poi elaborati da statistica descrittiva e/o inferenziale e preferibilmente pubblicati per meglio procedere con
confronti insieme ad altri esperti.

Paragrafo 2 RICERCA PSICOLOGICA IN PRATICA

Il motivo per cui spesso ci poniamo la fatidica domanda perch?, riguardo agli avvenimenti che ci accadono, risiede nel principio
di causalit. Causalit fisica; causalit psicologica. Se per la prima il fondamento la forza, per la seconda lintenzione. Se la
contiguit temporale necessaria per entrambe, non lo la contiguit spaziale, che per lintenzione essa pu essere espressa a
distanza. In disposizione di ci, lessere umano diviene naturalmente un sistema teleonomico, atto alla ricerca e a mettere in
funzione azioni indispensabili per raggiungere lo scopo (latteggiamento teleologico pi presente nei bambini, secondo cui tutto
esiste per raggiungere uno scopo).

Per far si che un esperimento sia definito tale, il metodo sperimentale deve necessariamente avere due aspetti:
1-essere basato sullassegnazione casuale alla condizione;
2-manipolazione e controllo delle variabili.
Il compito dello scienziato quello di determinare il rapporto tra tutte le variabili.

Le variabili possono essere di diverso genere.
Variabili indipendenti: variabili determinate e controllate dallo scienziato;
Variabili dipendenti: variabili che variano in funzione e a seconda di quelle indipendenti.
Variabili estranee: si distinguono in sistematiche o confondenti e asistematiche. Le prime influiscono costantemente sulle
dipendenti (come ad esempio il tempo, da cui derivano naturalmente maturazione e apprendimento). Quelle asistematiche invece
sono pressoch infinite e variano da situazione a situazione: dalle condizioni mentali dei soggetti e dei ricercatori (stanchezza,
distrazione, ansia ecc..) alle condizioni atmosferiche.
Per rendere univoche tutte queste variabili necessario fornire una definizione operativa (esempio: in riferimento allet, non dir
bambino o anziano, bens bambini dai 36 ai 48 mesi o soggetti tra i 35 e i 44 anni).
Le variabili, in quanto tali, presentano valori in termini qualitativi e quantitativi, quindi necessario procedere con le misurazioni,
che ve ne sono di quattro tipi differenti:

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-Livello nominale: in questo caso i numeri hanno valore di semplici etichette, e fungono a dimostrare semplicemente una differenza;
es: femmina = 1 come maschio = 2.
-Livello ordinale: la misurazione si concentra sulla relazione asimmetrica di ordine crescente o decrescente dei numeri reali. Si
misurano quindi in questo caso i differenti gradi di intensit dei fenomeni; es: attenzione massima = 10 come attenzione minima = 1.
-Livello di intervallo: si basa sulla grandezza di un dato intervallo. Prendendo ad esempio il numero 4, esso medesimo tra 11 e 15 e
tra 20 a 24; ci nonostante avendo uno zero arbitrario, non si possono fare rapporti.
-Livello di rapporto: in questo caso invece ritenendo lo zero non arbitrario ma reale, possiamo eseguire rapporti: sappiamo che 10
la met di 20 e 20 la met di 40 ecc

Una volta comprese e calcolate le variabili e i rapporti fra esse, il ricercatore in grado di compiere il disegno di ricerca, mediante il
quale in grado di raggiungere uninterpretazione di ci che ha osservato e porre inoltre opportune previsioni.
Normalmente in ogni esperimento i gruppi sono posti a determinate situazioni o trattamenti.
In un esperimento tra i soggetti ogni trattamento corrisponde ad un gruppo; in un esperimento entro i soggetti lo stesso soggetto
sottoposto alle diverse condizioni.

Nel disegno entro i soggetti, si ha il pericolo che, essendo tutti i soggetti sottoposti a tutte le condizioni, che essi vengano influenzati
dallordine delle condizioni. Per esempio, solitamente, i soggetti hanno prestazioni migliori allinizio dellesperimento che non alla
fine, quindi a seconda dellordine delle condizioni il risultato riguardo le stesse cambier.
Inoltre vi sono anche gli effetti della sequenza (effetto ncora o contrasto), che dipendono dalle interazioni tra le condizioni.
Prendiamo una pallina da 100 g: il soggetto la sentirebbe pi pesante se prima avesse impugnato una pallina da 30g e pi leggera se
prima avesse impugnato una pallina da 200g.

Nel disegno tra i soggetti, per assicurarsi solidit, necessario operare lassegnazione casuale alla condizione, in modo che i gruppi
siano equivalenti e pi o meno equilibrati.
Nel disegno semplice abbiamo due gruppi: quello sperimentale e quello di controllo. Il primo gruppo quello che viene sottoposto
realmente al trattamento mentre il secondo viene sottoposto ad un trattamento fasullo. Se affiorano differenze significative tra i due
risultati, si potr affermare che il trattamento sperimentale pu funzionare.
In questo caso per si pu incappare nelleffetto placebo, che si verifica quando i partecipanti modificano le loro risposte in assenza
di manipolazione sperimentale, indotti a credere che siano comunque influenzati da una determinata condizione. Per evitare questo
effetto, si usa la tecnica del doppio cieco: n i soggetti n chi somministra la condizione a conoscenza del vero scopo delle stesse e
quali delle due la condizione sperimentale e quella di controllo. Solo lo sperimentatore ne a conoscenza.
Nei disegni tra i soggetti rientrano anche i disegni fattoriali, nei quali il ricercatore intende valutare nello stesso esperimento
leffetto di due o pi variabili.

Durante gli esperimenti molti sono i fattori, pi o meno calcolabili, che possono portare ad una distorsione, come le variabili,
leffetto placebo ecc tra questi un fattore importante laspettativa, sia dello sperimentatore che dei soggetti, a influire molto
sullesito dellesperimento. Laspettativa provata da parte del ricercatore verso i soggetti pu divenire leffetto Rosenthal (profezia
che si auto-avvera), specialmente se i soggetti sono animali.

Di seguito alcune delle tecniche utilizzate per la sperimentazione in ambito delle scienze e tecniche psicologiche:

Tecnica self-report: utile in fase esplorativa, consiste nellallargare un determinato campo di indagine mediante questionari,
interviste o colloqui clinici.
Il questionario standardizzato, indicato per un ampio spettro di soggetti. Pu essere di tre tipi:
- Chiuso: quando si deve scegliere una risposta, tra quelle indicate, che pi si avvicina al proprio punto di vista;
- Aperto: domande totalmente aperte;
- Scalato: la risposta su una scala graduatoria; es: 1= totalmente in disaccordo e 5=totalmente daccordo.
Lintervista avviene tra soggetto e sperimentatore; questultimo pone le domande scelte come meglio crede.
Il colloquio clinico simile allintervista, ma lo sperimentatore inoltre chiede al soggetto di compiere un determinato compito e,
durante lo svolgimento, chiede di descrivere i processi mentali che il soggetto ritiene di avere in quel momento.
Come detto il metodo self-report utile in fase esplorativa ma presenta diversi limiti: i soggetti possono fraintendere le domande,
essere influenzati dalla desiderabilit e aspettativa della societ, rispondere a caso o in maniera incoerente, ingannevole ecc

Procedure di osservazione: consiste nel metodo dellosservazione del comportamento. necessario stabilire limportanza dei
parametri della griglia di osservazione (tempo, movimenti, azioni ecc) e, essendo questo un metodo a zoom, stabilire se
losservazione tende al microscopico o al macroscopico.
Losservazione in laboratorio ha luogo in un ambiente protetto e controllato sia nei parametri fisici (luce, suoni e rumori ecc)sia
nei comportamenti che lo sperimentatore intende osservare. Ha il vantaggio dellattendibilit e lo svantaggio della poca validit
ecologica. Da esso per derivano, grazie a sofisticate tecniche di videoregistrazione digitale, preziose osservazioni microanalitiche,
grazie al quale possibile constatare lesistenza di microindizi altrimenti invisibili allocchio umano, come le microespressioni.
Losservazione naturalistica si svolge in ambienti naturali (casa, piazza, negozio, foresta ecc) e segue un piano a grana grossa, in
diversi casi episodica e ha specifiche tipologie di soggetti (bambini, disturbati, animali ecc). Questo tipo di osservazione
specifica per lo studio del comportamento dei gruppi.
Il Tempo un fattore importante per le rilevazioni di modelli di comportamento. Grazie ad esso non solo si costituisce una
dimensione lineare per esaminare la successione degli eventi, ma anche di rilevare la loro durata, la loro ripetizione nel flusso
dellinterazione, cos come il ritmo con cui essi si svolgono e si organizzano.
Mediante il ricorso dello studio approfondito delle influenze temporali e lutilizzo di sofisticati algoritmi, si sono scoperti i modelli
nascosti di comportamento, invisibili ad occhio nudo, grazie i quali possibile constatare che ogni individuo ripete determinate
azioni regolarmente. Queste possono essere azioni constatabili facilmente (come il muoversi degli zingari) oppure con strumenti
appositi (il comportamento del DNA o dei collegamenti delle reti nervose).
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Esistono poi tecniche neuropsicologiche grazie le quali si possono studiare i flussi ematici cerebrali regionali e lattivit a zona del
cervello.

Una volta completato lesperimento, necessario constatare lattendibilit delle misure. In primo luogo, necessario usare la
tecnica test-retest: si ripete la rilevazione sugli stessi soggetti in diversi archi temporali. In seguito necessario constatare la validit
delle misure, esaminando i contenuti impiegati e il grado di connessione con altre prove che misurano contenuti simili.

Le misure ottenute necessitano poi di una elaborazione finale, che pu avvenire tramite statistica descrittiva o statistica
inferenziale.

La statistica descrittiva fornisce un quadro sintetico dellinsieme dei dati grezzi ottenuti con le misure sia della tendenza centrale
sia della variabilit. Le prime sono il centro principale dei dati mentre le seconde sintetizzano la dispersione degli stessi.
Con questo tipo di statistica utile constatare la correlazione tra due variabili, che pu essere positiva (pi si in grado di risolvere
problemi pi alto il QI) e negativa (pi loffesa di un amico grave pi scende il livello di autostima).
Il coefficiente di correlazione misura questa correlazione e va da un massimo di +1 (max positivo) a -1 (max negativo). Il valore 0
indica che le due variabili non sono connesse fra loro.

La statistica inferenziale permette di fare ipotesi utilizzando i dati ottenuti. Ad esempio, con le variabili ottenute e il calcolo delle
probabilit, si pu inferire se un tipo di comportamento di discosta pi o meno a quello standard.
Poich non siamo per in grado al 100% di dimostrare lipotesi di ricerca, siamo autorizzati ad accettarla solo se dimostriamo che
lipotesi nulla (cio quella contraria) falsa. Linsieme dei risultati che ci consente di rigettare lipotesi nulla detta regione critica,
che per soggetta anchessa dalle leggi di probabilit. Se siamo troppo prudenti nellaccettare unipotesi potremmo incorrere
nellerrore beta o falso negativo, cio di non accettare ci che in realt esiste; per contro, se siamo propensi allazzardo potremmo
incorrere nellerrore alfa o falso positivo, quindi accettare qualcosa che non esiste.
In ricerca psicologica si ritiene accettabile una differenza quando la probabilit che essa sia dovuta al caso sia al di sotto del 5% o al
1%. Questa differenza viene detta differenza significativa.

Capitolo 3 Sensazione e percezione.

Paragrafo 1 SENSAZIONE

La sensazione pu essere definita come limpressione soggettiva, immediata e semplice che corrisponde a una data intensit dello
stimolo fisico. Sono le relazioni psicofisiche, per cui a date configura<zioni di stimoli fisici corrispondono determinate sensazioni
sul piano psicologico. Luomo per incorre in due limiti intrinsechi alla sensibilit umana:

1. Cogliamo solo una parte degli stimoli fisici presenti in natura;
2. Cogliamo gli stimoli solo quando essi hanno una certa intensit.

Gli stimoli per suscitare una sensazione devono raggiungere un certo livello minimo di intensit, detta soglia assoluta. Gli stimoli
presenti che percepiamo vengono detti sovraliminari mentre quelli presenti ma non percepiti vengono detti infraliminari.
La soglia assoluta iniziale (limite inferiore; stimolo non percepito perch poco intenso) e terminale (limite superiore; stimolo non
percepito perch troppo intenso e alle volte doloroso).
Anche la differenza tra due stimoli entrambi percepiti, per essere colta, deve essere di una certa intensit; parliamo dunque del
superamento della soglia differenziale, che deve essere rilevata da almeno il 50% dei casi.

Vi sono tre differenti metodi psicofisici per la misurazione della soglia assoluta.

1. Metodo dei limiti: si parte da uno stimolo infraliminare e lo si produce via via in maniera ascendente finch non viene
percepito; viceversa si pu partire da uno stimolo sovraliminare e produrlo in maniera discendente. Uno degli errori pi
comuni del metodo dei limiti lerrore della direzione di serie: i valori di soglia differiscono a seconda che sia usato un
metodo ascendente o discendente per il fenomeno di inerzia e abitudine psicologica.
2. Metodo dellaggiustamento: il soggetto aggiusta manualmente gli stimoli finch non li percepisce.
3. Metodo degli stimoli costanti: il soggetto esposto continuamente a diversi stimoli, sia infra che sovraliminari, e viene
invitato a dire ogni volta che riceve uno stimolo.

Per la misurazoine della soglia differenziale i metodi sono analoghi, solo di solito si usano uno stimolo standard, che viene tenuto
costante, e uno stimolo di confronto, che appunto utilizzato come confronto e viene cambiato di volta in volta. Colla misurazione
della soglia differenziale si possono incorrere in due errori: lerrore del campione (lo stimolo standard viene sovrastimato a quello di
confronto) e lerrore di posizione (se gli stimoli sono posti in una data posizione nello spazio, si pu verificare una sovrastima dello
stimolo posto in data posizione rispetto allaltro).
La psicofisica ci mostra non solo il funzionamento di determinate caratteristiche sensoriali delluomo, ma anche alcune
caratteristiche delle stesse.
Ad esempio con la legge di Weber si scoperto che in ambito tattile, percepiamo la differenza di peso in maniera proporzionale: se
ad esempio poggiamo una biglia da 50g, riusciamo a discriminare (quindi renderci conto della differenza di peso) quando poggiamo
una biglia di 49 o 51 g; proporzionalmente se poggiamo una da 100g discriminiamo quella che pesa 102 o 98g, con una da 200g
discriminiamo una da 204 o 96g e via dicendo.
Stanley Stevens poi fond la psicofisica soggettiva, grazie la quale pot definire il grado di giudizio personale dellindividuo, cosa
che la psicofisica originaria non si prefiss di fare.

Lessere umano per non solo si limita a percepire determinati stimoli, ma anche decidere se tale stimolo realmente esistito o meno.
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Secondo la teoria della decisione statistica abbiamo quattro possibilit di scelta:
1. Vero positivo: affermare la presenza di uno stimolo effettivamente esistito;
2. Falso positivo: affermare la presenza di uno stimolo non esistito;
3. Falso negativo: affermare la non presenza di uno effettivamente esistito;
4. Vero Negativo: affermare la non presenza di uno stimolo non esistito.

Con la teoria della detenzione del segnale si sono posti in evidenza due fattori utili allo studio di queste quattro matrici:
A. La sensibilit dellorganismo nella finezza discriminativa, che soggettiva;
B. Il criterio soggettivo di decisione, legato ai fattori mentali del soggetto.

Paragrafo 2 PERCEZIONE.

Attraverso quello che definiamo realismo ingenuo, si crede che ci che noi percepiamo sia esattamente ci che esiste nella realt che
ci circonda; vero invece il contrario, cio che noi conosciamo la realt fenomenica, quella che appare a noi.
Per chiarire il concetto esemplificher di seguito alcuni fenomeni:

1. Assenza delloggetto fenomenico: in alcune situazione non vediamo ci che esiste nella realt (fig. 3.3 pag 68).
2. Assenza delloggetto fisico: in alcune situazioni vediamo ci che non esiste nella realt (effetto Kanizsa, fig. 3.4 pag 68).
3. Presenza di stimoli ambigui o reversibili: vediamo in un unico oggetto pi figure (fig. 3.6 pag 69 e fig 3.11 pag 77).
4. Presenza di figure paradossali: vediamo ci che non pu esistere nella realt (fig. 3.7 pag 70)
5. Illusioni ottico-geometriche: vediamo cose differenti da quelle che esistono (fig 3.8 pag 71).

Il passaggio dunque dalle sensazioni ai percetti il risultato di una sequenza di mediazioni fisiche, fisiologiche e psicologiche, nota
come catena psicofisica. Questa catena dunque costituita dalle stimolazioni distali (le radiazioni che vengono percepite dagli
organi di senso) che scatenano reazioni negli apparati percettivi, causando stimolazioni prossimali. Lelaborazione di questi dati, per
via appunto psico-fisico-fisiologica costituisce una serie di mappe topografiche, cio quella disposizione neuronale nel cervello.
In sostanza dunque, essendo la percezione intesa come attivit fenomenica, pu essere intesa come lorganizzazione immediata,
dinamica e significativa delle informazioni sensoriali.

I flussi di processi che portano alla percezione sono due e vengono detti dallalto verso il basso e dal basso verso lalto.
I processi dal basso verso lalto sono niente meno che le informazioni sensoriali che recepiamo, necessarie per lo sviluppo di una
percezione ma non esaustive, poich per loro natura sono disperse e caotiche.
I processi dallalto verso il basso sviluppano le informazioni sensoriali tramite le conoscenze della memoria, le credenze, le
aspettative e gli scopi della nostra condotta. Si evince che la conoscenza influenzi i processi di percezione.

Una prova empirica di questi processi lattivit di riconoscimento degli oggetti, poich grazie alla memoria possiamo:
a. Confrontare le singole parti di un oggetto con quello standard (prototipo immagazzinato a memoria), considerando
loggetto nella sua totalit;
b. Individuare esclusivamente le caratteristiche salienti e discriminanti di un oggetto, assegnando una funzione selettiva in
base alla nostra conoscenza (se ad esempio percepisco un oggetto provvisto di lama, a prescindere dalla forma, sapr che
la sua funzione quella di tagliare).

Molte furono le teorie riguardo alla percezione; elencher quelle pi significative.

Teoria empiristica: secondo Helmholtz (1876) i dati sensoriali costituiscono un mosaico di sensazioni elementari che vengono
integrate e sintetizzate grazie ai processi di associazione e dellesperienza. Nelladulto il procedimento pressoch automatico,
poich agisce sotto forma di inferenza inconscia.

Scuola della Gestalt: si oppose al principio empiristico constatando che lesperienza ha un valore secondario. Secondo i gestaltisti la
percezione non preceduta da sensazioni, ma un processo primario e immediato. Il campo percettivo di organizza attraverso la
distribuzione dinamica delle forze generate dai vari aspetti delloggetto. Di seguito, queste forze vengono unificate tramite i principi
di unificazione, costituendo una totalit coerente e strutturata.

Movimento del New Look: una prospettiva funzionalista, poich pone in evidenza le funzioni della percezione. Secondo questo
movimento la percezione dipende anche da fattori mentali come bisogni, aspettative, emozioni eccquando il soggetto percepisce
uno stimolo dunque compie unoperazione di categorizzazione: a partire da certi indizi provvede allidentificazione dello stimolo
stesso.

Secondo la teoria ecologica di Gisbon invece la percezione non una rielaborazione di informazioni percettive attraverso processi
cognitivi n unintegrazione con lapporto di altre fonti, bens un semplice insieme di informazioni ecologiche collocato in
determinati spazi-temporali che deve essere colto dallindividuo.

Paragrafo 3 PRINCIPALI FENOMENI PERCETTIVI DELLA VISIONE

La percezione visiva possibile grazie alla presenza di radiazioni luminose sia dellinformazione ottica proveniente dallambiente
(insieme delle disomogeneit e dislivelli presenti nellambiente della distribuzione della luce).

Con larticolazione figura-sfondo Edgar Rubin (1915) ha posto in evidenza che non esiste figura se non c sfondo, poich il
rapporto figura-sfondo implica uninterdipendenza intrinseca fra stimolo e contesto. Percepiamo dunque gli oggetti non in assoluto,
ma sempre in quanto immersi in un contesto immediato.
Diversi sono i fattori che contribuiscono allarticolazione percezione figura-sfondo:
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1. Inclusione: a parit delle altre condizioni, diventa figura la regione inclusa nel contesto;
2. Convessit: a parit delle altre condizioni, diventa figura la regione convessa rispetto a quella concava;
3. Area relativa: a parit delle altre condizioni, diventa figura la regione di area minore;
4. Orientamento: a parit delle altre condizioni, diventa figura la regione i cui assi sono orientati secondo le direzioni
principali dello spazio percettivo.

Quando questi fattori non intervengono, si creano le condizioni per ottenere le cosiddette figure reversibili, figure in cui si ha
uninversione tra sfondo e figura.
Un altro esempio di articolazione figura-sfondo il gi citato effetto Kanizsa; le figure da lui ideate hanno contorni anomali, quasi
percettivi e si basano sulla composizione dello sfondo. Se tale composizione viene cambiata e distorta otterremo un esito diverso.

Tendiamo inoltre, secondo la segmentazione del campo visivo, a organizzare gli elementi singoli e/o discreti in ununica unit. A tal
proposito Wertheimer pose in evidenza alcuni principi fondamentali:
1. Vicinanza: a parit delle altre condizioni, si unificano gli elementi vicini;
2. Somiglianza: a parit delle altre condizioni si unificano gli elementi simili;
3. Destino comune: a parit delle altre condizioni si unificano gli elementi che condividono lo stesso tipo e la stessa
direzione di movimento;
4. Buona direzione: a parit delle altre condizioni si unificano gli elementi che presentano continuit di direzione;
5. Chiusura: a parit delle altre condizioni vengono percepiti come unit gli elementi che tendono a chiudersi fra loro;
6. Pregnanza: sono preferite le configurazioni pi semplici, regolari, simmetriche.

Si evince che larticolazione degli elementi in unit percettive non dipende dalla qualit possedute dai singoli elementi, bens
dallorganizzazione totale della configurazione degli elementi (seguendo la propriet del tutto, secondo cui il tutto maggiore della
somma dei singoli elementi).

Per quanto riguarda la percezione della profondit i procedimenti sono molteplici e ne facciamo uso in maniera pi o meno istintiva.
Uno di questi la disparazione binoculare, mediante la quale, secondo meccanismi puramente fisiologici (come la funzione degli
emicampi o laccomodamento del cristallino) la profondit viene percepita in maniera coerente. Anche importanti indizi monoculari
possono farci comprendere come avvenga la percezione delle profondit, come il gradiente di densit delle microstrutture sulla
retina, che varia in funzione del tipo di superficie che osserviamo.
Inoltre vi sono anche indizi pittorici di profondit, utilizzati dagli artisti per incrementare il senso di profondit in unopera
essenzialmente 2d, come il chiaroscuro o la sovrapposizione di un oggetto rispetto ad un altro.
Infine anche la parallasse del movimento ci fa comprendere la distanza e profondit: quando muoviamo la testa in una direzione gli
oggetti percepiti si muovono in direzione opposta sulla retina e ci accorgiamo della profondit perch pi loggetto vicino pi si
muove velocemente.

Le costanze percettive sono processi in base ai quali gli individui percepiscono gli oggetti nel mondo circostante come dotati di
invarianza e stabilit pur al continuo variare delle stimolazioni prossimali.
Secondo la legge di Euclide, la grandezza dellimmagine retinica inversamente proporzionale alla distanza delloggetto dallocchio;
seppur vera questa legge, continuiamo a percepire gli oggetti lontani come dotati di una grandezza relativamente simile a quella con
cui li percepiamo quando sono vicini. il fenomeno della costanza di grandezza e avviene perch gli oggetti sono posti in un
contesto che genera schemi di riferimento e in una scala costante della distanza.
Brevemente, la costanza di grandezza una propriet del campo percettivo ed generata dalla relazione fra loggetto e il contesto
immediato.
Come la costanza di grandezza, anche la costanza di forma una propriet di campo pi che una propriet degli stimoli in s. La
costanza di forma la tendenza ad attribuire agli oggetti la medesima forma, nonostante la variet di forme che essi proiettano nel
tempo sulla retina. Grazie alla prospettiva lineare e al gradiente di densit microstrutturale possibile spiegare questa costanza: pur
con inclinazioni diverse, loggetto contiene il medesimo numero di elementi nelle diverse posizioni.
Infine v da considerare anche la costanza cromatica, secondo cui gli oggetti dellambiente hanno un colore stabile, per quanto
grandi possano essere le variazioni dellilluminazione.

Percezione di movimento: la percezione del movimento reale consiste nella capacit di cogliere nel tempo gli spostamenti reali di un
oggetti lungo una specifica traiettoria rispetto ad altri oggetti che restano immobili nello spazio percepito.
Il movimento indotto confuta la teoria del movimento reale perch se prendiamo un rettangolo, allinterno del quale si trova un punto
luminoso, e lo stesso spostato in una determinata traiettoria, sar invece il puntino ad essere percepito in movimento nella direzione
opposta.
Il movimento apparente consiste nella percezione di oggetti in movimento a partire da stimoli statici presenti a intervalli regolari nel
tempo. Questa percezione di movimento data dallorganizzazione temporale nella successione di stimoli statici; se questo ritmo
abbastanza rapido, emerge il fenomeno del movimento apparente (se ad esempio proietto una serie di punti vicini luno allaltro in
una determinata direzione, a seconda della velocit percepir o diversi punti in movimento o una linea retta in movimento).
Col movimento autocinetico sappiamo invece che, privi di ogni sistema di riferimento, siamo incapaci di mantenere a lungo la traccia
dellesatta direzione verso cui si guarda. Se osserviamo ad esempio un punto luminoso in una stanza totalmente buia, il movimento
oculare e quindi lo spostamento della percezione del punto luminoso sulla retina ci inganner, facendoci credere che sia il punto
luminoso stesso a muoversi. Per neutralizzare questo effetto sufficiente introdurre un altro punto luminoso o alternare la sua
comparsa/scomparsa (come nei fari marittimi).

Capitolo 4 ATTENZIONE, COSCIENZA, AZIONE.

Paragrafo 1 Attenzione
.
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Lattenzione linsieme dei dispositivi che consentono di:
a. Orientare le risorse mentali disponibili verso gli oggetti e gli eventi;
b. Ricercare e individuare in modo selettivo le informazioni per focalizzare e dirigere la nostra condotta;
c. Mantenere in modo vigile una condizione di controllo su ci che stiamo facendo.

Attenzione endogena: avviata dalle nostre esigenze personali, governata dai processi mentali dallalto verso il basso; implica un
orientamento volontario.
Attenzione esogena: attivata da uno stimolo esterno e regolata da processi mentali dal basso verso lalto; implica un orientamento
automatico dellattenzione caratterizzato dal fatto che:
a. Non pu essere interrotto;
b. Distrae lattenzione dal compito in corso;
c. Non soggetto a interferenze da parte di un compito accessorio (secondario).

Attenzione spaziale: implica lesplorazione e volont di conoscere lambiente; di solito vi coincidenza con la direzione dello
sguardo, ma non sempre, come nel caso del fenomeno della vista periferica oppure lattenzione riposta esclusivamente in altri organi
di senso.
Attenzione basata sugli oggetti: essa si pu concentrare solo su di un oggetto ignorando parzialmente lambiente. Ci che mettiamo
dunque a fuoco il bersaglio della nostra attenzione. Il fuoco dellattenzione consente dunque di concentrare le risorse attentive su
uno specifico stimolo ambientale. Esso ha dimensioni variabili, presenta una relazione inversa con lefficienza di rilevazione degli
stimoli; si muove nello spazio a velocit costante lungo la traiettoria prescelta per raggiungere il bersaglio.

La velocit e laccuratezza della rilevazione di un bersaglio sono indici di efficacia mentale. In questa attivit assume importanza la
validit o meno degli stimoli ricercati, ove per validit intendiamo leffettiva individuazione del bersaglio ricercato. Siamo dunque
pi precisi e veloci a individuare lo stimolo che ci interessa rispetto ad un altro. Questo avviene perch entrano in gioco fattori
individuali come conoscenza, esperienza, memoria, volont ecc.. in particolare sono gli stimoli dotati di rilevanza emotiva ad essere
catturati pi velocemente dalla nostra attenzione e impiegano nel tempo maggiori risorse attentive (es: rileveremo pi velocemente e
ci ricorderemo pi a lungo di una frase negativa nei nostri confronti rispetto ad una frase neutra).
La velocit di rilevazione ha una notevole importanza, ad esempio, durante gli avvenimenti di emergenza (es: incidente stradale).

Cecit al cambiamento: la forza degli stimoli salienti conduce a trascurare e/o ignorare stimoli ambientali ben visibili, in alcuni casi
macroscopici. Questo procedimento si basa sulleconomia delle risorse, secondo cui ci interessa individuare bersagli salienti e
trascurare ci che superfluo. (es: esperimento del colloquio con un passante ! passaggio porta che oscuri completamente
lintervistatore ! spostamento dellintervistatore ! 50% dei casi non si accorge dello spostamento).

Effetto Simon: siamo pi rapidi e i tempi di reazione sono inferiori quando la posizione dello stimolo coincide con la risposta che
dobbiamo dare (es: se devo indicare una forchetta a tavola con la mano destra, i tempi di reazione saranno inferiori se la forchetta
stessa alla mia destra rispetto a se fosse a sinistra).

Nella rilevazione degli stimoli entrano in funzione due processi di elaborazione:
1. Elaborazione controllata: lenta e consapevole, richiede un notevole impegno e una rilevante partecipazione delle
risorse attentive, accompagnata da errori, non consente di svolgere altri compiti nello stesso tempo, implica un controllo
diretto e costante;
2. Elaborazione automatica: rapida, non coinvolge la memoria a breve termine, non richiede risorse attentive,
sostanzialmente inconsapevole, difficile da modificare, permette di svolgere pi compiti nello stesso tempo.

Qualsiasi elaborazione automatica pu tornare ad essere controllata secondo la propria volont; qualsiasi elaborazione controllata pu
divenire automatica con il tempo e lesperienza.

In una condizione di vigilanza siamo in grado, tramite il fenomeno della selezione, di discriminare e scegliere ci che rilevante da
ci che non lo .
Uno dei primi a ipotizzare il funzionamento della selezione fu Donald Broadbent (1958), secondo cui lattenzione un filtro per
selezionare le informazioni rilevanti per lorganismo. questa lipotesi della selezione precoce: gli stimoli irrilevanti sono filtrati e
scartati mentre solo i segnali pertinenti sono ammessi allelaborazione successiva in base alle loro caratteristiche fisiche.
Occorre per modificare questa ipotesi, essendo non esaustiva, con la teoria della selezione tardiva (Treisman, 1969): nella nostra
enciclopedia delle conoscenze (specialmente i ricordi lessicali) alcuni elementi hanno una soglia di attivazione pi bassa di altri, sono
quindi pi facilmente e rapidamente rilevati e richiedono meno analisi e, quindi, pi agevolmente passano attraverso il filtro attentivo
per giungere alla coscienza.
A questo punto per dobbiamo affrontare la ricerca disgiuntiva e la ricerca congiuntiva degli stimoli. Nel primo caso il bersaglio
differisce dagli altri stimoli distrattori per una sola caratteristica, mentre nel secondo il bersaglio definito dalla congiunzione di pi
caratteristiche. (prendere ad es la fig 3.10 pag 74).
La differenza tra queste due ricerche viene enfatizzata con la teoria dellintegrazione delle caratteristiche: se ricerchiamo un
bersaglio in base ad una sola caratteristica basta fare riferimento solo ad essa per trovare il bersaglio; se invece lo ricerchiamo in base
alla relazione di due o pi caratteristiche necessario fare controlli incrociati, spendendo maggior tempo.

Attenzione focalizzata: la concentrazione diretta nei confronti di una sola fonte informativa.
Attenzione divisa: la concentrazione diretta nei confronti di due o pi fonti informative, portando ad una accuratezza di
elaborazione dati inferiore.
Il fenomeno dellattenzione divisa linterferenza da doppio compito. Pu essere:
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a. Interferenza strutturale: le fonti informative condividono lo steso canale di assimilazione, quindi lattenzione non pu
rivolgersi verso entrambe (es: guidare e guardare un film non possono essere azioni simultanee poich entrambe hanno lo
stesso canale di assimilazione, cio lapparato visivo).
b. Interferenza da risorse: quando uno dei due compiti da eseguire richiede un estremo prezzo di risorse, esso (primario)
viene eseguito in maniera molto migliore rispetto al secondario, cui vengono dedicate ben poche risorse.
c. Interferenza da incongruenza: nelleseguire un compito abbiamo tempi di reazioni pi brevi se entrambi gli stimoli sono
congruenti che non fossero incongruenti. Chiari esempi sono: leffetto Stroop, se abbiamo cartelli di determinati colori
con scritte sopra delle lettere dello stesso colore i tempi di riconoscimento del colore dello sfondo saranno minori se il
colore dei due elementi fosse diverso. Effetto Navon: stessa cosa delleffetto stroop, solo qui vengono utilizzate lettere
globali composte strutturalmente da lettere locali (pi piccole). Se le lettere locali sono medesime alla lettera globale il
tempo di reazione sar differente rispetto a lettere incongruenti (fig. 4.3 pag 99).

Quando gli stimoli sono in competizione fra loro si possono creare due condizioni:
a. Competizione semplice: lo stimolo che riceve maggior quantit di risorse per la sua salienza analizzato con maggior
accuratezza e conduce allattenzione focalizzata;
b. Competizione polarizzata: gli stimoli sono presentati simultaneamente portando alleffetto dellattenzione divisa.

Paragrafo 2 COSCIENZA

La coscienza pu essere definita come no stato particolare della mente in cui si ha conoscenza dellesistenza di s e dellambiente.
La coscienza rappresenta la mente nella sua soggettivit e in modo inevitabile rinvia al concetto di s nelle sue diverse forme. Ma
non un s statico come fosse unentit, bens un s dinamico, in continuo cambiamento in funzione della situazione contingente e
immediata. Il s come processo, no come cosa.
Arriviamo dunque alla differenza tra coscienza e vigilanza, poich essere vigili un prerequisito della coscienza, ma non ancora
coscienza. La vigilanza consente la rappresentazione mentale degli oggetti, la pianificazione di ci che intendiamo fare, come pure
di monitorare e controllare in continuazione lo svolgimento delle nostre azioni. Tuttavia non un processo on-off, cio valore 0 per
sonno e valore 1 per veglia, bens un processo che mostra ampie gradualit.

La coscienza consiste innanzitutto nella capacit di rispondere agli stimoli provenienti dallambiente qui e ora (consapevolezza
percettiva). Essa svolge anche una funzione di comparatore, poich consente di confrontare lo stato attuale del mondo con quello
previsto in base alla propria esperienza e alle proprie conoscenze ed aspettative (consapevolezza cognitiva).
Inoltre la coscienza esercita un controllo sui processi cognitivi e, in quanto tale, svolge la funzione di sistema di rilevazione degli
errori: se qualcosa non va bene nellesecuzione di un compito attuato o previsto essa in grado di scoprire lerrore e nel caso
riprogrammare lazione.
A differenza di altre dimensioni psichiche la coscienza pu essere consapevole di se stessa, in un processo teoricamente infinito
(consapevolezza metacognitiva). Questa capacit di autoriflessione alla base dellevoluzione ontogenetica e filogenetica umana.

Occorre distinguere ora i diversi livelli della coscienza:

1. S originario: questi sono i processi che riguardano lorganismo e sono composti dai segnali somatoviscerali. Questi
segnali, che insieme formano la cenestesi (che indica il funzionamento dellorganismo), sono di due tipi:

a. Interocettivi: suscitati dai visceri;
b. Propriocettivi: generati dalla condizione fisiologica del corpo
nellambiente.

Grazie a questi segnali somatoviscerali possiamo sentire il morso della fame, ad esempio, e cercare di soddisfarlo. Tutte
queste operazioni insieme garantiscono lomeostasi, cio appunto linsieme di parametri biochimici dellorganismo
mantenuti entro una gamma compatibile con la vita. Sono connessi dunque ai sentimenti primordiali, associati a sensazioni
di benessere o pena.
In breve, forniscono unesperienza diretta ed immediata dellesistenza del proprio corpo. dunque una coscienza radicata
nel corpo.

2. S Nucleare: con essa vengono generate immagini mentali, che costituiscono la enciclopedia delle conoscenze e generano
quindi il sentimento di conoscere. In tal modo diventiamo protagonisti delle vicende, influenziamo con il nostro volere
lambiente circostante. La coscienza si allarga con la consapevolezza dellambiente, non rimane pi tra le mura del corpo
umano. la coscienza del qui ed ora, una coscienza frammentata, legata essenzialmente al presente e allo scorrimento
continuo delle situazioni.

3. S Autobiografico: grazie ad essa siamo consapevoli di ci che accaduto in passato e fare previsioni in base ad esso sul
futuro. una coscienza estesa, in grado di elaborare contenuti immaginativi e mondi possibili, essenziale per la creativit
umana. Questa coscienza non elaborata da zone celebrali precise, come se fosse presente ovunque. Il senso avanzato di
questa coscienza da il senso di identit e continuit della propria vita.
Consente di riflettere su se stessi, dandoci la possibilit di generare processi mentali infiniti e di giungere a forme di
consapevolezza sempre pi profonde tramite la meditazione. Ci consente specialmente di affrontare la tragedia della
conoscenza: la consapevolezza della morte. Il s autobiografico si presenta sia come s spirituale sia come s culturale.
La progressione della coscienza associata allevoluzione della specie umana.

Quando la coscienza assume forme diverse da quelle sopracitate si parla di stati alterati di coscienza. Qui esamineremo i tre pi
conosciuti e principali: il sonno, lipnosi e la meditazione.

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Il sonno uno stato dellorganismo caratterizzato da una ridotta capacit agli stimoli ambientali e da una sospensione parziale della
coscienza. Sorge spontaneamente e periodicamente, si autolimita nel tempo ed reversibile. Si crea cos unalternanza sonno-veglia.
Il sonno ha diverse fasi che sono due riguardanti la veglia e quattro concernenti il sonno vero e proprio; queste ultime costituiscono
un ciclo di sonno e durante il riposo notturno vi sono circa 4-6 cicli completi, ciascuno di circa 90 minuti.

1. La veglia attiva: presenta onde beta rapide e irregolari (elevata frequenza e bassa ampiezza);
2. La veglia rilassata: con gli occhi chiusi, presenta onde pi lente e regolari (alfa occipitale 8-12Hz);
3. Stadio 1: prima stadio del sonno vero e proprio; caratterizzata da onde Theta con ampiezza ridotta;
4. Stadio 2; contraddistinto dai <<fusi del sonno>> (variazioni rapide e irregolari delle onde celebrali), si attiva dopo 10-20
minuti rispetto allo stadio 1;
5. Stadio 3 e 4: caratterizzati da onde delta lente e ampie, fra l1 e i 2 Hz. Lo stadio 4 noto come sonno profondo e svolge
la funzione principale per il recupero delle forze; questo il momento in cui un soggetto pi difficile da svegliare.

Sonno REM: il rapid eye movement, il passaggio dallo stadio 4 allo stadio 1. Esso detto anche sonno paradosso, poich in questo
momento le onde celebrali sono simili a quelle della veglia attiva. In questo stadio abbiamo dunque un cervello attivo in un corpo
pressoch paralizzato; abbiamo inoltre un aumento dellattivit del sistema nervoso autonomo (aumento della pressione arteriosa,
polso e respirazione) e un decremento del tono muscolare. Solitamente accompagnato da unerezione del pene e dal turgore
clitorideo. Le persone che vengono svegliate in questo lasso di tempo (circa l80% dei casi) ricorderanno pi nitidamente ci che
stavano sognando. maggior mente presente nelle fasi terminali del sonno.

Sonno NREM: il sonno non-REM o sonno ortodosso (onde celebrali sincronizzate e regolari) caratterizzato invece da un notevole
rilassamento muscolare e un metabolismo celebrale al di sotto di quello dello stato di veglia di circa 30%; non caratterizzato da
movimenti oculari. Le persone che vengono svegliate in questo lasso di tempo ricorderanno meno facilmente il sogno (circa il 30%).
maggior mente presente nelle fasi iniziali del sonno.

Il sonno notturno in media dura 7,5 ore, ma non uguale per durata e qualit per tutte le persone. Vi sono infatti i brevi dormitori che
dormono circa 6,5 ore a notte e i lunghi dormitori che ne dormono in media 8,5.
Abbiamo poi le allodole, individui mattutini caratterizzati da un precoce addormentamento serale e un miglior e repentino risveglio
mattutino e i gufi che invece si comportano in maniera opposta.

Il ritmo sonno-veglia per i neonati e i bambini polifasico (nellarco della giornata intercambiano pi volte questo ritmo) mentre
negli adulti monofasico, anche se ci sono individui che compiono un riposo pomeridiano e in qual caso abbiamo un ritmo bifasico.

Vi sono due teorie che spiegano il perch della nostra necessit del sonno:
a. Teoria ristorativa: secondo cui il corpo dorme per necessit di recuperare le forze sia somaticamente che cerebralmente
parlando.
b. Teoria circadiana: secondo cui il sonno comparso durante levoluzione per mantenere gli animali inattivi nei momenti
in cui non era necessario mantenere una soglia di sopravvivenza elevata.

Privazione del sonno: nonostante le credenze comuni, non dormire (privazione totale del sonno) per svariati lassi di tempo (entro le
200 ore) non comporta danni o malfunzionamenti sui processi fisiologici e sulle prestazioni psicologiche, n comporta un declino
delle funzioni cognitive, specialmente di quelle complesse; tuttavia lattuazione di compiti semplici, ripetitivi e noiosi viene
velocemente compromessa. Dopo alcuni giorni di privazione compaiono i microsonni, cali improvvisi di vigilanza della durata di
pochi secondi in cui i soggetti non rispondono agli stimoli ambientali.
Nella privazione parziale (in cui il sonno ridotto quotidianamente rispetto al normale) osserviamo un incremento nellefficienza del
sonno: una diminuzione nella latenza di addormentamento, un decremento di risvegli notturni e una riduzione degli stadi 1 e 2 del
sonno NREM, nonch una riduzione del REM. Rimane medesima la quantit di sonno dello stadio 4.

Lipnosi un procedimento in cui un esperto ipnotizzatore induce il paziente (ipnotizzato) a sperimentare cambiamenti significativi
nei propri comportamenti, in connessione con una sospensione temporanea della coscienza.
Nellinduzione ipnotica, quando il paziente consenziente e quindi esercita meno controllo della propria mente, esso accetta le
indicazioni (suggestioni) dettate dallipnotizzatore, che possono condurre ad uno stato alterato di coscienza.
In passato venivano utilizzate strategie imperative, come comandi autoritari, pendoli, occhi puntati magneticamente eccoggi
invece la tecnica molto meno invasiva: linduzione ipnotica consiste nel raccontare una storia in cui si inseriscono frasi
ricorrenti che conducono ad un profondo rilassamento e portano lattenzione su un determinato pensiero.
I fenomeni pi ricorrenti nellipnosi sono:
1. Allucinazioni positive e negative: percepire qualcosa che non c o non percepire qualcosa che esiste;
2. Reazioni ideomotorie: rispondere con comportamenti automatici alle idee proposte dallipnotizzatore;
3. Regressione det;
4. Inibizione al dolore;
5. Incremento del recupero dei ricordi.

Nella fase terminale si prepara suggestivamente il paziente al ritorno repentino alla realt e allambiente, cercando di creare una
amnesia postipnotica.

Secondo Stanford e la sua scala di suscettibilit ipnotica il 15% della popolazione altamente ipnotizzabile; per contro un 5/10%
non pu essere ipnotizzata.
Secondo la psicologia ingenua sarebbero pi facilmente suscettibili gli individui pi suggestionabili e pi accondiscendenti.
invece vero che essi sono caratterizzati da qualit distintive:
a. Dissociazione: sono capaci pi di altri di fare ricorso a meccanismi dissociativi (vivere una situazione non in prima
persona ecc)
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b. Immaginazione: hanno unimmaginazione ricca, sono portati a fare sogni ad occhi aperti e riescono a concentrarsi cos
tanto sulle proprie fantasie da sentirsi totalmente coinvolti in esse come fossero reali;
c. Disposizione al contesto ipnotico: riescono a rispondere allipnosi in maniera favorevole.

Lanalgesia ipnotica quel fenomeno che pu avverarsi durante lipnosi, grazie al quale lipnotizzato percepisce in maniera molto
minore il dolore. Questo fenomeno si fonda sulla modificazione dellattivit nervosa della corteccia celebrale.
Correlata allanalgesia ipnotica il fenomeno dellautoipnosi, attraverso cui ci convinciamo che la parte dolorante non fa parte del
corpo e quindi impossibile percepire dolore da essa.

La meditazione costituisce uno stato modificato di coscienza attraverso lesecuzione ripetitiva e sequenziale di alcuni esercizi
mentali, di solito realizzati in un ambiente tranquillo. Essa crea una piacevole sensazione di benessere psico-fisico e di armonia tra s
e lambiente. Genera unespansione di coscienza, simile a quella che si ottiene con lautoipnosi. Alcuni soggetti dopo una lunga
pratica di meditazione possono avere esperienze mistiche, nelle quali perdono la consapevolezza di s e assumono forme di
conoscenza pi ampie.
V lo yoga, pratica induista, lo zen, pratica buddhista cinese e giapponese. Tra queste forme tradizionali troviamo:
a. La meditazione di apertura: il soggetto si concentra e non pensa a niente, facendo si che la mente sia aperta a nuove idee e
sentimenti;
b. Meditazione di concentrazione: il soggetto si concentra totalmente su un unico oggetto, idea o parola, escludendo ogni
altra cosa.
c. Meditazione trascendentale: consiste nella ripetizione mentale di suoni speciali (mantra), che porta allattenzione estrema
su un singolo stimolo interno. Da qui il principio zen: essere totalmente presente per essere totalmente assente.

A livello psicologico la meditazione trascendentale risulta opportuna per combattere lo stress negativo e gli stati di ansia cronica.
Inoltre efficace per aumentare lefficienza mentale e la memoria, nonch per migliorare lautostima. Anche nelle attivit sportive
utile, perch favorisce il raggiungimento del massimo delle proprie potenzialit fisiche attraverso un grado ottimale di
concentrazione. Non solo utile, ma non per niente dannosa.

Paragrafo 3 AZIONE

Lazione una sequenza consapevole e deliberata di movimenti finalizzati al raggiungimento di uno scopo, svolta in base ad un
piano e controllata dallattenzione esecutiva, idonea a generare specifici effetti sullambiente.
Linsieme di azioni diverse ma coordinate tra loro per raggiungere un solo scopo detta attivit.
Come individui siamo in grado di far accadere delle cose nel corso degli avvenimenti; il concetto di agentivit, cio quella
capacit di esercitare un potere causale sugli accadimenti e di influenzare il loro andamento.
Un piano la simulazione mentale che, in base a un modello, riproduce e prefigura in modo dinamico quanto avverr nel corso
dellazione.
Ogni nostra azione contingente, poich linsieme di tutti gli esiti delle nostre attivit personali congiunte agli aspetti casuali.
Lattenzione esecutiva dirige e governa le operazioni implicate nello svolgimento dellazione; funge da regia nel governo della
complessa rete delle connessioni interdipendenti fra lindividuo e lambiente.
Lalternanza del fuoco di attenzione ci permette di essere tempestivi, efficaci e dinamici nellaffrontare, svolgere e monitorare la
realizzazione di attivit diverse entro la stessa situazione (multitasking). Questa alternanza ha dei costi energetici e attentivi da
pagare, per passare da unazione allaltra. Laccuratezza, la velocit e lagilit nellesecuzione di unazione sono strettamente
associate allesercizio; da ci si evince inoltre che lazione una fonte intrinseca di apprendimento e che per lo svolgimento della
stessa pu e deve in alcuni casi intervenire la memoria lavoro, quel tipo di memoria che ci consente di produrre ci che intendiamo
fare.
Dallazione deriva infine il sentimento dellautoefficacia, quella credenza e verifica di riuscire a controllare unattivit e di svolgerla
con una buona riuscita.

Capitolo 5 RAPPRESENTAZIONE, CONOSCENZA, SIMULAZIONE MENTALE

Paragrafo 1 RAPPRESENTAZIONE MENTALE

In generale la rappresentazione di un oggetto o evento unentit che sta per quelloggetto e trasmette informazioni a esso
congruenti.
Per rappresentazione mentale invece intendiamo unimmagine, simbolo o modello presente nella mente, basato su una mappa
cerebrale e lesperienza, in corrispondenza a un certo oggetto o evento.
La differenza tra le cose consente alla mente di elaborare le informazioni, questo perch la differenza alla base della conoscenza e
i significati si fondano sul contrasto e sullopposizione.
La mente computazionale la mente in grado di fare calcoli, confronti, combinazioni logiche, manipolare simboli, operazioni di
misura e di classificazione, equivalenze e graduatorie, capace di scelta tra alternative, di adeguamento a regole prefissate.
Secondo Fodor e la sua ipotesi esiste una sorta di universalit umana, intesa come impostazione mentale uguale per tutti.
Da qui nasce la convinzione dellesistenza di una lingua della mente (mentalese), analoga ad una lingua naturale.
Seguendo lidea si giunge alla consapevolezza che le rappresentazioni mentali sarebbero combinazioni di concetti semplici innati, e
sarebbero elaborate secondo logiche regole, attente solo alla forma (sintassi) che non al contenuto (semantica).
Nonostante questa cecit semantica, la mente computazionale diviene in grado di tradurre le rappresentazioni mentali in proposizioni,
divenire mente proposizionale, atta alla computazione di simboli modali (non provenienti dalle diverse modalit sensoriali o
propriocettive, ma gi presenti in modo innato).
Si parla qui ancora del modularismo (vedere capitoli precedenti).
In contrapposizione al modularismo v lidea di una mente fondata momento per momento sullinterazione senso-motoria con
lambiente. Una mente del qui ed ora. la mente situata e radicata nel corpo.
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Grazie alla scoperta italiana dei neuroni specchio stato possibile comprendere al meglio latteggiamento dellimitazione. Essa non
mera emulazione, cio copiare meccanicamente delle azioni senza un fine preciso, bens un atteggiamento atto non solo alla vera e
propria emulazione fisica ma anche una comprensione di intenzioni, scopi, anticipando e facendo previsioni sugli esiti finali.
Una delle fondamenta dellimitazione lempatia, la dote di dirsi gli altri hanno le stesse emozioni che io proverei al loro posto.

Il cervello destinato a creare mappe dellinterazione costante dellambiente. Queste sono le mappe celebrali, grazie le quali il
cervello informa se stesso, modelli nervosi in continuo cambiamento, poich si modificano ogni istante in corrispondenza ai
cambiamenti che hanno luogo nei neuroni implicati. A livello fenomenologico le loro rappresentazioni costituiscono le immagini
mentali generate dalle corrispondenti mappe cerebrali momentanee di una data situazione.
Come si dimostrato con gli esperimenti di deprivazione totale dei sensi, linterazione con lambiente essenziale al cervello poich
senza non autosufficiente.
Diviene ovvio dunque il collegamento tra cervello e mente. Quando qualcosa non funziona nel nostro corpo, il segnale cerebrale
corrispondente va a condizionare in modo rilevante la mente a livello cognitivo (trovare una spiegazione plausibile), emotivo (ansia,
preoccupazione), comportamentale (prendere un farmaco) eccviceversa se qualcosa non va in modo regolare nella nostra mente
(idee fisse, stress, paure immotivate ecc) si riverbera profondamente sul piano biologico nel nostro organismo (disturbi
psicosomatici ecc).

Paragrafo 2 CONOSCENZA

La conoscenza unattivit fondamentale della nostra mente che ci consente di capire e spiegare le cose. Alla base delle conoscenza
v la comprensione, quella capacit di intendere ed interpretare in modo appropriato una data situazione, stabilendo le dovute
connessioni e relazioni fra le sue varie componenti. Comprendere vuol dire inoltre cogliere il significato.
Il significato, inteso sia come riferimento alla realt, sia come valore linguistico, sia come percorso interpretativo dellesperienza
una realt non monolitica, bens complessa e analizzabile.
Comprendere vuol dire infine trovare una spiegazione plausibile e sufficientemente attendibile del fenomeni e degli eventi
dellesperienza.

La conoscenza porta alla categorizzazione. Essa unattivit mentale universale, basilare per gli esseri umani. Va intesa come la
capacit di rendere equivalenti entit differenti fra loro discriminabili, di raggruppare oggetti, eventi e persone in classi, nonch di
rispondere ad essi in quanto componenti di una classe piuttosto che per la loro unicit.
In quanto risultato di convenzioni, le categorizzazioni dipendono dalla cultura di riferimento. Si creano dunque naturalmente delle
categorie.
In quanto tali, le categorie costituiscono, nel loro insieme, un sistema di differenze. Siamo in grado di categorizzare le cose perch il
nostro cervello e la nostra mente lavorano sulla base delle differenze. la differenza il motore che genera la conoscenza, la
comprensione e lintelligibilit delle cose, il pensiero e il mondo dei significati.
Le categorie possono essere impiegate per fare delle inferenze sulla base di loro propriet implicite. Il processo dellinduzione
basata sulle categorie rende possibile la conoscenza al di l dellesperienza immediata ma, a mio modesto parere, se utilizzata con
eccesso pu portare alla creazione di stereotipi.
Secondo Rosch le categorie presentano due dimensioni: una verticale e una orizzontale.
La dimensione verticale consente di collegare fra loro diverse categorie attraverso il processo di inclusione. In questo caso le
categorie di base sono le pi importanti poich hanno maggiore validit di indizio (es: se non conoscessi lutilizzo di un badile
potrei facilmente categorizzarlo tra gli oggetti di lavoro agricolo manuale, avendo esso unimpugnatura di legno tipica e una testa di
metallo).
La dimensione orizzontale di una categoria concerne il modo in cui ogni categoria organizzata al proprio interno e quali relazioni
sono istituite fra i suoi diversi membri in termini di appartenenza e rappresentativit. I vari membri della categoria non sono tutti
uguali, ma alcuni di essi si presentano come prototipo, poich sono i migliori esemplari della categoria, quelli che rappresentano
meglio e che sono dotati di maggiore salienza.

Le categorie per somiglianza di famiglia sono quei tipi di categorie in cui possono essere riunite in un gruppo e sono determinate
dalla polisemia semantica della una parola (differisce da sinonimia e omonimia). In sostanza ad esempio la parola FRESCO pu
avere un significato molteplice: nuovo o recente, in condizioni ottimali o incontaminato, infine non caldo.
Le categorie radiali invece sono quelle categorie intese come ramificazioni che partono da una categoria centrale e procedono in
modo associativo.
Le categorie funzionali sono basate su uno scopo e ciascuna di esse formata in modo coerente dai componenti indispensabili per
raggiungerlo.
La categorie ad hoc non emerge finch non sono attivate le nostre conoscenze enciclopediche e comprendono le propriet degli
oggetti e come esse sono fra loro collegate. Ad esempio un sasso, una sedia, un dizionario sono prese in un contesto nella norma
come oggetti non raggruppabili nella stessa categoria; ma se ad esempio una porta sbatte per il vento, possono rientrare nella
categoria ad hoc, poich tutte, grazie ad una qualit (in questo caso peso sufficiente per lo scopo) possono bloccare la porta.
dunque una categoria momentanea e contingente, utilissima per il risparmio di energie cognitive e la facilitazione del problem
solving.
Alla domanda esistono categorie universali? non si pu che rispondere: no, non possono esistere perch ogni cultura ha una
propria concezione sia dellambiente in cui vive sia di categorizzarlo ergo, com ovvio nella loro relativit, le categorie mentali pi
che nella natura risiedono nella cultura, che diversa in tutto il mondo.

La conoscenza, sia come comprensione sia come categorizzazione, consente dunque di acquisire informazioni sia sulla nostra
esperienza diretta sia su quella altrui.
Vanno a formarsi naturalmente diversi tipi di conoscenza e di reazione delle stesse.
Le conoscenze dichiarative sono in breve le conoscenze esplicite, che promuovono lacquisizione di nuove teorie, modelli o
concetti. Sono conoscenze consapevoli; sono il che cosa sappiamo e riguardano i fatti.
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Le conoscenze procedurali sono invece acquisite tramite le procedure e le azioni; sono in sostanza il come sappiamo fare le cose e
riguardano le competenze operative. In molti casi queste conoscenze portano alla formazione di conoscenze tacite, implicite, in
contrapposizione con quelle esplicite. Queste si configurano, solitamente in modo progressivo, dalle pratiche quotidiane e dai
procedimenti seguiti per raggiungere un certo risultato. Spesso queste conoscenze sono impiegate in modo meccanico per accorciare
i tempi e per ridurre limpegno nella pianificazione ed esecuzione delle attivit.
Infine la conoscenza riflessiva la conoscenza derivata dalla rivisitazione della nostra esperienza, per creare una conoscenza pi
critica e consapevole.

Paragrafo 3 SIMULAZIONE MENTALE

Parliamo in questo paragrafo della mente simulativa. La simulazione in generale la riproduzione di oggetti o eventi attraverso
lelaborazione di appositi modelli. la rappresentazione proporzionale di un aspetto dellambiente. Fra modello e fenomeno esiste
una struttura equivalente e dinamica di rapporti. Costruendo ipotesi, si crea dunque con la simulazione il mondo del possibile, ci
che ora non esiste ma che potr esistere in futuro. Ovviamente, in quanto riproduzione, la simulazione non realt.

La simulazione ha enormi vantaggi per la conoscenza e la comprensione dellesperienza, poich consente di esplorare un numero
elevato di funzioni e processi mentali: dalla ricostruzione del passato allanticipazione del futuro, alla presa di decisione e alla
creativit ecc
Pu accadere (in realt molto spesso, anche agli scienziati) che nello stabilire connessioni fra teoria e fatti compaiano distorsioni
mentali. Nel formulare giudizi e prendere decisioni siamo soggetti a distorsioni ricorrenti, come quella della conoscenza
retrospettiva o hindsight bias: lerrore del senno di poi, cio credere di aver previsto correttamente lesito di un evento quando
levento ormai noto.
Inoltre v anche la fallacia della pianificazione: le persone spesso si mostrano ottimiste quando prevedono i tempi di completamento
di un compito crederlo di terminarlo in anticipo. Spesso questa previsione fallisce poich non si tiene conto degli innumerevoli
imprevisti che possono accadere.
Per evitare di incorrere in questi errori necessario usare le debiasing stragies, strategie mentali simulative nelle quali si considera
lopposto: non solo lattenzione va riposta nella veridicit delle nostre supposizioni, ma va inoltre riposta nei perch il tale
ragionamento in potenza sbagliato.
La simulazione uno strumento formidabile, unico dellessere umano, poich non solo permette di ri-creare una condizione, ma
anche di crearla da zero, come nei casi dei libri, videogiochi, realt virtuali ecc

Come detto la simulazione uno strumento molto potente sia per ricostruire il passato (pensiero controfattuale) sia per anticipare il
futuro (pensiero prefattuale).
Nel primo caso ci riferiamo ovviamente ad avvenimenti gi accaduti e ipotizziamo cosa sarebbe potuto accadere se ci fossimo
comportati in maniera differente da ci che realmente avvenuto.
una forma di pensiero condizionale, in cui siamo di fronte al modo congiuntivo delle possibilit: rispetto ad una situazione
ipotetica, in cui solitamente le persone si concentrano solo ad ununica possibilit (solitamente connessa con le proprie aspettative),
nel modo congiuntivo si presta attenzione sia a ci che realmente accaduto sia alla possibilit che sarebbe potuta accadere.

Le simulazioni prefattuali, cio le anticipazioni mentali di come attuali condizioni reali possano essere in potenza nel futuro, hanno
utilit ben chiare sia in ambito individuale sia in ambito scientifico.
A livello individuale queste simulazioni concernenti il proprio futuro sono assai pi frequenti di quanto crediamo e servono a
disegnare il futuro del proprio s possibile. La pianificazione del proprio futuro consolida il senso della nostra identit, precisa la
traiettoria della nostra vita e quindi implica una miglioria a livello del presente sotto diversi versanti. Soddisfa in modo efficace il
bisogno di sentirsi preparati, capaci di governare lincertezza del futuro in caso sia di opportunit (autorealizzazione) che di minacce
(autoprotezione).
Le simulazioni concernenti il nostro futuro oscillano fra la desiderabilit e la fattibilit. in gioco in contrasto mentale fra il
conseguimento di un futuro desiderato e la valutazione delle condizioni attuali disponibili per raggiungere tale stato.
Infine la simulazione il motore di base di ogni forma di creativit umana.

Paragrafo 4 LIMITI DELLA SIMULAZIONE

I motivi dei limiti della simulazione si basano su due caratteristiche delle stesse: larchitettura e lutilizzo.
Larchitettura il livello di costruzione della simulazione da parte degli esperti e se distorta, o quanto meno, lontana dai fenomeni
che intende rappresentare indubbiamente destinata al fallimento, poich presenta una bassa validit di costrutto.
A livello dellimpiego della simulazione da parte dei destinatari possiamo avere un impiego cieco, automatico delle simulazioni.
In altri casi i fruitori possono avere un alto livello di aspettativa e fiducia nei confronti della simulazione, col rischio di confondere la
realt con la finzione.
necessario ricorrere per non incappare in tali errori nel principio del rispetto-sospetto: trattare i fenomeni col rispetto dovuto e con
il necessario sospetto. Si riducono cos le possibilit dellerrore dello stimolo (descrivere non ci che si osserva ma ci che gi si sa)
e lerrore dellesperienza (attribuire alla propria realt propriet che invece appartengono in modo esclusivo al soggetto).

La simulazione pu anche portare a conseguenze patologiche o lesive nei confronti di s e degli altri.
Vi sono dunque i reati di simulazione: un comportamento diretto a far sorgere in altri un falso giudizio sia per mezzo di
dichiarazioni concordate fra le parti ma non corrispondenti alleffettiva volont delle stesse (simulazione di contratto = truffa), sia
con la denuncia di fatti inesistenti o diversi da quelli realmente accaduti (simulazione di reato), sia con la fabbricazione di documenti
fasulli o con la contraffazione di prodotti.
Sul piano relazionale vi sono persone con una personalit machiavellica, solite a servirsi della simulazione machiavellica. Essa
consiste in una ricostruzione appositamente manipolatoria della realt, con la trasformazione sistematica dei dati di realt a proprio
esclusivo vantaggio.
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Infine vi sono simulazioni deliranti, con elevati gradi di deformazione della realt; di solito in queste simulazioni vi sono sempre
indizi di realt, trovabili solo grazie ad uninvestigazione attenta e acuta.

Capitolo 6 APPRENDIMENTO ED ESPERIENZA

Paragrafo 1 Esperienza come fonte di apprendimento

Lapprendimento inteso come una modificazione relativamente duratura e stabile del comportamento a seguito di unesperienza di
solito ripetuta nel tempo.
La radice di qualsiasi tipo di apprendimento lesperienza, ergo, ogni apprendimento esperienziale, ci mette nella condizione di
imparare sempre.
Lapprendimento quindi un vincolo, non possiamo non imparare, poich lalternativa sarebbe, vista la mancanza di stimoli per il
cervello, il coma vegetativo.
In quanto connesso con lesperienza lapprendimento situato, legato al contesto immediato e radicato nellorganismo.
In taluni casi procediamo con un apprendimento intenzionale, orientato a raggiungere uno scopo, in altri casi abbiamo un
apprendimento accidentale, dovuto a fattori imprevedibili; la maggior parte delle volte per abbiamo un apprendimento
contingente, che implica la combinazione tra elementi incidentali che provengono dallambiente e opzioni operate dagli individui in
base ai loro interessi ed esigenze.
Lapprendimento latente invece una forma di apprendimento implicito: impariamo senza accorgercene. Questo apprendimento
pu avere luogo grazie alla semplice esposizione allambiente e introduce la distinzione tra competenza e prestazione.
Secondo Tolman, nello svolgimento delle varie attivit abbiamo modo di scoprire le connessioni che esistono nellambiente in base a
indizi o segnali. Tale rilevazione conduce alla costruzione di mappe cognitive, facilitando lanimale a trovare la soluzione pi breve
ed efficace (principio del minimo sforzo). Chiari esempi sugli esperimenti sui ratti a pag.155.
Lapprendimento latente dunque ha unimportanza fondamentale non solo per ragioni di economia di risorse mentali e cognitive, ma
anche per le grandi opportunit che ci offre.
Come accennato nel cap. 5 grazie alla riflessione sullesperienza per tornare allesperienza giungiamo ad un apprendimento
riflessivo.
Infine siamo disposti anche di un apprendimento fisiologico che, essendo un vincolo per la nostra sopravvivenza e per il
mantenimento della salute fisica e del benessere mentale, ci permette di conseguire con efficacia un governo del nostro corpo.

Paragrafo 2 - APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO.

Grazie allo sviluppo celebrale gli individui sono in grado di compiere previsioni riguardo a:
1. Quali eventi seguono ad altri eventi nellambiente;
2. Quali eventi sono controllabili e quindi modificabili.

Per raggiungere questo traguardo necessario essere in grado di associare due o pi eventi fra loro. lapprendimento associativo.
Connessi a questo tipo di apprendimento vi sono i riflessi, cio quelle azioni di risposta condizionate/incondizionate che abbiamo
rispetto ad un dato stimolo.
Il condizionamento pavloviano (da Pavlov) comporta lassociazione tra gli stimoli incondizionati (SI), le risposte incondizionate
(RI), gli stimoli condizionati (SC) e le risposte condizionate (RC).

Quando ad una SC viene associata una RC tutti gli stimoli simili ad SC daranno una RC. il fenomeno della generalizzazione dello
stimolo: quanto pi lo stimolo simile a quello originario, tanto pi forte la risposta.

Apprendimento per prove ed errori: il fenomeno grazie il quale si dimostr, con lesperimento del gatto nella problem-box, che le
risposte corrette tendono ad essere ripetute mentre quelle erronee ad essere abbandonate.
Legge delleffetto: la connessione dei legami associativi tra stimolo e risposta dimostra che essi non dipendono solo dalla loro
contiguit temporale (come con Pavlov), ma anche degli effetti che seguono la risposta.
Legge dellesercizio: la ripetizione di una risposta diventa tanto pi probabile quanto pi spesso ripetuta.

Skinner introdusse la distinzione tra:
a. Comportamenti rispondenti: derivano da riflessi innati o appresi tramite il condizionamento pavloviano e la risposta non
controllata;
b. Comportamenti operanti: non derivanti da riflessi innati ma emessi spontaneamente dallanimale.

Egli dimostr inoltre che una ricompensa costituisce un rinforzo al condizionamento e alla risposta emessa in seguito. Le
ricompense possono essere positive (gratificazione) o negative (eliminazione di situazione negativa). Per converso anche le
punizioni hanno effetti simili e possono anche loro essere positive (stimolo doloroso) o negative (diminuzione gratificazione).
I rinforzi possono essere continui o parziali; Skinner constat che quelli parziali sono quelli pi efficaci, poich conducono al
fenomeno dellassuefazione. Giunse alla definizione dei piani di rinforzo per favorire lincremento di un certo comportamento:

1. Piano di rinforzi a intervallo fisso: il rinforzo fornito a scadenze regolari (come gli stipendi);
2. Piano di rinforzi a intervallo variabile: il rinforzo fornito in lassi temporali variabili, ottenendo una linea crescente
continua;
3. Piano di rinforzi a rapporto fisso: il rinforzo fornito dopo un numero sempre uguale e prefissato di risposte (lavoro a
cottimo);
4. Piano di rinforzi a rapporto variabile: il rinforzo fornito dopo un numero di risposte che varia in modo casuale
(lotteria).
Tra questi lultimo rinforzo ad essere pi efficace.
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Da considerare anche lapprendimento che avviene tramite la selettivit dellassociazione; gli uomini, cos come gli animali, sono
capaci di scartare correlazioni casuali e di selezionare solo le relazioni causa-effetto interessanti. Questo condizionamento
associativo selettivo non riducibile solo ad un accoppiamento tra due eventi temporalmente contigui.
Anche lapprendimento tramite intuizione o insight da tenere conto; esso si fonda sullattivazione di processi cognitivi che
conducono alla soluzione di difficolt e dimprevisti che incontriamo nel corso della vita quotidiana, quindi allo svolgimento del
problem-solving.

Paragrafo 3 APPRENDIMENTO DA MODELLI

Lapprendimento pu essere individuale o sociale. Lapprendimento individuale la competenza nellacquisire nuove informazioni a
seguito di unesperienza personale nellinterazione diretta con lambiente. un apprendimento costoso (dal punto di vista di risorse
cognitive), lungo, soggetto ad errori, tuttavia efficace in situazioni di cambiamento ambientale repentino.
Lapprendimento sociale la capacit di acquisire nuove conoscenze e pratiche tramite e con i propri consimili. un apprendimento
da modelli, poich implica linterazione con lambiente e fondata sullesperienza di altri. un apprendimento economico, veloce,
stabile, con un alto livello di attendibilit, esteso e condiviso; tuttavia nei periodi di cambiamento e di turbolenza viene meno, poich
tende a riproporre forme gi consolidate e quindi obsolete.
Uno degli apprendimenti per cos dire innati il fenomeno dellimprinting, sia dal punto di vista faunistico che umano. Esso un
apprendimento qualitativamente differente da quello associativo, si basa sul legame neonato-modello, avviene in un lasso di tempo
breve ed pressoch irreversibile.
Questo lasso di tempo viene chiamato periodo sensibile, cio quel periodo nel quale le influenze ambientali sono pi efficaci per
lapprendimento di conoscenze e abilit.
Nelluomo questo lasso di tempo varia circa tra i 2 e i 6 anni det, periodo fertile per lapprendimento delle lingue.

Lapprendimento osservativo comprende linterazione dei neuroni specchio, linterdipendenza tra percezione e azione e il ricorso a
processi cognitivi. Implica uninterazione modulare tra individui e non la successione tra stimoli.
Dallapprendimento osservativo scaturisce lapprendimento imitativo, cio quando un individuo riproduce in modo consapevole
lazione di un altro per ottenere il medesimo scopo/risultato di questultimo.
Si evince limportanza dellinterazione sociale che avviene tra gli individui, sia tra adulto/adulto che tra adulto/bambino.
Grazie allinterazione sociale, tra gli altri, avviene anche lapprendimento culturale: attraverso conversazioni, riunioni, pasti,
tradizioni eccgli uomini possono acquisire nuove informazioni in modo indipendente dalla dotazione genetica; questo comporta ad
un accumulo perpetuo degli apprendimenti che non pu avvenire tra gli animali.

Paragrafo 4 ORGANIZZAZIONE GERARCHICA DELLAPPRENDIMENTO.

Lapprendimento non un processo lineare per semplice accrescimento, bens ricorsivo e circolare, cio ci che abbiamo appreso
fino ad ora la premessa per ulteriori e diversi apprendimenti.
Nascono in questo modo diversi livelli di apprendimento, conseguenti luno allaltro.

1. Lapprendimento zero: avviene quando siamo giunti al massimo dellapprendimento di una certa competenza;
2. Lapprendimento uno: consiste nella modificazione della condotta dellindividuo e implica un miglioramento delle
prestazioni in oggetto. Le prestazioni iniziali sono lente, ma mano a mano che si avanza esse diventano pi repentine e
meno soggette ad errori.
3. Lapprendimento due: la naturale conseguenza dellapprendimento uno; consiste nellimparare ad imparare. Per
raggiungere questo livello occorre che le situazioni di un certo apprendimento uno siano simili e comparabili tra loro.
4. Lapprendimento tre: un cambiamento nel processo di apprendimento due e consiste nella modificazione dei contesti
di apprendimento dellindividuo. Esempi sono la conversione o gli effetti della psicoterapia, in cui quando ha successo
v una modificazione delle premesse cognitive, affettive e sociali.

Paragrafo 5 APPRENDIMENTO DA MONDI VIRTUALI.

Grazie allo sviluppo dei media esiste lapprendimento a distanza, come le-learning. Si basa sulla formazione a distanza e non
pi il discendente della sapienza a doversi adattare ai processi di apprendimento, bens linsegnamento ad adeguarsi alle esigenze
del discendente; inoltre vi unelevata indipendenza nel processi di apprendimento, visto che si svincolati sia dalla presenza fisica
che di orari precisi. Occorre per un monitoraggio costante dellapprendimento, sia via valutazione esterna che autovalutazione.
Vi sono poi i serious game, quelle attivit digitali interattive che attraverso la simulazione virtuale consentono ai partecipanti di fare
esperienze precise ed accurate (anche complesse), in grado di promuovere attraverso la forma del gioco percorsi attivi, partecipanti e
coinvolgenti di apprendimento nei vari domini dellesistenza umana. Ovviamente in Italia non si sono mai visti.
Lapprendimento derivante dai serious game di tipo esperienziale, in cui il virtuale una riproduzione attendibile e fedele dei
processi di realt. un imparare facendo. Infine i serious game comportano una valutazione dinamica, repentina e in tempo reale,
nello stesso momento in cui unazione viene svolta.

Paragrafo 6 FONDAMENTI BIOLOGICI DELLAPPRENDIMENTO.

Mi basti sapere che lepigenetica che esplora le possibilit e modalit illimitate dellinterdipendenza fra gene e ambiente.
Lambiente (quindi indirettamente anche lesperienza) la terza elica del DNA, poich i geni da soli, non sono in grado di agire e
produrre alcun comportamento.

Capitolo 7 MEMORIA E OBLIO

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Paragrafo 1 NATURA DELLA MEMORIA

La memoria la capacit di conservare nel tempo informazioni apprese e di recuperarle quando servono in modo pertinente. Ogni
nuova esperienza comporta dei cambiamenti nei circuiti nervosi, quindi la memoria un sistema in continuo divenire nella sua
natura dinamico. Per certi aspetti noi siamo la nostra memoria. la nostra storia come individui (memoria personale) e come
comunit cui apparteniamo (memoria collettiva).
La memoria per essendo unelaborazione individuale di dati soggettivi, rielaborati poi secondo criteri esclusivamente personali,
soggetta a distorsioni. Solitamente, inoltre, tendiamo a rielaborare nel tempo un miglioramento dei ricordi (ottimismo mnestico). La
memoria strettamente correlata alloblio, che vedremo in seguito. La memoria di due grandi insiemi: la memoria a lungo
termine e la memoria di lavoro (chiamata una volta a breve termine).

La memoria a lungo termine ha una natura multisistemica, formata da processi e insiemi anche diversi fra loro. (fig. 7.1 pag 179).

Episodica
M. dichiarativa
Semantica


M. lungo termine
Procedurale
M. non dichiarativa Apprendimento associativo
Memoria Apprendimento non associativo

M. lavoro, sensoriale
- La memoria procedurale riguarda la conservazione delle competenze e procedure con cui fare le cose; tale memoria
valutabile solo attraverso lesecuzione delle attivit in oggetto.
- La memoria dichiarativa concerne la conservazione delle conoscenze sui fatti che possono essere acquisite in una volta
sola e che sono direttamente accessibili alla coscienza.
- La memoria episodica si riferisce alla capacit di memorizzare e recuperare eventi specifici e contiene informazioni
spaziali e temporali che definiscono il dove e il quando levento ha avuto luogo. In media le donne presentano risultati
migliori con questo tipo di memoria. Questa memoria talvolta caratterizzata dai flash di memoria, ricordi
particolarmente vivi di eventi sorprendenti che ci hanno colpito in modo profondo a livello emotivo e cognitivo.
- La memoria semantica va considerata come un lessico mentale che organizza le conoscenze che una persona possiede
circa le parole e i simboli e le relazioni fra essi esistenti.
- La memoria esplicita la conservazione di informazioni che riguardano specifici eventi o conoscenze generali.
- La memoria implicita riguarda la capacit di ricordare senza averne consapevolezza, poich una conoscenza che si
manifesta in prestazioni senza che il soggetto ne abbia coscienza. (es: abilit motorie).
- La memoria autobiografica indica la capacit di conservare le informazioni e le conoscenze legate al s a partire, in
media, dal 3 anno det. Essendo la memoria in genere una componente essenziale dellidentit umana, chi soffre di
amnesia compromette la propria identit.
- La memoria retrospettiva concerne la conservazione e il recupero di ricordi riguardanti fatti, episodi e conoscenze del
passato. la nostra storia.
- La memoria prospettica la memoria per gli eventi futuri, il ricordarsi che si dovr fare qualcosa.

Paragrafo 2 MEMORIA COME PROCESSO

Per poter depositare la memoria, prima necessario codificarla. La codifica consiste nel trasformare uninformazione in una
rappresentazione mentale collocata in un deposito di memoria. Ad esempio, pensando allattenzione, chiaro che se non prestiamo
attenzione ad un determinato evento lo ricorderemo meno facilmente.
Lattenzione, insieme ad altri fattori emotivi e motivazionali, determinano la forza della codifica. Abbiamo, con la teoria dei livelli
di elaborazione, stimato tre livelli:

1. Livello superficiale: ci fermiamo ad aspetti strutturali e fisici di uno stimolo;
2. Livello intermedio: consideriamo anche gli aspetti fonologici di uno stimolo (come suoni, rime, assonanze);
3. Livello profondo: consideriamo le componenti semantiche.

Vi sono per degli effetti che contribuiscono a dare forza alla memoria:

1. Effetto produzione: quando siamo attivi nella produzione delle informazioni, le ricordiamo molto di pi;
2. Effetto distanziamento temporale: a parit del numero di ripetizioni, la codifica assai pi potente se distribuita nel
tempo in differenti periodi, anzich in un periodo unico.

Allan Paivio ha sottolineato limportanza del sistema a doppia elica della codifica: essa sia verbale che immaginativa. Le
componenti immaginative sono pi semplici da ricordare, primo dal punto di vista filogenetico (sono proporzionalmente pi anni in
cui luomo pensava per immagini che non per parole), secondo dal punto di vista immediato le immagini sono pi velocemente
codificabili e da esse pu derivare la componente verbale.
Quindi le parole ad alto valore di immagine sono pi facilmente ricordabili che non quelle a basso valore di immagine.

grazie alla ritenzione che conserviamo nei magazzini di memoria le informazioni acquisite. Per favorire questo processo si utilizza
la reiterazione (quando ad esempio per fissare meglio nella mente qualche informazione continuiamo a ripeterla).
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Le informazioni immagazzinate sono disponibili ad essere recuperate nel momento opportuno in base alle nostre esigenze, ma pu
avvenire anche per caso, quando siamo esposti ad indizi che ci rievocano nella mente qualcosa gi avvenuto.
Il recupero delle informazioni sotteso a diverse operazioni mentali:
1. Rievocazione: capacit di ricordare in modo spontaneo la quantit massima possibile del materiale prima esposto;
2. Riconoscimento: capacit di identificare correttamente le informazioni presentate in precedenza distinguendole da altre
informazioni non pertinenti, note come distrattori;
3. Riapprendimento: capacit di apprendere nuovamente nozioni gi conosciute. Questo metodo si riveler essere pi
veloce e semplice del primo apprendimento.

La memoria come citato prima pu essere distorta.

Falsa attribuzione: fenomeno comune, accade quando uno stimolo simile ma non uguale ad uno precedentemente avuto.
Domanda fuorviante: metodo per comprendere quanto la memoria possa essere influenzata da altri stimoli. Lesperimento che
fecero ad una classe di bambini fu il seguente: fu chiesto loro di che colore fosse la barba dellinsegnante dellanno precedente, se
nera o castana. Una buona percentuale rispose in un modo e la restante nellaltro. La verit che linsegnante non aveva la barba.

Come gi detto, la ricostruzione dei ricordi un affare puramente soggettivo, poich basato sullesperienza.

Daniel Schacter elenc quelli che egli ritenne essere i sette peccati della memoria:
1. Labilit - carenza da omissione: debolezza della memoria a ricordare ci che abbiamo fatto a distanza temporale,
specialmente se abitudinaria;
2. Distrazione carenza da omissione: mancanza di attenzione
3. Blocco carenza da omissione: incapacit di ricordare uninformazione che, in realt non abbiamo dimenticato e che ci
verr in mente quando sar inutile;
4. Errata attribuzione carenza da commissione: riferire uninformazione di un ricordo a una fonte o a un contesto
sbagliato;
5. Suggestionabilit carenza da commissione: induce e crea ricordi falsi;
6. Distorsione carenza da commissione: indica il processo secondo cui i ricordi del passato vengono modificati in base alle
convinzioni attuali;
7. Persistenza: lincapacit di dimenticare, porta alla ruminazione mentale, secondo cui si torna spesso sugli stessi ricordi,
specialmente se son negativi.

Gli studi di tutti questi fattori legati alla memoria sino ad ora citati hanno portato alla creazione della psicologia della
testimonianza, branca della psicologia che si occupa della validit, attendibilit e accuratezza dei ricordi di un testimone.

Ipermnesia: capacit lucida di ricordare scene complesse in tutti i particolari, anche se lontane dal tempo; avviene in caso di
eccitazione o esaltazione della memoria/coscienza.
Amnesia: perdita totale o parziale della memoria a seguito di un trauma fisico o psichico o di una malattia cerebrale. Pu essere
retrograda quando la perdita di memoria riguarda le informazioni prima del trauma e anterograda se invece si ricordano gli eventi
passati ma non si avesse pi possibilit di ricordare nulla di nuovo (come nellAlzheimer).

Paragrafo 3 OBLIO E DIMENTICANZA

Loblio leliminazione volontaria o involontaria di informazioni gi memorizzate. Costituisce una componente adattiva della
memoria e va distinto dallamnesia, poich questultima patologica mentre loblio inevitabile.
Loblio svolge un lavoro di selezione, poich pur essendo molto potente non infinita, ergo se vogliamo ricordare alcuni processi e
funzioni indispensabili, talune informazioni vanno dimenticate.
Ci sono svariate ipotesi su come loblio operi, come quella del disuso. La pi attendibile comunque la teoria dellinterferenza, che
di natura duplice:
a. Interferenza proattiva: i ricordi remoti interferiscono e/o inibiscono lassimilazione di nuovi;
b. Interferenza retroattiva: i ricordi recenti limitano o danneggiano quelli passati. Questa spiega come mai pi facile
ricordare la sera che non il mattino.

Ai i processi dellinterferenza sono correlati gli effetti primacy e recency, gi affrontati in Psicologia Sociale.
Infine loblio pu essere provocato anche dal blocco di uninformazione gi depositata in memoria. Si verifica quando vi sono
diverse associazioni riferite ad un indizio e una di essere pi forte delle altre, ostacolando il recupero totale delle informazioni del
target.

Paragrafo 4 MEMORIA DI LAVORO

La memoria lavoro (ML) pu essere paragonata alla RAM dei pc, dove la memoria a lungo termine lhard disk. Come la RAM, la
ML completamente flessibile rispetto ai contenuti e quanto pi estesa tanti pi programmi pu far girare insieme. La
capacit della ML direttamente proporzionale alle nostre competenze mentali (intelletto, ragionamento, linguaggio).
Come detto il termine ML viene sostituito a quello precedente, cio memoria a breve termine.
La MBT una memoria assai precaria e volatile, di duratura relativamente breve. In presenza di compiti distrattori la volatilit della
MBT pu diventare molto elevata, con una durata di appena due secondi.
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Se desideriamo non perdere le informazioni, occorre ripeterle con frequenza per mantenerle in quel dato spazio chiamato tampone di
reiterazione.

La memoria sensoriale la capacit di mantenere in modo sostanzialmente fedele le informazioni ambientali. una memoria
modale, poich corrisponde alle varie modalit sensoriali. Le informazioni sensoriali vengono tenute nel registro sensoriale.

La ML suddivisa, secondo il modello Baddeley e Hitch, in quattro sistemi.

1. Esecutivo centrale: il sistema flessibile per il controllo e la regolazione dei processi cognitivi richiesti dalla situazione.
Governa gli altri tre sistemi, in grado di cambiare i piani di reiterazione e attivare momentaneamente la MLT.
2. Circuito fonologico: concerne il parlato e conserva lordine in cui le parole sono presentate.
3. Taccuino visivo-spaziale: riguarda limmagazzinamento e il trattamento delle informazioni visive e spaziali, nonch delle
immagini mentali.
4. Tampone episodico: sottosistema schiavo, dedicato a collegare le informazioni provenienti da diversi ambiti per
formare unit integrate e coerenti.

Paragrafo 5 COME PREPARARE GLI ESAMI

Uno dei metodi pi efficaci quello ideato da Legrenzi, ed chiamato PQ4R.

1. Preview: scorrere in modo preliminare i vari capitoli, di modo da arsi unidea generale.
2. Questions: porsi delle domande relative al contenuto dei capitoli.
3. Read: leggere attentamente sezione dopo sezione, cercando di rispondere alle domande.
4. Reflect: riflettere su quanto si sta leggendo, capirne il significato.
5. Recite: alla fine di una sezione cercare di ricordare le informazioni in essa contenute e rispondere alle domande, senza
guardare il testo.
6. Review: rassegna finale, alla fine del capitolo ripensarlo nel suo insieme e verificarne la corretta semantica.

Capitolo 8 DECISIONE, RAGIONAMENTO E CREATIVIT

Paragrafo 1 ESPERIENZA DIRETTA E PENSIERO

Solitamente quando abbiamo una sensazione ambigua riguardo a ci che abbiamo sentito (es: della figura del bosco al buio), la
nostra prima impressione fare da matrice per le impressioni seguenti. Questo avviene tramite il sistema di riconoscimento, che ci fa
assumere una certa probabilit a priori sulle impressioni. Quando poi otteniamo nuove informazioni, siamo disposti a cambiare
limpressione iniziale, ma sempre da essa partono poi i lavori di elaborazione. Questa procedura rapidissima e inconscia.

Paragrafo 2 LA DECISIONE

Quando dobbiamo prendere una decisione, qualsiasi essa sia, si va a creare una sorta di albero decisionale nella nostra mente. Esso
parte dal punto di decisione (il momento in cui siamo posti dinanzi alla scelta) e si dirama nella possibilit dello status quo
(mantenere la situazione com) oppure si dirama verso unaltra scelta. Ovviamente prendere una scelta diversa comporta dei rischi
(ad esempio finire in una situazione peggiore di quella precedente), senza contare ovviamente la possibilit del lato positivo; daltro
canto anche il rimanere sullo status quo pu comportare dei rischi (perdere una buona occasione).

Quando siamo posti dinanzi a delle scelte che in possibilit possono o farci vincere o farci perdere, subentra la tendenza
dellavversione alle perdite, grazie la quale si rischia pure di evitarle (finendo in possibilit in una situazione di maggiore perdita),
questo perch chiaro il fatto che le perdite fanno pi male rispetto al guadagno.
Inoltre quando si vive in questa avversione, subentra anche leffetto dotazione, ovvero la preferenza per ci che si ha per il fatto
stesso che in nostro possesso.

Ovviamente prendere una scelta non semplice, poich subentrano diverse e infinte variabili come il rapporto tra le possibili
decisioni, il passare del tempo e lutilit soggettiva.
Capita alcune volte per che abbiamo cadute dellautocontrollo, scegliendo le azioni di gratificazioni immediate. Queste, per quanto
piacevoli sul momento, possono avere pessimi risultati nel futuro (come labuso di alcool o lutilizzo di sostanze stupefacenti). Siamo
indotti a comportarci cos da una tendenza ad apprezzare il presente e a svalutare il futuro lontano (tendenza chiamata sconto
temporale).

Paragrafo 3 INDUZIONI, ABDUZIONI, ANALOGIE E CREATIVIT

Induzione: ragionamenti che producono generalizzazioni a partire da esperienze, ma che non conducono a conclusioni necessarie.
Linduzione, basandosi esclusivamente sulla propria esperienza, in possibilit falsa. (es di Johnson Laird nel bar italiano, pag 210).
Abduzione: lo strumento che utilizziamo per dare un senso allinduzione; non abbiamo quindi solo fatto una generalizzazione, ma
la abbiamo anche spiegata.
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Analogia: metodo ulteriore per produrre conoscenze di fronte a nuove situazioni; procedendo col cosiddetto ragionamento
analogico (es: ho una vite da svitare, non ho un cacciavite piatto ! uso uno strumento simile per compiere lazione per cui il
cacciavite era destinato), deduciamo una conoscenza. Essa, come le abduzioni, ovviamente, non garantiscono conclusioni certe.
Sono cinque i processi che caratterizzano il ragionamento analogico:

1. Recupero: va tenuto nella ML un bersaglio, mentre si accede a un caso pi familiare che troviamo nella MLT.
2. Corrispondenze: tenendo nella ML sia la sorgente sia il bersaglio, bisogna allinearli. La mente costruisce un ponte che
poggia sulle propriet che sorgente e bersaglio hanno in comune.
3. Valutazione: decidere se lanalogia utilizzabile ed efficace.
4. Astrazione: isolare le invarianti tra sorgente e bersaglio.
5. Spiegazione e Predizione: sviluppare ipotesi sul comportamento o sulle caratteristiche del bersaglio basandosi su quello
che si sa della sorgente.

Paragrafo 4 DEDUZIONI

La deduzione quella capacit di ricavare conoscenze vere a partire da altre conoscenze vere, semplicemente pensandoci su;
stata definita la quintessenza dellumanit.
La logica invece consiste nel precisare le regole che permettono di ricavare conclusioni da premesse, indipendentemente dal fatto che
esse siano vere o false.

Dai primi studi filosofici a.C., dove si insegnava a convincere gli altri con la retorica e a pensare bene con la propria testa e a
smascherare gli altri con la logica. Da questi primi studi siamo arrivati, solo da una cinquantina danni, alla psicologia sperimentale
del ragionamento.
Per molto tempo si pensato che luomo avesse una sorta di logica naturale, un insieme di regole che producevano le prestazioni
corrette. Con gli studi di suddetta psicologia, stato scoperto invece che la variabile cruciale non la logica in s, bens il contenuto
del ragionamento. (a pag 216 in poi vi sono esempi pratici sulla logica).

Paragrafo 5 LINCOERENZA E LA FOCALIZZAZIONE

Lincoerenza, legata per natura allirrazionalit (per meglio definire, incongruenza) un aspetto abbastanza evidente nella sua
natura, ergo non mi cimenter nella spiegazione di esempi inutili e prolissi.
Per quanto riguarda la focalizzazione quella sorta di restringimento della visione su poche opzioni. Tale focalizzazione conduce
spesso a ritenersi soddisfatti di una ricerca delle alternative possibili anche quando la ricerca incompleta, questo perch ci fidiamo
specialmente nelle nostre medesime impressioni e/o idee.
Lerrore poi, se prendiamo ad esempio un caso in cui necessario scegliere tra lazione e la non azione, che ci si focalizza
maggiormente sulla ricerca delle informazioni sullazione e non sulla non azione. Tralasceremo dunque la ricerca di informazioni su
azioni alternative, ed sbagliato, poich per una migliore soluzione necessario considerare la maggior parte di variabili.

Paragrafo 6 SOLUZIONE DI PROBLEMI E CREATIVIT

Nella vita incappiamo spesso in problemi di svariata natura; vi sono quelli di semplice e veloce risoluzione e quelli invece complessi.
Per quelli complessi possiamo ricorrere a due strategie:
a. Suddividere il problema in sottoproblemi e risolverli uno ad uno;
b. Non usare algoritmi di soluzioni, ma euristiche.

Gli algoritmi sono una serie di regole che, se adottate esplicitamente, permettono di risolvere il problema; sono regole utilizzabili
quando non vi sono eccessive possibilit.
Le euristiche sono strategie e scorciatoie mentali, regole che non riescono a dare una descrizione esaustiva delle strategie per
giungere alla soluzione. Le euristiche non portano alla soluzione ottimale, ma possono portare comunque a risultati soddisfacenti.
Seguendo la tendenza a focalizzarsi che abbiamo visto, una delle euristiche pi potenti quella dellanalisi mezzi-fini.
A tale scopo utile affrontare un problema distinguendo:

1. Stato iniziale: il modo in cui vengono descritte le condizioni di partenza;
2. Stato-obbiettivo: il modo in cui viene illustrato lobbiettivo;
3. Operatori: operazioni per passare da uno stato allaltro;
4. Stati intermedi del problema: stati che si ottengono applicando un operatore a uno stato in vista del raggiungimento
dellobbiettivo.

Queste quattro componenti definiscono lo spazio del problema.

Simon (1982) mostr che la risoluzione dei problemi (problem solving) comparabile alla progettazione. Inoltre la risoluzione da
parte di agenti a razionalit limitata (cio coloro che sono costretti ad usare esclusivamente euristiche, dato il loro limite cognitivo)
procede tramite la decomposizione del problema stesso. Si ottengono cos sottoproblemi che si possono risolvere uno ad uno.

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In determinati casi possiamo parlare anche di soluzioni creative dei problemi, cio soluzioni pressoch inventate da zero e a cui
nessuno ha pensato prima. In qualsiasi caso avvenga la risoluzione di un problema, per velocizzare il processo necessario adottare
la strategia basata sulla falsificazione delle ipotesi. Come gi noto, tendiamo a focalizzarci su data idea o ipotesi (meccanismo di
fissazione) e questo pu portarci a non vedere soluzioni creative oppure ad una risoluzione veloce e coerente. Quindi, quando
creiamo una prima ipotesi dobbiamo subito pensare a confutare lipotesi opposta, in modo da verificare la prima.
Siamo talmente abituati alle funzioni per cui uno oggetto stato inventato che non riusciamo a vedere e concepire funzioni
alternative.
Infine la creativit alla base di scoperte scientifiche importanti non utilizza processi cognitivi diversi da quelli che utilizziamo tutti i
giorni per risolvere i nostri problemi. limportanza sociale, artistica o scientifica del prodotto che ne determina fama e celebrit.

Capitolo 9 COMUNIAZIONE E LINGUAGGIO

Paragrafo 1 COMUNICAZIONE, COMPORTAMENTO, INTERAZIONE

Noi siamo esseri comunicanti. La comunicazione non un mezzo per mettersi in contatto con qualcuno, bens un vincolo costitutivo
con noi stessi.; costituisce una piattaforma mentale in cui convergono le funzioni cognitive, relazionali ed espressive.
Come detto nel cap 1 tramite il simbolo che lessere umano ha potuto iniziare a comunicare come al giorno doggi.

necessario precisare che la comunicazione non conincide con il comportamento, inteso come una qualsiasi azione motoria di un
individuo osservabile in una qualche maniera da un altro. V per tra essi un rapporto di inclusione: ogni comunicazione un
comportamento ma non ogni comportamento una comunicazione, poich nella comunicazione deve esserci necessariamente un
certo gradi di intenzionalit.
Similmente, necessario distinguere fra comunicazione e interazione, intesa come qualsiasi contatto (sia volontario che
involontario) fra due o pi individui. Come nel primo caso anche qui abbiamo un rapporto di inclusione: ogni comunicazione
uniterazione ma non ogni interazione una comunicazione.
Tutto ci che non comunicazione rimane a livello di notizia, cio dei semplici dati.

Dunque la comunicazione uno scambio interattivo osservabile fra due o pi individui, dotato di un certo grado di consapevolezza
e di intenzionalit reciproca, capace di partecipare e di far condividere un certo percorso di significati sulla base di sistemi
convenzionali secondo la cultura di riferimento

Paragrafo 2 PRINCIPALI PUNTI DI VISTA SULLA COMUNICAZIONE

Vi sono diversi punti di vista riguardo alla comunicazione; ne sono citati alcuni:

1. Modello matematico: la comunicazione va intesa come una trasmissione di informazioni, dove linformazione intesa
come una dimensione della realt indipendente rispetto a quella di massa e di energia, poich essa espansiva,
comprimibile e facilmente trasmissibile.
2. Modello Semiotico: la semiotica la scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociale; secondo la
semiotica la comunicazione deve specialmente valutare come avviene il processo di significazione.
3. Modello Pragmatico: che differisce dalla semantica (significato dei segni) e dalla sintassi (relazione formale tra i segni),
poich la pragmatica (che esplora la relazione dei segni coi parlanti) si occupa delluso dei significati. I modi con cui i
significati sono impiegati nelle diverse circostanze.

Grice distinse fra la logica del linguaggio e la logica della conversazione. La prima si occupa a livello superficiale dei significati; la
seconda considera i processi che gli individui usano per inferire ci che il parlante intende comunicare. La logica della
comunicazione implica la differenza fondamentale tra il dire e il significare. Fra questi due livelli esiste uno scarto, poich ci che
significato pi esteso di ci che detto. Per superare lo scarto necessario fare ricorso ad un lavoro mentale chiamato dallo stesso
Grice implicatura conversazionale. Costituisce un impegno comunicativo aggiunto per andare oltre le parole dette, in modo da
individuare lintenzione comunicativa del parlante.

La comunicazione si articola su pi piani: quello della comunicazione intesa come i contenuti che si scambiano e la
metacomunicazione, cio la comunicazione sulla comunicazione, la cornice con cui intrepretare i messaggi. La comunicazione
diventa lo spazio che crea, mantiene, modifica e rinnova i legami fra i soggetti.
La comunicazione diventa la base costitutiva dellidentit personale e della rete di relazioni cui ciascuno inserito.

Paragrafo 3 NATURA DEL SIGNIFICATO

Secondo la semantica logico-filosofica il significato di una parola o di una frase dato dal rapporto che esiste tra linguaggio e
realt. In quanto insieme di condizioni di verit il significato non un monolite, ma una realt articolata, scomponibile in unit
specifiche.
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Per la semantica vero-condizionale il significato sarebbe composto da un insieme limitato di tratti semantici, intesi come condizioni
necessarie e sufficienti; ad esempio, per descrivere luomo, potremmo usare questi tratti semantici: animato, umano, maschio e
adulto.
La semantica strutturale si prefigge di giungere a una definizione esclusivamente linguistica del significato. Essa concepisce il
significato come valore, ossia la possibilit per ogni parola di essere confrontata e opposta a qualsiasi altra parola della medesima
lingua. Facendo un esempio la parola PERA non da considerare in senso positivo dellidentit della pera e ci che essa , ma da
considerare riguardo al confronto con tutti gli altri termini opponibili della lingua. PERA quello che poich nessun altro termine
occupa quella posizione in quella lingua. una semantica differenziale in negativo: il significato di un termine non definito per
quello che ma per quello che non .
La semantica cognitiva ha interpretato il significato come il modo con cui comprendiamo le espressioni linguistiche e con cui
rappresentiamo mentalmente la conoscenza della realt.

di facile comprensione quindi che il significato, nella sua natura convenzionale, anche il prodotto della partecipazione di pi
persone, uno scambio interpersonale.

Paragrafo 4 INTENZIONE COMUNICATIVA

Grice ha distinto tra intenzione informativa (ci che viene detto) e intenzione comunicativa (ci che intendiamo dire).
necessario parlare della forza dellintenzione, direttamente proporzionale sia allimportanza dei contenuti trasmessi sia alla
rilevanza dellinterlocutore. Essa genera il fuoco comunicativo, quel processo attivo di concentrazione dellattenzione e
dellinteresse del parlante su certi aspetti della realt da condividere con il destinatario. Esiste dunque una gerarchia delle
intenzioni.
Lo stesso Grice sostenne che per avere successo necessaria una reciprocit intenzionale: uno scambio comunicativo deve essere
caratterizzato non solo dalla manifestazione di unintenzione comunicativa da parte del parlante, ma anche del suo riconoscimento da
parte del destinatario.
In modo pi articolato, il destinatario procede con una reale attribuzione di intenzione al messaggio del soggetto, percependolo
attraverso le proprie idee e intenzioni.

Paragrafo 5 LINGUAGGIO

Ogni lingua un sistema simbolico che consiste nella corrispondenza regolare fra un sistema di differenze di suoni e un sistema di
differenze di significati. Ogni linguaggio ovviamente composto da simboli arbitrari e convenzionali, e risulta idoneo a generare un
numero illimitato di enunciati e discorsi partire da un numero limitato di elementi (generativit).

La composizionalit della lingua comporta:
a. La sistematicit: gli enunciati possono essere composti solo seguendo le regole sintattiche previste dalla lingua;
b. La produttivit: la lingua permette di generare e comprendere un numero infinito di significati che possono costituire un
numero illimitato di enunciati;
c. La possibilit di dislocazione: la referenza spaziale e temporale diversa da quella dellenunciato non fanno perdere
significato allo stesso (es: se al bar dir ai miei amici domani ci vediamo in Uni [dislocazione differente] la semantica
non cambia).

La fonetica lo studio fisico della produzione e percezione dei suoni linguistici.
La fonologia lo studio dei suoni di una lingua in rapporto alla loro funzione distintiva e discreta nella comunicazione linguistica.
La morfologia lo studio delle strutture interne delle parole e descrive le varie forme che esse assumono a seconda delle categorie di
numero, genere, modo, tempo e persona.
Il lessico linsieme delle parole di una data lingua.
La sintassi linsieme organico delle regole che governano la formulazione degli enunciati e dei discorsi.

Chomsky sostenne con la teoria della grammatica universale, e unendo la fonologia e la morfologia alla sintassi, che la
derivazione grammaticale delle lingue il prodotto di un insieme limitato di regole naturali e universali.
Per converso, Sapir e Whorf con la concezione della relativit linguistica, sostennero che il linguaggio sia un prodotto storico,
culturalmente definiti e in grado di influenzare il modo in cui le persone pensano e agiscono.

Paragrafo 6 COMUNICAZIONE NON VERBALE

Vi sono diversi sistemi di cnv (vedere schema pag 259).
Abbiamo anzitutto il sistema vocale, composto da caratteristiche:
a. Paralinguistiche: variazioni tono, intensit e velocit del parlato, pause comprese;
b. Extralinguistiche: propriet foniche della voce dellindividuo che dipendono dallapparato fonico.

La mimica facciale, in quanto esito dei movimenti volontari e involontari del volto, costituisce un sistema semiotico privilegiato,
poich una regione focale del corpo per attirare lattenzione e linteresse degli altri. Le configurazioni universali delle mimiche
facciali furono studiate da Paul Ekman e Wallace Friesen.
Anche lo sguardo un potente segnale comunicativo, cos come i gesti, anche se questi ultimi costituiscono un sistema nv distinto,
articolato in diverse categorie:
1. Gesti iconici: accompagnano il parlato;
2. Pantomima: rappresentare situazioni o azioni;
3. Emblemi: gesti simbolici o stereotipati, come quello dellautostop;
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4. Gesti motori: adattamento in situazioni di stress e di tensioni.
5. Linguaggio dei segni: quello usato dai sordo-muti.

I sistemi di contatto: la prossemica concerne la percezione, lorganizzazione e luso dello spazio, la distanza e del territorio nei
confronti di altri.
Laptica fa riferimento allinsieme di azioni di contatto corporeo con un altro individuo.

Capitolo 10 VALORI, DESIDERI E MOTIVAZIONI

Paragrafo 1 VALORI E DESIDERI

Come esseri umani tendiamo a dare alle cose un valore; per la sicurezza, per limmagine e prestigio, per leconomia, per la fede o per
avidit eccil valore tuttavia non cosa assoluta, ma relativa nella sua natura, poich nientaltro che una convenzione.
I valori sono costrutti motivazionali che definiscono ci che consideriamo importante e che indicano quali scopi siano da
raggiungere.
Possiamo dunque dire che ha valore ci che per noi desiderabile e positivo. Ognuno ha e si crea la propria gerarchia dei valori.
La psicologia del desiderio ha ricevuto ottimi apporti dalla pi recente psicologia positiva; questa ha focalizzato la sua attenzione sul
benessere soggettivo e sulle qualit della vita, seguendo una prospettiva sia edonica (dimensione del piacere come benessere
personale) sia eudaimonica (realizzazione del piacere come benessere personale).

Il desiderio il tendere a qualcosa il cui raggiungimento riteniamo ci consentir di trovarci in uno stato delle cose migliori rispetto a
quello passato e attuale. Per definizione il desiderio unicamente connesso con la realizzazione futura ed strettamente connesso
anche con il costrutto della speranza.

Nellappagamento del desiderio gioca un ruolo fondamentale la ricompensa, che causa effetti positivi sia a livello neurobiologo sia a
livello mentale.

Come detto, essendo il valore una convenzione, impossibile ritenere corretta lipotesi di valori assoluti, anzi, questa contingenza
tipica del valore ha consentito e consente la formazione di prospettive ispirate al relativismo.
Daltro canto per, pur ammettendo questa natura contingente, dal valore deriva la necessit sia individuale che sociale di creare
gerarchie pi o meno ritenute valide per un gruppo consolidato. Facendo un esempio il valore che diamo alloro, seppur in maniera
convenzionale, necessariamente diffuso su gran parte del globo tra molte delle civilt esistenti.
Questi valori comuni fanno si che si crei la possibilit ad un pluralismo, una via intermedia tra assolutismo e relativismo.
Legato al pluralismo v il principio della tolleranza: la disponibilit degli individui ad accettare la diversit come risorsa quale
condizione per raggiungere forme soddisfacenti di convivenza tra i gruppi. la comprensione e il governo delle diversit allinterno
del parametro delle pari dignit.
Di conseguenza nasce il principio dellintolleranza dellintolleranza, secondo cui per dare forza al principio della tolleranza,
necessario non tollerare la non tolleranza.

Paragrafo 2 MOTIVAZIONE

La motivazione una spinta a svolgere una certa attivit e si pu definire come un processo di attivazione dellorganismo finalizzato
alla realizzazione di un dato scopo in relazione alle condizioni ambientali.
Esistono diversi livelli della motivazione:
a. Riflessi: il sistema pi semplice di risposta dellorganismo come reazione a stimoli esterni o interni.
b. Istinti: sequenze congenite, fisse e stereotipate di comportamenti specie-specifici su base genetica in relazione a date
sollecitazioni ambientali.
c. Bisogni: condizione fisiologica di carenza e necessit (fame, sete, sesso ecc)
d. Pulsioni: esprimono uno stato di disagio e di tensione interna che lindividuo tende a eliminare o, quanto meno, ridurre
qualora i bisogno non siano soddisfatti.
e. Incentivi: da distinguere dalle pulsioni, essi rappresentano gli oggetti e/o eventi in grado di venire incontro ai bisogni
dellindividuo. Quindi ad esempio, un panino pu essere lincentivo per soddisfare un bisogno (fame) che a sua volta cre
pulsioni interne proprio a causa del mancato soddisfacimento.

Le motivazioni possono essere in genere di due tipi:
1. Motivazioni primarie: bisogni fisiologici;
2. Motivazioni secondarie: processi di apprendimento sociale.

Esiste dunque una gerarchia dei bisogni, illustrata da Abraham Maslow (pag 275), secondo cui se i bisogni pi gerarchicamente
elevati non vengono soddisfatti, quelli di livello inferiore vengono presi poco o niente in considerazione.

Il paragrafo 3 relativo alle motivazioni della fame come esempio.

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Paragrafo 4 PUNTI DI VISTA SULLA MOTIVAZIONE

Vi sono diverse teorie e ipotesi per spiegare la natura della motivazione.
A. Teoria biologica: alcuni centri nervosi sono sottesi alle motivazioni, quindi si ritenne che tali centri fossero in grado di
spiegare in modo esauriente la loro genesi e il loro svolgimento e che fossero al servizio dellomeostasi, concepita come
lesigenza di conservare in modo stabile nel tempo i livelli di equilibrio adatti per il funzionamento dellorganismo.
B. Concezione comportamentista: il comportamentismo propose un modello esplicativo dei bisogni degli individui fondato
sullinterazione fra pulsioni e abitudini. la sensazione di mancato soddisfacimento che porta alla spinta propulsiva.
C. Prospettiva cognitivista: ribalta il punto di vista del comportamentismo, sostenendo che le motivazioni e bisogni
cambiano in rapporto alla qualit delle informazioni provenienti dallambiente che siamo in grado di elaborare. Secondo
il cognitivismo tendiamo a raggiungere il successo cercando di evitare linsuccesso; inoltre fornisce elementi utili per
spiegare linduzione di bisogni nuovi negli individui.
D. Interazionismo: secondo il punto di vista interazionista le motivazioni sono suscitate, alimentate e regolate dalle
interazione con gli altri.

Paragrafo 5 MOTIVAZIONI SECONDARIE

David McClelland individu tre grandi costellazioni di motivazioni secondarie:

1. Bisogno di affiliazione: ricercare la presenza degli altri per la gratificazione intrinseca che deriva dalla loro compagnia e
dalla sensazione di appartenenza ad un gruppo; uno dei bisogni di affiliazione pi noti e importanti la relazione di
attaccamento che il bambino ha con la genitrice o con la figura di accudimento principale. Dal bisogno di affiliazione
derivano comportamenti prosociali, che sono alla base dellaiuto, cooperazione e condivisione. Il caso estremo ed
emblematico quello dellaltruismo che genera azioni vantaggiose per terzi, anche a discapito di un costo personale.

2. Bisogno di successo: consiste nella motivazione a fare sempre meglio per un intrinseco bisogno di affermazione sociale e
di eccellenza. Chi ha tale bisogno tende a prefiggersi obbiettivi impegnativi ma realistici. Una delle radici di questo
bisogno sta nelle aspettative genitoriali ricevute durante la crescita. Quando tali aspettative sono elevate e realistiche vi
una buona probabilit che il figlio generi un elevato bisogno di successo. Quando invece le aspettative sono troppo alte
(irraggiungibili) o troppo basse (demotivazionali) possibile che il bisogno di successo abbia una natura modesta e
contenuta.

3. Bisogno di potere: consiste nellesercitare in qualsiasi ambito la propria influenza e il proprio controllo sulla condotta di
altre persone. Chi ha questo bisogno tende ad occupare cariche socialmente elevate ed influenti, e non teme il confronto
n la competizione. Vi sono diversi livelli di leadership: autoritario, democratico e permissivo.

Al di l di questi bisogni, esiste una necessit motivazionale di funzionare per la soddisfazione derivante dal funzionamento stesso.
Lesercitare unattivit gratificante di per s, poich in tal modo si possono dimostrare competenza e fiducia nelle proprie risorse.
Entra in gioco la competenza di base, intesa come capacit di realizzare con successo i propri obbiettivi.
Su questa piattaforma motivazionale si distunguono:
a. La motivazione intrinseca: svolgere unattivit perch gratificante in s;
b. La motivazione estrinseca: svolgere la medesima attivit per raggiungere un altro scopo.

In linea generale, concludendo, il livello motivazionale del soggetto dato dalla quantit e qualit dei suoi interessi, intesi come la
tendenza a preferire determinati stati di s e del mondo.
Gli interessi sono strettamente correlati con il piano emozionale, delineando il sistema credenze-interessi-emozioni che costituisce il
cuore dellesperienza umana ed alla base della definizione della propria identit.

Capitolo 11 EMOZIONI E AFFETTI

Paragrafo 1 CHE COS UNEMOZIONE

Le emozioni sono processi emergenti in funzione dellorganismo e degli accadimenti allinterno di un dato contesto (situazionalit).
Sono dispositivi mentali di adattamento attivo allambiente, in grado di consentire allindividuo di rispondere in modo flessibile,
efficace e dinamico agli accadimenti contingenti.
Linteresse il cuore delle emozioni, poich ci che attribuisce significato affettivo agli eventi.
ovvio che le emozioni siano strettamente collegate con le relazioni interpersonali; sono indispensabili per avviare, mantenere,
modificare, rafforzare o rompere la relazione con unaltra persona.
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Teoria periferica: secondo James, lemozione il sentire i cambiamenti a livello neurovegetativo che hanno luogo a livello
viscerale, nel sistema nervoso enterico. la situazione rilevante che scatena una data risposta in questo sistema simpatico (come
dilatazione della pupilla, accelerazione del battito ecc) e noi, percependo il cambiamento, sentiamo lemozione. Si evince che il
corpo e la mente sono in continua connessione e influenza reciproca. Si da inoltre molto peso al sentimento che non coincide con
lemozione, ma si aggiunge a essa e consente di sentirla in modo consapevole.

Teoria centrale: in contrapposizione alla teoria periferica, essa espone la teoria che il principale centro emotivo sia situato nella zona
talamica del cervello.
Entrambe le teorie si sono dimostrate, pur essendo contrapposte, entrambe vere, poich entrambe hanno colto (seppur parzialmente)
aspetti importanti della vita emotiva.
Teoria dei programmi affettivi: intorno agli anni sessanta, lemozione ha iniziato ad essere studiata anche sotto il punto di vista
psicologico e non solo neurobiologo. Rifacendosi alle teorie evoluzionistiche, molti studiosi asserirono che ogni emozione regolata
da uno specifico programma affettivo nervoso, evolutosi nel tempo per consentire alla nostra specie un adattamento efficace al
proprio habitat.
Allinterno di questa prospettiva, oltre alle analisi dellevoluzione riguardanti le espressioni emotive motorie cos come
comportamenti ed esperienze, sono state individuate sei emozioni di base (primarie): collera, disgusto, paura, gioia, tristezza e
sorpresa.
Esse vanno considerate come blocchi emotivi evolutivi universali, cui ogni individuo dotato. quindi una concezione categoriale
delle emozioni, poich sono considerate come generi naturali immodificabili. Le emozioni di altra natura sono miste, dette secondare,
e sono delle miscele delle emozioni primarie.
Accenniamo qui che Paul Ekman individu nelle espressioni facciali luniversalit delle sei emozioni primarie, in quanto
configurazioni distinte del sistema nervoso autonomo.

Teoria dellapprasail: sostiene che le emozioni siano suscitate da unattivit di conoscenza e di valutazione della situazione in
riferimento ai propri significati, interessi e scopi. Il manifestarsi delle emozioni avrebbe dunque una natura esclusivamente
situazionale e contingente e hanno una configurazione componenziale, poich le emozioni sono intese come mediatori fra il mondo
interno e quello esterno, variando secondo alcune componenti continue.
Da qui nasce la definizione di emozione modale, cio quellemozione che pi compatibile con una data situazione. Es: se veniamo
colti di sorpresa da un uomo che ci vuole derubare, le emozioni modali saranno sorpresa e paura.
La prospettiva dellapprasail consente inoltre di capire meglio le vicissitudini delle emozioni nel loro decorso, poich le stesse non
sono solo suscitate dallavverarsi di tali eventi, ma possono essere suscitate anche da altre emozioni. Si ha dunque ad esempio, che
nel caso del ladro pocanzi menzionato, lemozione modale della sorpresa dopo tempo variabile scompaia, facendo posto alla collera
e/o al disgusto.

Teoria costruttivistica: le emozioni si configurano non come fenomeni biologici bens come prodotti sociale e culturali; esse vanno
intese come uno standard di condotta sociale, acquisito verso educazione familiare e scolastica, che indica e prescrive come
comportarsi in date situazioni. Si evince quanto, secondo la teoria, lemozione sia puramente situazionale, contingente e nella sua
natura relativa. La teoria da inoltre, ovviamente, estrema importanza alla relazione emozione-memoria.

Paragrafo 2 PRINCIPALI COMPONENTI DELLE EMOZIONI

Le componenti puramente neuro-fisiologiche cui riferirsi riguardo allemozione sono lipotalamo e lamigdala.
Il primo svolge la funzione di governo del sistema autonomo ed la sede della regolazione centrale dellambiente interno
dellorganismo (omeostasi: temperatura, fame, saziet, sete, sessualit ecc). Esso produce reazioni emotive complete, riscontrabili
negli atteggiamenti predatori, difensivi, competizioni intrasessuali eccpresenti in tutte le forme animali.
La seconda invece un sistema di connessione e di raccordo fra tutte le informazioni sensoriali provenienti dallambiente e i vari
sistemi di risposta emotiva.

Dal punto di vista mentale le emozioni sorgono come risposta alle informazioni che definiscono il significato delle situazioni (come
visto nellapprasail).
Le emozioni positive sono contingenti, rispecchiano i cambiamenti e diminuiscono con il ripetersi degli stimoli piacevoli, mentre
quelle negative persistono nel tempo. Questo avviene a causa della nostra inclinazione a prestare maggiore attenzione e a imparare di
pi dalle informazioni negative che da quelle positive. la distorsione della negativit, intesa come disposizione generale ad essere
influenzati molto pi dalle info negative che da quelle positive.

Come detto, le emozioni sono connesse con la memoria. Ma possono essere influire positivamente o negativamente con la memoria
stessa?
In generale, rispetto agli stimoli neutri, quelli emotivi suscitano un potenziamento della memoria, specialmente nella donna che
rafforza i processi di memoria con gli eventi emotivi.
Lattivazione emotiva condurrebbe a mettere a fuoco le parti centrali e salienti dellepisodio emotivo (restringimento dellattenzione)
a svantaggio delle informazioni periferiche. Questa memoria tunnel sarebbe lesito combinato di una forte attivazione
dellorganismo e di una valenza negativa degli stimoli.
Parliamo anche di memorie flash, ricordi connessi con eventi pubblici fortemente emotivi (come lassassinio di Kennedy o il crollo
delle Twin Towers).
Nei disturbi da stress post-traumatico le persone manifestano rilevanti disturbi della memoria, in cui si alternano intrusioni
involontarie dei ricordi del trauma (flashback o incubi notturni) e assenza di ricordi (amnesia traumatica, deterioramento mnemonico
e frammentazione di ricordi).

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La produzione di ormone cortisolo, specialmente sullippocampo, potrebbe portare a disturbi e deterioramenti della memoria persino
irreversibili. La produzione di tale ormone strettamente collegata con gli eventi traumatici. Effetti simili son stati rilevati anche in
soggetti costretti ad un prolungato ed eccessivo utilizzo di cortisone.

Paragrafo 3 SVOLGIMENTO DELLE EMOZIONI

Lemozione procede secondo questa sequenza di fasi: insorgenza, sviluppo, apice, decremento, estinzione.
Per quanto intuitivo il processo, necessario definire che, riguardo allinsorgenza, le emozioni sono generate da molteplici cause:
presentano aspetti universali (funzionamento neuro-fisiologico), focalit culturale (attivazione relativa e contingente a seconda della
societ e cultura) e processi individuali.
Come si evince, ogni emozione collegata a una circostanza attivante. Possiamo distinguere fra:

a. Valutazione primaria: esplora e definisce il grado di pertinenza e importanza che dato evento ha per lindividuo che lo
vive;
b. Valutazione secondaria: esamina le diverse modalit e possibilit per affrontare la situazione emotiva e come pu
governarla.

Klaus Scherer ha proposto una sequenza lineare di controlli di valutazione dello stimolo organizzata in ordine progressivo:

- Novit: evento inaspettato che avviene e che suscita emozione.
- Piacevolezza/spiacevolezza intrinseca: reazione allevento avvenuto.
- Pertinenza dello stimolo per i bisogni e scopi dellorganismo: valutazione dellutilit dello stimolo.
- Capacit di far fronte allo stimolo: valutazione della capacit di controllo di dato stimolo.
- Compatibilit con le norme sociali e con limmagine di s: valutazione dellaccettazione sociale delle conseguenze di dato
stimolo.

Il cercare di dare un significato alle emozioni implica anche una etichettatura di tale emozione a livello linguistico. Il costrutto
semantico che ne deriva porta alla creazione di ci che viene definito lessico emotivo, linsieme delle entrate lessicali che in una
lingua riguardano il mondo delle emozioni, dei sentimenti e degli affetti.
Seppur sotto certi punti di vista esiste una certa somiglianza nei concetti emotivi fra le varie culture, esiste una marcata diversit dei
lessici emotivi, poich ogni cultura influenzata dal proprio passato sia dal punto prettamente lessicale (ad esempio, ogni cultura ha
un numero definito di parole inerenti allemozione, come ad esempio a pi di 2000 per linglese, 1500 per lolandese fino ai
Chewong che ne hanno poche decine) sia dal punto di vista di come vivere determinate emozioni.
Sembra una sciocchezza, ma avere un lessico pi esteso fornisce la possibilit di avere anche uno spettro di emozioni (seppur
minimamente diverse le une dalle altre) pi ampio, pi facilmente descrivibile e quindi pi consapevole.

Paragrafo 4 MANIFESTAZIONE DELLE EMOZIONI

Le emozioni ovviamente non sono solo sentite ma si manifestano allesterno dellintero organismo.
Un esempio chiaro riguarda lo studio delle espressioni universali compiuto da Ekman e Friesen, che grazie attraverso meticolose
misurazioni elettromiografiche dei muscoli facciali, individuarono 44 unit di azione (cio movimenti elementari volontari), in grado
di dare origine a oltre 7000 configurazioni espressive facciali. Elaborarono poi programmi computerizzati come il FACS (facial
action coding system) in grado di analizzare questi dati e le microespressioni con precisione.

stato grazie a questi studi che si potuto constatare luniversalit delle emozioni di base, poich ognuna delle sei (collera, disgusto,
paura, gioia, tristezza e sorpresa [pag. 315]) ha unespressione unica, presente in tutte le culture.
Grazie ad alcuni studi sui non vedenti dalla nascita stato possibile confermare tale ipotesi, constatando inoltre che in questi
individui la mimica facciale risulta assai pi ridotta e limitata, compensata da una maggior frequenza di movimenti tipici
(innalzamento sopracciglia, bocca aperta, sollevamento testa).
Ekman dunque sostenne lipotesi delle espressioni panculturali, biologicamente e universalmente programmate in ogni individuo.
per la loro esibizione che varia a seconda di cultura e cultura. Seguendo le regole di esibizione sappiamo che ogni individuo
impara a esprimere determinate espressioni seguendo codici comportamentali ben definiti.
Vi sono determinati tipi di espressione dellemotivit facciale:

- Genuinit: esprimere ci che davvero proviamo;
- Accentuazione: aumentare le espressioni pi di quanto sentiamo;
- Attenuazione: diminuire le espressioni;
- Soppressione: nascondere del tutto lemozione;
- Camuffamento: esibire unespressione incongruente allemozione provata;
- Simulazione: recitare unemozione che non si prova.

Ekman propose a tal proposito la teoria neuro-culturale delle emozioni: vivendo in un certo contesto culturale, apprendiamo quali
eventi sono da considerare emotivamente marcati e a quali standard espressivi conformarsi.

Si pu distinguere tra le espressioni genuine da quelle false, poich nel primo caso esse sono involontarie e non intenzionali mentre
nel secondo caso sono volontarie e intenzionali. Non comunque impresa facile distinguere questa differenza, specialmente ad
occhio nudo.
per questo che Ekman scopr e si specializz nelle microespressioni, indizi minimi utili per individuare la differenza tra realt e
menzogna. Le micro espressioni sono espressioni brevi, quasi impercettibili ad occhio nudo e sempre involontarie. Capita infatti che
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seppur cercando di mascherare una menzogna, una micro espressione (essendo inconscia e involontaria) appaia sul volto
dellindividuo, smascherandolo.

Concezione contestualista: atta a confutare la teoria di Ekman, questa concezione pone unesplicita attenzione alla connessione fra
le espressioni facciali delle emozioni e il contesto immediato.
E il contesto essenziale, infatti le espressioni facciali hanno un alto valore di indessicabilit: fanno riferimento a una certa realt
mediante limpiego sistematico di indizi contestuali. Senza il contesto il loro significato diventa indecifrabile o altamente
fraintendibile; questo leffetto Kulesov.
Le espressioni facciali inoltre subiscono una grandissima influenza dal contesto sociale, quindi da chi, dove e come le persone
vedono e sentono colui o colei che si esprime.

Anche la voce ha unimportanza fondamentale: essa appare in grado di comunicare le emozioni non solo con ci che viene detto, ma
specialmente come viene detto. attraverso la modulazione del ritmo, dellintonazione e dellintensit delleloquio. Dobbiamo
badare dunque al tono (frequenza fondamentale), alla durata: velocit delleloquio, il ritmo e le pause e infine allintensit.
Come per le espressioni facciali, anche per la voce esistono specifiche configurazioni di profili espressivi per ogni emozione, in
grado di consentire una discriminazione; ad esempio, per quanto riguarda la collera, essa caratterizzata da un rilevante incremento
della media e della variabilit della frequenza, un aumento dellintensit e dalla presenza di pause molto brevi e anche dalla loro
assenza (come si volesse buttare fuori tutto dun fiato).

Come contributi enorme, le espressioni facciali vengono accompagnate dai gesti, dai movimenti corporei, che sono una componente
fondamentale per la percezione delle manifestazioni emotive.
I gesti espressivi sono importanti per lespressione dellemozione; possiamo definire la qualit dei movimenti in funzione di:

a. Attivit motoria: quantit globale di movimenti;
b. Espansione spaziale dei movimenti;
c. Loro intensit e forza: dinamica;
d. Accelerazione e velocit di esecuzione dei gesti: cinematica.

I gesti non trasmettono le emozioni mediante configurazioni specifiche e distintive, come per la voce, bens tramite la loro intensit.
Inoltre lo stesso gesto pu assumere valenze emotive differenti a seconda della velocit e modalit con cui eseguito (ad esempio,
tendere la mano lentamente pu essere interpretato come voler fare una carezza mentre muoverla velocemente alla stessa maniera
potrebbe essere interpretato come voler schiaffeggiare).

Vi sono casi in cui tra gestualit e mimica facciale v unincongruenza (es: faccia = paura e gesti = collera). Le situazioni di
congruenza vs incongruenza fra le manifestazioni emotive della faccia e quelle dei gesti consentono di verificare come elaboriamo
informazioni emotive complesse. Quando mimica e gesto sono congruenti, abbiamo un forte incremento dellaccuratezza
dellespressione, mentre quando abbiamo lincongruenza sono i gesti ad essere ritenuti pi importanti, pi attendibili.

Paragrafo 5 REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI

Come esseri umani, non solo proviamo emozioni, ma siamo anche in grado di procedere nella loro regolazione.
La regolazione delle emozioni va considerata come loro parte integrante, e opera fin dal momento in cui esse insorgono. un
processo fondamentale per il benessere dellindividuo, poich esprime la sua capacit di sapersi adattare in modo attivo alle
situazioni.
Sono quattro i principali interventi che gli individui possono compiere sugli antecedenti emotivi (le operazioni che avvengono
appunto prima dellespressione emotiva). Questi sono:

1. Selezione della situazione: scegliere se accettare o evitare certe persone e/o situazioni in grado di suscitare particolari
emozioni.
2. Modificazione della situazione: introdurre un elemento di cambiamento nel contesto fisico o sociale di riferimento;
3. Dislocazione dellattenzione: concentrare le risorse attentive su alcune info della situazione anzich su altre;
4. Rivalutazione della situazione: attribuire un significato diverso alla situazione rispetto a quello abituale.

Siamo in grado dunque di regolare le risposte emotive e modularle a seconda del contesto. possibile farlo sia a livello individuale
che attraverso la condivisione sociale delle emozioni: Rim ha constatato che circa il 90% delle persone tende a condividere con
altri le proprie emozioni il giorno stesso che le ha provate, anche se questo procedimento riattiva le sensazioni provate riguardanti
tale evento.
In sintesi, la regolazione delle emozioni un indicatore valido e attendibile dellintelligenza emotiva, intesa come abilit di
percepire ed esprimere le emozioni stesse, nonch regolandole in se stessi e in altri.

Paragrafo 6 EMOZIONI E CULTURA

Abbiamo gi intravisto che la cultura un fattore determinante sulle espressioni emotive. Lesperienza emotiva focalizzata sul
gruppo nelle culture interdipendenti (solitamente culture orientali, come Giappone e Cina) mentre centrata sullindividuo nelle
culture dipendenti (Europa, USA).
Queste ultime sono da considerarsi come culture della promozione delle emozioni positive, che enfatizzano lautoaffermazione e il
senso di eccellenza rispetto agli altri (quindi tendono a mostrare solo gli aspetti positivi e fuggono da quelli negativi); quelle invece
interdipendenti sono culture della prevenzione e inibizione delle emozioni negative (c la saggezza e la consapevolezza che non
esiste bene senza male; questo procedimento porta allinibizione del negativo).
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Non solo il manifestarsi delle emozioni varia da cultura a cultura, ma anche la regolazione (paragrafo precedente) cangiante. Infatti
ad esempio per quanto riguarda la memoria, gli occidentali tendono allottimismo della memoria (enfatizzare le esperienze positive)
mentre le culture orientali, specialmente quella giapponese, tendono al pessimismo della memoria.
Questo accade perch le emozioni focali (cio quelle specifiche di una data cultura) fanno riferimento a eventi culturalmente
rilevanti per il soggetto nella vita quotidiana. La focalit emotiva connessa con le categorie emotive dominanti in una cultura
come, per esempio, la categoria del successo nella cultura americana.

Capitolo 12 CULTURA E CIVILT

Paragrafo 1 CHE COSA LA CULTURA

La cultura anzitutto esperienza, totale e avviluppante. unesperienza invisibile, poich sfugge alla nostra consapevolezza. Ha una
condizione di contingenza e il suo (quindi nostro) futuro unincognita. La contingenza non puro caso n vincolo, bens la
confluenza fra le cose che capitano e il modo in cui noi le facciamo capitare.
Come ci proponiamo come individui nei confronti della cultura, sia essa nostra che altrui?
Ogni individuo gode di tre posizioni differenti:
a. Destinatario: riceviamo linfluenza dalla cultura, sin dalla nascita;
b. Protagonista: viviamo e facciamo parte della cultura, influenzandola a nostra volta;
c. Osservatore: osserviamo e impariamo dalla nostra e altrui cultura.

Insieme ai ratti, siamo lunica specie endemica, cio che capace di adattarsi a qualsivoglia clima e condizione ambientale; questo
non avviene per una predisposizione biologica bens tramite la nostra capacit mentale di inventare strumenti, procedimenti e
dispositivi in grado di governare lambiente. Questi aspetti sono stati sottolineati dallapproccio ecoculturale, secondo cui la
variet delle culture associata alladattamento attivo a uno specifico habitat in termini di variet, vincoli e richieste.

La condivisione oltre a creare un senso di appartenenza, consente di identificare una data cultura rispetto alle altre, di porre dei
confini e di cogliere le sue caratteristiche principali; una cultura quindi diversa da unaltra perch ha qualcosa che laltra non
possiede.
Da considerare anche la dimensione temporale in cui una cultura posta e quanto da essa venga influenzata. La trasmissione
culturale, anzitutto, linteresse degli individui esperti di tramandare alle future generazioni il loro sapere, come forma di stabilit e
continuit. La trasmissione va intesa dunque come evoluzione incessante, perch il novizio che apprende non solo modifica s con le
nuove conoscenze, ma modifica le stesse tramite ci che egli . Abbiamo quindi una costante evoluzione del sapere.
Il novizio fa proprie le conoscenze tramite lappropriazione, quindi non solo acquisisce gli artefatti lasciati in eredit, ma anche
processi di adattamento attivo agli ambienti.
Questa levoluzione culturale, intesa come linsieme dei cambiamenti riguardanti le sindromi culturali, la rete delle conoscenze e
delle credenze, i modelli di condotta e gli stili di vita da una generazione allaltra.

In sintesi, la cultura lappropriazione di una rete globale e dinamica, pi o meno coerente, di conoscenze e credenze, significati,
valori ed emozioni, e di pratiche attraverso lapprendimento sociale allinterno di un gruppo socialmente organizzato, in modo da
adattarsi attivamente al proprio ambiente e dare senso allesperienza propria ed altrui.

Paragrafo 2 ORIGINI DELLA CULTURA

Brevemente, di seguito verranno elencati i principali meccanismi evolutivi della cultura. Essa anzitutto modifica sensibilmente
lassetto funzionale del cervello e questo fatto dimostrato empiricamente dalle neuroscienze culturali.
Partendo da un punto di vista filogenetico, luomo ha iniziato a creare culture quando ha assunto la stazione eretta, aumentando il
quoziente di encefalizzazione, iniziando a sviluppare lapparato vocale (quindi creare poi suoni rappresentanti simboli conosciuti da
molti), divenire infine un essere cooperativo con altri individui, per formare coalizioni e alleanze contro avversari comuni. Dalla
caccia e dal nomadismo pass allagricoltura e allessere statico nei luoghi sino a raggiungere, dopo migliaia di generazioni, allo
stato attuale di cultura.

Paragrafo 3 CULTURA COME MEDIAZIONE E PARTECIPAZIONE

Pur presentando uno specifico profilo, ogni cultura si configura come uno spazio di mediazione tra individuo e ambiente. Il rapporto
fra soggetto (S) e oggetto (O) pu essere in certe occasioni immediato (avere i piedi per terra = S-O), ma in generale tale rapporto
mediato (M) da uno o pi artefatti (piedi a terra indossando scarpe = S-M-O).
Gli artefatti sono elementi del mondo materiale assunti nellazione umana come mezzi e modi per coordinarsi con lambiente fisico
e sociale. Essi possono essere:
a. Artefatti primari: strumenti e dispositivi che usiamo abitualmente per interagire fra di noi e con lambiente;
costituiscono la cultura materiale;
b. Artefatti secondari: rappresentazioni mentali di quelli primari e i modi di agire ad essi associati; sono modelli e simboli
presenti nellinterazione sociale e costituiscono la cultura ideale;
c. Artefatti terziari: costruiscono il mondo dellimmaginazione e della fantasia; rientrano qui le attivit creative-artistiche.
Questa la cultura espressiva.

La cultura quindi unattivit collettiva, partecipazione interdipendente tra individui e ambiente.
Paragrafo 4 DIVERSIT E IDENTIT CULTURALI

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Com chiaro le culture, seppur simili, sono tutte diverse le une dalle altre. Levoluzione della nostra specie ha costituito una via di
mezzo: non totalmente uguali, non totalmente diversi. Questa condizione porta al paradosso della cultura: da un lato essa un
dispositivo molto potente per regolare le differenze interculturali, dallaltro essa stessa genera e moltiplica le differenze.
Il punto debole di questa via di mezzo concerne la definizione degli universali umani in quanto base della rassomiglianza fra le
diverse culture. difficile, se non impossibile, precisare e circoscrivere tali universali, poich abbiamo in continuazione un miscuglio
interdipendente e simultaneo di fattori e ogni operazione di discernimento appare arbitraria.

In fondo, non si intrinsecamente diversi, ma si diversi agli occhi di qualcun altro e rispetto a un altro punto di vista. La diversit
non unentit, ma una relazione. In ogni popolazione le differenze sono la norma piuttosto che leccezione e la cultura va intesa
come organizzazione delle diversit. Data la loro natura relazionale, le differenze culturali non costituiscono un patrimonio, n un
territorio circondato da confini. Sono esse stesse dei confini, anzi un insieme di confini poich il regno della cultura interamente
distribuito lungo i confini e i confini sono dappertutto, attraversano ogni suo aspetto.

La diversit presente tra le culture testimoniano la grande creativit degli individui, intesa come capacit di trovare soluzioni
innovative per la propria esistenza in funzione delle possibilit offerte dal proprio habitat.
Le differenze inoltre implicano e fondano lidentit di ogni cultura. Siamo ci che siamo in divenire incessante.
Lidentit culturale lo spazio fra il progetto autonomo e la proposta di ognuno di noi di essere in un certo modo e il
riconoscimento di tale progetto da parte di altri.
Non vi p unidentit culturale intrinseca, ma solo attraverso gli occhi di qualcun altro e rispetto ad un preciso punto di vista. Non
unentit ma una relazione grazie al confronto culturale.

Paragrafo 5 DALLA MENTE MONOCULTURALE ALLA MENTE MULTICULTURALE

Nati e cresciuti in una data cultura, ci siamo appropriati dei modi di pensare, di sentire e di comunicare di quella cultura. Lesito di
questa condizione lacquisizione di una mente monoculturale.
Legate al fenomeno della mente monoculturale, v il confine gi menzionato. Essi svolgono la duplice funzione di racchiudere una
certa cultura e di distinguerla dalle altre; distinguersi dunque dal diverso. infatti lo straniero che al di l delle differenze
consentite allinterno di una certa cultura. Si evince che tutte le culture sono straniere. Essendo al di l del confine, lo straniero pu
divenire oggetto di attrazione (xenofilia) o di rifiuto (xenofobia).
Il confine culturale rimanda allatteggiamento psicologico dellindifferenza. lapartheid, inteso come attenzione difensiva a non
mescolarsi con laltro, come fosse impuro. Tuttavia lindifferenza pu anche generare il pensiero di essere lasciati in pace pi che
di mantenere la pace.
La mente monoculturale una mente al singolare, una mente provinciale che assume il periodo storico e larea geografica in cui si
trova come la totalit del tempo e dello spazio della specie umana. una mente che rimarca una evidente limitatezza sociale e
culturale; una mente divisa, separata dagli altri.

Quando due o pi gruppi umani si incontrano insorgono forme di attrito culturale. Per governare tale condizione si sono seguite
diverse strategie di acculturazione (insieme di cambiamenti che derivano da contatti interculturali).
Per i soggetti in minoranza sono:

1. Assimilazione: i soggetti in minoranza fanno proprio il sapere culturale dei soggetti in maggioranza, a scapito della
propria identit.
2. Separazione: impegno a conservare e difendere la propria identit pur vivendo nella cultura della maggioranza.
3. Integrazione: pur cercando di conservare la propria identit, i soggetti in minoranza accettano e condividono una serie di
forme culturali dei soggetti in maggioranza.
4. Marginalizzazione: difficolt a mantenere la propria identit; i soggetti in minoranza tendono a rifiutare la cultura ospite,
dando origine a possibili casi di esclusione o discriminazione.

Per i soggetti in maggioranza sono:

1. Esclusione: posizione di forza dei soggetti in maggioranza che ritengono che i soggetti in minoranza debbano tornare al
proprio paese dorigine.
2. Multiculturalismo: salvaguardia dei soggetti in minoranza da parte di quelli in maggioranza; concerne sia la vita privata
che pubblica.
3. Omologazione: rifiuto di specificit della minoranza e favoritismo riguardo unassimilazione degli stessi nel gruppo di
maggioranza.
4. Segregazione: accettazione della specificit della minoranza, ma tendenza allisolamento della stessa (apartheid e
ghettizzazione).

La mente monoculturale presenta dunque dei limiti inevitabili e insormontabili. Questa prospettiva esclusiva, anche se alla base
dellidentit, racchiude in s il rischio delletnocentrismo, come radicalizzazione del proprio modo di vedere e capire le cose. una
sorta di provincialismo spaziale e temporale. il sentimento di possedere la verit mentre gli altri si trovano nellignoranza.
In queste condizioni letnocentrismo pu divenire fondamentalismo culturale: lesigenza di stabilire confini netti tra le culture,
nonch di giungere a una loro discriminazione.

La mente monoculturale pu divenire ad essere multiculturale, grazie ai potenti flussi migratori cui siamo sottoposto oggi giorno, la
globalizzazione dei mercati o addirittura grazie agli sviluppi del mondo virtuale; grazie ad essi siamo sempre pi in contatto con
culture differenti dalle nostre, avendo cos modo di interagire e imparare al meglio.
Oggi a fronte di quello appena detto, vi sono persone (specialmente giovani) che elaborano o stanno elaborando la mente biculturale
o multiculturale; questo avviene appunto grazie al situazionismo dinamico, che porta allinterazione e apprendimento dei diversi
modelli culturali. Questo procedimento non solo evolve lindividuo sotto il piano puramente qualitativo e di apprendimento, ma
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rende lo stesso ad essere versatile a seconda della cultura che affronta. Essi raggiungono quindi una doppia identit culturale,
grazie la quale possono governare dentro s le contrapposizioni culturali e tentare di conciliarli.
Per questi individui sufficiente il contesto immediato nella quale si trovano per comprendere velocemente quale tipo di cultura che
possiede da utilizzare, questo perch la mente multiculturale (come quella monoculturale) situata e contingente, radicata nel corpo e
fondata sullesperienza. Questa la strategia dellalternanza culturale.

I vantaggi della mente multiculturale, oltre a quelli appena indicati, sono che una mente versatile, duttile, aperta e complessa,
creativa e preposta al pluralismo. Infine rappresenta un grande vantaggio in quelle che sono le nazioni multietniche, nelle quali
lindividuo multiculturale non solo ha una rete ampia e utile di conoscenza per s e per gli altri, ma ha anche la possibilit di creare
nuove forme di convivenza tra culture.

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