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Carlo Righetti (alias Cletto Arrighi)

La scapigliatura milanese - frammenti - per Cletto Arrighi


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QUESTO E-BOOK:
TITOLO: La scapigliatura milanese - frammenti - per Cletto Arrighi
AUTORE: Righetti, Carlo (alias Cletto Arrighi)
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE: Il testo stato fornito dalla Biblioteca Comunale Centrale di Milano Sorman
i, che ringraziamo, attraverso il suo sito www.digitami.it, in cui presente anch
e una copia in formato immagine.
DIRITTI D'AUTORE: no
LICENZA: questo testo distribuito con la licenza
specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: "Almanacco del Pungolo";
Editore Vallardi, pagg. 56-70;
Milano, 1858
CODICE ISBN: informazione non disponibile
1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 5 aprile 2004
INDICE DI AFFIDABILITA': 1
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1: affidabilit media
2: affidabilit buona
3: affidabilit ottima
ALLA EDIZIONE ELETTRONICA HANNO CONTRIBUITO:
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REVISIONE:
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PUBBLICATO DA:
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LA SCAPIGLIATURA MILANESE(1)
- FRAMMENTIPER
CLETTO ARRIGHI.
Pungolo, Almanacco pel 1858.

LA SCAPIGLIATURA MILANESE
- FRAMMENTI I.
PRESENTAZIONE
Quando una parola nuova o sconosciuta risponde perfettamente ad un'idea, ad una
condizione, ad un caso qualunque della vita sociale, che non si potrebbe esprime
re altrimenti che con una perifrasi, la fortuna di questa parola dovrebbe essere
certa.
In Francia succede infatti cos. Ogni mese, si pu dire, fa capolino un neologismo,
e quantunque l'Accademia, gli faccia il viso dell'arme, esso viene accettato a b
raccia aperte dal buon senso popolare, ed entra di balzo nella lingua viva appen
a sia riconosciuto necessario o di buona lega.
Demi-monde? per dirne uno. Trovatemi, di grazia, demi-monde sul vocabolario.
Ma qui da noi gli un altro pajo di maniche. Da noi, senza ripetere le solite fas
tidiose canzoni, ognun sa quanto sia pericoloso e difficile l'osare, e tanto pi p
er uno scrittoruccio di primo pelo, come sono io.
Avvenne che, un bel giorno, dovendo pur trovare un titolo - oh! lettori, il tito
lo d'un libro! Dio vi tenga ben lontani dal cercare un titolo... finch durano que
ste condizioni!! - mi trovai nella necessit, o di coniare un neologismo o di anda
r a pescare nel codice della lingua qualche parola vecchia che rendesse pressapo
co il concetto del mio qualsiasi romanzo.
Prima dunque di osare, consultai sua maest il Vocabolario, se mai nella sua infin
ita sapienza avesse saputo additarmi un mezzo di salvezza. Cerca e ricerca, fina
lmente trovai una parola acconcia al caso mio; perch, s'ha un bel dire, ma la nos
tra lingua, per chi la vuol frugare un po' a fondo, non manca proprio di nulla,
e sa dar a un bisogno parole vecchie anche per idee nuove, nello stesso modo che
i Francesi sanno fabbricar parole nuove per idee che hanno tanto di barba.
Per, in quella maniera che potrei star garante che scapigliatura non una parola n
uova, sarei in un bell'imbarazzo se volessi persuadervi che la molto usata e con
osciuta.
Infatti fra le tante persone a cui domandai che cosa intendessero per scapigliat
ura, parte inarc le ciglia, come a dire: non l'ho mai sentita a menzionare, e par
te mi rispose cos a tentoni, chi: l'atto dello scapigliarsi, chi: una chioma arru
ffata, e chi, finalmente - e costui fu un letterato - una vita da debauch; defini
zioni tutte o false o inesatte e, in ogni modo, lontane le mille miglia da quel
significato in cui m'ero proposto di adoperarla io.
Quell'io che credevo di aver rubato il lardo alla gatta, da quelle risposte n'eb
bi una delusione che mi afflisse moltissimo - ben inteso, per quanto pu affligger
e una delusione filologica - e avrei messo il cuore in pace, e lasciato nel dime
nticatojo la povera incompresa, se una certa rincalzante smania di spuntar le co
se un po' difficili - confesso un uno debole - non mi ci avesse incaponito sopra
.
Ed ecco lettori, se il permettete, ch'io la prendo per mano e ve la presento.
In tutte le grandi e ricche citt del mondo incivilito esiste una certa quantit di
individui d'ambo i sessi v' chi direbbe: una certa razza di gente - fra i venti e
i trentacinque anni non pi; pieni d'ingegno quasi sempre; pi avanzati del loro se

colo; indipendenti come l'aquila delle Alpi; pronti al bene quanto al male; inqu
ieti, travagliati, turbolenti - i quali - e per certe contraddizioni terribili f
ra la loro condizione e il loro stato, vale a dire fra ci che hanno in testa, e c
i che hanno in tasca, e per una loro particolare maniera eccentrica e disordinata
di vivere, e per... mille e mille altre cause e mille altri effetti il cui stud
io former appunto lo scopo e la morale del mio romanzo - meritano di essere class
ificati in una nuova e particolare suddivisione della grande famiglia civile, co
me coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte quante le altre
.
Questa casta o classe - che sar meglio detto - vero pandemonio del secolo, person
ificazione della storditaggine e della follia, serbatojo del disordine, dello sp
irito d'indipendenza e di opposizione agli ordini stabiliti, questa classe, ripe
to, che a Milano ha pi che altrove una ragione e una scusa di esistere, io, con u
na bella e pretta parola italiana, l'ho battezzata appunto: la Scapigliatura Mil
anese.
Se tale parola non andasse a genio de' miei lettori me ne dorrebbe moltissimo, p
erch io la trovo assolutamente bella. E posso ripeterlo con franchezza perch appun
to non l'ho inventata io. Ed per me tanto pi bella, in quanto che essa mi rende,
quasi a capello, il concetto di questa parte della popolazione Milanese tanto di
versa dall'altra per i suoi misteri, le sue miserie, i suoi dolori, le sue spera
nze, i suoi traviamenti, sconosciuti ai giovani morigerati e dabbene, ed agli ad
ulti gravi e posati, che della vita hanno preso la strada maestra, comoda, ombre
ggiata, senza emozioni, come senza pericoli.
La Scapigliatura Milanese composta da individui di ogni ceto, di ogni condizione
, di ogni grado possibile della scala sociale. Plebe, medio ceto e aristocrazia;
foro, letteratura e commercio; celibato e matrimonio, ciascuno vi porta il suo
tributo, ciascuno vi conta qualche membro d'ambo i sessi; ed essa li accoglie tu
tti in un amplesso amoroso, e li lega in una specie di mistica consorteria, fors
e per quella forza simpatica che nell'ordine dell'universo attrae fra di loro le
sostanze consimili.
La speranza nell'avvenire la sua religione; la povert il suo carattere essenzial
e. Non la povert del mendico che stende per Dio la mano all'elemosina, ma la pove
rt di un Duca a cui tocca di licenziare una dozzina di servitori, vendere molte c
oppie di cavalli, e ridurre a quattro le portate della sua tavola, perch, fatti i
conti coll'intendente, ha trovato di non aver pi che cinquantamila lire di rendi
ta.
Essa figlia soprattutto di un'epoca non lontana e fatale; figlia generosa, giacc
h, chi ha traveduto il cielo, un imbecille od un santo se si rassegna a vivere di
nuovo contento e felice sulla terra.
N voglio dire con ci che prima di quell'epoca non ci fossero scapigliati a Milano.
...... Dio me ne guardi!
Strano paese sarebbe stato questo in cui la giovent avesse avuto nelle vene tanta
pacatezza, e tanto senno in cervello per soffrire con calma e senza riluttanza
l'ozio forzoso e la vita monotona e indecorosa che vi si conduceva.....
Come il Mefistofele del Nipote essa ha dunque due aspetti, la Scapigliatura: il
buono ed il cattivo.
Da un lato un profilo pi Italiano che Meneghino pieno di brio, di speranza e di a
more, e rappresenta il lato simpatico e forte di questa numerosa classe, inconsc
ia delle proprie forze, anzi della propria esistenza, propagatrice delle brillan
ti utopie, focolare delle idee generose, anima di tutti gli elementi geniali, ar
tistici e politici del proprio paese, che ogni causa o grande o folle fa balzar
d'entusiasmo, che conosce della gioja la sfumatura arguta del sorriso, e lo scro
scio franco e prolungato, ed ha le lagrime del fanciullo sul ciglio e le memorie
feconde nel cuore.
Dall'altro invece un volto smunto, solcato, cadaverico, su cui stanno le impront
e delle notti passate nello stravizzo e nel giuoco, su cui si adombra il segreto
del dolore infinito, e i sogni tentatori d'una felicit inarrivabile, e le lagrim
e di sangue, e le tremende sfiducie e la finale disperazione.
Presa in complesso dunque, la Scapigliatura tutt'altro che disonesta.
Se non che, come accade di tutti i partiti estremi, che accolgono nel loro seno

i rifiuti di tutti gli altri, anch'essa conta un buon numero di persone tutt'alt
ro che oneste, le quali finiscono collo screditare la classe intera. Ma cotesti
signori sono come nel ferro le scorie, nel demolito il marame; e c' per essi un n
ome abbastanza conosciuto senza ricorrere alla scapigliatura; e anch'io sarei te
ntato di chiamarli cavalieri d'industria e birbanti, se l'educazione di moda non
mi vietasse di chiamar chicchessia col suo vero nome. Ma, appunto come tali, es
si non hanno una fisionomia particolare e si perdono in quella putrida vegetazio
ne comune a tutti i paesi del mondo come i ladri, e le spie... gente nata per lo
pi dal fango, e vivente nel fango del proprio mestiere, senza perdono e senza po
esia possibile.
Per la Scapigliatura li fugge per la prima e li rinnegherebbe ad alta voce, se el
la avesse la coscienza della propria esistenza.
Giacch la vera... la mia Scapigliatura potr pentirsi qualche volta de' fatti propr
ii, arrossirne giammai.

II.
UNO SCAPIGLIATO
Avea nome Temistocle.
Quand'io lo conobbi la prima volta correva rigido il Gennajo del milleottocento
e tanti; ed ei se ne stava sdrajato sopra un sof verde, avvolto nel suo plaid a s
caccato bianco e nero... e leggeva la Bibbia del Diodati.
Mi par di vederlo.
Abitava in Santa Radegonda una stanza a camera dove regnava un freddo moscovita;
e un Reaumur, che pendeva da un chiodino infisso nella intelajatura dei cristal
li, faceva l'effetto come di un'ironia; segnava un grado sotto lo zero.
Eppure nella stanza c'era il caminetto, e la cassa era piena di legna; ma Temist
ocle lo avea acceso quando il freddo era sopportabile, poi s'era dimenticato anc
he di aver freddo, talch, alla lettera, si gelava.
Nel suo genere quella stanza era un vero modello. La gretta mobiglia e gli sgraz
iati addobbi del riaffittatore sparivano, per cos dire, nello spaventevole disord
ine delle robe di Temistocle; non un filo a suo luogo; si avrebbe anzi detto che
in un eccesso di furore ei le avesse sbalestrate pei quattro angoli; tra l'altr
e un solino da collo caduto in bilico sul capo della statuetta di Masaniello che
chiama il popolo alla riscossa, mi fe' sorridere entrando.
Io era venuto da lui per affari di caricature; stemmo un pajo d'ore a colloquio,
poi uscimmo insieme a far colezione.
Da quel giorno fummo pi amici che se ci fossimo conosciuti da due anni.
Temistocle era bello come pu essere bello un giovino tarchiato, di cinque piedi e
dieci pollici, in mezzo alla generazione rachitica e strema del giorno d'oggi.
Il suo portamento, la foggia del vestire e l'aria un po' desolata del viso ferma
vano la gente in istrada; la sua barba a ventaglio arieggiava quella posticcia d
i un gran sacerdote da palcoscenico.
Egli aveva studiato di medicina; ma dagli ultimi esami in poi non gli era mai pi
passato per il capo che ci fossero al mondo malati, e mezzi di mandarli pi presto
al cimitero. Era nato artista, e artista divenne. Forse, qualora suo padre lo a
vesse voluto artista, ci si sarebbe gettato con fervore alla medicina, giacch in
queste nature, predestinate alla sventura e al suicidio, la contradizione pertin
ace e indispensabile.
Temistocle un bel giorno dunque s'era messo a schizzar delle figure; e, quand'eb
be gettato sulla carta quei primi abbozzi, scopr di possedere il tratto felice e
il cos detto chic dell'artista contemporaneo. Nella inesperienza della matita, so
tto le crudezze di quelle linee da dilettante c'era un non so che di cos ben trov
ato e un'audacia di genio che tenea del portento.
Allora egli fece l'entrata nel mondo artistico a colpi di litografia, e pass le s
ue giovani ore a tormentare la mano sulla pietra e la fantasia nelle scene dolor
ose della vita di miseria.

La sua camera divenne convegno di tre o quattro amici, nati artisti come lui per
grazia di Dio, che pensavano tutti come una persona sola, e si parlavano un mis
tico linguaggio, tutto pieno di reminiscenze, di poesia e di frizzi, e si rispon
devano in rime colte al volo con accompagnamento di franchi scoppi di risa dei q
uali nessuno, tranne essi, avrebbe il pi delle volte capita la ragione; e talvolt
a un'idea dell'amico ispirava il disegno a Temistocle, e il disegno di Temistocl
e infiammava la musa dell'amico, che alla sua volta facea fremere la matita nell
a destra del povero scapigliato.
In quelle ore di feconda follia spesso i turaccioli dello spuntante francese vol
avano alla soffitta, col lieto scoppio che fa stendere i calici a chi mesce. Tem
istocle di vini non amava che lo Sciampagna, l'ispiratore della cortese allegria
, diceva lui, e alla peggio, l'autore della nobile ubbriachezza; ma non disdegna
va il punch per la sua fiamma turchina; e, quando si dava fuoco alla miscela, ne
l vapore opalino che si svolgeva in leggerissimi globi dall'ardente bole, una sf
ilata fantastica intrecciava le sue danze innanzi a' suoi occhi, e gli dettava i
nuvolosi soggetti de' suoi disegni.
Ma egli avea soprattutto l'umor nero che gli tormentava l'esistenza e gli schian
tava l'energia del fare nella disperata conclusione dell': a che scopo? Allora l
e sue lugubri pensate parevano pronostici della sua fine miseranda; litografie d
esolanti, vere imagini di quell'anima desolata.
Qua una povera fanciulla scalza, morente di fame e di freddo, che invoca un tozz
o di pane per l'amore della Vergine ad un banchiere che corre alla borsa e la ri
butta con una ignobile parola, perch, col capo nell'Augusta, non s'accorge neppur
e che la povera creatura bella e che la elemosina gli potrebbe fruttare l'intere
sse della... infamia.
L una bara che esce a mattino dalla portaccia di un miserabile morto di stento, c
he s'incontra in due domini coperti di trine e di diamanti che mettono il piede
calzato di raso sul predellino di una carrozza dorata, e vanno a riposare dall'o
rgia della notte.
Scene di miseria, che non si danno o ben di rado a Milano, ma che pure faceano p
ensare e fremere.
Eppure egli era il pi grande affettatore, il pi grande millantatore di cinismo e d
i insensibilit ch'io mi abbia mai conosciuto.
Povero entusiasta, pieno di cuore!
In campagna per esempio gli si poteva sorprendere delle ingenuit, dei moti di gio
ja, delle contemplazioni degne di un fanciullo di dieci anni; era buono di star
dei quarti d'ora a rimirar un pollo d'india far la rota, o due galli azzuffarsi
sulla concimaja, e sorrideva come chi non ha in cuore che delle speranze.
Fu a Venezia, e ne andava pazzo; col dopo veglia in teatro, dopo aver fatto il di
avolo a quattro in maschera, quasi morto di stanchezza e di sonno pur non rientr
ava in casa se non era camminato qualche ora su e gi per le calli ad ammirar la s
uperba dei Dogi sepolta nella quiete delle ultime ore di notte.
Tutto in lui era contradizione; tutto in lui riusciva a formar il tipo del giova
ne condannato alla Lombardia forzata della seconda met del secolo decimonono.
Povera natura ardente! Il suolo della tua terra non ebbe per te abbastanza emozi
oni; tu eri nato per vivere nel cratere di un vulcano.
- Avanti i pierrots! Viva i pierrots!! Largo ai pierrots!!!
- Viva l'allegria.....e le maschere nazionali!
- Viva le spalle d'avorio e le labbra di corallo!
E la prima coppia della pazza fila irrompendo dall'arco della scalea che dal cor
ridojo scende nell'atrio cozzava nella folla che tentava a furia di gomiti di en
trare in platea.
Il varco fatto, e la bianca lunghiera binata penetra tortuosa fra la ressa, in m
ezzo agli applausi dei circostanti ed alle grida sfrenate delle pierrettes stril
lanti come anime del purgatorio.
- Viva i pierrots. Viva il carnevale che arriva una volta all'anno.
- Ol la musica. Ors una polka. Viva la danza e la follia.

Il preludio rimbomba sulla gran cassa; i clarinetti attaccano sull'ultima battut


a, e la polka spigliata e scorrente cresce come onda armoniosa e si propaga elet
trizzante e veloce nell'immensa sala.
Da ogni parte si balza dai sedili, da ogni parte si corre agli amplessi, e la ri
dda scapigliata incomincia.
- Buona sera Arrighi? Anche lei al veglione? Che miracolo! Ha sentito di quel po
vero diavolo che poco fa s' gettato dalla finestra?
- No... dove? - chiesi io con una stretta al cuore.
- In contrada di Santa Radegonda.
- Cristo sacrato!! Sarebbe mai Temistocle!
E piantando sui due piedi quel nuncio di malaugurio, mi precipitai fuori di teat
ro, e via come un energumeno per S. Paolo verso la casa di lui.
Il presentimento era cos forte che non m'avea neppur lasciato il tempo di chieder
e il nome dello sventurato.
C' nella notizia di un suicidio, per quanto sconosciuto o indifferente ti sia chi
si tronc la vita, c' sempre, dico, un qualche cosa di terribile e di fatale; e ta
nto pi fatale quanto pi la notizia secca, senza commento, senza compianto. Io cred
o che non v'abbia scena o capitolo di dramma e di romanzo che possa agir con tan
ta potenza sull'immaginazione di un uomo di cuore come queste poche e ghiacciate
parole, lette forse nel Nuovo Emporio o nei Faits divers d'un giornale Parigino
:
"Jeri una povera fanciulla di diciott'anni abbandonata dall'amante s' asfissiata
col carbone nella sua soffitta."
A chiunque non sia un rettile privo di sentimento balener attraverso la fantasia
un poema di dolore e di amore tradito nella vita di quella povera creatura stron
cata al primo aprirsi ai raggi del sole.
Quante notti di pianto, ruggito colla faccia prona sui guanciali del povero lett
uccio, prima che la tremenda determinazione le si sia impiantata nell'anima rilu
ttante!
Che uragano implacabile fra l'ultima speranza perduta e la completa disperazione
!
Ma quando lo sventurato tu lo conosci, quando poche ore prima gli hai stretto la
destra con un: a rivederci, pregno di simpatia reciproca e forte, quando credi
che, giovane qual , sano, agiato, pieno di talento e di avvenire egli sia felice.
....Dio mio! che tremendo mistero di dolore nascosto nel pi profondo del cuore de
ve essere stato quello che lo spinse all'atto disperato!
Giunto a capo della via, vidi da lontano un crocchio di gente; ma non era sotto
il balcone di Temistocle; sperai, e rallentai la corsa; sentivo nel cuore uno sg
omento indicibile.
Arrivai al crocchio.
- Dov' quel meschino? - chiesi a un operajo che andava sciamando: La provvidenza!
Un giovane di quella fatta! E dicono che c' la provvidenza!!
- L'hanno trasportato in quella bottega - mi rispose.
Vi andai, e passando quella soglia credetti di cadere d'emozione.
Un cadavere sanguinoso e sconciato stava disteso su una tavola.... me gli appres
sai, guatandolo al lume incerto d'una candela di sego.
Era Temistocle.
NOTA:
(1) Titolo di un nuovo romanzo inedito, che far seguito agli Ultimi Coriandoli de
llo stesso autore.

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